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UOMINI E PROBLEMI

Una nota romana, pubblicata sul Lavoro di Genova, cerca di svalu· tare le critiche sempre più fondate e sempre più frequenti mosse in questi ultimi tempi al Commissario generale dèi consumi, dividendo con un arbitrio disinvolto e manifesto i cr itici in due categorie: di nemici personali dell'on. Canepa e di neut ralisti che approfittano d i ogni episodio per indiriz:zare le masse verso 1~ pace tedesca. Che qualcuno cerchi di minare la posizione parlamentare ed elettorale dell'on. Can epa può essere. Non ci risulta, ma non abbiamo difficoltà a c rederlo, · dati i nostri costumi politici, per cui l'attività di molti uomini è dominata soltanto dalla ambizione della medaglietta. Osiamo sperare che i difensori dell'on. Canepa non metteranno noi, che pure acerbamente critichiamo Ja politica annonaria del!a Nazione, fra quelli che vogliono rubare il collegio. Il nostro sovrano ·disprezzo per il p arlamentarismo con annessi e connessi, invece di attenuarsi acquista di intensità col progredire degli avvenimenti. Nessuno di noi nut re balorde speranze elettorali. Ci ripugna, nella grandiosità dei tempi , toccare queste miserie.

Che tra i critici dell'on. Canepa ci siano dei neutralisti che « esagerano l'inevitabile pubblico disagio, per sabotare la guerra, odia. sacrilega speranza di una pace purchessia, cioè tedesca », è probabile~ ma in queste due categorie di gente non sono compresi tutti i critici.dell'opera <lel Commis.sario generale dei consumi: c'è un'altra categoria di persone che non cerca collegi né a Genova, né altrove; che non vuole la pace tedesca è contro la propaganda per la pace tedesca conduce una v igorosa campagna polemica e che si duole appunto del fatto che la politica dell' on. Canepa fornisca materfale e pretesti ai tedescofili sempre in agguato. ln questa terza categoria ci siamo noi e molti altri. La Gazzella del Popolo di Torino, non più tardi di ieri, commentava una delle troppe interviste concesse dall'on. Canepa con queste amare parole: e Pur troppo, l'esperi~a ci ha fatti otamai persuasi che il Commissariato generale dei consumi affatto impui a ll'altezza del suo compito. Se fossimo in tempi giocondi, noi apriremmo una sottoscrizione per assegnare un premio a q uesto Commissariato che ha saputo risolvere il problema inverosimile di creare fenomeni sporadici di carestia artificiale del grano proprio nel periodo in cui i granai sono rico lmi. Ma poich~ non iJ momento di schenare, noi domandiam<> al Governo che faccia una buona ·volta finire tali pericolosi scherzi del <:.omrnissufo generale dei consumi ».

Linguaggio esplicito. Nessuno vorrà mettere in dubbio il patriot· tismo del vecchio giornale torinese. Purtroppo gli « scherz.i » conti· nuano. Un giornale di Genova pubblica nel suo numero di ieri una <:orrisponden2a da Spezia che denuncia gli stessi fenomeni verificatisi a Torino._ Spezia non è un villaggio, ma una città di oltre centomila aM· tanti e la sua importanza dal punto di vista militare non ha bisogno di essere illustrata. La suprema necessità che tutto si escogiti e si at tui per impedire perturbamenti della p ubblica quiete in città come Spezia è evidente, ·ma il corrispondente spèzzino del giornale genovese si dòmanda: e a vero ·che a Spetia non manca assolutamente la farina e allora co me si spiega questa restrizione di pane e questa anarchia nella vendita e nella d i· stribuzione? ».

II corrispondente, dopo aver accennato alla « gravità del pericolo » , all' « apatia dei pubbljci poteri », aUe possibili « dolorose sorprese », continua:

« I.a Spezia è popolazione di lavorntori ; la Spetia è retrovia tecnica per la resistenza bellica in terra e in mare; lasciare d isorganizzato e non prendere i provvecUmenti dell'approvvigionamento granario e del pane;: in ispecie, an<he non volendo, è grave colpa ».

Il corrispondente, dopo aver detto che il « disagio diventa di giorno ìn giorno, di ora in ora, insopportabile >>, ìnvoca che « si agisca seria· mente, sollecitamente in n ome della Patria e della resistenza civile .... )> .

Quel corrispondente sciupa l'inchiostro. Torino insegni. Tutta: la stampa torinese segnalava da tempo la mancanza di pane e la conse· guente possibilità che _il disagio offrisse motivi di disordini. 1a duplice burocrazia militare, ministeriale; municipale, ha continuato nel suo fachi. resco e criminoso emarginare -di pratiche. Il Municipio affermava: Non tocca a me! Il prefetto ripeteva la stessa. frase. L'autorità militare idem corrie gli altri. Eppure diecimila quintali di grano - diconsi diecimila quintali di grano -c'erano a Torino pronti per essete distribuiti e c'erano anche i camions e la relativa benzina. Soltanto i diecimila quin· tali di grano sonO usciti « dopo » ( e se fosse stato troppo tardi ?) ; « dopo » perché le autociti costituite in Italia non hanno mai saputo prevenir~ e n on sanno nemmeno reprimere Quello che succede alla Spezia è la copia identica di quanto è accaduto a Torino. Informazioni che ci giungono da altre località, ci denunciano lo stesso fenomeno. I casi « isolati » si moltiplicano.

Parlare, come fa. la nota romana inspirata dall'on. Canepa, di « p iccoli inevitabili incidenti», è un ·insulto 'alla verità Non si tratta più di episodi, ma di uno Stato _ di· d isorganizzazione che si dilata, che tende a generalizzarsi. 11 difetto non è alla periferia, è al centro. :B tutta la politica dei consumi che è -in gioco, e quindi l'opera d ell'on, Canepa. Ripetiamo: non mettiamo in dubbio le intenzioni dell'on. Canepa, ma le intenzioni, anche eccellenti, non hanno mutato di una linea la situazione di fatto. Le coincidenze cronologiche sono quelle che qualche volta gettano un fascio di luce sugli avvenimenti che sembrano oscuri e inspiegabili : come non mettere in relazione questa crisi annonaria coll'offensiva vittoriosa d egli italiani? Perché questa crisi è diventata acutissima [ tensura .... ] proprio Il.ella settimana della. nostra azione militare ? Perché Torino non aveva un chilogrammo solo di pane, proprio il giorno 18, inizio della nostra offensiva? L'on. U.nepa è, personalmente, superiore al dubbio che ci angoscia l'animo; ma è certo che attorno a lui o sopra di lui e'è qualcuno che mette deliberatamente il sasso nella macchina perché le cose vadano male. [Censura}. M,

L'ATIIMO CHE FUGGE....

Afferratelo. Signori del Governo, afferratelo. La vittoria ha schiac. dato Col suo coturnato piede l'ult imo e più grande e più criminoso tentativo dei disfattisti. Signori del Governo, l'Italia si offre ancora una volta a voi, ricca di tutte le sue energie, animata da tutte le sue speranze, fortissima nel suo eroismo e nella suà tenacia. Non sciupate il tesoro. Siamo dinanzi al prodigio. L'Altipiano di Bainsizza è una conquista ter· ritoriale. La disfatta austriaca è Un avvenimento ·militare. 11 prodigio è altrove. e. nella .6.ne di un dogma, nella .fine di . un luogo comune, che cominciava ad agghiacciare le anime. L'ipotesi di un ritorno alla guerra di movimento era ormai esclusa anche dai cosiddetti competenti che imperversano sui giornali. .

Guerra chiusa. Guerra d'assedio. Spallate e colpi; non sfondamento, non manovra, Pareva ·che un rapporto di infrangibile rigidità si fosse stabilito fra preparuione di artiglieria e ordini successivi di trincee. , I neuti'aHsti,_ dal socialismo al Vaticano, si giovavano nella loro propa- ganda di questo « dato » d'indole militare. La guerra non risòlve la guerra. Gli ordini di trincee sono infiniti come la serie dei nwneri. Né vinti né vincitori. Gli eserciti moderni non possono essere battut i, perché si appoggiano alle trincee La Quintuplice Intesa può tendere ad affamare" i suoi nemici o ad esaurirne le loro riserve umane, ma in quanto tempo? Guerci d'esaurimento, dunque; o lenta agonia di tutti i popoli. Questo il linguaggio del neutralismo socialista. Questo il linguaggio del Vaticano. Quando il papa parla della guerra che rivela sempre più il suo carattere « d'inutile strage» vuole riferirsi al «dato» miJi~ tare negativo della rigidità dei fronti.

Colla caduta dell'Altipiano di Bainsiua è w.:l.uto questo · dogma. Caso? Volontà? Miracolo? Inutile spingere a fondo l'indàgine. Vo· lontà, noi crediamo. Comunque, il fatto è. Per la prima volta, dopo due anni di guerra; per la prima volta, dopo l'ultima battaglia in terreno libero che fu quella della Marna, le cronache militari registrano uno sfondamento totale di fronte, una manovra che ha dato alla guerra H suo carattere fondamentalmente dinamico.

L'inrubo è scomparso dagli animi. Il soldato che vedeva trincee, tr.incee senza fine, e, costrctto a limitare per mesi e mesi il suo oriz-

2onte materiale e spirituale a un « ricovero » fangoso, finiva per rassegnarsi a un fatalismo inerte, oggi si rinfranca allo spettacolO del movimento e della libertà, ·-come il recluso che spezza le sbarre del carcere.

Siamo usciti anche noi da questo carcere. Un amico che si trova al fronte dal principio deJla guerra ci scrive: « Qui comincia, adesso, l'entusiasmo». Stoccolma, papa, leninismo, stanchezza fisica, tutto finito1 disperso dalla vittoria. Dopo vent'otto mesi di guerra si ripresenta un'occasione unica per riplasmare, esaltare quel magni.fico materiale wnano che forma il nostro popolo in anni. Afferrate quest'attimo di entusiasmo, di ebbrezza, ·di oblio. Tesoreggiatelo. Fatene conto. Prolungatene sino al possibile le vibrazioni. ·

11 G enera lissimo, oltr e ai comunicati, ci ha dato una gl'ande parola.

« A coloro che si attardano a lamentare il sacri.fido delle vite, dei mil ia.rdi o delle comodità personali, ripetete che qui, prima ancora di Trento e di Trieste, si redime tutta l'Italia,. Certo ogni italiano non dispòsto a sinnegare le proprie origini, sua madre, il suo titolo di cittadinanza nel mondo, non p uò essere imcn· sibile dinnanzi a questa gagliarda espressione delle rinnovate energie del suo Paese» .

Monito a16ssimo. La Nazione, malgsado i sacrifici inevi'tabili e le faziose agjtazioni di una minoranza, è, oggi, orgogliosa di se stessa. C'è uno stato d' animo uguale per certi rapporti a quello del magg io 191:5. La Nazione vuole. La Nazione cammina. La vittoria di Bainsizu, sopratutto per la sua significazione che noi abbiamo illustrato, rialza, insieme con quello dei combattenti, i~ morale · del Paese.

Siamo alle porte dell'inverno, del terzo inverno di guerra. Siamo alJa vigilia di altri sforzi. La vittoria chiederà altro sangue, altro da.. naro. Ma la speranza della vittoria, che n elle coscienze deboli vacillava, oggi è certezza. La guerra non ha più l 'aspetto della cronicità. Non è una crisi che finisce per· estenuazione Il processo può essere abbreviato dalle catastrofi La vittoria della Bainsizza ha determinato un nuovo stato d'animo.

Signori del Governo, scusate l'impertinenza della domanda : ve ne siete accorti ? Avete capito che questo è il momento per « inquadrare »

1a Nazione, com'è inquadrato l'esercito?

Signori del Governo: questo l'attimo. Lasciate da parte per uh m omento le pratiche dell'ordinaria amministrazione. Dimenticate di fS. sere ministri. Dimenticate Montecitorio e le sue miserie. Vedete? Ca· doma non è soltanto un capitaOo d 'eserciti, ma un capita.no di popolo. Sulle Alpi Giulie vince, a11'intemo la sua parola è una. diana I con· duttori di popoli sono soldati e apostoli. V erbo e azione. Non la.sciate

CRISI DEL

BOSELLI, ECC, passare questo momento, nel quale potete impadronirvi dell'anima italiana e risolvere una volta per sempre il fataJe dissidio dal quale la nostra guerra è nata. Osate. Lanciate una parola che rappresenti la promessa sicura, il fermo proposito della Nazione. Dite ai combattenti che non invano essi combattono e muoiono; dite alle famiglie che soffrono che la somma dei loro dolori sarà largamente compensata domani. Roma antica dava le terre ai s1:1oi legionad, l'Inghilterra moderna prepara qualche cosa di simile.

I miliardi dei tedeschi alle famiglie dei combattenti ! La terra ai contadini! Le riforme, per quanto radicali, non sono sempre insufficenti, in confronto al vasto e continuato sacrificio di tante vite umane ? Dopo gJi obiettivi esterni, fissate gli obiettivi interni. Fate passare un soffio ardente 'di speranza e di consolaz ione, dalle città ai borghi, ai casolari lontani . Voi avrete un rendimento massimo - morale e materialeda questo popolo che può, vuole, deve vincere Discorso inutile. 1 nostri governanti non guidano, si lasciano guidare. Non .sono dei missionari, sono dei funzionari. Hanno sciupato l'immenso patrimonio spirituale del maggio 19 C5, sciuperanno que~lo dell'agosto 1917.

Ma una Nazione· che ha tali riserve di forze troverà in se stessa la .sua Salute e spa2:ierà via i mediocri politicanti che dopo tre anni di guerra mondiale seguitano ad applicare i sistemi di governo fall iti e liquidati.

Il Popolo d1 I1alia, N. 240, 30 agosto 1917, IV.