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Promemoria

Prefazione di Carlo De Risio

Ventiquattro anni dopo aver pubblicato Guerra segreta in Italia 1940-1943, il Generale Amé completò e integrò i suoi ricordi con un promemoria preceduto da un distico impegnativo: "Omnia non dicam sed quae dicam omnia vera" (non dico tutto ma quello che dico risponde a verità). Lo scritto consta di 63 cartelle datti loscritte.

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Il promemoria ripercorre tutto l'arco della "guerra ita l iana", dalla campagna di Gre cia ai preliminari di armistizio del 1943 e induce a serie riflessioni, a più di settant'anni dagli avvenimenti.

Dopo il 1954 - anno di pubblicazione del libro - vari autori, come D avid Khan , storico della crittografia americana, si sono occupati dei servizi di informazione dell'Asse (Abwehr e S .I.M.), non sempre con rigore e obiettività .

D i qui l'esigenza, da parte di chi aveva diretto il Servizio I nformazioni Militare italiano per tre anni (20 settembre 1940-18 agosto 1943), di ristabilire la verità.

Anche l'inglese Anthony Cave Brown (Una cortina di bugi.e. Storia dei servizi segreti nella Seconda Guerra Mondiale), indulge a generalizzazioni dovute a verifiche affrettate.

A esempio, l'effrazione del "Black Code", nell'amba- sciata americana a Roma, non fu opera di un "esperto in serrature" (sic!), bensì dell'incursione notturna a Palazzo Margherita della Sezione "P" (Prelevamento) de l S. I. M. : un ufficiale esperto, due sottufficiali e due "uscieri", in realtà agenti infiltrati.

Ancora. Non risponde a verità, come scrive David Khan (La guerra dei codici) che copia del "Black Code" americano trafugato fu consegnato da Amé al capo dell'Abwehr, Ammiraglio Wilhelm Canaris.

Ciascun Servizio era geloso dei propri segreti.

Le intercettazioni ottenute con il "Codice Nero" furono consegnate, decrittate e messe in chiaro, al Comando Forze Sud di Kesselring (O.B .S. Oberbehlshaber Sued) che le ritrasmetteva cifrate a Rommel.

Le conseguenze della "disattenzione" del capo missione militare americano a Roma , Colonnello Norman E. Fiske, furono pagate a caro prezzo dagli inglesi. Perché con le stesse tabelle cifranti e decifranti trafugate dal S.I.M., trasmetteva l'osservatore al Cairo, Colonnello Frank Bonner Fellers, bene introdotto nel comando britannico del Medio Oriente e nel comando dell'Ottava Armata.

Da gennaio a giugno del 1942, gli inglesi perdettero 60.000 uomini, 2.000 carri armati, artiglierie, ingenti quantitativi di materiale, oltre alla capitolazione di Tobruk e una ritirata in Egi tto fino a El Alamein.

Per questo, nel dopoguerra, fu palese e insistente il proposito americano di soffocare l'episodio del "Black Code" con l'oblio e a tale intento furono rivolte sollecitazio ni e cauti inviti anche all'ex capo del S. I. M., da parte del servizio informazioni americano. Ma senza esito.

Da parte inglese, l'episodio non creò né alimentò suscettibilità, per quanto fossero s tati proprio gli inglesi a sopportarne le conseguenze.

Come in tutte le guerre moderne così anche nella nostra ultima guerra l'attività informativa rivolta a fini bellici si ampliò, si arricchì, si esaltò, suscitatrice di energie e di iniziative e vigile guida alle operazioni lì dove le furono concessi fiducia e prestigio pari alle esigenze e agli avvenimenti.

Rifarne il cammino, anche limitandolo alle tappe essenziali, equivale a ricostruire la storia delle vicende belliche selezionando innumerevoli episodi fra i più significativi.

Anche da noi, nella prospera e nella avversa fortuna, l'apporto informativo ebbe conseguenze e aspetti determinanti, in qualche caso decisivi, tanto nel campo offensivo quanto in quello difensivo, tanto nel disorientamento iniziale come nello smarrimento finale.

Importanti contributi testimoniarono l'attività feconda del Servizio Informazioni, specie durante le drammatiche vicende del teatro di operazioni Nord Africano dove il condottiero germanico seppe sfruttarn e in pieno la preziosa attività.

Attraverso l'e same degli elementi qui raccolti riferiti a momenti caratteristici del grande evento bellico appare peraltro come nell'insieme presso i nostri Capi fu debole e discontinuo il richiamo della informazione che doveva invece portare attivo illuminante contributo agli apprezzamenti e alle decisioni .

. La sciagurata vicenda del Controspionaggio di contenuto navale attrasse e assorbì per tutta la guerra preziose energie e sotto il suo peso il Servizio grado a grado cedette di fronte alla drammatica realtà.

La rievocazione di elementi di studio contenuta in questo scritto è rivolta alla ricerca della verità, non intende impoverire un patrimonio spirituale che sempre vive ed opera in noi, ma mira a promuovere la conoscenza di essenziali argomenti ai fini dell'esperienza e della meditazione.

Marzo 1978

Capitolo II

Il comando e il servizio informazioni

La situazione politica, l'ampiezza del campo strategico, la pluralità dei compiti e degli obiettivi, avevano posto fin dall'inizio al Servizio Informazioni problemi ed esigenze ardui e complessi. Difficoltà ed ostacoli di ogni genere gli si paravano dinnanzi, talora insuperabili, a renderne grave e ansioso il lavoro.

Nell'aspro, incalzante travaglio, lungo un logorante itinerario, il Servizio non trovò peraltro né comprensione, né incoraggiamento nella misura e al livello che sarebbero stati necessari.

Specie nell'Alto Comando, di cui pur faceva parte 5 , il Servizio fu considerato quale appendice estranea, avulsa dalla attività operativa e circondata da prevenzione e diffidenza.

Atteggiamento determinato da ristretto orizzonte intellettuale informativo che non si ampliava col salir di quota e che era destinato a portare sfavorevoli conseguenze su tutto lo sviluppo della lotta.

5 Il 1O giugno 1941 il S.I.M. cessò di essere organo dell'Esercito e passò alle dipendenze dello Stato Maggiore Generale con compiti di coordinamento dei servizi informazioni delle singole Forze Armate ($.I.$. - Servizio Informazioni Segrete della Marina e S.I.A.: Servizio Informazioni dell'Aeronautica).

l;episodio che segue, valutato in se stesso e in ambito circoscritto, non presenta grande importanza, ma assume tuttavia valore e significato più efficaci di ogni lungo discorso .

Pochi giorni dopo che avevo assunto la carica di Capo del Servizio Informazioni, nel settembre 1940, il Sottosegretario di Stato alla Guerra (Generale Ubaldo Soddu) volle presentarmi al Capo di Stato Maggiore Generale (Maresciallo Pietro Badoglio).

Atto ovvio e degno con cui alla più alta autorità militare veniva presentato un nuovo collaboratore, diretto dipendente, preposto a un incarico difficile, con attribuzioni di grande importanza e responsabilità, in rapporto diretto con gli sviluppi e con gli avvenimenti di guerra . Tale presentazione avveniva in un momento cruciale, all'inizio del conflitto, quando gravava sul Servizio l'enorme peso di adeguare organizzazione e rendimento ai ponderosi impegni che la lotta imponeva.

Il Capo di Stato Maggiore Generale rivolse su di me lo sguardo e, senza chiedermi il nome, senza rivolgermi la parola, volto verso il Sottosegretario disse: «Ah!, questo è quello [testuali parole] cui mi hai detto di aver affidato la direzione del Servizio Inform azioni». Con un cenno del capo di congedo.

Non una parola di apprezzamento, di comprensione, di incitamento; non una luce di orientamento, non una direttiva di lavoro.

E la presentazione che doveva essere presa di contatto alta e feconda, quasi viatico per l'arduo cammino, si immiseriva in una fredda deludente formalità.

Non forma quindi oggetto di meraviglia apprendere come nessun contatto fosse di poi promosso e mantenuto verso il Servizio Informazioni, come questo rimanesse per lo più ignorato nell'apprezzamento delle situazioni e nella preparazione delle operazioni e come le notizie da esso fornite fossero tenute in poco o nessun conto.

Minori episodi, quasi di contorno, confermano come tale atteggiamento psicologico prima che intellettuale e tecnico, fosse diffuso con riflessi estesi nel tempo e nello spazio.

Il Comandante (Generale d'Armata Alfredo Guzzoni) che al fronte occidentale, nell'imminenza delle operazioni smonta gli organi informativi presso le truppe, sottraendo loro per altro impiego mezzi e personale di collegamento; quell'altro Comandante elevato (Generale d'Armata Vittorio Ambrosia) che soltanto al termine della campagna contro la Jugoslavia si rivolge al Servizio Informazioni per avere le informazioni sul nemico allo scopo ... di redigere la relazione; il Comandante infine che in Tunisia, avuto sotto mano un reparto speciale preparato con tanta cura dal Servizio Informazioni con elementi italo -tunisini per servire da guida, informatori e interpreti lo lancia all'attacco contro una posizione avversaria, determinandone la distruzione, rivelano all'unisono una stessa sconsolante mentalità.

In campo più ampio ed elevato bisogna riconoscere che, data tale concezione del Servizio Informazioni nella dottrina e nelle intelligenze, era vano sperare che potesse essere posto un problema informativo e che questo fosse valorizzato e sostenuto dall'alto nel prestigio e nell'azione.

Ed era altrettanto vano sperare che si potessero concepire e sviluppare atti di collaborazione operativa e informativa nel volgere degli eventi bellici.

Per cui non solo inizialmente, ma per tutta la durata della guerra sul Servizio Informazioni gravemente pesò la mancanza di direttive e di appoggio tecnico e spirituale che desse alla sua opera alimento e vigore e ne sincronizzasse l'attività in armonia con gli intendimenti operativi.

Talché si può sostenere, senza tem a di sconfinare ne l paradosso, che il problema pregiudiziale che il Servizio Informazioni it aliano dov et te costan tem en te cercare di risolvere fu quello di stabili re quali fossero gli orientamenti e le concezioni del Comando per d ed urre direttrici ed obiettivi di ricerca.

Probabilmente non veniva tenuto conto che l'informazione su l nemico entra di pieno diritto fra gli elementi principali che nell'intelletto e nella capacità del Capo si fondono per comporre la situazione e dare vita e forma all e decisioni.

Tale informazione può essere più o meno in t egralmente accolta, talora anche ignora t a, ma sempre, quando sia fondata e attendibile, de t ermina e sancisce a ca ri co del Comandante una obiettiva e irrefutabile responsabilità.

È per tale ragione - forse - che il Servizio Informazioni non è amato in genere e riguardato talora con malcelata prevenzione e diffidenza.

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