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RIFLESSIONI DOPO L'ESPER I ENZA DELLA la GUERRA MONDIALE
Condizioni generali
In Italia, terminata la guerra, non molti si occuparo no della questione della fo r tificazione permanente che invece, per le ca r atteristiche topografiche affatto particola r i delle fr ontiere i ta l iane, avrebbero meritato ampio e specia le studio.
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l poch i tecnici c he tratt arono l'argome nto fu r ono però tutti conco rdi ne l ritenere necessario rafforzare il co nfine montano mediante appostamenti difensivi predisposti fin dal tempo di pace.
Nel primo dopoguerra l 'Ita li a si diba tt é in u na lun ga cris i finanziaria di rilevanti proporzioni che non le permise di tenere sollo le arm i una forza tale da ga rantir e, in og ni circostanza ed in ogni mome nto dell'anno, la cope rtura de l Paese e le operaz i on i cli mob ilita zione, radunata e schieramen to; a maggior ragione quindi fu sen tita l a necess ità che una razionale sistemaz i one difensiva della fr on ti era venisse ad integrare ed a valorizza r e g li sforzi del l e tru ppe di cope r tu ra.
Il maresciallo Cadorna, in una intervis ta rilasciata ne l I925 , dichiarò che ·'l a difesa dei nostr i confini dovrà esse r e ass icurata da una sap i ente ed intensa organizzaz i o ne del terreno più che da un esercito di copertura. "
La Grande Guerra aveva dimostrato a quali disastrose devastazioni siano sogget ti i te rrit or i in vasi dal nem ico e particolarmente quali irrep arabili distruzioni possano essere arrecate alle reg i oni industriali in vase; questo perché le guerre comba ttut e dalle intere nazioni in armi , tendono non so l o all a distruzione della potenza militare del nemico, ma anche e soprattutto alla distruzione della sua potenza economica cd industriale; I' llalia ha prop ri o a ri dosso del confi ne terrestre le regioni più floride, economicamente ed industrialmente parlando, e non è q uindi assolutamente i l caso di affidare la loro si curezza, ne l c ritic o periodo susseguente u na d i c hi ara zione di gue rra, solame nte ad un so ttil e ve l o di u omini, per quanto possano essere valorosi, e ad armi, per quanto perfezionate e letali.
Preso atto quindi della necessitt1 pa rti colarmente se ntita di dotare il paese di un robusto sis tema difensivo, sì rende necessari a un a breve riflessione sulla fo rti f icazio ne e, v i sta la configurazio ne del territorio italiano, in partico lare q ue ll o di montagna, sull a sua genes i, funzione, comp iti , comporta mento, ipotesi cli svi lu ppo, per un razionale sodd is facimento delle esigenze c he ne hanno richiesto la esistenza.
·· P1ima de ll a guerr a. come già visto, la fonifica1. i o ne in mom ag na era costituita esscnzialmentc da ll o sbar r amemo. Uno sbarram..:1110 comp l esso era cost i tuiw: da una o pi ù robuste ope re d i int erd i zio ne c he c hiudevano le lin..:e d i comun i cazione principali. da numerose art i glieri..: mobi li pe r l 'azio ne lontana; dall'nccupaLione dei punti ..:h.:vati e delle mul atti era c. per evitare l 'avvo l gimen t o, da l argo impiego di truppe alpine e di bauerie eia m on t agna pe r la d i fesa avanzata.
I crite r i che iniluivano su lla costruz i o ne di uno sb:i rr ame nt o in zo na m ontana. era no i segu..:nti: a) l o scopo pri ncipale era qu..:llo di impedire all'in\'asor..: di vale rsi delle r otabi li; b} i l possesso di queste era assicurato fino a quando erano i n a, i one l e opere che le do min avano; e} t al e possesso po teva avere una abbastanza lunga <lurat.i p..:rc: hc; l ·inva~or..: doveva l onare con ba t ter i e occusionali contro bancric prote t te; d} non essendo liben:: le ro t abili. l'invasore doveva svolgere i l rifornimento delle proprk truppe mobili co n m..:zz i someggiat i.
No n sembra che l 'esper i enza d i quo;:s t a gue r ra abbia in dotto a modificare t ali cr it eri ccl a 1·ar ia re notevolmente b co~ti tu1.ion..: d..:gli sbarram..:nti I nfa t t i la funzione eh..: può e c l1e deve essere r ic hiesw alla fo rt ificazio ne venne assolta da q udla eh..: g li aus tr i aci nvernno organ i zz:no alla fron tiera tre nt inn.
Né va l e i l dir..: che i mezzi d'a11acro iwlian i era no in suffi cienti al fabbisog no. perché si ritiene comun..:m..:nt..: che, in ogni caso. quelle opere avrebbero ritardato l'avanzata italiana per quel tempo che sarebbe stato necessario alla radunata delle forze austriache." 1
Deduzioni sul comportamento delle opere permanenti durante la Grande Guerra.
Questo saggio si è articolato a livello di ricerca, utilizzando fonti specializzate, con particolare attenzione alle considerazioni relative al tema, svolte dalla Rivista di Artiglieria e Genio. Per questo si è posta attenzione sull'articolo dell'allora Maggiore Giuseppe Cirincione dal titolo "Considerazioni e deduzioni tratte dal comportamento delle opere permanenti sulla fronte trentina durante la grande guerra" pubblicato dalla suddetta 1ivista nel volume II dell'anno 1923. In esso l'autore, dopo aver esaltato la funzione ancora attuale della fortificazione, non scalfita dall'avvento dell'aviazione, a suo dire facilmente contenibile dalla contraerea, contrasta le teorie antifortificatorie portate avanti da paesi che sono naturalmente tutelati da fossati maiittimi assai larghi e profondi.
L'autore, dopo aver esaminato in dettaglio la sistemazione difensiva· italiana e quella ex austriaca, rivolge, da tecnico, la sua analisi agli elementi fondamentali delle strutture, sviluppando un interessante confronto fra due tipi di forte, presi quali caratteristici degli opposti schieramenti, confronto che fa emergere i diversi criteri costruttivi seguiti ed i compiti rispettivamente attribuiti dalle due nazioni alle proprie fo1tificazioni.
Una prima notevole differenza si ha nella diversa protezione rilevata: mentre infatti le opere austriache erano costruite alla prova dei 305, uno dei massimi calibri dell'epoca e compreso tra le artiglierie del parco d'assedio dell'esercito austro-ungarico, munite di cupole di acciaio dello spessore medio di 300 mm. e masse di calcestruzzo o di cemento armato di 4-5 metri cli spessore, le batterie italiane avevano corazzature limitate a I 65 mm. e masse cementizie dello spessore cli 2-2,50 metri, idonee a resistere efficacemente alle offese dei soli medi calibri.
Per quanto riguarda il cemento, l'esame superficiale e comparativo del conglomerato impiegato nei due tipi di forte faceva giudicare notevolmente superiore la qualità di quello impiegato per le opere austriache, mentre le inchieste effettuate a seguito dello smantellamento ciel forte italiano Verena, conseguente alla facile penetrazione nella struttura di un colpo austriaco, hanno dimostrato che il dosaggio e la qualità del calcestruzzo per esso impiegato rispondeva in genere alle condizioni imposte dai capitolati stipulati; è da rilevare, però, la sensibile influenza esercitata dalla temperatura sulla presa del cemento, in relazione alle altitudini alle quali erano stati effettuati i lavori cli costruzione delle opere e soprattutto alla necessità di effettuare i getti di calcestruzzo anche nei periodi meno propizi , data la urgenza di avere le fortificazioni ultimate.
Notevole è la differenza riscontrata nella forma e dimensione delle cupole; quelle delle opere italiane, ciel diametro di 5 metri, a saetta molto ridotta, è di foggia lenticola(e alquanto schiacc i ata, realizzata in due o tre segmenti e presenta una superficie sfuggente ai tiri di lancio, ritenuti i più pericoiosi; quelle austriache è di foggia quasi emisferica, ovoidale, con un diametro di base di 2,60 metri, realizzate in pezzo unico, per opporsi efficacemente ai più minacciosi tiri areati dei grossi mortai.
La bocca da fuoco, che nelle installazioni italiane sporge completamente dagli orecchioni alla volata, è invece completamente protetta dalla cupola nelle instal lazioni austriache, nelle quali poi l'avancorazza si approfondisce, in genere, nella massa muraria per circa due metri ed è in soli due pezzi, cosa che conferisce al complesso una maggiore robustezza rispetto alle installazioni italiane, ove i pezzi sono sei e l'approfondimento è ridotto ad un metro.
La disposizione lineare delle cupole era scrupolosamente e costantemente seguita dagli italiani, men- tre le esigenze del terreno erano pienamente sfruttate dagli austriaci nel disporre l e cupole delle loro opere, alcune delle quali realizzate in cemento ed appropriatamente disposte per trarre in inganno l'avversario.
L'analisi precedentemente svolta aveva per il Cirincione un carattere tecnico ed era servita a mettere in evidenza l 'esistenza di d ue diverse scuol e ma, a suo parere, è la diversa funzione assegnata all'opera che ne aveva caratterizzato la diversa struttura ed il diverso armamento.
Secondo la dottrina italiana i forti dovevano costituire delle potenti batterie chiuse, al sicuro dalle offese e sorprese, i spirate al criterio della econom i a e della robustezza, capaci di poter battere, fino a distruggerle, le opere avversarie e di controbatterne le artiglierie, esercitando così la loro azione contro bersagli resistenti, essendo ancora in grado di assicurare il fiancheggiamento tra opera ed opera; ciò imponeva annamento potente ad azione lontana, i cannoni da 149, con esteso campo cli tiro azimuta le, robustamente protetto in costruzioni alla prova di limitato svi luppo e provviste dello stretto indispensabile ad assicurare il funzionamento delle ai1igliere.
Le fortificazioni austriache invece consistevano in genere di grnppi di opere in grado cli appoggiarsi reciprocamente col fuoco ed in condizione cli resistere eia sole per lungo tempo; quindi limitato armamento, ma atto a battere efficacemente bersagli mobili di truppe ed a11iglierie l eggere, anche se riparate dalle anfrattuosità del terreno, da due a sei bocche da fuoco di piccolo calibro a tiro curvo, obici da I 00 mm., in costruzioni all a prova, complesse, protette eia attacchi a viva forza, capaci di un forte presidio cli fanteria, provviste di serv izi predisposti e completi per munizioni, viveri, acqua, collegamenti, mezzi sanitari ecc
I forti avevano essenzialmente funzione di sbarramento, dovendo opporre la prima resistenza all'attacco iniziale dell'avversario e pennettere lo schieramento successivo delle artiglierie più potenti, facilitandone il compito col proteggerle e con l'attirare su cli sé il fuoco avversario.
Capisaldi con tali caratteristiche dovevano permettere la resistenza anche con le minime forze, che presumibilmente sarebbero state disponibili nei primi periodi della lotta, consentendo il successivo intervento di maggiori rinforzi di fanteria e l'afflusso regolare delle artiglierie con relative munizioni che, senza difesa e senza sorveglianza, non si sarebbero potute tener pronte in tempo di pace. Svolgendo questo primo compito l e opere, anche disarmate dalle artiglierie ed inserite nel sistema campale da creare, potevano essere considerate come ottimi punti di appoggio per il combattimento v icin o.
Diversamente
·'nella concezione italiana, alle opere era affidato specialmente il compito della difesa. qua l e gli ingegneri nostri del Cinquecento assegnarono al baluardo. Laddove questo non fosse, e non sia , compito delle opere pennanenti essenzialmente il fiancheggiamento degli intervalli, nei quali si appresteranno, poi, le maggiori difese, si aveva forse un ritorno ai primi innovatori della fonificazione moderna del Quattrocento, che al baluardo davano come primo compito l a protezione delle cortine mediante i pezzi traditori dei fianchi ritirati.'·2
Questa interessante e fondamentale disamina procede anal iz zando la funzione esplicata dalle opere permanenti e la loro resistenza alle a11iglierie avversarie:
"Come questi elementi di difesa ed offesa hanno svolto le loro funz i oni durante il conflitto? Dall ' esperienza di guena su questo e su altri fronti alcuni studiosi cercarono di trarre la deduzione paradossale che l'efficacia del l e fortilìcazioni si era dimostrata in ragione inversa de lla l oro stabi lit à; opere permanenti in ca l cestruzzo, cemento armato e corazzature avevano, secondo questi critici, fatto pess im a prova, mentre trinceramenti plasmati sul terreno ed immedesimati con essi, meno visibili e meno vulnerabi l i, avevano dato ottimi risultati. Ciò è vero ma so l o in minima parte; infatti. se le trincee campali dopo un o o due o quattro anni di guerra avevano raggiunto piena eflìcienza ciò non si era, però. ver i ficat o all'in i zio dt!lle osti lit à.
L'influenLa delle difese permanenti durnme la guerra appare chiara ed e\'idente esaminando lo svolgimento delle operazioni che in breve e limitatamente alfa frome considerata, vengono di seguilo richiamate."3
Analizzando lo svi lu ppo delle operazioni, ed a suffragare le proprie teorie sulla utilità del l e opere fortificate, Cirincione rileva come nel maggio del I 9 I 5, ali' inizio della guerra, gli austriaci, poiché erano nel Trentino in minime forze, assunta un'attitudine strettamente difensiva, ammassarono le proprie truppe dietro lo sbarramento dei forti e l asciarono che gli italiani occupassero la zona compresa tra il loro primitivo schieramento e la linea della difesa permanente; fin dal 24 maggio perciò gli italiani poterono conquistare alcuni obiettivi dislocati in tali zone, mentre la lotta delle a11iglierie tra le opposte fortificazioni non diede risultati di notevole entità a nessuno dei due contendenti.
Talvolta la limitata distanza tra l e opere italiane, spinte avanti per occupare posizioni importanti e dominanti, e le opere austriache, molto avanzate rispetto al conf in e per artuare il concetto di un valido appoggio offensivo, po11ò ini zia lmente alla lotta tra le artiglierie delle opere stesse, anche se questo non era tra i compiti delle opere permanenti.
L'avanzata sulla fronte montana continuò per alcuni giorni, fino a che non fu arrestata dal Forte cli Panarotta e dalle opere di Larclaro, rispettivamente in Val Sugana e nelle Giudicarie. Analogamente in Trentino, dopo pochi giorni, l o schieramento venne ad aderire quasi dappertutto alla linea dei forti austria c i e da allora non si ebbero sostanzia li progressi, pur continuando un'alterna vicenda di avanzate e di ripiegamenti nei tratti non coperti da sbarramenti fortificati: su questi, il tiro italiano, pur riuscendo a danneggiare qualche cupola, non riuscì mai ad indebolirne l'insieme. L'avanzata parziale poté progredire soltanto in Val Lagarina, dove la costruzione dei forti era appena iniziata, in Vallarsa, dove non erano ancora ultimati, sul Pasubio e su Col Santo , dove non vi erano opere permanenti.
Anche ad oriente della Val Sugana l e rettifiche alla linea cli combattimento furono assai modeste per l a presenza delle fort ificazioni permanenti costruite a breve distanza dal confine: si ebbero azioni limitate nella zona del Passo di Rolle, sbarrato dai fo11i di Paneveggio e caute offensive nella zona cli Livinallongo, dove i forti chiudevano l'accesso al Passo Pordoi, mentre più ad est le opere cli Falzarego bloccavano ogn i slancio italiano. Nella zona di Misurina i forti di Landro imponevano arres t o alla prosecuz i one e se l'intenso e prolungato bombardamento de ll e sistemazioni permanenti poste a difesa del principale sbocco orientale, la conca di Tarvisio, ebbe ragione del vecchio forte Hensel all a stretta di Malborghetto, non si riuscì ad eliminare le opere eretle a passo ciel Predii.
Non si ebbero migliori risultati con le offensive autunnali: mentre l'azione delle batterie italiane arrecava solo minimi danni alle strutture avversar ie, il tiro effettuato dai minori calibri di cui queste erano dotate produceva dannosi e considerevoli effetti sulle truppe italiane, e le sistemazioni campa li austriac he, realizzate negli intervalli delle opere e poste sotto la l oro protezione, più volte espugnate dagli assalti italiani, venivano nuovamente perdute perché non mantenibili a causa dei precisi tiri cl'infjlata dei canno ni delle opere permanenti austriache.
Le truppe austriache che presidiavano il fronte Trentino erano deboli per numero e scarse a qualità; se esse poterono resistere a fronte dell'attacco italiano, ciò si dovette a ll a cooperazione delle opere cli Fo lgari a e Lavarone che diedero efficace aiuto alla di fesa, incrementandone in modo risolutivo la tenuta. Anche in seguito il val id o aiuto delle opere aust ri ache alle proprie truppe poté manifestarsi: l'offensiva del maggio 19 I 6 venne sferrata in falli sotto il l oro appoggio e protezione; il feldmaresciallo Con rad, nelle sue memorie, rappresenta come la Strafenexpedition che aveva avuto ottimo successo iniziale, appoggiata alle opere di Folga ri a e Lavarone, non abbia potuto avere l o sviluppo previsto con il compimento positivo delle fasi success ive, causa la mancanza delle opere che, progettate in Vallarsa, erano sta te abba ndonate al l ' inizi o del confl itto, in quanto ragioni tecniche ed economiche ne avevano rallentato ed impedito il completamento.
Come emerge dallo studio de ll o sviluppo delle operazioni, l a sistemazione difens i va italiana non ebb e modo e tempo sufficiente per esplicare la sua funzione: il 14 giugno del 1915, dopo un tiro protrattosi per alcune ore, un colpo del mortaio da 305, che da più giorni dirigeva il suo fuoco sull'opera italiana di Verena penetra to fortu nosamente nell'opera attrave rso una intercapedine r icavata sulla fronte principale a protezione dall'umidità, scopp i ando uccideva alcuni mi li tari, coma ndante compreso e metteva fuori combattimento c irca due terzi del personale; nei g i orni success i v i i I forte, che non era stato seri amente compromesso nell'efficienza, riprese il tiro con una nuova guarnig i one, ma l'evento aveva talmente colpito le autorità superiori da determ in arl e a d i sporre i l disarmo di tutte le opere e l a col l ocaz i one de lle l oro artiglierie in postazioni allo scopert o.
L'adozione de l provvedimento di disarmo suscitò numerose cr i tiche, in quanto gettava il disc redito sull e opere, a nche le p i ù moderne, buttava al l'ar ia l 'asse ll o difens i vo, svalutando l ' im portanza delle pos i zion i di sbarramen to, avveniva (mese di luglio), quando l'opera, che aveva ripreso l a propria attività, nonostante il con tinu o ed intenso tiro avversario, aveva avu to fuori serv i zio solo d ue cupole. prova della bontà del l a struttura e della fo r tu ità dell'evento dannoso.
L'offens i va austr i aca del magg i o I 916 appoggiata a ll e opere perma nent i non trovò alcun ostacolo in difese permane nti ita li ane e l' offe nsiva de ll 'o tt o bre del I 917 avrebbe probab ilmen te avu to effetti più limitat i, arrestando l'avversario al Tagliamento, se ques ti avesse trovato, a contrastarlo in effici enza le teste di p onte di Pinzano, Codroipo e L at i sana e le ope re cos titu en ti il Ridotto Carnico.
D'altra parte l e notevo li diffe renze di strut tura, di armamento e di funzione attribuita, ponevano le opere italiane in cond i zio ne di inferioritl1 ri spe tt o a quelle aus tr iache: così mentre un co l po austriaco di grosso calibro riusciva fin dai primi giorn i cli guerra a perforare netta mente una delle cupole del forte di Corno d' Aola, le in stalla zioni austriache resistevano in vece perfettamente al tiro dei mortai italiani da 260 mm. e degli obic i da 280 mm. che, anz i ché perforare le corazze, riuscivano tu tt'al pi ù , come ne l caso del forte austr i aco Belvedere, ad imprimere un segno su ll e corazze.
L a resistenza al tiro del l e in stal l azioni casamattate girevoli itali ane è stata anal i zzata dal Colonnello Guidetti ne l su o stud i o, apparso sulla "R i vista di Artiglieria e Genio" del 1920, su ll a possibilità cli trasformare dette installazioni in casematte girevo li per l a fortificaz i o ne odierna; dalla sua anal i si appa re c he, mentre le cupo l e del tipo più moderno non hanno in genere subit o, anche se colpi te, dan ni irreparabi li , l a minore resistenza è sta ta riscontrata sull'orlo del pozzo, in corrisponde nza dell'avancorazza approfo ndila nella massa muraria per un solo metro e si sono avu te ripercussioni negative sulla stab ilit à della cupola, dal momento che sui suoi organi di sostegno si ripercuotevano integralmente g li urti generat i dall'impatto dei proiettili avversari, do ta ti di una forza viva di urto che superava di c irca ven ti volte quella prevista in sede di co l laudo, non avendo lo Stato Maggiore italiano previsto l 'uso da pa rt e au striaca di pezzi dei calibri 381 e 420 mm
· Circa la res i ste nza delle opere aus triache. si richiama no l e co nc lusio ni dd Tcn. Gen. Sacc he ro ( ) che dopo l'armistizio v i sitò una del l e più moderne opere austr i ache, il forte d i Por che per ire an ni e mezzo dal g iu g no 191.'i all'ouobre 1918. fu so t to il t iro effi cace delle artig li er ie ita li ane. I l Genera l e Sacchero alTt!rma come fossero in fonda te le i m p ressio ni diffuse Ira l e nosln.: truppe delle Gi ud i carii.: su l la nessuna effi cac i a elci ti r i contro i l forte, conc.:l uclcnclo che. per quamo l'imerno dell'opera non p rese nt asse dann i r ilevant i. u·n aL i one d i demol i zione vigorosamente proseguita l' av rehhe po tu rn mi.:ll ere in breve fuori comba11imc nt o. Certa me nt e, se in più ùi ire anni. co n azioni di f uoco li m it ali.:. circa la mctì, degli clcmcnl i :i11iv i (due cupo l e per obici da I O.'i. un:i 101Tclla osse r vator i o ed un a casa m all.t fi ss.i) venne messa fuor i comba 11 i111e nto. in molto minor tem po. in brevissimo tem po. come dice i l Gen Sacchero. co n una aLio ne l' opera sarebbe staia annien taia."
Le opere austriache potevano esser tranquillam ente messe fuori combattimento, non essendo in vi ncibili, ma mancò al !' inizi o la concentrazione di fuoco necessari a ad ave r sub ito ragione di loro, con l e gravi conseguenze che noi tutti conosciamo.
Da questo esame minuzioso e preciso, condotto con perizia dal Cirincione, ba lza evidente quello che è lo scopo principale della disamina, l'enunciazione di quelli che dovrebbero essere i criteri da adottare nell'organiuazione delle sistemazioni difensive in montagna, sistemazioni che già dall'inizio di questo articolo, egli ritiene necessarie e vitali per tutelare i raggiunti confini. Base chiara e netta è che la fortificazio ne andava rivista e trasformata, essendo necessaria, ma che per la realizzaz ione da attuare sui nuovi confini raggiunti al termine del primo conflitto mondiale non potevano c~sere utilizzati i criteri edificatori precedentemence adottati, le cui pecche erano emerse con sufficiente chiarezza; il comportamento dei forti nel corso della guerra, infatti, non aveva dimostrato il fallimento della fortificazione permanente bensì la necessità d i una sua trasformazione .
Le direttive delle autorità superiori di cui siamo a conoscen,a lasciano 1ntra\'edere come la sistemazione permanente odierna debba ispirarsi a quella campale, attuando il criterio del rafforz:imento in superficie con dementi dis~eminati al posto della dife~a lineare e continua; si avranno. quindi, zone di sbarramento. a cavallo delle principali comunicazioni. costituite secondo le direuive delle Norme per l'impiego uelle Grandi Unità nella difesa'' emanate dal Comando Supremo nell'ottobre del 1918" 5 che prevedono, come si evince dalla loro lettura, una organizzazioni a duplice fascia: fascia d'osservaz ione e dietro ad essa fascia di resistenza, suddivisa in strisce di combattimento, dei rincalzi, e delle riserve, studiate nei loro minimi particolari e portate a integrale conoscenza delle truppe destinate alla copertura.
Evidentemente un sistema difensivo di questa portata non avrebbe potuto di massima essere realizzato comp letamente con i procedimenti della fortificazione permanente, poiché sarebbe stato superiore alle possibilità economiche del Paese e avrebbe condizionato eccessivamente lo svolgersi della normale vita civile; ecco quindi la necessi1à di limitare l'applicazione della fortificazione permanente agli elementi che costituiscono l'ossatura fondamentale della sistemazione difensiva e che debbono essere fin da subito realizzat i a causa del lungo tempo necessario al loro approntamento. Detti elementi, costituiti da parte delle postazioni per le artiglierie, gli organi per il fiancheggiamento, gli osservatori, i ricoveri alla prova per 1ruppe, munizioni e ma teriali, verranno sparsi opportunamente nella zona da difendere o raggruppati in modo da costituire i capisaldi dell'organizzazione, scarsi e limitati ne ll a fascia cli osservazione, più numerosi invece quelli localizzati nella fascia di resistenza. Per ciò che riguarda i restami elementi del sistema difensivo, alcuni, come la rimanente par1e delle postazioni per le artiglierie, per i proiettori e per gli impianti 1elefonici, dovranno essere parzia lmente realizzati per ciò che richiede magg ior lavoro e mezzi, così da essere rapidamente completabi li e messi in efficienza al momento de l bisogno; i rimanenti, trincee, ostacoli, camminamenti e lavori accessori, dovranno invece essere semplicemente progettati per essere realizzali ex novo, al momento della messa in stato di guerra della zona, a mente delle norme previste per l'effettuaz ione dei lavori sul campo di battaglia.
"È ovvio che gli elementi predisposti fin dal tempo di pace M:rviranno a custodire sul posto strumenti e materiali di più urgente impiego pel combattimento della difesa. nonché approvvigionamenti in munizioni e , i veri indispensabili per la prima resisten:rn. pur tenendo conto della diminuirn imponanla dei magauini, dato il gr:111de sviluppo assunto dai trasponi meccanici.
La sistemazione difensiva dovrà essere compleiata con una conveniente predisposizione delle comunicazioni e dei collegamenti. Nei riguardi delle comunicalioni è da notare come troppo si sia ripetuto in questi ultimi tempi che la difesa delle frontiere terrestri è sufficientemente garantita, quando si dbponga di numerose strade, come se, in montagna specialmente, que::ste non richiedessero ingenti spese e grandi mezzi per la costruzione e soprattutto per la manutenzione necessaria ad assicurare ad ogni is tante il tempest ivo trasporto delle artigl ierie e dei rifornimenti. Nel settore montano considerato, fin dai primi giorni della guerra le nostre truppe occuparono l'Altissimo e Coni Zugna, malgrado da pane austriaca l'accesso a quelle imponanti posizioni fosse assicurato dalle buone
Riflessioni dopo l'esperienza della Ja Guerra Mondiale cam i onali che portavano ai costruendi forti del Vignota e e.letto Zugna. e che vi fossero anche e.lei cannoni che, primi trofei di guerra, caddero nelle mani delle nostre fanterie prima ancora di poter iniziare i l tiro. Certamente, comunicazioni e collegamenti, dimostratisi di tanta importanza, dovranno essere predisposti in conveniente misura ed in modo da poter essere opportunameme svi l uppati ed amplificati; ma rappresenteranno sempre un complemento delta sistemazione, per quanto necessario ed indispensabile.
Per logica conseguenza dovranno anche essere apprestate con massima cura nei punti più convenienti le int<::rruzioni stradali, alto scopo di poter imped ire all'avversario. che si fosse reso padrone di parre de tt a zona, di usufruir delle comunicazioni fin da l primo momento della sua occupazione:·6
Allorché si passa ad esam in are la sistemazione dell'artiglieria, scaturisce la grande importanza, fra gli elementi da valutare, della scelta del tipo di installazione e di bocca da fuoco. Basandosi s ull a esperienza della g uerra sembra opportuno fare ricorso a postazioni permanenti protette solo per le artigl ierie destinate a svolgere azione di sbarramento ed interdizione vicina, limitandosi ai casi in cui tali tipi di int ervento rappresentino una inderogabile necessità e per i quali la limitata estensione del fronte da difendere consenta di pervenire allo scopo avva lendosi di un numero limitato di pezzi.
Dovranno pertanto essere realizzate sistemazio ni permanenti per piccoli ca li bri a tiro rapido, ricorrendo ai medi ca libri solo in casi eccezionali, quando per le speciali caratteristiche del terreno le artiglier ie dello sbarramento abbiano dovuto prendere posizione a notevole distanza dalla zona da sbarrare o quando si preveda di effettuare all'inizio delle operazioni un tiro di distrnzione con carattere di notevole continuità .
L e ope re austriache, armate con obic i ad azione ce lere, generalmente pezzi da I 00 mm. robustamente corazzati, consentirono la valida resistenza a ll e proprie truppe, che abbiamo visto essere di età avanzata e scarsamente addestrate, offrendo loro possibilità di ristoro e benessere, utilizzando i locali e g li impianti di cui erano dotate, permettendo l'azione efficace dei maggiori calib ri col dare sicurezza e protezione. Sugli altipiani, l' attuazione dei concetti della "scuo la della separazione della difesa vicina dalla lontana" è risultata premiante.
"Rilevano gli anig l ieri come la necessità di poter osservare bene il tiro imponga il chiaro orientamento sul terreno, l a conoscenza esatta de i bersagli, la prevent i va sistemazione degli osservatori e dei co l legamenti, operazion i lung he e diffici l i che portano ben lontano dalla bri l lan tt: presa di posizione d'altri tempi, fatta arrivando al galoppo, staccando rap id amente g li avantreni cd iniziando il tiro; durante la g uerra i l vo l er richiedere subito il fuoco a batterie appena giu nte si è spesso d i mostrato pericoloso, specialmente per battere bersagli vicini alte truppe amiche.
Ne consegue a parer nostro l a necessi tà di avere qualche batteria predisposta fin dal tempo di pace, arma ta con bocche da fuoco moderne per sopper ire così con l a qualità atta deficienza delta quan tità poiché l e opere pennanenti saranno di vera u ti lità solo se in tu tt o moderne e non dota te di ar mam ento racco l to tra l e artig li erie fuori uso o quasi, come talora si fece in passato, e messe q ual che vo lt a ag l i ordi ni di comandanti scelti tra i non idonei al coma ndo d i unità campali.?
Q ui nd i le art i glierie c he dovranno esser;;: sul posto co n tu tti i dispositivi in erent i al funzionamento, pronte ad ogni istante ad entrare in azione, dovrebbero ..:sserc cost itu ite da bocche da fuoco moderne di minori calibri, a tiro c urvo se debbono agire in terreno accidentato, q uale si avrà gener almente in montagna, dotate di grande celeri tà di t iro, dest in ate atta difesa vic in a per sostenere le sca rse truppe d i copertura, agendo non su bersagli resistenti, ma sulle p rim e an im ose truppe dell'attacco con azione di fuoco pronta e potente, e mercé la c ui protezio ne, in secondo tempo, entrera nno in ca mpo i medi ed i grossi ca l ibri per cos ti tuire una barriera più sa l da e per abbattere le eventuali resistenze nemic he e preparare l' azione offens i va: &
6 CiRINCJONE, op. cit. pag. 29-30.
7 Non opere permanenti, ma Raggruppamenti art igli eria G.a.F. verranno prevalentemen tt: armati, per c.lifenderc l e frontiere italiane co n pezzi raccolti fra l e prede belliche della Grande Guerra a dimostrazione di quanto siano state tenute nel giusto con to le considerazion i form ulate, a suo tempo, dal Maggiore Cirincione
8 CIRINCtONE, op ci t. pag. 29-30.
Cirincione, dopo aver delineato un quadro che troverà successivamente riscontro nell'organizzazione della fascia di frontiera, dichiara di ritenere che le artiglierie in installazione fissa non devono avere le stesse caratteristiche di quelle impiegate dalle unità mobili; il peso non dovrà essere preso in considerazione, permettendo così di realizzare un materiale cli maggior rendimento; la iniziale limitata disponibilità di personale conoscitore dell'arma imporrà, sia come azioni offensive che come protezione, il migliore, più redditizio ed oculato impiego di queste bocche da fuoco. Di pari passo, colla sistemazione deg li osservatori, dei collegament i , dei rifornimenti e della preparazione al tiro, si dovrà provvedere anche a dare l a massima protezion e alle bocche da fuoco che non dovranno essere allo scoperto, ma in caverna od in cupola, occultate in idonee posizioni che, defilate alla vista, ne consentano l 'impiego a tiro indiretto. Quando il terreno ne consente una razionale costruzione. la postazione in caverna deve essere co nsiderata ottima soluzione, anche se sono ben note le remore 9 che gli artiglieri hanno per ta l e tip o di sistemazione, cui imputano numerosi in convenienti fra cui, in primo luogo . l a limitazione del sertore di tiro.
"Ma gli inconvenienti l.imo;:ntu t i e spec ialme nt e la li mita zione del ~cuore d i tiro. potranno r idurs i no tevo lm ent e per le piccol e artigl i erie .idottando u n affusto da caverna, che non sc mbrn difficile proge u are. né oneroso rnstruire. per il ma teriale a ddo rm azione che presumibilmente ve rri't impiegato. riproducendo. opportunament e mod i ficato, l'affus to Grnson -K rupp per mcd i cali bri in ca$emaue f is se o altri affus ti giì1 progcllati. 10
In emrambi i modi si verrebbe a lim it ar..: J,1 v uln erabilità della cannoniera. r iduce nd o ne le dimensioni se nza diminuire no tevo lm eme i se u o ri di tiro, ment re i l tipo cli affusto da caverna. già stu d iat o dal Colonnel l o Gu i c.lclli, elimina l e d i ffic oltà che si p rese ntano per la conveniente siste mali o nc clei medi calibri a grande lunghezza cl'anima.
Qua ndo il terre no non si pres ti a r icavarn e caverne, si potrà ricorrere invece all e postazioni in cupola. c l1 e hann o clato buona prova a Vcrclun come sugli Altip i ani. e che potranno semp re esse re migliorate. 11 " 12
A causa delle condizioni meteorologiche de ll e A lpi , che sono il confine per eccellenza, si dovranno realizzare postazioni coperte e pro tette per le bocche da fuoco di cui si prevede la necessi tà di immediato intervento; questo è realizzabile facilmente utilizzando l e insta l l azioni in cav e rna ed in c upo l a, ideate dal Co l onnello Guicleiti, e le sistemazioni per l e ar tig li erie cli medio calibro des tinat e a sostituire l'ottimo ma superato 149/35 A.
Dato così un ce nn o su l modo cli sistemare l e singole bocch e eia fuoco, il Maggiore Cirincione cerca di esporre, sempre secondo il suo punto di vista maturato a seguito dell'esame ci el comportamento delle strutture nel corso della Grande Guerra, deg li studi fino ad allora sviluppati e dell'evoluzione dei materiali , il modo in cui queste potrebbero essere raggruppate lungo g li sbarramenti di confine.
In montagna si cercò di raggiungere in passato la protezio ne cont r o l'aumento di potenza delle artig li erie riducendo al minimo l a profondità dei bersagli, con installazioni linea ri con bocch e eia fuoco in pozzo; ma, dimostratosi ciò insufficiente , detta protezione potrebbe essere attuata sistemando le artigl i e ri e in opere ad elementi disseminati, cli minima estensione, organizzate, ove ciò sia possibile, a puntam ento indirerto. Quando una buona difesa antiaerea, terrestre ed aerea, ostacoli efficacemente l'osservazio ne dall'alto, l 'avve r sari o non sarà in grado di effe ttu are tiri esatt i , mancandogli ogn i controllo dei si ngoli colp i
La batteria ver rebbe a risultare di più el ementi c he comprendono l'installazione per i pezzi ed i locali contenenti il munizionamento per qualche giorna ta cli fuoco, collegati poss ibilmente da gallerie che
9 Cita te in Gt' JDETII, Studio di siste11w~io11e di aniglierie in cm·er11<1 Ri,. /\n. e Genio ROM A. 192 1, va l. I.
10 Ve r ranno real izzat i par1 icolari affust i per i p..:zzi eia 75/27 mo d. 06 inst al lat i in e,,·erna e in ca~amau:1 met all ica facenti pa rte ciel Va l lo A l pino cd adallament i per ins tall are ndlc.: stru llure del me desimo i pezzi e/e da :on:. e .",7/-B porterebbero ai ricoveri ed alle polveriere ricavate sui fianchi in posizioni protette, facilmente access ibili e defilate. Sarebbe necessario separare nettamente gli organi destinati al la difesa ravvicinata, all o scopo di evi tare che, sotto l'azione di un tiro v i olento, siano coinvolt i nella distruzione degli elementi della difesa lontana gli organi destinati a ll a difesa ravvic inata; questi dovranno essere intervallati ed occultati in modo da cost rin gere l 'attaccante a disperdere la sua azione di fuoco
11 Gu10F.Trl. Studio della trasfon11a:io11e delle Ìl1stalla:io11i a po:::.:::.o lipo S i11 rnse111a11e girffoli della ji)f'(ijica:io11e odierna, Rivista Artig l ieria e Genio. ROMA. I 920.
12 CIRIKCJO.'JE. op. Ci i. pag. 30- I.
La mancata resistenza dei forti dell'anteguerra aveva portato il Maggiore del Genio Tacco ni , fin dal 1915 , a prevedere c he nel futuro l e opere sarebbero state ad elementi sparsi, co ll egate da ga ll erie, cost ituit e d a cupo l e id o nee ad eseguire il tiro a puntamento indiretto e con protezione limit ata al tiro degli schrapne l ed a ricoveri defilati dietro masse di terra e protetti robustamente da ripari , cos ì da essere protetti dagli effett i dei co lpi che scoppiassero sul pendio soprastante. Con ana l oghi cri teri, sopprim endo i ric overi allo scoperto per ev itarne l' avvistamento, si potrebbe st udiare la si stemazione di una moderna batteria in cupola. Quasi nessun sva ntaggio arrecherebbe il settore in ango l o morto in prossimità dei singo li pezzi, che si ha sempre nelle sis temazi on i a pu nt amento indiretto, perché, mentre i medi calibri av rebbe ro il comp ito di agire essenzia lmente su ob iett i vi l ontani, l e batt eri e di piccolo calibro dovrebbero essere co ll ocal e in modo da fiancheggiarsi reciprocamente e da battere l'una l'angolo morto de ll 'a ltra. Con l'ordinamento in caverna si potranno, d 'a ltra parte, col l ocare i pezzi, sfruttando l e asperità del terreno di mo ntagna in modo che le can noniere sfuggano all a osservazione diretta e, mediante masc heramento, a quella dall'alto.
L e batterie ad az i one vicina, che dovrebbero essere quelle più numerose e normalmen te impiegate, ad azione fiancheggiante, con obiettivi di so lito ben determinati, potranno, ancor meglio, con un sapi ente adeguamento al terreno, essere sottratte al la vis ta del fuoco nemico. Maggiormente esposte però a possibili attacchi di so rpresa, dovranno essere circondate da ostacoli efficaceme nte e razionalmente battuti dal fuoco d ei reparti a ciò destinati
L'osservatorio dovrà essere avanzato al massimo e co llegato a i pezzi con linee protette e di sicuro utilizzo, preso atto c he deve avere un' ottima v i sione degli obietti vi asseg nat i l. " L a capaci tà di resistenz.i delle organ i zzazion i di trincea" si è dimostrata no tevo l e. in 4 uant0 era il risultato della stabilizzazione delle fronti dopo mes i ed anni, ed il frutto del lavoro di mi gliaia d i combattenti forniti di ogni mezzo. e perta mo la guerra lungi dal segnar e la tìne del l a fo rti ficaz i one per manente. dimostra in vece i da nn i c he possono derivare dal non tener l a ne l dov ut o conto.
Le concl u sioni dell'autore, che nell'ar1icolo si incentrano su ci nque punti che vengono riportati di segu it o, sarann o la base per i successivi studi e svi luppi della fortificaz ione permanente italiana, e portera nn o alla realizzazione del Vallo Alpino, pomposamente anche definito Vallo del Litt orio o Mussolini, dal nome di co lui che lo vo ll e e non seppe poi utilizzarlo per tutelare l'Italia dalla bufera della seconda guerra mondial e.
2. Il nuovo co ntìn e italiano nord orientale, svo l gentesi per la massima pa rte su cime i mpervie c d a ll a testata delle va lli , potrà esse re protetto con p i ù efficacia e minor dispe rsione r idu cendo i l avor i all e zo ne di passaggio, limitate e ben delineate, in corr i spondenza delle quali dov ranno sorgere anche opere di d i fesa per arti glierie destinate all'azio ne v icina ed event ualm ente a quella l o ntana, provvedendo natural mente al l e difese contro i nu ov i mezzi be lli c i rapprese nta ti dagl i aere i, dai gas asfissianti dai carri d'assalto.
3 Le artiglier i e della difesa, si stemate in postazioni permanenti, dovran no essere d i massima art i glieri a di piccolo ca libro, a t iro ra p i do, generalme nte a t iro cu r vo. pronte ad entrare in az i o ne fin dall'inizio col loro fuoco di sbar r amen to a sostegno e protezione delle truppe di copertura.
4. Detta artiglieria, sistemata in cave rn a, quand o il terreno lo consigli e l o co nse nt a, o in casema tt e girevoli negli alt ri casi, saranno dis sem in ate in piccole opere, rob uste, con azioni d i appoggio r ec iproco, provviste di difesa vici na contro az i on i cli sorpresa e co lpi di mano, cli locali, im p i anti e magazzini atti ad ass i curare i l benessere d el presidio, ve r i capisa l di della d ifesa ed ossatura della sistemazione campale che dovrà so rgere al mom ent o del bisogno, eleme nt o d i protezione delle grosse art i glieri e che vcmrnno successiva mente trasportate e sc h ierate pel comballimento.
5. La d i fficoltà, per le ne v i e per le condiz i o ni meteorologiche in gene re, di traspo r tare ad alle quote l e artigl i eri e pesanti e la necess ità cli battere importanti c:enlri avversari oltre confine fin dal pr i mo mo ment o potranno, in casi speciali, consigliare la sistemazione permanente. organizzata con gli stessi cri1eri, di aniglicric dçi maggiori calibri." 13
Ipotesi per i/futuro ( post 1918)
Le considerazioni e deduzioni precedentemente riponate ebbero un notevole impatto sugli ambienti tecnici preposti alle strutture fortificate e di riflesso anche sulla manualistica specializzata: è opportuno perciò accennare a quanto veniva insegnato a proposito della fortificazione in montagna nel 1925 agli allievi ufficiali del!' Accademia Militare di Modena, e che rispecchia ciò che venne realmente attuato nel campo fortificatorio italiano.
Circa le "modificazioni cli indole tecnica" da introdurre nelle fortificazioni, la manualistica rammentava come l'ingegnere, visto nella veste cli progettista delle nuove strutture fortificate, avrebbe dovuto tener conto che (siamo nel 1925) la potenza delle artiglierie era, rispetto a prima della guerra, aumentata, erano apparsi sulla scena bellica i carri d'assalto, l'arma chimica e l'aviazione con le sue azioni di bombardamento e conseguentemente qualunque opera realizzata avrebbe dovuto, al presente, avere una forma complessiva tale eia offrire la minima possibilità di essere colpita e la massima resistenza, qualunque fosse la direzione del tiro avversario. Per indurre il nemico, capace di radunare in breve tempo un rilevante quantitativo cli artiglieria pesante, a disseminare il fuoco dei suoi pezzi su una ampia zona, anziché concentrarlo su cli un unico ristretto obiettivo, le dimensioni dei singoli elementi delle sistemazioni difensive avrebbero dovuto essere, rispetto alle strutture utilizzate nel corso del conflitto appena terminato e già più contenute rispetto a quelle realizzate nel XVIII secolo, ancora più piccole, il loro mascheramento ed adattamento al terreno più che mai accurato.
Dalla lettura delle '·note ed appunti circa la difesa del nuovo confine montano"l 4 emerge come l'autore, Generale Traniello, ritenga sia necessario per la sistemazione della frontiera italiana tenere presenti alcuni fondamentali postulati che così possono essere riassunti: per interdire le linee di invasione importanti è necessario realizzare piccole opere, possibi l mente in caverna e con i servizi realizzati all'esterno in posizione coperta, robustissime, di limitato ma potente armamento (2 pezzi) che si appoggino reciprocamente; queste, vera ossatura dello sbarramento, costituiranno i nuclei base delle altre artiglierie che affluiranno in linea al momento opportuno; dette opere dovrebbero essere integrate da molte postazioni blindate per mitrag l iatrici, realizzate in posizioni avanzate, ma tali da non esser soggette a distruzione (posizioni traditrici con azione di fianco e di rovescio) e protette contro eventuali colpi di mano.
Per elette opere e postazioni, costituenti sbarrnrnento di interdizione, si dovranno inoltre realizzare due o tre fasce di reticolato per la loro sicurezza da vicino, interruzioni stradali, multiple e successive, a distanza tale da poter essere battute dalle armi dello sbarramento, caserme difensive nascoste al tiro per controllare i passi secondari, molti osservatori disposti in posizione coperta e fuori dalle opere, strade di arroccamento, di manovra ed accesso numerose e comode; dovrà inoltre essere predisposto abbondante munizionamento, faci l mente traspo11abi le in batteria e previste le predisposizioni necessarie per consentire alla truppa di frontiera di vivere in pieno inverno.
A l la luce de l loro limitato costo, queste opere possono essere moltiplicate in profonditi1, per controllare le vallate lungo le quali si svolge la l inea di invasione intercettata dallo sbarramento; lo si ritie- ne opportuno, in quanto queste vallate, che si diramano dalla giogaia principale, sono generalmente lunghe, aspre e con scarsi e difficili collegamenti reciproci. Analogamente a quanto avvenuto nel corso della gue,i-a mondiale queste opere in profondità possono essere anche costituite, accenna sempre il Gen. Traniello, da postazioni di medio e grosso calibro simili a quelle che, costruite in numerosissimi esemplari, svolsero la loro efficace azione anche per più mesi consecutivi; la posizione di queste batterie dovrà essere studiata e predisposta in tutti i suoi aspetti (materiali, lavori, individuazione ed inquadramento al tiro degli obiettivi, ecc.) ma non materialmente realizzata per non svelarne prima del tempo ubicazione e compito; inoltre, in relazione alle ipotesi di impiego formulate, sarebbe opportuno studiare più posizioni per ciascuna batteria.
13 CIRINCIONE, op. cit pag. 34-5.
14 TRAN IELLO. Note ed App11111i circa la difesa del nuol'o confine montano riportate in LeLioni di Fonificazione Permaneme - Accademia M il itare - Modena 1925.
Per quanto riguardava l'aspetto tecnico delle postazioni in caverna, veniva rammentato come fosse facile nelle fortificazioni di montagna avere installazioni in caverna, per mezzo delle quali si elimina per quanto possibile il contrasto sempre esistito fra protezione ed azione offensiva delle artiglierie; elette installazioni presentano il vantaggio della grande resistenza della massa coprente, della copertura alla vista e della spesa relativamente poco rilevante e lo svantaggio di una sensibile riduzione dei settori di tiro orizzontale e verticale o indebolimento della parete frontale della caverna, grande apertura esterna della cannoniera.
Possiamo ora rilevare come nel corso della guerra 1915-18 spesso sia stata impiegata artiglieria in caverna, ma, essendo dotata di armi incavalcate su affusti a ruote, venne accentuato lo svantaggio delle cannoniere di troppo ampie dimensioni e quindi facilmente imboccabili dal tiro nemico, poiché la minima apertura esterna della cannoniera si ottiene invece facendo ruotare. pressoché in volata, in direzione ed inclinazione l'arma (la volata dell'arma, così facendo, viene a coincidere col margine esterno della parete frontale della caverna e ciò non è realizzabile con un'arma su affusto ruotato)
Ed oggi si possono aver pezzi - monta ti su opportuni tipi di affusti da caverna - ben protetti , con cannoniere:: non troppo ampie e senori di tiro indiscriminatamente vasti.
Naruralmcntc tali settori non potranno mai eguagliare quelli delle casematte girevoli, ma calcolando che il costo di una installazione in caverna imp o rt a una spesa mult o inferiore a quella necessaria per l'impianw della casamaua girevole, se m.: deduce che poi potrebbe siste marsi alcuni settori del nosrro confine montano con artiglieria in <.:averna. impiegando un maggior numero di bocche da fuo<.:o , resrando semp re nell o stesso limite di spesa, e:: con i vantaggi di favorire la manovra del fuoco ddla difesa e d i aumentare il num ero dei bersagli sui q uali l'attaccante dovrebbe disseminare i suoi tiri.
Il Col. Targa. rilev a poi un altro vantnggio della caverna L'artiglieri a avv;;:rsa,ù, per poterla battere, è vincolata ad un tiro frontale o quasi, il che limita di molto la pussibili1i1 di sce lta delle posizioni, per cui la caverna d'incerta guisa paralizza il vantaggio che può venire all'artiglieria avversaria dal suo grande raggio di azione che è quello di poter ba1tere un'opera scoperta prendendo posizione sul punto più conveniente di un grandissimo arco auorno all'opera stessa. lnrine l'installazione in caverna, meglio di qualunque altro tipo di opera permaneme, può mascherarsi, giacché nulla vieta sia lasciato in posto un diaframma di roccia da farsi saltare soltamo al momento del bisogno, di modo che la vera ubicazione delle cannoniere può rimanere impre<.:isato fino all'ultirno istante.
I criteri che vengono ora adollati nella sistemazione diìensiva della nostra frontiera momana. sembra appunto che coincidano. nelle linee generali. colle considerazioni che abbiamo esposte. 15
I lavori pertanto si baseranno sui seguenti capisaldi:
I. sbarramento di ogni via di accesso mediante una vera regione fortificata saldata ad on ime posizioni sui fianchi e rafforzata in profondità. capace di dare solido appoggio ai comrattacchi e di favorire l'azione offensiva nel momento e nella direzione decisive;
2. costruzione di numerose vie:: di comunicazione, senza le quali ogni opera difensiva è inutile od anche dannosa;
3. abolizione di tulle:: le opere in cresta o comunque in rilievo delle cupole corazzate;
4. costruzione di numerose postazioni in caverna :
5. costruzione di depositi di munizioni, ricoveri. ccc., in caverna.
15 Ciò sarà applicato alle opere realizzate a difesa della frontiera con l'Austria e:: rinvenuto, integro ciué con diaframma non saltato, dall'autore stesso nel corso di una ricognizione effettuata al Passo del Brennero.
Una parola infine sul personale
Finora il comando ed il pres id io di una fortezza o di un'opera non è mai staio tenuto in una considcrnzionc molto alt a ed è stato scelto con criteri quasi esclusivamente tecnici. Sappiamo invece benissimo che un'organizzazione difensiva qualsiasi ha un valore sollanto se presidiata da cuori fermi e se comandata da mente lucida e serena. Perciò occorre che i capi siano scelti fra gli e l emcnti non soltanto tecnici. ma che abbiano anche una pratica di comando cd una preparazione morale tali da metterli nelle migliori condizioni di fronte alle situazioni difficilissime in cui può venire a trovarsi unu opera fortificati va. E le truppt: del pres idio dcbbono essere salde. avcre anche capacità manovriera, essere continuamente esercitate. ed affiatate con i capi." 16
Sviluppi del dopoguerra - Realizzazione del Vallo alpino
La realizzazione pratica di quanto uscito dall'esperienza della prima guerra mondiale, tenuto conto del comportamento delle opere italiane ed austriache parzialmente evidenziato dallo studio del Generale Traniello precedentemente esposto, si avrà in Italia con la realizzazione del cosiddetto Vallo Alpino od Alpino del Littorio.
Il Governo italiano allora in carica volle fo1temente la realizzazione di questa struttura difensiva a causa dello stato di continua tensione nei confronti delle nazioni contermini, nessuna delle quali era ritenuta sicura alleata, e la sua costruzione ri sentì del clima di esasperato nazionalismo che si era svi luppato nel paese e che tendeva a riaffermare, mediante il materiale possesso, la intangibilità dei confini.
La faraonica realizzazione, che avrebbe dovuto rendere in violabi li i 185 I chilometri del confine terrestre italiano (Km 220 co n il Regno di Jugoslavia, Km 420 con l'Austria, Km 487 con la Francia e Km 724 con l a Confederazione Elvetica), sorse a causa della conferma avuta dalla 1• Guerra Mondiale circa l'utilità della fortificazione permanente, e fu influenzata nella sua concezione dalle coeve realizzazioni straniere (Maginot, Sigfrido, Mannerhairn ecc.) e dall'evoluzione dottrinale che prevedeva, anziché piazzeforti i solate, linee fortificate co ntinu e per la difesa del confine ed infine risentì della evoluzione dei mezzi tecnici di offesa e cli difesa.
La realizzazione ciel Vallo inoltre determinò la creazione di un apposito corpo, la Guardia alla Frontiera, destinato a vivere, presidiare ed operare nelle strutture fortifkate permanenti, il cui proliferare aveva immobilizzato, con compiti di presidio e sorveglianza, buona parte delle forze dell'esercito che ora chiameremmo cli campagna, e produsse quella evo lu zione della dottrina che vide scissi i compiti delle Forze Armate in difensivi, affidati all a nuova compagine militare della G.a.F., destinata a presidiare le strutture fortificate di confine, ed offensivi, affidati all a massa dell'esercito mobile che ora, svincolato dai compiti precedentemente assolti di presidio statico delle fortificazioni di confine, poteva agire offensivamente, celermente ed in modo mobile ovunque si fosse voluto, come proclamava l'aulica retorica del tempo, attribuendo alt 'Ita lia il ruolo di grande potenza.
Data l'impo1tanza, almeno concettuale, ciel Vallo Alpino, inteso come opera di fortificazione militare, ciò che esso rappresentò nell'evoluzione della fortificazione italiana e gli influssi che la sua costruzione ebbe almeno di riflesso sull'ordinamento dell'Esercito Italiano, giungendo a rendere necessaria addirittura la creazione di un nuovo corpo dell'esercito (ta le deve essere considerata la G.a.F., che annoverava nei suoi ranghi militari di tutte l e armi dell'esercito, aveva una struttura organica atip ica, impiego e comp iti particolari) si è ritenuto opportuno dedicare al Vallo e ai suoi occupanti non solo un breve cenno ma un intero capitolo di questo saggio, che ha per oggetto la difesa dell'arco alpino italiano dalla Unità d'Italia alla na Guerra Mondiale.