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DOPO IL CONGRFSSO DI MILANO
Il congresso di Milano non ha realizzato le nostre speranze, non ha rialzato i nostri spiriti, riaccesi i nostri entusiasmi, dileguato lo scetticismo stanco degli sfiduciati come ci auguravamo neJI'ultirno numero di questo giornaJe. Sappiamo bene che la profonda crisi che ci travaglia non poteva essere risolta da un congresso,. ma dal congresso però ci dovevano venire le indiaizioni per risolverla._
Niente di tutto ciò. ll riformismo possibilista ha ancora una volta tdonfato, Turati ha vinto, Vittoria facile, poiché mancava un Labriola a contendergliela.
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Il congresso è stato una grande inutile accademia. Invece dì cominciare a discutere il passato come logica e buon senso imponevano, i riformisti ha.nrio voluto procurarsi una specie di alibi politico-morale facendo discutere e approvare dal pecorame devoto i criteri generali della politica social ista e rendere quindi superfluo qgni esame dell'opera compiuta. Respingendo l'inversione all'.ordine del giorno il congresso s'imbarcavà ·nel gran mare dei principi, delle teorie, delle parole e per tre g iorni lunghissimi oratori d'ogni tendenza hanno rovesciato sull'uditorio un diluvio di frasi. Ognuno faceva la sua conferenza e a seconda degli oratori vi pareva di esscrè nelle tribune di Montecitorio o in una piazza. Pochi si limitavano a dire il necessario, a comunicare le loro idee, semplicemente senza fnngC rettoriche ; qua.si tutti invece «aravano>> nel senso dassko
· della parola, si scambiavano l'un l'altro grandi elogi, facevano appello al loro passato.... Come se hltti non avessero un passa.te: da Ferri a Briand!
Dopo· al voto sull'inversione dell'ordine del giorno, tre te ndenze si pro61aro00 con abbastanza chiarezza : riformisti di destra, riformisti di sinistra. o intermedi, rivoluziònai:.i. Corrispondenti ciasruna al socialismo di stato, al socialismo democratico, al socialismo rivoluzionario. I riformisti di destra parlarono per bocca del Reina, del Cabrini e " · del Oiiesa. Costoro si sono riconciliati p ienamente colla società borghese. Jl loro riformismo h a uccisò il socialismo. Cooperative e legisluione SO· ciale Il toro socialismo qui. Cabrini e Reina hanno fatto dichiara. zioni di una gravità estrema. Cabrini ha g ià. l'o ratoria di .un sotto_ ministro. Addio entusiumi d'un te mpo. La praticità ha ricacciato ~e!- t' ombra l'ideale Nessuno dei t renta e più oratori passati alla tribuna ha parlato di lotta di classe e di espropriazione della borgh esia. ·Nessuno ha parlato dell'epulone capitalista. Bastano le briciole della sua filantropia. Quando Morgari ha - con belJ'impeto oratorio - invocato il faro dell'idea, il congresso è rimasto freddo. Qualcuno sogghignava. A queste nostalgie è refrattario il Partito Socialista U fficiale passato nel campo della democrazia possibilista, radicale, dì governo, il Partito So-eia.lista con tutti i suoi postulanti al parassitaggio statale.
Dopo T urati - che nei suoi discorsi è stato brillante, spiritoso, ma di una superficialità eccessiva - Bissolati ha steso l'atto di decesso del Partito Socialista Italiano. L'ex-d irettore dell'A t11mJil h a dichiarato che il P artito Socialista è una superfetazione, un ramo secco, un organo inutile.
Il socialismo non sarà realizzato da l Partito Socialista.... Ma qual socialismo? Il vecchio socia lismo dell'Internazionale? N o. Il socialismo della Confederazione generale del lavoro. Ah! Ah! C'è da ridere. La nostra Confederazione del lavoro non è figlia degenere del socialismo italiano: anch'essa è ammalata di sifi.lide costituzionale. (Nel senso medico e monarchico Ricordare le visite del re alle istituzioni operaie riform iste del Genovesato), l 'importanza del discorso di Bissolati non è sfuggita agli organi della borghesia. Dopo lunga decennale profanaiione i riformisti italiani consegnano il Partito alle classi nemiche.... Un simulacro di Partito.
Nel discorso di Bissolati sintomatica l'assenza completa. di ogni accento avvenir ista. Nessuna vibrazione sentimentale. 11 Bissolati è stato precis.o, freddo, stanco come l'uomo che dopo aver usato e abusato di una femmina la pianta all'angolo di una stra da, proseguendo oltre e non si volta indietro mai più.
Come a Firenze anche a Milano è sorto l'integralismo sotto la p rotezione del.Salvemini, del Modigliani, del Morgari. Q uesto integralismo è il soUto fritto misto con patate Rappresenta l'equivoco perché vuol conciliare n elle formul e di un ordine del giorno due concezioni diamet ralmente opposte del divenire socialista. Questo integ,alismo non è sufficent em ente differenziato dal riformismo per avere diritto di chiamarsi tendenza e del resto il congresso lo ha bocciato.
Che cosa è il rivoluzionarismo? 1:: il ritorno al socialismo. Campioni della nostra tendenza sono stati il lanari e il Ciccotti Il p rimo si è r ichi.amato alle tavole della legge votate al congresso di Genova. del 1892.
Il secondo ha docµmentato le deviazioni e i tradimeriti della politica ..., parlamentare riformista. Ma i loro sforai non hanno modificato le po· sizioni i~iziali. Il riformismo doveva vincere e ha vinto. ·~
Vittoria piena? No. I 18.000 voti riformisti di Firenze, sono scesi a 12.000. I 5000 rivoluzionari del 1908 sono saliti a 6100. Vittoria piena? No. Il Turati ha dovuto modificare il suo ordine del giorno, contorcerlo per accontentare le esigenze elettorali dei ravenm.ti. 1 suoi luogotenenti sono corsi all'accattonaggio dei voti come galoppini di ministri pericolanti. Stomachevole è stato questo lavoro di corridoio, questo armeggio segreto e palese fatto per assicurare la vittoria di un uomo Ma il sigillo del congresso socialista. di Milano è nella sua insensibilità morale. Non c'è da stupirsene data la composizione dell'assemblea, Altro segno che distingue questo da altri congressi è la sua dcficenza colturale, e la sua povertà d'idee, Quando la Balabanoff parlava di « concetti teorici», di « marxismo tendenziale » le bocche si aprivano allo sbadiglio. Molti sorridevano di compassione.
Questo congresso non ha opposto la barricata ostacola.trice alla corsa pazza del r iformismo, Orma.i la liquidazione è completa. Da. Giolitti a Luzz:a.tti, da luzza.tti al Briand italiano che verrà forse da.I mare.
O uomini piccoli e grandi . di governo che avete Wl giorno decretato carcere e domicilio coatto per i socialisti, o banchieri che qualche voha avete trepidato per il contenuto delle vostre casse forti , o coscienze in• quiete d'ogni r isma che scorgevate nel Partito Socialista lo smasch eratore delle vostre vergogne, o temperati- borghesi, o 8randi capitalisti, o parsimoniosi bottegai cui ripugnava il socialismo negatore di proprietà, o militaéisti patriotti e patriottardi che nel socialismo combattevate l'Internazionale accomunatrice delle patrie nd gran cerchio dell'umanità. o voi tutti che il socialismo avete odiato, o voi tutti che il socialiSmo avete amato e amerete, venite, venite !
C'è qua, sul pakoscenico della conunedia politica della teru Italia un grande cadavere: il Partito Socialista Ufficiale. Bisogna seppellirlo?
IL MIO DISCORSO AI. CONGRESSO DI ,MILANO
Gli oratori forlivesi non sono molto fortunati in quelle che pomposamente si chiamano le « Assisi ·nazionali del Partito Socialista Italiano ».
Il m io predecessore fu, mi sembra, fischiato; io sono stato urlato. C'è una differenza abbastanza notevole fra il .fischio e l'urlo, ma non ,·ogliamo perdere ora il nostro tempo a rilevarla.
Confesso che il mio discorso è stato abbastanza ascoltato, quando si pensi che io non sono, né sarò mai noto come uno dei giocolieri di Montecitorio.
Il mio discorso fu del resto cosl poco intonato alla sinfonia generale, suonava così ereticale in quel grande salone dall'architettura campo· sita di chiesa e di officina, pochi giorni innanzi ufficialmente conSilcrato dalle autorità legali, che io debbo meravigliarmi di non essere st.ato... lapidato
1 giornali quotidiani poi, eccezione lodevole fatta per il Coff;ere della Sera, il M omenl o di Torino- e Secolo, seconda edizione, hanno mutilato ciò che ho detto. Per il Giornal.e d'Italia io sono «un autentico contadino dall'oratoria a scatti» (vorrei esserlo!); per il Mom ento di Torino che scherza sulla mia omonimia col brigante calabrese io « non ho nulla di terribile, ma parlo semplicemente e con grande arguzia»; per la Ragione di Roma io sono un « sindacalista individualista»; per.... Ma basta. Tanto ciò nari ha valore; serve appena ad illustrare i sistemi del reporl age giornalistico italiano.
Anch e sul modo come stata accolt.a 1a chiusa del m io discorso i pareri sono discordi. Il Carlino assicura che ho dovuto abbandonare la tribuna fra grida e proteste, mentre invece il Momento dichiara che sono stato applauditissimo e che le mie riserve circa la portata del concordato di Ravenna hanno fatto « grande imp ressione». Eguali applausi mi tributano il Co"iere della Sera, il Secolo, il Giornal.e d'lla/ia, ma per la Tribuna di Roma io invece ho dovuto troncare il mio d iscorso in seguito « alle risate del congresso». Come si vede.... l'accordo è commovente.
Tutti .i giornali convengono nel dichiarare brevissimo il mio discorso. Certo, paragonandolo alle orazioni dei deputati, sono stato telegrafico} Ma dopo venti ore di chiacchiere, un po' di concisione non faceva male. Mi sembrava che bastasse enunciare le idee senza contorno di frasi dichiarative inutili in un congresso dove i non-intellettuali si
·numerava.no sulle dita di Wla. mano
Ad ogni modo 'io riporto qui, per coloro che mi·hanno mandato a
Milano, e che non ·han t~mpo di leggere i quotidiani, il discorso che ho pronunciafo. Sono lieto di averlo pronunciato, quantunque sappia e sapessi che le cotenne dei socialist i uffida li sono ormai insensibili a qualunque frustata.
« Sarò breve in primo luogo per ottemperare alle raccomandazioni del presidente, poi per non allungare p iù oltre questa discussione che ricorda da vicino quelle dei concili eucumenici dell'alto medio evo. D e1 resto io porterei una nota stonata e striden te in questo congresso dove tutti padano in sordina. Per ciò il mio nome figura in calce all'ordine ~el giorno Lazzari. Farò poche dichiarazioni per aforismi,
« Agli oratori che mi hanno preceduto rispondo che anche senza d eputati il Parlamento vivrebbe lo stesso; che il suffragio universale non d ev'essere misura tanto rivoluzionaria dal momento che nazion i a impalcatura feudale clerico-militarista come G ermania e Austria lo hanno in vigore; che la legislazione sociale è ben lungi dall'essere il socialismo (R~ina: " Vedi la Germania!").
« la Germania ha solo una legislazione per gli operai industriali, è la nazione che ha una profonda e antic3. e applicata .legislazìone sociale, l'Inghilterra è molto lontana dal socialismo, non solo, ma, non ostante la legislazione sociale, ci sono in Inghilterra non migliaia ma milioni di miserabili e di affamati.
« Gli scioperi quando sono scoppiati, bisogna sempre attuarli. Il caso citato dal Reina è disgraziato. Non bisogna fomentare oltre misura l'egoismo degli org anizzati tesserati.
« Si attende con una certa ansia il voto dei Socialisti romagnoli. Ebbene ieri sera ci siamo riuniti, ma non ci siamo intesi, cosa che capita spesso. Noi socialisti forlivesi voteremo l'ordine del giorno Lazzarì, per . còerenza, poiché soltanto l'intransigenza, non l'autonomia dei r iformisti, risponde a quanto j compagni romagnoli hanno già deliberato a· Faenza. In Romagna non è avvenuto nulla di nuovo per mutu pensiero. La portata del famoso patto è limitatissima, tanto è vero che non investe nessuna questione di principio relativa alla proprietà ·delle macchine e alla coesistenza di due Camere del lavoro
« Dichiarazioni in questo senso si leggono nella liberlà, organo ~ei repubblicani ravennati. 11 concordato non è che una tregua consigliata. da alte ragioni di umanità e di prudenza, per evitare Wl sanguinoso conflitto. · • ·
« Niente a ltro. Domar'!,i cont.inuerà la. lotta.
258 OPERA OMNIA DI BENl.TO MUSSOLINI
« Del resto il concordato, annunciato con troppa premura dalla si. snora AJtobelli, non è stato ancora accettato dalle organizzazioni interessate. Soltanto quando i repubblicani avranno stracciato il quinquenn ale patto del tradimento stipulato coll'Agraria, allora, ma allora soltanto, voi signora AltobeJli potrete parlare di " isolamento" dell'Agraria.
« N on bisogna più oltre nascondere i veri caratteri della nostra lotta che non può essere riformistica e che i riformisti italiani non hanno ancora capito. (Violente denegazioni e grida).
« S1 non l'avete capita e per questo ci avete dato una solidarietà piagnona che noi respingiamo.
« Quanto al Partito Socialista Ufficiale esso è ormai una grande ditta, se volete, farmaceutièa, che s'avvia al fallimento.
« I rappiesentanti non fanno nulla e noi invece di licenziarli, rigettiamo la responsabilità sulle cose. Ci sono stati dei fatti tipici. Un deputato socialista ha domandato al re un premio per una corsa ciclistica. (Voc;: " Ch; è?" ).
« L'on. Canepa. Un altro, il Samoggia, aderisce al banchetto del giolittiano Facta, un t eno si è fatto intervistare da tutti i giornali borghesi·d ' Jtalia per poter comunicare le sue malignazioni sui socialisti romagnoli. E potrei continuare. ·Ma v'è un fatto per me, ben più grave. In un solo mese I'on. Luzzatti ha fatto scivolare in bilancio un awnento di 61 milioni di nuove spese militari, senza che un cane di deputato socialista abbia protestato. Mai gruppo diede più scandaloso esempio di insensibilità morale. Insensibilità ch'è ormai nel -Partito, che passa sopra acquiest:ente aUe gesta dei suoi capi. Qui si è venuto a magnificare la patria. ·
« Il cliché del nemico alle front iere·· serve a pompare il sangue e la miseria del proletariato.
<e V'è un documento segnalatore della degenerazione del riformismo italiano.
« Il Temps ha detto che se invece di Jaurès ci fosse stata in Francia una équipe (squadra) di riformisti italiani Io sciopero dei ferrovieri non sar ebbe .scoppiato. (Podrecra: "E avrebbero fatto bene.'").
« Riformisti di cartone.... (Il iumulto cagionalo dall'intt!t'ruzione dura qualche iecondo).
« Continuate pure la vostra politica del piatto di lenticchie. Fra poco il benservito della borghesia repubblkana di Francia avrà un duplicato: quello della borghesia monarchica italiana »
Questo duplicato è venuto più rapidamente di quanto non credeni. Il Corriere delld Sera commentando il voto vittorioso pei riformisti, stampa queste sintomatiche parole:
« Quella di ieri è stata dunque una vittoria riformista. Ma se qunta vittoria dev'essere onesta con se ste55a, se la uisi che tuttora permane nel Partito deve essC'rC i;uperata, occorre che il processo logico che l'on. Bissolati ha riassunto nel suo discorso vada oltre la difesa di una determinata azione parlamentare, occorre una vera e propria revisione.
« J riformi~ti dovranno fermamente affront.ue la questione ddla loro situazione verso lo Stato e verso i maggiori problemi nazionali, dovranno fare l'esame di tutte k colpe passate, graviuima qutlla di aver favnrita l'agitazione degli impiegati, e di aver ceduto talvolta ad imposh:ioni non tanto di organizzazioni operaie, quanto di 18Ìta.tori poli1icanti che le g uidavano. E rivedere, ispirandoli a criteri di respomabi lità pratica, tutti i lo ro atteggiamenti m orici o negativi nei maggiori problemi del la politica, quella estera, 111 politica militue, coloniale, religiosa».
Avete inteso? Questo è un « vienimeco » in piena regola. :e la si-. rena Luzzatti che parla e invita, attraverso la prosa del grande giornale lombardo, la riformisteria italiana. Avanti, dunque! Le classi abbienti, le istituzioni costituite accettano ormai 1a collaborazione del socialismo ufficiale. Giù gli ultimi pudori, o riformuncoli, per il bene inseparabile del re e della pàtria.
IL VOTO
L'ordine del giorno Turati ha riportato 12 mila voti, quello Modigliani 4 mila, quello Lazzari 6 :mila. I rappresentanti della nostra provincia hanno votato quasi tutti per Laz~ri, nessuno per Turati. I rappresentanti della provìncia di Ravenna si sono divisi; alcuni hanno vo-tato per Lazzari, moltissimi si sono astenuti, la maggioranza ha votato per Turati. Lupi a Faenza, pecorine a Milano. L' ordine del giorno Turati non salva neppure l'intransigenza elettorale trionfalmente deliberata a Faenu, Si tratta di un invito platonico. Ond'è che il contegno di molti delegati di Ravenna, i _quali dopo a un mese solo si sono rimangiati gli ordini del giorno di Faenza, è stato grottesco e ha dato luogo a molti non benigni commenti. Non sappiamo invero per quali segrete virtù di riformismo si possa predicare la lotta di classe in Romagna e votare per la col1aborazione di d a3Se a Milano.
Dopo Al Voto
I rii.ppresentanti della nostra frazione si unirono in gran n umero martedl mattina per decidersi il da fars i. Rimanere nel Partito o andarsene ? Su questo dilemma s'impegnò una vivacissima discussione. Ebbe per primo Ja. parola il nostro D irettore. Egli prospettò con poche p arole la situazione e dichiarò che i rivoluzionar.i dovevano abbandonare ufficialmente il Partito :
1°. per non essere complici deUa sua inevitabile ulteriore degenerazione;
2°. per sottrarre forza morale e materiale ai riformisti ;
3°. ·per evitare « i casi di coscienza » di molti compag ni rivoluzionari decisi a uscire individualmente dal Partito.
In questo senso, appoggian do la proposta Mussolin i intesa ad agitare nelle sezioni e nelle federazion i l'usdta dei rivoluzionari dal Pa rtito, parlarono l'avvocato Belloni di Alessandria, Trematore, segretario della Camera del lavoro di Foggia e 2.erbini di Roma, che pres iedeva l'assemblea.
Parlarono contro Francesco Ciccotti, Alessandri, Lazzari il quale pur dichiarando che << il Partito Ufficiale Italiano si è dimostrato una fabbrica di futuri Briand », dkhiarò prematura e pericolosa l'uscita dal Partito.
Mussolini dopo aver affermato d i sottomettersi alle decisioni della maggioranza della fra.2:ione dichiarò - personalmente - che non intendeva di assumere nessuna responsabilità coi riformisti. Si dimostrò scettico sui risultati del prossimo bien nio di pratica riform ista, Concluse invitando gli amici a non accettare cariche ufficiali nel Partito.
Dopo una dichiarazione dell'on. Elia Musatti che s i associò alla nostra fraiione, p er meglio marcare la nostra sep arazione morale .dal Partito Ufficiale, Francesco Ciccotti p resentò la dichiarazion e seguente che venne approvata all'unanimità:
« La frazione rivoluzionaria dei Partito Socialista, dopo al voto sui criteri generali. dell'azione socialista, richiamandosi ai concdti espressi nella discussione dai propri rappresentanti; mentre dichiara d i rimanere nel Partito ispirandMi agli a lti interessi della unità del proletariati:> e per impedire che esso denitivamente 11ia trascinato a diventare un Partito di govemo e di adattamento borshese; dichiara altrc-sl di !Cparare nettamente la propria responsabilità da quella della parte riformista di fronte al proleW:iato »
Accanto alla .Direzione del Pa rtito Ufficiale, funzionerà in Roma la Commissione esecutiva della fr a,;ione rivoluzionaria, la quale s i com ·
DALL'XI CONGRESSO NAZIONALE DEL P ." S. I., ECC, pone di cinque membri e cioè: Zerbini, Vella, Lerda, Gccotti, Mantica. Ai quali cinque si aggre,gano l'on. Musatti e l.auari.
Vien pure deliberata la fondazione di un grande settimanale in Roma che dovrà uscire coi primi del 1911 e si lascia incarico alla C. E. di presentare nel più breve termine di tempo possibile un progetto concreto.
A corrispondenti fiduciari delle diverse res:ioni si scelgono : per il Piemonte, Ambrogio avvocato BeI1oni di Alessandria e Oreste Mombello cli Biella; per la Lombardia, Ines Bitelli dì Gallarate e Spagnoli Antonio di Arcisate; per la Svizzera, Serrati; per il Veneto, Cesare Alessandri di Venezia; per la Liguria, Benedetto Calcagno di Voltri, Giovanni avv, Bruno di Oneglia, Moibo Lorenzo_ di Snona; per il Mantovano, Giovanni Bacci; per l'Emilia, Enrico Mastracchi; per la Romag na, Benito Mussolini di Forll, Cesare Goffarelli di Ravenna; ~r la Toscana, avv, Michele Tetzaghi di Firenze, avv. Arrigo Gianni di Siena; per le Marche, Tito Melai di Pesaro; per le Puglie, Euclide Trematore di Foggia, avv, lefemìne di Bari; per il Napoletano, Venditti di N apoli; per l a Sicilia, avv. Michele Losardo di Messina; per la Sardegna, Ugo Pesci.
Tra questi compagni quattro sonò segretari delle Camere del lavoro di Caipi, Venezia, Foggia, Ravenna.
Nell'attesa del nostro settimaflale nazionale i comunicati della nostra Commissione esecutiva verranno pubblicati sui seguenti giorna li della Frazione Rivoluzionaria: L'Idea Nuova di Alessandria, il ConJadino di Mortara, l'Avvenire del LavoraJore dì Lugano, Il Nuovo I deale di Varese, La Lotta di ClaJJe di Gallarate, il Serolo Nu()f)o di Venezia, UJ Lolla di Cla.ue di Forll, La Lima di Oneglia, La Conquisla di Bari, li Risratlo di Messina.
Ed ora, all'opera!
La Questione Massonica
B rimasta insoluta. Ha dato luogo a. una vivacissima discussione, ma, data l'ora e l'eccitazione degli animi, non si poterono prendere decisioni di sorta. Il congresso ha rinviato la questione al referen-dum. Jn. tanto abbiamo potuto constatare che la inOuenza deleteria della Massoneria ha già conquistato il Partito Ufficiale e·tiene la mano sulle grandi organizzazioni economiche. Basti il ricordare che i segretari di tre un: portantissime Cameri: del lavoro, come quelle di Milano, Temi, Roma, si sono dichiarati pubblicamente massoni e sono quindi, nelle logge, a contatto immediato e solidale con banchieri, funzionari, giornalisti, alti politiotti della borghesia.. A Roma, a Milano, a Torino esistono logge massoniche op eraie Ormai nessuno osa nascondeni il pericolo massonico.
Bisosna forzare i massoni a uscir dal Partito. Suà questa una delle misure eroiche che potranno rigenerarlo.
Atio Di Solidariet
Riportiamo il seguente ordine del giorno che è stato approvato per acclamazione.
« L'XI congresso socialista italiano, edotto delle condizioni speciali in cui la lotta soci.dista. e proletaria va svolgendosi in Romagna, e degli aueggiamenti antiproletari assunti coli dal Partito Repubblicano su cui grava la responsabilità di avere scisse le forze della orga nizzazione operaia a vantaggio della reazione n pita lista ed agraria;
<t plaudendo entusiasticamente alla generosa eJ eroica resistenza dei braccianti della Camera del lavoro d i Ravenna esplicata in difesa deg li ideali di emancipazione p roletaria e dei principi fondamenta li dell'organiuazione, e all'opera che in tutta. la Romagna compie il Partito Socialista per gli stessi fini lottando diutumamente contro il medesimo Partito; ·
« dichiua tutta la propria solidarietà coi socialisti romagnoli;
<1 e impegna le sezioni tutte del Partito Socialista - ogni qualvo lta esse siano ch1amate a decidere sulla tattica elettorale locale, a ricordare che l'opera rtazionaria e krumira dei repubblicani di Romagna sul teireno economico non fu sconfessata né dalla Direzione, né dalla stampa, né da una sola sttione repubblicana d'Italia - a regolarsi Jn conscguciua. ».
Da U Lotta di C/11.Iu, N. 4~, 29 ottobre 1910, I (b, 1H).