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FORTIFICAZIONE B ASTIONATA URBANA

e di inconsistente apporto difensivo. Il loro a nd amento, in linea di larga mass ima ricordava un trapezio isosce l e, l a cui base maggiore coincideva con la costa mentre la minore, di estens ion e eq ui valente a i l at i o bliqui, fonnava con g li stess i il delicatissimo fronte a terra. Cortine retti li nee infr ammezzate da torrette a pianta quadrata di infima consiste n za e di insig nifi ca nt e agge tt o sca ndi va no quell'estremo retaggio di fortificazione urbana medieva le. Pe r le endem iche ri s trett ezze economiche, tutt avia, l'un ico intervento che si poté appena avvia re fu l a ricostruzione della fortezza.

I l avori, quindi, d opo il soprall u ogo papale s i intrapresero, co n l a tipic a solerzia dei momenti d'emergenza , sotto l a gu id a di G iovan nin o de ' D o lc i <86> È credibile c he in quella breve tornata si scavasse un a sezio ne delle fondazioni , per l 'esa ttezza que ll e esterne a l perimetro della vecchia rocca, non osando ancora demolirla per non privarsi del suo sia pur debole apporto d ifensivo. Nel 1482 assu nse la dire zione dei lavori B accio P ontelli : l a scarsità del denaro dopo poco arrestò le opere Finalmente co n l 'ascesa al pontific ato di Giulio II la riqualificazione della piazza di Civitavecchia ricevette un ' assoluta priorità a partire d a l 150 8 L a progettazion e fu affida ta al Brama nt e, che appena due anni prima aveva fondato sul co ll e del Vati cano la g r and io sa b as ili ca di S. Pietro. L ' in car ico, tra i ma gg iori della s tor i a, a ttesta la stim a di Giulio II per l'architetto: nessuna meraviglia perciò c h e a ll ' illustre artista venisse co mmi ss ion a ta la fortezza di Civitav ecc hia, abbandonando quindi i g i ace nti progetti e g li a bortiti lavori .

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Quas i a voler test imoniare l a s ua se ns ibilità classica il Bramante indi v iduò una collocazione alternativa per l' erigenda fortezza, impiantandola su i ruderi ancora perfettamente int erpretabili dell ' antichis s im o porto romano cellulare. La sce lta ubic ativa rappresentava certamente una sign ificati va novità , non al trettanto , inv ec6, può dirsi circa la co ncez ion e architettonica d e lla fortezza s t essa, tipico prodotto d e ll ' ultima tr a ns izion e, un netto passo indietro rispetto al forte cli

Ne ttuno. La curiosa vicenda appare emblematica della scarsiss ima condivisione, conseguenza dell'ancora più inconsistente comprensione del bastione, in venta to o adottato dal Sangallo a Nettuno. Il tornare perciò a canoni più arcaici ma proprio perc hé ta li , compresi e condivisi, costi tui sce un 'i ndubbi a testimonianza dell a difficoltà con l a quale s i impose il fronte bastionato nei primi decenni del XV I seco lo .

Il Bram ante, infatti , in materia di architettura militare affondava le s ue radici nella sc uola di Ciro Ciri da Urbino 187 !, celebre per il ru o l o soste nuto nella riconquista di O tra nt o e per le successive reali zzaz ioni aragonesi, a s ua vo lt a grande caposcuola dell'ultima fase della transiz ion e e divulgatore della concez ione di Fra ncesco di Giorgio M arti ni. E mentre il grande arc hit etto si prodigava per erigere la sua fortezza, non si perdeva tempo per approntare il comp leme nt o militare de ll a base: la s u a flotta. Ne l 151 1 Giulio II aggregando l e galere costruite ad Ancona a quelle in servizio a Ci vitavecchia, ottenne un a consistente sq uadra navale. Né s i fe rm ò lì, poiché vi aggiunse ancora altre galere nonché un paio di brigantini. Con le ultime quattro unità però cost ituì , forse sarebbe più esa tto dire ri cost itu ì, un a flottiglia destinata esclusivamente al pattugli amento anticorsaro lungo i l li to r a le tin-enico, la già ce lebre squadra della guardia <881 •

Il Bramante allorquando avviò la gra nd e fortezza era già avanti negli anni ed in condizion i d i sa lut e alqu a nto provate per c ui affi d ò la quotidiana direzione dei lavori ai s uoi aiu tanti e, fra qu esti, in particolare ad Antonio Picconi <89 > nipote dell ' omonimo Sangallo. Al momento d e ll a posa della prima pietra contava ap p e na 23 anni. Nonostante l a g i ovaniss ima età dimostrava un a competenza straordin a ria e pre coce n e l settore dell ' architettura militare . Comprensibili per tant o g li sc hi zzi ritrovati fra le sue carte miranti a ricavare dalla fortezza del Bramante una fo rtifi caz ione meno arcaica e g iubilata: ma al ri g uardo ben poco potette fa re . L a fama de l maestro era ta l e che persino dopo la sua mo 11e, nel 1514 , divenuto il s ucc essore a lla g uid a del cantiere insieme al co ll ega Giovanni Giu li ano Le no r90 > , non osò neppure proporre un qualsiasi aggiornamento a quell'ultimo scampolo della transizione sopravv is s uto alla sua epoca e pers ino al s uo ideatore. Otto anni dopo , eccez ion fatta per il maschio, risultava completata, tanto da poter ricevere l ' arn1amento.

A quel punto , però. il precipitare degli eventi costrinse Paolo 111 ad occuparsi affannosamente della fortificazione di Roma. Essendosi nel frattempo compresa perfettamente la valenza del fronte bas tionato e del s uo primo propugnatore, lo stesso pontefice volle a capo dell ' immane opera l'ormai quotati ssimo Sangallo, sos titu e ndolo sul cantiere di Civitavecchia , con Michelangelo che completò il celebre ma schio nel 1537 in religio so rispetto del progetto bramantesco.

Senza dubbio armonioso e di fiera configurazione, il grande torrione vertiginosamente svettante, spiccava per arretratezza. Opera eretta in assoluta controtendenza, ovvero privil egian do l 'a ltezza quando da decenni ormai le fo1tificazioni s i abbassavano il più possibile, rivestendola con conci di dura pietra quando trionfavano le morbide cortine di mattoni , munendola di cannoniere so mmitali quando dovunque i cannoni s i piazzavano raso terra in basse casematte! Tanti sommi maestri per un tanto infimo ri s ultato.

Il rapido progredire dei lavori alla fortezza de l Bramante e l'i sti tuzione della squadra permanente resero indispensabili una se rie di migliorie al porto ed, in particolare , alla sua darsena. I ntorno a l primo dec e nnio del ' 500 , pur non essendo nelle condizioni difen s ive e strulturali che di lì a bre ve acquisirà, quel piccolo bacino ancora denominato porlo piccolo, ostentava già in pieno le s ue ottime peculiarità foranee, suggerendo qua si i criteri guida del s uccess ivo intervento fortificato1io.

In linea di larga massi ma , la darsena consisteva in uno specchio di mare assolutamente riparato, di circa

133 Civitavecchia, sco rcio delle antich e mura dell a darse na due ettari e me zzo di s uperficie , con eccellenti condizioni di ormeggio e di protezione, a patto di dragarne i I fondale , operaz ione eseguita fra il 1513 ed il 1518. E mentre que s te pre me sse venivano esaurite, il giovane Sangallo s i esercita studiando una ideale cerchia capace di difendere il fronte a terra di quella vasta ed art i colata città, racchiudendo ìn mani era organica la fortez z a , l'abitato , il porto mercantile , l ' arsenale e l a dar sena, eliminando ogni pos si bile intralcio. intorn o a l J 5 J5, accadde la prima delle c ircostanze propizie a ll o sca lpitante progetti s ta: la morte del s uo illustre parente gli consentì, per l a ormai ri sa puta affinità professional e e per la ri scontrata serietà pers onale , di subentrargli nel ruolo dì ingegnere.

Nella nuova veste ufficiale , appena pochi mesi dopo, non si l ascia sfuggir e una occasione probabilmente irripetibile. Nel corso di una visita a Civitavecc hia di Leone X 191 , finaliz z ata a ll a formulazione di decisio - ni in merito a ll a rifortificazione d e l fronte a te rra, richiesto del parere, co n una p erfetta sce lta de i tempi , pr esenta al pont efice la raffigurazione grafica dettagliata del s uo progetto di cerchia bas tion ata.

Quella che balzò dai di seg ni era una pia zza di concezione avveniristica, senata da un s usseg uirsi di bas tioni angolati, minaccio sa mente a ppoggianti s i balisticamente tra loro , abbraccianti ìn un ' unica logica difensiva tutte le molteplici e variegate pertinenze de ll a piazza.

Pur non es se ndo certamente Leone X un esperto in mate1ia , rientrando un minimo di competenza militare nella cu ltura genera le del momento , riu scì tuttavia , con qu e lla flebile chiave di le ttura , a cogliere i principi informatori del progetto: non potette perciò esimers i dal! ' app rezzarne l ' impostazione generale . D a l canto loro i s uoi cons iglieri ne convalidarono ed avallarono le sce lte architettonich e e militari, approvandone in ogni de t- taglio Ja ponderatissima elaborazione. Nessuna obiezione e nessuna resistenza , quindi, all'accettazione del progetto ed al pronto incarico al Sangallo dì trasformarlo in concreta realtà, nel minor tempo possibile.

Che il tempo stringesse terribilmente l o si ricava dal paio di mesi intercorrenti dal giorno della visita a quello dell ' avvio dei lavo1i, nonostante la grandiosi t à dell'opera che si andava ad in traprendere, ed i suoi comprensibilissim i immensi costi. Tra il novembre ed il dkembre di quello stesso anno , incuranti dell ' avversa stagione, si scavarono gli e n ormi fossati e si accumularono su l loro c ig li o interno le masse di terra di risulta, ini ziando a configurarle e compattarle secondo l a pianta della cerchia. Faceva segu ito , dopo la naturale stabilizzaz ion e ed assestamento dei rilevati di riporto, la costrnzione in aderenza delle camicie murarie che ne avrebbero garanti to la stabilità futura e la perfetta confo rmit à ai grafici.

L'insediar si ad Algeri del Barbarossa e l'assurgere della città a vertic e della corsa barbaresca fu vista come il terribile prodromo di una immane sciagura. Nella Capitale ìl panico dilagò , materializzandosi in interminabili processioni e funzioni religiose. Leone X tuttavia ribadì solennemente che Je preghiere non bastavano a frustrare Ja minaccia: occorreva combatterla con le armi per garantirsi la libertà. Intuibile, imperversa nd o tale contesto , quale sollecitudine ricevessero i lavori a Civitavecchia! Ed infatti non erano trascorsi nemmeno tre anni dal loro avvio, che già nel 1519, il rivestimento murario dei bastioni e delle cortine poteva ritenersi praticamente ultimato, al punto da tornare possibile appo rvi i mastodontici stemmi di travertino tipici dello Stato Pontificio.

Nei primi mesi del 1522 papa Adriano VI cni, appena eletto, trasferendosi dalla Spagna a Roma via mare fece ovviamente scalo a Civitavecchia, dove poté am-

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