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CAPITOLO II
2.1 Le rivendicaz ioni territoria li romene alla COI((eren-:;a della pace. Il molo dell'Italia
Alla Conferenza della pace che aprì i s uoi lavori nella capitale francese nel gennaio del 1919 vennero subi to al pettine i nodi del co ntrasto tra Bucarest e i governi a ll eati. I l carattere un po ·brusco di Bditianu. che ch iedeva con deci sione il riconoscimento imm ediato delle acquisizioni territorial i romene . non e ra fatto per conci li arsi le s impatie dei rapprese ntanti d elle Grandi Pote nze, sopra ttutto del Presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wil son.
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La confe rm a di questa predisposizione negativa da parte delle maggiori potenze fu evidente quando esse si opposero ufficialmente alle annes ioni romene e quando vennero so lle vare perple sità sul fatto di cons iderare a pien o diritto la Romania una di loro. come dimostrarono le discussio ni alla prima riunione del Con siglio Supremo della Conferenza de ll a pace, tenuta il 12 gennaio 1919.
In effe tti , nonosta nte 1· attegg iamento del Mini s tro degli Esteri ita li ano Sonnino e di quello francese Pi c hon a favo re de ll a va lidit à del Trattato dell916 , alla R omania furo no assegnati per la Conferenza i due seggi riservat i per ognuna del le ··potenze min o ri ", mentre ve nn e escl u a da altre commissioni che erano state formate su temi spec if ici.
Le ··audizioni" davanti al Con iglio Supremo cui fu ammesso B ratianu il 31 gennaio ed il primo febbraio confermarono le divergenze con il Governo romeno in merito al problema dei territori uniti al vecchio Regno t7 .
11 rapporto politi co-dip lomati co con l' I tal ia- anche essa impeg nata a far rispetta re le c lausole d e l trattato con l ' Intesa e ad assicurarsi territori che in esso non erano sta ti com pre s i - diventava , così, di gra nd e imp ortanza per Bucarest.
L'Italia- dopo alcune schermaglie con gli alleati da parte di Sonnin o circa il loro iniziale atteggiamento negativo verso i diritti romeni - entrò in pieno nella complessa problematica dei nuovi confini romeni quando aprì i suoi lavori la ··commissione per lo studio delle questioni territoriali relative alla R omania ed alla Jugoslavia"' ls . Un che obbligò la delegazione italiana ad esaminare dettagliatamente le varie problcmatiehe derivanti dai nuovi confini romeni, contribuendo però ad attenuare in qualche modo l'appoggio totale dell'Italia alle aspirazioni romene, con la conseguenza di avere un risentimento sempre più marcato da parte di Bucarest nei confronti della politica italiana. così come essa andava evolvendo a Parigi sotto la guida di Orlando e Sonnino, fino ad evidenziare in seguito una fin troppo evidente delusione.
17 Sui problematici rapponi tra la Romania e le Poten7e dcll"lntesa per tutta la C onferenza della pace Yed. anche llitc hin s op. cir pp 301 - 314.
È necessario esaminare, sia pur sinteticamente. !"andamento di questo confronto politico-diplomatico e tecnico allo stesso tempo, poichè esso finì di riflesso per influenzare in qualche anche !"atteggiamento degli organismi militari italiani in relazione alle problcmatiche derivanti dalle nuove frontiere romene.
La Commissione. c he e ra s tata istituita dal Consiglio Supremo interalleato nella seduta del Jo febbraio e comprendeva due delegati per ognuna delle quattro Grandi Potenze, iniziò le sedute a partire dall'8 febbraio. proseguendo fino a tutto il mese di marzo. Non fu un compito facile per i due delegati italiani. il Ministro plenipotenziario Giacomo de Martino e il Consigliere di Legazione Luigi Yannutelli Rey, i quali cercarono fin dal,. inizio. almeno per quanto era possibile. di sostenere le tesi romene circa i territori che Bucarest voleva unire al vecchio Regno.
Era evidente come i tentativi dei delegati itali a ni di attenuare la posizione dei loro colleghi risentissero della contemporanea c sem pre più difficile situazione del loro paese per quanto riguarda va le rivendicazioni dei territori garantiti dal Patto di Londra e le richi este come la città di Fiume. Un "parallelo'· tra le due nazioni che in un certo senso la base dei rapporti italo-romeni nei primi mesi della Conferenza, ma che progressivamente si andò sempre più stemperando.
18 Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore (d. ora in avanti c itato AUSSME). Fondo E-8. busta 75. fase. 6175 "Delimita:,ione dei cOJ!fini con la YuROSiavia. Verbali della Commi:.i>·ione per lo studio delle questioni territoriali. 1919". Verbali della Commissione nn . 1- IR. dall'8 febbraio al25 ma rzo 1919. Per l'intenso dibattito in seno alla vedi anche Spector, op. cir pp. 98- 130.
In AUSSME. Fondo E-8. busta 74. vi sono molti documenti relativi alle romene in sede di Conferen La, compresi opuscoli a stampa fra i delegati delle altre na7ioni. Ad esempio. nel 4 '74. "Rumenia. Conferen:;a della pace. Le ril·endicajoni. 1920"' e la pubblica7ionc La Roumanie dénmtle Congrè.1 de la Pai \. Ses re,·endicationç tcrritorialel: oppure nel 6i74. "La questione m/acca alla Conferen::a di Londra, 191.1"". c. nel fase. 7174. "Awira::ioni e pretese territorio/t. Confini 1919".
All'inizio dei lavori della Comm issione , dunque, razione della delegazione italiana si ancorò con forza al Ciiterio eli aiutare la debole posizione romena, agevolando l'attribuzione a Bu carest da parte della Conferenza, non tanto di territori considerati "irredenti'', con numerosa popolaLionc et nicamente non omogenea. quanto di regioni strategicamente rilevanti, soprattutto per le vie di comunicazione con gli altri Stati che più potevano essere considerati amici della Romania, come la Polonia e la Cecoslovacchia.
Il cri terio adottato dai rappresentanti italiani nella difesa dci ta romeni fu quello del raggiungimento di una più ··equa··possibile. per armonizzare realtà a volte distanti fra loro quali la divisione tra le componenti etniche e le divisioni geografiche. Ricerca difficile soprattutto quando si trattava di zone particolarmente ''miste", per le quali, appunto, venivano approfonditi anche i probl em i di natura economica e produttiva e delle vie di comunicazione.
In ogni l'Italia cercò di non inimicarsi le nazioni coinvolte e di non mostrarsi ostile dal loro punto di vista quando si affrontarono particolari questioni etniche come quella del Banato. conteso da Bu carest e Belgrado, che impegnò i delegati italiani in una difficile definizione etnica delle città e delle campagne per pot er arrivare alla famosa lin ea ·•equa": posizione intesa da essi come la più favorevole e "realistica" per gli interessi romeni.
Ma la difficoltà con cui erano prese le decisioni della Commissione su tutto il complesso dei confini romeni. e jugoslavi, contribuì a limitare le possibilità eli svo lgere un'azione "particolare" a tutela delle aspirazioni romene.
La discussione in Commissione si fece particolarmente accesa proprio sulla questione del Ban ato (Il mila chilometri quadrati di territorio. un milione e mezzo di abitanti. di cui 600 mila romeni e 360 mila circa serbi).
La controversa questione avrebbe poi trovato una parziale conclusione nella spa rtizione della reg io ne che finì per sco ntentare , come era da aspettarsi, sia Belgrado che Bucarest, quest'ultima in patticolare per non aver ottenuto la valle del Timok di cui rivendicava il netto carattere romeno, comestato ovviamente dai serbi •9
19 Am:hc fra i documenti militari italiani della Conferenza della pace finirono molte pubblicazioni s ulle rivcndicazioni romene del Banato. Veci .. ibidem, fase. 9174. "'/none-
Il duro confronto ul Banato vide l'Italia difendere. praticamente da sola. le ragioni romene - a fronte degli alleati francesi. inglesi e americani -e, soprattutto, la va lidità del trattato concluso nel 1916 tra il Governo di Buca rest c l ' In tesa: esplicita manifes ta zio ne del timore di Orlando e Sonnino di veder in qualche misura compromesso anche il Trattato di Londra del 1915, esp ressio ne di quella pratica dei .. trattati segreti " che la diplomazia ame ri ca na in particolare non rollerava 2o .
I d e legati italiani nei loro sfo rzi a favore dcii 'a ttribuzione alla Rom ania anche degli a ltri territori rivendicati fecero spesso ricor o al criterio della ..compensazione .. che tuttavia non si rivelò sempre invocabile.
Ad esempio, condivisero l"a pirazione romena ad avere tutta la Bucovina in quanto ritenevano così di ..compensare.. la perdita della popolazione di etnia romena situa ta o ltre il fiume Dnics ter, ma l'opposizione del delegato americano riuscì a imporsi, grazie anc he a lla titubanza ing lese e francese, e fece passare una s parti z ion e della reg ion e a favore della Rutenia assegnata alla Cecos lovacchia , che imp ediva alla Romania di avere un confine comune con la Polonia anche in Galizia.
Il distretto settentrionale d i causò una spacca tura nella Commissione territoriale romena. poichè Bratianu -cui si garantiva in og ni ca o la città di Sighet pre v ista dal trattato del 1916 - vo leva ora anche la parte settentrionale del distretto. in que to appoggiato solo dagli italiani, a causa della ferrovia che metteva in collegamento con la P olonia e c he era destinata invece alla Cecoslovacchia.
Quando s i passò alla questione ben più scottante de l co nfine transilvano, le divergen ze tra i delegati italiani e d i loro co ll eg hi divennero più acce ntuate.
In un primo momento i primi proposero che la frontiera fosse fatta coincidere con il fiume Ti sza (Ti sa Tibi sco). anche se ciò andava un po · paradossalme nte oltre le richie s te dello ste o Bditianu.
I delegati italiani finirono per sposare la più moderata tesi francese affinchè le città di Care i ( agy- K aro ly) e Sa tu M are (Szatrmir-Nemét i), con prevalente popolaz ione magiara, fossero assegnate a ll a R o mania in base ad un criterio prettamcnte "s trategico'· consid e rato decisivo, poichè i due centri avrebbero consentito a Bucarest di avere una frontiera difendibile e di controllare i collegamenti ferroviari romeno-cecoslovacchi.
IIÌ della Serhia. 1919''. di D. Draghicescu. !.es de Serbie . !"opuscolo Mé moire des Roumains de Serbie. ' ' arie carte etnografiche del Banato. il dépliant l.a Ligue pour l"a.ffranchi:,sement de\ Rou mainsdu1ìmoc et de la Ma cédoine . una ··Leuera.. della delegazione dei romeni di Serbia alla delegazione italiana nella Commissione dei nuovi Stati.
20 Spector. op.cit pp. 83-98 c 123 - 127.
Fu a questo punto della discussione che le forze arma te ro me ne si misero imp rovv isa me nt e in moto. riprendend o ad ava nzare verso ovest. Il tentativ o del Generale Franchet d'Esperey di fermare i romeni venne bloccato s ul nascere dallo ste !>O delegato france se della Commis s ione. in quanto Bucarest non era !>lata firmataria dell'armistizio del novembre 1918 e quindi non poteva essere desti nata ri a di questo invito da parte dell'Intesa.
Naturalmente, ciò non fece che acc re sce re la co nfusione e l ' in cer tezza. Fu comunque soprattutto il t i more per !"avanzata bolscevi ca verso Odessa ad agevolare l'iniziativa delle forze rom ene in un'Ungheria dove l" ipotesi di un regime bolscevico si faceva più consiste nte ed a delineare una so rta di "incarico" ufficioso di controllo dato a Bucarest dali 'Intesa.
P e r il momento appariva necessario, pe rò, cercare di non fome ntare un nu ovo co nf litto e no n pregiudicare i rapporti con una U ng he ri a democratica. Il ri sul tato di questa situazione fu la decisione del Con s iglio Supremo di tabilire la 'zona neutra .. f r a romeni e unghe resi. su lla base di un piano elaborato dal Mare ciallo F och.
Bratianu . che il 22 febbraio pero rò di persona davanti alla Commiss ion e la va lidit à delle più amp ie richieste romene, so prattut to di que ll e c he avrebbero vol uto il confine romeno-magiaro-serbo nel nord della Transilvania collocato sulla doppia confluenza dci fiumi Tisza - Maros e Ti sza- Samos. non riuscì a far cambiare idea alle Potenze alleate ed a mutare il clima di diffidenza c o petto verso il suo paese.
Alla R omania si consentì solo l'occupazion e "temporanea dei nodi ferroviari d i Satu Mare (Szatmar-Ne mé ti ) . Oradca Mare (Nagy- Yarad). Arad, Carei ( Nagy-Karoly) e Salonta (Nagy-Sza lonta), me ntre l'Ungheria avrebbe dovuto ritirarsi circa 5 chilometri a ovest della linea promessa nel 19 l 6 a Bucarest.
La situazione non era tale da gratifica re lo spirito nazionale dei romeni : sarebbero state le truppe francesi ad occupare la città di Szegcd, alla conf lu enza dci f iumi Ti sza e Maros. mantenendo so tto controllo l' occupazione romena di Arad. Il limite s ul quale erano sta ti ferma ti i romeni era comunque più arretrato rispetto al confine promesso nel 1916.
B ratianu. che chiedeva per motivi di dife sa alcuni distretti da cui la R omania ven ne esclusa con la zona neutra. non poteva essere soddisfatto. a nche se vedeva con favore i frances i aumentare il loro peso politico e milit are in tutta la vicenda de i co nf ini , spe r ando q uindi di poter po i riu - scire a convincere Pari gi delle sue ragioni. Tra l" altro. a fine feb braio ve nne istituito. sotto la pre side nza di André Tardi eu c con il sostegno americano. un nuovo organismo. la Commissione Centrale Territoriale, con compiti di coordinare tutte le varie problematiche delle frontiere.
La situazione in Transilvania semb rò precipitare. L'instabilità interna ungherese portò il20 marzo all'ultimatum dato al Prim o Mini stro Karolyi dal Tenente Colonn e llo francese Femand Vyx, Capo d e lla Missione militare alleata a Budapest, a nome del Consigli o Supremo alleato. Un passo che finì per facilitare la sostituzione di Karolyi con Bela Kun. leader di una coalizione di socialisti di si ni s tra e comunisti. Così quella presenza filo -bolscevica che si voleva eliminare riuscì invece a imporsi, sconvolgendo i piani del Consiglio Supremo stesso.
La tensione fra Romania e Ungheria salì al punto che. dopo la decisione del Capo di Stato Maggiore romeno , Constanti n Prezan, di muovere oltre il limite della zone neutra, fu Bela Kun. il 10 aprile ad attaccare per primo , riaccendendo il conflitto . P resso i Monti Apuseni si verificò a nche una battaglia piuttosto violenta che confermò la s uperiorità delle forze romene.
Già prima di questi fatti la pressione italiana per una maggiore considerazione da parte della posizione romena da parte delle Po tenze si erarivelata priva di co nseguenze sig nificati ve o· altra parte, città prevalentemente magi are avrebbero dovuto passare sotto sovranità romena perchè la linea ferroviaria che le collegava era economicamente e strategicamente importante per la difesa della R omania.
Quando il Progetto di Rapporto preparato dal Comitato di redazione venne illustrato r 11 marto dal delegato france se Saint-Quentin. poichè il contrasto con Wilson s ul problema etnico dei confini italiani si era fatto drammatico, a Vannutelli Rey non restò che insistere ancora a favore della validità del Trattato di alleanza tra Romania e Intesa dell'agosto 1916.
In merito al punt o cruciale del confronto tra la Roma nia e l ' Intesa. i confini della Tran silva ni a. Vannutelli Rey ebbe comunque r oppo rtunità di definire meglio il punto di vista italiano: in particolare sulla si tuazione etnica che vedeva le città differenziarsi etnicamen te dalle campagne circostant i per La loro "'importanza sociale, intellettuale ed economica".
Egli affermò - al con trario dell'orientamento degli altri membri della Commissione- che avrebbero dovuto essere le condizioni etniche delle città a dover "prevalere" s ulle campagne per quanto ri g uardava il criterio della loro assegnazione ad un determinato Stato.
Anche gli interventi francese e btitannico privilegiarono i criteri economici e strategici rispetto a quelli etnici. così che. infine. alla Romania vennero assegnati gli importanti centri ferroviari di Arad. Satu Mare. Oradea Mare e Carei.
Tuttavia, gli americani riuscirono a ottenere il mantenimento di una parte della ferrovia. tra Arad e Salonta, in Ungheria, considerando che si trattava di territori etnicamente magiari.
In questo modo fu sostanz ialmente respinto. quindi. il più ampio tentati vo italiano di costituire un collegamento ferroviario tra Italia. Rom ania , Cecoslovacchia e Polonia. Un collegamento cui da Roma si attribuiva un valore del tutto particolare. poichè avrebbe dovuto assicurare ali' Italia il grano dell'est.
Il 15 aprile, quando la Commissione centrale territoriale approvò definitivamente la frontiera. il delegato italiano. il Senatore Giuseppe Salvago Raggi, non insistette più su l mantenimento in mano romena della ferrovia per la Galizia.
Fallirono anche gli ultimi tentativi italiani di assicurare a Bucares t altre sezioni del Banato, in modo da facilitarle la via comme rciale lungo il fiume Maros. Stessa sorte per altri territori. come quello di Timok o l'area intorno alla c ittà di Nel corso della sua terza riunione. il 13 marzo l 919, il Sottocomitato per la determinazione delle frontiere della Romania e Jugoslavia- organismo di carattere "tecnico" composto da due alti ufficiali francesi. due britannici, uno americano e, per l'Italia, dal Maggiore Quinto Mazzolini -delineò complessivamente i confini rom en i così come erano usciti dai lavori della Commissione. accompagnandoli da proposte di modifica per equilibrare maggiormente dal punto di vista etnico alcune zone controverse 21.
Ancor più difficile e imbarauante fu la posizione italiana quando. a proposito del confine tra la Bulgaria e la Romania nella Dobrugia meridionale. nella Commissione si prese in esame l'ip otesi di far arretrare a danno della Romania la linea di frontiera che era stata stabilita nel 1913 dopo la seconda guerra balcanica, lasciando a Bucarest solo una piccola parte di essa. Decisione motivata dalla vo lontà di lasciar il minor num ero possibile di abitanti bulgari (sarebbero stati 38 mila e non più 135 mila) nel territorio romeno e romeni in quello bulgaro, eliminando futuri motivi di contrasto etnico tra i due paesi c stabilendo inoltre un confine che non agevolasse dal punto di vista strategico un· offens iva dell'uno contro l'altro.
È facile. tuttavia. immaginare come la cessione di lembi di territorio di uno Stato vincitore ad uno Stato vinto fosse sentita in maniera a dir poco traumatica dai romeni, aumentando il risentimento nei confronti delle decisioni della Conferenza.
Ma i delegati italiani, pur con molte riserve, accettarono di unir i alla decisione degli alleati.
2.2 !/lungo confromo rra la Romania e il Consiglio Supremo e la firma dei Trattati di pace
Il 12 maggio il Consiglio Supremo della Conferenza approvò i risultati raggiunti dalla Commissione per quanto riguardava la frontiera tra Romania e Ungheria, nonostante le residue resis ten ze di Sonnino che tornò a insistere per il mantenimento di un collegamento ferroviario con la Poloni a.
Re stava ancora da prendere l'ultima decisione su ll e controverse ques tioni dci co nfini in D obrug ia c in Bucovin a: per quest"ult i ma solo la impos ibilità di c reare uno Stato ruteno autonomo sembrava aver convinto anche il rapp resentante degli Stati Uniti nella Commissione e lasciare a Bucarest tutto il territ o rio rivendi ca to.
La ripresa del contlino romeno -magiaro era destinata a turbare anco ra di più i già com ples i rapporti ali" interno del Con igli o Supremo. Anche in questo ambito il ruolo dell ' Italia nei co nfronti della Romania era dest inato a diventare sempre più difficile. Tra l'altro. seco ndo notizie di fonte americana, r Italia avrebbe liberato prigionieri di origine romena ex sudditi dell'Impero asburgico, affinchè tornassero in patria per comba ttere la minaccia bolscevica di B e la Kun , il cui regime s i diceva fo se peraltro ass istito da R oma con rinvio di armi e munizioni aftinchè anaccasse La Serbia. Bratianu sapeva dei co ntra sti fra le Grandi P otenze e manovrava la sua intransigenza f ra le loro posizioni nella spe ranza di ricavarne i ma gg iori va ntag gi. Valendosi del fatto di non essere stato inform ato delle decisioni del Consiglio, sembrò a ssume re una linea d ' azione sempre più indipendente dalle decisioni alleate per quanto riguardava la minaccia bolscevica in Europa orientale: anche se questo avrebbe s ig nificato in primo luogo la vio la zione di quella LOna neutra che costituiva il fruno di un faticoso compromesso.
Questa volta, però. perfino Orlando avrebbe giudicato negativamente il comportamento di Bd'iti anu e le sue inten.doni di marciare contro l'Ungheria.
In oltre. il Capo del Governo romeno. continuando con le sue accuse al presunto atteggiamento discriminatorio del Consiglio Supremo. aveva presentato numerosi emendamenti quando alla Conferenza si arrivò ad una prima redazione del Trattato di pace austriaco e. soprattutto . emb rò opporsi co n tenacia al pr oge tto di Trattato per la protezione delle minoranze etniche e religiose.
Questo trattato s i inseriva sulla sc ia di quelle ··raccomandazioni'" più o meno obbligatorie che già in precedenti trattati int ernaz ionali erano state formulate all'indirizzo . ia della Romania che di altri Stati dell'arca danubiano-balcanica i qua li , co nsolidandosi la loro indipend e nza na7.ionalc. si trovavano a gestire ·empre più consistenti minoranze alloglotte. Un· es ig enza, questa, che le potenze volevano fosse rispettata soprattutto all'indomani della prima guerra mondiale. con il suo stravolgimento della mappa dell'Europa centro-orientale e soprattutto in quei paesi che presen tavan o delicati problemi etnic i co me la Romania. che g ià nel Trattato di Berlino del 1878 era tata oggetto di particolari raccomandazioni per i diritti civ il i della sua minoranza israelita: questione che si riproponeva anche dopo il 1918. mal grado Bd'itianu contestasse la asserita discrimisociale e giuridica a danno della popolazione ebraica.
L' 11 giugno i quattro Ministri degli Esteri illu strarono il rapporto della Commissione a Bnltianu e le proteste di guest 'ultimo. come era da aspettarsi. sa liron o di tono. denunciando la aperta vio lazione del trattato del 191622 [n realt à. nemm eno i quattro del Consiglio Supremo erano del rutto sicuri di non dover poi modificare la frontiera tran ilvana c i contrasti al suo intern o era no più che visibi li nella valutazione c he si dava del regime di Bela Kun (il Maresciallo Foch. ad esempio. aveva ipotizzato un a vera e propria ""crociata'' contro Bud apest).
Quand o il 23 giugno Francesco Saverio Nitti divenne il nuovo Primo Ministro ita lian o con Tomma o Tittoni alla guida degli Esteri.l'appoggio di Roma alla posiz ione della Romania sembrò farsi ancora più sfumato , malgrado Bditianu proponesse subito di varare una nuova azione politica comune nei Balcani. soprattutto nei confronti del "pericolo slavo··. fatto sempre più coincidere con quello bolscevico.
Tittoni, in effetti. non man cò di rinnovare a parol e la politica di appoggio alle resi romene, cercando. anche tramite la L egazione italiana a Bucarest, di mettere in risalto quanto fatto dall'Italia fino ad allora e di agi re soprattutto su Re Ferdinando.
Ma la ormai critica posizione dell' It alia nei confronti degli alleati e i margini ristretti per l'azione dei suoi rappresentanti non consentivano a Bratianu di rivedere la sua convinzione sulla deboleua italiana in questo senso. Pesava negativamente, in particolare, la posizione apertamente critica nei confronti delle requisizioni romene di materiali e risorse ungheresi da parte del Colonnello Guido Romanelli. della Missione militare alleata a Budapest. il quale giunse anch e all'invio di una intimazione al Comando romeno a nome del Consiglio dei Ministri degli Esteri 23.
Dal Governo italiano giunse una generica ··comprensione" degli interessi naLionali romeni che poi però non si sarebbe tradotta in nuove azioni di supporto: Bnl'tianu, definendo ··troppo platoniche" le intenzioni italiane , rimbrottò gli italiani perchè sostenevano le buone ragioni del suo paese ·'più con il pensiero che con la Solo con l'arrivo, a fine agosto, del nuovo Ministro italiano a Bucarest, Alberto Martin Fr anklin, i rapporti politici italo-romeni subirono un nuovo e più dinamico impulso.
Ma gli sforzi di Martin Franklin furono però ostacolati sia dalla presa di distanLe che la politica di Nitti (orientata con l'azione del nuovo Sottosegretario agli Esteri Carlo Sforza verso un recupero del ruol o russo e slavo) inevitabilmente originava. sia dal riacutizzarsi del conflitto tra gli organismi della Conferenza e la Romania.
Per di più, progetti particolari da parte italiana come quello mirato a costituire un coordinamento nell'a rea tra R o mania. Ungheria c Bulgaria o Polonia si rivelarono irrealiznbili.
Con il passare delle sett iman e i timori nei confronti del possibile "contagio" ad opera della Repubblica dei Consi gl i ungherese e rano aumentati e un rapporto unitario di esperti militari dell'Intesa raccomandò di au - torizzare i romeni a consolidare le loro posizioni sul Tisz a come mezzo di contenimento delle forze di B ela Kun.
2:1 Sul ruolo di Guido Romane!! i. ved. le s ue memorie, Nell'Ungheria di Bt:la Kun e durante militare romena. La mia missione. maggio-1/0\'embre 1919. Udine. 1964. Per la situazione politil:a e militare tra ungheresi e romeni di quelle cfr. anche Guida. Romania 1917-22 cit pp. -n-59. Sui rapporti italo-magiari nel biennio 1919-20. sui progetti vo lti a raffor1arc i legami po liti ci ed economici tra Roma e Budapest e su l ruolo della Romania in quadro. ved. di Guida anche: Ungheria e Italia dal/afille del primo conflitto molldiale al Trattato del Trian on. in "Storia Contemporanea" . n. 3. 1988. pp. 381-418.
24 Caroti. op.cit., pp. 458-461.
L'attacco sferrato il 20 luglio dagli ungheresi alle posi z ioni romene e slovacche. nel tentativo di rompere un a!>sedio economico che stava riducendo alla fame l" Ungheria. portò alla ripresa della guerra ed alla forte risposta militare romena.
L"avanzata dell'esercito romeno proseguì fino al Tisza. dove si fermò. Cercando di dare a ll'opera zio ne il senso di un'op e razione militare alleata, il Capo di Stato Maggiore romeno propose al Maresciallo Foch di inviare un co ntingente dell'Intesa nella zona, per il quale offriva due divisioni romene. Poi il grande balzo ve rso Budapest, c ittà in preda di una grave confusione.
Tittoni s i sforzò di evidenziare a questo punto i motivi c he potevano indurre a favorire la presen7a dell'esercito romeno a Budapest, risolvendo grazie a Bucarest una crisi che gli alleati non sapevano più come affrontare2s.
Caduto il Governo di Bela Kun. essi cercarono tuttavia di costringere Bratianu- che si riteneva or mai il rappre se ntante della volontà delle potenze di liberare l'Ungheria- ad aiutare il nuovo Governo Peidl nel ricreare le condizioni per la stabilità interna.
Inevitabile conseguenza di questa si tu azione. una nuova Missione alleata inviata a Budape t al fine di procurare una tregua nei combattimenti puntò, in realtà, sop rattutto a contenere l'espansione rom e na. Di questa Missione. campo ta di quattro G enera li in rappresentanza di ognuna delle quattro maggiori Pot enze, faceva parte per l'Italia il Generale Ernes to Mombelli, già Capo della Missione militare italiana in Bulgaria.
L'inarrc tabile atteggiamento indipendente di Bratianu. che arrivò a spedire un brusco ultimatum al Governo eli Budapest chiedendo la consegna di enormi quantità di materiali e risorse alimentari. portò all'invio lJ"n grande numero dì documenti francesi (dìp:omatìcì c militari) sul periodo comtra la li ne della guerra e la !irma del Tranato del Trianon con !"Ungheria è recentemente pubblicato nei Dorumencs Diplomariques Fmnçais sur /'histoire du bassin de.1 Curpates. 1918-1932 - Volume l. orrobre 1918 - aour 1919. a cura di Magda Adam, Gyorgy Litv:in c Maria OmlO)o. 1993. Il volume si rh ela panicolarmcnte interessante per il riflesso della tensione etnica e nazionale nel!" arca transilvana nei caneggi relativi agli ufficiali francesi d'Esperey Be11helot c Yyx. Altro ampio sn1dio dì documenti france)oi. volto come vari testi romeni a l"esisten7a di impegni da parte delle Grandi Poten7c per la riunificazione di tuni i territori romeni. è quello curato da Gh. lancu c Cì Cìpaianu. La consolidation de l'union de la Trcmsylvanie et de la Rownanie ( 19/ 8 -19/9 ). Bucarest. l 990. di una nota alleata a Bucarest. il 6 agosto con !"intimazione a non cercare una pace separata con l' Ung he ria - dove fratta nto Stephen Friedrich aveva sost ituito Peidl -e a no n favorire solo g li interessi romeni. Solo l ' interv e nto di Tittoni e del francese Pich on riu scì ad attenuare il to no imperioso della no ta , in serendo un riferimento formale alle "giuste" asp irazioni nazionali romene.
La reazione delle Potenze non tardò però a farsi più dura so tt o l'influenza ame ri ca na, soprattutto dopo le forti c riti c he ri vo lte al com p o rtamento indipe nd e nte dei rom e ni a Budapest fatte dalla missione g uidata dal fun z io nario ingles e Ge o rge Cle rk , il quale ce rcò ai primi di se tte mbre di favorire un· attenuazione della te nsio ne ed il ritiro delle for ze romene dalla capita le magiara.
L e dimissioni .. tattiche'· di Bratia nu e la nascita del nuovo Governo romeno g uidato da Arthur Vaitoianu non fecero tutta v ia venir m e no la "s up e rvi s io ne " dello s tesso BnHianu sulla nuov a compag in e mini s te riaJe , né mut a rono l'atteg g iam e nto di fondo di Bu ca rest. La funzione dell'Italia di "attu tire" l'ostilità degli orga nismi della Conferenza della pace trovò co ì un·a ltra occasione di manifestarsi.
Una dura nota inviata dal Consiglio a Vaitoianu l" 11 ottob re, perchè la Romani a firma se il Tratt a to per la protezion e d e lle minoran ze c co llaborasse con una Commi ss ione in caricata di fare l'inventario di tutti i beni requisiti in Ungheria vide l 'as ten s ione vistosamente polemica d e l Mini st ro ital iano a Bu ca re s t (disse di essere pri vo di istruzioni) il quale no n si unì ai colleghi ingle c. francese e americano sollevan d o ancora le accuse d el Consiglio all'Italia di c rea re divisioni fra gli alleati.
Pur ri ceve ndo s ucce ss ivamente la so llecitazi o ne di Titt oni a seg uire l'iniziativa al leata. Martin Franklin non volle assoc iarsi anche acl un altro pa sso co ll ettivo, il 6 nov em bre , rilevando l a durezza della forma e del contenuto della nuova not a, s uscettibile di urtare la se nsibilità nazionale dei romeni c di non favorire alcu na s oluzi one. La mediazione italiana riuscì a far mutare la forma del documento, fatto di cui il dipl omatico dc Martin o informò due alti ufficiali rom e ni. il Generale Coanda e il Generale Antone sc u, i quali peraltro assicu rarono che la Romani a avrebbe firmato almeno i l Trattato di pace co n l'Austria.
Il ritiro delle forze romene da Budapest ini ziò fi nalmente ai primi di novembre, di inn escando una ituazione di venuta c riti ca.
A dicembre si svo lse ro anche le elezioni politiche gene rali cd il partito di Brat ianu fu clamorosamente battuto, a van tagg io soprattutto dei naz ionalisti transilvani e dei partiti co ntadini. La po liti ca romena tuttav ia non cambiò per quanto riguardava la pre!>!.ione delle potenze per la firma in contemporanea dei trattati di pace con l'Austria e sulle minoranze. L" atteggiamento attendista del Governo di Bucarest finì con l'esasperare ancora una volta il Consiglio dei Quattro che ribadì r accusa all" lral ia di , abotare la Conferenza, appoggiando i romeni per spuntare più concessio ni sulla questione di Fiume.
Un alt ro ultimatum venne inviato a Bu carest i l 15 novembre, e ad esso Yaitoianu rispose altrettanto duramente. non lasciando prevedere se e quando la Romania avrebbe firmato i trattati. Particolarmente sg raditi ai romeni erano gli articoli 10 e 11 del Trattato sulle minoranze che prevedevano particolari misure a favore della minoranza ebraica, protesta che trovava d'accordo anche dc Martino. membro della Commis ione per i nuovi sta ti , m en tre anche alcuni ambienti francesi- ad ese mpi o, il Generale B crthelot. Comandante di quell'AJmara del Danubio che il Generale d'Esperey aveva separa to dalrAnnata d'Oriente- prendevano le difese della Rom ania.
In fine, dopo vari rinvii delle decisioni alleate, e dopo una ce1ta disponibilità a firmare mo st rata da alcuni ambienti politici romen i , come il leader na.lionali ra Vaida Voevod. Pre identc della Camera. nominato nuovo Primo Ministro, la stess a "opera di co nciliazione" italiana diventò una vera e propria pressione su Bucare t per la firma dei trattati :!6. Questo atteggiamento fu visibile so prattutto dopo la nomina di Vittorio Scial oja a Ministro degli Esteri. mentre le decisioni di Martin Franklin oramai esercitava no so lo un' az ione volta ad attenuare i toni, ma senza modificare la fermezza inglese. francese e soprattu tto americana nei confronti di Bu carest.
Una manifestazione di amiciz ia che ai romeni comunque non poteva bastare, dato che a livello ufficiale anche dall'Italia giungevano inviti ad osservare gli obblighi internazionali.
Certamente Bu carest apprezzava sempre più i mutamenti ri sco ntrati invece nell'atteggiamento francese. allora più disponibile a considerare la Romania, co me voleva Bratianu. un "ba luardo" occidentale nei co nfronti di una Russia dove si stava ormai consolidando il potere bol cevico . una volta sco nfitti Denikin e g li altri ge nerali "b ianchi".
Era un mutamemo che sottintendeva una scelta strategica di ampio respiro c identificava la difesa degli interessi fondamentali di Parigi con la sicurezza dei nuovi Stati dell'area danubiano-balcanica. Un ·evoluzione
16 Sulla guerra dclk note" con la R o mania c tutte le vicende che portarono poi alla tìrma dei trattati di pace. ved. Spector. op.cit .. pp. 197 -226 che aveva però bisogno sop rattutto che fosse definita la questione complessa della frontiera transilvana.
Inoltre, sia in Francia che nelle altre potenze si guardava con preoccupazione alla grave crisi economico-sociale della Romania ed alle prime sommosse filo - bolsceviche tra soldati e mruinai: soddisfare per quanto possibile le aspirazioni nazionali romene diveniva quindi un mezzo per condurre una determinata politica anche nei confronti della Russia.
Dopo che il Consiglio Supremo ebbe accolto le osservazioni romene sulla questione della minoranza ebraica (concessione fatta per non indebolire il Governo Vaida Voevod a favore di un altro più intransigente), il 10 dicembre Bucarest fina lmente firmava i Tratt ati di Saint Germain- enL aye con l'Austria. sulle minoranze e di Neuilly con la Bulgaria). Con il trattato di pace con Sofia, ino ltre. dopo tante discus sio ni, fu in fine lasciata alla Romania l'intera Dobrugia meridionale.
L'evacuazione completa delle forze romene dall'Ungheria non sarebbe stata però completata fino al marzo 1920. dopo la nomina del Generale Averescu a nuovo Capo de l Governo.
I l 4 giugno s ucce ssivo, il Trattato di Trianon sancì definitivamente la frontiera tran s ilvana tra Romania e Unghe r ia.
Erano però ancora aperte le questioni del Banato, della Bucovina e della Bessarabia. S e per la spartizione del primo s i raggiunse tra serbi c romeni un accordo provvisorio nell'ottobre 19 l 9. tutte le difficoltà emerse alla Conferenza della pace rimasero quando la Commissione territoriale passò a dice mbre alla attribuzione della Bu covina e del Maramurcs alla Romania seco ndo i crite ri delineati.
Ben più complessa si presentava, come è noto, la situaz ione della Bessarabia. Indubbiamente l 'aspirazione romena a riunire questa regione al Regno finì per essere agevolata dalle preoccupazioni occidentali nei co nfronti della R ussia e dal desiderio di stabilire il più a est po ssibil e il "cordone s anitario " a nti- bolscevico. La volontà inglese e americana di non decidere de jure lo smembramento di una parte di territorio rus o - "rosso" o ''bianco'' che fosse - in vis ta di eventuali, future trattative. si fece sempre più debo le e perdente, mentre la Romania conso li dava, al di là della difficile si tuazion e interna , la sua immagine di Stato "forte".
L'Italia non ebbe nei confronti de li 'unione della Bessarabia alla Romania minori difficoltà che nel caso della Transilvania: so prattutto a ca usa della politica di Nitti di apertura alla Russia 27 . Fu necessario però attendere il
27 Un tentativo di approfondire la questione a favore degli argomenti romeni. c giu- onobre l 920 perchè Francia. Gran Bretagna, Giappone e Italia riconoscessero ufficialmente in un Trattato fim1ato a Parigi la frontiera romena sul Dniester e l'unione della Bessarabia. Non meno problematica fu negli Stati flfl11atari la questione della ratifica di tale trattato, Italia inclusa"s. Nel corso del 1920 i rapporti diplomatici italo-romeni, da un lato si semplificarono. non essendo più tenuta l'Italia a tenere conto della posizione delle altre potenze come era accaduto durante i lavori della Conferenza della pace: dall'altro lato si fecero più comp le ss i, non solo per la s ituazione incerta esistente in tuna l'Europa orientale - basti pensare alla guerra russopolacca cd alle tensioni per la definizione dci nu ovi confini - ma anche per la difficoltà dell'Italia di rapportarsi ad una strategia politica ben deftnita nei confronti di iniziative e di sviluppi diplomatici che la vedevano immancabilmente adottare una politica meramente reattiva o di attesa. stilìcando a posteriori l'atteggiamento italiano. fu fatto dallo Tittoni alcuni anni dopo. poco prima della ratifica italiana del Trattato del 1920. con il saggio ur la Romania e l'Italia. in "Nuova Antologia·· n. 1321. 1-4- 1927 , pp. 257-277.
Era . viceversa. la Francia a muoversi molto più decisamente ne li 'area danubiano-balcanica. Lo bene la tormentata c controversa vicenda dell'··accordo revisionista franco-ungherese" del g iugn o J920. che si snodò sui la base dell'iniziativa del Segretario Generale del Ministero degli Esteri di Pari gi. Paléologue. e che portò momentaneamente la Francia, ali 'indomani stesso del Trattato di Trianon, a soste nere una sia pur moderata politica di "revisione'' delle appena definite fronti ere ungheresi in cambio di facilitazioni e concessioni economiche e tìnanziarie da parte di Budapc t al Governo francese.
Iniziativa che fallì per l'opposizione del più deciso dei nuovi alleati della Francia in Europa orientale, la Cecoslovacchia di Benes. c in particolare per quel l 'accordo tra Praga e Bel grado che avrebbe poi dato origine, con l'adesione più tardi anche di Bucarest. al sistema di alleanze della '' Piccola Tntesa", oltre che per il cambio di orientamento al Quai d'Orsay2'>.
18 Sulla difficile defint7ione delle frontiere romene nei , ari trauati tra il 1919 ed il 1920. ved. in particolare Guida. Romania /Y/7 -22 cir., pp. 71 - !\8. la fine dei la\ Ori della Confcrent.a della pace. una delegazione della Bessarabia contestò con alcune lettere inviate alla Sezione Militare del Scgretariato Italiano alla Conferenza. il pieno diritto dei romeni regione. lamentando la rc;.trizione della loro autonomia: in AUSSM E Fondo E-8. busta 74. fase. 3174. "Rumenia. Conferell':a della pace e lm·o ri sulla Rumenia. 1920".
19 La ptù compiuta del tcntati,·o è ancora quella di Mario Toscano. L'acmrdo rel•isioni lfajmnco-tmp,herese de/1920. in Pagine di 1toria diplomatica comemporanea. Milano. 1963. Vol. l. pp. 303-438 . Sulla incapacità di Parigi
La politica francese in contrò, in una lunga trattativa tra febbraio c novembre dello stesso 1920, un'altra occasione di ridimensionamento nel fallimento del tentativo di avvicinare la Romania ali" Ungheria e di fondare su questo avvicinamento la base della sua influenza politico- militare i n tutta l 'area. e limin ando a ll o stesso tempo i suoi poten z iali concorrent i.
La politica italiana co nferm ò la sua so tanziale cautela anche in questa occa ione. L"ltalia infatti non fo rnì che un sostegno misurato a que ll 'i potesi , ma era chiaro da tempo, or ma i, che no n int endeva limi tare i rapporti con l 'Ungheria solo al rispetto del Trattato di Trianon, ma ampliarli soprattutto in direzione del settore economico -finant.iario .
L' I talia, mentre era in corso il forte contrasto con il nuovo R eg no dei se rbi , croati e s loveni per l 'a lt o Adriat ico. tentò di barcamenarsi tra i l riavvicinamenro all'Ungheria e quella tradizio nale amicizia con la R omania che era sopravviss uta alle travagliare vicende della Conferenza della pace.
Anch e per il Governo italiano s i presentava attraente l 'ipotesi di una cooperazione romeno-unghe rese, in funzione di una azione ' ·mediatrice'· a scapito della pres enza francese.
L' ini z ia le apparente disponibilità del Mini st ro deg li Esteri romeno Take Tone ·e u a cercare un modus vi vendi. sop rattutt o eco nomi co. con Budapest. sia per un ve ntilato accordo confede rale ne li 'E uropa danubiana , che per poter far fro nte al la be n più seria minac cia russa, ri ve lò co n il tempo una osti lità se mpre pi ù net ta a qual s iasi ipotesi d i revisione territoriale. sop rattutt o quando si impose la rete di accordi bilaterali tra B elgrado, Praga e B uca rest (la " Pi ccola I ntesa"), cui s i aggiunse anche il Trattato romeno -po lacco3o .
In realtà. non tutti in R omania sos tene vano L'o r ientamen to per la Picco la Inte a, cui v iceversa I one e u attribuiva grande importanza, co me co nfermò lo s te sso R e Ferdin a ndo al l ' Incari cato d 'Affa ri italian o, e come pensava lo stesso Averescu c he no n condiv ide va affa tto l ' in tenz io ne di Ione. e u di allargare la Pic cola Intesa anche a Gre cia e P olonia JI .
Il ritorno della Francia ad una pol itica di netto antirev isionismo c il recu pe ro d e li ' ascendente franc ese ne li ' Europa danubian o -ba lcanica co ntri- di dirigere la polit ica dei suoi nuovi alleati dell'Est europeo, subendone a volte l"iniziativa come fu il caso della nas cita della Pic co la Intes a, vcd. sempre d i Toscano, Le or igini della Piccola Intesa secondo i documenti diplomatici ungheresi, ibidem, Vol. l J. pp. 1- 16. buiron o però a d agev ol a re la sce lt a po l iti ca di Io ne e u. po rt a nd o a nc he al ri di m ens io nam ent o del r uo lo de ll'Ita li a c he no n a vev a ce rto i mezz i pe r o ffr ire le s tess e g a ranzi e c ch e non man cav a di s oll ev are una ce rta di ffide nza a c au sa de l co nte n zi oso co n lo St ato j ugosl avo . La te nsion e s o c iale ne l pa ese . tra scioperi. mobilitaz ione d e i s o c ia li s ti e d e i m ov im e nti si nda ca li e p rovved im e nti res tritti v i dell e libe rt à fo ndam e ntali da p a rte d e l G ove rn o Averesc u, a v rebbe contribuito a rafforz are la caut e la it a liana rigu a rdo alla R o mani a Sopr a ttutto d o po il g r and e rito rn o ' ' di B di tianu al po te re ne l g e nnai o 1922. italiane sulla qu es ti o ne d ei nu ov i co nfini ro me ni
30 Anche su questa vicenda ved. il di Mario Toscano. Un manc ato rial"l•icinamemo ungaro-rom.eno del 1920. ibidem. pp. 17-74.
31 Gu ida. Romania 1917-22 cit p. 86.
2.
È intere ssa nte o ra ripe rc o rre re g li sv iluppi de lla qu es ti one nazi o na le e te rr it o ri ale ro men a del prim o d o p og uerra. app e na es amin a ti in un ' ottica prev a le nte m e nte politi co -dipl o mati c a , a ttrave rs o vari e a nali s i e laborate d a uffi c iali it a liani c he e bbero mod o di seg uire da v ic in o g li e ve nti militari romeni. se n z a tralas ciare c omunq ue riferimenti anch e alla g rav e s imazion e eco no mi c a e soc iale
Rip e rcorre ndo g li ev e nti g ià vi s ti nell 'o ttica dei rapporti s ul pia no milit a re, o ccorre tornare a l 191 8, all a v ic e nda d e ll'orga ni zzaz ion e dei prig io nieri di o ri g in e rom e na d e li ' e se rc ito austro-ungarico in una unità des tinata a combatte re sul fronte italiano : la ''L eg ion e rom e na· . La Le g ione fu cos tiruita , no nos ta nte no n po c hi o rac oli po liti c i. g r az ie all a te nac ia di impo1tanti e sp o nenti del mondo politico e c ultur a le ro men o in It a lia , in prim o lu ogo il pro f. M a ndresc u. e un a lto u ffici a le itali a no di p rim ·o rdine , quale il Co lo nnell o Lu c iano Feri go; tal e unità. armata ed equ i pagg ia ta dalrlt a li a e ntrò finalm e nte in az io ne so lo n e ll e ulti me settim a ne di g ue rra in occas io ne del rientro d e ll a madre patria ne l conflitto·n.
Su cce ssi va ment e , a pa rte una e ffime ra e irrea li s ti c a ip o te i d i S o nnino ull' impi ego in pa tria dei ro m e ni di o ri g in e tr a ns il va na , so tto il comando di uffi c ia li italiani , la L e gion e non ebb e molt a fortuna , po ic hè, c o - me anticipò da Bucarest il Mini s tro italiano Fasciotti (che sì lamentò con il Govern o italiano di non averlo informato circa la Legione stessa). il Governo romeno d·xise lo sc ioglimento dell'unità ric hi amata in patria, cui non attribuiva -mal grado i riconoscimenti ul campo delle autorità mihtarì italiane- Jn grande significato di riscatto nazionale. Per di più.la Legione. accon.pagnata da ufficiali italiani. fu sub ito disarmata appena messo piede suolo romeno e privata dell e sue divise italiane. U n colpo al prestigio militare di un 'Italia che, invece , voleva che non si ignorasse in Romania il contributo dato dai rappresentanti italiani a lla causa n;uionale romena in sede dì Conferenza della pace.
.n S ull a v icenda delrorganizza7io ne della Legione romena in l! alia. ved il recente e amp io co ntri buto de l Ca p itano Fi li ppo C appe llan o . La Leg ione rom ena"', in ..S tu d i S torico -M ilitar i t 996 Stato M aggiore de W Esercito - Uffi c io S tori co Roma 1998 pp. 229346; la vo ro basa to am:h ·csso s ui num e ro si doc um e nti pres enti ne ll"Arc hivi o de ll' Uffic io Storico.
Dopo il ritorno del la R omania nel conflitto europe o. il 10 novembre 1918. a fianco dell' I ntesa. il Capo della Mi s ione Militare italiana a BucaresL il Generale Alberto Peano, manifestò una grande attenzione nei co nfronti delle condizioni delle forze armate romene e soprattutto della loro reale capacità dì mobilitazione, pe raltro limitata a poche c lass i di età e molto difficile e lenta a causa della generale mancanza di viveri c vestiario.
Conclu so l'Il nove mbre l'armistizio di Belgrado tra il Comandante in capo delle forze intcralleate in Oriente, il Generale Franchet d 'Esperey, e il Go verno ungherese guidato dal Conte Karol yi. le forze francesi dell'·' Armée d'Orient'· sa liron o dal fronte di Salonicco lungo la Serbia fino ad arrivare in dicembre in Ungheria meridionale. Con la presenza in particolare delle for7 c francesi e ra ovviamente destinata a diminuire la libertà d'a1.ione dei romeni.
Le for1.c tedesche che avevano abbandonato la Transi lvania dirigendosi verso la Slesia c quelle di sta nza nella Moldavi a occ upata si erano ritirate senza impegnare combattimenti. ma distruggendo ponti c linee ferroviarie . telegrafiche e telefoniche. Solo in D obrugia le forze bulgare non mostravano dì volersi ritirare oltre le linee fissate dali 'amùstìzìo intenzionate a resistere ali' avanzata delle truppe romene ".
Gli alleati furono però in grado di inviare solo poche unità in Bucovina dove incontrarono una forte resistenza sia nella popolazione civile che da parte di formazioni irregolari ucraine, e le poche truppe austriache di nat.ionalìtà slava furono facilmente disarmate.
Fu inevitabile. tuttavia. che l'occupazione alleata ponesse subito sul terreno la questione della compatibilità tra le decisioni adottate dai Con- si gli nazionali delle regioni "irredente"' di unirsi al vecchio Regno romeno e il blocco di ogni iniziativa prima delle decisioni della futura Conferenza di pace. Naturalmente. per la Tran silvania, i romeni furono irritati - come si è visto- per r arresto forzato dei loro movimenti in un momento assai critico per il raggiungimento del loro ideale nazionale l n appoggio alle tesi romene nelle località della Transilvania non ancora occupate dai romeni fu proprio il Generale Peano a mettere in risalto il "terrore'' provocato dalle truppe ungheresi che , oltre a requisire materiali e v iveri, per mantenere le posizioni cercavano il supporto della stessa popolazione che stava portando alla fame con la .. propaganda di idee comuniste mediante agenti " ' e con la evidente intenzione di provoca re fo rm e repressive da parte delle truppe romene che avanzavano.
Il Generale Fran c het d"Esperey ebbe. di conseguenza, qualche diffico lt à a completare l ' occupazione dci territori con truppe f rancesi e non nascose il timore che questa si tualione contribuisse inevitabilmente a diffondere !"'anarchia" fra la popolazione34
L'esercito romeno. i cui movimenti erano ora ostacolati dalla presenza interalleata. era composto da alcune divisioni e reggimenti dislocati pres o il Quartier Generale. in c inqu e Corpi d'Armata a Bucarest, Craiova, Galati, e Costanza e in una decina di altre divisioni impiegate nelle operazioni in Transilvania. Bessarabia e Bu covina3s.
Offesa dalla noncuranza dimostrata dal Comando alleato in occasione della firma dell'armistizio che aveva delimitato i territori in cui poteva entrare l'esercito romeno, la R omania- come si è già vis to - decise di proseguire l 'ava nzata oltre la linea armi:stiziale Sziget- Silah- CluzaNagysebc - Zam. facendosi forte delle decisioni del Consiglio nazionale romeno di Transilvania che il primo dicembre \918 ne lla storica ' Assemblea"' di Alba lulia aveva proclamato l'unione al R egno romeno.
G li organismi della Conferenza della Pace di Parigi. al lavoro da pochi gio rni , si trovarono a prendere decisioni urgenti affi nch è non si ag- gravasse il conflitto romeno-ungherese, co mplicando il problema già di per è arduo di fi are i confini tra i due paesi.
Ibidem. Generale Pcano. T. 97. 27-1 - 19 19 (cfr. Documemo n. l ).
35 Ibidem. Scheda del 30-1-1919 . Anche. ibidem. 2/76 .. Esercì/O. organi:.:.a:io· ne e mohilita ;:ion e. /9/9"', Generale Peano al Comando Supremo. T. 110.6- 2-1919. Le difficoltà in cui si dibancva re,ercitv romeno erano dal la mancanza di viveri c leg name per riscaldamento a ll a crisi gene ra le dci trasponi che limiuwa la mobilità delle truppe. Pani colarmentc viva la resistenza incontrata in Bcssarabia da parte di ' bande bol!>cev is te .. e da truppe irregolari al comand o di Pctliura. aiutate daii"Ucraina: ibidem. busta 74. fase. 7/74 Aspira:ioni e prereçe territoriali. Confini. /919'', Generale Peano al Coma ndo Su premo. T. 118. 10-2-19 19.
Quando il 17 febbraio al Comitato dei Rappre sentanti Militari Perman e nti fu assegnato da parte della Commissione territoriale per la Romania l'incarico di delimitare la già citata "zona neutra·· tra i co ntend enti, profonda dieci chilometri per parte, senza pregiudicare quelle che poi sarebbero state le frontiere definitive. le auto rità politiche e mi litari romene manifestarono la loro profonda in odd isfazione per una decisione che ancor più drasticamente avrebbe ostacolato i tentativi di occupare tutti i terri tori giud ica ti etn icamente romeni.
Del resto. alcuni esponenti alleati ritenevano eccessivi anche i territori occupati dai romeni pri ma della zona neutra e no n tutti erano d'accordo s ul fatto di attribuire ai romeni importanti cent ri magiari come Satu Mare. Oradea Mare o Arad. Allo s te sso tempo, ci si premurò di non in ·eri re nella zona neutra città anche esse ungheresi quali Deb recen e Sze gcdin, ritenendo sco ntata la loro appartenenza alla nuova Ungheria.
Comunque, la crea7ione della zona neutra da sola non era sufficiente: era chiaro a tutti c he que s t ' ultim a avrebb e dovuto e sse re pres id ia ta da forze alleate per ev ita re la possibilità di nu ovi sco ntri armati.
La delicata situazione in quel se ttore finì per coinvolgere anche l' Italia c he entrò così nel vivo della questione dei nuovi co nfini ro meni: come i è visto. un serrat o confronto si verificò all'interno della Commissione tra i delegati italiani e gli altri nel tentativo di stabilire le frontiere romene su di una ba se ·'equa".
Sotto il profilo militare all'inizio non mancarono perples. ità anche in merito ai po sibi li rischi c he comportava una pre senza militare sul po. to.
La 35° Divisione italiana, infatti, in seri ta nel cont ingente interalleato con brigate e battaglioni a nord di Sofia. a Salonicco e tra la Turchia europea c la Bul garia (le brigate '' I v rea ' · e ·'Spezia"). avrebbe potuto in viare una brigata anche in Banato. T uttav ia , es istevano forti dubbi s ulla fattibilità di un tale intervento in una zona co ì delicata se nza la presenza d i altre forze alleare. esistendo il ri . ch io di attirarsi l'ostilità sia dei magiari c he de i rom e ni e dei se rbi3 6. Le v ice nd e della 35° divisione, (con effe tti vi sem pre più ridotti dai 30.000 o riginari c chiamata forse ec-
36 Ibidem. busta 75. fase. 1/75. cir su ·'Crea:.ione di una :.ona newra in Transill ·wJia ... 2- 1919. Anche il fase. 4/75 . .. Confini CO/l r Ungheria e la Tran silmnia. 1919 ... co nti ene documenti della Sezione Milit are de ll a Deh:gazione italiana alla Confe ren za della pace sulla questione della frontiera romeno-mag iara cess ivamente, anche ··corpo di s pedi z ione italiano in Oriente ..) ebbero poi te rmine nel g iugno del 1919. quando ne fu deci so il ritiro dai B alcani. uffi cia lment e per i mo ti vi di ristruttura z ion e e ridimen s ionamento delle forze deii"Esercito nel periodo tra vag liato del dopogu e rra 37.
È ce rto. dato c he la pre senza italiana nei Balca ni s i coll egava a lle travag liare vicende adr iati che e a nch e al no n me no difficile rapporto all" inr e m o del Co nsigl io Supremo a c au sa della pre e nza militare alleata in An ato li a e nel Medio Ori ent e. c he la posizione italiana finì co n il s ubi re dei d anni dalla mancata prese nza militare nel settore, perdend o " p otere contrat tuale .. nei confronti degli Alleati: . oprattutto quando il G overno itali ano vo lle difendere le ra g ioni rome ne ne ll a defini z ion e d e ll e nuov e frontiere.
L o s i constatò s ubito a p rop os ito del nu ovo co n fine tr ans il va no.ll primo punto di riferimento rela ti vo al co nfine tra R omania e Ungheria era co tituito dall'articolo 4 de l Trattato di Bucare t de l 17 agosto 1916 firmato tra la R omania e le potenze dell"Intesa e c he aveva motivato rentrata in guerra della prima a fianco de lle econde. U n trattato la c ui validità le altre pot e nze del Co n sig lio a lleato tendeva no a rimet te re in dis c ussio ne per i be n noti motivi relati v i alla pa ce sepa rata.
Un doc umento della Sez ione Militare della D elegazio ne italiana a ll a Co nfe renza dell a P ace38 verso la fi ne di fe bbr aio cercò di chiarire l'intera v ice nda. ln e s o si no tava in particolare che la frontiera era s tata fissata lungo il fiume Ti sza e, così come si verificav a anche per l ' Italia, all"ind o mani d e ll a fin e del c onflitto, le potenze dell' Intesa s i interrogavano su lla effettiva po ss ibi li tà di app l ica re quanto promesso : soprattutto alla lu ce de l Tra ttato di pa ce c he la R omania e ra s tata cos tre tta a firmare ne l marz o 19 18.
L a Sezione Milit are rilevò co me il Pres idente d e l C ons iglio ita li ano , Vitt o rio Emanu e le Orlando , ave ss e g ià dichiarato c he l'ltali a e ra intenz io nata a mant enere fede ai patti firmati dai suoi ple nip otenziari; dichiara z ion e qua si di prammatica, ..che non imp eg na però assolu tam ente il Gover no ita lian o a co nsiderare an co ra ogg i in pieno vigo re l 'arti colo 4 del Trattmo del 17 agosto 1916 · , sottolineando però come questo non considerasse anche l'unione al R eg no romeno di territori occupati aspese dell' ex Lmpero rus so, vale a dire la Bessarab ia.
37 Su questi aspetti. ved. Vin cenzo Gallinari. L ·ese rcito italiano n el primo dop og uerra, 1918-1920 , Uffic io Storico de ll o Stato Maggiore delrEserci to, R o ma. 1980, pp. 96102.
38 Ibidem. fase. 63 / A Frontiera rumen o- ungh erese (Villaggio di Porgany) , Rapporto ..Confine fra r Ungheria e la Ro mania'' a c u ra del la De legaz io ne It a li ana per la Pace, Sezione Mil itare Parigi. 22 -2-1 9 19.
U n alt ro articolato esame del problema delle nuove frontiere e dei lavori della Commissione sulle questioni territoriali romene venne eseguito qualche g io rn o dopo dalla Se7ione Milit are ad opera del Generale Ugo Cavallero39.
Si trattava sostanzialmente di un commento ragionato s ui ri su ltati dei suoi la vori, c in essa s i so tto lineava , non se nza qualche perpless ità, co me le ragioni ava nzate dalla D e legaz io ne romena alla Conferenza si basassero sul recupero di tutti i territo ri con popolazione romena a di ace nt i al vecchio Regno e rivendicassero una fr ontiera comprendente la B essarabia, la B ucovina, la Transil va nia. il Banato e la D ob ru gia.
Per ognuna di queste rivendicazioni di Bu ca res t s i prendevan o in considerazione le ragioni storiche (dominio e ser c itat o nelle regioni in e tà a nteceden ti ), etnic he ( laddovc i ro meni cos titui ssero la maggioranza della regio ne) . econo mi c he (essenz ialità dell a regione per lo svilu ppo eco nomi co romeno), militari (gara n zia di una effettiva capacità di difesa sui nuo vi confi ni ), e anche le rag ioni .. contrari e'· ad esse e gli eventuali aggiustamenti per poter arrivare ad un compromesso accettabile.
Se non se mbrava ne l doc umento che vi f osse m o tivo per ostacolare la rivendicazione anche della Bessara bia. e ne ssun comme nt o venne espresso per la volontà fran cese di portare il confi ne in D obrugia su di una li- nea mediana tra le frontiere del 1878 e del 1913 (per ··esigenze militari cd etniche''), difficoltà ben maggiori di valutazione presentava natura lmente la que!>tione del confine in Transilvania.
39 I!Jidem. Generale Cava ll ero Delegaz ion e itali a na per la pace- Se7ionc Militare, " Promemoria sim etico sul/e frontiere della Romania". 17-'3-1919 (cfr. Doc um ento n. 2 ). La rapp resentanza militare ital ia na negli o rganismi alleati era costituita dalla Se:rione italiana de l Con-;ig lio Supremo di Guerra interalleato. di,ciolta poi il 6 settembre 1919. e dalla Sezione Militare della Delega7ione Italiana alla Confcrent.a della Pace. Quest'ultima fu presieduta ncll919 dal Generale Ugo Cavallero ed ebbe anche le flllllioni di Sezione italiana del Comi t ato :vfilitarc Alleato di Ver:.aillcs c di Delega7.ione Militare Itali ana della Commissio ne Permanente Consul ti va de ll a Società delle Nazioni. La Sc7ione Militare. che ebbe il compito d i informare il Com ando Supremo italian o dell'andamento dei lavori della Confere n7.a della pace. rives tì u n ruo lo importante anche negli a nni s uccessivi. in quanto partecipò alle l>edutc della Co nferenza deg li Ambasc ia tori che verificava resccu:rione dei Trattati di pace. del Comitato Militare Alleato di Versai per l'esecuzione delle clausole militari e aeree. del Comitato Tecnico-Geografico incaricato di seguire le questioni territoriali e di altre commissioni. Ved. più diffusamente in proposito Alessandro Gionfrida Missioni e Addmi Militari italiani in Polonia ( 1919-1923 ). Le fon· ri a rchivistiche dell'Ufficio Srorico. Ufllc io Storico dello S t ato Maggiore dell'Esercito, Rom a. l 99o. in partico lare. pp . 125- 129.
In questo caso. anche per il Generale Cavallero il fattore etnico giocava a sfavorc dell e tesi romene per quanto riguardava la Transilvania, la cui frontiera occidentale secondo l 'ufficiale avrebbe dovuto essere arretrata di circa 25 -40 chilometri rispeuo alle richieste di Bucarest. lasciando però in mani romene l 'importante ferrovia che da Sa tu Mare andava a Carei e a Oradea Mare. e in più la città di Arad.
Per quanto riguardava il confine settentrionale della regione annessa alla Romania, se era stata integralmente accolta la richiesta romena (a causa della necessità di comu nicazioni ferroviarie con la Polonia c di motivazioni economico-commerciali). per la parte a ridosso della Bucovina arebbe stato opportuno. invece. uno spostamento verso sud della linea di frontiera, temperato con l'appoggio per l'annessione alla Romania dell'estremo lembo della Rutenia alle fa lde dei Carpazi. Nell'intcrsezione delle frontiere jugoslavo-ungaro-romene. nei pressi di S/egedin. il tracciato differiva così per 50 chilometri dalla richiesta romena.
A proposito del Banato l' imbarazzo era ancora pi ù grande, dato che si trattava in questo caso di una regione contesa per motivi etnici ed economici da due Stati entrambi vincitori del conflitto e destinati ad essere alleati contro il comune nemico (fatto che eliminava quindi ragioni di difesa militare per il suo possesso); e se i settori economico-produttivi della regione erano ben integrati fra loro. così da sconsigliare una spartizione. si contrapponevano alla richiesta romena di far pas!>are il confine sul la linea dei fiumi Tisza cons iderazioni quali la necessità per i serbi di coprire a sufficienza l'arca di B elgrado e la opportunità di non far passare il confine a ridosso di una città ungherese importante come Szegedin; nonchè il fatto che le risorse agricole della regione erano più necessarie per il nuovo Regno che non poteva essere penali//ato dal punto di vista etnico. collocandolo sullo stesso piano dell'Ungheria.
Le modifich e s u pportate anche da ll a Delegaz ione italiana avevano cercato quindi di penaliaare al minimo gli interessi dci tre Stati.
11 parere a favore della cessione alla Romania solo del Banato orienta le era legato al mantenimento di una linea ferroviaria vita le per lo sviluppo economico. la linea Arad - Ve r secz- Fe hert emp lomBazias, dal Maros al Danubio. Sull'attribuzione di alcune aree del Banato agli jugoslavi. così da interrompere la linea ferroviaria tra Timboara- assegnata alla R omania - ed il D anubio . la Delegazione italiana non fu d'accordo . ma fece una dichiarazione alquanto bizantina con la quale .. si associava alla maggioranza . enza peraltro condividerne il parere··.
Oltre che alle modalità di definizione dei contini in Tran ilvania e Banato, la protesta romena si es tese anche alla questione della Dobru g ia, poichè la linea proposLa modificava addirittura i risultati otten u ti con l a g uerra balcanica del J913 e av rebbe significato - co m e g ià ri levato- una co nce ssione data a d un paese nemico sconfitto, o ltre c he la perdita di popolazione di origine romena.
Il criterio utilizzato dalla Commissione - che comunque la sciava alla Romania un ' area compre a tra le città di Turtucaia c Silistra - voleva esere in vece proprio quello etnico, mirato a quella che veniva definita un ·.. equa sol u zione" . che non avre bbe lasciato un alto numero di bul g ari nei confini romeni, ri sc hiando, così. di alim e ntare un futuro conflitto.
Anche la Commi ss io ne ce ntrale territoriale , in sede di discussione su lle quest ioni rom e ne, fe ce po i propria questa d ec is ion e de l la Commissione per i confini.
Quando la stessa questione venne discu ssa in sede di Conferenza della pace nel luglio succe sivo . i delegati americani fu rono a favore de lla decisione, e non quelli ingle i e francesi, perple · i. che avevan o in vece intenzione di r imette rl a alle decisio ni del Co nsiglio Supremo della C o nferenza. I n ogni caso vo leva no permettere alla R omania di manifestare i l suo punto di vis ta.
Tdelegati italiani sos te nnero infin e la te s i romena che i ter ri tori d i Stat i al leati non av re bb e ro potu to essere oggetto d i cess ione a Stati nemici. fermo res tando che no n sa reb be s tato possibile ne mm e no demandare alla so la Romania l'ini z iat iva - umiliante - di avviare una trattati va bilaterale co n la B ul ga ria40
2.4
O sserva-::.ioni d
i ufficiali italiani s ulla R oma ni a. tra crisi interna e m;na cce sui COt!fini
L ' in teresse per la Romania da parte d eg li ambienti m il ita ri italiani all ' inizio dei lavori d e lla Conferenza della pac e s i co nce ntrava in modo particolare anche ulla situaz io ne politico -militare int e rn a .
Si trattava di un interesse fortemente connesso all'osservazione della si tuazione militare del Paese, in relazione sop r attutto alla capacità o meno di tenuta dei nuovi confini: in questo modo si riuscì a stabilire una connessione tra gli aspetti politici e militari estremamente utile per comprendere le condizioni reali della Romania , al di là delle vice nde legate alla defi nizione dei confini del nuovo Stato, in sede di Conferenza della pace.
Particolarmente rilevante f u , nel quadro di questo interesse, il rapporto che il Tenente Alber1o Olivotto, un ufficiale del Corpo di occupazione interalleato, inoltrò il 25 febbraio al Comando di quest ' ultimo4 1 Rilevando l'indubbia "esagerazione" di alcune noti zie provenienti da Vienna e da Budapest che denunciavano la situazione catastrofica della Romania dal punto di vista economico-sociale, tanto da far temere addirittura una rivolta Ln s tile bolscevico di operai e co ntadini , Olivotto gi udi cava in ogni caso gravi le condizion i del paese, soprattutto per le spoliazioni e le gratuite devastazioni operate dai tedeschi durante l'occupazione, realtà che non sempre fu valutata adeguatamente dagli alleati durante i lavori di Pari g i.
Grave si presentava , in particolare, la condizio ne della rete ferroviaria, s ia per la scarsità del materiale rotabile che per lo s tato delle linee. Ancor più drammatica la s ituaz ion e alimentare della popolazione per la scarsi tà di viveri, mentre alcuni carichi di grano e rano immobili zzati nel porto di Co stanza proprio per l'a ssenza di mezzi di trasporto ferroviario.
Si parlava, anzi , di cent inaia di persone morte per fame e assideramento nella stessa Capitale, mentre ·'classi privilegiate" co ntinuavano a v ivere "ne li ' abbondanza e nel lusso" indifferenti alla miseria circostante.
Tutta via , più c he ri volte "rivolu zionarie" o antimonarchiche si erano avute a Bucarest delle sommosse circoscritte, alimentate in particolare dalla rabbia dei contadini che richiedevano la di stri buzione di terre.
Dal punto di vista politico le restrizioni imp oste durante il periodo bellico. limitando le libertà costituzionali e quelle del Parlamento in particolare, non erano state ancora revoca te. Si governava per decreti legge mentre e ra anco ra forte il potere delle autorità giudiziar ie militari.
Olivotto parlava eli veri e propri attentati alla .libertà dei cittadini che rendevano ancora più difficile il ritorno alla normalità e il ripristino di un meccanismo. economico meno restrittivo, in grado di far fronte alle necessità fondamentali della popolazione. Un potere '·assoluto" insomma che trovava i suoi saldi punti di riferimento nel Governo di lon Bn1tianu - assai impopolare- e nella Monarchia. a spese della società di diritto. Sfiducia e di s interesse nella popolazione erano le conseguenze più avvertibili di questo s tato di cose. L'ampliarsi del disordine politico e amministrativo nel paese era perciò inevitabile. come lo era il diffondersi della corruzione.
41 lhidem. busta 76. fase. 9176 " Noti:;ie politi che e militari. 1919·· Tenente Olivotto al Comandante del Corpo di o ccupaz ione imeralleato. 25-2-1919 (cfr. Documento n . 3) .
Una sintesi del Rapporto del Tene nte Olivotto fu preparata dalla Sezione Militare della Delegaz ione italiana alla Conferenza della pace pcrchè fosse comun ica ta a l Presidente del Consiglio ed al Minis tro deg li Ester i: ibide m. busta 75. fase. 1175. cit 9-3 - 1919. Il rapporto è esamina to anche in Guida. Romania /917-22 cit., p 21.
A questa situaz ione sembrava accompagnarsi un "asservimento" generalizzato alla volontà di Parigi, visibile in tutte le organizzazioni statali. Forse era esagerato affermare che nel paese "nulla si muove senza l 'autorizzazione francese", ma la prevalenza delle cultura francese che datava da molto tempo prima della guerra era netta, mentre i francesi si mostrav ano indispensabili nel campo deg li aiuti economici.
L' Italia, al contrario. non sembrava affatto preoccupata di costruire una rete di rapporti economici e commerciali con la Romania c ciò era interpretato dagli stessi romeni come un "segno di disintere ssamento", a tutto danno della posizione e de ll a credibilità italiana nel paese.
Senza contare che in Romania circolavano voci incontrollabili su l ivelli p reoccupant i di disorganizzazione e su rischi di rivolta "bolscevica" in Italia: un quadro di crisi generale alla cui d iffusione non erano estranei gli stessi ambienti francesi.
Un esame ancora più a mpio sotto il profilo s torico, politico , istituz ionale , militare ed economico de ll a R omania fu inviato, pochi g io rni dopo il rapporto del Tenente Ol ivotto, dal Genera le Alberto Peano 42.
Prendendo sp unto dalle nuove elezioni politiche, Peano mise in rilievo il ridursi della lotta politica a scontro, violento, tra patti ti e non t ra idee, al limite dello scontro personale. Un male endemico. questo dello strapotere dei partiti , che la Romania si portava appresso e che la formazione dei due maggiori partiti politici, il co nservatore di Carp e Marghiloman ed il liberale di Bratianu affiancati poi dai conservatori democratici di Take lonescu, aveva ancor più aggravato, soprattutto con il diffondersi dell'affarismo sp regiud icato e della corruzione politica.
Fin dal primo decennio del secolo, ricordò Peano. la vita po l it ica non era stata un modello di democra zia a causa della lotta senza esclusione di
Jbidem, busta 74.tàsc. 7174. cir Generale Peano: "Re/az_ione .1ug/i a\'Venimenti politici e militari svolrisi in Romania fino al / 0 mar::o 1919" , colpi tra i partiti e degli interventi autoritari del Re c la guerra aveva ancor più aggravato la s ituazion e. Per di più. tre grandi c gravi problemi si paravano o ra davanti aJla classe politica: il problema della riforma agraria. il problema della riforma elettorale e quello della minorant.a cbraica-t3. on c'è dubbio che il complesso di queste notizie sulla grave s ituazione politico- militare nelle aree a ridosso della Romania. de critta co ì accuratamente dal G enerale Peano, rischiava di attenuare il già problematico imp eg no italiano a l ivello politico-diplomatico in sede di Conferenza de ll a pace, a dife sa d e ll e rivcndicazion i territoria li di Bucares t.
La s ituazione economica si era aggravata con la gue rra e !"occupazione austro - tedesca e Pean o si limitò a fornire qualch e dato di carattere generale ma comunque indicativo delle difficili condizioni post-belliche.
Anche l'evoluzione della politica estera romena attirava l'interesse dell'ufficiale italiano: essa dopo l" indipendenza naLi o nale raggiunta nel 1878 aveva mostrato l'iniziale predorninanza del!' egemonia francese cui era sueceduto uno spostamento nell'orbita tedesca. Peano ricordò co me il ritard o con cui Bucarest era e ntrata in guerra fos se da attribuire a que sto fatto e a ll" opposizione russa ne i confronti delle contropartite richies te dai romeni.
Ciò aveva condizionato negativamente per l'Intesa l'andamento del conflitto ne i Balcani c le respo nsab ilità dei romeni appariva no più limitate..
Quale situazione s i presentava al momento ? Pea no incentrò la sua esposizione sulle ten s ioni derivanti dalle rivendicazi o ni territoriali romene. Bucarest voleva tutta la regione del Banato ri c hi es ta a nche da B elgrado e il confine naturale s ul Danubi o, come prevedeva il trattato del 1916. ri vendicando co n forza la sua piena \'alidità, non inficiata dalla pace che i R omeni erano s tati costrett i a firmare con i tede sc hi nel 1918.
La Romania affermava. anzi, c he solo così avrebbe potuto costituire una efficace "baniera" co ntro l ' "ava nzata slava", definizione che finiva co n il coincidere con la pressione della Russia sovietica.
Secondo il Generale Peano i romeni attribuivano importan za anche ad un event uale blocco ungaro-bulgaro - romeno che avesse questa funzione: so lu zione che appariva irrealistica. data la di s tan za tra le politiche d eg li Stati coinvolti.
Ancor più interessa nte appariva la s ituazion e militare della Romani a: .il ritorno in guerra era sta ta un ·operazione avviata più per il disperato tentativo di recuperare i te rritori del vecchio Regno e quelli ·'irredenti" che in base ad un accurato calcolo dci ··pro·· e dei ..con tra ··.
Sulla situazione degli braci iti in quel frangente cfr. Guida. op. ci r pp. 30-33. Inoltre. su !l" argomento sono da due recenti co nrr ibuti di Caro l lancu importanti per la grande quantità di documenti \U cui sono basati: L 'émandparion Juifs de Romnanie (1913-1919) \1 ontpcllicr. 1992. in partic. pp. 201 -298. \UIIe pressioni dell" lntesa e 5u llc del GO\emo romeno: c en Roumanie ( 1919-1938). Parigi. 1996. in partic. pp. 51-89. fbionornia della minoranza ebraica in Romania in quel periodo.
Inoltre , malgrado la presenza militare romena nelle varie regioni, Ja situazione presentava numerose difficoltà per una permanenza duratura delle truppe.
La Bessarabia, in particolare, a ca usa delle azioni offensive di truppe irregola ri russe (bianche e bolsceviche) e ucraine era tutt'altro che stabile e richiedeva ancora la presenza delle due divisioni di cavalleria e delle due divisioni di fanteria che vi erano s tate inviate nel maggio 1918.
Le truppe ucraine agli ordini di Petliura - le cui sortite erano state comunque disapprovate dal Governo autonomo di Ki ev- s i dimostravano, nonostante il loro acuto anti-bolscevismo, particolarmente ostili all'unione della regione al vecchi o Regno romeno. La "guerra di partigiani" che si verificava in Bessarabia s i caratterizzava, inoltre, in gran parte con passaggi frequenti degli irregolari russi attraverso il Dniester e con operazioni di ''indottrinamento" delle popolazioni e/o di saccheggio ve ro e prop1io.
Ma anche in Bucovina tensioni e cont1itti non mancavano a causa delle lotte tra polacchi e ruteni sostenuti dagli ucraini. Solo la presenza della missione militare in glese, nella reg ion e per stab ilire una linea di di visione in attesa delle decisioni della Conferenza della pace, riusciva in qualche modo a evitare disordin i più grandi.
In Tran s ilvania, malgrado la istituzione della citata "zo na neutra", Peano notava continui attacchi alle posizioni romene e cecoslovacche (l'armi s ti zio consentiva la permanenza di 6 divisioni di fanteria e due di cavalleda romena), da pa1te di truppe ungheresi formate in gran parte da vecchi reggimenti austro-ungarici, ma lgrado in esse vi fosse ancora notevole confusione e un alto livello di indiscip l ina s ul piano organizzativo.
Confusione aggravata, inoltre, dalla progressiva diffusione della propaganda bolscevica tra gli stessi reparti magiari e caratterizzata da una certa discontinuità nella dislocazione delle truppe (circa 33.000 uomini) lungo la nuova linea di demarcazione a Est. Contro queste fo r ze ungh eresi la Romania aveva mobilitato 4 di visioni di fanteria e una di artiglieria che riuscivano con difficoltà a fronteggiare le loro puntate ne l territorio controllato dai romeni.
L. attacco più duro, e più fortunato pe r gli unghere s i, era stato guello del 23 febbraio vicino a Baia Mare , seguito poi da un più forte contrattacco dei romeni. Gli attacchi unghere s i si erano rivelati a volte più delle azioni di brigantaggio che operazioni militari , ma portarono in un caso anche alla distruzione di un villaggio romeno ed al massacro della popolazione civile, che , se ne aveva la possibilità , prendeva la via della fuga verso le montagne e le campagne.
Anche per questo motiv o il Go verno romen o. ·ouolineò Peano, desiderava occupare a l più presto tutta la regione rivendicata, oltre il limite imposto dal Comando militare interalleato, protestando perchè negli armistizi non fosse stata prevista esp licitamente la tutela delle pop o lazioni romene in Ungheria e nel Banato. dove la possibilità di scontri con i se rbi era stata preclusa solo da una più attiva pre senza delle forze interall ea te. Una ci rc ostanza particolare coinvolgeva in parte anche rit alia. Bucare t infatti aveva proibito di ricoiTere. per combattere g li ungheres i, alla " Le gione" cost ituita in Ita l ia con ex prigionieri dell'esercito austro-ungarico. Proprio per evi ta re al lora che le unità di questa r egione fossero disciolte in Romania. con il mortificante rimpatrio degli ufficiali italiani, Peano, d"inte a con il Governo romeno . aveva cons igliato di compiere queste operazioni direttamente in It alia inviando in patria i tran ilvani che facevano parte della Legione in qualità di semplici ex prigionieri liberati, accom pagnati da pochi ufficiali italiani so lo al fin e di mantenerne la disciplina.
La situazione restava com unque grave in quel momento per quanto riguardava la te sa capacità della R omania di difendersi . dato c he se mbrava profilarsi addirittura un'intesa fra unghere i. ucraini e ru s i bolscevichi per un·azione comune cont ro i romeni da tenersi in primavera.
O vv io , quind i. che il Gov e rn o romeno intend esse procede re febb ri lm e nte ad approntare e mobilitare altre unità.
Il Generale Peano tornò sug li argomenti trattati ill9 marzo , spiegando al Comando Supremo come la siruazione politica e militare della R omania te sse diventando emp re più so prattutto per il rafforzamento della pressione mi lilare russa sulla Be ssa rabia, tale ormai da respingere anche le s tess e forze frances i del continge nte interalleato. Anc he g li un g here s i intensifi cava no la loro pre ss io ne militare, soprattutto a nord della zona neutra, avendo anc he aumentato il numero delle divisioni disponibili. in violazione dei termini armistiziali e disponendo perfino di a rti glieria pesante. aerei e treni blindati.
Le accuse romene parlavano ancora di atrocità compiute dagli ungheresi nei confronti delle popolazioni romene di confine. Il Consiglio dirigente transilvano prese. infine, la decisione di rompere le relazioni con l'Ungheria.
Anche se il Comandante delle forze romene aveva rivolto un ultimatum agli ungheresi, Bucarest aveva grandi difficoltà nel mobilitare altre divisioni, soprattutto per mancanza di vestiario ed equipaggiamento militare.
Fra le truppe, stanche e disorganizzate, il malcontento e l'insofferenza diventavano sempre più visibili, rendendo più temi bile l'influenza della propaganda bolscevica ali' interno stesso del paese.
Il Governo di Bucarest premeva di conseguenza per una più decisa iniziativa da parte del Comando alleato contro quest'ultima minaccia, con la creazione di una vera e propria "barriera" fortificata lungo il fiume
Dniester: del resto, era già stato preventivato l'ingresso a scopo cautelativo di truppe francesi nella zona neutra in Transilvania.
Dopo il già citato ultimatum agli ungheresi presentato dal Colonnello francese Fernand Vyx, Comandante della Missione interalleata a Budapest, a nome del Consiglio militare interalleato affinchè essi si ritirassero su una linea di demarcazione più arretrata, seguì una grave crisi pohtica interna e dopo le dimissioni del Governo Karolyi la strada fu spianata per la proclamazione della Repubblica dei Consigli di ispirazione sovietica, di cui la figura predominante fu subito il comunista Béla Kun. già Ministro nel Governo precedente.
Il nuovo Governo ungherese respinse però l'ultimatum degli alleati su li 'arretramento e il risultato scontato della nuova crisi tra questi e Béla Kun fu che Bucarest prese la decisione di occupare militarmente la zona richiesta da
4 5 Gli alleati. malgrado la crescente animosità verso la Romania, avevano deciso di provvedere - sulla base però delle loro disponibilità - alle necessità di equipaggiamento militare delle sue forze armate: all"ltalia sarebbe s pettato fornire 50 mila capi di vestiario. quando già aveva stabilito però. di inviarne un quantitativo doppio. Esponenti del mondo politico e militare italiano - dal Generale Enrico Caviglia al Generale Armando Diaz ed allo stesso Presidente Orlando - criticarono la mancanza di g ratitudine da parte della Romania e di altri paes i dell'Europa orientale per la "generosità" italiana nei rifornimemi militari. Per il carteg g io relativo della Sezione Militare della Delegazione Italiana alla Conferenza della Pace eli Parigi. ved.: ibidem. fase. 4/76 , "'Esercit o . Materiali vari d egli Alleati e dell"ltalia ceduti alla Romania. 1919". e il fa se. 6176. ··Materiali romeni e materiali romeni in Italia'", sulla questione elci rispettivi materiali acquisiti durante il conflitto con !"Austria-Ungheria.
Ancor più preoccupante e dett agliata si rivelò la situaLione militare sui vari ··fronti"' romeni descritta il 22 marzo, per l'Addetto Militare a Bucarest dal Capitano aggiu nto della missione. Ugo
Sui confini orientali intanto sembrava che le truppe bolsceviche avesse ro occupato tutta la riva del Dniester fino al Mar Nero, né accennavano a dinùnuire i movimenti delle bande di Petliura di altri gruppi irregolari. come quello dell'" Ataman.. Pa vlenko. mentre le forze del Generale russo .. bianco"' Denikin abbandonavano invece il teatro di opera.lioni ucraino.
Istituito un Comando a Odcssa. le forze bolsceviche intensificarono i tentativi eli fraterniaare con le truppe romene dell'altra riva del Dni ester, ma anche esse dovevano fare i conti -oltre che con gli irregolari ucraini - con una forte mancanza di viveri ed equipaggiamento e anche con il diffondersi di malattie epidemiche. Non a caso in quel frangente si iniziò a parlare della decisione di Mo sca di intavolare trattative con gli Stati vici ni, per arrivare ad un modus vil'endi reciprocamente accettabile.
Sull'incerta linea di co nfine con l'Ungheria. tornò a farsi minacciosa la pressione delle truppe magiare le quali avevano prontamente occupato le zone lasciate l ibere dai romeni dopo la creazione della zona neutra.
Gli ungheresi proclamarono lo stato d'assedio. impo!-.ero requi s iz iOiù di v iveri e materiali. istituirono la coscrizione obbligatoria . ristrutturando gli organici delle loro forze armate per renderle più efficienti.
Ma i limiti numerici imposti dagli alleati alle forze ungheresi - circa 35.000 uomini. ma g li effettivi reali erano per il momento di 22-23.000 nùlitari- re ndevan o quasi impossibile una riformulazione degli organici a livello di divisioni (circa 8), quando la stessa Commissione militare interalleata considerava più opportuna un'articolazione dell'esercito su sei brigate più una divisione di cavalleria. L a riorganiz.la7ione degli effettivi ungheresi consentì comunque di riprendersi in tempi rapidi, mentre si rimettevano in moto addirittura alcune fabbri che di armamenti, la cui produzione veniva integrata con acquisti fatti in Germania cd in Austria.
Da notare che questa riorganizzazione militare sembrava fosse completata dali" invio in Transilvania di numeros e spie con il compito di sobillare la popolazione per mobilitarla contro i romeni. Sul piano politico, poi, l'organizzazione ··Lega per l'integrità dell'Ungheria .. cercava di g iun ge re ad una rappresentanza parlamentare completata da delegati provenienti a nche dai territori perduti.
46 Ibidem. tàsc. 9!76. cit Rela::.ione circa la çiwa::.ione dei eserciti 1ulle varie jromi della Romania alla data del 15 mar::.o 1919 , Capitano Ugo Rose Ili per r Ad<.letto Y!ilit:lre d'Italia, n. 529.22-3 -1919.
A s ud , la Bulgaria appariva in preda ad una cena confusione politica. che sembrava potesse dar luogo anche ad un colpo di mano del locale P artit o comunista agevolato da una eventuale g ra nd e affe rm az io ne alle prev iste elezioni politi c he L'aiuto da parte dei bol scev ic hi - s upportato dalla propaganda in atto da pa rte elci prigionieri ru ssi prese nti ne l paese - era anzi co nsiderato necessar io dalle forze comuni s te proprio per procedere a ll a ' ·rico nqu ista' · dci territ ori perduri durante la guerra .
Il militari mo bulgaro si ri velava. così . funLionale all'offens iva dei com uni sti. tanto più che, malgrado il limit e de i 20.000 militari stab ilit o dal Comando alleato. il Governo di Sofia e ra riu cito a mantenere sotto le a rmi un esercito di circa 45.000 uomini. Ciò graz ie anc he a l ricorso ad alcuni stratagemmi, come la m o bilitazione di riservisti per mantenere l'ordine intern o, la costituzione di centri di is tru z io ne militari sotto altra ves te , co me società s po rtive , e lo svil upp o di ini z iative di is truzione militare in scuo le c posti di lavoro. La Bulgaria se mbrò puntare. quindi, a ll 'obi ettivo di ricostituire una "naz ione armata .. : senLa dubbio una pesante minaccia alla frontiera meridionale della Roma ni a . impegnata co n la maggior parte delle sue forze in Tran s il vania·n.
La situazione politico-militare della Romania ·cmbrò attirare ancora di più nei me si s uccess ivi l 'a ttenzione dei militari ita li a ni alla Conferenza della pace. Essa, infa tti , s i rivelava come una qu es tione direttamente legata ai difficili equi li bri c he s i venivano d e lin ea ndo ne ll'area danubiano-balcanica con rip e rcu ssio ni che non po te va no non ri guardare anche g li int eress i ita liani
Una nuova relazione s ulla ituazione interna romena fu inviata alla fine d i marzo a ll a De legazione italiana alla ConfcrcnLa di Parigi anche dalla Missione militare italiana a Vie nna. che affermò di averla ricevuta da un ·'ufficiale di ritorno da Bu ca re s f' 48.
47 Sulla politica italiana nei confro nti della Bulgar ia uopo la tìne del primo conflitto mon<.liale e i n particolare su ll a presenza militare italiana. ruolo di Roma nella qucdella Dobrugia e s ulle nei rapporti italo-romeni. rimanda a: Fra ncesco Guida LA Bulgaria dalla guerra di libera::.ione .1ùw al Tratlato di Neuilly ( 1877· /919). Testimonian:.e iwliane. Roma. 1984 pp 255-310.
48 AUSSME. Fondo E-8. 76. fase. 9176. ci t Delegatìone italiana per la paceSezione Militare al Mini.,tero degli Esteri. ''Situa:.ione in Unxheria e Romania n 1630. 18-3-1919, trasmi!>sione <.Iella relazione del Souotenente Owaldo Esposito.
L'autore era il Sottotenente di fanteria Osvaldo Esposito inviato in Oriente e il s uo rappo1to. come s i rileva già nella presentazione, si rivelò di grande interesse anche perchè vi ri co rre va no molti dci temi già affrontati dal Tenente Olivotto , soprattutto per quanto ri g uardava il prestig io dell a politica italiana in R omania
La si tuazione economica rom e na veniva es plorata a fondo, per quanto riguarda va le principali risorse del pac e e la situazione dell'imerscambio comme rciale con l 'estero. da cui Bucarest doveva importare quasi tutti i beni strumentali nece ss ari.
L 'abilità degli agenti commerciali francc ·i. presenti in tutti gli angoli della R omania, stava concentrando lentam e nte ma inesorabilmente nelle mani del mondo industriale e commerc ial e di Pari g i l'approvvigionamento delle preziose materie prime romen e . a discapito degli intere ss i di altri pae si l"Italia in primo luogo. la quale faticava a s tabilire persi no un ufficio consolare commerc ial e nella stessa Bucarest, mentre mancavano del tutto agenti commercia li italiani, in grado di difendere su l posto g li interessi del Paese.
Una concorrenza s pietata, quella francese, che pure avrebbe potuto esse re fronteggiata dal mondo indu str iale italiano se avesse avuto un magg iore sostegno politic o . In particolare si trattava della "questione di farsi cono cere.. in Romania: i prodotti italiani avrebb ero avuto pochi rivali a parere dell'estensore del rapporto.
Nel Pae se permanevano notevo li difficoltà, a partire dal settore dei trasporti. per non parlare deJI 'alto tasso di in nazione c della mancanza di co mbusti le e di energia elettrica. fenomeno che aveva portato addirittura a casi di assideramento in città c pe1fino su i treni. Il tutto aggravato dalla caratteristica inefficienza burocratica dcii· apparato s tatale.
La con . iderazione nei confronti deirltalia. ' ·come paese e come nada/lato militare e commerciale", era a li velli incredibilmente molto bassi:''/ rumeni ci stimano. Po sso dire anclze / .. ./che ci anwno sinceramente. Ricordano I'Oientieri la loro origine romana (specialmente ora per le loro aspira:ioni) /. . ./ co n spontaneità balcanica ci chiamano fratelli, ma .... è tutto" / .. ./ Siamo amati ma non srimati al nostro giusto valore".
Una s ituazione che forse sa rebbe stato eccessivo allargare a tutta la Romania, ma che comunque metteva in lu ce una situazione molto probabilmente inaspettata per i vertici politici e militari italiani.
Qu ella dei romeni - secondo l'autore della relazione- era "ig noranza ·· non so lo delle potenzialità di un rappo rto economico-commerciale con l'Italia, ma anche una insufficiente o addirittura erra ta conoscenza della realtà militare italiana, fatto abbastanza grave, poichè essa era avvertibile soprattutto in riferimento al contributo italiano alla vittoria finale dell'Intesa: Buio su tutta la linea. L'unica cosa che rifulga per noi: Caporetto !! I francesi hanno arrestato l 'invasio ne aus triaca sul Pia ve; loro hanno promosso l'avan::_ata sul Piave ; ed hann o conseguito il prernio della loro vittoria 11 e lla batTaglia del Ve n e to l''. Esposito dichiarò di ave r ascoltato personalmente ufficiali francesi che attribuivano al loro esercito il merito di aver fermato l'avanzata austro-tedesca dopo Caporeuo. inquadrando di nuovo i soldati italiani che fuggiva n o Grande meraviglia aveva destato fra alcuni romeni. inoltre. la presenza di truppe italiane nella stessa Armata d'Oriente nei Balcani Altri episodi riportati da Esposito. e riscontrati nel conta tto con la vita quotidiana bucarestina, mettevano in risalto, fra l'altro. la mancanza di rispe tto nei confronti della bandiera italiana. Lo si verificò in occasione di una rappresentazione teatrale di genere brillante che ridi colizzava gli "italiani maccaronari .. (tanto che I"Esposito interruppe lo spettacolo protestando per le risate di alcuni ufficiali francesi presenti. dai quali ottenne le scuse). La mancata esecuzione dell'inno italiano durante un concerto in onore degli alleati tenuto proprio il 4 novembre all'Athenée Palace, vide un nuovo duro in tervento dell'Esposito, seguito poi dalle scuse degli organizzatori Era forse presente una certa emotività nella rela7ione, soprattutto per quanto riguardava l 'estensione a tutta la società politica e civi le romena di questa "ignoranza" nei confronti del valore militare italiano negli ultimi mesi del conflitto; forse anche una sopravalutalione dei condizionamenti anti - italiani indotti da una attiva presenza francese.
In realtà. era lo stesso Esposito a imputare la situazione da lui riscontrata a cause più profonde, quali la mancanza di una colonia italiana dinamica. le impressioni sfavorevoli che si erano tratte dall'immigrazione di lavoratori italiani in R omania. simbolo di un popolo "bisognoso", l'assoluta mancanza di propaganda sull'attività italiana in guerra e. di converso, la più che dinamica propaganda tedesca ptima e francese poi. ambedue contrarie all'Italia c corredate. come si è visto, di numerose falsificazioni e calunn.ic.
Le false notizie seguitavano ad avere, anzi. un accesso assai facile in Romania, tanto che si giunse a parlare addirittura di Trieste divenuta ' porro internazionale". di Fiume occupata da truppe franco -i nglesi. dell'Albania finita sotto un comando militare francese e. in particolare. del fondamentale aiuto francese al conseguimento delle aspirazioni nazionali romene.
L" assenza di una immagine positiva dell' Italia 1ivelava uno scarso interesse a livello governativo che non poteva essere spiegato so lo con la Limitata infonmuione sulla politica italiana. Evidentemente. si trattava di colmare lacune nella stessa iniziativa italiana. Si trattava, più in generale. di ricreare in Romania la base di un effettivo int e resse per la politica italiana in Europa sud-orientale prima che fosse troppo tardi. È qui che si giungeva al punto chiave della relazione. la mancanza di una rappresenk'lnza militare italiana stabile che pote sse reggere il confronto co n quelle francese e in glese.
L'Addetto Militare presso la Legazione italiana, Generale Alberto Peano. rilevò Esposito. "malgrado i suoi meriti personali" non poteva da solo far fronte alle necessità degli interessi italiani.
Si poteva rimediare. dunque . a tale situazione ? Fra le misure che sarebbe stato necessario prendere una era per Esposito particolannente urgente: disporre di un corpo di ufficiali in grado di effettuare una vera e propria pro g rammazione della pre senza italian a, in modo da evi tare errori pialeali come quello dell'assenza comp leta di truppe italiane al seguito di Re Ferdinando al momento del suo trionfale ritorno a Bucarest liberata.
Una mancanza di riguardo, in fondo, per lo stesso paese ospite, e certamente non dovuta alla propa ganda francese ma ad una sca rsa sens ibilità tutta italiana.
Passando alle richieste territoriali romene. il Sottotencnte Esposito de!ìnì esplicitamente la Transilvania un " paese romeno", dove i romeni erano maggioranza, anche se nelle città si trovavano forti nuclei di popolazione magiara e sas!>one. base della "classe intellettuale'· del paese.
Gli ungheresi dovevano però essere a loro volta suddivisi in cittadini di origine magiara, forse disposti a "farsi assorbire'' dai romeni, c c ittadini di "nazionalità ungherese" vera e propria che formavano invece la componente che più avversava questa soluzione.
Singolare l'atteggiamento di alcu ni ufficiali originari della Transilvania, incerti se considerarsi romeni o ungheresi e che nel ''du bbi o" preferivano definirsi ani''. Proprio per questo fatto anche alcuni ufficiali romeni manifestarono a Esposito la loro delusione sul cosiddetto irrcdentismo dei transilvani, "irredentismo forse per un 'autonomia, più che per un unione con la Romania··.
"Ambigue·· in\'CCC erano le regioni della Bessarabia c della Bucovina. con popolazione estremamente differenziata c mescolata. La Romania poteva avanzare solo il diritto derivante dalla conformazione geografica delle due regioni. integrata con il resto dello Stato romeno. Questo aspetto non riguardava tuttavia la Dobrugia. peraltro occupata da truppe francesi.
Ostentatamente filo-italiani. g li ar omeni del Pindo (o macedo-romeni, o cutzo-valacch i) vennero in criti da Esposito nel quadro etnico romeno: essi ambivano all'indipendenza e avevano appunto eletto l'I talia a loro potenza tutrice, sperando di avere il sos tegno di Roma nella loro battag li a contro greci c se rbi.
Asp irazioni che, come e ra presumibile, dopo alc uni tentativi per o ttenere un d e ciso inte r vento italiano a loro favore da parte degli aromen i, s i sco ntrarono con la prud e nza mostrata dal Gov e rn o di Or la nd o e Sonnino ; forse no n del tutto errata in quc to caso . alla lu ce della difficile posizione italiana a Versai Ile . nonostante fossero stati avviati poradici rapporti co n il Comitato che rappresentava gli interessi degli m·omeni.
Nel corso d e l me e di marzo la s ituazion e mi li tare romena iniziò a complicarsi s ul pian o int e rno, conseguenza in ev itab il e del cresce nte cl ima eli sco ntro a P a ri g i tra il Governo Bratianu ed il Co ns ig lio Supremo s ulla in ga rbugli ata que s ti o ne tra ns ilvana.
Bu care st parlava apertamente ora di una disparità a uo sfavore dato che le un ità ungheresi erano in Tran s ilvania più num e ro . c del co nsentito.
Sul piano delle operazioni militari . si verificarono a tt acc hi da parte di alcune formazion i irregolari magiare in Tran ilvania e di formazioni russe bolsceviche s ul Dni este r, per fronteggiare le quali le uni tà rome ne riusciro no co munqu e a beneficiare dell'aiuto di artiglierie francesi.
Le Po tenze d e li ' Tn tesa per frontegg iare que sto nu ovo focolaio di g uerra aveva no deciso di sc hi e rare un contingente formato da trupp e greche c polacche so tt o il comando de l Generale Jean -Césa r Graziani. l n qu es ta diffic il e s itu azione il Comando romeno deci se di spos ta re un a di v isio ne di cavall eria dalla B essa rabia alla Tr ans ilvania per fronteggiare l'emergenza militare locale. fatto che confermava tr a l' altro la difficoltà con cu i Bu carest ce rcava di ri sponde re ad un arco molto ampio di sfi de4 9
La s itua zio ne sul fronte transilvano si fece ta lm ente g rave, a giudizio del G overn o romen o, c he - come s i è g ià rilevat o- esso fu indotto il 16 april e, co n g rave di sa ppunto del Comando intera ll eato, a procedere a ll'occupazione della zo na neutra pe r co ntras tare efficace mente g li attacc hi ungheresi50.
Gli s tessi rappresentanti militari alleati sul po to c hi esero anzi il consenso della Conferenta ali' occupaz ione romena della linea Satma - Ora - dea Mare- Arad, pe r una mjgliore possibilità di difesa, e a sollecitare la concessione di crediti ed equipaggiamenti militari a Bucarest. li G overno tent ò di giocare una carta importante per riguadagnare l'appoggio della popolazione, con il varo di quella riforma agraria a lun- go promessa alla classe contadina durante la guerra e poi decisa nel dicembre 1918, riforma che avrebbe dovuto cambiare il volto del paese e che si andava ad aggiungere ali 'altra grande riforma post -bellica, l'introduzione del suffragio univ ersale.
Più compromes ·a continuava ad apparire. comunque. malgrado l'impegno diretto delle forze alleate, la situazione militare ul fronte della Bessarabia a causa degli attacchi delle forze bolsceviche contro romeni ed ucraini.
Sembra vano inoltre. degne di credito le nuove voci circa un possibile accordo tra ungheres i e russi bolscevichi al fine di concenare un attacco comune contro i romeni5J.
L a Sezione Italiana del Con s iglio Supremo di Guerra interalleato riuscì ad ave re ad aprile un lungo promemoria, articolato per allegati, molto specifico sulla situazione politica romena. preparato da L. Negro, un ingegnere italiano che aveva trascorso vari anni a Co tantinopoli cd in Romania aveva ancora molti interessi industriali. Que s to lun go "promemoria ' ' venne considerato di una celta importanza per l'esame della situazione politica e militare romena e fu poi trasmesso alla Sezione Militare della Delegazione italiana a Parigi s2.
TI prim o al legato. descri tte le ca ratter istiche dei va ri partiti politici, metteva in risalto i numerosi arricchimenti verificatisi per gli esponenti del Partito liberale con le esportazioni agricole nel periodo pre-bellico. la crescente insoddisfazione pubblica, la vasta speculazione sui generi di prima necessità verificatasi all'indomani dell'armi st izio. Specu laz ione che mo trava ineluttabilmente !'"incapacità" di chi era al governo e che andava dalla vendita di legname a quella della farina e di generi di abbigliame nt o. Malcontento e '·sobi llazione bolscevica" potevano essere le conseguenze più naturali di questo stato di cose e mettevano sotto accu. a il paltito liberale e il Go verno. ma l'ostilità sembrava indiriuarsi anche contro tutte le is tituzioni dello Stato. Vi era. anzi, chi rimpiangeva addirittura l'occupazione tedesca.
51 Ibidem busta 74. fase. 7174. ciT Comando Supremo- Ufficio Opera7ioni. Promemoria su "AI'Venimemi poliTici e mi/Ilari .n·o!Tisi in Romania nel mese di mar::.o ", basa to su una relazione del Generale Pean o e inviato dal Tenente Colonnello Pellicclli. della Sezione Militare della Delegaz ione italiana alla Conferenza di Parigi. alla Sc7ione Italiana del Consiglio Supremo di Guerra. n. 5158. 261411919.
52 Ibidem Sezione llaliana del Con sig lio Supremo di Guerra. "Promemoria Risen·ato Personale per il TenenT e Colonnello Toni" e due Allegmi . n. 1449. 21-4-1919.
L'obiettivo di Bratianu era quello non solo di creare dal nulla una classe di piccoli proprietari terrieri in grado di essere un valido e sicuro sostegno elettorale, ma anche di istituire una rete di legami e condizionamenti tra questi piccoli e medi contadini e gli istituti finanziari e di credito agrario di cui essi avrebbero avuto bisogno. Era questa una parte importante della stessa strategia politica che portava Bn1tianu a cercare la fiducia anche dei grandi proprietari terrieri, affinchè investissero i loro capitali in fondi pubblici diretti a finanziare imprese industriali "nazionali" in grado di lottare contro l' ' · invadenza" del capitale stran iero: preoccupazione fondamenta le per la politica liberale.
È s ingolare come il Governo sembrasse cercare allo stesso tempo le simpatie di categorie sociali diverse come salariati, quad1i tecnici specializzati, ingegneri. Ma nella Romania del dopoguerra sembrava continuare in tutti i setto ri della vita nazionale, dalla politica all'economia, quella ristretta capacità decisionale di poche élites che aveva caratterizzato il periodo buio d eli' occupazione tedesca.
Tornando al problema dei partiti politici e del loro ruolo nella società. Negro, che esprimeva giudizi politici ed economici in modo più libero da condizionamenti che invece limitavano l'azione delle autorità politiche e militari, sottol ineò lo s tretto legame tra politica dei liberali di Bn'itianu e forti interessi finanziari e industriali, soprattutto nel lungo periodo della neutralità romena prima del 1916. Arricchimenti facili erano stati causati in particolare dalla libera vendita di prodotti agricoli all'estero, anche negli Imperi Centrali. Favoritismi. illeciti, accaparramenti di materie prime e frodi vennero alla luce nel periodo della sconfitta militare e dell' occupazione, ma le condizioni di vita della popolazione, anche dopo lo sgombero del paese da parte dei tedeschi e la fine del conflitto, non mutarono in meglio, semmai ancora in peggio e la speculazione sembrò contagiare diverse classi sociali
Uno degli effetti più drammatici di questa situazione fu quello della morte per freddo di molte persone a causa della mancanza di legname nel paese e dei forti disservizi nei trasp01ti ferrovia1i per avere disponibile questo prezioso combustibile.
In particolare, per quanto riguardava le difficoltà militari incontrate dal Governo romeno per far fronte agli ungheresi in Transilvania ed ai russi in Bessarabia , pesava il fatto - che si cercò di tenere segreto- di esser stati obbligati a consegnare gran parre del materiale bellico ai tedeschi. dopo l'armistizio obb ligat o co n gli Imperi Centrali. Nè si riusciva a sottacere il fatto che sulla stessa capacità di mobilitazione incidesse negativamente la differenza di vedute pol itichc tra G overno e ufficialità, soprattutto alta. dell'esercito.
Duro il commento fatto nel promemoria: se la base delle forze annate. i sol dati semplici pur fra le tante pri vazioni che li colpivano ancora. potevano ri sc uo tere un giudizio positivo. la categoria degli ufficiali lasciava molto a desiderare; cause non ultime, l'abitudine ad una vita dispendiosa e la ..grande mania'' della politica e della vita di partito.
All'inizio di aprile la situazione rniJitare romena era tutt'altro che rosea. c .,u di essa tornò in un suo rapporto r Addetto Militare
La Russia sov ietica, infatti, minacciava sempre di più le posizioni romene in Bessarabia, proprio perché a ridosso di que s ta regione cercava di rompere il co rdone sanitario" che la circondava: minaccia militare e propagandistica che cercava di diffondere nella popolatione il convincimento di essere caduta nelle mani di un governo "dispotico e sfruttatore".
Era su lla base di questo peri co lo che Bratianu ce rca va di imporre le ragioni romene al Consiglio Supremo, rciterando l'argomentazione che riteneva inoppugnabile: quella della Romania come "baluardo" della difesa dell'Europa.
In effetti, sarebbe stato necessario. a parere di Peano, che le potenze occidentali in viass ero al più pre s to aiuti in viveri e vestiario alla Romania. come alla Polonia ed alla Cecos lovacchia. anch ·esse esposte allo stes o pericolo, per rafforzare la "barriera'· anti-bolscevica all'est, garantendo in particolare tutti i confini più mina ccia ti della Romania. dalla Bucovina alla Bessarabia. alla Dobrugia. L esercito sovietico era ormai in grado di misurarsi alla pari con eserciti regolari e la Romania, se nza sufficienti equipag giamenti c viveri. non poteva disporre nemmeno del minimo delle risorse necessarie. In Transilvania vi erano 5 divisioni. 3 in Bessara bia e l in Bucovina: poche per poter sperare in una difesa efficace. Infatti. gli effettivi con tinua vano ad avere enormi problemi. Se alla fine del marzo 1919 l'e serc ito romeno era formato ancora da cinq ue Cor- p i d· Armata. per un totale di 19 divisioni. succes ivamente Bu carest era riuscita a formare altri due nuovi Corpi d" Armata. ma con tre sole divisioni ciascuno (più alcuni reggimenti di volontari, compresi quelli giunti dall'Italia. gendarmi e guardie di confine) e naturalmente con grandi problemi di equipaggiamento. Effettivamente mobilitate erano solo sette divisioni di fanteria, più due di ''cacciatori" e due di cava lleria. cui si aggiungevano altre unità minori a livello reggimental e54.
5l lbtdem. Comando Supremo- Uflìcio OperaLioni. "Promemoria .111/la siwa:ione polirico milirare in R omania al principio del mese di aprile". da una Rela7ione del General e Pcano. 2-l -4 - 1919.
Una situazione g rav e per la Romania, se comparata con il processo organizza tivo che sotto il profilo militare prendeva piede in Ungheria dopo la "rivoluzione comunista e l"instaurazione della R epubblica dei Consigli.
Peano citò una fonte britannica secondo la quale ad aprile le forze unghere i potevano contare su ei divisioni. ognuna su tre brigate di fanteria e uno squadrone di cavalleria; due divisioni erano a sud del Danubio e a Budapest: tutte le altre erano state sc hierate contro i rom en i in TransiJvania.
Altissimo ri s ultava il mora le delle t ru ppe e non meno ferrea la disciplina "rivoluzionaria", a nche se non mancavano forze ' ·bianche" controrivoluzionarie. segna late anche nella stessa Budapest. Si dava inoltre per certo che in caso di attacco romeno. tutte le forze magiare av rebbero fatto cau a comune contro il nemicoss .
11 mese di aprile segnò l'inizio di un miglioramento per la Romania sul piano militare, mentre invece andava aggravandosi la situazione economica e finanziaria del paese. Sul fronte orientale la s itu az ione permaneva critica, a ca usa dell 'offe ns iva delle forze bolscevich e co ntro le bande eli Petliura che fu poi obbligato a passare il D niester. L" avanzata bolscevica proseguiva anche al Nord della Bessara bia, nel chiaro tentativo di unirsi alle forze ungheresi. ma la resistenza delle truppe ucraine embrava essere efficace nel sbarrare loro la strada. In oltre. la prcsenla di truppe dell'Intesa costituiva un va lid o deterrente per le forze russe le quali sembravano ora soffrire di una capacità combattiva senz'altro minore. ma erano più che evidenti i segni di stancheua anche fra i soldati francesi.
Un certo miglioramento della situazione militare romena s i fece evidente sul fronte transilvano, dove, malg r ado g l i sforzi comp iuti. le for-
S.t Ibidem. bu sta 76 fa\c. 2176. ci r Comando Supremo - Ufficio OperaLioni Promemoria sulla jorma:ione cft:f VI e VII Corpo d'annata romeno ... da una Relazione del Generale Pean o. 1-5-1919.
55 Ibidem. C olonnello Gloria. Ufficiale di collegamento presso il War Office britannico. alla Sezione Italiana del Consiglio Supremo di Guerra. 8-5- 1919 ze m ag iare non e rano anco ra in g rado di fr o nteg giare delle truppe r egola ri 56.
Quando il 15 april e il Comand o rom e no ordinò l'avanzata su tutto il fronte alle ott o di v is ioni dei Gruppi del Nord c del Sud, al fin e di proteggere le popolazioni romene dalle violenze delle truppe unghe resi . questa . i svolse quindi rapidament e s pingend os i verso il Tisza. e . come s i è ricordato, sui Monti Apuseni tra il 16 c il 19 april e si svo lse una battaglia abbastanza c ruent a che termin ò co n l'ult e riore ritirata d e ll e forze un g here s i .
M a lgrado la resisten za inc o ntrata, le truppe rome ne riu sc iron o ad avan za re di circa 10- 20 c hilom e tri al giorno. cau sa ndo gravi perdite al,. avversario e cattu rand o g randi quantità di materiale bellico. Il 23 aprile i romeni d e l Gruppo Nord erano in v ista di Debrecen e nei g iorni s uccessivi riusciro no anch e a superare il Ti sza in vari punti. mentre maggiore re istenza in co ntra va il Gruppo del Sud .
Il s uccesso delle truppe rome ne emerse ancor più chiarament e nei giorni ucce ss iv i e verso la fine di maggi o il Comando ungh e re s e chi ese l'armi tizio al Coma nd an te ro m eno . il qu a le pretese il disarmo co mpl e to più altre condizioni che av rebbero deciso g li alleati c ollegialmente.
Ri s posta negativa fu però dat a dai romeni alla ri c hiesta d e l Gove rno di Budapest di una pace se para ta57. U n chiaro sintomo della c resce nte insoddisfaz ion e del Comando interalleato ne i confront i di que s to "protagoni smo ' ' ro m e no nei Balcani si ver ificò quando le truppe rom e ne entrarono nella città di Arad o lle va nd o le prot es te dei francesi.
2.5 M om enti di confro nt o fra militari e politici italiani e romeni
In questo delicato fra ngente , mentre si acce ntu ava il contrasto tra la Rom a nia e le Po tenze dell'Inte sa . s i fecero più frequenti le occasioni pe r un profondo scamb io di idee tra espo nenti del mond o politico e milit are italian o e romeno.
TI Colonnello Fortun ato Cas ta ldi - che era già stato nell e forze interall eate in Bul garia e partecipava in qua lit à di esperto alla Co nferen z a della pace- ebbe infatti un lu ngo colloquio il 21 maggio a Parigi con il Generale romeno Il ie sc u, già Comandante in capo de11 'Esercito romeno e in procinto di lasciare la Francia a cau sa dell 'os tilità (c he imputava alle ma novre del leader conservatore-unionista Take lonescu) di cui era fatto oggetto dal Primo Ministro Clemenceau, malgrado egli fosse ritenuto tra i più accesi "francofili "5s
56 fhidem . fa!-c. 9176 "No ti:,ie p oliti c he e militari. 1919". Co mando Supremo - Ufficio Operazioni Promemoria Sul(li G\'l'enimemi politico -militari S\'Oitisi in Romania nel me.H! di aprile 1919", da una Relazi one del Generale Pcano. 19-5 - 1919.
57 Ibidem fase. 2176 cit Coma nd o S upremo a Sezione Militare della Delegazi one itali ana per la pace. T. 9233. 21-5-1919.
Riferendosi implicitamente anche alla politica troppo defilata nei confronti del suo paese che già Bnitianu imp utava aH 'Italia, Iliescu si lame ntò con Casto ldi del trattamento che la Romania stava ricevendo nell 'ambito dei lavori della Conferenza della pace, in particolare da parte della Francia, visibilmente più sensibile alle richieste territoriali dei s erbi per il Banato e delle forze russe anti - bolsceviche per la Bessarabia, la cui questione Bucarest riteneva dovesse invece ricadere nell'ambito interno della Romania. Da qui le manovre alleate per indurre Bratianu a dimettersi a causa della sua scarsa malleabilità e portare al potere lonescu, più incline all'amicizia con Belgrado e Atene.
Anche in Ungheria la politica francese, che sembrava voler cos tituire a Szegedin un nuovo governo ungherese avverso ai romeni . si rivelava fortemente ostile a Bucarest.
Il Colonn ello Castaldi, preoccupato della crescente conflittualità nell'area dovuta a esasperazioni nazionaliste. cercò di consigliare per il meglio il suo interlocutore, facendogH osservare come la Romania dovesse considerare ormai chiuso nelle sue linee generali il discorso delle rivendicazioni territoriali (i lavori della Commi ss ion e territoriale erano terminati) e dovesse spingere più in là lo sguardo, pensando al futuro assetto dei Balcani, cercando di non cadere in un isolamento internazionale. A questo inevitabilm e nte la avrebbe portata un continuo contrasto con i serbi e i bulgari a proposito del Banato e della Dobrugia. Ili esc u riconobbe che in effetti sulla Dobrugia andava cercata un'intesa con la Bulgaria, nazione che certo era profondamente cambiata tispetto al 1913.
Castaldi , inoltre, mise in guardia Ilic scu nei confronti della possibilità di una sistemazione balcanka attuata per "linee verticali'', inevitabile base di una "egemonia serbo-greca" simile alla impostazione del dominio austro - unghere se prima della guerra. Alla Romania sarebbe convenuto invece una sistemazione a "linee orizzontali" paragonabili a quelle dell'Impero romano, in grado di portare ad una collaborazione stabile tra Ro - ma e Bucarest, nell'ambito di un gruppo di Stati più vasto comprendente anche l'Albania e la Bulgaria, con la valorizzazione, quindi (c qui si avvertiva il ricordo degli appelli inviati all'Italia). anche di quell'elemento macedo-romeno del Pindo, in grado di assicurare la "prevalenza morale c politica" romena nell'area.
Iliescu condivise questa impostazione che a suo parere vedeva la Romania riprendere l'eredità che era stata di Genova nel Mar Nero e assic urare all' Italia la tradizione di Venezia nell'Adriatico. Purtroppo, per ll iescu nel mondo politico romeno era molto forte l'ascendente della politica francese. diretto in primo luogo a scalzare qual iasi influenza italiana. Si ripropose, comu nque, di parlare di questi argomenti con il Re una volta tornato a Bucarest.
Preparato dallo , tesso lliescu. pochi giorni dopo- in un momento assai critico per i rappo1ti tra Romania e Consiglio Supremo alla Conferenn- si svol e un altro co lloquio tra il Colonnello Casroldi e il Mini st ro romeno Alexandru Vaida Voevod 59. Questi confermò la di una "transazione" con la Bulgaria a proposito della Dobrugia, affennando che anche Bratianu era dello stesso parere: il momento, però, non era favorevole ad una decisione ufficiale in questo senso. dato che il Governo si era preso l'impegno di difendere integralment e tutte le rivcndicazioni nazionali . Inoltre. la stessa Oobrugia era considerata ancora una ··carta da giocare" in sede di Conferenza della pace, per poter eventualmente condizionare le decisioni sul Banato. Castaldi. tuttavia. non sembrava condividere la programmazione di sofis ticat e manovre. tornò a insistere sulla necessità di una intesa con i bulgari e prospettò ali' interlocutore i pericoli di un contrasto portato alle estreme conseguenze se Bucarest avesse messo in atto la sua minaccia di non firmare il Trattato di pace.
Vaida Yoevod si disse sicuro del fatto che la Romania avrebbe avuto le capacità per sostenere da sola i contlitt i in atto. in primo luogo quello a est con i russi e quello a ovest con gli ungheresi. Il punto chiave erano però i rapporti di Bucarest con Parigi. I francesi, secondo il Ministro romeno avrebbero avuto tutto l'interesse a favorire un asse ungherese-romeno. invece di puntare tutto sui serbi. ipotesi che contrastava nettamente con la realtà del conflitto in corso. Con una buona dose di scetticismo Castaldi chiese al romeno se in Ungheria essa trovava qualche sostenitore. ricevendone risposta positiva a causa di supposte tendenze magiare al-
I 'unione con la Romania proprie di alcuni strati della popolazione nelle zo ne occupate dall'esercito romeno.
Vaida Voevod andò ancora oltre affennando , poiché la Francia aveva rinunciato alla missione di coordinare le nazioni più deboli alla Confere nza di Parigi , c he l'Italia avrebbe potuto prendere il s uo posto .
Casto ldi prefe rì chiedere quali ripercu ss ioni si attendevano s ul piano interno in Roman ia in caso di no n firma del trattato di pace. Vaida non previde mutamenti ed escluse che il posto di Bratianu potesse essere preso da Take Tonescu (favorevole alla firma ed alla riconcilia z ione con l ' Tntesa) o dal popolare Generale Averescu. Cercando di sviare le incalzanti argomentazioni di Castaldi, Vaida Vo evo d insistette sulla necess ità per la Romania di " non agire palese me nte" e di non fe rmar s i solo s ui problemi fondamentali relativi al le s ue ri chieste . Occ o 1Teva "lasciare la patta aperta alle circostanze" e s oprattutto bi sog nava evitare che si perdess ero i "p rezio s i e lementi della Iatinità ": Ttali a e R omania avrebbero dovuto stringere un rapporto p iù forte prima e dopo la fine della Confe re nza d i pace, e in ogni caso Roma e Bucarest non avrebbero dovuto mai essere in contrasto a causa degli jugoslavi , " probl e ma politi co comune''. Vaida non fece miste ro di des id e rare l'aiuto italiano perchè i ro me ni potesse ro g iunge re fino a Budapes t e ga r anti re la formazione di un governo ungheres e vera mente " democratico " : interesse comune ad ambedue gli Stati.
Una maggiore precisaz ione del le inten zio ni romen e la si rica vò ancora da alcune dichiarazioni -probabilmente fatte al Capo di Stato Maggiore- del G enerale lliescu mentre, proveniente da Pari gi, tornava a Bucar es t60.
60 Ibidem, fase. 1 1174 "Aspircdoni dei Macedo -romeni'' Si t ratta di una Nota non tìrma ta, del 18-6-19 19. Numerosi so no i documenti militari s ull a questione dei Macedoromeni Ved. in particolare la lettera dei rappresentant i macedo - romeni M urnu. Tac it, Aulina . P a pahagi e al tri al C olon nello C as tol di , in da ta 8-4-19 19: ibidem. fase. 2174 ''Rumenia Conjeren::.a della pace e delegazione dei rumeno -macedon i, 1919" Ved. anc he il fase l 0174. " A spira::.ioni dei romeni del Pindo " con n umerose le t te re e telegram mi invia ti ne l b iennio 1917- 19 19 a diverse autor i.tà m il itar i ita lia ne . Nel fase. 11174 vi è anche un "Memorandum del Popolo Vala cco (gli Ammeni ) al Popolo Italiano'' il qu al e so ll ec it a il sos te g no di Roma sulla base del le affinità c ultu rali fra i due popo li. s ull a comune cu ltura e sul la minaccia de lle ambiz io ni della Grecia per entrambi. Sono allegat i un o puscolo il lustra nte le ragioni espos te dai Macedo - romeni alla Conferenza della pace e u na dettagliata carta etnico-geografica della regione da ess i abitata.
S ui ra pp ort i o a la popo laz io ne a romena e l'It a lia nel per iodo precede nte e duran te la guerra mondiale, caratteri zzati da un certo interessa mento politico e dip loma tico itali a no nei co nfronti di que sta mino ranza ved d i Gheo rg he Car ageani Gli m·omeni e la que- l li esc u t o rn ò s ull'argome nto di un eventuale accordo tra Romani a, Ungheria e B ulgaria e sulla cooperazione tra It a li a c Romania per ·'sfruttare .. a loro vantagg io co n un ·'lavorio di propaganda·· la presenza del milione c irca di a ro meni. o cu tzo- va lacc hi, a s ud del D a nubio. ln merito al primo argomento. lliescu disse sorprcndentemente che i mo ti vi di contrasto fra i tre pae si danubiani erano facilmente supe r abili, se paragonati a li" ostilità nutrita nei confronti del nu ovo Stato se rbo- croato -sloveno: lo tesso B ditianu sarebbe andato a Sofia per andare il terreno in questa direzione. llie scu, c he aveva già parlato di questo con dc M a rtin o e il Co lonnell o Castoldi, affermò c he per la buo na riuscita d e l progetto la R omania conrava molto su li' It alia e su l uo sostegno. l ca lcoli un po' s pregiud icati di llies cu faceva no la "somma·· tra i 15 mili oni di rome ni , i 35 mi lioni di polacchi (co n i qu a li s i sa rebbe conclusa un'alleanza militare ed economica) i IO milioni di i 5 milioni di bulgari e, i nfin e, i 40 milioni di italiani: un complesso imp onente'· di più di 100 milioni di persone di cu i g li a ltri av reb be ro d ovu to tener conto.
Pe r di più , in Romania esisteva una fo rte corrente a favore di un 'a lleanza con la Grecia. m a c irca questa opzione Ili escu - che aggi un se di diffidare del Mini tro romeno a R oma - non mostrava molto entusiasmo.
C irca la "pro paganda.. per sfruuare a va nt agg io delta politi ca italiana c romena il milione di aro m eni fuo ri dei co nfini della R o m an ia, Ili escu (che aveva come ufficiale d ' ordinanza il Tenente Papahagi, origi nari o di qu e ll a p u ntava a sfrurtare pr op ri o quel principio della tute la delle minoranze etniche c he era s tato oggetto di accese di scussioni a ll a Conferenza di Parigi. ma non andò più in là di un generico obiettivo di "trait d'union materiale eco nomi co.. tra R oma e Bu ca res t. Egli, comunque, si sa reb be recato in primo lu ogo in Albania e in M acedonia per ver i ficare sul posto lo stato d ' animo degli aromc n i e parlarne poi co n lo s tesso Re Ferdinando. Avrebbe poi provveduto a organizzare i due nuclei di aromeni nel Pind o e dci romeni nella regione del T imok, nel B anato. co ll egandoli successivamente con gli altri gruppi di minore entità di s loc ati lun go le "vie leg io narie'' dali' Adriatico a l Mar N e ro.
È interessante notare com e per l' organi:aazio ne di questa minoran:la etnica Lli escu a tt rib ui sse un grande valore a ll'att ivazione di una grande via di interscambio commerciale tra ltal.ia e R omania. convincendo g li s tion e a romena nei documemi de/f'archil·io storico -diplomatico del ministero degli affari esteri italiano ( 1891 -1916 ). in "Storia Co nte mporanea" . n. 5. 1987. pp. 929- 1007. aromeni - popolazione prevalentemente pastorale- a gravitare sempre più verso l'Adriatico e l'Albania, piuttosto che verso la Grecia. E per far ciò lliescu intendeva promettere agli aromeni la distribuzione gratuita di vasti pascoli invernali in territorio albanese e basi fisse lungo le vie carovaniere che andavano verso 1'Adriatico, aggiungendovi la ''d istiibuzione gratuita di filati d'oro e d'argento per l'industria domestica dei ricami'' e un vero e propri o programma di istruzione per la popolazione aromena. lliescu si disse certo di poter ottenere facilmente il sostegno finanziario necessario. Per il momento. chiese di portare a conoscenza del Re d'Italia questo programma.
L'ambizioso progetto del Generale lliescu. che ovviamente non teneva conto delle limitazioni che la delegazione italiana soffriva in sede di Conferenza della pace e dei programmi italiani in Adriatico (il noto accordo fra il Ministro degli Esteri italiano Tittoni e il premier ellenico Venizelos per la divisione dell'Albania in sfere di influenza è del giugno 1919). venne corredato pochi giorni dopo da una lettera inviata da alcuni rappresentanti aromeni del Pindo al Generale Giacinto Ferrera comandante il XVI Corpo d' A1mata a Yalona, in Albania, nel quale si chiedeva la protezione italiana sulla base della millenaria affinità culturale.
Ben più significativi e illuminanti circa la situazione politica e militare della Romania, furono i colloqui che iJ nuovo Addetto Militare in Romania, il Generale Luciano Ferigo - già Comandante della Legione romena costituita nell918 in Italia - ebbe a Bucarest ai primi di luglio con Take Ionescu e il Generale Alexandru Averescu, leader del nuovo pa11ito della ·'Lega del Popolo"6' . Ferigo era intenzionato a dare un corso diverso ai rapporti italo-romeni sui quali pesava l 'a ndamento dei lavori alla Conferenza di Parigi in senso certo non favorevole alle aspirazioni del Governo romeno.
In primo luogo questo avrebbe dovuto significare per Ferigo, certamente più portato a scandagliare i rctroscena della politica interna romena che non i suoi predecessori, una conoscenza più approfondita e sfrondata di luoghi comuni o false convinzioni da parte delle autorità politiche e militari centrali.
61 Ibidem, busta 76. fasc .9!76. cit .. Generale Ferigo al Comando Supremo. ' 'Sirua::.ione politica della Romania", n. 450. 3-7- 191 9.
11 momento era critico. poichè Bratianu era sempre più in lin ea di collisione con le potenze del Consiglio Supremo ed era ormai deciso arifiutare la firma del Trattato di pace con l'Austria. Si diceva, anzi, che avesse deciso di dare le dimissioni per dare via libera proprio a Ionescu o Averescu e dimostrare così la loro incapacità a governare, riprendendo subito dopo il potere. L'attenzione di Ferigo all'opinione di questi statisti dimostrava come anche in Italia si pensasse ad un inevitabile "dopo Bratianu" e si cercasse, di conseguenza. di dissipare la co rtina di incognite che gravava sul futuro del mondo politico romeno.
I due uomini politici non auspicavano certo il rifiuto del loro paese alla fi1ma del trattato: si riservavano invece di sostenere un governo di tecnici che firmasse il trattato e poi di assumere in modo pitl stabile la guida del paese: in ogni caso. l'inc apacità reale dimo st rata da Bratianu nel difendere la R omania alla Conferenza della pace c la COITuzionc presente nel partito liberale avrebbero impedito che questi riprendesse facilmente il governo della R omania.
Per quanto riguardava i nuovi confini della nazione. l onescu e Avcrescu non ebbero dubbi sul fatto c he occorresse accettare le frontiere stabili te a Parigi per il Banato e la Transilvania. senza ulte1iori illusioni di poter forzare la mano a lle Pote nze . La loro preoccupazione era invece tutta per la sorte della Bessarabia. che non era stata ancora oggetto di alcuna decisione.
[due uomini politici - che preferivano vedere nella J ugoslavia un futuro alleato piuttosto che l'avversario contro cui coa li zzarsi- non ebbero remore nel definire disastrosa per gli interessi di Bu carest la gestione fino allora realizzata dai romeni nella B essarabia dal punto di vista militare e amministrativo. quasi che la regione fosse un territorio di conquista: un plebiscito non avrebbe dato più del delle preferenze per l'unione al regno romeno.
Molto più saggiamente i due uomini politici avrebbero visto volent ieri, una vo lta firmato il trattato di pace, la costituzione di un Governo nazionale in cui anche ogni nuova regione avrebbe dovuto essere rappresentata. così da affrontare nuove elezioni politiche in assoluta imparzialità: un Governo che avrebbe dovuto avvicinare le popola z ioni delle regioni vecchie e nuove e preludere ad una opera di ·'bonifica·· amministrazione del paese.
Gra vi continuavano ad essere, però, le cond izioni economiche della Romania e forse troppe speranze si accendevano riguardo al prossimo raccolto di cereali. La pessima situazione dei trasporti impediva, infatti, !"esportazione di questi come di altri prodotti romeni all'e tero.
La situazione era assai pesante proprio nel vecchio Regno, dove il costo della vita era molto più alto (" Bucarest è la città più cara del mondo" ) che in Transilvania e le speculazioni di pochi affaristi apportavano forti dislivelli nel tenore di vita.
Tuttavia, non sembrava vi fossero le condizioni per una diffusione della propaganda "bolscevica" tra gli strati più bassi della popolazione: i contadini contavano sul prossimo raccolto e nelle città gli aumenti salariali facevano fronte in qualche modo alle difficoltà, attenuando l' efficacia de lla s tessa propaganda.
Sul problema fondamentale delle relazioni fra Italia e Roma ni a. quello della penetrazione commerciale e industriale della prima, la situazione - secondo la descrizione di Ferigo - vedeva l ' Ita l ia alla testa dei paesi esportatori con un fo11e avanzo a suo favore. Un primato che la difficoltà dei pagamenti avrebbe posto sempre più in pericolo: ad esempio, era ben noto come il cambio legale a l ,27 lei a lira fosse sopp iantato da quello reale di l ,80.
Inoltre, la Romania proibiva l 'es po1tazione della propria val ut a anche sotto forma di titoli bancari; e se le a ltre Potenze dell'Intesa avevano aperto un credito alla Romania, accettando buoni del tesoro romeno per centinaia di milioni, nelle loro valute nazionali , con l 'opportunità di venderli alle proprie ban c he. l 'I tal ia ancora non si era adeguata- nonostante le insistenze che lo stesso Ferigo andava facendo da tempo - a questa sit uazi o ne .
Se l ' Italia non si convinceva della necessità di fare questo passo, face ndo scon ta re in lire dalle proprie banche i b uoni del te soro romeni , il commercio in Romania sarebbe stato alla lunga possibile solo a quegli imprendito1i in grado di dispo rre di ingenti capitali e di accettare . quindi , la moneta romena per deposita rl a nelle banche locali, oltretutto senza interesse e con il pagamento di una quota deposito.
Era pur vero c he il leu sembrava destinato a salire vertiginosamente. a vantagg io di chi detene va somme in questa va luta , ma era al trettant o vero c he molte imprese italiane non erano in grado di attendere q uesto momento senza disporre del denaro fino ad allora.
U na decisione importante, a detta di Ferigo, sarebbe s tata l ' istituz ion e di banche italo-romene , le quali avrebbero potuto ricevere gli introiti delle imprese italiane che commerciavano in Romania e servirsi su bito di essi per pagare le merci di espmtaz ione. Purtroppo, il Governo romeno non permetteva che i pagamenti per l 'acq uisto di merci romene de l monopolio di Stato fossero fatti con lei, imponendo invece la moneta italiana.
Ferigo si ripromise, tuttavia. di insistere presso il Go verno di Bucarest per l"eliminazi o ne di questa disposizione che penalizza va visto amenre il commerc io italiano in Romania a vantaggio di quello degli a ltri paesi.
Ai primi di giug no la s ituazi one militare romena si presentava migliorata, so prattutto sul fronte orie ntal e. In Ucraina venne not ata una maggiore resistenza ai bol scev ichi russi, anche se permaneva la loro presione su l Dniester. A ovest, le forLe ungh e res i approfittavano dell 'a rresto dell'offensiva romena per ri organizzarsi sul Ti sza62.
In qu es to frangente, il Generale Feri go ebbe il 9 luglio un colloquio ancora più importante con lo stesso BdHi a nu , che aveva appe na avuto un incontro con il nuovo Ministro degli Esteri italiano. Tomma o Tittoni , rìcavandone un buon giudizio, a l contrario del Presidente d e l Consiglio Orlando. il cui atteggiamento ormai ingenerava in lui solo una grande insoddisfazione63.
Il Capo del G ove rno romeno riaffermò se nza mezzi termini il suo co nv incimenro ci rca la neces ità che rltalia s ubordina se la s ua poLitica. vo lta a re nder si amiche la R oma nia , la Bul ga ria e l' U ngheria so lo agli intere ss i della prima; confermò la sua ostilità a mutamenti territoriali in Dobrugia e denunciò anche il verificarsi di atti d'ostilità da parte di elementi bulgari. agevo lati dalle stesse truppe italiane che s i trovavano su l posto nelrambito del contingente alleato.
Nelle parole di Bratianu e ra implicita, q uindi , l'accu sa di non imp arLialità alle truppe italiane. che aveva no conside r ato la parte di D obrugia in c ui si trovavano come territorio .. neutro .. , quando esso era invece parte integrante della Romani a.
Ferigo obiettò a questa interpre tazione dei fatti. rivendicando la correttezza della condot.ta avuta dal Generale Mombe lli e attribuendo. co m e era più verosimile, l"intenzione di co n siderare neutro quel territorio all' atteggiamento del Comandante francese.
Brati anu cercò di attenuare il se nso de ll e sue proteste , aggiungendo anche le ue per raccoglien za non co rtese ri se rvata agli uffi cia li itali a ni che aveva no accompag nato in R omania i soldati rome ni della Legione co. tituita in Italia. Il Presidente del Consiglio vo ll e anche assicurare un più ampio sv iluppo delle relazioni commerciali italo-romene, confermando il sistema di pagamento romeno trami te buoni del teso ro.
Ferigo ne approfittò per ricordare la questione d e l cambio legale vietato p e r le merci di monopolio e i danni arrecati agli espo rtat ori italiani. Bratianu promise s0lo che la questione sarebbe stata affrontata di nuovo, ass icu rand o che <tvrebbe fatto di tutt o affinchè l ' Italia fo sse ' ·ricomp en sata" de li 'a iuto dato a ll a R oma ni a in sede di Conferenza della pace.
Le critid da Bn1tianu al comportamento italiano in Dobr ugia , in rea tà, si rivelarono successivamente fondate. In fatt i, il numeroso contingente italiano in qualche occasione prese apertamente le difese degLi interessi della popolazione di orig in e bulgara nei co nfro nti del comp OJtamento delle truppe romene, g iudicato troppo vessatorio ( nel corso di uno di questi episodi dei soldati italiani liberarono con la forza alcuni bulgari arrestati da militari romeni). E proprio il G enerale Mombelli, si mostrò particolarmente duro verso queste ultime, co ntesta ndo la va lidità delle proteste romen e e sp ingendo s i , an zi, a cr itic a re a pertamente le tendenze filo -romene alla Conferenza della pace e chi, co me lo stesso Ferìgo , cercava di difendere le riv e ndi caz ioni territoriali di Bucarest , immedesimandosi con la pol itica fatta propria ne li ' area dai francesi 64.
L'occasionate contras to fra i due alti ufficiali italiani non ce lava certo due politiche contrapposte, ma era senza dubbio controproducente per la posizione italiana a Parigi. e in precede nza gli stess i ambienti militari italiani si erano con v inti d eli' opportunità di no n soste nere nell'area balcanica le ragioni di uno Stato contro gl i altri. In particolare, il Generale Cavallero . cercando di e liminare la di s tanza fra le posi z ioni di Mombelli e Ferigo, aveva ritenuto necessario consigliare maggiore modera z ion e ev itando "co mpeti zioni" tra opposte politiche nel settore balcanico, mentre, invece , s i doveva fare di t utto per agevo lare le trattative tra i bulgari e i romeni 65 .
Al tri ringraziamenti per il sostegno ital iano c he bene o male era sta to prestato alla Conferenza ve nnero comu nqu e espressi a Ferigo quando questi si recò in Transi lv ania e fu acco lt o dalle a uto rità del "Governo" e del Parlamento romeni66, proprio mentre era in corso il conflitto tra la for - ze romene c quelle ungheresi di Bela K un. A l di là delle calorose accogl ienze, Ferigo fu oggetto, in proposito. anche di qualche ri mprovero a causa dell'aiuto italiano in armi e muni.doni a ll 'U ngheria. Nè, ovviamente. mancarono attacchi all'atteggiamento del Colonnello Romanelli de ll a Missione militare int cral le ata che non aveva risparmiato critich e nei riguardi del comportamento delle forze romene:
64 Ibidem . busta 67 . "Commission i imeralleare d i Parigi - Bulgaria", fase. 5/ 67, ··Do · brugia - Incartamento 1919 Generale Mombelli al Co ma ndo Supremo: T. 7786. 18-61919 e n . 24, 27 -9 - 1919; Gene rale Ferigo. Adde tt o Milita re a Bucarest. al Comando Supremo, T. 792. 2 -9-1 9 19.
65 ibidem. Generale Cava ll ero De legazione Italia na a Parigi -Sezione Militare. al Coma ndo Supre mo. T. 85 12. 13-6-1919.
66 Ibidem. b usta 76 fase 9176. cit., Genera le Fe r igo al Comando Supremo. T. 650. 12 -8- 19 19.
Nel suo intervento Ferigo cercò di '' tog li ere la pen osa impress ion e al nostro riguardo .. dall'animo dei suoi ospiti. M a la situazione italiana nei confro nti della R omania s i e ra fatta assai de li cata perchè, fra l' a ltro, a s uo giudizio, la sta mpa francese appoggiava in pieno l'iniziativa militare romena in U ng heria , al co ntrario di quella italiana , .. muta .. o addirittura diffamante nei co nfronti della politica romena. poichè si riforniva di notizie faJse date da "age nti americani.. .
In esattezze e calunnie. le definì apertamente lo stesso Fcrigo, esorta nd o il G overno italiano ad un intervento preciso per limitare le diffamazioni della stam pa, la qua le non poteva " di st ru gge re co n poc hi ru·ticoli il grande lavoro da noi compiuto per ravvicinamento dei due paesi"67.
Ferigo si rife ri va so prattutto a ll' a tte gg iament o de l "Co rri e re della Sera·· che. negli articoli del giornalista Fraccaroli. sembrava utiliLzare false notizie di fo nte americana e dava l'impressione ai romeni che l ' It alia fosse loro profondamente ostile.
Sol o s uccess iva mente Ferigo notò co me i r o m e ni, utiliz za ndo scritti appar. i su alcun i giornali italiani . pub bli cizzasse ro il fa tt o che a ll a Co nferenza dell a pace so lo l'Ita lia a vesse difeso le r ive ndi cazion i di Bu cares t su Banato c Bessarab ia .
2.6 La difficile politica, economica e miliwre della Romania ne lla seconda metà del 1979
Sulla Romania , le s ue aspirazioni nazionali. la s ua situaz ione politica ed econom ica. le sue condizion i dal punto di vista mi litare , fu preparata nel luglio 1919 un a R elazione a sta mp a curata dal la Sezione It aliana deJ Co n sig li o Su p remo interalleato c dalla Sezione Militare della D e le gaz ione italiana alla Confe re nza della pace68. Si tratta va di un altro approfond it o esame e la borato s ul paese danubiano -balcanico la c ui stab ilit à poli-
67 Ibidem. Genera le Ferigo a l Comando Supremo. T. 729. 13 -8-19 19.
N! Ibidem Notde milirari-poliliche .1111/a Romania. I.J.t!(lio 1919 (Con5 allegati e 2 tico-militare evidentemente continuava ad attirare l'attenLione degh esperti militari. Il documento aveva un respiro molto ampio. Partiva con cenni storici sulla formaLione dello Stato romeno nel XIX secolo e illustrava la sua composizione sociale. etnica e alla vigilia della prima gue rra mondiale.
··. Riser vatissimo.
Affrontando uno ad uno i conten uti delle ri chieste territo ri a li di Buc ar·est, il documento esaminava pe r la D obrugia, la Bessa ra bia, la Trans ilvania, la zona neutra , i l Banato e la Bu covina le ben note prob lema tic he , de l ineando per ognuna di ques te regioni dei . intetici dati sto rici con la compo izione etnica dal punto di vista numerico.
Si passava poi- sempre in maniera estremamente interica- ad illustrare le posizioni dei va ri partiti politici, la forma di gove rno. le condiLioni eco nomich e ge nera li e la situazione alimentare del Paese; infine, veniva fornita q ualche notizia s ull a Commission e Europea de l Danubi o di c ui la Romania faceva parte.
Tn merito alia situ az io ne militare, l'ana lis i s i fece più dettagliata e si soffermò sulle caratteristiche delle forze armate e la lo ro com po sizione al momento dell'entrata in g ue rra , de ll 'occ upazione, della pace co n gli Im peri Centrali e della seconda mobilitazione in base a ll a quale Bucares t tornò nel conflitto nel no vembre 1918: il tutt o con ampie c dettagliate tabelle.
L'e serci to romeno a l momento della redazione de l documento era costituito da circa 180 mila uomini, con 12 divisioni di fanteria, 3 di cavalleri a mobilitate (135 mila uomini ) e 7 divisioni di fante ri a non mobilitate, sono il co mando d e l Capo di Stato M aggiore dell'Eserc ito, Ge ne rale Preza n.
La di s lo caz io ne a l l o lug lio 1919 delle truppe romene ne ll e aree territoriali di cu i s i c hi edeva l'unione a l vecchio Regno rome no, Transi lvania. Bu cov ina e B essa rabi a - dipendenti dal Qu artier Generale di Costantinopoli dell'Armata Alleata d'Oriente al comando del Generale Louis Franchet d'Esperey - vedeva un Corpo speciale al comando del Generale Mardarescu con sede a Sibiu, da cui dipendevano il Gruppo Sud a Gro ssvarde in. e il Gruppo Nord a Debrecen ed una Ri se r va. Ad essi si agg iungeva , al comando del Generale Graziani . l'Armat a del D a nubi o con sede a Galati, da c ui dipendevano il lV Corp o d'Armata de l G e ne ral e Petala a il V Corpo d ' Armata del G e neral e Patr aseu a C hi § inau ed il T R aggruppamento D ivi. io ni del Generale Claud e l a B o lg rad.
È importante in questa "mappa'' delle forze armate romene notare le località occupate in rapporto alle richies te territoriali inoltrate in ede di Conferenza della pace c sopra ttutto in rapporto alla difficile opera di definizione dei confini.lnfatti, le varie divisioni di fanteria, cacc i atori, tran- silvane e di cavalleria erano onnai dislocate in città chiave come Arad . Szentes. D ebrecen, Carei. Tisza Polgar e altre.
La confusione politica che regnava in Ungheria nella transizion e dalla Repubblica dei Consigli al nuovo regime non facilitò in seguito una comprensione precisa della situaz ione militare.
L" occupazione romena di Budapest co ·tituiva un problema in più per la posizione già difficile della Rom ania di fronte alle Grandi P otenze.
Malgrado il Presidente della Missione militare interalleata per l ' esedelle clau ole di a rmisti z io a Vienna. Generale R oberto Segre, sottolineasse come la presenza delle truppe rom ene nella cap ital e unghere se fosse tutlo som mato una garanzia contro l'anarchia e co me la popola z ione temesse addi rittur a il loro ritiro, le requi s it:ioni di materiali (s oprattutto di trasporto ) e vettovag li e operate dai romeni avevano portato i rappresentanti britannico, americano e it a liano della Commi ssione interall eata riunita s i a Budapes t a sfer rare moniti sempre più seve ri ne i confronti del Governo romeno perchè evacuas c la capitale.
Se nei giorni s uccessivi i romeni sembrarono diventare più di s ponibili a ottemperare alle in giunz ioni degli alleati, secondo il parere di Segre c iò avrebbe reso più probabile in questa co ntingenza anche un riavvicinamento tra Itali a e Rom an ia69.
La Romania co ntest ò ufficialmente i forti rimproveri dei rappresentanti allea t i, ricordando i sac rifici affrontati nel conflitto mondiale e il diritto c h e s u queste basi il popolo romeno aveva di vedere comp iut a l'opera di riunificazione nazionale. L a collaborazione con le forze interalleate era fuori di sc ussione , ma la Romania co n la s ua permanen za militare a B udapest- realizzata · ' in nome dell'Intesa" - e ra olo intere sa ta a far uscire l"Un gheria dali" instabilità e dall'anarchia e a garant ire la formazione di un nuovo governo stabile.
La R omania rifiutò anche la definizione di ··depredatoric" che era stata data alle requisizioni operate in Ungheria e a Budapest dalle sue truppe , confermando c he esse non a vevano affatto per o di vista i doveri impo s ti "da ll'umanità e dalla civiltà".
In verità, un tel egramma del G e nerale M ombe lli da Budapeseo- che riprende va i toni u sa ti dal Colonnello Romanelli - descrisse qu e lla ro -
69 Ibidem. busta 74. fase 7174. ci r Generale Scgre al Comando Supremo. n. 1718 4, 15 -8-1 919 mena come una vera e propria "invasione" da parte di truppe "animate da sete di vendetta e di conquista", le quali avevano gettato l'Ungheria e Budapest in uno "stato di deplorevole miseria e profondo abbattimento morale". Il "saccheggio" romeno aveva fatto prendere la strada della Romania a molti generi essenziali per la popolazione ungherese , esodo che la difficoltà di trasporto e la distruzione di molti ponti sul Tisza rendevano però problematico.
70 Ibidem . Generale Mombclli al Comando Supremo. T. 49.16/ 811919.
Se gli sforzi compiuti dai rappresentanti della Missione militare interalleata non erano riusciti a modificare in un primo momento l'atteggiamento romeno e a modificare l'inettitudine del nuovo incerto Governo magiaro successivamente la situazione alimentare della città era migliorata e si era riusciti a riorganizzare la gendarmeria (prima disarmata dai romeni) per mantenere l'ordine pubblico.
Motivi di tensione sussistevano perchè le forze romene di occupazione ricercavano e imprigionavano esponenti e sostenitori del deposto regime di Bela Kun. Ma in seguito al forte richiamo da parte del Consiglio Supremo s ia alla Romania che all ' Ungheria si erano infine poste le basi per una nuova gestione politica in cui tutti i partiti avrebbero dovuto partecipare.
Al Governo di Bucarest venne comunque intimata la fine di ogni requisizione arbitraria, "pena gravi conseguenze nella risoluzione delle questioni territoriali che interessavano le aspirazioni romene".
TI tentativo di precisare il comportamento romeno agli occhi dei militari italiani , spinse il Generale Rodeanu. del Comando romeno, a far visita alla fine di agosto al Generale Mombelli, a Budapest. A Rodeanu , che in via strettamente confidenziale confermò come imminente il ritiro delle forze romene , Mombelli obiettò che la Romania. abbandonando l'Ungheria prima che questa si potesse dotare di un corpo di polizia e di nuove forze armate organizzate. si assumeva una grave responsabilità, distruggendo la stessa "opera umanitaria" da essa rivendicata. Mombelli sottolineò le conseguenze negative che ne sarebbero derivate per l'Ungheria e la stessa Romania, ostacolando anche l' instaurazione di un rapporto collaborativo con l'Ita l ia nell'area. Rodeanu ob iettò che una intesa tra i due paesi danubiani era quasi impossibile in quelle condizioni. in particolare per la fetma intenzione della Romania di tenersi la Transilvania.
Avuto sentore che anche il Comandante della Missione interalleata a Budapest, il Generale francese Graziani, era a conoscenza dell'imminente ritiro dell'esercito romeno, Mombelli si ripropose di rinnovare nella
Commissione la sua proposta per regolare il ritiro romeno secondo modalità precise concordate da tutti 71.
Tn quello periodo- siamo nell'agosto 1919 - il Generale Ferìgo tornò a fare il punto completo sulla s it ua1ione militare romena sulle "varie fronti'' avversarien.
Nel settore nord-orientale, dove continuava l'avanzata delle forze di Petliura contro i bolscevichi, combinata con gli attacchi delle forze "bianche" del Generale Denik.in. si poteva ora constatare una minore pressione russa sul Dni ester e sulla Bessarabia.
Sul versante occidentale. in Transilvania, le preoccupazioni maggiori provenivano dalle forze irregolari ''bianche'' ungheresi collocate intorno a SLeged. anche se erano in continua diminuLione numerica. mentre le forze regolari. pur riorganizzandosi lentamente in quattro aree a ovest del Danubio, fuori dunque dell'area occupata dai romeni. erano viceversa in continuo aumento, malgrado non sembrassero sollevare eccessive preoccupazioni per il momento. Gli ungheresi apparivano particolarmente fiduciosi circa la progressiva disponibilità di armamenti e munizioni, sia per le cessioni da parte dell'Intesa. sia per il previsto ripristino delle fabbriche nazionali. Anche sotto il profilo del reclutamento, nel quadro dell' "epurazione'' generale degli elementi filo-bolscevichi, a Bud apest ci si most ra\ a gcneralmeme ottimisti. anche se per il momento non si manifestarono intenzioni ost ili all 'indiri zzo delle truppe romene.
Attiva opera di propaganda bolscevica indirizzandola sopratt utto contro le truppe c le auto rità romene - con punti di raccolta che disponevano anche di cospicui fondi finan1iari- veniva fatta da alcuni ufficiali appartenenti alla divisione costituita da elementi della minoranza dei "secui", che i romeni stessi avevano internato durante l'offensiva di aprile. Non andava però a favore delle forze in fase di mobilitazione il fatto che alcune di esse dichiarassero di voler ricostituire un governo comu nista in Unghe ria. perfino con l'aiuto dell'Intesa. rinnovando il triste ricordo del terrore lasciato nella maggioranza della popolaLionc magiara.
A parere di Ferigo. invece, le ultime misure prese dal Comandante militare e dall'Alto Commissario romeni, con la soppressione dello stato d ·assedio con una certa regolarizzazionc del corso della moneta e so- n Ibidem. bu;.ta 76. fase. 1176. "tsercito. Siwa:ion<' e cfislocajone. Legione rumena 1919". Generale Fcngo al Comando Supremo. T. 815. 3 l -R- l 919 (cfr. Documento n. 5). prattuno con le dispo izioni adottate per assicurare alcuni prodotti alimentari, embravano aver influito positivamente sulla disposizione d'anim o della popolazione, c he addirittura si mo . tra va " ricono sce nt e" ve rso le trupp e romene e la lo ro az io ne contro il com uni s mo e l'anarc hi a.
71 Ibidem. Generale Mombclli alla della Dclcgai'ionc italiana a Parigi. T. 83.31 -8-19 19.
Sul fronte meridionale, in D obrugia, co ntinu avano invece poradici attacchi da parte di bande armate bulgare, anche e pe r icoli immediati non semb ravano esserci.
Elaborando tabelle dettagliate per quanto riguardava le forze avver ari e della R o mania s u tutto l' a rco dei nuovi co n fi ni, F e rigo attribuì c irca 4.200 uomini alle varie formazioni di s po s te a rido sso della B essa rabi a, più di 14 mila effett iv i di fanteria alle forze ungheresi e più di 12 mila so ldati alle unità in D obrugia. La differenza, in termini quantitativi e qual itativi giocava però ancora a favore dell'esercito romeno che, alla da ta del 20 lu gl io 19 19. vede va mobilitati 135 uomini circa. in 15 di vis io ni e in due g ruppi principali, il Corpo s peciale in Transilvania (articolato in due parti ), ag li o rdini del Genera le Mardarescu, e l 'Ar mata s ul Danubi o (ma agli ordini, come si è detto. del Generale Gratiani) nella B essa rabia meridionale. c ui sì dovevano aggiungere 50 mila olda ti circa, appartenenti a forze non mobi litate. nel re to del paese.
La s itu az io ne interna , co m e puntualm e nte confermò ai primi di se ttembre il Genera le Ferigo d o po un colloqui o con il Generale Avcrescu, non d ava seg ni di miglioramento73. La riforma agraria non aveva so ddisfat to i ceti con tadini , così come aveva lasciato profondamente in . odd isfatti i proprietari terri e ri . La stessa dinastia era ogge tto di una preoccupante disi tima da part e dei cittadini. a ca usa del sos tegno dato ad un Governo accusato di ammini s trazio ne diso nesta. Inoltre , s i anda va in co ntro a nu ove te ns ioni con le Pot e nze dell'Intes a poi c hè esse reclama vano che la firma d e l trattato di pa ce fosse appo rtata da un Governo rappresenta tivo di tutto il Paese, mentre Bditianu avrebbe vo lut o che a firmare fo e un G overno di tecnici e di transizione: ma per una compagine "rap prese ntati va · sare bbero state necessarie nuove e lez io ni politiche.
Comunque, a giudizio di Fe ri go, la politi ca di Bdltianu res ta va quella più vic in a ag li intere ss i d e ll ' Italia , dato ch e i più diretti rivali , Take lonesc u e il Generale Avere sc u , sì rivelavan o più in c lini a buoni r apporti co n i se rbi , soprattu tto pe r ri so lvere i problemi d e lle rispettive min oranze etni c he.
Una Commisione mista serbo-romena, secondo quanto scrivevano i giornali romeni, si era messa già al lavoro per la definizione della frontiera che spartiva definitivamente la regione contestata74.
Se nel Banato s i profilava l'inevitabile intesa con Belgrado, in Bessarabia le incertezze perduravano. In seguito ad alcune vitto ri e co n tro i bolscevichi, De nikin non faceva mistero di voler combattere in seg uito contro i polacchi e contro i romeni per ri co nqui stare la regione; anche se per il momento cresceva no di intensità gli sco ntri fra le s ue truppe e quelle ucraine di Petliura 7s. E ciò mentre si andava sempre pill organizzando sul fronte transi lvano il nuo vo esercito magiaro.
In verità la Romania avrebbe desiderato restare ancora con le sue forze a Budapest fino alla costituzione di un governo più saldo. Altrimenti l'immediato ritiro dei romeni avrebbe causato altri disordini e facilitato paititi estremi sti, con g ravi conseguenze so prattutto per la politica it.:'lliana nel settore danubiano76 .
Occorre però sottolineare, in merito al comportamento del Governo romeno nelle nuove regioni, come alla De l egazione italiana fossero pervenute notizie alquanto imbarazzanti. Per esempio, quelle ri cev ute dallo stesso Comitato naziona le della B essara bia, c h e a pill riprese e bbe a lamentarsi del giuramento di fedeltà al Re di Romania imposto ai proprietari terrieri, di irregolarità per quanto riguardava l'espropriazione dei terreni , della coscrizione obbligatoria imposta agli abitanti della regione. Sig nificati va me nte a questi documenti era s tata allegata la traduzione italiana di un intervento del delegato britannico a Parigi presso il Consiglio Supremo, nel quale si denunciavano se nza mezzi termini le iiTegolmità e le viola zioni dei diritti perpetrati dalle autorità romene in Tran silvania ai danni della minoranza magiara e in cui si s uggeriva l ' in vio di una Commissione di inchie sta interalleata s u l posto 77.
Un 'a nali si dettagliata su lla s ituazio ne politica romena del momento, con gli elementi necessari per mettere le autorità politiche italiane in gra- do di avere un giudizio rispondente alla realtà. venne inviata dal Gene rale Ferigo a ottobre7s.
74 Ibidem. Generale Ferigo al Comando Supremo. T. 507. 17-9- 19 19.
75 Ibidem. fase. 2/76. ci r Genera le Ferigo a l Comando Supremo. T. 917. 19-9-1919.
76 Ibidem, fase . 9176, cir .. Generale Mombelli alla Sezione Militare della Delegazione italiana a Pa ri gi. T. 133. 25 -9 - 1919.
77 Ibidem, busta 74. fase. 2174, cit.. Delegazione ita li a na per la pace. Sezione Militare. 5-10-1919.
In essa, le dimissioni di Bratianu vennero interpretate come il prologo di una difficile crisi politico-parlamentare, centrata sulla rivalità e l'ostilità tra il partito liberale c i partiti rivali. Dopo vari tentativi- falliti soprattutto pcrchè i libe rali volevano un governo facilmente manovrabilela scelta del Re cadde sul Generale Arthur Yaitoianu. il quale formò un ministero "tecnico' , o "neutrale'· come diceva Fe ri go i cui membri non sembravano però disporre de n·autorità necessa ri a per apportare gli opportuni co rrettivi alla vita politica ed economica nazionale in modo da preparare elezioni politiche ordinate: in modo particol a r e sembrava un Governo visibilmente condizionato da BnHianu. La dura reaLione delle opposiLioni confermò ques to quadro. portando qualcuno a pensare addirittura all"event ualit à di un periodo di dittatura militare
Un breve ·•ritratto" dci maggiori esponenti del nuovo Governo dimostrava la prevalente opacità personale dei nuovi ministri c, spesso, i loro legami condizionanti con il partito liberale.
Un lungo colloquio di Fer igo con Io stesso Yiiitoianu mise in luce l'intenzione di superare tutte le gravi difficoltà con gli alleati, per quanto riguardava la politica este ra. Altro per il momento non venne specificato .
U na assicurazione parti co lare il nuovo Capo del Governo sentì di doverla dare sul piano int erno per quanto riguardava l'attenu azio ne della censura preventiva sulla stampa . fino ad allora decisamente eccessiva ve r o qualunque critica nei confronti delle autorità. Per di più. al fin e di garantire uno svolgimento tranquillo della vita politica per le prossime elezioni parlamentari. i funzionari aventi ··carattere politico" sarebbero sta ti sost ituiti con funziona ri di carriera. In primo luogo sarebbero stat i sostituiti i prefetti con dei magistrati e stabiliti dei motivi di incompatibilità elettorale (per i ministri. ad esempio). garantendo al tempo stesso la libertà di propaganda di tutti i partiti.
Vaitoianu. promettendo che lo stesso d"assedio sarebbe stato tolto. aggiunse però che sarebbe stato permesso di dire "solo quello che può essere permesso di scrive re·'.
Ci voleva ben altro, notò Ferigo. per calmare i partiti di opposizione, a cominciare dai socialisti. Mancava visibilmente, inoltre, quella ..equanimità di spirito.. in grado di far applicare le nuove disposizioni con la ne- cessaria tranquillità. In ogni caso il potere del Governo restava a livelli molto alti e soprattutto vi era una situazione del tutto anomala a causa delrincsi tcnza di un Parlamento nel pieno delle sue funzioni. dato che quello eletto al tempo di Marghiloman era stato disciolto c non più ricostituito. ferigo motivò questo atteggiamento al rilancio dcii· interesse per le ragion i romene fatto proprio dal Ministro degli Esteri Tittoni79 .
La difficile situazione internaz ionale in cui si trovava il paese suggerì al Governo romeno di cercare un rinnovato approccio ne i confronti del Governo italiano. Ormai i confi ni della nuova R oman ia erano stati delineati e non era più necessario operare una pressione su Roma in questo settore: quello che la Delegazione italiana alla Conferenza aveva potuto fare a favore delle nuove frontiere della Romania. per limitato che fosse, era stato fatto. Ma un notevole ridimensionamento dcii" interesse italiano a sostenere gli interes i di Bucarest si era avuto con la nomina a Capo del Governo di Francesco Saverio Nitti, la cui politica ce rcò di riavviare vantaggiosi contatti politi ci c commerc iali propri o co n la Ru ss ia soviet ica e con l'Ungheria, tentando al conte mpo una sistemazione della questione di Fiume con Belgrado.
Gli ancora forti rischi di isolamento internazionale a causa delle re sistenze nei confronti della firma del Trattat o di pace con l'Austria. cui si era aggiunto quello in vi . o a Bucarest per la protezione delle minoranze. spinsero Bucarest a cercare di rilanciare una qualche intesa con l'Italia.
11 Governo romen o cercò questo rilancio non scnLa qualche esagerazione, con generici accenni sui giornali al fatto che l'Italia avrebbe 'trovato al suo fianco·· la Romania , in caso di conflitto con il regno jugos lavo a causa della contesa per Fiume, in quei mesi a l centro della diplomazia della Conferenza di Parigi. Lo stesso Capo del Governo fece intendere all'Addetto Militare italiano di voler avvertire Belgrado che. se avesse provocato una guerra contro l'Italia. la R omania "non sarebbe rimasta passil·a ··.
L'avvertimento su l fatto che la Romania non sarebbe stata indifferente ad un eventuale attacco serbo all'Italia era stato fatto pervenire da Bratianu a Belgrado tramite la Francia. I mpegno che avrebbe potuto essere mantenuto con qualche difficoltà. dato che fra i due Stati stava finalmente andando in porto. grazie ai buoni uffici di Parigi, la delicata operazione di divisione del Banato. con reciproca obbligazione ad allentare la ten- sione sulla linea di d e marca zione. Il Gran Quarti er G enera le ro meno, comunque. assicurò Ferigo deli' immediata ri occ upa z ione della regione contesa del Torontal in caso, appunto, di attacco s erbo all ' l taliaso.
Probabilmente su li ' atteg g iamento del Governo romeno ag iva anche l a perc ezione de i nuovi rischi che permanevano s ull ' in sta bile fronte d eUa Bessarabia, con le avvisagl ie di ripre sa dell'offensiva russa , e su quello transi lvano con la riorganizzazion e dell'esercito magiaro, ben nota aFerigo che non m ancò di sottolineare le non facili condizioni delle 21 divisionj deli' ese rcito rom eno e in particolare le carenze c he s i manifestavano ne lla disponibilità di regg imenti di artiglieria8J
2.7 Le For ze Armate della Grande Romania tra ristruttura zione e minacce esterne
Un es ame approfondito de lle forze armate romene, con uno ''studio che abbia carattere continuativo ' · , come amnùse to stesso Fe ri go in u n ampio rapporto deUa fine di ottobre del 191982, non era tuttavia poss ibile pe rch è la mobilita zione in atto non av eva compreso, se non in modo frammentario, le nuove reg ioni unite al Reg no
In rea ltà , la Romania era " in pieno periodo di s tudio " per quanto riguardava le propri e forze armate e una s peciale Commiss ione era al lavo ro per de lineare le loro nuove caratteris t iche o rganizzati ve .
Feri go, fotografando la situazione, individ uò in primo luogo una tripartizione delle unità in 22 divisioni mobilitate , 12 " raggruppamenti operativi ", in gran parte in Tran s ilvania , più altre 3 unità in Bess arabia, 1 in Dobrugia e l in Bucovina, e infine unità parzialmente o per nulla mob ilit ate. Sotto le armi erano ben dieci "class i" (dai 21 ai 3 1 anni) che s i sperava eli ridurre una volta ini z iata la s mobilitazione.
Ferigo passò quindi a de sc rivere la composizione della di v isione tipo, secondo la s pecialità. Ogni divisione di fanteria mobilitata, oltre al Quartier Generale e a 2 Comandi , basava il s uo nuc leo principale s u 4 reggimenti di fanteria e l brigata di artiglieria, cui s i aggiungevano trupp e di cavalleria di calara i" (cava ll eria leggera , non permanente). altri reggimenti. battag lioni. czioni e di . taccamenti s peciali. L a divisione di cavalleria mobili rata era a ua volta articolata in 6 reggimenti su4 squadro ni ciasc uno detti ··rosori.. (cava lleria permanent e), più altri gruppi e distaccamenti rrùnori.
80 Ib idem fase. 2176 , c ir Generale Fe rigo al Co ma nd o Suprem o. TI. 1099. 8-1019 19, e 11 20. 15-10-19 19.
8 1 I bidem, Generale Ferigo al Co mand o Supremo. T. 119 7, 19 -10 - 1919.
82 Jbidem. fase 1176, ci t Generale Fer igo al Comando S upremo. T. 1307 28-10 - 19 19 (cfr. Docume nto n. 6).
La divisione mobilitata di ··cacciatori", infine , (formata ognuna con reggimenti prima as seg nati a ll e divisioni di fanteria ) era composta da 4 reggimenti, ciascuno dei quali con 2 battaglioni. 2 g ruppi d i art iglieria, 2 sq uadroni di cava ll eria e altre unità fra gruppi. sez ioni, battaglioni e distaccame nti.
Una panoramica che rendeva visibi le lo sfo r zo dci Comandi rome ni di ristrutturare il vecchio esercito in base alle necessità che ogni fronre o nuovo confine presentava.
Le vecchie circoscrizion i teJTitoriali rrùl.itari non erano più sufficienti per far fronte alle nu ove es ige nze della difesa naz iona le. realtà che dove va causare non pochi problemi di organiz zazione. Ai 5 Corp i d ' Annata del vecchio R egno si erano aggiunti ora i due della Tran si lvania, dove il reclutamento era stato iniziato proprio con la Legion e proveniente dall'Italia.
Ognuna delle tre di visioni territoriali di ogni Corpo d'Annata era compos ta, oltre che dai Comand i di divisione e di brigata. da 8 Comandi di reggimento, 2 depo s iti di reggimenti di artiglieria. l deposito di battaglione zappatori e 8 circo li eli reclutamento.
All'eserci to a nel avano aggi unti i 5 Gruppi dell'aviazione nùlitare, articolati generalmente su 2 o 3 s quadrigl ie, ognuna co n 4-5 aerei da caccia o da ricognizione, e l parco aeronautico. Si aggiu ngeva no ad essi la ri se rva e il corpo aerostatico.
La continua fase di emerge nza che regnava dal punto di vista della difesa anc he dopo la fine del co nflitto mondiale si manifestava con i tempi rapidi con cui ve ni vano reclutati gli ufficiali e i sottufficiaJi.
Fare delle ipot es i su ll a '"ve ntura organizzazione" dell'esercito romeno- ai fini della quale una Com mi ss ione stava prepa rando un progetto specifico- era quindi per ferigo assai difficile dato che per il momento se mbrava predominare un a fase di tran s izion e.
Tuttav ia , F e ri go riuscì a conoscere in anticipo alcune delle linee fo ndamentali che andavano caratterizzando la ristruttura z ione: in parti colare, si sarebbe ro delimitate nuove circoscrizioni militari che avrebbero co mpreso parti del vecc hi o Regno e parti delle nuov e regioni acquisite.
Un dettagliato esame dell'armamento deUe forze armate metteva in luce una situaz ion e non troppo brillante, dai fucili alle artiglierie, con una diso- mogeneità di sistemi d'anna che non garantiva l'efficienza. Una nuova politica di acquisti all'estero avrebbe dovuto apportare dci necessari correttivi. l Comandi dei sette Corpi d'Armata furono s itu ati a Craiova. Bucares t. Galati, l a§i, Costanza, Cluj. Sibiu, ma il loro numero non era ancora certo : i Corpi d'Annata delle regioni unite al vecchio Regno avrebbero però coperto ne l loro raggio d· azione anche una parte dci territori di quest"ultimo
La siruazione sui nuovi confini apparve più stabile verso la fine del 1919. ma rimanevano se mpre alcuni elementi di preoccupazionesJ.
Le nuove forze armate ungheresi che avevano raggiunto Budapest c le altre zone del paese in seguito al ritiro delle truppe romene, erano ormai composte da 28- 30 mila uomini, cui si sarebbero dovuti aggiungere altri 20 mila non ancora ben equipaggiati; cifra. a parere dei romeni, superiore al limite posto dalla Commissione interalleata che aveva previsto 28.600 uomini compresi i reparti di polizia e di finanza.
A sud. sebbene fossero continuate le operazioni di disarmo e riduzione dell'esercito bulgaro, le forze di Sofia avevano occupato il confine assegnato dalla Conferenza. L'attività delle bande irregolari sembrava diminuita, anche se a Sofia si era costituito un Comitato di lotta per la liberazione di tutta la Dobrugia e nella regione sì aggiravano numerosi agitatori comunisti, al fine di fomentare rivolte anti-romene.
A nord -est. la situa.cionc presentava una circostanza nuova a causa delrimervento militare polacco fino all'alto Dniester sollecitato da Petliura. il quale però semb rava aver trovato quanto meno un ··modus vivendi'. con i bolsc evichi russi. mentre sul Dniestcr meridionale la pres!:>ione delle truppe di Denikin sembrava si fosse attenuata.
Le condizioni interne romene rimanevano comunque molto gravi. La situazione dei trasporti ferroviari non era migliorata, tanto che il Generale Ferigo fu costretto alla fine di dicembre a intervenire energicamente pcrchè fossero forniti i mezzi necessari per trasportare fino al porto un quantitativo di nafta destinato alla Marina La sit uazione politica si fece più confusa. mentre il Governo Vaida Voe,od non si dimostrava in grado di dominare la situazione. costretto ad assistere tra l'altro alle dimissioni del Generale Avercscu dalla sua compagine ministeriale.
Proprio Averescu. a causa della sua ormai grande popolarità e del seguito che aveva nel paese, sembrava sempre più un valido punto di riferimento per altri attori politici romeni, da Marghiloman allo stesso Bnitianu.
83 Ibidem. fase. 1176. cit Generale Ferigo al Comando Supremo. ··Rela:ione quindicinale circa la siwa:ione delle for:;e nemie/re mi/e mril• frvmi ciel/a Romania alla dma ciel 30 /9/9 T 161:2. 6-1:2-1919.
Ibidem. fase. 917fl. cit Generale Ferigo al Comando Supremo. T. 1746. 24-121919.
Ferigo auspicò apertamente !"avvento al potere del Generale, con un blocco·· elettorale contrario ai vecchi partiti anche se con la coopera7ione di alcuni esponenti dei liberali di Bditianu. Quello che i doveva evitare era una union e con il partito di Take Ion escu che, a giudizio di Ferigo. attuava una politica estera contraria agli interessi italiani ed era propenso ad agevolare la presenza francese. Per questo era preferibile che non si andasse alle elezioni a data ravvicinata.
Il 20 marzo l 920 iniziarono finalmente le operazioni di smobilitazionc dell'esercito romeno, anche se inizialmente furono trattenute sotto le armi numerose classi di leva. I progetti di riordino dell'esercito videro in primo luogo la formationc deJr'·ordine di battaglia che. secondo le direttive del Mini tero della Guerra, avrebbe dovuto co mpiere ogni Comando di Corpo d'Armata. Lo Stato Maggiore avrebbe provveduto a compe nsare esuberanze e deficienze dei quadri in un'analisi complessiva della s ituazi one.
Le operazioni ripresero con maggiore intensità il primo maggio successivo, con un congedo graduato delle classi coscritte nel 1916-1918, ma la discussione del bilancio militare per il1920 tardava ancora a causa della campagna elettorale e della formazione di un nuo vo Govemoss. Quattordici divisioni ve nnero infine smobilitate c ad altre dieci furono assegnati effettivi molto ridotti. Sulla dislocazione di queste ultime sembrava dovessero incidere anche i problemi relativi alla instabilità dell 'ord in e pubblico olt re a quelli della d ifesa territoriale.
Aggiornando la situazione militare alle frontiere romene nel mese di aprile 1920. il Generale Ferigo fu indotto a rilevare una crescente confus io ne su l fronte orienta le86. Le forze ··ucraino-pe tliuri ste.. che attaccavano le forze bolsceviche e cercavano di incrementare le loro fila fra le po- polazioni si diversificavano ormai fra vari gruppi. Altre rivolte anti-bolsceviche si registravano dalla parte della Galizia. mentre andava sempre più delineandosi il contlitto russo -polacco. Infatti. ver o il nord, contro i polacchi, andavano dirigendosi molte forze russe bolsceviche che stavano a ridosso del Dniester. su l quale lasciavano unità semp re più piccole, a li vello di reggimento e di brigata, per continuare in qualche misura le scaramucc e con i reparti romeni della ri va opposta.
85 Ibidem. fase. 9176. dr.. Generale Ferigo allo Stato .Maggio re. T. 823. 19-5 - 1920.
Kb fbidem. fase. 1176. cir.. Generale Fcrigo al Comando Supremo. " Re/a::.ione circa la situa::;ione delle jor:.e dei di1·ersi e1erciri sulle l'arie fromi clelia Romania alla data del 15 aprile 1920" T. 681.22 -4 -1920.
Era già in circolazione la voce secondo la quale, una vo lta eliminata la Polonia. l'Armata R ossa avrebbe investito in forze la Romania per stra pparle la Bessarabia. ln ogni caso sembrava stes e riorganiz za ndosi una intensa attività propagandistica sovietica fra le popolazioni dello stesso territorio romeno.
A occidente. s ulla linea di divisione della Tran s ilvania. le operazioni di ripiegamento delle forze romene entro i limiti fis ati dalla Conferenza della pace ebbero termine il30 marzo 1920. Le truppe ungheresi di frontiera occuparono rapidamente il territorio abbandonato dai romeni , ma g ià si parlava di tentativi di superamento della frontiera (comunque fa II iti) da parte di pattuglie magiare a fini di puro sacc heggio.
Non era un mistero che s i s tesse verificand o una ce rta mobilitazione ungherese in funzione del recupero anche degli altri '·territori perduri··, vale a dire della Tran silva nia.
In quest'ottica andava vista la riammissione di ufTiciali ungheresi i n servizio attivo, provenienti anche dai territori della vecchia Ungheria prebell ica. purché dessero prova di sentimenti di "vero patriottismo". E come in Bessarabia, anche in Transilvania veniva regi s trata una intensa campagna propagandistica co ntro la Romania da parte eli agenti ungheresi.
Lo Stato Maggi ore ro meno cercò di sfruttare in questa circostanza il g iudizi o positivo sul comportame nto delle truppe romene espresso dalle popolazioni che erano rimaste sotto la loro occupa.lionc durante il conflitto con l'Ungheria: giudizio raccolto dalla stessa Commissione interallcata di controllo e c he era sosten uto da notizie c irca requisizioni di beni ungheresi compiute so lo co n il pagamento '"immediato'' dei prodotti o delle merci ritirate.
Uguale rafforzam e nt o caratterizzava, inoltre, l 'ese rcito bulgaro, a sud: Sofia aveva ottenuto. secondo Ferigo, l'autoriz zazione delle potenze alleate a mantenere l'obbligatorietà del serviLio militare. disponendo perciò di un ese rcito operativo, calcolato in circa 24 mila uomini. Ine vitabilmente questo significava che sulla D obrugia romena persisteva una certa minaccia.
Al termine di questo periodo de l dopoguena, conclusi i lavo1i della Co nferen za di Yersailles e firmati i primi Tr attati di pace, mentre conflitti armati co ntinuavano a segna re var ie aree dell'Europa orientale, la s ituazione della "Gra nd e R omania" s ui nuovi confini s i prese nta va assai f luida e ruu ·altro che priva d i ris chi.
Nel g iudi zio degli ufficiali italiani che avevano avuto occasio ne di vedere da vicino la realtà pol itica, soc ial e e so prattutto militare del paese, la R o mani a si confermava come una naz ione alle prese con gravi problemi per quanto ri guard ava la definizio ne e la difesa de ll e n uo ve front ie re e con a l trettanto g ra v i problemi di stab ilità soc iale ed economica, c he il ceto politico dirigente non sembrava in grado di gestire efficacemente.
Si è trattato di giudizi e valutazioni , come si è potuto constatare, in cui a una certa attenzione e a n che s imp a ti a nei confront i delle asp iraz ion i naz ionali e dei pro bl e mi di riassetto delle forze armate rome ne s i sono unite anche posizioni a vo lte duramente critiche ve rso le scelte di Bucarest, dalla questione della firma dei trattati al problema dell'evacuazione militare dall'Ungheria. Pos iz ioni non riconducibili ad una os tilità di principi o, certame nte e dovute soprattutt o a ll a scarsa decifrabilità degli eventi nei Balca ni de l primo dopoguerra e al timore di veder e conso li dati pericolos i fattori di in sta bilità in una re g io ne così vicina ag li interess i italiani.
3. l Il co ntributo militare italiano alla delimita zione d ei confini .fra Romania e Ungheria
In linea con le deci . ioni pre e nei trattati di pace del 1919-1920 vennero creati vari organismi militari internazionali. incaricati di esercitare in nome dell'Int esa funzioni di controllo o di agevolare la delimitazione dettagliata sul terri tor io dci confini decisi dalla Confere nza della pace. Diverse Commi ss ioni di delimitazione sarebbero rimaste in funzione fino al completo espletamento dei compiti assegnati.
A lcu ni alti ufficiali dell 'Ese rcito italiano vennero nominati , oltre che ne l Comitato Mi lirare al leato con sede a Versai ll es, nelle Missioni interalleate di controllo per quan to riguardava la Germania. l 'Austria, la Bulgaria e l'Ungheria e in Mi ioni per la definizione dei confi ni in Albania, Cecoslovacchia. Polonia c Turchia. Ad esse andavano aggiunte a.ltre otto Missioni in cui vi era una pre enza italiana , legate anc he esse ai trattati di pace, ma non aventi ca ra ttere internazionale. in Albania Austria. Francia, Germania, Grecia e Romania (ricerca di prigionieri , sis temazioni di cimiteri militari e a ltro) S7
Per quanto ri guardava la situazio ne dei nu ovi co nfini romeni, rapprese ntanti militari italiani fecero parte in parti co la re delle Commissioni di delimitazione dei confi ni romeno - ungheresi e dei co nfini romeno-cecoslovacchi . 'c l corso di ques ti co mplessi lavori i delegati militari italia ni dovettero affrontare non pochi problemi. di natura non solta nto tecnica. ma anche etnica. econom ica e soc ial e In questa cde non sa ranno descritti in dettaglio i lavo ri delle Commissioni ne l tracciare i confini, prefcrcndosi evidenziare il ru o lo svo.lto dagli stessi uff icia li italiani
87 AUSSME. Fondo F-3. busta 6 "Missioni all'estero 1924". sottofasc. "Elenco del· la delle Mi ssioni nell'eserci::.io finan::.iario 1924 -1925". Sulla Commissione per la Bulgaria \Cd.: Antonello Biagini. La Commilsione Milirare lmeralleata di conrrollo in Bulgaria dopo la prima guerra mondiale Fomi e problemi. In "Studi Balcanici''. Alli del Vl Congrco;so internazionale AIESEE ( Sofia. 30-8 /5 -9-1989). Roma. 1989 . pp. 193 -203.
11 20 giugno 1920 la firma del Trattato del Trianon sancì definiti' amente la linea di confine tra Romania e Ungheria. ponendo momentaneamente fine alla intermjnabile vertenza tra Bucarest e Budapest che aveva segnato i lavori della Conferenza della pace.
Nel luglio 1921, su incarico della Conferenza degli Ambasciatori. organismo che aveva assunto i compiti di coordinamento e controllo alla fine dei lavori della ConferenLa della pace. iniziò i suoi lavori la Commissione per la delirilltazionc dei confini tra Ungheria c Romania88 Dopo un periodo di stud io dei documenti e di lavoro su carte topografiche, essa avrebbe dovuto tracciare dettagliatamente sul terreno la frontiera fra i due paesi. Un Comitato tecnico geografico, in cui il rappresentante italiano era il Generale di Bri gata Giovanni Marietti. fu incaricato di studiare con cura questi particolari.
La Comrillssione ri siedette per lo più a Oradea Mare (Nagy-Varad) e di essa fece parte come rappresenta nte dell'Italia il Tenente Colonnello Teodoro Paolotti, insieme agli ufficiali rappre se ntanti della Francia. della Gran Bretagna. del Giappone e dei due Stati interessati. Tale organismo avrebbe incontrato grandi difficoltà- metro per metro. è il caso di direa causa delle varie propo te di modifica del tracciato stabilito nel testo di Trianon formulate dalla delegazione magiara c della conseguente, tenace opposizione a ogni richiesta di mutamento da pa1te di quella romena89
La delegazione ungherese mirava in particolare a modificare la decisione stabilita dal Trattato di Trianon circa rassegnazione della ferrovia Satu .Mare - Oradea Mare - Arad alla Rom ania c introdusse nel corso dei lavori della Commissione numerose altre proposte di modifica da apportare alle selio ni specifiche in c ui era stato suddiviso il confine, aclduce n- do spesso mo ti vaz ioni di e quità eco nomi ca e soc ia le per le popolazioni di naLionalità magiara, o relative alla necessità di non lasciare alla R omania imprese produttive necessarie per lo sviluppo economico delle c ittà ungheresi v ic in e.
88 La Conferenza degli Ambasciatori fu r organismo internazionale incaricato di continuare il lavoro dd Supremo dopo la fine della Conferen?..a della pace. in funzione dell'interpretazione e delrcsccu?ione dei Trattati firmati. Istituita con due risoluzioni del Con<;iglio nel dicembre 1919. la Conferenza degli Ambasciatori- che non era affatto un organismo inedito nel sistema internazionale- una funzione di collegamento tra le Grandi Potenze c a ltr i organism.i creati dalle decisioni di Vcrsailles quali le per la delimitat.ione dei confini che qui interessano nell"ambito del sistema della Società delle Nazioni. di cui era uno degli organi più rappresentativi.
Su costituzione. finalità e fun7ioni delia Conferenza. è opera valida ancora ogg• quella di Gerhard P. Pink. The Conference ofAmbassadors ( Paris 1920-1931 }. Ginevra. 1942. in partic. pp. 19-50.
89 AUSSME. Fondo E-8, 75. fase. 5175 "'Delimita-;.ione frontiere cnn/' Ungheria e cose attinenti. 1919-1922 ·•. Il fascicolo contiene le relazioni del Tenente Co lonnello Paolotti, i verbali della Commi<;sione e altri documenti (cfr. Documento n. 7).
11 gi udizi o del Tenente Colonnello P aolotti coincideva con quello della Conferenza degli Ambasciatori e vedeva in qualsiasi mo difica dei termini del trattato del 1920 un muta mento sos tanzial e in grado di infi c iare la piena e corretta applicazione de l trattato s te sso, dal p unto di vi st a della tut ela economica ed etnica dell e popolaLioni attigue alla frontiera.
Pa o lotti fin dairinizio dei lav o ri fu coinvolto direttament e nelle polemiche relative alla intensa campag na propagandistica c he 1· Ungheria continuò a fare in ambito interna z ionale so prattutt o con il s upport o di qualche organo di stampa.
Nel novembre 1922. infatti. 1· a tti va mobilitazione di B udapest con periodici e giornali italiani , francesi c ingles i tendeva a mostrare l'iniquità del trattament o fatto all'Ungheria e la parz ialità del lavoro della Commi ssione . Paolo tti elevò in pro pos it o un a forte protesta per un articolo su "L' U ngheria e l'Inte sa'' a firma di Carlo Scarfoglio e pubbli ca to su "La Nazione" d eli' 8-9 ottobre90.
A proposito delle accuse gratuite di ·'in iquità" a lui rivolte. Pa o lo tti inter ve nne con una evid e nte irritazione, ma anche con grand e decisione: " Ben sapendo che l'articolo è dì pura e sempli ce m arca un g herese perchè parole analoghe e forse peggiori sono state scritte a carico del president e della Commissione, G e ne rale M eunìer, e pure disappro vando a ltamente che 1111 giornali sta italiano, quale lo Scm foglio abbia potuto apporre la su a firma ad 1111 ar ticolo di tal genere sen:a degnarsi di appurare sia pure sommariamente se qualcosa di vero sia es istito, mi limit o a farne cenno solamente . .. Sembrerebbe dalla lettura dell 'articolo che io , incoscientemente, mi sia dato all'oratoria pia ;;:.aiola. Non so no stato mai così taciturn o e così parco di parole com e in queste c ircostan ze e mi appello a chi mi conosce".
Gli a tt acchi alia sua co nd otta sferrati dalla penna di Scarfoglio forse si potev ano s piegare per Paol otti dal fatto di avere eg li sostenuto alcune richieste fatte da pic coli proprietari e abitanti di alcune comu ni min or i (Magyarpecska, Nagy - lrato s ecc. ) . i quali chiede vano pi cco le modifiche interpretate a favore de lla Romania , e perchè s ulla que s tione del ditin o di opzione non aveva voluto segui re l'interpretazione avanzata dal delegato ungherese alla Commissione.
90 Ibidem. Tenente Colonnello Paolotti alla Sezione Italiana del Comirato Mil itare Alle ato, T. 221. 15-1 1-1922 (cfr. Documento n. 8 ).
In definitiva , la posizione ungherese risultò sempre sos tanzialmente isolata ri spetto a quella degli alt ri delegati. Inutilmente Budapest affermò più volte c he la stessa " L ettera di invio" d el maggio 1920 da parte della Conferenza degli Ambasciatori a vesse lasciato intravedere la pos sib ilità di modifi c are in senso favorevole all e aspirazioni magiare quanto fissato nel Trattato di pace.
Più volte la Commissione - s oprattutto s ulla base di più precise "istruzioni" inviate dalla Conferenza degli Ambasciatori nel lu glio l 92 l - precisò che modifiche quali quelle richieste da Budapes t avrebbero s travo lto il Trattato. Unica chance di mutamento avrebbe potuto essere solo un quanto mai improbabile accordo diretto fra romeni e ungheresi91.
La linea intran s igente fu fatta propria con ancor più dec is ione dal delegato della Romania nella Commiss ione, Colonnello Cons tantin Dumitrescu , il quale, peraltro, si fece in terprete della aspirazione del suo paese ad allargare ver so Ovest la zo na di prote zione della fer ro via Satu Mare - Oradea Mare - Salonta ch e, come il tratto Ki sjenò - Aradra , sarebbe rimasta in territorio romeno.
Un problema particolare venne sollevato quando si spostò, sulla base de i prevale nti interessi serbi e rome ni, il "triplex", il punto di contatto fra i tre confini di Romania, U ngheria e nuovo Stato jugos la vo, la sciando Budapes t davanti ad una approvazione ex post che, naturalmente, s ollevò le s ue proteste. Alla base della collocazione di ques to controverso punto di confine s i lega va la qu es tione - dibattuta a lungo , con l ' inte rv en to del Comitato tecnico geografico e della Conferenza degli Ambasciatori - dell'attribuzione del villaggio di Porgany- Pord eanu92.
9l La Conferenza deg li Ambasciatori nel dicembre 1923 conferì, ad esempio alla Co mmissione lnte ra ll eata per la del im ita z ione del le frontiere tra Ro ma nia e Reg no serbo-croa to- s lovcno !' .incarico di verificare le condizion i perchè fosse raggiunto un accordo tra le due pa rti interessate: ibidem busta 63/ A cir T n. 529 da Legazio ne di R omani a, 20-12- 1923.
92 AUSSME, Fondo G -22, fase. 54, carte lla 5 "'Confini fra Austria e Ungheria e fra I talia e Austria. Comitato Militare Alleato di Versai l/es - Se=:.ione Italiana. Re/a;:.ioni sulle sedwe della Confe ren=:.a degl i Ambasciatori con conseguenti istru;.ioni. ( 1922-19231924)". Generale Marietti al delega to italiano nella Commissione di delimitazione dei confin i romeno-jugoslavi , Co lo nnello Giovanni VaJvassor i. T. 592.23-2-1924 e Allegati .
T utta la discussione in Com.In.iss io ne per la dcfinjzionc del tracciato della frontiera ungaro -ro mena (diviso in sez io ni d a ll a "A" al la "M" ) . co n pa1tico larc riferimento alleargo mentazioni e ai contrapposti dossie r romeni e u ngheresi s ull e modific he del tracc ia to l dati statistici ufficiali elaborati dalle autorità ungheresi nel 1900 e nel 1910, certo non molto affidabili per quanto riguardava le nazionalità "mi - nori", mostravano un notevole incremento della emia magiara a fronte delle altre ed era difficile dedurre, quindi, elementi di giudizio precisi sulla rea le situazione etnica. Un dato di fatto era certo: la ·'quasi totalità" della popola.lione romena di Transil vania era confluita nella madre patria grazie alle cessioni territoriali stabilite alla Conferenza della pace a favore della Romania.
Il processo verbale della definitiva delimitazione della frontiera romeno-ungherese fu infine fumato a Oradea Mare il 26 giugno del 1925, dopo anni di lavoro a ai complesso e dopo numerosi momenti di tensione all'interno della Cornmissione93.
Un lungo Rapporto fu inviato alla Delegazione italiana del Comando Supremo da Paolotti il 1° luglio successivo94: un te todi grande interesse, sop rattutto considerando il fatto che esso fu prod otto nell'ambito di una mis s ione che all'inizio sembrava rivestire una funzione essenzia lmente ··tecnica".
In esso, infatti, furono affrontate da Pa olotti tutte le complesse questioni di natura etnica, religiosa, lin guist ica legate alla tracciatura dettagliata del confine: questioni relative anche alla gestione delle acque dei fiumi ed alla applicazione della legge agraria romena in rapporto ai lavori della Commissione. Vennero allegate a l Rapporto di Paolotti dettagliate carte topografiehe e interessanti tabelle comparative insieme a stat istiche relative alle popolazioni dell'area oggetto dei lavori della Commi ss ione.
Paol otti. che ammise di aver provato non poco imbarazzo nel trovarsi di fronte a problemi così vasti di natura politica e nazionalistica , che esulavano dai compiti della Commissione, rilevò in particolare l'c. trema difficohà incontrata dalla Commissione nel se parare seco ndo un criterio di equità c razionalità i comuni, i terreni, le proprietà, le aziende le une dalle altre , sop rattutt o quando esse erano di piccole dimensioni fra le du e e tnìe. si trova esposta deuag liaLamente in AUSSME, Fondo E- 15 , 1/65. 2165 . 3/ 65. 4 /65. 5/ 65. Per la questione panicolarc del villaggio di Porgany. ved. busta 2165 '"Delimita::.ione delle frontiere romene (Se::.ioni A·· e B ). 1922-1923 Una desc rizione dettagliata de ll a frontiera, con numerosi allegati e "sc hi zzi topografici. la sir icava dai numerosi documenti della busta 5/ 65.
I Processi Verbali delle sedu te della Commissione. con la deuagliata esposizione dei differenti punti di vista romeno e ungherese. uniti a molti documenti inviati dalle due part i a supporto delle rispcuiv e tesi agli ordi ni del giorno. alle comunicazioni del Presidente e alle proposte di modifica e le ri so lu zion i della s tessa Commissione, sono in AUSSME. Fondo E-15, buste 1/ 66, 2/66. 3/ 66. 4/ 66, 5/66. In queste bu s te sono trattate anche problematiche particolari. come la descrizione dci numerosi incidenti di frontiera.
93 Ved. in AUSSME. Fondo F-3 . busta 374. fase. 4 "Romania. Sesta Conferen::.a In · terna:ionale di Chimica u Bucarest Ri chies ta armi ed esplosivi. Confini romeno-unghe· rese e ··.
9-1 Ib idem. Tenente Colonnello Pa olotti alla Sezione Italiana del Comando Supremo AlleatO Rapporto Finale " della Commi uione di de limita::;ione dei confini romeno-un · 1-7- 1925.
Una situazione che- quando sul posto si cercò di eliminare vistose incongruenze o divisioni non eque delle piccole proprietà terriere dalle abitazioni dei rispettivi proprietari- sembrava rendere ancora più complesso il tracciato del confine invece che semplificarlo.
TI criterio fondamentale della Commissione - rilevò Paolotti - era stato quello della riunione in un solo Stato nazionale di tutti i romeni della Transilvania, di gran pmte del Banato e di alcune ex provincie ungheresi.
Sarebbe sta to del tutto inutile cercare un ostacolo naturale che rimedia sse al carattere "a rtificiale'' della frontiera contestato da Budapest. Proprio per questo motivo la Commissione aveva cercato di dare alla frontiera la minore estensione possibile, per renderla più facilmente difendibile e conciliare questa necessità con quelle degli abitanti del luogo. In questo senso, il rifiuto ai progetti di modifica ungheresi si rivelò inevitabile.
La Commiss ione, al fine di organizzare i suoi lavori , aveva suddiviso il confine di sua competenza in undici sezioni, dalla "A" alla "M", articolazione imposta in pratica dal fatto di essere la zona coinvolta caratterizzata dall'esistenza di numerosi piccoli comuni che sollevavano le note questioni di "eq uo" tracciato del confine.
Di tutte le popolazioni della Transilvania, rilevò Paolotti , l'etnia magiara si sentiva contrapposta soprattutto a quella romena; un dualismo che affondava le sue radi.ci nelle lotte per l 'affermazione delle diverse nazionalità nel XTX secolo e che s i era acuito in seguito al "Compromesso" austro-ungarico dell867 ed all'opera di snazionalizzazione seguita alla legge emanata dal Regno d 'Unghe ria nel 1868.
Le autorità ungheresi infatti non avevano mai voluto prendere in considerazione i diritti alla identità nazionale, al mantenimento della propria religione e della propria lingua che rivendicava la minoranza etnica romena nell ' Impero asburgico.
Paolotti sapeva bene, però, che inoltrarsi sul terreno delle origini delle singole popolazioni per stabilire a chi s pettasse di abitare una data regione finiva per diventare un lavoro controproducente e di fatto impraticabile, alla luce del grande numero delle nazionalità presenti.
Il rappresentante dell'Ungheria evidenziò con molte argomentazioni e molti documenti la preponderanza magiara nelle regioni assegnate dalla Confe ren za alla Romania , in Transilvania, in parte d e l Banato e nel chiedendo di spostare verso est tutta la frontie ra.
Anche la differenziazione tra le religioni rendeva difficile -a causa essenzia lm ente della scarsa affidabilità delle s tati stiche ufficiali- l'ipote i di una sistemazione che potesse aiutare a separare equamente le diverse etnie secondo le fedi ortodossa, greco -latina e calvinista.
Fra etnie e fedi religiose avrebbero comunque potuto stabi lirs i -a giudizio di Paolotti - delle vere e proprie alleanze politiche; ad es., tra protestanti luterani e cattolici, visto che s i assomigliavano per modi di vita e cultura e si differenziavano invece in modo più accentuato dagli ortodossi.
Erano ·'operazioni" però alquanto problematiche. Un ostacolo sarebbe venuto certamente dal Governo, che tradizionalmente aveva una grande autorità negli affari ecc lesiastici, e anche dai vescovi. dipendenti certo dalle autorità pubbliche, ma che governavano comunque le loro diocesi con grande autonomia. Senza contare naturalmente la comune avversione popolare nei confronti della Chiesa cattolica romana.
La Chiesa greco-cattolica, in particolare, con la sua recente più spiccata (e anche più pericolosa) ostilità nei co nfronti del Governo e della Monarchia non evidenziava alcun presupposto fattib il e per una cooperazione con la Chi esa ortodossa.
Nell'Europa danubiana più che di ··lotta di razze", secondo Paolotti, si sarebbe dovuto parlare più propriamente di lotta di reli gio ni. E se sotto il profilo politi co potevano svilupparsi interessi comuni tra etnie diverse, dal punto di vista delle credenze religiose, della cultura, dei costumi delle singole minoranze etiliche il fossato appariva incolmabile. A volte lo era anche nell'ambito di una stessa minoranza. Per esempio, i tedeschi sassoni della Tran silva nia puntavano ad attirare sulle loro posizioni anche gli svevi del Banato. in cont rapposi7ione alla dominazione romena e a favore dell'influenza magi ara. ma la differenza di religione poi impediva dì fatto questa unificazione degli interessi.
Del resto. una ·'mappa'' precisa della diffusione delle varie fedi sarebbe stata enormemente complessa, forse impossibile da realizzarsi nella Grande Romania emersa dal conflitto mondiale, in cui. in ogni caso. la presenza cattolica aveva avuto un nuovo sla ncio co n l'unione delle nuove provincie e la cessione dì popolazione magiara alla nuova R omania.
Oltre che alla situazione religiosa Paolotti s i dimostrò interessato anche a quella linguistica, co nstata nd o inevitabilmente come da questo punto di vista la comp lessità del nuovo Stato romeno fosse destinata ad aumentare anche perchè la conoscenza della lingua ungherese e di quella rom ena non corrispondeva a delimitazioni etnic he precise.
Il r appresentan te italiano nella Commissione per la delimitazione dei confinj romeno - un gheresi sottol in eò in oltre il prob lema della gestione delle acq ue, fondamentale per un paese agricolo come l'Ungheria c he no n a caso s upporta va le sue richies te di modifica del tracciato stabilito a l Tri a non con la necessità ob iettiva, ai fini de l proprio sv iluppo economico, della gestione urutaria della rete di vie fluviali, rappresentate principalmente dal Danubio, dalla Dr ava, dalla Sava, dal Ti sza e suoi aftluenti e dall'Olt: le sorgenti del Ti sza erano in Transilvania, così come il bac ino intero dell'Olt era so tto amministrazione di Bucarest. L 'op era di s istemazio ne degli alvei di fiumi e torrenti, soprattutto per ev itare i danni ricorrenti deLle inondazioni, la creazione di bacini e le ca nali zzazio ni reali zzate sotto l' amministrazione magiara e ran o operazioni che o ra doveva no tenere con to dell'esiste nza di un nuovo confine.
Il funzionamento di a lc une po mpe e delle re lative c hiu se, il cu i s in ergismo e ra esse nz ial e quando si profilava il rischio di una inond azione, e la ca pacità di f un z io nare di s tabil imenti di produzion e e di molin i in territorio magia r o ve ni van o così a d essere ostaco lati dalla nu ova rea ltà geopolitica.
Il maggior punto di contrasto tra romeni e ungheresi si era sollevato per la questione d e lla riforma ag raria sta bilita con legge approvata da l Parlamento rom e no nel lu g li o del 1921. La legge basava la s ua ragion d 'esse re soprattutto s ul l ' e s propriazione della grande prop1ietà e la di s tribu zio ne delle terre ai contadini non abbienti; g r a ndi propri e tà c he erano qua s i tutte di origine ungh e rese. Più c he di una uni ca legge s i po teva, anzi, parlare di quattro gruppi di legg i differenziate che ri g uarda va no aree ognuna con problemi e d esige nze diverse, il vecchio Regno , la Bessa rabia, la Bu cov in a e la Transilvania
Con la facoltà di opz io ne per la cittadinan z a stabi lita nel Trattato d i Trianon, i proprietari ungheresi cercarono di evitare che le proprietà fosse ro separate dalla l oro residenza; da qu i la loro tendenza a non r icorrere al diritto di opzio ne per la c ittad in anza e anche le fur ios e discussioni in sede di Commissione tra i dele gati romeno e un g herese. I proprietari ung h eres i , infatti , c he non esercitavano questo di ritto erano considerati alla st re g ua di "proprietari assenti " e quindi si vedevano incamerare le pro - prietà agricole dallo Stato: quelli che optavano per l ' Ungheria venivano invece trattati al pari dei .. proprietari s trani eri'' presi in considerazione per resproprio delle terre.
Venivano rivendicati, quindi, diritti che si mostravano se mpre più in conflitto con le impo tazioni della riform a agraria, mirata no n solo ad esaudire una promessa fatta da molto tempo aJ ceto contadino su lle cui spalle era gravato il pe so del conflitto, ma anche a razionalizzare l 'ag ricoltura per renderla più funzionale allo sperato sviluppo indu striale ed allo sviluppo delle eco nom ie locali. Paolotti proseguì ne l suo Rapporto l'esame dettagliato della riforma e d e i complessi meccanismi in essa previst i per l'espropriazione dei terreni.
L'ufficiale italiano, forse spinto dalla nece ss ità di "spiegare " maggiormente il suo più che corretto operato nella Commissione. rimarcò il fatto che le rivendicazioni etniche c cu ltural i non con entissero grazie alla loro complessità di co nvalidare una soluzione territoriale piuttosto che un'altra. Anch e tra sfe re ndosi sul posto per documentarsi direttamente nelle località oggetto dei co nten zio i, i membri della Commis ione di delimitazio ne dei confini avevano preso atto che la quest ione etnica era complicata dalla mescolanza reli g iosa e culturale di fatto creatasi nel corso dei secoli.
L'uso della lingua magiara era comune a più d ' una popola zione e quel fenomeno che s i potev a definire co me processo di ·'mag iari zzaz ione" rivelava livelli di inten ità diversa a seconda dei gruppi etnici interessati. Era una situazione complessa, che affondava le sue radic i nei seco li passati c c he costrinse i m embri dell a Commissione a esaminare co n grande circospezione i dati stati tic i disponibili, tutti peraltro di epoca austro-ungarica. R egole assolute da applicare, dunque, non ve ne erano.
E se i romeni della reg ione apparivano come coloro che con maggiore determinazione si erano oppos ti alla assimilazione ungherese. una frontiera netta che separasse i due g ruppi e tnici senza s acrificare gli uni o gli altri era un ob iettivo irrealizzabile. Cosa sarebbe accaduto se per problemi etnici si fosse arrivato ad un contras to ungaro-romcno tale da impedire il corretto fun z ionamento , ad esempio, dci se rvizi relativi alla gestione delle acque che. come si è già visto, erano essenziali allo sviluppo economico ? Eventualità cui occorreva aggiungere quelli che dal punto di vista unghere se e rano i danni apportati da l la riforma agraria romena alla produttività agricola delle aree ungherc . i, soprattutto creando tanti piccoli proprietari ma senza i mezzi per poter avviare unità produttive efficienti.
Non era stato certo compi to della Commissione farsi coinvolgere in questioni di diritto privato internazionale, ma Paolotti ·'personalmente" s i di c h iarò propenso a difendere i diritti di coloro che avevano la proprietà nei pre ssi del confine, per consentire facilmente l'ingresso nella proprietà stessa. Qu esta conside razione, tuttavia, "malauguratamente non si verificò ", cioè non riuscì ad essere a ppl icata co rrettamente.
Il nuo vo confine avrebbe co ntinuato a sollevare critiche, poiché "com e tutte le cose umane ha i suoi lati de b o li", rilev ò Pa o lott i. Ma alla Commi ss io ne non s i s arebbe potuto fare alcun addebito: essa era. in fondo, solo uno " strumento nelle mani di coloro che hanno so tto scritto il Trattato".
3.2 IL contributo militare italiano alla delimitazione d ei confini fra Romania e Cecoslovacchia
La Commi ss io ne di delimitazione dei confini tra la Romania e il nuovo Stato cecos lovacc o - che aveva la sua sede a Brno e che iniziò i suo i la vori nel marzo dell923- s i rivelò particolarmente impegnativa per l ' Italia poiché ad essa venne assegnato come Presidente proprio il delegato italiano , il Tenente Colonnello Giulio Pellicelli.
l lavori della Commissione, che avevano come riferimento una Convenzione preliminare conci usa da Bucarest e Praga nel maggio 1921, presero le moss e da una precisazione della Conferen za degli Ambasciatori circa la fissazione del punto comune alle frontiere romena, cecoslovacca e ungherese , basata sulla decisione presa- dopo l ' intesa fra le tre Commissioni di delimitazione che 1iguardavano i confini romeno-unghere se. ceco-ungherese , ceco - romeno - in se de di Commissione ungaro - romena. Decisione, nemmen o a dirlo, osteggiata dai rappresentanti magiari delle prime due Commiss ioni95.
Non meno determinato s i sa rebb e ri ve lato nella Commissione il de legato romeno , il Colonnello Cons tantin Dumitrescu , nella difesa dei diritti del suo paese, pur avendo esso con la Cecoslovacchia una frontiera dj min ore es ten s ione, ne i du e distretti di Satu Mare e rispetto a quella con l ' Ungheria. Era una s ituazione sintomatica della grave realtà rappresentata dai contrasti territoriali dcii" Europa orientale post - bellica che in questo caso finiYano per coinvolgere due nazi o ni con il co mune interesse di difendere la del sistema nato a Versailles.
95 AUSSME. Fondo E-16. busta 10. cart. l " Corrisponden:::.a Commissione Ru menoUngherese (l 922- l 925 r, .. Mc me nt o del Genera le Meunier, Presidente della Co mmi ssione di delimitazione della fro nti e ra fra la Romania e r Ungheria, a l Tenente Colonnello Pellicelli. 10-7-1923.
Da quando prese l'avvio il lavoro concreto di ·'picc hetta ggio" del confine, le contestazioni da ambo le parti circa il tracciato particolareggiato non mancarono e Peli ice lii fu costretto ad affrontare non solo numerose e complicate questioni di natura tecnica ma, inevitabilmente, anche problemi inaspettati di carattere etnico.
Che i punti di vista dei romeni e dei cecoslovacchi fossero destinati a divergere e anche in modo molto duro - a dispetto dell'intesa c he si era sviluppata sul piano internazionale tra Bu carest e Pra ga . coronata anche da un Trattato di amicizia e cooperazione - lo si era visto fin dali 'inizio dei lavori della Commi!>sionc, malgrado vi fosse stato un negoziato preliminare tra le due parti sulla que s tione dei confini.
Lo stesso Pellicelli doveva manifestare le sue perplessità nei confronti dci rilievi fatti dalle due parti c pervenuti in novembre alla Commissione%.
Il rappres en tante romeno, Generale Dumitresc u, non perse occasione nel mettere in rilievo le incongmenze delle richieste fatte dal collega cecoslovacco ri s petto alle istruzioni ricevute dalla Conferenza degli Ambasciatori, e nel dimostrare la validità delle proprie osservazioni e rimostranze. Le contestazioni da ambo le parti circa la definizione tecnica sul terreno del tracciato del confine non furono davvero poche e Pellicelli fece fatica a non lasciarsi coi nvol ge re in diatribe talvolta di carattere procedurale e di importan za secondaria rispetto a quello che era invece il compito principale della Commi ss ione.
Un esempio sign ifi cativo : il problema di sistemare i cippi confinari lungo i bordi dei fossi. questione su cui i delegati cecoslovacco e romeno ebbero a lungo pareri contrapposti. Non poche difficoltà, in particolare. furono sollevate dalla questione della divisione confinaria sui corsi d'acqua: in modo specifico i fiumi Ttir e Tisza c alcune vie fluviali minori. co me il Balta Glodului, il Norica c il Micsò.
La materia del contendere tra Bucarest e Praga e ra allo stesso tempo oggetto di valutazioni etniche ed economiche: il fiume Ti sza era costellato di molti piccoli centri abitati. fatto che poneva anc he per questo con- fine il problema della divisione tra gli aggregati urbani e il te nitorio circostante. Le difficoltà per il Tisza s i rivelarono in pieno nel corso dei lavori dell924 , alla luce di un fatto naturale: le inondazioni causavano infatti una continua modifica del corso del fiume, ponendo problemi tecnici per la costruzione di opere di contenimento. Dato che la navigabilità del fiume e l'esistenza di condizioni in grado di non comprometterne la libertà , erano economjcamente rilevanti soprattutto per la Cecoslovacchia, Praga mirava ad ottenere dal Go verno romeno il consenso perchè questa vitale via di comunicazione potesse essere oggetto di una accurata manutenzione.
96 lhidem. 3. cart. l "Caneggio vario la delimira::.ione del confine afla(rontiera romeno-cecoslovacca ( 1923 -1926)". Tenente Colonnello Pcllicelli ai rappre se ntanti romeno c cecoslovacco nella Commissione. T. 298. J 4- 11 - 1923.
La conseguente spirale di co ntinue co ntestazioni tra romeni e cecoslovacchi imbarazzò non poco Pellice lli , costretto a chiedere consiglio ai colleghi di Commissione per decidere in merito alle questioni di più ordinaria amministrazione , o , come diceva egli stesso , di " faible importance"97
Ciò s i verificò, ad esempio, quando il rappresentante cecoslovacco chiese di far costruire, a causa delle all uvioni , un nuovo tratto di strada ri entrante in tenitorio romeno tra le località di confine He wet le nfal va e Akli, a sostituz ion e di una strada c he ved eva un diritto di passaggio per i cittadini cecos lovacchi. U n'altra occasione s i presentò quando fu necessario precisare, a fronte di una decisione della Commissione di delimitazione dei confini ungaro-cechi che considerava "fisso" il tratto di confine s ul fiume Tlir, che tale decisione non poteva applicarsi - come chiedeva la Romania - anche al tratto ceco-romeno che restava, invece, "mobile" rispetto alle modificazioni ricorrenti del corso de l fiume9s.
Dopo un intenso e lungo scambio di infonnazioru, dopo varie richieste di pareri e in vii di proteste, Peli iceli i s i trovò a condi vid ere il punto di vista romeno riguardo la validità del primo percorso identificato.
Si trattava di problemi specifici di non facile soluzione, comunque sempre affrontati con impegno ammirevole da Pellicelli , malgrado la diffico lt à in alcuni casi nel prendere una decisione a fronte delle diverse ric hie ste delle parti interessate, immancabilmente su pos izio ni cont rappo s te.
Grande interesse mostrò, ad ese mpio, il rappre se ntante militare di Bucarest nei confronti della navigabilità co mmerciale de l Tisza, sul quale
97 Ibidem , b usta 9 , cart. l ''Corrisponden za tra De legazioni Alleate e Pre siden za ( 1923-1925)" , Tene nte Colo nn ello Pellicelli ai rappresentanti in g lese e francese nel la Commissio ne di delimitazione della frontiera romeno-cecoslovacca, T. 794 , 20 -9 - 1924 correva parte del co nfin e, ai fini dello sv iluppo eco no mico delle regi oni romene intere ate naviga bilità c he però dipendeva dai la vori di manutent. ione e conso lidame nt o delle ri ve99 Ri face ndo s i a precedenti disposizioni della C onfere nz a degli Am basci atori. Dumitrcsc u confermò il punt o di vis ta romeno che identificava il confine nella linea mediana del braccio principale del fiume Tisza, pur esse nd o il corso di que s to soggetto a modificazioni. Valutaz io ne che no n tutta la Commissione di delimitazione semb rò però condividere .
98 Jbidem, Tenen te Co lonnel lo Pell iceli i a l Ge neral e Meunjer. Presidente della Commissione di delimitazione dei confi ni romeno -un g he res i, T. 976 18- 11 - 1924.
In o ltre, ogge tto di co nte s tazi o ne da pa rte ro men a erano anche qu ei lavori di co nso lidamento eseg uiti dai cecoslovacc hi c he avrebb ero porta to a modificazioni tali del cor o del T isza da ca u sare la chi usu ra del braccio secondario del fiume c he s correv a dalla parte romena .
La Commissione s i esp res se success i va mente, ne l g iugno dell925, in manie ra definitiva a favore del crite rio della ··mobilità del co nfine lungo il Tisza, an c he se la sc iò intra vedere la po ss ibilit à d i fare una eccezi one per un segme nto s peci fico. secon do la tes i rom e na. Con questo compromes o espresse, comunque. un ch iaro invito alle parti romena e cecos lovacca a giun gere ad un proto co llo comune per tal e que s tion eJoo.
Altri motivi di contrasto e r ano destinati però a co mplicare l ' attività della Co mmi ss io ne. A partire dall e co ntinu e rimostranze rom ene nella seconda metà de l 1925 s ul modo adotta to d ai cecos lovacc hi ne l seg nare il confine e s ui loro ritardi nel condurre le operaz ioni tecni che s ul terre no.
Pe lli ce lli cercò di indurre i due rapprese ntanti a verifica re direttam e nte l 'esattezza de lla def ini zione co nfinaria , se nza indugiare ancora in accuse rec iproch e. Co n il ri su ltato, però . di attirare s u di sè le ire di Dumitrcscu c he lo accu sò di non prendere in con s ideraz ion e le prote s te romene.
Una situazio ne sempre più imbarazzante. s uscett ibil e di inficiare la validit à di tutt o il lavoro della Commissione.
T an to più c he le protes te rom e ne cost rin se ro il Mini s tro d ' Italia a Bucare ·t. Carl o Durazzo. a intervenire e l 'Addetto Milit ar e itali ano a B ucare s t , Colo nnell o Enrico Baffigi, a segna la re allo s tesso Pe lli ce ll i le denunc e di Dumitres cu in v iate al Mini stro de g li E s teri romeno a propo s ito del suo "atterçgiamento in genere sistematicamente ostile alla Romania ed in ispecie talvolta parziale ajavore dei Cecoslovacchi"IO I
99 Jbidem. buMa 9 . can. 4 "Corrisponden::;a Dele;?a:.ione Romena ( / 923 - /926)", Generale Dumitrescu al Teneme Colonnello Pcllicelli. Aide-Mémoire n. 1677/ 659. 24 -41925.
100 Ib idem, 3 ca rt. l c ir • Tenente Colonne llo Pellicell i •Ques rione della Tis::.a •·. 4 -6-1925.
11 Ministro rnmeno, per no n 'jar gross a la cosa piccina e ricorrere a Parigi" ne aveva parlato a Durazzo in via confidenziale con l ' int e nzion e di porre rimedi o a lla s itua zio ne, senza ricorrere alla Conferenza degli Ambasciatori e aumentare i "di ss idi che già di vi dono Italia e Romania' ' .
Durazzo, poichè la questione non tientrava direttamente nelle sue competenze, aveva s ug ge rito a Baffi gi di parlarne a Pe llice lli in privato. B affigi dal canto suo premise nella s ua lettera a Pellic e lli di ritenere infondate le accuse dei romeni e di ritenere che avessero " dato corpo alle ombre". Tuttavia, quasi scusandosi, gli suggerì di far luce s ulla ques tione, al fine di non offrire elementi di accusa ad uno "spiri to naturalmente sospettoso e prevenuto", ne l momento in cui Durazzo era impegnato a fondo nel favori.re un avvicinamento tra Italia e Romania , utile ad ambedue i paesi , ma ancora lontano.
La deci s ione di Dura zzo di non amp li fica re la que stio ne non fu pos s ibile e il Ministro italiano ne riferì al Ministero degli Esteri, subito allarmato dalla possibilità di una lagnanza romena davant i alla Conferenza degli Ambasciatori l02 .
A Pellicelli , sempre più costernato, venne suggerito allora di reagire in termini moderati alla vice nda , a prova della sua serenità e della sua coscienza tranquilla, ma senza dare l' impre ss ione di vo le r si difendere e, anz i, mostrando di voler difendere sop rattutto l'operato della Commissione di delimitazione dei co nfini nel suo complesso, mettendo in dovuto rili evo il fatto che la Commi ss ione, a proposito della navigazione su l Ti sza, aveva tenuto co n to degli interess i romeni proprio su sua so llecitudine l03.
Pellicelli, tuttavia , to rnato in ltalia pe r le fest ività di f ine anno, vo lle ugualmente rispondere con una lun ga Mem o ri a a l Colonnello Baffigi per prec isare la si tua z ione ge nera ta s i al la Commissio ne ne i mesi precedenti t o4 , presentando una appassionata difesa della gestione dei lavori nell'organismo da lui pres ieduto.
Pellicelli, infatti , precisò c he tutte le decisioni prese dalla Commissione av eva no in ogn i caso avuto il voto favorevole anche del delegato romeno. vale a dire di Dumitrcscu. In patticolare, ciò si e ra ver ificato per quanto aveva riguardato la delicata questione della collocazione del .. triplex" alla int ersezio ne fra le frontiere cecoslovacca. romena c ungherese, operazione che rispetto ad altre simili fu oltremodo rapida con so ddi sfazione dci romeni. Anche per la decisione relativa al fiume Tlir Pellic e lli s i era impegnato a far passare la decisione favorevole agli interessi di Bucarest.
10 1 Ibi dem, busta 9. cart. l. c it Colonnello Baffi g i al Tenente Co lo nn el lo Pellice! li 13- 12 -1 925 (cfr. Documento n. 9).
102 I bidem. Minis tero degli Es teri a Legazione d'Ital ia a Bucarest, Telespress o 25185 1/1048. 20 - 12-1925.
10 3 Ibidem, Lettera da Ancona a Pe li ice Il i, 27-12-1925.
10 4 Ibi dem, Tenente Co lon ne ll o Pellicelli a l Co lonnello Baffigi. 28-12-1925.
Per quanto riguardava il fiume Tisza - la cui que tione doveva ancora essere risolta- P e llicelli aveva concesso l" intera estate per poter eseguire i lavori tecnici preliminari c fornire una dettagliata documentazione dei rispettivi punti di vista, nonostante il parere contrario del delegato cecoslovacco.
Ancora, accogliendo una richiesta romena, fece riconvocarc due delegati della Commissione per decidere la questione in seduta plenaria. raccomandando alla Conferenza degli Ambasciatori di non causare ulteriori ritardi nell'accogliere un "quesito'' dei cecoslovacchi.
Ri cevute le necc sarie istmzioni dalle auto r ità italiane che si tro vavano a Parigi , Pcllice l li faci l itò la decisione finale so llevando ugual m ente le critiche non solo del delegato romeno ma anche di quello cecoslovacco.
In ogni caso, quando la Conferenza degli Ambasciatori avrebbe affrontato il problema della navigazione sul Tisza. la solut. ion e prescelta, g razie al l' impegno del pre s idente, avrebbe tenuto la rgamente conto del punto di vista romeno.
Era chiaro a parere di Pcllicelli che !"intervento eli Dumitrescu o mirava a condit.ionare la deci sio ne in merito al Ti sza. o cercava di neutralizzare un temuto intervent o dello stess o Pellicclli pres o la Conferenza degli Ambasciatori a proposito di alcuni fatti avvenuti in Commissione nel mese di novembre, dei quali però egli non aveva intenzione di parlare "p er ragioni di opportunità", mantenendosi nella direttiva generale avuta all'inizio dei lavori: restare pe1:(e1tamente equanime fra i due inleressati". Fino al ritorno deg l i altri de legati Pellicelli avrebbe com unque evitato di prendere decisioni importanti. a panire dal problema del Ti st.a . in modo che esse fossero visibilmente prese dalla Commissione nel suo complesso.
Determinante, comunque, a proposit o delle difficoltà che la Commissione aveva co ntinuamente incontrato. era s tata a parere di Pellicelli l" '·astiosa ostilità.. tra le delegazioni romena c cecoslovacca, che trasformavano ogni differenza di valutazione in un contrasto violento, con grave imbarauo degli altri delegati. Quindi, sembrò concludere il Pre side n- te della Commissione . e si doveva recriminare su qualcosa, era proprio la mancanza di pirito di co llaborazione tra le due parti interessate: co n la conseguenza che la Commissione e r a stata cost rena a formulare acc ordi riserva ti , poi sottoposti apertamente a tutti i delegati co n divers i s trumenti quali verbali, protocolli e dichiarazioni c con g rande dispendio di fa tica e di tempo.
Inoltre , come prova dell'assenza di favoriti smi co ncessi alla Romania. la Commjssione aveva declinato, anche per ragioni economiche, il suo tra s ferimento in R omania c hie s to da Bucarest. Qual s ia s i trasferimento sarebbe s tato possibile so lo co n la previa intesa delle parti ceca e romena.
Pe r fortuna, conc lu se Pellicelli , risolta la que ti o ne del Ti sza e altre minori. la Commi ss ione avrebbe potuto concludere i s uo i lavori . vero imilmente entro maggio.
Sul ' ·caso" delle accuse romene a Pelli ce lli , e a difesa di quest'ultimo, intervenne successivamente. ali' inizio del gennaio 1926, l 'am basciatore a Parigi, R omano AvezzanaJ os . Avezzana, infatti , rilevò al Ministro degli Esteri come la stessa e pcricnza di lavoro delle 18 Commi ss ioni di delirrutazione dei confini po s t -bellici avesse favorito accuse di ogn i genere nei co nfronti dei delegati. In evitabile, quindi. che anche per la Commiss ione di Pelli ce! li i fo c origina ta una situazi one s imile.
La delimitazione della frontiera sul Tisza cos tituiva un problema complesso, so prattutto per g li interessi economici ad es a legati: le conclus ioni che avrebbero preso co ll eg ialmente tutti i delegati, anche se fosse s tata contraria alla te s i romena, non avrebbe affatto auto ri zza to a fare acc use g r atuite nei confronti de l Presidente.
Anche nei co nfronti dello spos tamento della sede della Commissione. ch iesto da Bucares t qua s i a so ttolineare i rischi per la sua imparzialità dal ri s iedere a Bmo. Avezzana co ncordò con Pelli ce lli. alla lu ce delle economie c he quella s ede pe rmetteva a causa del fatto c he molti delegati della C o mmissione erano me mbri anche di Commissi o ni impegnate nella definizione degli altri confini cecoslovacchi.
Se fossero nat e altre la gnanze romene verso la Commissio ne, concluse dec iso Avezza na , c'e ra eia augu rarsi che esse fo sse ro tradotte in una concreta protes ta ufficiale alla Conferenza degli Ambasc iatori.
Fatto che, mal grado le precedenti appren s ioni , non sa rebbe s tato deleterio per l'Italia ma av rebbe consentito l'opportunità di scendere più apertamente in campo in difesa dell'attività irreprensibile di Pelli ce lli.
In quell o stesso periodo altre accu e formulate da Dumitrescu al comportamento dei cecos lovacchi non fecero altro che co nfe rmare tutti i giudizi espressi a favore dell ' ufficiale italian o il qual e fu in grado di far decidere la Commiss ione sulla que s ti one del Ti sz a alla fine di ge nnai o, fermo restando che la documentazione completa sarebbe s tata predisposta alla data termine del 31 maggio s uccessivo Hl6
Sulla questione delle accuse a Pellic e lli si re g istrò ancora un interve nto aUl o revo le, quello del Sottosegretario di Stato agli Esteri, Dino Grandi, che a febbraio comunicò a Durazzo un telegramma del Mini stro ital iano a Praga , in cui si riaffermava l 'infondatez za del le acc use romene .. nelle frequentissime contes e degli intere ati", anche perehè dai romeni stessi non era giunta una precisazione dell e accuse rivoltc 107 .
Ora. embrava che an c he il Governo cecoslovacco av esse intenzione di fo tmulare delle lamente le circa i lavori della Commissione di delimitazione dei confini, ma il Ministro, c he vedeva in ciò una automat ica co nfutazione de ll e accuse romene , dichiarò che non avrebbe preso in co nsiderazio ne queste proteste ceche, dipend en do la Commissio ne direttamente dalla Conferenza d egli Ambasciatori.
Ed è proprio in questa sede che si sarebbe potuto dimos trare la piena correttezza del comportamento di Pelli ce lli nell'assolvere la mi ss ione conferitagli, per la quale aveva rivelato ..qualità diplomatiche non comuni e molti ss imo tatto". Grandi , sulla base di queste dichiara z ioni la sc iò al Ministro a Bucarest piena autonomia c irca i modi di confutare ai romeni le accuse rivolte a Pelli cc lli.
D ' altra parte, anche l 'Am ba sciata d'Italia a Pari gi si di sse pronta , nel ca o che un passo ufficiale romeno fos se fa tto pre so la Conferenza deg li Amba sc iatori, a svo lgere !"' a z ione ne cess aria " per dimostrare come esso fosse infondato e come nulla fosse da rimproverare a P ellice lli 108 .
Resta va da aggiungere, a proposito dei rapporti fra Pellicell i e il Governo romeno, che il prim o e bbe a lamentare tra la fine d e l 1925 e l 'i ni- zio del 1926 a nc he la strana scomparsa di una sua lettera co nfidenziale all'Addetto Militare a Bucarest, Colonnello Baffigi, da un plico spedito per posta ordinaria dall ' Italia; scomparsa che sembrava- malgrado non vi fosse alcuna prova concreta in proposito - essersi verificata proprio in Romania, nonostante le sme ntite del Ministero degli Esteri di Bucarest t09 .
106 Jbidem. bu sta 3. cart. l , cit . . Tenente Co lonnello Pelli celli al Generale Bell ot , Preside nte del Co mitat o tecnico geog rafico della Conferenza degli Amba ciatori, T 1931. 18-2- 1926.
107 ibidem , bu sta 9. cart l. cit., Sott oseg retario di Stato Dino Grandi alla Le gazione d.ltalia a Bu cares t. Te lespresso 2065171130. 17-2- 1926.
108 Ibide m. busta 7, cart J ·corrispondenza va ria tra l"Addeuo Militare e Regia Lega:;ione d• tralia di Bu ca rest ( 192 3 -1926 )" Ambasciata d' It alia a Pari g i al Mini s tero degli Es teri , T. 721/264. 23 -2-19 26.
La conclusione dei la vori della Commissione era destinata ad essere meno facile e rapida di quanto avesse previsto lo s tesso Pellicelli.
Solo l' 11 febbraio 1926, a maggioranza di voti , la Commissione stabilì un tracciato "teorico" delle frontiere ceco-romene, sollevando le più ampie proteste da parte del delegato romeno.
Ad un primo invio a Pellicelli di un processo verbale definitivo da parte della delegazione romena, sulle misure pratiche adottate ai fini della missione assegnata alla Commissione, corredato di carte topografiche in varie scale t lO, il rappresentante romeno fece seguire di lì a poco un vero e proprio Progetto di descrizione generale della frontiera (insiem e ad una carta in scala l :200.000) , rilevando la conformità di questo progetto al testo del Trattato di Sèvres dellO agosto 1920 concluso dagli Stati dell'Europa danubiano-balcanica sulla stabilità delle loro frontiere, e la rispondenza " nei limiti del possibile" alle decisioni della Commissione: infine. ne descrisse dettagliatamente r andamento della frontiera sul teJTeno l l l
Il rappresentante romeno tornò a protestare per il modo in cui si erano collocati i cippi all'estremità est della frontiera, anche se nel marzo precedente era stato concluso tra un tecnico romeno e un tecnico cecos lovacco un processo -ve rbale di verifica e controllo sulla po s izione dei cippi in una sezione del confine ; segno, in fondo, che la pos s ibilità di una cooperazione fattiva fra le due parti sussisteva.
Pellicelli, alla luce di una 1iunione della Commis s ione avvenuta il 5 lu g lio nella città di Szeged , respinse ancora la tesi romena su l fatto che la l09 Jbidem. busta 9. car!. l cit.. Tenente Co lonne ll o Pellicclli alla Sezione Italiana del Comando Mil itare interalleato di Parigi, T. 321 1, 11 - 1- 1926; Ibidem. Ministero degli Affari este ri a Mini stero della Guerra. Ambasciata d'Italia a Parigi e a Lega z ione d'Italia a Pra ga, Tss. 2085091165.3-3-1926. l 1l fhi dem. Generale Dumitrescu al Tenente Colonnello Pellicelli. T. 3181 . 22 -4- 1926. "Déscription Généra/e de /a.frontière enrre la Roumanie erta Tchéco s lovaquie". linea di demarcazione sul fiume Tisza fosse da considerarsi "mobile··, in quanto ciò contraddiceva le disposizioni della Conferenza degli Ambasciatori.
Il O Ibidem, busta IO, cart. 3 '"Corrisponden::.a: Alfeati e Pres idente ; tra Delega ;:;ioni interessate; Delega : ione Rumena; Delega : ione Cec oslovacca; Presideme con Dele.(?a:ioni interessate ( /926)". n. 4 " Corrisponden :a Delega: ione Rumena". 1926". Generale Dumitrescu al Tenente Colonnello Pellicelli. T. 3155. 7-4-1926 . "Prorès - Verha/ déjìniz!f de d élimiwrion de lafromière entre la Roumanie erta Tchécoslovaquie".
Ma sul tracciato di tutta la frontiera, soprattutto della parte posta lungo le vie fluviali, Pclli<.:clli concluse che so lo la formulazione di protocolli specia li avrebbe potuto risolvere la controversa questione. Ribadì , inoltre, che se si fosse arrivati alla redazione di protocolli speciali la Commissione non sarebbe stata più qualificata a decidere. dato che le stesse parti interessate non si dicevano disponibili a definire la questione stessa all'interno della Commissione. Ciò significava che la Commissione stessa sarebbe tornata ad Romania e Ceco!>lovacchia a raggiungere un accordo
Nel settembre successivo il Generale Dumitrescu tornò a incolpare Pellicelli di irregolarità circa la procedura con cui venivano redatti i process i verbali delle decisioni della Commissione di delimitazione dei confini, nonchè di scorrcttenc nella gestione delle sue sed ute. Ma la credibilità di queste iniziative trovavano ormai una scarsa eco. sia nella Commissione che negli organismi internazionali.
Anche il Colonnello Quinto Mazzolini. delegato italiano nel Comitato tecnico geografico, lodò 1·operato della Commissione, esortando la Conferenza degli Ambasciatori a suggerire ai Governi di Bucarest c di Praga di nominare esperti qualificati di ambo le parti in materia di navigazione. in grado di redigere protocolli per la gestione della navigazione su l Tisza 113.
11 Comitato tecnico geografico intervenne ancora presso la Conferenza degli Ambasciatori. c con uguale incisività. confermando la neces sità delle parti interessate di determinare con il loro accordo la frontiera sul Tisza ricorrendo ad un tracciato provvisorio e a revisioni periodiche, oltre che organizzando la gestione di tutte le altre questioni economiche e giuridiche relative ""·
A sostegno delle decisioni della Commissione giunse alla fine del 1926 anche il Generale Giovanni Marietti, della Sezione Italiana del Comando Militare Alleato, il quale chiese alla Confcrcn7a degli Ambascia- ibidem. busta 3. cart. l. cit .. Tenente Colonnello Pellicelli alla Conferenza degli Ambasciatori. n. 226&. 20 -7- 1926. l 13 AUSSME. Fondo E-8. 75. fase. 7175 ' Delimita :ione delle frontiere con la Cecoslomcchia e /'um della 1926-1928··. Colonnello Manolini al Generale Bellot. Presideme del Comitato Tecnico Geografico. n. 363. l 0-11-1926. tori di trasmettere ai Gove rni romeno e cecoslovacco la documentazione finale insieme all'invito di arrivare a protocolli bilaterali in grad o di salvaguardare intere s i tutto sommato non inconciliabili: in ogni caso, i due Governi avrebbero do vuto sapere per ce rto che sulla decisione della Co mmi ssione no n era più possibile tornare i iS.
11-1 ibidem, Nota del Comitato Tecnico Geografico per la Conferenza degli Ambasciatori . n. 365. 11-12-1926.
Nel marzo del 1927, dopo l'invio di un Memorandum britannico circa la inopportunità che con opere di consolidamento i finisse per fare della frontiera sul Ti sza una frontiera "fissa", il Comitato tecnico geog rafico tornò sull'argomento confermando la uniformità alle pre sc rizioni di Parigi della Risolu z ione presa 1' I l febbraio 1926 dalla Commi ss ione di delimitazione dei confini e la nece ss ità che la Conferenza degli Ambasciatori comunicasse ufficialm e nte il tracciato del confine alle due parti interess ate, invitandole ancora ad un accordo diretto s ull e questioni rimaste in ospeso.
Altre ob iezi o ni di forma e di procedura furono sol levate dal rapprese ntante francese. onde evitare che quello della Conferenza degli Ambasciatori fosse vis to come un ..diktat" ' delle Grandi Potenz e. Finalmente, il Segretario Generale della Conferenza avviò dei negoziati con i rappree ntanti di Praga e la vice nda del confine sembrò avviar i finalmente alla conclusio ne. Ini z iarono, quindi , alla fine di ottobre trattative dirette tra R omania e Ceco lovacchia per garantire con la fi rma di alcuni protocolli la salvaguardia delle rispettive popolazioni rivierasche del Tisza. i quali , malgrado qualche res idua re sis tenza , avrebbero portato alla applicazione delle deci s ioni della Cornmissione ll6
A ltre difficoltà, tuttavia , sarebbero emerse ancora fra cecos lovacc hi e romeni, ritardando per l 'ennesima volta l'invio dei documenti decisivi da parte della Confere nza degli Ambasciatori ai due governi.
Nel dicembre del 1928 le trattative fra le due parti non erano riuscit e ancora a trovare un ' inte a deci iva ll1 . ma l ' attività del rapp resentante nti1itare italiano ne l s uo com plesso uscì da questa tormentata vicenda con un indubbi o pre s tigio per la professionalità e la correttezza riv e late nell e sue funzioni di Pre sidenre della Commissione.
115 Ibidem, Generale Mari e ul alla Co nferen za degli Ambasciatori. promemoria n. 1105.27-12-1926.
116 Ib idem . Prome moria n. 1154 della Conferenza de gli Ambasciatori . 27-10 - 1927 c Gaetano Man zo ni , ambasciatore a Pari gi. al Mini ste ro degli Esteri. Tss. 5116/ 2009.2910-1927.
117 Ibidem Prom e moria n. 1229 del Tenente Co lonnell o di Pralormo. della Sezione IJaliana del Comitato Militare Alleato. 1-12-1928.
Davanti a problemi eli natura territoriale che si erano rivelati così drammaticamente fondamentali nell'inquieta Europa orientale del dopog uerra, non era un risultato da sottovaluta re.
Particolarmente interessanti sono due aspetti. Il primo è che gli ufficiali italiani , pur investiti di un in carico internazionale così delicato , contribuirono a conservare l ' intere sse militare per le vicende romene. Inoltre, le polemiche italo -romene nate durante i lavori delle Commissioni di delimitazione dei confini. do vute più che altro a motivi co n tingenti, non inficiarono l'attenzione particolare che Bucarest co ntinuava a nutrire per il ruolo poli t ico italiano nei Balcani e sul Danubio.
E gli anni successivi lo dimost rarono.