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« MEMORABILI »

1 giornali del tout d erico-cattolico, redatti da gente che ha appres1> dalla teologia l'arte astuta dell'equivocazione e dell'escamotage acrobatico, rngliono dare ad intendere che Luigi Cadorna, accennando nel suo telegramma diretto agli interventisti milane.si alle « memorabili giornate del maggio 1915 », abbia voluto alludere ad altre giornate, non già a quelle che precipitarono la decisione dell'Italia di intervenire nel conBitto mondiale. Per la -~ t essa rag ione per cui, sofisticando all'infinito suUe frasi della risposta dei due imperatori, si vuol far credere che in quel mucchio di parole incerte ed evanescenti, che danno, al tocco del p iù superficiale esame; il suono vacuo del metallo falso, ci sia qualche cosa di concreto, ci sia quel tanto che basta per iniziare conversazioni di p<l(:e; cosl, arrampicandosi sugli specchi, i fogli clericali si ingegnano di mistificare quello che è il pensiero chiarissimo e chiaramente espresso dal nostro Generalissimo. Ma il tentativo è ridicolo e vano. L'arte, o piuttosto l'artificio del sofisma, è anteriore all'avvento dd cattolicismo. Non c'erano ancora. i preti di Roma, ma i sofisti c'erano già. Quelli di Grecia - della scuola eleatica - non furono ancora - nella loro vertiginosa sottigliezza, nella parvenza disperatamente logica delle loro concezioni - superati dagli epigoni e forse non lo saranno mai ·

La filosofia greca è il gioco meraviglioso dello spirito umano nella sua primavera. La filosofia tedesca vi accoppa; quella greca, prima di tutto, vi diverte e vi esalta.

Voi .credete di esistere? Siete in errore. Ve lo dimostra Gorgia di Leonzio, il primo e il più grande dei nichilisti, con questa riduzione all'assurdo. Per esistere, l'essere non potrebbe essere che eterno e, quindi, infinito. Ma un essere infinito non si trova né nel tempo, n~ nello spazio che lo limiterebbero. Dunque, non esiste. Voi credete nel« movimento », ma Zenone di Elea, discepolo di Pannenide, lo nega e vi dice che essendo ogni distanza infinita, la meta non si raggi.unge mai. Voi credete che la freccia partendo dall'arco si muova, mentre invece immobile. Il suo movjmento illusione. Per raggiun~re il bersaglio, essa deve occupare una serie infinita di punti; ma occupare un punto nello spazio signi6ca essere in r iposo : dunque il moto delle cose e delle creature non esiste Dav~ti a queste capriole della dialettica greca, in cui quakhc volta trae diletto il nostro cervello irrequieto, la. sofistica. dei clericali applicata alle contin8enze della politici ci fa la fi,gura di un elefante che voglia competere in elasticità con un levriero di razza. Gli Zenoni e i Gorgia dd clericalismo odierno, per quanti sforzi facciano, perdono il loro tempo I.e loro grossolane« riduzioni» all'assurdo crollano dinnanzi all'evidenza cristallina dei fatti, come il sofisma di Zenone dinnanzi all'uomo che ammina.va.

Che Luigi Ca.doma chiami « inemorabili » le giornate del maggio 1915, deve necessa.riamente dispiacere e urtare tutti i neutralisti nella loro triplice colorazione Oero-rosso-gialJa. 1 giolittiani, che furono violentemente spa.zzati via dalla collera popolare; i socialisti, che dopo aver minacciato tuoni e fulmini, al momento topico si squagliarono prudentemente e si presentarono all'indomani, colla maschera di aderenti o di accettanti del fatto compiuto, nella. tema dello stato· di guerra; i preti, che fecero i «morti» e dopo aver osteggiato l'intervento, si acconciarono, coo un lealismo di dubbia lega, alla ,guerra anti-austriaca; tutti costoro si sentono schidfeggiati dalle parole del Generalissimo che definisce « memorabili » quelle tali « giornate » che preti, socialisti e giolittiani vorrebbero, invece, cancellare ,per sempre dalla memoria del popolo italiano.

A t~nta mesi di distanza. le parole del Generalissimo sono il più alto riconoscimento dello straordinario valore, dell'immensa portata e significazione che quelle giornate ebbero per l'avvenire d'Italia. Fate, per un momento, l'ipotesi avversa e misure rete di colpo l'abisso nel quale saremmo caduti. Giornate memorabili, dunque, non quelle che vennero dopo il 24 maggio, ma quelle che precedettero la grande data.; giornate memorabili quel.Je che dopo le dimissioni di Salandra videro il popolo tutto delle cento città occupue le piaue, por imporre la sua volontà d ' intervento; memorabili ·giornate, ~rcM rappresentano uno dei momenti più belli, più epici, più idealistici che abbia la storia delle società umane.

Qualche volta ci sembra di afferrare ancora nell'aria l'eco delle cantoni e· il rombo delle moltitudini in movimento.... Ci soffermiamo e chiediamo a noi stessi - pungolati da quel « dubbio » che è sigillo di rìconoscimento delic aristocrazie intellettuali -: l'interventismo ha dunque esaurito il suo compito? C'è ancora materia, occasione, capaciti, necessità d'intervento? Si. L'interventismo ha a.ncora la sua ragione d 'essere nei confronti della politica estera, per vi8ilare a che lo sforzo a.mmirevole dell'Italia. ven,ga riconosciuto e non soltanto sfruttato; l'interventismo ha soprattutto la sua ragione d'essere nei ri,guardi della politica interna. Qui, l' interventismo assume un carattere politico-morale.

Nelle ·giornate memorabili del maggio 1915, noi abbiamo violentemente sospinto l' Italia nelle vie del saci,ìficio. C' erano i rilut- tanti, i codardi, gli speculatori, i paurosi della n ovità: li abbiamo costretti a marciare. Abbiamo voluto la cura del fer ro per il nostro organismo nazionale. Gli ha giovato, ma la nostra ·Opera non è finita. M ateria e necessità d'inte rvento, all'interno, c'è a.ncora. I borhn vogliono indebolire l'Italia, costringerla in g inocc-hio a chiedeie mercé; lavorare, insomma, per la maggior gloria e grandez~ del re di Prussia Ebbene, l'interventismo è oggi una chirurgia spietata. t Luigi Cadoma che tiene a battesimo - al battesimo più a1to e più sacro, che è quello del sangue - l'Italia interventista che è intervenuta e .inierverrà....

Noi identifichiamo j foruncoli, i bubboni, le piaghe che sono le manifestazioni appariscenti della scrofola socialista, della peste giolittiana, della scabbia clericale. Noi ci affrettiamo a sbrigliare, a incidere, a drenare: i l nostro coltello si affonda nei t essuti morti, sino a quando non scopre e non isola dall'infezione quelli che sono vivi.... ed ecco colare il liquido rosso-nerastro del p111, già, prop rio del p111 che finisce nelle fogne.... Noi sabotiamo i sabotatori. Questa nostra funzione non è sempre la più piacevo le: occuparsi di un Mig lioli, per esempio; o di un Beltrami o di u n Frassati o di qualcun altro della stessa risma, è un esercizio ingrato, per quanto necessario. Noi abbiamo g ià av uto un grandiss imo torto: quelJo di aver consegnato la « nostra >> guerra; quella che per noi era passione, spasimo, ideale a uomini che per temperamento, per idee, per tradizione, non potevano sentirla come noi l'avevamo sentita e voluta, a uomini che ne fecero una « pratica » ministeriale pesante e incolore. Ci siamo trovati a un dato momento di fronte al pericolo di vedere sp enta n ella cenere di una polit ica cieca, se non complice, qudJa ch'era stata un giorno vivida fiamma d i anime e di cuori. Non era per fortuna troppo tardi. Siamo intervenuti allora. Interverremo ancora. Se ci sono uomini boUati a fuoco che ritentano di affiorare aJla sup erhcic, interverre mo per ricaccia rli n ella zona della loro vergogna. Se ci sono viltà o a tavismi che si ostinano a non morire, i nterverremo pe1 dare il colpo di g ra zia. Se c'è un nuovo balzo da fare per andare innanzi, interverremo per essere fra gli arditi dell'avanguardia che sbarazza il cammino. Se c'è una nuova idea da la nciare, interve rremo co n i nostri cervelli. Di contro alle passività dei dogmatici di tutte le scuole, di contro alle impotenze de1la senilità, l'interventismo significa dinamismo in po-. tenza e in atto. L'interventismo è lotta, rinnovamento, passione, sfogo, espansione, esplorazione: Ja chiocciola, bestia da casa, è il simbolo della vecchia Italia1 che ha cominciato a morire nelle memorabili giornate del maggio.