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AZ ION I A NTICORSARE

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ANT!CORSARE

ANT!CORSARE

Fu questo uno degli ultimi atti anuninistrativi del viceré don Marcantonio Colonna compiuti in Sicilia. Poche settimane dopo lo sostituì un nuovo viceré e mentre il suo successore iniziava a cimentarsi con le tragiche necessità dell'Isola, il Colonna si spegneva a Medina innescando con la sua improvvisa morte oscure clicerie /11 5> Il Camilliani, dal canto suo, intraprese la impellente ricognizione in quella stessa p 1imavera, procedendo con accuratezza e scrupolo ad espletare tutte le richieste formulategli, impegnandosi anche a reiterate successive ispezioni. 11 suo incarico infatti finì per divenire stabile e monotematico. Da qui forse la tradizione storiografica di attribuirgli per antonomasia tutte le torri costiere sici l iane, almeno quelle successive al 1580. Del resto la tesi non appare poi tanto peregrina, in quanto l'architetto restò nel suo incarico per i successivi 20 anni , concludendo con la sua motte avvenuta nel 1603 quella significativa esistenza dedicata in buona parte alla difesa costiera anticorsara ed al toneggiamenlo del Regno di Sicilia. Dal suo periplo ne trasse una accurata relazione distinta in tre libri, riccamente ilJu s trata, rivelatasi alla fine per nu.lla inferiore a quella cieli' illustre predecessore.

A differenza però dello Spannocchi il Camilliani intraprese la sua ricognizione da Palermo ruotando in senso antiorario. Questa apparentemente trascurabile variante lascia trapelare una larvata divergente logica del suo sistema rispetto a quello del Senese, essendo infatti Me s sina il polo militare per antonomasia del Regno e Palem10 quello civile. Era in definitiva un voler sottolineare, anche itinerariamente , le due diverse connotazioni della difesa anticorsara in elaborazione: più spiccatamente militare la prima e più attenta alla salvaguardia civile la seconda.

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In linea di larga massima il Carnilliani presuppose uno schjeramento di 106 toni di nuova edificazione, quasi un a ve ntin a in meno di quelle ipotizzate da ll o Spannocchi. A queste si sarebbero dovute aggiungere le circa 40 già esistenti ritenute a suo gi udi zio integrabili nel sistema, anche q ueste inferiori di una ventina rispetto alle indicazioni dello Spannocchi. App li cando però a l progetto del senese i debiti correttivi le sue prescrizioni sembrano co in cidere sostanzia lmente con quelle del fiorentino, confem1andoci se non l ' interdip e nde nza dei du e progetti la o rm ai acquisita oggettività concettuale della d ifesa anticorsara. costruzione di queste torri va fino al primo trentennio del ' 600. Poi. il fervore cos trutti vo di parte della deputazione cessò , ed il problema divenne essen z ialmente ge s tionale, pur non mancandosi s i sottoporre s pess o a revisione questi im portanti element i del s istema, fino alla sua fine , che si colloca nel primo ve ntenni.o del XIX secolo .. ." (1171 •

Bilancio conclusivo

Completate l e sue osservazio ni , esposte le acc uratamente in un puntiglioso a tl ante s up erbamente illustrato, il Camilliani ri entrò a P alermo verso la metà del 1584. Esaurit a la fase teorica iniziava q ue ll a esecutiva: ma non divers amente da quanto verificatos i nel passato il processo di conc retizzazione si rilevò irto di diffico lt à . Pe r c ui : ' ... nessuna meraviglia . .. può provarsi se alla completa realizzazione del progetto camillaneo non s'arrivò mai, sebbe ne il parlamento non s i sia limitato allo s tanz iam ento del 1579, m a lo abbia se mpre periodicamente rinnovato , ed anzi aumenta to in seguenti sess ioni

Si cura me nt e molte toni vennero costruite nel tempo a ve nire su ll a scorta de l! ' idea progettuale di Camilliani. M a cer to chi, seg ue ndo la D escrittione, visiti ogg i le cos te di Sicilia non mancherà di costatare larg hi vuoti nella catena ideata da Camilliani , né sempre gli sar à poss ibil e tro vare te stimonian ze documentali c he co ns entano di attribuir e a l l'opera d e molitri ce de l tempo, o degli stess i ne mici , l a causa di tutti que sti vuoti.

In realtà , seco ndo le molte carte uffi c ial i consultate, e dunqu e con quasi asso luta certezza, le torri che ne l tempo risultano essere state a caiico de ll a deputazione assommano soltanto ad una quarantina (e no n tutte furono fa tte costruire) ..." (116 > .

Ad ogni buon co nt o per l a Sicilia: " .. .il p eriodo d i

In realtà, sebbene in numero estremamente e s iguo, torri costiere s i continuarono a costruir e in S ic il ia anche nel co rso dello stes so secolo ed in quello s uccessivo, magari co n log iche operative appena diverse, ma se mpre per la medesima necessità. Un esempio è fornito dalla torre di Li gny a Trapani eretta intorno al 1672 , o dalla torre di M agnisi eretta ai primi dell ' 800, per no n parlare di quelle di Ustica erette intorno a l 1763.

D opo una serie di interventi più o meno scoo rd inati, dopo il recupero di tutte le torri in q ualche modo a ncora utilizzabili ed integrabili nel moderno sistema di toneggiamento e dopo oltre un secolo di incess anti riqualificazioni e riattazioni, il Regno di Sicilia gi un se a sc hi erarne un consistente numero . Stando ad alcune pubblicazioni settecentesc h e la loro entità complessiva viene fat ta ascendere ad oltre 190 unità. Di queste c irca 45 quelle erette per iniziat i va e fi n anziamento pubblico e pertanto dette anche To rri di Deputazione. Le restanti , di improb o accertamento tipologico, furono quindi a lmeno un centinaio, con un g ro s so nucl eo a nt ecedente l ' ini zio de l XVII seco l o.

IL TORREGGIAAfENTO DELLA SARDEGNA

Le premesse

Il 12 m agg i o del 1560 l 'arc i vescovo di Cagliari, Parrag ues de Castlillejo , in un duro se rmon e s ti gmatizzava senza alcuna incertezza l o s tat o di a s so lu ta inermit à in c ui ve rsava o rmai l' intera Sardegna. Stando alle s u e recriminazioni, infa tti , all' Iso la : " approdano pochi bastimenti, perché s i tro va assediata da co r sari barbareschi c he hann o libertà di fa re ciò c he vogliono. giacché dessa è abbandona ta dal re, e tenuta in nes s un conto dai suoi mini s tri e da tutto il mondo " ( 11 s)

L a vibrata denuncia non era disgraziatamente un ' esagerazione reto1ica ma la tragica realtà della Sardegna decaduta , per neg li gente abbandono , ad una regione di razzia is l anùca. La sua esposiz ion e, in assolut o n o n dissimile da quella degli alt ri s tati, veniva purtroppo esas perata dalla rilevante distanza dalla terrafenna ed acuita da ll a limitatissima densità demografica, co nca use peculiaii che co ngiurava no a renderne l e coste praticainente aperie Ne l passato , per La ve1ità, qu alche rimedio era stato preso per dotare alme no i siti più a ri schi o di un minimo di protezione anticorsara.

In particolare gli aragone s i avevano fatto erigere un certo numero di gro ss i torrioni: non si erra molto s upponendoli una decina, alcuni dei quali ancora presenti ed in ottime condizioni di co nservazione. T ra questi quello di P orto Scuso, di Oristano, di Bosa. d ' Alghero, di Po rto Conte e di P o rto Ton-es.

Come faci lm ente recipibile dai ri s pet ti vi nomi s i trattava di capisa ldi finalizzati alla protez ione di un porticciolo, o come nel caso di B osa di una foce fluvia le fungente da ancoraggio , tramite le grosse bombarde per le quali vennero dimen s ionati e di cui erano dotati. Pur non essendo q uelle mastodontiche e malagevo li bocche da fuoco ideali per l a difesa cos ti era rapp r esentavano pur sempre un di sc r eto passo avanti rispetto a ll 'assoluta passività dell ' a ll arme , cos tituendo perciò un indubbi o deterrente anticorsaro. Quei torri o ni a l oro volta si prestavano a ricevere un armamento più moderno senza alcu n a modifica.

1 Prodromi Del Torreggiamento

Come accen na to la vittoria di L epan to non tranquilli zzò affatto la dirigenza mili tare asburgica , tanto più che la Francia, a ll ea nd os i agli inizi de l 1572 con l'Inghilterra, rese ult eriormente precaria la s itu azione geos trat egica del Mediterraneo. Quanto alJa Sardegna non si esclu deva c he un eve ntu ale attaccante, approfittando della s ua noto ri a debolezza, potesse insediarvisi tra sfo rmandol a in base ava n za ta prospiciente le cos te della stessa Spagna. In particolme si paventava sopratt utto che una modes ta incursione turco-barbaresca potesse trasformarsi d ap prima in un ' inva s ion e e quindi in un a occupazione dell'intera Isola, di improba elim inazione.

Rep uta ndo si la minaccia p er nulla infondata l'allora viceré, don Ju an Coloma, ricevette l'ordine di prodigarsi in m odo da avviare, sull'esempio dei s uoi colleghi di Sicilia e di Napoli , un analo go dispositivo di torreggiamento continuo lun go l' int e ro perimetro dell a Sardegna. Fase prodro mi ca un accurato e circostan- ziato progetto d'intenti, compilato nel corso dj un· accurata quanto rischiosissima ricognizione dei luoghi. Con la solerzia dei momenti cruciali. la delicata incombenza venne immediatamente affidata ad un gjovane notabile di risaputi dinamismo ed ambizione: don Marcantonio Carnos, capitano di Iglesias •119i.

Stando alJ' interessantissimo documento , interamente pervenutoci e che ancora una volta deve essere considerato tipico per tutti i progetti di torreggiamento continuo, i] Camos, per meglio attendere alla missione, prima di partire. selezionò, secondo la prassi, una sorta di commissione itinerante che lo avrebbe seguito nel minuzioso periplo della Sardegna. A fame parte designò un ufficiale di artiglieria, un pilota di marina, un ingegnere militare, un appaltatore di opere pubbliche, un disegnatore topografo ed u no scrivano. In ogni sito ritenuto a rischio , l'artigliere d'accordo con il navigatore avrebbe indicato il tipo di armamento necessario a frustrare ogni insidia corsara. A sua volta l ' ingegnere ne avrebbe stabilito, in un ambito di tre modelli base , quale torre fosse congrua al suddetto armamento. mentre l'appaltatore ne avrebbe precisato il costo, tenendo in debito conto sia le difficoltà di accesso al luogo sia le infra s trutture dì s upporto indispensabili. Espletati quei preliminari e raggiunto un accordo, il disegnatore doveva tracciare un sommario rilievo della costa con una precisa indicazione del punto prescelto per I' erigenda torre, indicandone con sufficiente chiarezza oltre alle connotazioni essenziali anche il debito orientamento. Ne l frattempo lo scrivano avrebbe fissato in un'apposita scheda tutti i dati tecnici , economici e geografici. Progressivamente si sarebbe formato in tal modo un codice di schede fungente , alla fine del periplo , da progetto d'intenti dell'intero piano di torreggiamento .

L'ultimo giovedì del gennaio del 1572 la piccola pattuglia si mise in moto da Cagliari, accingendosi a vagliare secondo il verso orario l'intero sviluppo costiero sardo. Circa tre mesi dopo, per l'esattezza il 26 aprile dello stesso anno, dopo aver corso innumerevoli pericoli connessi alla faticosa missione in un territorio per la maggior parte deserto ed inospitale, la commissione concludeva il suo lavoro rientrando a Cagliari dalla opposta direzione.

In sintesi nella sua relazione, definita da quel momento Torreggiamento del Regno di Sardegna 1120 i, il Camos ricordava che nell'isola vi erano 15 porti, 4 porti-canale, I 05 cale di una qualche importanza, da difendere attivamente. Vi erano inoltre ben 26 località costiere nelle quali in qualsiasi stagione riusciva possibile prelevare acqua potabile, senza contare le isolette litoranee suscettibili di trasfonnarsi in basi corsare, delle quali però al momento non si doveva tenere ancora conto. Parimenti la relazione evidenziò la presenza a ridosso di alquanti abitati di torri anticorsare nelle quali si effettuava la guardia continua sia pure finalizzata al semplice allarme limitrofo. Al riguardo il Camos, dando prova di un'indubbia competenza , non mancò di evidenziare che quel modesto espediente, oltre che di scarsa efficacia per gli abitati protetti, si trasformava in ultima analisi in un'agevolazione per i corsari. Non essendo infatti continuo finiva per canalizzarne le incursioni verso le località totalmente indifese, con esiti tragici quanto numerosi. Inoltre, ricordava ancora lo stesso autore, quella ten-ibile esposizione aveva permesso la penetrazione dei razziatori fino a 25 miglia verso l'interno, rendendo l'intera fascia costiera, peraltro la più fertile e remunerativa deserta.

Premesso ciò per il ton-eggiamento di prima istanza sarebbero occorsi 73 capisaldi per la guardia, che al netto degli esistenti scendevano a soli 64. Di questi, però, circa una decina, previsti sulla sommità di alture litoranee, non implicavano strutture murarie per cui le torri propriamente dette si riducevano soltanto a 54, su di un perimetro di oltre l 500 km. Già da questo primo dato emerge la inusitata inconsistenza del ton-eggiamento sardo, in pratica più un si stema di allertamento continuo che di interdizione propriamente detta, del tipo cioè di quelli appena illustrati. A ribadire ulteriormente la sensazione contribuisce la precisazione che delle 54 torri solo 4 erano previste massicce, altrimenti dette torri gagliarde capaci perciò di sopportare u.n armamento costituito da due pezzi di artiglieria, mentre le restanti 50 erano invece delle semplici postazioni di vedetta. Circa 150 uomini l'ammontare delle loro guarnigioni, mentre 1O esploratori, di cui 6 a cavallo e 4 a piedi avrebbero garantito la continuità anche nelle tratte critiche. Quanto al costo complessivo sarebbe asceso a circa 14.000 scudi , cifra senza dubbio considerevole ma appena sufficiente nel Regno di Napoli all'erezione di una ventina di torri. Un onere del genere tuttavia non risultava in alcun modo compatibile con le misere finanze del Regno, per cui s e ne previde il finanziamento tramite una apposita ta ss a sulle esportazioni di formaggio ed il mantenimento tramite un'apposita rendita. In brev e ogni torre sarebbe stata dotata di un appezzamento di terra limitrofo in grado di garantire un utile sufficiente alla sua manutenzione.

Il dettagliato progetto pervenne a Madrid qua s i certamente nel corso della successiva estate , mentre l'imperatore tentava di aggregare gli alleati dell'anno precedente per infliggere al Turco una nuova disastrosa sconfitta. In quel febbrile contesto quanta attenzione potette trovare un progetto anticorsaro finanziato con il formaggio è facile immaginarlo!

Trascorsero così alcuni anni fino a quando nel ' 74 il Serbelloni, che nel frattempo aveva assunto il comando della fortezza presso la Goletta di Tunisi (12 11 , non fu costretto ad arrendersi consegnando la città ai Barbareschi. La minaccia corsara tornò rapidamente ad incrementarsi ed il progetto di toITeggiamento della Sardegna fu riconsiderato dal suo autore, che ne ricavò una variante ulteriorn1ente più modesta impostata appena su 44 ton-i. In realtà le ton-i risultavano non più di una trentina con meno di un centinaio di uomini

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