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ANTJCORSARE

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ANT!CORSARI::

ANT!CORSARI::

che pa,isconu i marinari e i mercadallli sulla spia[?gia romana per 111i!>}'a1to dei pircui. nemici del nome cri.1·1iano, i quali della is1essa deso/a zio11e nostra facendo loro prò. si mel/onu a w/ento nei luoghi più acconci al nascondiglio e all'agguato; e uscendo fuori improvl'isa111e11te sugli incauli, assaltano. uccido110. cattivano rubano bastimenti. danaro: e me11ansi via le persone a s 1ra-::.io perpe1uo in Barberia .'' 1fi(11 •

La costruzione in sintesi concerneva in 15 torri. oltre al torrione S. Michele, entità che rapportata aJJe oltre 300 di Napoli potrebbe la sc iare dubbi circa la validità del provvedimento. Ma quell'apparente inconsistenza trova una sua spiegaz ione innanzitutto nella preesist e nza di numerosi castelli costieri, che giubilati in quanto tali tornavano ancora validi nella difesa anticorsara, e non ultimo nella conformazione morfologica del litorale. Le coste tra Civitavecchia e Gaeta, ad eccezione della modesta preminenza del Circeo, appaiono, ed apparivano ancor di più all'epoca, con connotazioni e caratteristiche assolutamente omogenee. Arenili ampi, sabbiosi, privi di insenature, assolutamenle inadatti agli agguati corsari e per le estese paludi retrostanti , inadatti pure agli sbarchi, che finivano perciò per concentrarsi su pochi e ben noti ambiti. Con una visibilità tanto estesa ed una esposizione tanto bassa tornava poss ibile scag lionare le torri con i massimi interassi ammessi da sistemi del genere pari a 7-10 km. li che già porterebbe iJ lotto delle 15 in questione , oltre al torrione, ad una copertura di quasi 150 km sui circa 200 del perimetro costiero tin-enico. Computando pure i menzionati castelli costieri e le fortezze, si potrebbe s timare il di s positivo varato di densità non minore del napoletano.

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In realtà la situazione ri su lt ava ancora migliore, poiché già esistevano lungo la costa alquante toni . Innalzate per iniziativa privata , o su sollecitazione della Reverenda Camera Apostolica, benché di disparata connotazione rispondevano invariabilmente alla protezione anticorsara . Pertanto interponendo tra loro le quindici in questione , o sostituendo dove necessario le meno valide, il sistema sarebbe risultato perfettamente congruo aUe necessità, con interassi infe1iori addirittura alla metà di quello esposto. Tullavia anche in questo caso, stando ai documenti, ci si accontentò di quella iniziale chiusura, peraltro scarsamente coordinata, ma s i continuò ad infittire la rete di torri erigendone altre ancora sia nel secolo s uccessivo sia in pieno '700. E solo intorno alla sua metà può riten ersi completato il torregg iamento del litorale tirrenico, pur esse ndosi ormai da seco li ottenuta la continuità semaforica tra i caposaldi ci,i, _

È probabile che tale lente zza debba imputarsi alle solite ristrette zze economiche, forse anche più s tringenti per lo Stato Ponlificio a causa dei s uoi molteplicì impegni derivanti dalla precipua funzione religiosa. Il che dovette costiingere all'adozione di un sis tem a di contribuzione per la costruzione delle torri impostato essenzia lmente sul coinvolgimento feudale e quindi alquanto discrezionale. A titolo di esempio ecco un documento del 1568, appena l'anno dopo l 'ordina nz a di costruzione, che stabi li sce patti tra il pontefice ed alcuni nobili locali per l'edifica zione di una tolTe:

"Pio pp. V

«Avendo noi grandissimo desiderio di.fabbricare alcune 1orri o propugnaco li vicino o almeno 11011 lungi dal nostro lido c11deati120. e di met1erl'i anni e soldali per guardia della nostra spiaggia latina. presso la ci/là di Renna, e verso Ardea e Nettuno. al fine di impedire che gli infedeli. e gli alrri nemici della romana Chiesa. i ladroni e i pirati nonfacc:iano danni: e perch é da una parie le nostre rendit e non bas1a110 a tu/lu quello che ci incombe, e dal/ 'a ltra ci si presentano i ,lì-atei/i Ascanio e Prospero Caffare//i, di/elfi figli e 110bili romani. ojjirndosi pronti a costruire una torre sul lido del mare, ed a fare altre cose utili in u11a e/elle /o,v tenute nel territorio di Ardea, l'olgarmente chiama10 sa111a Loren::,a , e però esendosi essi acco rdali col 11os1ro tesoriere generale e figlio di/elfo Barwlomeo Bussotti sopra certi capi10/i; cioè gli s te ss i fra1efli Ascanio e Prospero da una parte, e esso Barto/0111eo 1esoriere. a nome 11os1ro e per Noi pro111e/te11do l 'a pprovazione , ne è venuio il seguenle co11certo o 1ro1ta10 co i capilo/i seguenti scrilti come appresso in linguagg io \'Ol[?are di questo tenore »:

« Volendo la Santità di nostro Signore papa Pio V fare qualche JHOl'Fisiom• di alcune guardie dietro alle 111arine del Latio di Roma per ostare a/li corsari che non siano così sicuri a smontare in rerm e fare dietro le marine del u1tio bottini d'ani111e, di came, et d'altre cose; et levarli questa occasione per la quale più frequentano questo more; et 11011 si possendo mettere e Tenere quelle guardie se non si fanno dietro alle dette marine ji·a un luogo e l'altro alcune torri e T propugnacoli. nelle quali le dette guardie si possano sicuramente tenere; et il voler fare queste torri di quello della Camera saria dispendioso et si edificariano in fondi di prirati. Per questo Sua Samitù con maturo consiglio ha deliberato di farfare queste torri dietro le marine ad alcuni privati. et fm gli altri alti nobili uo111i11i e signori Ascanio , e Prospero Caffarello, in la tenura di santa Lorenza del tenimento d'Ardea co n la quale per commissione er ordine di Sua Santità 111011signor Barrolommeo Bussotlo. lesoriere generale di Sua Santità, a nome di sua !Jea1itudi11e, per la quale sua Signoria promette che ratificherà li presenti capitoli per un suo Moto proprio. da un pane. er li signori Caffarelli da/l 'a/rra. sono convenuti e vengono nelle irifrascrifle reciproche conventim 1i et c api rul a Tio11i: c ioè in primis che e/erti signori Ca_ffarf'lli acceuano il peso che Sua Santità l'impone di fare in la de TTa lo,v tenuta di Sanra Lorenw a canro alla marina, d01·e li sarà segna to et ordinato per mandato della Camera apostolica, una torre q11adrara , in quartro faccie, larga per faccia palmi quaranra et di alte::za di canr1e 110\'e, ben fondala et fabbricata, e t quella applicare all'uso e, servitio della Camera per le delle guardie in perpetuo. et fare questa fabbrica ù1 mesi otro. cioè in due invernare cominc iando da hoggi; er quesli si è perché 111w invernata va in fondare in paese arenoso, e /'a/ira invernata i11 tirarla su a pe1.fet1ione: e questo per causa che /' es rate 11011 si può lavorare. sì per il malaere, come per il rimare de li rurchi. Et 1·icel'ersa detto monsignor Te soriere promette che sua Santità concederà per ajutare la fabb ri ca la rratra libera e fra n ca di mille rubbia ' fi 21 di g rano per terra o per 111are; cioè adesso per rubbio cinquecento, el per / 'a/ere rubbio c inque ce nro quando la deua to r re sarà.fondata e si tuata sopra terra a me::zo tratto; et inoltre pagarli dieci sc udi il mese ogni vol ra che la torre sarà finita e messa in gua rdia per tre uomini; quando essi signori Caffarelli ve li Tengono per gua rdia di detta torre: e r darli I 'a rliglieria e munitioni necessarie: o vero se piacerà alla reverenda Camera apostolica, habhia la cura lei di deua provvisione di scudi dieci il mese.

Et più. perché le ma c chie che sono in ques ti luoghi sono laccioli che iJ11 ,i1mw i corsari e ladroni a 1·e11ire piiì animosame11te a fare delle prede in questv Latio, per quesTO sua Beatitudine ha delibero/O di fare s111acchiare dette renure e loro selve et macerie; et perché non è expediente fare questi ragli a spese della reverenda Camera aposwl ica, sebbene fosse il beneficio della sicurezza di questi paesi ta1110 in terra quanto in mare, però sua Samità si conrenra che li detti signori Caffarelli facciano loro wgliare. e 1 smacchiare, et schocchare derte selve o posTe; eT per invicarli a questo sua Beatitudine li dà e T concede in ricompensa di quello al/i detli signori Cc1ffarel/i er loro heredi et successori i11 pe11Jetua /icen::a di poter es rrarre per ,nare e per rerra e per qualsivoglia banda e transito dalla della renwo /WTO, grano biade. e legumi, che lotv e/ loro heredi e successori predetti ricoglieranno del/i t erreni di detta tenuta. che in vista della presente capitu/a:,iune raglieranno 1111acchieranno, schioccheranno, in questo senza peso di nessuna gabella o rrcma. imposta o da imporsi, le quali se gli ri111ertono per questa causa onerosa. perché de r1i signori Ca.ffarelli non haPrebbero altri111e11ti farro impresa di 1agfiare smacchiare er schioccare delle selve : riservando però che quando per mala annata o per guerra o per alrro bisog110 il Papa o La Camera se ne ,·a/esse per bisogno del corpo di Roma, che in quel caso li detti signori Cajfarelli 11011 lo possino eslrarre, ma condurlo a R oma per beneficio della città: con questo però che la e/erra Camera sia tenllta restituire ad essi signori Ca.ffarelli l'anno seguente che lei 11011 lzavesse bisogno per corpo di Roma. come cli sopra, ra111a tratla qua1110 imporrerà il grano e t l 'al tro che havesse condo u o i11 Rom a per beneficio della città, dia la tratta per altri grani. biade e legumi che si raccogliera11110 nelle alrre loro te1/l(te del loro terrilorio d'Ardea

Dar o in R oma . presso sc,11 Pi e rro, addì veruiclue di gennc;jo ed ann o 1568. ricevuto e registralo per decreto de/a Cwnera - Collcdonaro e concorda. Girolamo da Taranto" <631

È fondamentale per co mpr e nd e re lo spi rit o del co ntra tt o, evidenz ia r e c he l a procedura espos ta - l a qu a l e non trovava eq ui va lente nel torreggi ame nt o napoletano e p er essere la s tra gra nd e ma gg ioran za de ll a fascia costiera ge lo sa proprietà d emaniale e per esser e l e fortificazioni di matri ce militare di stre tta co mp ete nza gove rnati va - offriva so l o appa r e nt e m e nte un vantaggio per lo stato. ln realtà i maggiori beneficia1i di siffatti accordi erano i feudatari ed i possidenti terrieri interessati localmente. re la morsa corsara, poco prima del 1567 , la s tandardiz z azione delle torri risultava un crite1io ormai scontato. Se mai restava indeterminato il modulo a rchitettonico di torre tipo da riprodurre: in altre parole uguale o meno a quella napoletana? Forse per dirimere la questione si restrinse la valutazione alle sole torri appena innalzate sulla spiaggia romana per iniziativa

La concessione di esportazione del grano, infatti , sebbene limitata, assi.curava consistenti profitti che compensavano già in buona pa1te gli oneri di costruzione, affrontata peraltro nel la cattiva stagione quando la disponibilità di mano d'opera era abbondante e molto economica. L'imposizione della guardia poi, a rotale carico della Camera Apostolica , consentiva di coltivare ampi appezzamenti fino a quel momento abbandonati perché troppo a rischio e troppo esposti ai saccheggi ed alle devastazioni corsare. La proprietà pertanto subiva una cospicua rivalutazione tanto in valore assoluto quanto di reddito. Senza contare che I' esigenza di deforestare la costa per consentire una perfetta visibilità, conseguita mediante una ulteriore concessione ad esportare. in cambio della deforestazione costiera imposta dal servizio di s orveglianza, forniva altri enormi appezzamenti fertili ss imi per giunta gratificati dalla libera commercializzazione dei raccolti. In questo caso, quindi, i benefici per i p1ivati appaiono addirittura tre , ovvero l'utile costituito dall"ingentissima mas s a di legname, quello derivante dal recupero di terreni abbandonati e quello dell'esportazione dei prodotti agricoli, sempre ovviamente grazie alla protezione delle torri. Facile a rguire che un governo forse meno corrotto, o più oculato, avrebbe potuto imporne l'edificazione senza alcun contributo bastando abbondantemente la riappropriazione di appezzamenti abbandonati.

La torre pontificia

La pressoché contemporanea erezione di molti capisaldi, di identica finalità e di s imilare impianto lungo la marina, ripropo se il criterio della standardizzazione delle opere. perfettamente noto ai Romani. Pertanto quando lo Stato Pontificio convenne che soltanto con una catena di toITi cos tiere avrebbe potuto alle nt a- feudale, senza dubbio meno costose delle coeve vicereal i e quindi più facilmente sostenibi]j dai privati. Tra queste le migliori , e per molti versi le più affini alle s uddette, ostentavano o corpo cilindrico su base tronco-conica, o corpo pare l lelepipedo su base tronco-p iramidale quadrata.

228 Latina, torre Olevola.

Per una serie di osservazioni inerenti all'impiego dell'artiglieria di cui sarebbero state immancabilmente dotate, la pianta circolare non sem brava conveniente. Certamente sulla piazza d 'amu delle torri cilindriche più grandi, come ad esempio la Paola sulle rocce del Circeo avrebbero potuto brandeggiare più cannoni contemporaneamente senza an-ecarsi eccessivo intral - cio, ma non su quelle minori , che la logica del piano lasciava presumere in maggioranza. Compatibile un unico cannone in posizione diametrale: difficoltà di brandeggio, vincol i architettonici nelle ripartizioni delle cannoniere nel parapetto, sca rso potere autodifensivo. Tutto più sem plice , invece, con la pianta quadrata, suscettibile di ospitare vari pezzi in batteria a l pari di un ponte di coperta navale. Così ne schematizzava il Guglielmotti le caratteristiche formali: " ... torri di figura quadrata, lato di metri dieci, periferia di quaranta, altezza di venti , muraglie grosse di tre e quattro metri; scarpata dal cordone in giù, porta alta sul cordone, scala esterna, e ponte tra la scala e la sog lia s ui bolzoni. Tre piani a volta: uno pei magazzini, uno per gli alloggiamenti, uno per la batteria. Ali' interno la scala a chiocciola, piombatoj all'intorno, una colubrina, due petrieri, o pezzi minuti. L'asta della bandiera, il fornello per le fumate e pei fuochi di segnale. li sagliente al mare , e le faccie in isbiego per briccolare le palle nemich e. U disboscamento in lungo e in largo intorno alla ton-e pe r assicurare meglio la scope rta, la difesa, il dominio. Questi sono i caratteri costanti e comuni a tutte le torri della spiaggia, specialmente richiesti dall' Ayala nel decennio, sa lvo qualche divario nel più o nel meno, secondo le circostanze particolari" \64 )_

Dalle stringate righe del celebre s tudio so, s i sono desunte alcune considerazioni che purtroppo, per l'apparente sensa te zza e per la reputazione del redattore sono assurte al rango di altrettanti postulati nella successiva sternunata pubblicistica del setto re. Tra queste l'orientamento delle torri inevitabilmente rivolto con uno spigolo verso il mare per deviare, o almeno attudire, g l i impatti dell'artiglieria navale. Eppure il cannoneggiamento alle torri costiere non rientrava nella procedura d 'a ttacco corsaro ed inoltre affinché si fosse verificata la pres unta dev ia z ione sa rebbe sta to indispensabile un vascello incursore immobile con la sua bordata normale alla diagonale passante per lo spigolo stesso, posizione di combattimento particolarmente azzardata e 1i sc h iosa. Se infatti la ton-e poteva essere battuta da mare anche l'imbarcazione poteva essere battuta da terra ed es sendo la preci sione del tiro costiero dj gran lunga superiore per la stabilità della postazione, il duello si risolveva a danno della seconda. Del resto ad eccezione di quella risicatissima posizione , improba da mantenere per l'intera durata di un duello balistico a causa dei venti e delle correnti marine, uno scarto di pochi gradi appena avrebbe vanificato la presunta prestazione dello spigolo. L'01ientamento , quindi , anche delle torri pontificie scaturiva da una logica intrinsecamente opposta imperniata sull ' incremento delle potenzialità offensive delle torri e non di queJJe meramente difensive. Discorso sostanzialmente analogo per la scarpa basamentale concettualmente del tutto identica alla scarpatura continua già esaminata nelle toni vicereali napoletane.

Torre quadrata, pe 11anto, su base tronco-piramidale ed a lzato verticale, con alle spalle oltre un secolo di esperienza fruitiva. È emblematico che la torre sull'isola di I schia, dove secondo la tradizione soggiornò per breve tempo Michelangelo, appartenga a questa tipo l ogia ' 65 1 • Di simili torri , infatti , per uso costiero ne erano state erette prima di quel 1560 alcune, ma anche a JJ ora non potevano considerarsi , al contrario delle vicereali , una rivoluzionaiia novità. La toITe pontificia, in definitiva, r i proponeva con lievissime m igl io ri e la torre ge n tilizia quattrocentesca e cinquecentesca. Del resto la minore esposizione alla corsa consentiva tale semplicazione.

Caratteri s tic h e s truttura li

Una più p untua l e identificazione delle cai·atteristiche salienti del modulo di base della torre pontificia è possib il e s ull a fa lsar i.ga de l capi tolato d'appalto della ton-e di Foceverde. Nel ca s o specifico la modernità del documento, 1677 , rende più comprens ibi l e la term in olog ia tec nica, ferma restando la concezione progettuale, immutata peraltro sino alla dismiss ione

" . N e /li f ondam e nti, d oppo ca vati s i habbia da fa re la Pa lifica ta con plat e a confo rm e è n el d isegn o f a rro da l Colonnello Giulio Ce rri/li In gegn e re d ella Rev. Cam e ra " Hì<I I _

Il primo capoverso relativo alla fondazione tramanda una s oluzione pres soché costante lungo la fascia costiera laziale, di matrice lagunare. La palifica z ione , infatti . consisteva nel conficcare nel terreno cedevole d'impianto , per lo più di origine alluvionale, lunghi pali uno a fianco all'a ltro esattamente come si faceva da un millennio a Venezia. Terminata l ' operazione si gettava sulla testa degli stessi un solido strato di calcestruzzo che fungeva da zoccolo di fondazione e su quello si spiccava la muratura. Senza una precauzione del genere non sareb be sta to possibile cost ruire a lcun a torre p er l a forte pr essione c he Je sue fondazion i avrebbero esercitato s ul cedevo le s uo l o.

2 • Che li muri per di ji,1ori siano nari di tal'olla di grossezza palmi 1,5 da stuccarsi co11 la cortina all'uso di Roma.

3 · Che li muri di denrm siano di pietra buona e resis tente conforme ordinerà il sud.lo Colonnello.

4 · Che li co rdoni in c ima d i delta rorre e 111od e lli [ga11011ij che vanno in cima so llo al parapelto rulli di 1rnverti11 0 o alrra pietra forre lavorata da scarpellù1i •1 • 11 •

La muratura de lla torre è prevista a secco co n un a parete esterna, di circa 40 c m di s pesso re, con estrado sso intonacato , ed un a parete intern a in pietra di adeguato s pesso re. Tra le du e un riempimento in te nacissimo calcestruzzo ottenuto impas tando calce con po zzo lana. Previ st o pure un duplic e ordine di cordoni a sezione to rica , dei quali il primo a ll 'attacc a tura fra 1a parte sc arpat a e quella vert ical e e d il secondo in so mmità , d a reaJi zza rsi al pa ri de i gattoni delle piombatoie in travertino.

5 - Che l e vo /re di detta rorre , che si devono fare buone, lavorate bene in calce con sassi piccoli. ben bagnati all"uso di Roma.

6 · Che sopra la vo/,a di cima c1 si debbia fare il massiccio co n il suo lastri co sopra. ben Lavorato acciò non p e netra l'acqua.

7 • Che la prima volra di sorro e quella di c ima si debb ia fare /"astri co per habirarci, e stab ilirla con farli le 4 g uardiole sopra la loggia o 11ol1u scoperta sta n e l profilo del disegno '68\

Le volte so no pr esc ritt e con conci di pietra opportunamente tagliata. Al di s opra di quella di copertura andav a eseg uito un robusto ma sse tto , completato da una impermeabilizzaz ione in conglomerato battuto dotato di modesta p e nd enza, in modo da favorire il deflu sso delle acque ve rso le pluviali sfoc ianti nella ci s terna. La resistenza dell'in siem e doveva essere compatibile e sos tenere senza la minim a les ion e le so llecitazioni dell ' armamento, comunque rilevanti e reiterate nel tempo. Interessante l a menzion e d e ll e qu a tt ro ga1itte i n serite agli spi go li della piazza: l a solu z ione c he vantava g i à numerosi precedenti par z i a li , derivava dalla necess ità di di sporre s ulla copertura di opportuni d e pos iti riparat i nei quali conservare una certa quantità di munizioni , mate riali infiammabili per le segnalazioni , e non ultimo d ei pi ccoli ambienti dove riparars i durante i turni di guardia. Esse ndo gli spigo li privi di cannoniere costitivano il punto di inn es to nùgliore.

8 - Che la sca letta a lu111aga che va in d. a torre hubbia da essere di pierra anche li scalini.

9 ·Chela porricina o altrefinesrre o bale striere, che li stipiti di.fuori s i a no di pietra di h11 0 11 e conforme a modelli e co rdoni

IO · Che d e lta.fabbrica si habbia da fare a tu/la po zzolana di Conca e buona c alce ·· <&J,.

E sse ndo la ton-e prevista di tre piani , in que1lo inferiore ven nero ubicat i i d epos iti e la ciste rn a, in quello interm ed io l 'a llo gg iamento de lla g uarn i gio ne e s ulla co pe rtura la batteri a e le ga ritte. Il collegamento verticale s i disimpegnò co n una scala a chiocciola di pietra in spesso re di muro , nel lato a monte lo stesso dov e si apriva per moti vi di s icurezza l a porta so prae le va ta e dotata di a nti stante ponte levatoio. Pur non risultando ne l documento citato, in ogni torre vi era una c isterna per la riserva idri ca del pres idio. La scarsa evidenza potr e bbe attTibuirsi al ruolo non es iz ial e svo lto dalla stessa in re g ioni paludo se, e per g iunta so ttopo s te a bradi sisma.

Le dimen s ioni non appaiono me nz ion a te probabilmente per essere sosta nz ialm e nte s tandard lun go l ' intera catena per omogeneità ambientale.

Nei rarissimi contesti anomali la torre s i discostava se nsibilmente dalla media , come n e l caso di Tor S. Lorenzo così presc ritta nel relativo capitolato:

"La forre che si ha da fare nel luoio det ro sa nto Loren w . territorio de/li Cl~ffàrelli. del'e essere quadra. Lunga pe r ogn i quadro quaranracinque palmi /m. 10,050): alra so prn il li ve llo della p/a1èa palmi n ol' a11tuno [m. 20, 320}; con tre vo lle d ent ro. Sopra ne/I 'a llo le sue can-

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