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Capitolo IV
Le operazioni in Grecia, Jugo slavia, A.O.I. e Russia
JUGOSLAVIA
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Le operazioni contro la Grecia sul finire del 1940 si svil u ppavano frattanto, rese aspre e sanguinose dal terreno difficile, impervio e selvaggio, dalla fiera ·resistenza dell'avversario, dalla inclemenza della stagione. L'iniziale scarsità di forze era aggravata dalle difficoltà enormi dei trasporti e dei rifornimenti.
Nella prima fase della campagna (28 ottobre-primi di dicembre) le truppe italiane, benché ostacolate dalla tenace reazione e dalle efficienti difese predisposte dall'avversario, riuscivano in Epiro a spingersi verso Metzovo, a Kalibaki ed oltre il Kalamas.
D al 10 al 21 novembre i Greci attaccavano nel settore macedone - come era stato previsto dal S.I.M. - con forze preponderanti e mercè reiterati sforzi penetravano nelle nostre posizioni fra il lago di Prespa e la zona di Erseke con grave minaccia per le truppe italiane del settore epirota.
Le nostre unità ripiegavano allora su un fronte più arretrato, più solido e più economico, onde compensare in parte lo squilibrio delle forze.
Dopo queste prime vicende, la campagna si sviluppò con varia e sanguinosa alternativa attraverso due fasi successive:
- Difen siva italiana (gennaio-marzo 1941);
- Controffensiva italiana (marzo-aprile 1941 ).
Durante l'aspra lotta il S.I.M. dedicò ogn i attività alla ricerca di notizie in profondità oltre il fronte di battaglia sviluppando fruttuose iniziative in territorio nemico.
Ho accennato all'importante successo ottenuto col conoscere in anticipo date e direzioni delle principali offensiv e e controffensive avversarie.
Il Servizio riuscì ad avere anche notizie fondate e attendibili circa i disegni operativi nemici, le trattative anglogreche sul tema degli aiuti militari, le pressioni greche perché questi fossero rapidi e notevoli, le promesse dei Comandanti inglesi del Mediterraneo per lo sviluppo di operazioni terrestri, aeree e navali di alleggerimento.
Notizie attendibili pervennero sulle ripercussioni della ingerenza britannica nei riguardi della evoluzione dei piani operativi ellenici. In segui to a tale ingerenza, al concetto iniziale propugnato dal Generale Pangalos di offensiva dalla direzione macedone, tendeva a contrapporsi la concezione del Gen erale Metaxas di una offensiva in direzione di Valona, concezione verso cui inclinava il Comando britannico che, una volta assicurato il possesso delle coste su l Canale di Otranto, progettava di fare entrare forze navali nell'Adriatico per svolgervi più intensa azione contro la nostra flotta.
Attraverso fonti sicure il S.I.M. seguì altresì gli orientamenti politico-militari greci di fronte alla situazione jugoslava e alla sempre più grave minaccia dell'intervento germanico ed ebbe notizia degli sfo rzi fatti dal Governo greco per accelerare il concorso inglese onde concludere la campagna in Albania entro il mese di febbraio, prima dell'azione germanica che i Greci giudicavano imminente. l;apertura delle ostilità sorprendeva l'esercito jugoslavo in fase di preparazione a operazioni di mobilitazione e radunata ancora incomplete.
Il S.I.M. continuò a svolgere efficace lavoro per penetrare sempre meglio la situazione avversaria e illuminare l'alto Comando sul probabile sviluppo degli avvenimenti .
Vennero identificate: le predisposizioni anglo-elleniche per creare, all'occorrenza, un nuovo fronte nella Macedonia orientale e in Tracia, l'attività sviluppata a tale fine e gli sbarchi di materiale effettuati a Salonicco e Cavala per l'organizzazione di basi locali.
Il Servizio italiano venne a conoscenza degli appelli che il G e n. Metaxas rivolgeva ad Ankara e Sofia, rendendosi interprete delle preoccupazioni del suo Governo per gli eventi in maturazione e richiedendo l'assistenza militare turca in caso di attacco germanico.
Nella primavera la situazione militare e generale greca era in via di rapido peggioramento, ma sempre sostenuta da tenace volontà di reazione e dall'odio contro l'Italia, alimentato dalla propaganda britannica.
Gli avvenimenti che seguirono e determinarono la caduta della Grecia confermarono sostanzialmente apprezzamenti e punti di vista del Servizio Informazioni italiano.
Anche nei riguardi della Jugoslavia l'azione informativa precedente la guerra era stata di buon rendimento. Nei primi mesi del 1940 era stato possibile completare e dare in dotazione ai Comandi di grandi unità una documentazione manografica e fotografica minuziosa e precisa sulle fortificazioni e sugli apprestamenti difensivi predisposti c ontro di noi alla frontiera Giulia.
Ma anche qui, purtroppo, gli elementi pregevoli che erano a disposizione non furono sfruttati, se si deve giudicare dal fatto che, due mesi dopo la fine della campagna, un Comandante di Grande unità venne al S.I.M. a ricercare i dati sul nemico nella zona di frontiera dove aveva operato la sua unità, per compilare la relazione.
Sempre nei primi mesi del 1940 furono segnalati provvedimenti di richiamo di classi in congedo, l'istituzione di corsi di specializzazione, l'adozione di nuovi materiali anticarro e contro aerei. Dati più ampi furono raccolti sulle formazioni di guerra jugoslave, sullo schieramento e sul completamento delle unità nelle fasi successive di mob ilitazione.
Nel corso dell'anno 1940 venne in nostro possesso una serie di informazioni la quale permise di penetrare ancora più profondam en te l'attività militare jugoslava rivolta al completamento e al rafforzamento delle Forze Armate. In progresso di tempo furono identificati schieramenti e probabili intendimenti operativi che andavano rivelandosi di mano in mano che la minaccia alle frontiere appariva al Comando jugoslavo certa e vicina.
Nella situazione generale, densa di avvenimenti, l'atteggiamento della Jugoslavia, unica entità militare ormai superstite alle nostre frontiere, appariva sempre più pericoloso.
Una vera e propria psicosi di guerra, caratteristica della mentalità serba, alimentata da incalzante propaganda noi avversa, aveva determinato fin dall'inizio dell'anno 1941 una serie di misure militari precauzionali e progressive che portarono a una "premobilitazione occulta".
Alla frontiera Giulia i provvedimenti avevano avuto caratteristica intensità, sia pure con orientamento difensivo.
Il Servizio Informazioni li aveva controllati, segnalando l'importante aumento di unità con organici di guerra, la riorganizzazione del loro schieramento e lo sviluppo di notevoli lavori di fortificazione campale.
In modo particolare il S.I.M. aveva fatto effettuare dall'Ufficio Informazioni di Albania un assiduo controllo dei provvedimenti e dell'atteggiamento jugoslavo al confine albanese, settore per noi pericoloso data la situazione operativa in atto.
Di ogni risultanza erano tenuti informati gli alti Comandi con documentazione aggiornata e ricca di interesse.
Il 6 aprile 1941 venivano iniziate da parte germanica le operazioni contro la Grecia e la Jugoslavia e contemporaneamente l'Italia dichiarava guerra a quest'ultima.
Ai primi di aprile le vicende della lotta sul fronte italo-greco non erano ancora decise; il nemico si accingeva all'ultimo sforzo offensivo; le nostre unità si stavano preparando per respingerlo e prendere quindi la controffensiva.
La frontiera albanese-jugoslava, da noi sguarnita per le esigenze operative del fronte ellenico, era in precarie condizioni di efficienza; non vi erano grandi unità schierate; molte postazioni erano prive di armi e i lavori difensivi incompleti. Tale situazione era grave di minaccia, causa l'atteggiamento del nemico che con tutta probabilità avrebbe sviluppato dalla frontiera albanese settentrionale ed orientale rapida azione offensiva rivolta a raggiungere, alle lontane nostre spalle, le zone di Kukes e soprattutto di Scutari. Tale intendimento era noto al S.I.M. attraverso documenti e notizie raccolte circa le concezioni operative jugoslave.
Alla minaccia incombente il Comando Superiore FF. AA. Alban ia cercava di far fronte facendo affluire alla frontiera jugoslava truppe già provate al fronte greco, con organici e dotazioni incomp lete, povere di mezzi di trasporto. La funzione di tali forze, scarse e di efficienza assai ridotta, non poteva che essere temporeggiante, in attesa che l'evoluzione della situazione conseguente all'offensiva germanica riuscisse a ottenere l'alleggerimento prima e la paralisi poi di ogni iniziativa avversaria.
Pur tuttavia le notizie raccolte e confermate non erano tranquillizzanti per noi. Circa 60 battaglioni jugoslavi efficienti gravitavano lungo la frontiera albanese contro nostre forze già provate, pari a una quindicina di battaglioni.
Nella giornata del 7 aprile e in quella immediatamente seguente l'atteggiamento jugoslavo si precisava, rivelandosi rivolto a operazioni offensive immediate verso Scutari e nella direzione di Kukes.
Era ovvio il peso e il significato morale che il nemico attribuiva a una rapida conquista di Scutari. Ed era in tale direzione che l'offesa nemica si palesava più minacciosa per l'entità delle forze impiegate (4 reggimenti di fanteria più 2 in affluenza) e per l'andamento del confine, per noi sfavorevole.
In tale situazione il S.I.M. concepì e maturò una idea che, posta in attuazione con decisione e tempestività, era destinata a dar vita a un episodio operativo singolare e caratteristico di partecipazione diretta del Servizio Informazioni nello svolgimento di un'operazione di guerra.
Il S.I.M., in grande segretezza e senza chiedere autorizzazioni, sviluppò cioè l'iniziativa di trasmettere delle Divisioni jugoslave operanti in direzione di Scutari e di Kukes un ordine di ripiegamento apocrifo a firma del comandante Supremo avversario, a mezzo marconigramma cifrato col cifrario militare jugoslavo.
Erano noti gli elementi della organizzazione del Servizio r.t. militare nemico: onde, orari, maglie, località.
I nominativi convenzionali, cambiati dal nemico in previsione delle ostilità, erano stati in gran parte da noi ricostruiti.
I marconigrammi redatti furono questi:
"Al Comando Divisione di Cettigne (direttrice Scutari)
- Le dipendenti truppe sospendano ogni azione offensi- va e si ritirino in direzione di Podgorica, organizzandosi a difesa - Generale Simovic".
"Al Comando Divisione di Kosowska Mitrovica (direttrice Kukes) - Ritiratevi subito con tutte le dipendenti truppe in direzione di Kosowska Mitrovica - Generale Simovic".
Il 13 alle ore 10 fu stabilito il collegamento e vennero trasmessi entrambi i marconigrammi di cui venne segnata ricevuta.
Alle ore 14 dello stesso giorno il nostro Servizio Intercettazioni captava una comunicazione della Divisione Cettigne richiedente al Comando d'Armata di Serajevo conferma del marconigramma ricevuto il mattino.
Solo il giorno 15, cioè dopo circa 48 ore, probabilmente dopo accertamenti e controlli, il Comando d'Armata di Serajevo rispondeva in cifra:
"Al Comando Divisione Cettigne: omzsszs
Si fa osservare che non era stata ordinata la ritirata su Podgorica - Comando Armata Serajevo".
Le ripercussioni provocate dagli ordini apocrifi di ripiegamento trasmessi dal S.I.M. apparvero evidenti e immediate dal modificato atteggiamento delle forze avversarie.
Sulla direttrice di Kukes l'azione della divisione Kos. Mitrovica subiva dapprima un evidente rallentamento, segno di disorientamento e di perplessità. Subito dopo l'aggressività nemica in quel settore andava gradatamente smorzandosi.
Più evidenti invece e di maggior rilievo gli effetti del marconigramma diretto alla Divisione Cettigne. Nella zona di Scutari la pressione nemica, accentuatasi a partire dal 7 aprile, aveva obbligato le nostre truppe ad arretrare su posizioni a protezione quasi immediata della città . Contro di queste gli Jugo slavi effettuavano ripetuti attacchi che raggiungevano la massima intensità nei giorni 12 e 13 apri- le. Due reggimenti erano segnalati in afflusso. Il mattino del 14, inaspettatamente, l'avversario cessava ogni azione offensiva e iniziava il ripiegamento verso nord.
Non solo la minaccia su Scutari era stata allontanata di quel tanto che valeva a disperderla del tutto, ma si stabilivano le premesse perché le nostre truppe potessero effettuare fra il 15 e il 17 lo sbalzo che doveva portarle a Cattaro e a Cettigne il giorno dell'armistizio con la Jugoslavia.
Oltre ai risultati accennati riflettenti direttamente le operazioni, la trasmissione dei radiogrammi apocrifi aveva provocato conseguenze più profonde. All'avversario non era sfuggito che i suoi cifrari e la sua organizzazione dei collegamenti r.t. erano a nostra conoscenza, ma la situazione ormai non gli consentiva di cambiarli. Era quindi necessario che ogni marconigramma fosse sottoposto a onerosi e difficili controlli per accertarne la legalità con effetti ritardatori nel funzionamento dei Comandi proprio nel momento in cui il precipitare degli eventi richiedeva rapidità di decisione e di azione.
L'azione del S.I.M. aveva in conclusione portato ai seguenti risultati:
- Paralisi delle operazioni su Kukes;
- Arresto dell'offensiva su Scutari e ripiegamento su Podgorica delle forze avversarie;
- Inceppamento nel funzionamento dei Comandi jugoslavi in una situazione in cui ogni ora guadagnata poteva avere ripercussioni e conseguenze di incalcolabile peso.