
6 minute read
• « L'A. B. C. SINDACALE»
La« Biblioteca Nova» di Firenze (via Faentina 66) ha _pubblicato un opuscoletto che vedremmo volen tieri e largamente diffuso fra g li o perai.
L'A. B. C. sindacitle ossia le b a.si dell'organi:zza.r.ione operaia è il titolo dell'opuscolo - l'autore è Giorgio lvetot - il traduttore e commcntatore Giulio Barni. L'opuscolo è buono, quantunque non dica nulla di nuovo a coloro che hanno seguito e seguono con simpatia il mov imento operaio francese. E buono, perché preciso. Le definizioni dell'lvetot sono matematich e :t il m ilitante, l' organizzatore che scrive e poiché scrive ne1Ia solitudine di una prig ione, il pensiero acquista nitide forme, espressioni concrete. Il lib retto è una specie di 11ade-m eru m per l'operaio organizzato.
Advertisement
La sua lettura è utile a tutti. Regna ancora gran confusione a p ro posito di movimento sindacale, sindacalistico, di resistenza ecc. Ivetot dirada le tenebre, Egli de.finisce il sindacato come << la forma moderna che hanno adottato gli operai per intendersi ed associarsi al fine di lottare contro gli sfruttatori loro per difendere e migliorare la propria situaziòne materiale e morale». Il sindacato attacca quindi la borghesia nel punto dov'essa è più vulnerabile e cioè nella produzione economi ca.
Il sindacato non fa la po litica dei partiti democratici. Né si scalda per la legislazione sociale. L' operaio sa che « le Jeggi operaie son niente se esse non .sono la sanzione g iu1idica di miglioramenti già conquistati, se esse non sono la consacraz ione di fatti p assati ormai nella vita e nei costumi degli operai ». Il Barni con fo rta questa affe rmazione ricordando i miserevoli risultati della legislaz.ione sociale in Itali.i E poteva citare altri"paesì. Insomma: o la l egge vie n prima della conquista o peraia, e allora non è rispettata nemmeno dagli interessati stessi, o viene dopo, e alJora è inutile.
Interessante è il capitolo V dell 'opuscolo, nel quale l'Ivetot parla dei mezzi d'azione del sindacato. Egli definisce l'azione diretta come « 9uella che al di fuori d'og ni soccorso estraneo, senza contare su a lcun aiuto del Potere e del Parl.:imento, è esercitata dagli stessi operai inte~ ressati col fin e di ottenere una soddisfazione alle loro richieste, parziale o completa, ma definitiva». .
L'azione diretta ammette f ra i ~uoi mezzi il «sabotaggio>>. Il ·sabo- raggio che i padroni fanno subite al pubblico « falsificando .le sostanze alimentari, adulterando i vini, conservando i viveri in ambienti malsani e con sostanze velenose », ecc. è ben diverso dal sabotaggio operaio per il quale l'operaio da« il lavoro per il preuo che gli si paga: per cattiva paga cattivo lavoro». L'l vetot aaunette che col sabotaggio gli operai non combattono a viso ap erto, ma à la guerre comme à la guerre: l'astuzia, lo stratagemma fanno vincere le battaglie come lo slancio individuale o la carica a fondo.
Col « boicottaggio » ch e varia secondo le circostanze e i m estieri si mette « all'indice un prodotto, una casa, un padrone » A Ginevra per es., la classe operaia ha boicottato un giornale, I.A Tribune de Genève perché composto da operai gialli. Jl labe/ è una forma .caratteristica di boicottaggio :e un:t. marca che si mette dai sindacati, sul lavoro fatto da operai organizzati e cosl « ogni operaio organizzato deve fornirsi di prodotti di optraì organizzati e deve rifiutarsi di lavorare prodotti non prov"·isti di lab el ».
Collo « sciopero parziale» si arresta l'attività economica. « ì la fa.se acuta deUa lotta operaia, è un episodio della lotta sociale»
Collo << sciopero generale » che non può essere pacifico, ~i muove alla conquista e alla abolizione della proprietà privata borghese.· Qui l'Ivetot, è un po' troppo laconico. Nella condusion e egli riassume le sue idee e cioè:
« L' ed,m11.io,re sindacale senza trascura.re i bcne6ci immediati si p reoccupa della meta 6nale la quale consiste nell'imporn~w,m,,110 di 1ut1i i mezzi di produzione da pm'le di Ju/Ja la daue operaia organizzala td auo ciata ».
P: un ritomo o una applicazio ne del marxismo « loJta di dauc », mezzo, - espropriazione d ella classe borgheu - fine [SicJ.
Ho voluto fare una recensione u n po' dettagliata d i questo interessantissi mo -opuscolo. Non costa che 2~ centesimi Lo leggano attenta. mente i compagni. L' autore non è uno dei soliti intellettuali-frasaiuoli e inconcludenti: è un operaio che da ormai due d ecenni è sulla breccia - è l'iniziatore della propaganda antipatriottica fra i soldati deIJa vicina Repubblica - è uno degli organizzatori più equilibrati, colti e ·sinceri ch e conti l'odierno movimento operaio francese.
Macchine E Mezzadri
Nel penultimo numero del Pensiero Romagnolo un anonimo scrittore si occupa delle macchine, dei braccianti e dei mezzadri. L 'a rticolo ha un'aria che vuol essere disinvolta, ma non ri esce a nascondere la preoccupazione di giustificare l'equivoco sul quale il Partito Repubblicano impernia la sua azione attuale in Romagna. Abbandoniamo la cronistor ia del dissidio. Ci 'fidiamo dello scrittore repubblicano. Ma non possiamo passare sotto silenzio l'affermazione che « la questione sia divenuta politica per causa dei socialisti che si servono delle" macchine per combattere i mezzadri e i repubblicani ».
La politica non c'entrava, non c'entra.
Certe frasi" più o meno felici che possono sfuggire a un oratore sia pure :Socialista, sia pure dun.nte un congresso, non bastano a porre su altre basi una questione d'indole puramente economica. Poiché allora potremmo ritorcere l'accusa e dire che è stato il segretario della Fratellanza con tadini rii Raven na il primo a dichiarare nel contradditorio alla Madonna dell'A lbe ro che le « trebbiatrici nascondono una questione di politica repubblicana ».
E se anche qualche socialista ha dichiarato di essere favorevole alla soppressione della mezzadria la frase non è poi tanto eretica! La mezzadria suppone il padrone.
L'abolizione del padronato determina quella della mezzadria. I repubblicani stessi prevedono altre forme di contratto agricolo e giungono alle affittanze collettive. Non è detto che la mezzadria sia forma perfetta e come tale immutabile.
Malgrado tutti gli appoggi dei partiti politici anche la mezzadria scompa rirà, superata dai tempi.
Ora ci si accusa di voler strappare la macchina al contadino e di volere la soppressione del diritto del contadino nella battitura. Fermiamoci a queste frasi e domandiamo: Quando mai il contadino ha battuto co lla «sua» macchina? Quando mai L'ha considerata come «suo>> strumento di lavoro? Le trebbiatrici .non sono mai state possedute dal mez: zadro e mai il mezzadro vi ha lavorato attorno.
, Coll'abolfa:ìone dello scambio .d'opere, la prestazione personale del meuadro nella trebbiatura del grano si è ridotta a :i:ero.
.Sono i braccianti, macchinisti, fuochisti, paglierini quelli che si servono della macchina come strumento del loro .lavoro e quindi la macchina deve appartenere a bracciantj, fuochisti, macchinisti, paglierini. I braccianti non chiedono al contadino l'aratro, chiedono solo la treb. biatricc che il contadino non ha mai posseduto e della quale si è abusivamente if'r!padronito o vuoJe impadronirsi a danno di tutti gli altri lavoratori della te rra. E ancora. Perché la macchina consegnata al bracciante « toglie al contadino il diritto della battitura»? Quale diritto? E quando la macchina era nelle mani di specu latori priyati, il diritto di cui sopra era o no minacciato? li contadino trebbierà con le macchine dei bracciant i come una volta trebbiava con quelle dei p rivati. Stabilita una tariffa di comune accordo fra le due categor ie di lavoratori, ogni possibilità di discord ie e di inconvenienti s:1.rà eli~inata.
Noi pensiamo che il mezzadro non debba lottare contro il bracciante, ma un ito a questo d eve rovescjarsi sul padrone.
Del dissidio fratricida ch e si va accentuando i primi a giovarsi sa~ ranno i padroni e i mezzadri che resistono inconsultamente alle legittime richieste dei braccianti fanno in re-allà l'interesse del padron i.
Da ultimo lo scrittore del foglio repubblicano si riferisce a un brano di un mio articolo polemico e vuol fare dell'ironia mediocre sopra al contegno della popolazione agricola in tempi di convulsione sociale.. Ora io ripeto - sia o no eccezionale il valore di q uesto squarcio storico - che nel 1871 i «rurali» di Bordeaux acclamarono la monarchia e insultarono Garibald i. I deputati « rurali » erano i rappresentanti dei contadini, degli affittuari, dei piccoli proprietari, dei vigna iuol i d i F rancia, tuttà gente che oggi coinmuove. i precordi dei repubblicani d' Italia. La Repubblica di F rancia non è opera di plebi agricole, ma è opera del generoso popolo di Parigi.
Ma basta con questi richiami storici. Io mi auguro che i repubbJi. cani del forlivese sappiano p rendere una dec is ione conforme giustizia, applicando, senza esitazione, il massimo de i postulati mazziniani: « Lo strumen to nelle mani di chi lo fa funzionare»
" M.