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L'EPISODIO DI PARIGI

due comllnkati emanati - jn seguito alle polemiche di quest i giorni - dal Grand'Oriente di Roma e dal Gran Maestro della massoneria italiana, .non ci soddisfano appieno. Noi non intendiamo di mescola rci coi clericali e coi neutralisti, in genere, i quali « lavorano » l'episodio a scopo di ritorsione, ma poiché d'altra parte n essun vincolo ci lega alla massoneria, possiamo liberamente esporre il nostro pensiero. Già il nostro Paoloni, in una prima nota da Roma, dichiarava che la proposta di un plebiscito da applica rsi alle terre nostre soggette all'Impero austriaco, equivaleva - per un complesso di ragioni fondatissime -a un vero e proprio atto di tradimento.

Nell'attesa che il T emps - il quale deve essersi pure accorto dell'agitazione suscitata in - Italia dalle sue pubblica.Zioni - torni sull'ar· gomento e faccia altra luce sulla questione, resta il fatto che le dichia. razion i della Potenza massonica italiana non sono tali da disperdere tutti i dubbi e i sosp etti. Noi, per esempio, non siamo nemmeno d isposti a trasrura re come un dettaglio il fatto che Ernesto Nathan si sia recato a Parigi in tenuta di ufficiale italiano. Dopo due anni di guerra il grigio-verde non è un abito decorà.tivo, ma qualche cosa di sacro. Solo quelli che l'han no portato nelle trincee estreme e l'hanno avuto più volte macerato di fango e chiazzato di sangue, solo q uelJi hanno diritto di indossare ,il grigio.verde, anche fuori della 2ona di guerra. Gl i altri no. Ma poi, un esame d i documenti, fa vedere che la faccenda non è limpida, malgrado le smentite diramate dopo molti giorni di fie re polemiche. Il comunicato del Grand'Oriente dice che « la clausola plebiscitaria fu aggiunti per errore o per . artificio» all'ultimo articolo dell'ordine del giomo votato a Parig i. Poi, immediatamente dopo, agg iunge che « questa clausola è assolutamente insussistente ». ~nsomma, questa formula c'è o non c'è? D apprima, pare che ci sia, magari in con• seguenza di un errore o di un a-rtificio; poi, si nega che esista. la. contradd izione è vicina e palese. Un'altra domanda : Chi può aver com· messo questo errore o questo artificio ? Chi poteva avere interesse ad <<insinuare » nell'ultimo articolo d ell'ordine del giorno una clausola che, applicata alle nostre terre irredente, sarebbe un nonscniso, un assurdo e qualche cosa di peggio ancora? Il resto della dichiarazione deJ

Grand·Oriente è abbastanza esplicito. Risulta che Ettore Ferraci ed Ernesto Nathan riaffermarono visorosamente « il diritto incontrovertibile dell' Italia ad unirsi tutte le terre che geograticamentè, etnicamente e storicamente le appartengono e rappresentano i suoi giusti confini e la sua necessaria difesa sulle Alpi e sull'Adriatico». Sta bene. Ma sembra che questa vigoro~a riaffermazione non sia stata fortunata. Difatti, mentre si è parlato chiaramente di Alsazia-Lorena, di Polonia, di Boemia, furono votate a maggioranza le conclusioni di un rapporto, nel quale, a proposito dell'Austria, è detto:

« Liberazione ed unificazione di tu tte le nazionalità oggi oppresse da[l'organizzu.ione politica ed amministrativa dell' Impero austro-ungarico».

Questa formula ch e il Gran Maestro Ettore Feu ari rende d i pubblka ragione nella sua dichiarazione, è quanto mai incerta, :B vaga. B accettabile soltanto quando sia seguita da un immediato commento geografico. Che cosa significa - al concreto - liberazione ed unificazione di tutte le nazionalità, etc., etc.? Libere e unite in un (< nesso » austriaco di nuovo conio, più democratico, secondo le ubbie stravaganti di certi austrofili inglesi o libere di unirsi aUa rispettiva madre-patria?

Questa formula sembra un ·riconoscimento de11a possibilità di quel fe. dera.lismo austriaco vagheggiato dagl i inglesi di cui sopra? O, come è lecito supporre, si è voluto, con quella frase sibillina, disarmare i « fratelli» jugo-slavi _ che hanno ancora il coraggio temerario e sp"udorato - in pubblicazioni recenti delle q uali ci occuperemo - di mettere la loro ipoteca su Trieste nostra? I signori Nathan e Ferrari dovevano esigere che i nomi di Trento e Trieste, Fiume ,e 2.ara, sacri ormai al cuore di ogni italiano, fossero chiaramente citati nell'ordine del giorno votato a maggioranza Al qual proposito si può c hiedere ancora : come hanno votato gli italiani? Colla maggio ranza, raccolta attorno a quella formula insidiosa e anti-italiana, o colla minoranza ? E qual e ra il punto di vista di questa minoranza?

V'è di peggio nella dichiarazione di Ettore Ferraci. E il peggio è costituito·dal preambolo presentato dalla delegazione italiana e votato all'unanimità. In esso preambolo si attribuisce la causa della guerra al « dispotismo » che educa a sentimenti di odio.... etcetera, etcetera, ma il Gran ·Maestro Ferrati si è stranamente dimenticato di aggiungere una parolina soia a.I « dispotismo >> : la parola tedesco. l1 dispotismò ~eri e specialmente oggi, è soltanto tedesco, prussiano. C'è un solo dispotismo nel mondo, oggi: quello degli Hohen201lern e dei loro degni alleati in criminalità. Ora nel mucchio di considerazioni ideolog iche presentate dalla delegazione massonica italiana, nòn c'è nulla che suon i

DALLA CRISI DEL MINISTERO BOSELLI, ECC, 3.5 attacco alla Germania, direttamente e senza equivoci. Infine, com'è stata citata la redenzione dèll' Alsuia-Lorena, altrettanto doveva essere per il Trentino, Trieste, l'Istria e la Dalmazia sino al N arenta Ma forse non sì sono voluti impermalire i signori Milikovié e Jovanovié che rappresentavano le Logge massoniche jugo-slave, la cui attività ai danni dell'Italia è inspirata a criteri. d i recisa opposizione alle nostre legittime rivendicazioni. Malgrado tutte le delucidazioni passate e q uelle che usciranno dai concilii massonici, resta un fattO: l'episodio d i Parig i ha « urta to » la coscienza nazionale italiana M.

Da Il Po polo d'Italia, N. 188, 9 lug lio 1917, IV.