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«IL PATTO DI CORFù»

La riunione di Londra è fin ita, anche l'eco dei discorsi che son sempre quelli, tanto che potrebbero essere affidati, p eè 1a ripetizione, a un d isco di fonografo, è dileguata, ma sull'avvenimento politico più importante della vig ilia, cioè l'atto di nascita dello Stato jugo-slavo, non una parola è stata detta, non un comunicato è stato diramato dalle agenzie. Eppure, non può essere che il patto di Corfù sia passato inosservato. Anzjtutto, perché tutto ciò che· pensano, dicono, fanno gli jugo-slavi, trova immediatamente dei volenterosi divulgatori e apologisti, oltre che da parte dei propagandisti professionali jugo-sJavi, negli amici di ·c ostoro raggrùppati specialmente a Ginevra, a Parigi e a Londra, in particolar modo a Londra; poi, perché l'avvenimento è importante, e la sua importanza non può essere attenuata dai ragionamenti di certi giornali italiani, i quali attribuiscono un valore pwamente platonico alla nuova mani festaiio ne jugo-slava, per .il fatto che Ja realizzaz.ione del programma di Corfù è subordinata all'esito della guerra.

Tutto è subordinato al!'esito della guerra : e il patto che ha preso nome d all'isola greca e il. programma complessivo, di ri vendicazioni territoriali e di garanzie giuridiche, che la Quintuplice Intesa ha costantemente propugnato. Se nello Stato Civile dell'Europa"" di domani sarà o no registrata anche ]a creazione jugo-slava di Cor fù, non ci è dato sapere Vedrà, chi vivrà. Ma questo non toglie importanza al proposito di rivendicazìon e nazionale degli _ slavi del sud.

Siamo dinanzi a una ' « tendenza », a una << dizione )>, a una « volontà» e nello stesso tempo a un «dato» concreto. Trascurarne l'esame, per r imettersi alle possibilità - positive o negative -,- del futuro, è una prova di debolezza o una. confessione di rinuncia.

Che il movimento jugo-slavo godesse le simpatie de] principe ereditario di Serbia era noto al pubbl ico, ma il Governo responsabile di PasiC non aveva mai dato un'adesione formale e aperta alla propaganda per la costituzione del nuovo Stato. Nei suoi discorsi, nelle sue interviste, il Presidente del Consig lio serbo si era tenuto, prudentemente, sulle general i. Ma il 20. lug lio egli ha apposto la sua .finna in calce al documento di Corfù e precisamente nella sua qualità di Presidente t: ~Ila nobile Fnncia - dicono i sisnori Pasiè e Trumbié nella loro di• chia raz.ione di p rincipio - che ha proclamato la libertà delle Nazioni e all'Jn&hilterra, focolare della libertà, si uniro no la grande Repubblica americana e la nuova Russia, libera e democra tica, ann1.1ndando come !COpo principale de lla guerra il trionfo della libertà e della democrazià »

105 del Consiglio dei ministri di Serbia, ·pet la qual cosa il documento stesso acquista il valore di una decisione « ufficiale » del Governo serbo'.

11 che significa che il Governo serbo si è impegnato ed è impegnato alla realizzazione di un programma che è assolutamente !mperialistico. Ma a questo punto è lecito chiedere : i Governi alleati sono stati t enuti all'oscuro circa le trattative svoltesi a Corfù nel luglio o ne furono informati? Ci pare quasi impossibile che Nic~Ja Pasié abbia preparato clandestinamente, nel segreto e nel silenzio, l'atto di Corfù; ci pare impossibile che, nell'ipotesi della manca nza d'informazioni da parte di Pasié, non siano giunte notizie a Londra, . a Parigi, a Roma. su ciò che accadeva a Corfù; ma quello che a noi e a ,tutti deve sembrare ancora più impossibil~ e assurdo è che le Poten ze della Quintuplice Intesa abbiano concesso il loro t acito o effettivo «benestare» al trionfo di una tesi che fed sce gravemente g li intereSsi dell'Italia.

Intendiamoci: non è la creazione dello Stato j ugo-slavo in sé che ci p reoccupa. Noi possiamo anche guardare con simpatia l'affermazione di questa nuova Potenza po litica slava, Sono i confini del fut uro Reg no - confini già fissati geograficamente - quel!( che rappresentano l'origine della nostra inquietudine e rendono - finché opportuni chiarimenti e necessarie rettifiche non siano ve~ uti - assai difficile una cordiale e profonda amicizia fra italiani ·e jugo-slavi. Il documento di Corfù è anti-austriaco nella lettera; è anti-italiano hello spirito. C'è, nel preambolo che precede .lo statuto, u n a omissione -voluta, eviden.temente, e ~iente affatto occasionale - che è altamente sign ifi_cativa. .

Esatto, salvo una leggera dimenticanza di ordine cronologico. Perché tra l'intervento inglese in data 4 agosto 19 14 e l'intervento americano in data 6 aprile 1917, ·c'è stata un'altra Nazione che ha preceduto Wilson,, che ha riempito l'interval lo, che ha fatto - nel tempoda anello di ·congiunzione: i signori Pasié e Trumbié hanno dunque dimenticato che esiste l'Italia ? L' Italia che nel 1913 sventò col suo contegno un primo piano d'aggressione austriaca contro la Serbia; che nel 1914, dichiarandosi neutnle, cooperò formidabilmente a impedire la fulminea vittoria degli i~periali, il che avrebbe significato la tota-le distruzione della Serbia ; che nel 19 1 5 , intervenendo, capovolse la si• tuazione in quanto determinò la non vittoria degli Imperi Cent rali e quindi la possibil ità della resurrezione della Serbia ·. d'ieri ? E noo par- liamo dell'aiuto d'ordine militare, economico dato d~ll'Jtalia direttamente all'esercito serbO e alla popol3zione serba, dopo l' inv:tsionc austriaca

Noi non chiediamo degli attestati d j riconoscenza, e nemm<:no prt'tendiamo alla perennità del ricordo, ma non siamo disposti a subire menomazioni del nostro sacro e incontrastato diritto nazionale. L'artièolo 9 dello Statuto dice :

Il terr itorio del Regno dei serbi, CC03ti, sloveni, comprenderà ogni te rrito rio sul quale la nostra Nazione dai tre nomi vive in masse compatte e senza discontinuità ; no n potrebbe essere mutilato senza colpire gli interessi della comunità ,.,

Per chi conosce le idee e i precedenti politici di Trumbié, che si firma ex-s(ndaco di Split e ex-deputato di Zador, sa il significato e il contenuto « territoriale » di questa formu la. Masse compatte, più o meno, di sloveni, vivono nell'altipiano carsico, e sono penetrate - grazie alla complicità del Governo austriaco - anche nelle · città italiane di Gorizia e di Trieste. I firmatari del documento di Corfù non lo dicono, ma la reticenza è in questo caso una confcrm;; gli jugo-slavi intendono che d el loro nuovo Regno facciano parte i territori al di qua delle Alpi Giulie, il litorale dalmatico, tutto ciò, in altri termini, che deve essere italiano, Perché, se così n on foss e, se g li jugo-slavi non intendessero dì dare questa realizzazione imperialista al loro programma nazionale, si affretterebbero a determinare i « confini » anche pec d isperdere i dubbi e i sospetti dell'opinione pubblica dei vicini. Non è un po' strano che i creatori di questo Stato, i quali hanno g ià provveduto a dotarlo di uno statuto dettagliato,. si siano dimenticati di « definirlo >> · nello spazio,· visto e considerato ch e ai q uattro punti car~ dìnali della futura Jugo-slavia non c'è il deserto con tanto di H ic St1nt /eonn, ma ci sono altre N azioni, altri popoli? Né p iù rassicurante è la formula. del paragrafo 1, che dice :

« 11 mare Adriatico !ar.i, nel l'interesse del la libertà e dei diritti eguali di tutt e le Nazioni, libero e aperto a lu tti e a ciascuno ».

Nulla a ridire su questa formula d a un punto di vista strettamente commerciale, ma il mare Adriatico non presenta soltanto un problema d i libertà di traffici, presenta per l'Italia un problema fondamentale di sicur ezza strategica, che deve essere risolto una volta per sempre, e coll' unica soluzione possibile: il possesso dell'arcipelago e del litorale dalmata fino al Narenta. In un · libro che in Francia è giunto alla 16'8 edizione abbiamo v isto affennato, a proposito dell' unità boema, che la zona popolata da un milione e meuo di tedeschi non potrebbe essere annessa alla G ermania per rag ioni economiche e mditari. La, sicure:zza di dieci milioni di boemi, non può essere alla mercé d i un milione ~i tedeschi. Accettato, Ma, domandiamo a nostra volta, la sicurezza definitiva di 38 milioni d ' italiani dev'essere dunque sacrificata a poche centinaia di migliaia di s lavi di importa.zione artificiale e in molti casi recentissima? Quanto alle possibili ripercussioni del patto di Corfù sulla composizione militare austriaca, non e' è da farsi illusioni. I croati non _ sono i boemi. I reggime nti boemi hanno più volte disertato in massa sul fronte galiziano, ma i soldati sloveni e croati sono stati, sono e tutto fa credere ch e saranno ancora, degl i st rum enti leali e fid ati nelle mani degl i Absburgo.

Ad ogni modo una propaganda in tal senso è oramai tardiva e non sarà nemmeno int rapresa.

Col patto di Corfù, la Serbia ha perduto un'occasione solenne per stendere la mano all' I talia. Era nell'interesse sopratutto della Serbia di consegnare, in un documento u fficiale destinato al g rande pubblico, la sua volontà di conciliazione verso l'Italia . :S mancata. Le dichiarazioni successive di Pasié sono superficiali. Per fortuna gli italian i, che hanno espugnato le trincee del Podgora e del Sabotino, n on posson o essere arrestat i nella loro marcia in avanti dai protocolli della diplomazia jugo-sJava.

D a Il Popolo d'lialia, N. 217, 7 agosto 1917, IV.