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Capitolo IV La controffensiva britannica in Marmarica

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Capitolo III

Capitolo III

Dicembre 1940

Raggiunte col primo balzo offensivo le posizioni di Sidi el Barrani, il Comando italiano sostava col proposito di raccogliere le forze e i mezzi necessari per proseguire l'azione.

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Ma il Comando inglese, rendendosi conto di tale possibilità, aveva accelerato l'afflusso di forze e di mezzi, specie corazzati, ed operato un rapido schieramento di unità moderne ed efficienti, allo scopo di precedere le nostre iniziative e travolgere le nostre forze sorprendendole su posizioni e in schieramento sfavorevoli.

Da fonti molteplici, lungo il periplo africano, nelle basi di alimentazione, nei porti di sbarco, nel vivo delle predisposizioni nemiche, il nostro Servizio aveva percepito e rilevato la nuova intensa attività. 11

Già alla fine di ottobre esso segnalava i convogli giunti via Mar Rosso, analizzando nei particolari unità e mezzi sbarcati. Analogo compito aveva fatto per i convogli giunti via Mediterraneo. Aveva preso in esame i convogli ancora in navigazione, apprezzando in modo concreto e attendibile la consistenza delle forze affluite e di prossimo arrivo.

11 Il capo -Centro del S.I.M. al Cairo, Colonnello Carlo Sirombo, aveva dato insufficiente rendimento; viceversa, preziose informazioni erano pervenute al Servizio dalla Legazione d'Ungheria nella capitale egiziana.

Il 26 di ottobre aveva analizzato per tutte le Alte Autorità militari e al Comando Truppe dell'Africa Settentrionale i sintomi di prossima offensiva avversaria in relazione all'aumento dei mezzi terrestri e aerei, allo spostamento dell'epicentro della guerra dal Mare del Nord al Mediterraneo, alla nomina di nuovi capi militari idonei a imprimere alla lotta carattere offensivo. 12

In ottobre ancora e in novembre ribadiva il concetto di prossima probabile offensiva avversaria precisando la consistenza delle forze, l'avvicinamento di unità dal delta verso il fronte, la costituzione di nuovi reparti corazzati, attrezzati a operare nel deserto .

Le notizie si raffittivano incalzando e le segnalazioni a tutte le Autorità militari si facevano frequenti e pressanti . Di contro, il Comando Superiore Africa Sette ntrionale, fermo nel preconcetto che il nemico non avrebbe abbandonato l'atteggiamento difensivo nella presunzione di un nostro attacco, non mostrava di preoccuparsi.

13 Secondo la sua interpretazione il nemico e ra occupato in lavori difensivi, si sentiva "sotto la nostra pressione", prendeva "misure precauzionali in previsione d i nostra azione offensiva", ammassava truppe destinate a "contromanovrare in difesa della piazza di Marsa Matruh" senza mutare sostanzialmente il suo atteggiamento.

12 Il Comando Medio Oriente era affidato al Generale Archibald Wavell; la "Western Desert Force" al Generale Richard O'Connor. L'Ottava Armata nacque più tardi, il 26 settembre 1941.

13 "Va aggiunto, perché elemento di grande valore, che per malaugurata sorte, alla fase iniziale fu capo dell'Ufficio Informazioni dell'Armata Graziani u n Colonnello, creatura del Comandante, impreparato all'ardua bisogna, di scarsa capacità di valutazione e di sintesi, incline a prospettare elementi e situazioni aderenti più alla visione e ai preconcetti del suo Comandante che alla controllata e scrupolosa realtà. Tale capo Ufficio Informazioni (Colonnello Zecca?) porta senza dubbio gran peso di responsabilità per la sorpresa di Sidi el Barrani". Lettera del Generale Amé, 25 settembre 1977.

Il Servizio Informazioni inviava allora al Comando Africa Settentrionale un ufficiale superiore ben orientato e documentato allo scopo di chiarire i termini della situazione e raggiungere una valutazione logica e concorde in base ai dati in possesso.

Ma il tentativo fu vano.

A questo punto si inserisce un episodio quasi beffardo a complicare ulteriormente la vicenda con effetti deleteri.

La nostra osservazione aerea aveva rilevato su estesi tratti della via Litoranea, in territorio nemico, un alternarsi di strisce chiare e scure ravvicinate. Era uno stratagemma di guerra con cui l'avversario cercava di trarci in inganno facendo apparire che lungo l'importante arteria egli avesse operato interruzioni scavando solchi trasversali allo scopo di ostacolare il transito .

Le strisce scure erano state ottenute imbrattando con colore tratti successivi della sede stradale.

Cadendo nella insidia tesa dal nemico, nella scia del preconcetto, il Comando Truppe Nord Africa venne così indotto a nuova conferma della sua radicata convinzione che il nemico, temendo il nostro attacco, corresse ai ripari per opporsi alla nostra avanzata.

Mentre tale interpretazione doveva apparire assurda e contrastante di fronte alla vasta coordinata serie di notizie, da mesi raccolte e controllate, di ben più alta consistenza .

La situazione avversaria in Nord Africa ai primi di dicembre 1940 si presentava adunque con queste caratteristiche:

Secondo la versione e le conclusioni del Comando Superiore in Nord Africa l'avversario, passivo e male informato, manteneva atteggiamento di perplessità e attendeva una nostra offensiva sebbene da parte nostra nessuna mossa, nessuna iniziativa, nessuna valida attività fosse intrapresa per indurlo in tale convinci ment o.

Di contro a tale valutazione le informazioni del Servizio Centrale davano che l'avversario riorganizzava lo schieramento delle trup pe, riordinava e rin forzava le unità corazzate e motorizzate, faceva affluire notevoli rinforzi, potenziava le forze aeree e intensificava il flusso dei rifornimenti con intendimento di scatenare a breve scaden za una vigorosa offensiva.

Valutazioni e apprezzamenti dunque completamente antitetici che dovevano determinare presso l'Alto Comando incertezza operativa e minacciosa oscurità tali da esigere pronto e risoluto intervento chia ri ficatore.

Il Comando Supremo rimase invece agno stico sia dinanzi alle insistenti notizie del Servizio C entrale sia di fronte alla irrazionale interpretazione della situazione da parte del Comando Nor d Africano.

Purtroppo nell'inerzia e nell'attesa, per uno strano destino, quest'ultima errata valutazione aveva il sopravvento.

Il 6 dicembre il Servizio Informazi oni inviava l'ultimo drammatico appello: "Attività nemica intensificata e notizie insistenti costituiscono indizi di prossima attuazione intendimenti offensivi nemici".

Il Comando Africa Settentrionale rispondeva il giorno 7: "In corso accertamenti per sta bilire se vi sono elementi nuovi nella situazione nemica che per ora non appare sostanzialmente mutata".

Il 9 dicembre, dopo 18 ore di rigoroso silenzio radio, l'attacco nemico si sferrava con violenza, spezzando il nostro fronte e lo travolgeva causando gravissime perdite.

Il colpo mortale fu co nsid era to evento d etermi nato da avversa fatalità e, nello smarrimento seguitone, nessuno cercò di mettere in chiaro l e cause vere e profonde della sorpresa.

Sorpresa rovinosa, grave di conseguenze sugli sviluppi e sulla condotta strategica della lotta nel teatro di operazioni nordafricano. 14

14 La "Western Desert Force" attaccò con la incompleta 7• Divisione corazzata, il Gruppo Selby e la 4' indiana, in seguito sostitui ta dalla 6• australiana: 36mila uom in i motorizzati. Ai primi di febbraio del 1941, la 10 • Armata italiana non esisteva più. Distru tte dieci Divisioni: l' e 2' Libica, Raggruppamento Maletti, "Cirene", "Harmarica", "Catanzaro", "Sirte", Camicie Nere "3 gennaio", "23 marzo", "28 ottobre", la quasi totalità della "Sabratha": 140 mila uomini, 1.400 pezzi di artiglieria d i vario calibro e tipo, 450 carri armati medi e leggeri, 4.500 automezzi, i ngent i quantitativi di materiali e rifornimenti.

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