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ASSEDIO

DI GAETA DAGLI SPAGNUOLI NEL 1734.

Correva l'anno 1732 quando per pace fermata veniva in Italia l'Infante di Spagna D. Carlo Borbone, primo nato di seconde nozze tra Filippo V ed Elisabetta Far e si mostrava a suoi nuovi popoli di Toscana Par ma e Piacenza. Ma la morte del Re di Polonia Augu sto II avvenuta al principio di febbraro dell'anno 1733 avendo riaccesa la guerra in Europa , collegatisi sul ca dere dello stesso anno la Spagna la Francia e la Sarde gna contro l'Impero , poderoso esercito francese capita nato dal maresciallo Bervick passava il Reno , altri Fran co-Sardi diretti dall' ottuagenario generale Villars scen devano in Lombardia , numerosa armata Gallispana do minava il Mediterraneo, ed un esercito spagnuolo di se dicimila fanti 5mi a cavalli, la piùpparte Spagnuoli, si or dinava ne' campi di Siena, di Arezzo, e guidato dall'In fante per impero, dall'ardito e valoroso soldato il Duca de Montemar per consiglio , si avviava alla conquista. della più bella corona d' Italia » .

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nese,

Reggeva le cose nel regno il milanese Giulio Viscon ti e vi teneva le veci di Carlo VI, e comandava le mi lizie il Tedesco Conte Traun. Al primo avviso delle vit torie riportate dal generale francese in Lombardia, e più ancora del movimento incominciato dall' esercito spagnuo lo contro Napoli, bandiva il Visconti guerra nel regno, co scrivevaun esercito con soldati raccogliticci, imponeva nuo ve tasse e chiamava a consiglio i generali alemanni e napo letani. Tra discordi pareri prevaleva l'opinione del Conte Traun su quella migliore del nostro Carafa e 25 mila soldati circa si preparavano alla difesa del regno, presi diando le fortezze maggiori e talune castella , alzando un

, campo trincerato nella stretta di Mignano fra S. Germa no e Presenzano , e sollecitando i soccorsi di Cesare.

Erano in marzo 1734 già riunite tutte le forze spa gnuole in Perugia, e procedendo per la via di Valman tone e Frosinone , il 26 dello stesso mese l'esercito prendeva campo in Aquino , città che in toccare i con fini la prima s'incontra nel regno ; quando si ebbe no tizia che il Conte Clovico ammiraglio dell' armata spa gnuola salpata da porti di Longone e di Livorno , il gionro 19 marzo si era impossessato dell'isola di Pro cida, il giorno 21 aveva occupato Ischia col suo forte e scorreva colle sue navi combattendo ne lidi della ca pitale. Sicchè animata da questo primo successo faceva l'Infante girare ed assalir sulla fronte le trincere di Mi gnano , lasciando poco tempo al generale tedesco Traun di disfare il campo chiodar le artiglierie ritirarsi nella fortezza di Capua ; ed al Vicerè di riunire nella capitale una mano di soldati la corte i ministri, ed il giorno 3 di aprile da fuggitivo muovere verso Avellino e di là verso Puglia.

Proseguiva oltre l'esercito spagnuolo e dopo di esser rimasto pochi giorni in S. Germano , moveva per Mu gnano Presenzano Piedimonte d'Alife l'Amorosa ed il giorno 10 di Aprile, preso campo tra Maddaloni edAversa, si provvedeva dal duce supremo al prosieguo della guerra si mandava il generale Marsillac con sei mila soldati metà fanti e metà cavalleria , per occupare la città capi tale , e far disbarcare dalle navi spagnuole le grosse ar tiglierie e gli attrezzi di guerra necessarii per l'espugna zione delle fortezze e de' castelli. Si lasciava il Ducadi

Liria con alquante migliaja di fanti e cavalli, per impe dire a'presidii di Capua e di Gaeta di comunicare insieme e correndo l'ubertoso paese vettovagliarsi. Finalmente avviavasi il nerbo dell'esercito col Duca di Castropignano per combattere il vicerè Visconti , il quale avendo unite alle sue schiere quelle del generale Carafa e del Prin cipe Pignatelli , altre venute da Sicilia ed altre da Trie sti, con 8 mila soldati circa campeggiava nella Puglia.

Erano prosperi agli spagnuoli gli eventi della guerra. I forte di Baja dopo breve assedio aperto appena la breccia si arrendeva il giorno 23 di aprile. Il castello dell'Ovo non resisteva oltre il 2 maggio , ed il castello Nuovo apriva le porte il giorno 6 dello stesse mese (1) sicchè il 10 maggio procedendo da Aversa l'Infante Car lo Borbone, con pompa regale entrava per la porta Ca puana in Napoli , per togliere i popoli delle Sicilie dal duro viceregnale governo. E volto il pensiero per finir prontamente la guerra nel paese, spediva nuovi soldati al Duca di Liria, lasciava solo pochi battaglioni a presidio della capitale , e riuniva in Puglia un esercito di ben

12 mila fanti e cavalieri che poneva sotto gli ordini dello stesso Montemar. E poichè con la battaglia di Bitonti guadagnato da quest'esercito sugli Alemanni, si fermava la corona delle Sicilie sul capo dell'Infante delle Spagne, cedevano quasi tutti i castelli e le fortezze del regno alle armi spagnuole , solo Gaeta , Capua e Pescara re sistevano.

Stavano in quest'epoca alla difesa della città di Gaeta mille tedeschi cinquecento napoletani , la governava il Conte di Tattenbach, ed aveva il comando delle armi il generale Alemanno Desuaglies. Il presidio si divideva in tre battaglioni cioè Aister, Smettau ed il terzo era quello riunito dal Duca Monteleone Pignatelli e che serbava un tal nome. Epperò qualche centinaja di soldati erano in fermi o poco atti a portar le armi , ed era assai scarso il numero degli artiglieri , sicchè fu mestieri supplirvi con i napoletani, i quali per loro natura destri , si eser citarono in breve tempo a maneggiar le varie artiglierie di difesa.

(1) Ilforte del Carmine era senza presidio ed in teramente sfornito di artiglierie, per cui non oppose nessuna resistenza.

Fornita era la fortezza di 102 pezzi di cannoni di bronzo tra grandi e piccoli , 40 di ferro , 4 mortaj a bomba e due per lanciar pietre, ma queste ultime armi da fuoco erano poco servibili, atteso la loro piccolezza in rispetto a'projetti che si avevano. Imperocchè quando questi mortaj furono trasportati dagli alemanni nella for tezza, per la fretta o per altra causa, avvenne che quelli di grosso calibro furono condotti a Capua ed i piccoli in Gaeta , quando che al contrario le bombe furono inver samente distribuite.

Abbondavano le provvisioni di bocca perchè si erano calcolati per sei mesi di assedio e 3000 uomini di pre sidio , e quelle da guerra erano per un anno essendovì pressochè 8 mila cantaja di polvere, assai palle, bombe diverse, ed un intero fornimento di ogni sorta di attrezzi di guerra.

Le fortificazioni della piazza erano in una condizione assai migliore di quando nel 1707 gli stessi tedeschi vi consumarono tre mesi di assedio (1).

Fin dacchè il Duca di Liria fu lasciato al blocco della fortezza non tralasciò di raccogliere quanto è di prima utilità nella guerra di assedio , e quanto più particolar mente abbisognava per imprendere l'espugnazione di Gae ta. E quando il giorno 6 di giugno si ricevevano da Na poli per la via di mare gran quantità di attrezzi con for nimenti da guerra e munizioni , ed un numero di sol dati che faceva ascendere la forza dell' esercito assedian te a ben 16 mila tra fanti e cavalli e numerosa armata, la mattina del giorno 8 del mese di giugno si avvicinava il generale spagnuolo fin sotto le mura della fortezza, e col soccorso delle navi da guerra che radevano i lidi di Gaeta, alloggiava i suoi soldati nel sobborgo della città. Spediva immediatamente l'intimazione di resa alla fortez za , e del duro rifiuto ne faceva consapevole il Monte mar rimasto alla reggia.

(1). Quando in un altro numero prenderemo a discor rere dell'assedio sostenuto da Gaeta nel 1806, ove nell'attacco come nella difesa vennero assai più seguiti i veriprincipii dell ' arte, allora faremo conoscere qual maisia la topografica posizione della più forte piazza del nostro regno.

Giungevano da Napoli gli ordini per incominciarsi un regolare assedio alla piazza, e preparati de' facili e co modi sbocchi per uscire dal borgo, nella piena ed oscura notte del giorno 16 del mese di giugno , gli spagnuoli aprivano la trincea con alquanta regolarità ed arte , e procedendo per cammini coverti verso le mura, alzavano ne' giorni seguenti parecchie batterie di cannoni e mortai per rovinare le fortificazioni e controbattere le artiglierie della piazza. La prima batteria di dodici cannoni si piantava al lido del mare , sopra sodo intavolato soste nuto da botti e barche, per direttamente rovinare le di fese del porto. La seconda di 25 cannoni si alzava al sito dirimpetto la porta detta di Terra , tra Montesecco ed il sobborgo , ed era divisa in cinque diverse batterie fornita ciascuna con altrettanti cannoni. La terza era verso la collina della Ss. Trinità ed aveva 16 cannoni. La quarta e la quinta messe a destra di quest'ultima , avevano I cannoni la prima e 3 la seconda. Ancora un altra batteria di 4 cannoni a destra di quest'ultima fu costruita ma non armata. Ed in tal guisa gli assediati postarono 71 cannoni di bronzo tutti, con i quali poteva no dirigere il fuoco contro la cittadella e contro i bastioni S. Andrea, S. Giacomo , S. Maria, Calderi , Cappelletta Conca e Fico.

Dietro queste batterie per cannoni se n'erano costruite altre tre per mortai , essendovene nella prima quattro del calibro da 9 , nella seconda tre da 12 e nella terza parimenti tre da 12. Le quali dovevano tutte projettar molte bombe per impaurire gli abitanti e danneggiar le fabbriche nella città.

Tutti questi lavori furono dagli assedianti compiti in 45 giorni , ed in questo tempo la piazza non mai cessò il fuoco della sua artiglieria, e consegui il doppio scopo di ritardare in parte i lavori dell'assedio e di smantel lare e rovinare quelle case del borgo le quali servivano di riparo a' lavoratori, sicchè quando il giorno 6 del mese di luglio giunse al campo degli spagnuoli il Duca di Mon temar, ordinò che si tirasse innanzi la trincea una linea parallela per assicurar vieppiù i lavori dell'assedio ed avanzarsi con minor rischio sotto le mura , si aumen tassero le comunicazioni , si acquistasse gradatamente e quanto più si potesse di terreno , si finissero i lavori verso la dritta, e prontemente si aprissero le cannoniere si costruissero le spianate sulle batterie , perchè avessero potuto operare contemporaneamente contro le difese della piazza tutte le artiglierie di assedio.

Nel giorno 27 erano interamente ultimati questi ed altri lavori di terra incominciati innanzi la parallela , quando il Montemar spediva in Napoli un suo uffiziale all'Infante , per avvisarlo che il giorno 29 o al più tardi all'aurora del 30 gli assedianti potevano colle loro artigliere incominciare a battere la piazza. Erano due ore iananzi al mezzodi del 31 del mese di luglio e l'Infante di Spagna giunto appena sopra galea nella rada di Gaeta, il capitano spagnuolo faceva altra chiamata di resa al Governatore, e ricevutone un secondo rifiuto ordinava che s'incominciasse il fuoco da tutte le batterie.

Le artiglierie della piazza rispondevano e con gagliardia aquestoprimoscoppio di grosse bocche a fuoco, mascorso il mezzo di del 1.º di Agosto, l'assediato già rallentava i suoi tiri, ed all'incontro quelli dell'assediante assai più vigorosi si sentivano, anzi continuavano sempre ad esser superiori. E nella mattina del 3 si vide così sensibilmente diminui to il fuoco della fortezza , che verso il tardi appena traeva con una terza parte de' suoi cannoni. E nel silen zio della notte una scintilla di fuoco uscita dalla pipa di una sentinella Alemanna (per quanto vien rapportato) avendo messo fuoco a 18 barili circa di polvere che era no in serbo nel bastione Conca , gran guasto soffrivano segnatamente le fortificazioni inalzate verso questo lato della piazza.

La mattina del giorno 4 voleva il generale spagnuolo trarre vantaggio da siffatto causale accidente , ma spedito un ingegniere francese per riconoscere se era possibile di tentare l'assalto per la breccia incominciata ne' due ba stioni S. Andrea e Conca, o pure per altro sito; poichè ebbe sentore che gran rischio correrebbero gli assedianti se tanto imprendessero, dal perchè le difese della piazza non erano molto rovinate nè le artiglierie del tutto sca valcate , ordinò soltanto che si facesse assai più fuoco colle artiglierie , di quello che per l'addietro erasi fatto, e di preferenza si dirigessero i tiri contro gli edifizii della città , anzichè contro i rampari e le bocche da fuoco.

Fin dal bel principio dell' assedio , la piupparte degli abitanti di Gaeta si erano ricoverati nelle convicine ter re, e quei pochi rimasti nella fortezza non appena si av videro de' guasti che soffriva la città, spaventati come e rano e persuasi della debolezza del presidio , pensarono di non giungere agli estremi momenti di un assedio. Spe diron dal generale Spagnuolo il Vescovo D. Carlo Pi gnatelli dell' ordine de' PP. Teatini di S. Germano, uo mo di vita esemplare e di maniere assai gentili , per ot tenere che cessasse il gettito delle bombe nella città , più segnalamente contro i tempi e monasteri che già molto avevano sofferti nella passata notte , e cercasse di trattare occultamente gli accordi per la resa della for tezza. Fu facile di convenire solo per la prima doman da, ed il Montemar generosamente volle che le sue arti glierie non più traessero contro i luoghi sacri , purch gli assediati non avessero dal canto loro fatto fuoco da quella parte della piazza ove erano tali siti. Ma poichè scorso non molto tempo , gli assediati imperiali contrav vennero alla parola data al vescovo , così il fuoco del le artiglierie spagnuole con forza maggiore si diresse in distintamente contro tutta la città.

Il governatore della fortezza intanto, uscito dalla Piazza d'armi e risguardando i muri de' baluardi che si battevano dall' assediante , poichè si avvide che i pericoli cresce vano d'ora in ora, dal perchè la piupparte delle fortifica zioni erano rovinate dalle artiglierie dell'assediante, di go cannoni messi in batteria ben pochi potevano continuare un vivo fuoco , assai scarso si era reso il numero degli artiglieri , il presidio diminuito per li morti e feriti ma più per le malattie non era sufficiente per difendere tutto l'ambito delle fortificazioni della piazza; così credette esser difficil cosa lo spingere la difesa più oltre , e volse il pensiero di rendere la fortezza con onore e vantaggio del presidio. Epperò volle che prima si riconoscessero tutti i danni fatti dalle artiglierie oppugnanti , si visitas sero tutte le fortificazioni e più segnatamente la breccia.

E poichè gl'ingegneri ordinati per tale operazione, rap portarono che altri due giorni al più e la breccia si sa rebbe resa praticabile ai bastioni S. Andrea e Conca, così fu radunato un consiglio di guerra al quale il governa tore della fortezza fece noto lo stato delle fortificazioni e delle artiglierie , lo spirito che animava i soldati , le poche forze che si avevano, e la sua propensione di ren der la piazza al nemico. Aggiungendo che si era resistito tanto da non esser incolpato di viltà, che cedendo in tal punto poteva chiedere per patto che il presidio uscisse libero e si riunisse agli eserciti Alemanni che erano in Lombardia , mentre se ancora più si prolungava la di fesa, sarebbero caduti prigionieri al nemico, o se aspet tavano l'assalto sarebbero stati tutti passati a fil di spa da. Ma il generale Desuaglies più degli altri con modi arroganti , ma proprii di uomo che sente ed è animato dal più nobile sentimento di gloria , dichiarossi, avverso a quanto mai aveva proposto il Conte di Tattembach dimostrò quanto una tal resa sarebbe tornato a tutto il presidio di sommo disonore , e conchiuse che se il go vernatore persisteva nella sua risoluzione ne avrebbe al momento dato avviso alla Corte di Vienna. Epperò la piupparte degli uffiziali si dimostrarono favorevoli per la resa , ma vollero conoscer prima quali patti vantaggiosi si offrivano dall' assediante.

Quindi verso il mezzo del giorno 5 del mese di Agosto fu spedito al campo Spagnuolo, il maggiore Rovier , il quale domandato al Duca di Montemar quali condizioni avrebbe accordato ad una pronta resa della piazza, si eb be per risposta , che avesse il presidio proposta quella capitolazione che desiderava, perocchè se giusta ed one sta al momento l'accordava , ed in prova del suo dire concedeva una sospensione di ostilità di poche ore.

Ritornato il Rovier nella piazza, e fatto noto al con siglio di difesa la bella accoglienza avuta dal generale Spagnuolo , si stabili di cedere la piazza alle seguenti condizioni.

I. Che tutti i militari potessero uscir liberi con quan to loro apparteneva e con gli onori di guerra , armi ba bandiera gagli dieci tiri a soldato tamburo battente , spiegata e miccia accesa.

II. Che il presidio conducesse seco 12 carri di artiglie ria e 12 cannoni di bronzo con gli attrezzi e cariche per 20 tiri.

III. Gl' individui componenti il presidio potessero an dare dove loro piacesse , senza impedimento alcuno , 0 nell' esercito imperiale di Lombardia , o in quello che era in Sicilia, o pure riunirsi agli Alemanni che anco ra eranò nella piazza di Capua.

IV. Se mai risolvesse di andar nella Lombardia, o in Sicilia se gli desse dal nemico l'imbarco, e le spese fran che pel viaggio,

V. Potessero il governatore , il comandante e tutti gli altri uffiziali del presidio , cavar dalla piazza tutti i loro mobili cavalli ed altro , e ciascun soldato il pro prio equipaggio,

VI. Il presidio conducesse seco quattro carri coverti che non sarebbero visitati nell'uscir della piazza, alquan ti carri per trasportar le mobilie gli equipaggi e tutt'al-´´ tro, e taluni individui mascherati che sotto qualsiasi pre testo non sarebbero riconosciuti dagli spagnuoli.

VII. Godessero intero perdono tutti i disertori spagnuoli che erano nella piazza.

VIII. Prima della esecuzione di tali articoli giungendo validi soccorsi agli assediati, si avesse per non avvenuta la capitolazione, ed il presidio potesse proseguir la difesa.

IX. Si riserbavano il comandante della piazza e quello delle truppe, di domandare all'uscita della fortezza altre condizioni al capitano spagnuolo. Che si dessero subito da ambedue le parti gli equivalenti ostaggi. E l'asse diante non occupasse nessun posto interno della piazza , come forti, bastioni , rivellini ed altri , perchè sarebbe ro occupati dal presidio fino al totale sgombramento del la fortezza.

Gaeta li 6 agosto 1734.

Conte Di Tattembach

Governatore della piazza di Gaeta.

IL GENERALE DESUAGLIES

Comandante delle truppe di S. M. Ces.

Presentata siffatta capitolazione dall'istesso maggiore Ro vier al consiglio radunato nel campo spagnuolo due ore prima del mezzodi dello stesso giorno 6 di Agosto, men tre era ricominciato e con maggior vigore il fuoco contro la piazza, perchè scorse le ore stabilite per la sospensione delle ostilità; se ne discussero ad uno ad uno gli arti coli , presente Sua Maestà. E poichè fu da tutti osser vato che la fortezza era ormai senza artiglierie, il presi dio scemato di forze non poteva alla lungo prolungar la resistenza , nè accorrere alla difesa di tutte le fortifi cazioni già molto rovinate, la breccia era quasi pratica bile; così volle S. M. che si rispondesse al Governatore che essendo straordinaria la domanda in riguardo allo stato cui era ridotta Gaeta, si offriva al presidio la stessa capito lazione accordata a' tedeschi di Bitonto , Bari e delle altre piazze venute alla ubbidienza del Re. Cioè di rimaner tutti prigionieri di guerra. Uscisse il presidio dalla fortezza e condotto con tutti gli onori militari nel sito ove si era praticata la prima trincea , restasse dopo prigioniero di guerra e come tale fosse disarmato , rila sciando solo agli uffiziali le armi'e gli equipaggi. Cia scun individuo del presidio potesse andare in Roma, o rimaner nella piazza , nella capitale o altra parte del re gno per ispedir le sue bisogne; però elassi quattro mesi andasse fuori regno ove gli piacesse, ma a proprie spe se , e sulla fede di non poter più militare contro gli spagnuoli , e nettampoco i loro alleati. Circa la grazia che chiedevasi per i disertori spagnuoli , rimaneva intera mente alla clemenza del Re. E quando il Duca di Mon temar manifestò tali sovrani voleri al maggiore Rovier soggiunse , che con tali condizioni accettavasi la capito lazione e non altrimenti , che se il presidio le riget tasse e volesse persistere nella risoluzione di difendersi, era mestieri che sapesse che al declinar del giorno era fissato l'assalto alle brecce , nè si sarebbe a patto alcuno conceduto quartiere a persona vivente.

Nel conoscersi dal consiglio di difesa che ancora era riunito nella piazza , la ferma risoluzione presa dal duce spagnuolo , rimasero gli animi dubbii circa qual partito appigliarsi , ma quando visitate le brecce dagl' ingegneri si conobbe che erano facili a superarsi , si convenne quasi da tutti di cedere la fortezza alle condizioni det tate dall' assediante.

Poche ore scorse il mezzodi del giorno 6 di Agosto la piazza di Gaeta inalberò la bandiera di e diede gli ostaggi convenuti.

La mattina del giorno 8 il presidio usci dalla fortezza e dopo di aver deposte le armi sugli spalti rimase pri gioniero di guerra.

Gli edifizii della città di Gaeta soffrirono molto dal gettito delle bombe , la chiesa di S. Agostino e della SS. An nunziata furono rovinate del pari che il borgo fu quasi chè toltamente distrutto dal fuoco degli Imperiali. A po che centinaja ascese il numero de' morti e feriti da una parte come dall'altra. Nulla si operò che fosse degno d'istoria.

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