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LA PRIMA DEDIZIONE UFFICIALE .

Dei Riformisti Alla Monarchia

IL «CASO» BJSSOLATI .

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Il prossimo Briand della monarchia italiana ha varcato le soglie del Q uirinale, ma non q uelle del ministero dell'agricoltura. Leonida Bissolati non entreri più nella concentrazione rad ico-socialo ide preparata da, G iolitti. Questa not izia mette subit o fuori corso molti dei clichéJ coi quali gli avv ersari nostri - quasi tutti in mala fede, a cominciare dai i;:ialli di Romagna - si accingevano a r iempire i loro giornali. .Ma non toglie a noi l'occasione di manifestare il nostro pensiero sul caso teorico e sul caso pratii.:o; e ciot!: sulla partecipazione ai poteri dello Stato da parte dei socialisti e sull'andata al Quirinale di un deputato socialista.

Quest'ultimo caso è d'indole piuttosto disciplinare, il p rimo invece investe una vera questione di principio. Segnaliamo - en pM;anl - una coincidenza sintomatica sulla quale ci riserviamo in altra più opportuna sede di med itare: tanto Giorgio Sorel -teorico del sindacalismo rivoluzionario quanto Leonida Bissolati - teorico l eader d el riformismo - sfociano colie loro ideologie ai piedi del t rono. Come sempre, gli estremi si toccano

La Monarchia Che Precipita

I giornali conservatori - con quell'ipocrisia che li distingue - non hanno osato manifestamente esprimere le ragioni del loro cruccio p er il consulto del re con Bissolati.

Non si tratta già solo di rammarico per il vecchio cerimoniale aulico ·infranto, quantunque tutti i sociologi - ed il Pareto tra i primi - an· nettano grande importanza al cerimoniale. No. l a borghesia italiana è troppo giovane e su~centemente bloccarda per formalizzatsi dinanzi a un deputato di ~trema Sinistra che va rca le soglie del Quirinale, senza nulla aggiungere, all'infuori di un paio di guanti a!la consueta mise giorn ali stica e di un re che lo riceve. Anche la questione costituziona le sollevata timidamente dai vecchioOi del ricovero senator ia le è un p ro-forma. Per capite l'inquietudine viva dei g iornali conservatori, bisogna leggece tea le loro righe. Gli è la palese, assoluta mancanza di d irettive politiche precise che informano l'azione dello Stato, q uella che imp ressiona gli orga ni deJla !x>rghesia.

I.a monarchia italiana non corre, precipita. V'è una strana analogia fra g li a nni che precedettero l' '89 e que lli che hanno preceduto la crisi attuale. La dinastia capetingia credeva di evitare la rivoluzione cambiando j ministri: e a Versaglia passarono Mably, Turgot, Calonne, Necker. Ma il cambiar degli uomini non migliorava le istituzioni. _ Cosi Ja dinastia italiana crede di deprecare l'inevitabile tentando tutte le vie, tutti i mezzi, tutti gli espedienti: voltandosi a destra e a sinistra come l'ammalato della similitudine dantesca. M a ·questo continuo ondeggiare t_ra i due estremi, questa instabilità costit uzionale, questo deprezzamento dei valoti politici e moro.li, è sintomo d i una p rofonda crisi che minaccia tutta la vita della nazione, Esauriti g li inut ili esped ient i di governo, la di nastia dei Cap eto si decise a chiamare il popolo in causa ! E il popolo fece la rivoluzione Anche in Italia la soluzion e della. c ri si non può non essere·anti-monarchica. Questa è l'eventualità che fa rabbr ividi re i beati poJJidem i che nella monarchia costituzionale vedono una formidab ile trincea di difesa dei loro privileg i politici ed economici.

La Logica Del Tradimento

T utti coloro che atto rno al << caso » nuovo, o al « fatto storico » han sc ritto e parlato, concordano n ell'affermare che Bissolati, accettando di collaborare colla monarchia, è stato logico e coerC'ntc a se stesso. Tutti hanno ricordato la frase d i Milano. Bissolati stese a l congresso na.iionale l'atto di decesso del Partito Socialista : lo definl un « r amo secco» ch e doveva cedere il posto a nuovi e p iù freschi germogli Ma perché, doman· diamo noi, rimanere nel Partito? B issolati doveva andarsene dopo il congresso. Egli sarebbe stato logico e coerente, se dopo alla definizione del « ramo secco », avesse sallltato, e per sempre, i comp agni, ritirandosi magari a vita privata.

Fra il congresso· di Milano e l'andata al Quirinale, v'è una vera e propria soluzione di continuità. Si chiamerà dunque logica e coerente a se stessa la donna che dopo essere caduta una prima volta, discende s ino all'ultimo gradino dell'ab~iezione ?

L'ILLUSIQNE RIFORMISTA

Il caso Bissolati ha rimesso sul tappeto la questione de lle tendenze, ha posto d i fronte ancora una vol ta Ja concezione riv0Iu2ionaria e q uella riformista del divenire socialista, ha fatto risaltare l 'abisso che le separa. 11 modo di ottenere le riforme e la valutazione delle riforme stesse, ci d ifferenziano dai compagni di destra. Per n oi le riforme, sia d' indole politica che sociale o economica, devono essere conquistate daJl'azione diretta degli interessati, non dal gioco delle rappresentanze parlamentari. Per noi il socia lismo non «diviene», come pensa il Bonomi (Le nuove vie del socialùmo ), da una successiva e graduale trasformazione democratica delle istituzioni politiche della borghesia, ma dal gradua le e continuo eserc izio della lotta di classe e dalla elevazione mater iale e morale delle organizzazioni economiche.

Per il riformista il trapasso da questa alla nuova società egualitaria deve avvenire per via politica; per noi invece deve avvenire per via economica. Il riformista si preoccupa dei rapporti politici che intercedono fra cittad ino e cittadino, noi ci preoccupiamo de i rapporti economici che separano il proletariato dal cap italismo. G rande agente delle trasformazioni sociali, è - per il riformista - il deputato; per noi invece è l'operaio. Piattaforma alle lotte del riformista è il Parlamento; nostro campo è il sindacato di mestiere, h Camera del lavoro. ·

Ora il ministerialismo è cocolJario inevitabile del r iformismo, e la partecipazione al potere è la conseguenza fatal~ del ministerialismo. Questo è il vero cerchio di ferro della logica riformista. Ma tutto ciò è assai lontano dal socialismo.

Esso sta al socialismo come iJ cattolicesimo paganizzante e ca.villatore di Roma sta al cristianesimo delle p rime ecclesie evangeliche, Quando i riformisti si pongono sul terreno della collaborazione di classe, devono giungere fino in fondo all'abisso l'avvento dei riformisti al potere non ha subito ch e un semplice rinvio. Questione di maturità, come dice Filippo Turati.

M a la situazione matura e l'uomo maturo verranno Allora il riformismo preciserà i suoi contorni, avrà il coraggio delle sue azioni e gettan do dal suo bagaglio dottrinale le finalità massime del socialismo, assumerà il sua vero nome di « radicalismo di Stato ».

La Speculazione Repubblicana

Og ni partfro, dal clericale all'anarchico, conta i suoi transfughi. Ma nessun partito ne ha avuto e ne avrà tanti come il Partito Repubb]icano.

I vari Serpieri ( questo grand'uomo ha bisog no di sforbiciare anche le insolenze) e j diversi Gauden2:i avrebbero dovuto comprendere che il momento era assai delicato per loro e che il silenzio s'imponeva. Questi repubblicani che pur ieri Jesteggiarono il cinquantenario monarchico, questi repubblicani che contano al loro attivo decine di uomini passat i oltte il Rubicone - da Giuseppe Fernri a Ernesto Nathan, da Giuseppe Marcora a Edoa.rdo Pantano - si sono ·gettati sul« caso» coll'avidità dei corvi che si sfamano sulle carogne abbandonate e hanno favoleggiato di un Partito intero prono ai piedi dl sua maestà Ma lo stesso Pemiero Forcaiolo è costretto a ricordare i suoi transfughi. E cita Fortis !... Su via, onorevole Gaudenzi, non ricordate dunque che il transfuga Fortis, malg rado il distacco dal Circolo M a..zzini, aveva conservato, _pd tramite della Massoneria, i più cordiali rapporti cogli ex compagni di fede?

Non ricordate che il commemoratore di Fortis, nella città natia, fu il repubblicanissimo Ubaldo Comandin i, che pi ù tardi brindava « a lla salute del ministro del re >> ?

Ma a ch i volete da.re a intendere i:he l'unico partito repubblicano in Italia sia il vostro? Q uasi quasi sospettiamo che vi punga di non essere stat i consultati dal re ....

Ci sono due anime nel Partito Socialista come due anime ha il Partito Repubblicano.

L'anima popolare è quella che n ella sezione socialista di T o rino emetteva un biasimo per due assessori che avevano partecipato al corteo patriottico dei sindaci, l'anima popolare è quella che si esprimeva nel grido di Arienti al Consiglio comunale di Milano: « Viva la repubblica»; l'altra anima è quella che accetta di porsi agli ordini di sua maestà. Noi scindiamo bene le nostre responsabilità, mentre voi non osate, non avete mai osato, non osei-ete mai ! Non parlate di corda in casa vost ra p iena d' imp iccati.

Del resto Bissolati è stato sino a ieri, l'enfant galé della repubblica g ialla. Il suo parere a proposito delle macchine, ce lo hanno ficcato sotto al naso un centinaio di volte Vedete?, ci dicevano i repubblicani, il Bissolati. il p iù autorevole membro del g ruppo parlamentare socialista etc. etc , è con noi, sost iene la nostra tesi. Anche lui, è un giallo?

Proprio cosl. Per soste nere i repubblicani di Romagna e i loro tradimenti bisogn~ essere socialisti di sua maestà.

Occorre precipitare la torbida soluzione. Bisogna scindere le due anime che s'inceppano e si fastidia oo a vicenda.

Se la Direzione del Partito non avrà, come purtroppo sembra, il coraggio di pronunciare una precisa sconfessione del Bissolati e delle sue cortigianerie, noi ce ne andremo da.I Partito.

Se la Direzione stessa - pilateggiando com'è suo costume - ri- manderà al congresso di Modena la questione del « caso » pratico e 1a questione dottrinale della partecipazione dei socialist i al potere, noi attenderemo.

Se il congresso di Modena risolverà la questione in senso riformista e cioè nd senso che i socialisti possono partecipare al 'potere anche in regime monarchico, Bissolati troverà la postuma sanatoria al suo tradimento, ma noi romperemo gli ultimi vincoli di Partito e ci coStituiremo in Federuione autonoma rivoluzionaria.

La Nostra Dichiarazione

Mercoled} mattina, a nome del Comitato Jella Federazione socialista del collegio di Forlì, veniva spedito dal .segretario il seguente telegramma · alla Direzione del Partito, Roma: ·

« Liquidate gìolittiano, monarchico, realista Bissolati o cinquanta sezioni Federazione forlivese abbandoneranno iJ Partito >>

Da. I.A L oua di Clme, N. 65, 1 aprile 1911, H (b, 11 6).

Gli Unitari

L'unità del Partito: ecco una dea che ha onore di profumati incensi da tutte le parti, tanto dai riformisti come dai rivoluzionari. Anzi! Sono i rivoluzionari gli adoratori p iù stupidamente bigotti dell'unità.

Vogliamo divertirci a smontare questo feticismo assurdo? Ma sl. Tanto, sia.mo in pieno cacoovale politico e socialista.

Cotllinciamo col distinguere l'unità reale dall'unità fittizia, formale, artificiosa. E domandiamoci : il Pa rtito Socialista I taliano è spiritualmente o positi vamente 11110? Mai più.

Alle varietà delle ideologie corrisponde una altiettanto grande varietà degli atteggiamenti pratic i. Ogni socialista dispone di un socialismo per suo uso e consumo, oggi bloccardo, domani intransigente o viceversa, come ogni beghina ha un santo o un santone cui indirizza di preferenza i rosari e col quale è in maggior dimestichezza. Non vorrete sostenere che la tessera del Partito Socialista Italiano abbia lo stesso valore messa in tasca a Bissolati o in tasca a un bracciante di Romagna. Per Bissolati la tessera è un pezzo di carta con venzionale - senza valore alcuno - ; per l'umile .socialista invece è una spec ie di passaporto simbolico.

L' un ità tutta formale e semplkemente ammin istrativa del Partito Socialista Italiano, rassomiglia a ll'unità ipocrita di certi coniugi che a pas• seggio in pubblico fanno ,gli innamorati e in casa, fra le mura domestiche , si rompono la testa a seggiolate. M a non appena i vicini si accorgono dello spettacolo, bisogna cambiar musica, deporre la maschera e chiedere il divorzio.

Ora i nostri vicini - e cioè i conservatori di tutte le gradazionisanno già che l'unità nostra è illusoria, decorativa, non sostanziale. ll gioco è scoperto, e allora, egregi amici cosr detti riv"aluzionari, perché prestarsi a fare nella commedia la parte delle comparse?

La varietà sta bene.

L'apprezziamo nei matrimoni- fra i temperamenti dei coniugandi -; l'accettiamo nei partiti come un sintomo di ricerca e di equilibrio-; la cerchiamo in un menu d'albergo.

Ma variebl non significa incompatibilità, antagonismo, complicità. Ora rimanendo nel Partito si accettano del Partito le responsabilità col· lettive e le conseguenze che n e derivano,

342 Opira Omnia Di Benito Mussolini

Basta dunque coi vincoli artificiosi! Via i pudichi veli che nascondono la triste realtà delle cose! Ognuno riprenda Ja sua via e la sua libertà d'azione. I riformisti traggano tutte" le conseguenze pratiche dalle loro premesse teoriche: giungano in fondo, vadano al Quirinale, al Ministero, al Vaticano, al Kremlino o a una Centrale di Questura.

Noi, ed è oramai questione di possedere o no un residuo di morale politica, continuiamo 1a nostra opera di propaga.oda fra le masse, 1n Italia c'è lavoro per tutti. Per i riformisti cpe potranno affrettare l'evoluzione democratica della nazione e spremere dalle istituzion i tutto quanto possono dare nel campo della legislazione sociale, scolastica, eccleM siastica, penale. Per i rivoluzionari che riprenderanno l'opera d i proseli. tismo, di organizzazione, di cultura fra le enormi masse d'italiani che vivono a ncora oltre i confini della vita civile.

Ma bisogna avere il coraggio di spezzare l'unità del Partito, ridotta a essere una ridicola burocratica finzione che inceppa il movimento degli uni e degli altri.

Noi daremo l'esempio. E coloro che non vogliono usurpare il nome di socia listi ci seguiranno.

Da LA L olla dì Cime, N. 66, 8 aprile 1911, II (b, 118).

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