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ANTICORSARE
di guarnigione, per un costo complessivo pari alla metà del precedente dispositivo. Nonostante ciò anche per quel secondo piano la disponibilità economica non fu trovata e nell'estate del '75, fra le tante prede dei corsari nelle acque non lontane dalla Sardegna vi fu persino una nave da guerra imperiale. Si trattava della galera El sol a bordo della quale viaggiava il comandante in capo dell'artiglieria napoletana ed un oscuro soldato privo dell'uso di una mano, un certo Miguel Cervantes <1221•
L'avv io del progetto
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Nel 1578 giunse in Sardegna un nuovo viceré, don Miguel de Moncada: non gli occorse molto tempo per realizzare il terribile degrado provocato dalle razzie corsare sul!' Isola, abbandonata ormai a se stessa. Convinto assertore della necessità cli contrastare tanta vessazione divenne il più attivo sostenitore del torreggiamento, che in qualsiasi maniera avrebbe dovuto attuarsi. E subito dopo aver inviato ai suoi diretti superiori un ennesimo prospetto circa la situazione militare delle piazze, ne inviava un altro relativo ai siti prescelti per l'impianto delle agognate torri anticorsare, completato dai relativi preventivi, sulla falsariga di quello del Camos (123! _
Il documento, però, per quanto è possibile giudicare dalla parte pervenutaci, sembrerebbe più che altro un tabulato informale e riassuntivo, supponente necessariamente u n precedente studio di fattibilità di migliore definizione, divergente per logica tattica da quello del '72 e del '75 del Camos. In esso, infatti, sono previste 82 torri certe, più una decina di probabili, di gran lunga eccedente quindi sia le 54 iniziali che le 30 finali del capitano di Iglesias . Anche da l punto cli vista economico il piano de l Moncada si discosta nettamente dai precedenti, prospettando un costo di oltre 15.000 ducati, all'indomani per giunta di un'umiliante bancarotta imperiale e di una gravissima crisi economica isolana! D iverso sensib il mente persino l'importo di ogni singola torre. Diversa infine la stessa modalità di percorrenza, con avvio del periplo da Capo Carbonara e non dalla Capitale. Né sembra credibile che le località da difendere con una torre citate nel documento fossero frutto di un mero inserimento teorico, prive cioè di una effettiva necessità e di un preciso riscontro, non fosse altro che gli onnai risaputi contesti di endemica miseria. Quanto osservato perciò confermerebbe l'elaborazione di un nuovo studio di fattibilità del torreggiamento su incarico proprio del Moncada, soltanto in minima parte sovrapponibile ed appaiabile a quelli del Camos. Di più ampio respiro e portata, ostenta quasi una maggiore ingenuità e un rinnovalo entusiasmo, doti peraltro calzanti alla recente investitura vicereale del Moncacla.
Ovvio concludere che il suddetto piano si connotasse, in breve volgere, come una utopica visione o come un ottimale traguardo cui tendere nel tempo , al pari di tutti gli altri progetti di massima già esaminati. Resta comunque un documento interessante per favorire la comprensione della complessa vicenda che quelle colossali opere difensive implicarono. Di certo qualche torre di lì a breve dovette effettivamente iniziarsi a costruire, rintracciandosene menzione in una relazione ufficiale trasmessa all'imperatore nel I 580 e postillata dall'ingegner Fratino. Nel documento , del quale citiamo la traduzione di alcuni stralci evidenziando in corsivo i commenti del Fratino, tra le varie necessità, il Moncada ricorda di aver inviato: " ... don Martino de H errera ed il capitano di quelle marine che si chiamano Casalabria a trattare con gli abitanti delle stesse per convincerli a costruire un paio di torri, a loro spese, alle Bocche di Bonifacio, con l a guardia relativa sempre a loro ca rico. Non ho ancora una risposta diretta su ciò ma ritengo che accetteranno. Ne darò al riguardo comunicazione a V. M.
(Un paio di torri alle Bocche di Bonifacio saranno ben poca cosa per esservi oltre 40 miglia di costa tra gli abitati e Castel Aragonese e ancora 30 tra questo e gli altri abitati Occorrerebbero perciò almeno 4 torri per di più massicce, complete di rivellino , o non si potrà salvare nessuno che si rifugi in esse, come già lo esposi per iscritto a V. M )
A Sassari [neiJ settori costieri dove si stanno cos truendo due torri molto imp ortanti ...
Ad A l ghero s i sta nn o co mpletando la torr e di Capo Galera ed un 'a ltra che s i erige a spese dei vassalli della baronia di Mo nte leone ... In quella di Capo Galera, per essere mo lt o i mportante. so no stat i pos tati anche due pezzi di artiglieria ed un artighere a spese della c itt à. rn tal modo alla s u a base potranno ormegg i arsi in tutta tranquillità le navi che att ua lm ente non sanno dove lipararsi f n (glesias ... è quasi ultimata una torre nella quale g ià vi si attua la guardia ...
In Bosa... è g i à da un anno c he la torre sull'isolotto è completamente restaurata ... Si è data la massima urgenza alla ultim az ion e deJle due torri c he si stanno innalzando nel tenitorio d i don Angel Zetrillo , che sara nn o pertanto presto complete e presidiate da ve dette ...
I n Ori stano s i è data inoltre fretta perché siano ultima te le due torri in cost ruzion e, ord inando altresì che se ne avvii un altra nuo va .
(. .. mi sembra ottimo che si vadano terminando le rorri che si previdero per questo Golfo)
Comandai infine ai baroni di prestar serviz io con i l oro squadroni, che per obbligo feudale ve r so S. M. devo no essere di 80 cavai Ii, avvicenda nd osi 20 alla volta per 3 mesi, di modo che ci sia sempre disponibile una compagn ia di almeno 20 cavalli , alla q ua le s i porrà come capitano uno dei sergenti della mili zia che t ie ne il dovere di perl u strare le marine e so rvegliare le guardie che si effettuano lungo que ll e
(Mi sembra g iu sto che i baroni con i loro squadroni effettu ino le perlustra zioni come esposto.
Firmaro: ingegn e r Fratino) 112~>
In definitiva, intorno aJ 1580, i cantieri delle torri , sotto la spinta del viceré don Miguel de Moncada presero ad operare.
Servendosi magari di finanziamenti l ocali, sopportati dagli ab it ant i o dagli stessi feudatari, forse più raramente elargiti dalla fi nanza imp eriale, in diversi punti della costa sarda squadre di muratori, s paccapietre, legnaioli, carpe nti er i e barcaioli si dedicarono a concret izzare il tanto agognato e lungamente atteso progetto. Purtroppo nes s una fonte esplicita ci consente di appurare quante torri fossero co nt emporaneame nt e in costruzione in quella estate del 1580 . Una s tima prudente ci porterebbe a non superare la decina, cifra senza dubbio modestissima, ma incontestabile avvio del torreggiamenro sardo Del resto se la seconda re la zione del Camos ne prevedeva complessivamente una trentina, e la carta dell'isola del 1577 del Capellino, frutto in merito di informazioni piultosto che di oggettivi riscontri, ne riportava 33 ed il Fara. a sua volta, nella Cronographia ne prospettava 31, quella frazione rappresentava una consistente aliquota. pari ad un terzo .
L'a ttuazione così intrapresa ricevette la prima investitura ufficiale soltanto nel 1583 allorché il: " Parlamento convocato dal viceré Miguel de Moncada ha fra g li argomenti in discussione proprio la questione della difesa delle coste d e ll ' iso la. Gli s tamenti propongono capitoli pressoché identici sul sistema difensivo: in primo luogo le torri devono essere erette nei golfi, nei porti e a dife sa dei centri abitati: le torri che sorgono nelle marine delle città o dei feudi devono essere mantenute dal le amministrazioni municipali o dai signori feudali; le torri sarebbero, di fatto, inutili se non si procedesse anche al re s tauro delle piazzeforti di Cagliari, Alghero, Caste11aragonese e alla fortificazione delle altre città. Viene, infine, proposta l ' istituzione di una Diputaciò. espressione dei tre bracci del Parlamento, per l'amministrazione dei fondi 1icavati dalle tasse previste per finanziare la costruzione e il mantenime n to delle torri " 11 25 1 •
Non è affatto da escludere che la presa di posizione del Parl amento sardo avvenisse s ulla s pinta emozionale dell'ennesima tragica razzia abbatt ut asi l 'a nno innanzi s u Quartu, a poche miglia da Cagliari, dove l ' appara to di vigilanza e difesa anticorsara tardava ad essere attivato. Altresì a l tamen te probabile s upp orre , dietro la c it ata de lib era, l a vo lo nt à imperiale, apparentemente dispersasi nei meandri burocratici. E fo rse proprio a seguito della inarrestabile e crescente pressione barbaresca s ull e torme nt a te marine dell ' indifeso R egno, l 'imperatore Fi lippo II , alla fine s i espresse a l riguardo in maniera inequivocabile. Pertanto nel 1587, quindici an ni dopo gli accorati solleciti di don Marcantonio Camos, l a prammatica del 29 [