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OPINIONI

Dopo Costanzo Chauvet, uno fra i più luridi « magnaccia >> della polit ica italiana (ricordiamo che redattore-capo del suo giornale fu, sino · allo scoppiar della guerra, l'austriaco Massimiliamo Claaic, agente dell'ambasciata austriaca); dopo Edoardo Scarfoglio, il paltoniere svergognato, pronto per la non ·ancora saziata venalità aJle più basse p rostituzioni della penna, non poteva mancare. il senatore Frassati di Portogruaro a compiere il triumvicato della malavita neutralista italiana. Quest j signori costituiscono il collegio di difesa dell'on. Orlando e della sua politica.

Anche il senatore di Porto,gruaro cambia le carte in tavola e accusa di « ,reazionari » quelli - e sono oramai moltissimi - che domandano una politica interna [ .... cenJura]. Nessuno chiede la reazione, intesa nel senso politico, contro gli inevitabili fenomeni di disagio materiale e morale che una lunga ed aspra guerra impone alle popolazioni civili . Si chiede, come dicemmo ieri, la reazione nel senso di mitig:ue, alleviare, evita•re le forme acute che q uesto disagio può ·assumere coll'andare del tempo. A coloro che domandano del pane, bisogna dare del pap.e. Sarebbe la più grandiosa d elle follie credere di provvedere alla penuria dei vi veri ·con l'instaurazione di leggi politiche eccezionali. Noi domand iamo che la massa della popolazione, la quale è nella sua enorme maggioranza paziente e rassegnata, sia salvaguardata dalla propaganda reazionaria dei socialisti: salvaguardata economicamente; con una polìtica annonaria diversa da quella segu ita sino ad oggi ; salvaguardata moralmente, con quell'opera di propaganda che figurava tra i progetti del Ministero nazionale, e che, purtroppo, non è stata ancora sistematicamente .. iniziata. Ma i1 caso dei social-leninisti, che approfittano di ogni disagio materiale e morale per tagliare i nervi alla resistenza nazionale, è totalmente diverso. '.E: nei riguardi di questi speculatori sinistri che l'opera dell'on. Orlando è passibile de1le ·critiche più fondate e legittime, perché è stata guidata d a una valutazione sbagliatissima delle loto forze e dei loro propositi. L'on. Orlando non ha capito o non ha voluto capire che il socialismo ufficiale giocava. due parti in commedia Mentre i capi, cioè la eletta del Partito disarmava o confondeva il Ministero coo discorsi ambigui, se non patriottici, nel basso l'opposizion,e alla guerra assumeva sempre più quelle forme «idiote.e nefande» che dovevano culminare - sotto qualsiasi pretesto - in un grosso tentativo di disordine.

L'on. Orlando, colla sua poHtica negativa, ha aiutato i socialisti, i quali, noi Jo sappiamo per esperienza, diventano leoni soltanto _quando hanno la certezza o Ja presunzione d i avere di fronte dei conigli. Dati i rapporti che intercedono fra giolittiani e sorialisti ufficiali, non può stupire che il senàtore di Portogruaro sdegni di respingere l' « in sinuazione » di chi vorrebbe trovare anche « indirettamente » una relazione tra i fatti di Torino e l'azione di U.Ò. Partito che nel maggio 191 5 noO. ha voluto la guerra e che può avere oggi sulla situazione un'opinione « rhpettahiliJ.Iima » .... Non si tratta più di «opinioni», illustre sena· tare libico, ma di fatti.· Non si tratta più di manifestazioni ideologiche attorno a un dissidio che la g uerra avrebbe dovuto cancellare, ma di episodi pratici che rientrano - come anelli .di una catena - nel grande tentativo tedesco di piegare le Nazioni nemiche attraverso l' « interno>>. Ciò che accade agli Stati Uniti, informi. «Rispettabilissime» al superlativo, secondo il senatore di Pòrtogruaro, sono le opinioni che si riassumono nel « ben vengano i tedeschi» gridato nelle assemblee ho ches di Torino e di altri siti. Rispettabilissimo il grido di « Viva Unine », che suona dolce allC orecchie· di Frassati, più che a quelle di Turati. 8 proprio a Torino che il Partito Socialista dichiara di essere « con tutta l'anima» solidale con quel Lénine, la cui opera nettamente reaziona-ria e germanica è una delle principali cause della disfatta russa sul fronte di Riga.

Opinioni « rispettabilissime » assicura, con liberalità olimpica, il senatore Frassati. Tradire, perché ci tiroviamo dinnanzi a una vera e propria organizzazione di tradimento, è «rispettabilissimo». Guai a torcere un solo capello a questi signori dalle opinioni «rispettabi liss ime» . Ebbene, questi signori, lavorano per Ja pace tedesca, per la pace a qualunque costo, per la pace prima dell'inverno. n vero che nelle melanconiche colonne delle loro riviste quelli che furono, un tempo, i campioni del movimento socialista, cercano di opporsi al leninismo che travolge il Partito, « Fare? - domandava. Turati nel penultimo numero della sua CriJica Sociale - fare per fare, significa fare delle.... scempiaggini ». Ma i dirigenti effettivi del Partito non ascoltano più i pre-. dicatori dell'ultima ora. Nenuneno il tragico destino della Russia li ferma in un attimo di meditazione, in un principio di resipiscenza. ln una circolare in data 12 agosto diretta ai sindaci dei Comuni socialisti, il proposito dei leninisti nostrani è espresso in [ .... censura .... J termini : [... , ren1ura]. Ma la frazione intransigente rivoluzionaria, che costitui- · sce, forse, la maggioranza del Partito perché ha già le adesioni delle

Federazioni di Milano, Torino, Firenze, Napoli, è. ancora più esplicita · nella sua circolare di costituzione, emanata da Firenze in ·data 23 agosto. [Cemura]. Tutto ciò non ha bisogno di essere illustrato.

Ora: che il senatore Fra.ssati trovi « rispettabilissime » queste opinioni, il cui trionfo preparerebbe all'Italia .fa catastrofe che minaccia la Russia, si comprende; ma che il Governo nazionale · - insistiamo sulla parola nazionale - incoraggi colla sua indulgenza l'effettuazione di <J:UC· sti propositi, ma che il Governo nazionale offra, con una politica di insipienze annonarie e burocratiche, il materiale combustibile, cioè le g_randi masse anonime per l'esperimento leninista, è quello che non auiviamo assolutamente a spiegarci. (Censura].

· Bisogna ben mettersi in testa che il soc~alismo di ieri - il socialismo che non aderiva e non sabotava la guerra, il socialismo contrario alla pace separata - è morto o è rappresentato soltanto da qualcuno degli exdirigenti, che molto probabilmente usciranno sconfessati dal prossimo congresso nazionale. Il socialismo italiano s i chiama oggi - leninismo. Che rosa sia stato il leninismo per la Russia, lo dice la requisitoria del Procuratore generale rivoluzionario di Pietrogrado e più ancora lo dicono gli avvenimenti. Se la Russia si trova oggi sull'orlo dell'abisso, fra le invasioni delle orde del Kaiser che non «fraternizzano» più e lo spettro della contro-rivoluzione, lo si deve a quell'estremismo che trova, oggi, nuovi fautori e molti seguaci in Italia.

Ora domandiamo: la vecchia politica dell'on. Orlando si adatta a questa situazione « nuova )>? Lo escludiamo, quantunque il ·compito sia facilitato dal fatto che i leninisti scoprono le loro batterie.

Inutile nascondersi la verità delle cose: siamo giunti ad un punto critico che bisogna superare. Questo punto critico si chiama il terzo inverno d i guerra, reso necessario - si noti - dalla Rivoluzione russa (ecco perché socialist i che non fossero tedeschi _ dovrebbero accettarlo con animo lieto) e dalla prcpa,razione bellica deg li Stati Uniti che non potrà essere completata prima del 1918.

Ed ora una domanda agli interventisti di tutte le scuole e . di tutte le idee: permetteremo noi che, dopo la Russia., l'Italia sia la Nàzione disonorata dal leninismo tedesco? :a tempo ~i intensificare l'attività deUe nostre organizzazioni per troVarci pronti nel giorno in cui si tentasse di tradurre nella realtà le opinioni « rispettabilissime )) degli amici di Frassati e di Lazzari, che collimano alla meraviglia con quelle di Boroevic.

Siamo stati noi i primi, e ciò sia detto con la dovuta modestia che non è sempre, come opinava un .filosofo pessimista, la virtù degli imbecilli, siamo stati i primi a risollevare, quindici giorni fa, la discussione sulla politica interna del Ministero nazionale e in particolar modo la politica interna dell'on, Orlando. ·

Come d'abitudine, per qualche giorno, il Popolo d'Italia ha funiionato da pattuglia di punta ad esplorare il teHeno, a riconoscere i punti deboli delle avverse posizioni politiche ministeriali; poi, mano mano, altri giornali si son messi in movimento, mentre i difensori dell'on. Orlando si levavano a difesa. Oggi, la falange è ingrossata: salvo due çomprensibili eccezioni, tutta la stampa milanese e romana è unanime nel criticare e nell'attaccare la politica interna sin qui seguita e nel chiedere un cambiamento di metodi, se non di uomini.

Ma cambiare ·i metodi, senza cambiare gli uomini, ci sembra di assai difficile attuazione, poiché è oramai evidente che i criteri seguiti dall'on. Orlando nella poJitica interna corrispondono al piano generale delle sue opinioni politiche, al.suo temperamento personale, coll'aggravante della pratica forense e parlamentare, alla sua costituzione mentale. Noi non ci attardiamo a sbarazzare il terreno da certe trovate amenissime comparse nei giornali scarfoglieschi, per cui la campagna contro l'on, Orlando sarebbe determinata dal bisogno di liquidare Viglìani; ·e nemmeno ci fermiamo a dimostrare completamente fuori di luogo il sospetto che si tratti di una nuova persecuzione regionalista, sospetto che affiora vagamente in un lungo articolo dell'Ora di Palermo. Anche in Sicilia, la politica dell'on. Orlando ha suscitato opposizioni vivaci. Il comm. Vigliani, figura di second'ordine, il regionalismo e tutte le altre supposizioni poste innanzi dai difensori dell'on. Orlando per spiegaisi i moventi della nostra campagna, sono denigrazioni o fantasie che cadono da sé. Noi, e questa dichiarazione ·può sembrare pleonastica, non abbiamo motivi personali di opposizione all'on. Orlando. Nel nostro caso, l'elemento personale è completamente estraneo alla polemica. Noi non tendiamo a scopi reconditi, noi:i abbiamo ambizioni o vanità da soddisfare, interessi da proteggere. La nostra situazione è di assoluto, eccezionale privilegio, perché non dipendiamo da nessuno e siamo al di fuori di partiti, di gruppi, di sette; di organismi economici.

Non abbiamo che un controllo: quello della pubblica opinione; non abbiamo che un obiettivo: contribui re - mantenendo salda la compagine nazionale - ad assicurare e d affrettare la vittoria.

Il nostro punto di vista è semplice: il programma che noi invochiamo per la politica interna è altrettanto semplice nella sua formulazione <li massima: salvaguarda re le masse, economicamente· e mo ralmentè; fronteggia•re, non il socialismo, ma la sua d egenerazione morbosa e squisitamente reazionaria ch e si chiama leninismo e che in altri termini è il tradimento organizzato alle spalle dell'esercito combattente, per il vantaggio esclusivo della Ge rmania.

Questi sono i capisaldi, questa la bussola che deve, secondo noi e mo lti altri , guidare i navigant i del Governo. All'infuori di ciò, è l ' incertezza, è il nostro domani affid ato al caso o aJlo stellone, è il rischio grave o fatale com'è accaduto in Russia.

Avviene ch e mo lti giornali, i q uali non vog liono diventare nemici dell'on. Orlando, chiedano, con voce non affiochita dalla laringite, che l'on. Orlando pa rli, che l'on. Orlando si spieghi anche senza attendere la riapertura della Camera. In verità, l'on. Orlando, dopo il discorso di Palermo, non ha più parlato al popolo. Ha parlato soltanto alla Camera e in Comitato segreto. Noi abbiamo sentito soltanto l'eto delle ovazioni. Poi, silenzio. Dopo un episodio che ha commosso l'opinione pubblica, l'on. Orlando non ha detto verbo a cagione della laringite e non ha scritto una parola. Ha preso due misure di carattere amministra tivo, come il licenzia mento del p refetto e l'allontanamento del questore. Niente altro.

L'on. Orlando, e questo è un intermezzo allegro, nella gravità della situuìone, ha trovato modo, d uran te i riposi di Vallombrosa, di diramare ai prefetti una circolare cont ro la pornografia.... Ncn c' e ra p ropr io nulla d i p iù urgen te, spetie in utl'cpoca come questa, nella quale milionj <li uomini trascor rono mesi e mesi in regime di castità perfetta, senza nemmeno quelle tentazioni che pure insidiavano una volta le virtù degli eremiti nei deserti lonta ni? Vien voglia di ridere, ma passiamo oltre.

Mentre l'on. Orlando tace, l'on. Bosellì parla per dichiarare che non vuole crisi ex~raparlarrientari. Ma questo suo rigidismo costitu• zionaJe viene smentito dagli avven imenti. L'on. Ribot ha oggi sulle braccia una crisi extraparlamentare, scoppiata dopo un i~cidente e n on dopo un voto deJla Ca.mera. L'on, Ribot risolverà la crisi cxt raparlamentarmente a Came ra chiusa. Pe rc hé in Italia, e soltanto in Ital ia, la sostituzione di un ministro e il rimaneggfamento del Ministero devono asswnere l'altisonante nome di crisi extraparlamentare? Il Paese non ha assolutamente voce in capitolo? Questa ipertrofia del parlamentarismo non è forse un fenomeno dannoso, pericoloso, specie in Italia, dove il Parlamento non rappresenta che in senso molto .figurativo . la Nazione?

Noi abbiamo l'impressione che in Italia non si osi, pur sentendo nell'intimo che un cambiamento ci vuole. Noi sappiamo, da fonte certissima, che in seno allo stesso Ministero ci sono uomini come noi preoccupati e come noi desiderosi di vedere instaurate nuove e più ferme direttive alla nostra politica interna, ma quando si tratta di dare l'ultima spinta perché la costruzione artificiosa crolli, vengono le esitazioni, Je dilazioni, le riconciliazioni. Questo gioco non può durare sino alla fine della guerra. H Generalissimo ha parlato chiaro. Il suo telegranuna deve fornire materia di riflessione agli uomini del Governo.

Nel momento critico e decisivo della guerra non sono permessi assalti di viltà o esitazioni interne ...,

Da li Popolo d'I1aUa, N. 250, 9 se ttembre 1917, IV.