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Solo i morti vedono la fine della guerra.
from ReStart
Lo scrive Platone guardando alla guerra tra le città della Grecia. Questo è ciò che accadrà in Ucraina se non si pone fine immediatamente al massacro. La sospensione immediata dei combattimenti è l’obbiettivo immediato da raggiungere. È un obiettivo al tempo steso realistico ed enormemente difficile.
La situazione della guerra.
La guerra pesa sulle condizioni di vita della gente e dilapida risorse, distrugge ricchezza, incrina il bilancio degli stati e sottrae mezzi alla tenuta dello stato sociale, alla lotta alla povertà, alla prevenzione delle epidemie, alla sanità nel territorio, all’istruzione, alla ricerca scientifica e alla crescita economica sostenibile.
La Ue ha appena dichiarato che nel bilancio europeo c’è un buco di 66 miliardi di euro prodotto dal sostegno alla guerra che deve essere ripianato. All’Italia chiede otto miliardi. La Germania è in recessione e frena le nostre esportazioni trascinando con sé anche l’Italia.
Sulla Ucraina la NATO ha lanciato la nuova parola d’ordine: se vuoi la pace vinci la guerra.
La Russia rende noto il nuovo documento sull’uso dell’arma nucleare, sia tattica che strategica, che indica le condizioni perché ne possa essere contemplato l’uso immediato.
La posta in gioco, unilateralismo o multilateralismo. Il terreno della guerra appare sempre più l’Europa che ha grandi difficoltà a sostenere gli oneri del conflitto. Nell’interesse di tutti, anche dell’Europa, è necessario il congelamento immediato del conflitto e l’avvio di negoziati.
Possiamo fare qualcosa per aiutare che ciò accada?
Non si tratta di moltiplicare gli appelli alla pace ma di chiedere che sia garantita la sopravvivenza delle nazioni europee.
Oggi già pagano le conseguenze dei costi delle spese militari gli strati più deboli della popolazione, i pilastri dello stato sociale e la tenuta economica di molte imprese.
Gli armamenti nucleari sui diversi territori nazionali, come quelli presenti in Italia, sono sottratti al controllo degli stati. Riprendiamo la parola d’ordine della denuclearizzazione del territorio italiano.
La NATO è superata dalla storia e ne è convinta la NATO stessa che, con il nuovo piano strategico presentato a Madrid, ha assunto il carattere di una NATO globale, estesa al sud esta asiatico, come mezzo di confronto militare con la potenza economica e tecnologica della Cina.
Quello che serve è una visione multilaterale dei rapporti tra gli stati, basato sul reciproco riconoscimento e sulla pari dignità per garantire a tutti un uguale diritto allo sviluppo.
Verso un nuovo partito della sinistra.
Alla sinistra non può sfuggire la dimensione internazionale di questa fase della trasformazione della natura del capitalismo.
La riaggregazione delle forze che sono per la cessazione della guerra può andare molto altre il campo del pacifismo e diventare un ambito di riconoscimento con caratteri ampiamente popolari.
Ciò che manca qui da noi è un soggetto politico che interpreti questa battaglia. Dobbiamo essere i sollecitatori di questa presa di coscienza politica.
Nella sinistra della diaspora colgo novità importanti che mi fanno dire che il nucleo di ispiratori e sollecitatori di un movimento di massa contro la guerra è in via di aggregazione e permetterà di costruire una forza non residuale capace di farsi prendere in considerazione dai soggetti sociali cui spetta il compito di dare parole d’ordine e iniziative tra le masse popolari.
La fine della diaspora a sinistra ha molti avversari. Il principale è la comoda celletta nell’austero convento del Parlamento dove il romitaggio è addolcito dalla frutta che pende dagli alberi. Mi si perdoni il paragone di certo irriverente verso la loro storia, anche i Benedettini dovettero lasciare il campo ai Francescani quando le campagne furono devastate dalle guerre e l’inflazione portò la miseria nelle città.
