reset 7-2004

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07 mensile gratuito della Svizzera italiana per le nuove tendenze: musica sport moda hi-tech eventi cinema letteratura arte

www.resetmagazine.ch

trend.setters Mutations - Gli alieni fra noi

hi.tech Onimusha 3 : Demon Siege

trend.setters Got my own style

free.style8째 Rally SK8 - Spontanei e motivati

09.2004

primitive



Come ben sapete re.set non è solo musica, abbiamo le nostre consuete rubriche che coprono a 360 gradi gli interessi di tutti voi lettori. In questa sede accogliamo due nuovi recensori di Games, Marco Mascaro e Lorenzo Favi che assieme al curatore della rubrica, Michael Bortolotti, da questo numero collaboreranno in maniera fissa. Ringraziamo anche tutti gli altri preziosissimi collaboratori, il loro contributo rende re.set sempre più ricco. Un grazie particolare anche ad Alex Mazzucato, che presente in redazione per uno stage estivo ha collaborato in questo numero per la grafica di alcune pagine.

editoriale

Riprendere il tran tran quotidiano dopo la pausa estiva è difficile per tutti, ma riprendere a "costruire" re.set è sempre un'avventura avvicente ed appassionante. Anche se re.set ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare una rivista statica, lo sviluppo in redazione non s'interrompe mai. Difatti in questa stagione a venire ci saranno alcune novità interessanti. Fin da questo numero ci sono alcuni piccoli cambiamenti, ad esempio non sarà più pubblicato il calendario dei concerti della regione, visto che come mensile facciamo fatica ad avere le date in tempo utile prima di andare in stampa. Non vogliatecene per questa defezione, anche perché se volete qualche consiglio sulle manifestazioni più stuzzicanti del mese, potete rivolgervi al nostro sito www.resetmagazine.ch dove troverete le informazioni necessarie. Questo per i tagli, mentre come novità aggiuntiva abbiamo il Discocrash, ovvero il disco del mese che più ci fa discutere in redazione. Non vi diciamo di che trattiamo in questo numero, ve lo lasciamo scoprire da soli. Ogni mese, dunque, ci sarà uno spazietto dedicato al disco più controverso, quello con cui tutte le aspettative sono state deluse oppure eccitate oltremodo. Non mancate di mandarci la vostra opinione in merito!


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trend.setters Report - Mutations - Gli alieni fra noi Report - Il preservativo - Questo grande sconosciuto Report - Got my own style

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free.style Report - SK8 - Spontanei e motivati

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hi.tech Cybercorner - La pubblicità nell'era di Internet Product & Cyberflash Webcorner & Websoft Games - Doom 3 - Una questione di nome Games - Onimusha 3 : Demon Siege

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re.view re.play

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Dischi - Recensioni Dischi - Intensi Libertines + New Stylerz Dischi - Nick Cave - Profondo sentire + discocrash: Björk Report - Mondo Punk informer Report - Leggendaria Strato Localcorner - Wonder Lily Reactor & Localnews Live - Festival di Arte Elettronica & Livenews

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re.vision Cinema - Starsky & Hutch + Open water Cinema - LUFF - Lausanne Underground Film Festival Cinema - Spider-Man 2 Rassegne - Cineclub in Ticino Nextscreen

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re.ad Libri - Recensioni Libri - Oltre alla notizia Comics - Sognare ad occhi aperti

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re.art Teatro - Teatro del Gatto + Prosa, musica e danza a Chiasso Mostre Gallery - Miss Van ed i suoi amici Gallery - Pin ups and down

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Abo Impressum

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copertina by marco cassino



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trend.setters di taunus

Mutations Gli alieni fra noi Il corpo, all'interno dell'arte, è stato presente fino dai suoi primordi, ma fu soprattutto negli anni '60 che avvenne un radicale cambiamento: la nudità dei figli dei fiori, il ritorno alla natura, la scoperta e la divulgazione di rituali di popolazioni lontane, un corpo umano che riesce a viaggiare nello spazio fino ad arrivare sulla luna... questi e molti altri fattori determinarono un nuovo approccio con corpo ed il suo potenziale espressivo si liberò, come il pensiero, di ogni limite. Naque una nuova figura: il body artist.

photo: courtesy of www.bmezine.com

Nei violenti e rivoluzionari anni '70 con il corpo veniva espresso il malessere sociale, i punk si costruivano una cresta colorata in testa e si riempivano di tatuaggi e di piercing, i "terroristi" culturali proponevano opere e performance sempre più estreme e sacrilighe verso l'ordine stabilito e benpensante. L'uso del corpo e in particolare della pelle ben presto si trasformò in tendenza. Alla fine degli anni '80 il tatuaggio è diventato un intervento estetico e creativo per distinguersi e autodeterminarsi, e ben presto assurse a fenomeno di massa normale perfino per le veline televisive, quindi per distinguersi si passò al piercing, ma anche quello negli ultimi anni è diventato "banale" e oltremodo sfruttato. photo: courtesy of www.bmezine.com

Oggi per distinguersi dalla massa bisogna decisamente osare di più. E' il momento della scarification, una serie di tecniche che oggi sono utilizzate da chi vuole ornare il proprio corpo in maniera stravagante, ma che in passato, in particolare nelle popolazioni tribali, erano decise da un'autorità superiore e avevano una valenza di iniziazione o di appartenenza ad un rango sociale o religioso. Ognuna di queste pratiche è piuttosto dolorosa, e consiste in una cura particolare per la cicatrizzazione delle ferite. Vediamo quali sono le nuove pratiche dei primitivi moderni: il branding è un tipo di scarnificazione ottenuto bruciando la pelle con delle barrette di metallo incandescenti. Questa tecnica trova la sua origine nella marchiatura degli animali, degli schiavi e fino al XVII secolo anche di criminali ed eretici. Soprattutto in America la marchiatura viene usata come segno di appartenenza a confraternite universitarie. Ora per il branding c'è anche una pistola a fiamma che opera il disegno direttamente sulla pelle. Il cutting consiste nel taglio o nell'incisione della pelle, nella ferita aperta vengono introdette delle sostanze come la cenere, l'inchiostro o altro ancora a dipendenza del tipo di cicatrizzazione che si vuole ottenere come è fondamentale il tipo di cura del processo di cicatrizzazione. Una variabile soggettiva e non controllabile però è la reazione a livello chimico del proprio corpo sia alla ferita che al corpo estraneo. Il pocketing è l'impianto di graffette sui tessuti cutanei. Questa versione decisamente più invasiva del piercing consiste nel "aggraffamento" dei tessuti cutanei e delle loro pieghe, con innesti di ganci di metallo o di plastica. Gli implants invece si avvicinano maggiormente alla chirurgia estetica, come il silicone per ingrossare labbra e seno. Oltre a questi interventi legati al ringiovanimento o alla provocazione sessuale ci sono impianti che hanno una valenza puramente estetica: tramite l'introduzione sottocutanea di impianti in silicone o metallo si possono produrre mutazioni che producono forme estranee e simulano deformazioni dell'ossatura. Questa forma di

photo: courtesy of www.bmezine.com

mutazione corporea sta prendendo una svolta tecnologica, grazie alle ricerche sull'innesto sottocutaneo di microchips e altre diavolerie tecnologie. La nuova estetica della mutazione ruota attorno alla coesistenza dell'organico con il non-organico. Che questa fusione venga poi presentata senza limiti non ha importanza, e noi non siamo qui per giudicare, solo ad esprimere un dubbio: gli alieni sono fra noi? Gli alieni siamo noi? In definitiva ciò che conta è che quest'estetica della mutazione ci propone corpi che, perduta la propria linea di autolimitazione, si stanno appropriando del futuro, un futuro che finora abbiamo visto solo sui fumetti fantascientifici e nei videogiochi.


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report

di apache

Il preservativo Questo grande sconosciuto Il preservativo: c’è chi lo definisce "una barriera contro il piacere", quasi come se fosse un castigo. Ma il preservativo è nato essenzialmente come metodo contraccettivo. Negli anni si è evoluto a livello di materiali usati e di tecniche di produzione, e rimane il più noto ed utilizzato metodo per evitare le gravidanze indesiderate. Oggi, indossare il preservativo durante le pratiche intime è anche l'unico modo per proteggersi da malattie gravi come l'Aids, l'epatite virale e le altre più o meno gravi malattie a trasmissione sessuale. Tutti conoscono il preservativo, ma questo utilissimo sistema di prevenzione è considerato ancor oggi un tabù. Di metodi contraccettivi c'è ne sono tanti, sia naturali, sia chimici e meccanici. Perché utilizzare il preservativo, allora? I motivi che spingono all’utilizzo di questo “guanto” maschile sono molti. Tra questi la quasi totale assenza di controindicazioni o di effetti collaterali, inoltre la semplicità d'uso e la facilità di reperimento presso i supermercati, nei distributori automatici, su Internet ed in farmacia. Un’altra ragione, la più importante, è la prevenzione nei confronti della terribile malattia Aids. Anche se prima del disgraziato avvento di questo male esistevano già altre malattie a trasmissione sessuale (a volte fatali, come la sifilide per esempio), mai come oggi il preservativo ha assunto il ruolo di “guardiano” della nostra salute. Il dilagare esponenziale dell’ Aids non solo tra gli omosessuali, bensì anche tra gli eterosessuali ha riportato alla ribalta questo misconosciuto oggetto. Usare il preservativo, quindi, è diventato oggi simbolo di maturità e di rispetto, per la propria persona e per quella del partner, fisso o occasionale che sia. Eppure ancora oggi molti lo trattano con diffidenza. Sembra che giovani e meno giovani, sia uomini sia donne, abbiano ancora difficoltà ad acquistare i preservativi, bloccati dall'imbarazzo, accettando rapporti non protetti ed a rischio. Una superficialità che può rivelarsi fatale. I pre-preservativi I primi indizi sulla nascita dei preservativi inizia dagli antichi Egizi dei Faraoni. Gli egiziani furono i primi ad utilizzare vesciche ed intestini di animali ben oliati per i loro rapporti sessuali. Gli inventori dell'attuale preservativo furono i cinesi nel 1'000 a.C. che allo scopo cominciarono ad usare sottili fogli di carta oleata sagomata. I loro vicini di casa, i giapponesi, usavano cilindretti di cuoio o scaglie di tartaruga rese flessibili da soluzioni alcaline. In Europa il progenitore, scusate il gioco di parole, del preservativo arriva nel II sec. a.C. come testimoniamo i graffiti ritrovati nelle caverne di Combarelles in Dordogna. Si ritiene che anche allora i materiali utilizzati fossero intestini di animali, grazie alla loro morbidezza e resistenza. Anche gli antichi romani utilizzavano dei preservativi costruiti con gli intestini essiccati delle pecore, utilizzati soprattutto dai soldati per proteggersi dalle malattie durante le loro lunghe campagne lontano da Roma. Lattice vs. Duron C’è una domanda che si saranno posti in molti: di cosa sono fabbricati i preservativi? Il materiale di base per fabbricarli è il lattice ricavato dal caucciù dell’Hevea Brasiliensis, un albero appartenente alla famiglia delle Euforbiacee. Pur essendo originario dell'Amazzonia, l'albero della gomma è coltivato anche in Indonesia, nella penisola malese e nello Sri Lanka. Al lattice vengono aggiunti ingredienti funzionali alla lavorazione, per ottenere una miscela adeguata. Nelle vasche contenenti la miscela di lattice vengono immerse lunghe catene con appese delle forme di vetro di inequivocabili fattezze falliche. Il lattice aderisce alle forme creando una pellicola molto sottile. Tale processo viene ripetuto più volte, a seconda dello spessore che si vuole ottenere. Un passaggio successivo in una galleria d’aria caldissima vulcanizza la pellicola rendendola resistente ed estremamente elastica. Ma ora il lattice ha un concorrente che ne sta soppiantando il primato di materiale per eccellenza: il Duron,

che è un'esclusiva formulazione che consente ad un materiale sintetico, il poliuretano, d’acquisire elasticità e morbidezza al tatto. Questo materiale consente di ottenere ciò che prima sembrava impensabile, ossia uno spessore minimo abbinato ad una resistenza massima. Il Duron è particolarmente indicato per le persone che sono allergiche al lattice. Il poliuretano è stato utilizzato anche per la realizzazione del primo preservativo femminile. “Io ce l’ho profumato!” Alla mela, alla fragola, alla cioccolata e tanti altri ancora, gli aromi vengono addizionati al lubrificante del profilattico stesso, e non al lattice. La tecnologia ha offerto la possibilità di differenziare sempre più l'offerta di profilattici, cercando di mutare questo presidio sanitario in simpatico compagno di giochi sessuali. Il processo di fabbricazione prevede la colorazione del film di gomma di lattice con sostanze naturali. Anche le forme dei preservativi hanno preso le strade più fantasiose, e i negozi che offrono esclusivamente una vastissima gamma di preservativi di tutti i tipi stanno sorgendo nelle varie metropoli del mondo. I motivi per utilizzare il preservativo sono decisamente superiori alle scuse per non farlo: è l'unico modo per proteggersi da un rapporto sessuale a rischio, e inoltre può sbrigliare la fantasia con i suoi diversi gusti e colori. Approfittatene!

Altre informazioni e curiosità le potete trovare su: www.aids.ch www.comodo.it www.condomania.com


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trend.setters

repor t

di blindFREAK

Got my own style Il modo di vestirsi è da sempre un mezzo per relazionarsi ad un gruppo sociale, per esprimere il proprio carattere ed i propri interessi. Spesso, nel mondo dei giovani, lo stile rispecchia il genere musicale seguito e la cultura ad esso collegata. Ciò permette ai ragazzi di “individuarsi”, di capire al primo colpo senza conoscere la persona se questa può essere più o meno interessante e simile; in questo modo i capi di abbigliamento diventano una specie di etichetta che si indossa, dove sono contenute le informazioni “basilari” di una persona, che possono andare dal carattere (aperto, riservato, espansivo, allegro, triste) agli interessi musicali o artistici o ancora sportivi ... Crearsi un proprio stile o aderire ad uno stile predefinito già esistente comporta molti dettagli, dall’atteggiamento ai vocaboli usati per esprimersi (il così detto slang), dai vestiti agli accessori, dalle scarpe al taglio di capelli. Ci sono poi particolari essenziali di un certo tipo di moda e veri e propri oggetti del desiderio di orde di teenagers che per integrarsi nella “compagnia” devono assolutamente possedere. A metà anni ’80 una nuova figura si staglia sul panorama giovanile: il paninaro. Egli doveva possedere (partendo dai piedi): Timberland, jeans a carota (Armani, Valentino, Trussardi) con risvolto che mettesse in bella vista le calze Burlington o Naj-Oleari, felpa della Best Company molto colorata (verdi, arancioni accesi), e per finire un bel Monclair possibilmente giallo o verde. Per le ragazze erano d’obbligatorio un bel cerchietto in testa, orecchini di un diametro sconcertante e coda con fiocco ai capelli. L’equivalente odierno del paninaro è il modaiolo. Questo individuo è ossessionato dalla moda, da quello che va nei negozi e nelle riviste. E’ griffato da testa a piedi, anche se possiede un buon intuito che gli permette di abbinare il capo costoso con la magliettina di H&M. I capelli sono spesso con la crestina alla Beckham, occhiali da sole formato schermo televisivo, magliettina stretta, possibilmente di una squadra di calcio, jeans abbastanza larghi ma che facciano risaltare bene il fondo schiena accompagnati dalla cintura colorata della Fucking Criminal o con stampato il nome di una nazione o squadra. Scarpette rigorosamente della Puma o Adidas oppure le infradito.

Particolare importantissimo: abbronzatura perenne, anche a dicembre inoltrato. Poi ci sono i generi un po’ più di nicchia ma comunque molto diffusi che possono essere il metallaro e il dark, quindi per il primo capelli lunghi, chiodo, maglietta nera di un gruppo musicale, pantaloni stretti in pelle, similpelle oppure jeans con anfibi ai piedi. Per il secondo qualcosa di un po’ più elegante ma allo stesso tempo trasgressivo, trucco spesso pesante o comunque marcato, cipria e colori scuri come il nero o il viola, vestiti rigorosamente di nero e capelli neri con tagli che vanno dal lungo liscio ai corti strani e stravaganti. Apprezzati sono anche piercing e tatuaggi. Altro genere è lo skater, o comunque il ragazzo o ragazza che ascolta punk new school e hardcore melodico californiano. Quindi magliette di marche da skatboard e snowboard come la Zero, Volcom, Indipendent e la nuova Atticus oppure di qualche gruppo musicale, pantaloni larghi con cintura sempre da skater in tessuto oppure con le borchie. Scarpe sneakers della Vans, Airwolk, Globe o anche Allstars. Catena portachiavi, polsini e capelli “sparati” in aria oppure lunghezza media con riga da parte. Venuto prima dello skater è il punk old school. Cresta colorata in testa, magliette di gruppi musicali o con slogan di tema sociale e di protesta, pantaloni stretti a quadretti, colorati, tinte sgargianti. Catene, spille da balia, borchie ai polsi e al collo, talvolta piercing e per scarpe le Allstars o gli anfibi. Da non dimenticare è poi il rapper! Vestiti XXL, pantaloni larghi molto calati, cappellino da baseball, magliette di squadre di basket o di marche sportive, scarpe Nike o Adidas e andatura very easy!

Ce n’è per tutti i gusti insomma! Ovviamente queste sono delle descrizioni generiche, poi sta ad ognuno decidere se differenziarsi o meno. La cosa importante è mantenere sempre l’originalità pur appartenendo ad un gruppo e ad un genere di vestirsi standarizzato, inventando sempre qualcosa di nuovo o abbinando accessori diversi. Il do it yourself è la soluzione migliore per non essere solo parte della massa, ma una persona con le proprie idee sullo stile.



free.style

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dalle 13.30 alle 18.30 - Libero accesso alle rampe Vertical per tutti i mezzi (bici, pattini, skate) - Graffiti session by Never Crew

Sabato 18 settembre

dalle 19.00 alle 00.30 - Cena popolare - Live con Cattivo Esempio (Lugano - street core), Second Car Forget A Head (Dresda/Lugano - hardcore) e NBT (Castione - punk, in attesa di conferma) - Graffiti session by Never Crew

Venerdì 17 settembre

Programma

Un gruppo di giovani formatosi spontaneamente, con il sostegno del Centro Giovani di Bodio, ha organizzato uno skate contest che si svolgerà presso il piazzale del Municipio e nelle sue immediate vicinanze. La manifestazione comprende il libero accesso alle celebri rampe Vertical, nonché una competizione, concerti, cucina calda, djing durante il giorno e demo graffiti art. Alla manifestazione sono invitati tutti gli appassionati di skateboard, roller e bmx, anche se la competizione, che coinvolgerà anche rider provenienti da altri Cantoni e dall’estero, è rivolta ai soli skateboarders. Come è nato e qual'è l'obiettivo dello skate contest di Bodio? Probabilmente è nato da una fecondazione artificiale tra due menti maschili talmente malate da voler tentare esperimenti culturali pur non essendo gay... L'obiettivo principale dell'evento era quello di coinvolgere il maggior numero di persone in un’organizzazione spontanea di massa senza nessun vincolo a livello di idee, e cosi è stato. Vari gruppi di persone si sono tutti resi disponibili spontaneamente e sono molto motivati. L’immagine non è gestita in proprio, ma lasciamo che ognuno modifichi a suo piacimento lo stile del manifesto in modo da non creare una sola identità statica alla manifestazione. Gli striscioni pubblicitari all'interno della manifestazione verranno interpretati in modo omogeneo con dei graffiti realizzati appositamente durante la manifestazione, così che alla domenica del contest ci sarà anche l'esposizione degli stessi mixati ai graffiti dei loghi delle band (anch'essi realizzati live durante i concerti) in modo da creare un'atmosfera di collaborazione parallela tra i singoli eventi dell' intera manifestazione. In poche parole cerchiamo di organizzare un’evento molto più coinvolgente per tutti.

Per entrare meglio nello spirito di questa originale iniziativa abbiamo posto qualche domanda ad uno degli organizzatori, Rolly Meyer.

Spontanei e motivati

SK8 contest Quindi, più persone si iscrivono e più possibilità ci saranno di tornare a casa con i premi normalmente vinti dai più bravi... senza necessariamente esserlo. Graffiskate di Locarno a parte, in Ticino l'ultimo skate contest degno di questo nome di cui ho memoria data ormai di dieci anni (a Manno nel 1994). Come mai, cosa è successo durante questi anni? Purtroppo una serie di eventi catastrofici si sono afflitti contro il principale organizzatore del contest di Manno, cioè io. L'ultimo in ordine di tempo è un'aggressione, con conseguenti placche di titanio che mi hanno messo in testa. Ora oltre ai denti persi causa caduta in skate, mi ritrovo nuovamente a mangiare unicamente cose molli. Probabilmente il calcio subìto in faccia mi ha fatto tornare la memoria e siccome sono dieci anni suonati dall'ultimo contest interrotto per pioggia dal comune di Manno, l'intenzione era quella di riprenderlo dal punto in cui si trovava. Grazie di tutto a tutti! Finalmente vi odio davvero, ciononostante eccomi ancora qua. Mi dispiace, ma eccovi un bel po' di divertimento in mezzo a tutto questo odio... Sono proprio bastardo dentro! Come hanno reagito le autorità a questa iniziativa? Avete ricevuto un sostegno? Molto importante oltre il sostegno dell'autorità è stato la totale libertà di pensiero offertaci in base al sostegno ricevuto. In questo modo l'organizzazione del contest è potuta avvenire molto dinamicamente e in modo quasi del tutto spontaneo.

repor t


Quanti skaters pensi ci siano oggi in Ticino e quale affluenza vi aspettate? Non sappiamo quanti skater ci siano in Ticino in quanto sono tanti ma sparsi un po' ovunque. Per questo organizziamo l'evento in modo da riunire tutti su di un’unico piazzale ben provvisto di strutture e con skater anche provenienti dall'estero, dai principianti ai professionisti. Per stimolare a partecipare alla gara anche i principianti, varrà la seguente regola: se tutti i principianti, compresi donne e bambini, sommati insieme, saranno superiori al numero dei vincitori delle categorie élite, avranno diritto al ritiro di tutti i premi.

st SK8 Conte ettembre dal 17 al 19 s Bodio

dalle 13.00 alle 19.00 - Competizione skate con Dj-set - Graffiti session by Never Crew

Domenica 19 settembre

dalle 21.00 alle 00.45 - Live con Dirts (Melide - punk), Rapists (Lugano - punk), Punkseck (Acquarossa punk), My Stupid Dream (Lugano - punk) e Pussywarmers (Lugano - rockabilly)

dalle 19.00 alle 20.30 - Cena popolare

Per maggiori informazioni contattare Orlando 079/6212927

Questo contest ha già dei programmi per il futuro? Speriamo non piova anche questa volta, perché in questo caso il prossimo contest è pianificato di nuovo tra dieci anni, come da regolamento mai scritto, ma importante per la filosofia della manifestazione stessa.

Abbiamo ricevuto le infrastrutture del comune di Bodio e del suo Centro Giovani, il sostegno finanziario di Infogiovani e del Centro stesso, oltre ai vari sponsor che ringraziamo sin d'ora. Verranno caldamente menzionati durante tutta la manifestazione, al contrario di facoltose ditte del settore che ovviamente non ringraziamo vista la scarsa collaborazione dimostrata.


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hi.tech di alessio cassis

La pubblicità nell'era di Internet

Prendendo in esame l’influenza che Internet ha avuto sulla società, spesso si parla di rivoluzione. In realtà credo non si possa parlare di una vera e propria rivoluzione, intesa come cambiamento rapido su larga scala. Nondimeno, con il passare del tempo, i mutamenti si fanno sempre più marcati, toccando nel contempo questioni di ogni genere; trasformando cose, persone e… persino la pubblicità. Anche l’onnipresente anima del commercio è in piena fase di transizione. Ormai società e agenzie pubblicitarie sono certe che la supremazia commerciale della tv è destinata ad una rapida recessione; recessione a vantaggio della pubblicità on-line naturalmente. I giovani, ed in generale coloro che trascorrono molto tempo su Internet, che guardano sempre meno televisione sono sempre di più. In particolare la fascia tra i 18 e i 30 anni, il target più ricercato, passa molto tempo in rete, snobbando la televisione. Gli operatori del settore si preparano già ora a questa crescita esponenziale, attratti dal profilo particolarmente ambito dell’utente Internet tipico: maschio, età giovane o giovanile, alto livello di istruzione e difficilmente raggiungibile con altri mezzi. Per questo motivo, le grandi multi-nazionali investono meno volentieri le loro risorse per attirare gente che tramite il tubo catodico non possono più raggiungere. Internet non è la sola causa di questa perdita di potere. Il telecomando prima, e i nuovi apparecchi che permettono di registrare le trasmissioni senza pause pubblicitarie, hanno fatto sì che lo spettatore potesse evitare facilmente gli intermezzi. Stessa sorte sta toccando il panorama giornalistico. Su Internet si trovano facilmente notizie di ogni genere, consultabili gratuitamente. Inoltre la quantità di fonti a disposizione mette a dis-

posizione un potente e rapido strumento di paragone tra le stesse. Tutti questi fattori spingeranno le società a investire maggiormente nel web, diminuendo di conseguenza il finanziamento ai network televisivi. La transizione dal video al browser non sarà priva di ostacoli. Finora si è investito poco nella pubblicità on-line, le agenzie con qualche esperienza sono poche e anche quest’ultime non possono fare affidamento su ricerche approfondite o statistiche attendibili. Trasmettere un messaggio in una manciata di parole accompagnate da immagini, o animazioni in pochi centimetri di spazio non è impresa facile. In un sito web vedo male degli spot a schermo intero, per cui al contrario della tv, non è possibile godere della piena attenzione dell’utente. Inoltre il popolo della Rete è sovente critico. Tecniche eccessivamente aggressive o invadenti possono portare rapidamente ad una emorragia di visitatori infastiditi, danneggiando il sito stesso. Il mercato deve adattarsi al nuovo scenario ed ormai buona parte di esso è già all’opera. Secondo un articolo apparso sulla nota rivista Wired, gli studios di Hollywood, che finora riservavano al web l’1.3% del budget pubblicitario, prevedono un aumento sostanziale di questa fetta. In futuro, quindi, per pubblicizzare i propri prodotti le società si rivolgeranno sempre più alle agenzie di pubblicità su Internet, causando così qualche grattacapo alle reti televisive e all’editoria, anche perché Internet è l'unico media che consente di creare un rapporto fortemente interattivo tra azienda e consumatore con una modalità "one to one". Ma cosa fare, nell’infinito mare del web, per catturare l'attenzione degli utenti e trainarli presso il sito della propria azienda? Gli studi in merito sono aperti.


cybercorner

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product Plus Deck 2 - salviamole Avete ancora uno spazio libero nel vostro case? Per un magiacassete?!? Non avete mai pensato di salvare le vostre cassette in formato digitale? Si sa che i nastri sono destinati a smagnetizzarsi con il tempo e chissà quanti preziosi cimeli avete in fondo a qualche cassetto, cimeli spesso non più recuperabili su Cd, demotape del vostro vecchio gruppo, un vecchio mixtape di un Dj. Oppure siete rimasti affezionati alla cassetta, la usate ancora e volete registrare una complilation direttamente dal vostro PC, in tutta facilità. Questo apparecchio retrò-tech è troppo simpatico, è bello vedere che ci sono produttori tecnologici che guardano anche indietro e creano dei ponti con il passato. Offerto nelle colorazioni blu, bianco e magenta, il costo per salvare le voste mitiche K7 con Plus Deck2 è di circa 150 $, quanto il prezzo di un masterizzatore di ultima generazione. www.plusdeck.com

cyberflash Radio AM causa di leucemia (?) Due anni or sono scoppiavano le polemiche attorno ai potenti impianti radio del Vaticano, sospettati di essere la causa dei numerosi casi di leucemia diagnosticati agli abitanti delle zone limitrofe. In seguito, complice il disinteresse dei media e la questione scomoda, nessuno se ne interessò più. Un gruppo di scienziati coreani ha tentato di recente di risolvere l’annoso problema. Tuttavia, dopo aver studiato dieci diverse località irradiate dalle onde e avervi riscontrato un’incidenza dei casi di leucemia superiore del 70%, hanno dichiarato di non poterne attribuire la causa alle onde incriminate.

Estate a luci rosse per lo spam Cambiano le stagioni e con esse la posta indesiderata in arrivo nella posta elettronica. Sembra infatti che i principali mittenti di spam, ritengano il periodo estivo particolarmente favorevole alla promozione di siti e articoli a carattere pornografico. Lo dimostra l’aumento del 350%, registrato nel mese di giugno, di messaggi che per l'appunto propongono questo genere di servizi. Tali modifiche alle offerte pubblicitarie spammatorie si ripetono puntualmente ogni anno, confermando la “professionalità” con cui operano queste organizzazioni. La stagione invernale, con i relativi cenoni, è invece oggetto di promozione per pillole e gadget dimagranti vari.

Preoccupano i siti pro-anas Alcuni specialisti e gruppi di sostegno alle disfunzioni della nutrizione, anoressia in particolare, hanno espresso preoccupazione per il crescente numero di pagine web a sostegno, appunto, dell’anoressia. Realizzati soprattutto da ragazze che a loro volta soffrono di anoressia, indicate sovente col termine “Anas”, le pagine di questi siti, seppur in modo diverso, idealizzano l’essere magri esaltandone l’estetica. Le persone confrontate con questo problema tendono sovente ad isolarsi dagli altri. Grazie a Internet la solitudine è in parte interrotta, ma se alcune di esse trovano sostegno da chi vive la loro stessa esperienza, altre vengono spinte a perseverare nella malattia, diffidando di chi vorrebbe dar loro assistenza.

Due di picche digitale Girovagando senza meta su Internet si può incappare in siti con funzionalità assolutamente inutili, o il cui scopo ludico si riduce ad una manciata secondi. Uno di questi servizi senza scopo apparente, sta riscuotendo un successo dai risvolti un poco inquietanti. Per le persone che di fronte a delle avance non sanno dire di no, www.papernapkin.net propone indirizzi e-mail che, in automatico, scaricano senza difficoltà il novello Romeo. Altri siti ancora, danno la possibilità di rifilare falsi recapiti telefonici, la cui segreteria risponderà con un duedi picche registrato. Oppure, si è in grado di pianificare una falsa chiamata sul proprio cellulare che in aggiunta, suggerirà una scusa per defilarsi rapidamente da un blind date fallimentare.

Il tuo piccì craccato in venti minuti Connettersi a Internet con un computer a cui non si è dedicato un minimo di manutenzione, come l’installazione degli aggiornamenti, e privo di un programma anti-virus, è sempre più rischioso. Secondo l’Internet Storm Center, un personal computer connesso in Rete senza alcuna protezione, può essere colpito da un virus o spyware nel giro di venti minuti, senza che l’utente esegua alcuna operazione. Considerando che un anno fa il medesimo studio fissò la “sopravvivenza” di un sistema a quaranta minuti, la salute di un pc trascurato sarà sempre più a rischio. Quindi, se non ci si vuole trovare a lottare con esplosioni di finestre XXX, o addirittura, a dover reinstallare la macchina, sarà bene pensarci prima.

Guglielmo Tux membro di FSFE L’associazione svizzera per il software libero Wilhelm Tux, ha annunciato la sua affiliazione in seno alla Free Software Foundation Europe, il gruppo che promuove l’utilizzo di software libero a livello Europeo. Si tratta di un passo importante per il giovane Guglielmo Tux, che premia l’associazione per il buon lavoro svolto fin’ora ed unitamente ne sancisce il ruolo di referente ufficiale di FSFE per la Svizzera. I gruppi aderenti a FSF sostengono un approccio al software e alla proprietà intellettuale che non tenga conto dei soli aspetti economici, mettendo l’accento su questioni come la libera circolazione delle informazioni e lo sviluppo sociale. Tux, nome del pinguino simbolo di Linux, sottolinea chiaramente il legame con il più importante software libero. Per maggiori informazioni: www.wilhelmtux.ch


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hi.tech di alessio cassis

www.romnation.net

www.acronymfinder.com

www.space-invaders.com

www.giantmicrobes.com

I vecchi videogiochi conservano sempre il loro fascino, soprattutto quando ci riportano all’infanzia, magari provando un briciolo di amarezza ripensando alle serate passate a spendere franchetti senza riuscire mai a passare quel maledetto quarto schema. Romnation.net offre la possibilità di rifarvi, mettendo a disposizione centinaia giochi, detti roms, da far funzionare con il vostro emulatore preferito. Attenzione però: sebbene personalmente non credo che qualcuno si preoccupi se scaricate giochi di dieci o vent’anni, per i più recenti il discorso è diverso e, a giudicare dalle apparenze, credo che parte del materiale di questo sito non sia completamente legale.

Capita a tutti prima o poi di essere messi in difficoltà dagli acronimi propinati in quantità massicce da giornali, siti web o conoscenti. Internet ne è invaso in modo particolare: account POP, server FTP, interfacce WYSIWYG e via di seguito. Magari chattate da anni chiedendovi perché diavolo la gente digita lol (laughin out loud) dopo qualcosa di divertente. Oppure ad una cena di lavoro in cui si parla di STD (Sexually Transmitted Disease), sapere che si parla di malattie veneree vi eviterà di cominciare la frase seguente con “anch’io”… Scherzi a parte, acronymfinder.com permette di ricercare queste sigle dal significato oscuro in pochi attimi, restituendo più di un risultato quando si tratta di acronimi con altrettanti significati.

Correva l’anno 1978 quando Space Invaders unì il promettente mondo dell’entertainment all’informatica, quest’ultima fino a quel momento, ad appannaggio esclusivo dell’austero mondo scientifico. Un quarto di secolo dopo assistiamo ad una seconda invasione degli alieni, questa volta però si gioca nel mondo reale. Per iniziativa di un giovane artista parigino, le creature di Space Invaders sono apparse sugli edifici di città in ogni parte del mondo. Anche in Svizzera si sono avute notizie di avvistamenti di piccoli “oggetti quadrati non identificati”, da Berna, Losanna e Ginevra. Space-invaders.com è il sito ufficiale dell’Invasione, in cui si trovano foto, mappe e articoli sulle performance effettuate in ogni città.

Probabilmente in tempi meno sospetti, questo particolare negozietto on-line non avrebbe attirato tanta attenzione. Ma soprattutto negli USA, dove la ricerca della (in)sicurezza totale è portata sovente all’eccesso, la vendita di microbi giganti su Internet è guardata con una certa diffidenza. Il rischio, del resto, esiste. Pensate a zelanti agenti dei servizi segreti che, controllando l’acquisto di beni con carte di credito, s’imbattono in voci quali “peste nera”, “ebola” o “epatite”. Non c’è nulla da temere naturalmente, giantmicrobes.com offre solo delle innocue riproduzioni, sottoforma di pupazzi, dei vostri virus “preferiti”. Cosa aspettate a scegliere il vostro? Niente concilia meglio il sonno come un morbido peluche “black death”.

websoft I giochi Windows su LinuxMandrakesoft e LaCie: GlobeTrotter

Microsoft: Starck mouse

L’ufficio mobile e “open” da 40G

Il topo d’autore di Microsoft

www.mandrakesoft.com

www.microsoft.com

La software-house francese Mandrakesoft, produttrice della distribuzione Linux Mandrake, e il produttore statunitense di hardware LaCie, hanno presentato GlobeTrotter, il nuovo nato dalla prima collaborazione tra le due società. Si tratta di un disco rigido esterno con pre-installata la versione 10.0 di Mandrake. Il formato dell’hd di 2.5 pollici permette al disco di essere alimentato dalla sola porta usb, evitando quindi l’impiego di un’alimentazione supplementare. Collegando GlobeTrotter ad un qualsiasi pc, Mandrake sarà avviata al posto del sistema operativo locale, e dopo aver proceduto al riconoscimento delle periferiche, permetterà di lavorare con il proprio OS ed i propri dati in qualsiasi luogo. Sebbene si tratti sicuramente di un prodotto di nicchia destinato ad appassionati e addetti ai lavori, i due partner sperano di beneficiare della medesima attenzione suscitata da Knoppix e Lindows, le due distribuzioni Linux che danno la possibilità di essere lanciate da cd-rom, senza bisogno di dischi rigidi.

Un dirigente Microsoft aveva fatto i complimenti alla rivale Apple per il design dei suoi prodotti, aggiungendo che quello della Mela era l’esempio da seguire. La presentazione dello Starck-mouse sembra in effetti il primo passo verso dei prodotti che non siano solo efficaci nell’uso, ma che siano piacevoli anche nel design e nella scelta dei materiali. Per questo cambio di stile la società di Bill Gates ha chiamato all’opera nientemeno che il celebre designer francese Philippe Starck, celebre in tutto il mondo per i suoi progetti d’interni, come pure per il disegno di abiti, veicoli e molto altro ancora. Microsoft.com presenta lo Starck mouse come il primo “museum-quality mouse”; slogan pubblicitari a parte, personalmente penso che sia davvero un bel prodotto. Ora si spera che, anche senza scomodare grandi artisti, altre società ne seguano l’esempio, aggiungendo alla tecnologia, un pizzico di senso estetico.


games

015

hi.tech testo marco mascaro

Correva l’anno 1993 quando Id Software rivoluzionò il mondo dei Videogiochi per PC con Doom. Il titolo Id introduceva il genere degli sparatutto in prima persona (o fps, first person shooter) agli utenti di personal computer, approdando successivamente su console. Doom non fu il primo fps della storia, ma si attestò sicuramente come capostipite del genere grazie soprattutto alla sua qualità grafica, all’ottimo design dei livelli ed al gameplay frenetico.

Doom 3 Una questione di nome Sono passati ormai undici anni, e Id Software torna alla carica con il tanto annunciato e tanto atteso terzo capitolo della saga che l’ha resa famosa. Sarà riuscita la software house americana a bissare il proprio successo? Ci troviamo di fronte ad un’altra rivoluzione videoludica come c’è stato promesso? Andiamo con ordine. Doom 3 ci mette nei panni di un marine spaziale impegnato in un centro di ricerche su marte. Gli studi effettuati nel complesso vengono spinti troppo oltre rivelando un portale collegato con l’inferno. Inevitabile l’arrivo di migliaia di demoni e mostriciattoli generici ad invadere la base, dalla quale dovrete, in un modo o nell’altro, trovare una via d’uscita. Immagino che i più “anziani” tra i lettori trovino la trama un pochino famigliare, ed infatti non è altro che la storia del primo Doom riproposta in una versione più colorita. A dir la verità l’ultimo parto di mamma Id nella sua interezza è essenzialmente un remake in grande stile del titolo originale datato ’93. L’aspetto tecnico è sicuramente la parte più curata del gioco. Tutti i livelli sono caratterizzati da un dettaglio grafico davvero fuori dal comune, che alza lo standard ben al di sopra dei risultati raggiunti da altre produzioni come Thief: Deadly Shadows, Splinter Cell: Pandora Tomorrow e Deus Ex: Invisible War. I modelli dei personaggi sono realizzati con una cura maniacale e l’alto numero di poligoni unito alla qualità delle textures conferisce agli abitanti dei laboratori un’ottima espressività. Colpisce ancora di più l’aspetto visivo delle ambientazioni. In questo caso gli effetti di luce dinamica la fanno da padrona, creando zone d’ombra, di vitale importanza per il gameplay. Per quanto riguarda l’audio ci troviamo su livelli buoni, soprattutto grazie alla qualità degli effetti sonori.

Le poche musiche presenti sono discrete, e quasi sempre adatte all’azione che accompagnano. Il gioco in sé ci vede vagare attraverso labirintici e quanto mai claustrofobici livelli alla perenne ricerca dell’uscita. Dotati di un armamentario fin troppo famigliare, e dell’utilissima torcia, dovremo difenderci dalle orde demoniache, che per quanto numerose sembrano preferire colpirci alle spalle, assalendoci dall’infinità di angoli bui che compongono la base marziana (da qui l’utilità di una luce). La loro capacità di mettere a repentaglio la nostra vita non è molto elevata, ma in quanto a farci balzare dalla sedia per lo spavento sono dei maestri. Ebbene, ritornando alla domanda iniziale, ci troviamo di fronte ad una nuova rivoluzione? Stiamo superando un importante gradino nella scala dell’evoluzione videoludica? Insomma, abbiamo tra noi un nuovo Doom? La risposta, nonostante tutte le note positive, è no. Non fraintendetemi, Doom 3 è un prodotto notevole, ma da un nome di tale importanza mi aspetto molto di più. Al di là del notevole avanzamento tecnico, le novità proposte sono veramente scarse, quasi irrilevanti, ed in generale rubacchiate qua e là da altre produzioni. La trama che fa da contorno alle nostre imprese, come ho già evidenziato più sopra, è un salto indietro nel tempo di undici anni, e le elaborazioni effettuate dai programmatori la rendono in molti casi poco plausibile. Le armi sono più o meno le stesse e i mostri anche. La giocabilità è rimasta a livelli basilari e le poche aggiunte non riescono nell’intento di rinnovare una struttura di gioco primitiva. Dopo la tensione iniziale, i combattimenti si risolvono in modeste risse senza la minima tattica. In definitiva giocare Doom 3 da la sensazione di trovarsi davanti ad un impasto davvero poco accattivante tra uno sparatutto qualsiasi, Resident Evil e Deus Ex. In conclusione, se l’oggetto della recensione fosse uscito dagli uffici di una casa produttrice semi sconosciuta, accompagnato da una press-release minima ed una campagna pubblicitaria modesta avrei ben accettato il risultato finale, tutto sommato più che buono. Qui però si parla di Doom 3, sviluppato da Id Software, e sinceramente dopo tutti gli annunci, dopo tutte le promesse, dopo tutte le premesse, dopo tutte le pretese, dopo tutte le foto ed i filmati e dopo tutto l’hype generato mi aspettavo qualcosa di più del festival dell’eye-candy e del dejà vu. In questo senso è una questione di nome.


016

hi.tech testo lorenzo favi

Onimusha 3 : Demon Siege Giappone, 1592. Al Tempio di Honnoji si combatte la battaglia finale tra umani e demoni (chiamati “Genma”). Mitsuide Akechi conduce il suo esercito all’assalto della roccaforte del Signore dei Genma, Nobunaga Oda, un tempo umano. Tra i suoi uomini spicca un volto noto, Samanosuke Akechi, il samurai benedetto dall’antico clan degli Oni, che molti anni prima sconfisse Fortinbras, il precedente Signore dei Genma. Dopo una strenua battaglia tra i due eserciti, Nobunaga e Samanosuke si accingono a combattere spada contro spada, ma qualcosa di strano accade: una luce, un buco nero e Samanosuke viene risucchiato via, verso una meta ignota. Francia, 2004. Quella che sembrava una normale giornata per la capitale, si trasforma in un incubo, quando un orda di Genma inferociti arrivano dal cielo assaltando Parigi e i suoi abitanti. Jacques Blanc, un soldato dell’esercito francese, vedovo con un figlio, cerca in tutti i modi di difendere la propria città dagli assalitori. Quando la situazione pare essere disperata, dal nulla appare un giovane samurai che sembra non avere difficoltà ad affrontare e sconfiggere i Genma con la sua katana. Ma Jacques non fa in tempo a comunicare col samurai, che anche lui viene risucchiato in un buco nero. Si ritrova in un posto a lui sconosciuto e soprattutto in un tempo che non è il suo. Ed è allora che viene contattato da una stra-

na creatura, lo spirito di un membro dell’antico clan degli Oni che da sempre si oppongono ai Genma. La creatura dice a Jacques che se vorrà tornare a casa sua dovrà aiutare Samanosuke Akechi a sconfiggere il malvagio Signore dei Genma Nobunaga Oda e gli offre come arma un guanto Oni, che già in passato aiutò Samanosuke nella sua lotta contro il male. Samanosuke e Jacques hanno entrambi viaggiato nel tempo, scambiandosi di posto. Il samurai si trova a Parigi nell’anno 2004 e dovrà far di tutto per fermare Guildenstern, lo scienziato Genma, braccio destro di Nobunaga, il quale si è messo a fare esperimenti col tempo ed ha causato l’invasione della capitale francese e le pieghe temporali che hanno portato allo scambio dei due protagonisti. Il soldato, invece, si trova in Giappone nell’anno 1592, dieci giorni prima dell’epica battaglia al Tempio di Honnoji. Il suo scopo è quello di ritornare a casa dal figlio Henri e dalla fidanzata Michelle, ma per farlo dovrà dare tutto il suo supporto al Samanosuke del passato per sconfiggere Nobunaga ed i suoi servitori.

Ha così inizio il terzo capitolo della serie hack & slash della Capcom, Onimusha. Il gioco si svolge, per quanto riguarda la parte in Giappone, nove anni dopo la sconfitta di Nobunaga da parte del samurai Jubei Yagyu (Onimusha 2). Quest’ultimo, però, non fa parte della trama di questo capitolo e lo si vedrà solo nominato in una pergamena trovata durante il gioco. Si ritorna, quindi al protagonista del primo capitolo, Samanosuke Akechi, interpretato dall’attore giapponese digitalizzato Takeshi Kaneshiro (Returner), con una piacevole aggiunta: il soldato Jacques Blanc, è l’attore francese Jean Reno (Léon, Ronin,Wasabi, ...). Il giocatore li controllerà entrambi, alternandoli mentre avanza nella trama. Nonostante Samanosuke cominci la sua battaglia al Tempio di Honnoji con tutte le armi che aveva alla fine del primo Onimusha (salvo la spada segreta), durante il viaggio nel tempo le perderà tutte e dovrà quindi ricominciare da capo per quanto riguarda il ritrovamento di armi e il loro “sviluppo”. Chi ha già giocato a uno dei giochi precedenti, sa a cosa mi riferisco, per i novizi ecco una breve spiegazione. Il guanto Oni, che entrambi i protagonisti possiedono, permette loro di assorbire le anime contenute nei Genma, dopo averli sconfitti, rappresentate da delle sfere luminose di diverso colore. Alcune di queste cureranno le ferite o aumenteranno il potere magico dei personaggi, altre saranno utilizzate da Jacques e Samanosuke per trasformarsi temporaneamente in Onimusha, una creatura dotata di grande potenza e immortalità, altre verranno accumulate e potranno essere utilizzate per potenziare le armi e le armature. Samanosuke, quindi dovrà trovare delle nuove armi e potenziarle utilizzando le anime. Stessa cosa dovrà fare Jacques, il quale, però, invece delle classiche armi da taglio usate da Samanosuke, prediligerà un tipo diverso di oggetto: la frusta. Tutte le armi di Jacques avranno, quindi, la possibilità di allungarsi e di afferrare il nemico a distanza, per poi lanciarlo in altre direzioni o addosso ad altri nemici. Le stesse armi potranno essere utilizzate per scagliare oggetti contro i Genma, provocando loro ingenti danni. Jacques avrà a disposizione anche la sua fedele pistola automatica, che userà per finire i nemici a terra o per colpire quelli imprigionati dall’abbraccio delle sue armi. Samanosuke, invece, possiede un arco con freccie di vario genere, magiche e non, che potrà utilizzare in qualsiasi momento.


017

games

Il gioco, quindi, è un hack & slash puro. Lo scopo è quello di farsi strada tra i vari livelli massacrando tutto quello che si para davanti, assorbendo anime e potenziando le armi per poter fare più danni e le armature per poterne ricevere meno. Oltre a Jacques e Samanosuke, in un paio di situazioni, si controllerà la bella fidanzata del soldato francese Michelle Aubert, membro dell’esercito francese che crivellerà di proiettili ogni Genma che intralcerà il suo cammino. In alcuni punti si incontreranno dei nemici più forti, i classici boss, con i quali bisognerà studiare una tecnica per risultare vincitori. Nulla di nuovo, dunque, rispetto ai due precedenti, da questo punto di vista. Un nuovo elemento, invece, è rappresentato da Ako, una piccola tengu, mandata dagli Oni in aiuto di Jacques e Samanosuke che ha l’aspetto di una bambina dalle ali nere piumate, ed ha le dimensioni di Campanellino di Peter Pan. Ako ha l’abilità di viaggiare nel tempo e seguirà le avventure di entrambi i personaggi aiutandoli a recuperare oggetti che si trovano in luoghi normalmente irraggiungibili. Ako ha anche l’abilità del traduttore universale, questo fa sì che i personaggi possano interagire con le altre persone del tempo e luogo a loro non familiare senza troppi problemi. Durante il gioco si potranno trovare dei vestiti speciali per Ako che le daranno poteri aggiuntivi che si rifletteranno su Samanosuke e Jacques. Questi ultimi, in un paio di livelli, saranno in grado di scambiarsi oggetti, passandoseli attraverso il tempo, tramite la piccola tengu. Un’altra novità riguarda l’aspetto grafico. Nei due giochi precedenti, i personaggi si muovevano in ambienti precalcolati. Onimusha 3 si adegua agli altri giochi della Capcom, presentando dei superbi ambienti in tempo reale.

Dalle esotiche terre e templi del Giappone feudale, ai luoghi caratteristici di Parigi, come l’Arco di Trionfo, Notre Dame, lo Zoo de Boulogne e l’immancabile Torre Eiffel, più una gita (non di piacere) al bellissimo Mont Saint Michel. L’ottima grafica non si vede solo negli ambienti, ma anche nell’espressività dei personaggi e nella loro animazione, un superbo lavoro di motion capture. Tutto questo, purtroppo, dà luogo ad alcuni e fastidiosi rallentamenti in certe scene. Le musiche sono epiche e coinvolgenti e si adattano perfettamente alle varie situazioni. L’evolversi della storia è ricco di colpi di scena e bei dialoghi, anche se, personalmente, ho preferito la trama del secondo episodio. Onimusha 3 doveva essere il capitolo conclusivo di una trilogia, ma visto l’enorme successo della serie, pare che la storia andrà avanti con il probabile ritorno di Jubei Yagyu, l’eroe di Onimusha 2 e di uno dei nemici più odiosi della serie, Tokichiro Kinoshita, che, invece, non appare in questo capitolo, sebbene venga nominato in una pergamena.

Un degno seguito per una delle più belle serie di videogiochi della Capcom, che mi sento di consigliare a tutti gli amanti del genere hack & slash e a quelli che vogliono assistere a una storia epica di battaglie tra il bene e il male.



019

re.play Nick Cave Profondo sentire

re.vision Spider-Man 2

re.ad Oltre alla notizia

re.art Pin ups and down

Intensi Libertines


020

re.play

Blues Explosion

The Hives

The Prodigy

Kings Of Convenience

Damage! Mute

Tyrannosaurus Hives Interscope

Always outnumered, never outgunned

Riot on an empty street Astralwerks

XL Recordings

by iggi

by iggi

by mr. loop

by cheu

Un disco atteso questo nuovo Blues Explosion, soprattutto dai fan sfegatati che si sono sentiti frustati dall’avvento delle new garage band da ogni dove. Per ogni vero “spenceriano” il vessillo del garage-rock del nuovo millennio è indiscutibilmente in mano a questo terzetto che prima di ogni altro ha percorso le strade del rock’n’roll e del blues miscelati con uno spirito selvaggio… altro che White Stripes ed affini! Di fronte alla Blues Explosion, tutte le nu-garage band possono solo inchinarsi, non c’è alcun dubbio. Per le registrazioni del nuovo album Damage Jon Spencer e soci sono riusciti a coinvolgere vari collaboratori eccellenti e di tutti i generi musicali: Dj Shadow, David Holmes, Martina Topley Bird, Chuck D dei Public Enemy e Dan The Automator. Ma la vera sorpresa del disco sarà la preziosa collaborazione con Elliott Smith registrata alcuni mesi prima che il cantautore di Portland si togliesse la vita pugnalandosi al cuore, lo scorso ottobre. Giustamente definito “una bomba” nella scheda della Virgin Records (“Chitarre che tagliano come rasoi e ritmica tellurica, mentre il vocione di Jon domina le tracce dell'album...), Damage è un album bello diretto, senza troppi fronzoli, e quei pochi che ci sono, sono originali, a volte sconfinanti nell’elettronica di classe (Dan The Automator dixit). Che dire dell’energia di Burn It Off! o di Hot Gossip, della furia in Rivals e in Spoiled, della contaminazione tra blues e spirito diabolicamente rock in Rattlin’ e Help These Blues? Classe assoluta ed attitudine autentica, genuina come un galletto arrostito del Kentucky. E’ disco al fulmicotone, assolutamente da avere. Nei negozi a fine settembre. “I have moved heaven and earth to bring you people this message. These blues are gonna kill me.” Bentornato Jon Spencer.

Uscito ad inizio agosto, il ritorno dei cinque elegantoni svedesi The Hives dal titolo Tyrannosaurus Hives, taglia il traguardo del quarto disco in sette anni. Passati all’etichetta Interscope i The Hives presentano con il nuovo album un ammorbidimento del sound, permettendogli così di trasformarsi da fenomeno underground a mostri sacri del rock'n'roll capaci di solcare i palchi dei più importanti festival europei e non. Insieme ad altre realtà, come i The (International) Noise Conspiracy (di cui vi consiglio caldamente l’ascolto del nuovo Armed Love), i The Hives sono i paladini di una terra che è diventata la patria del rock'n'roll del nuovo Millennio, la Scandinavia. Gli svedesi, fin dai tempi degli Abba, hanno saputo penetrare il territorio musicale internazionale grazie ad una pronuncia perfetta dell’inglese ed ad una imprenditorialità musicale invidiabile (per noi svizzeri soprattutto). Il disco, come dice lo stesso chitarrista Nicholaus Arson, "assomiglia inesorabilmente ad un disco degli Hives". E’ chiara dunque la ricerca di un’impronta riconoscibile fin dalle prime battute. L’irritante (il loro nome significa “orticaria”) quintetto proveniente da Fagersta (irritante per le sue pose e per la supponenza spesso dimostrata durante le interviste) dimostra di avere le carte in tavola per il gran botto: il velocissimo punk rock scaltramente fuso con l'ormai consolidata formula fatta di garage, basi synth anni ‘60 e sprizzate di surf rock è inconfondibile quanto la voce bastarda del cantante Pelle Almqvist. La produzione è affidata a Pelle Gunnerfeldt, già produttore dei primi due album, e sostiene l’impatto di tutti i pezzi, nonostante alcuni brani non siano all'altezza di pezzi come il singolo Walk Idiot Walk o la traccia di apertura Abra Cadaver. Prediscindibile.

Finalmente, dopo due anni di rinvii, dopo un susseguirsi di tira e molla e rumours che ne eludevano l'attesa, ecco il nuovo album dal titolo Always outnumered, never outgunned. Questa volta The Prodigy è unicamente Liam Howlett, da sempre la mente della band, Keith Flint e Maxim sono infatti stati esclusi dal nuovo album, hanno partecipato unicamente alla preparazione della versione live del disco. Gli ospiti del quale si è attorniato Howlett sono invece la cantante-attrice Juliette Lewis, Liam Gallagher, Princess Superstar, Twista, Shahin Badar, Kool Keith e Paul Jackson. Dopo il successone dell'ultimo Fat of the Land datato 1996 le aspettative erano grandi. Il disco inizia con la potente Spitfire ed il singolo Girls che, come la copertina, ci fa capire in modo chiaro come i riferimenti di questo disco siamo votati agli anni '80, sembra un preludio promettente anche se la prima parte del disco resta come ferma su se stessa, ci sono momenti pulsanti di big beat, dark, convulsi, ma non c'è decollo... insisto nell'ascolto in attesa di essere stupito: un attesa purtroppo inutile. Tutto l'album è una ripresa di vecchie sonorità alla Prodigy con attitudini electroclash oggi tanto alla moda, come per esempio nel brano Action Radar, ma nella ricerca del confronto con i culti electroclash del momento come Adult, Miss Kittin, Felix da House Cat e Tiga, i Prodigy ne escono con le ossa rotte e il contributo degli ospiti serve a poco. Insomma, i Prodigy, anzi meglio Liam Howlett questa volta si è limitato a vivere di rendita e ad indirizzarsi verso la moda del momento, che, tra parentesi, è ormai agli sgoccioli. Non manca la grinta e non manca la potenza, però qui manca la sostanza. Probabilmente il mito Prodigy è destinato a fermarsi in data 1996. R.I.P.

Ve li ricordate Simon&Garfunkel? Il famoso duo chitarra e voce degli anni sessanta che suonarono (tra le altre cose) la colonna sonora de Il laureato, celeberrimo film con Dustin Hoffman?Bene, anche Erlend Øye ed Eirik Glambek Bøe (i Kings Of Convenience) sono un duo chitarra e voce, sono di Bergen (Norvegia) e utilizzano un po’ gli stessi “ingredienti” dei loro predecessori. Infatti, quando alcuni anni fa uscí il loro primo disco molti si accanirono contro di loro, dicendo che erano la brutta copia di Simon&Garfunkel. Effettivamente le analogie sono molte e sicuramente non hanno inventato nulla di nuovo, ma questo disco merita in ogni caso di essere ascoltato. Dalla traduzione del loro nome (Re della convenienza) si capisce che il punto di forza di questi due ragazzi è la semplicità. I testi rispecchiano la loro quotidianità senza dover essere per forza eccessivi o banali, raccontano semplicemente un modo di essere. Semplice e pulito. Questo disco ad un primo, rapido, ascolto potrebbe sembrare composto solo da voci e chitarre, ma in realtà è piuttosto complesso. Già dal secondo brano, il bel singolo Misread ci sono gli archi, il piano e poi in altri brani troviamo trombe, tromboni, banjo, semplici parti di batteria (quasi tutte suonate dai due norvegesi) che risultano essere molto efficaci. Inoltre in Know-how e in The Build Up fa capolino la voce delicata di Leslie Feist, la cantante canadese che possiamo ammirare sulla foto della copertina (ora vive in Francia ed è da tenere d’occhio, ha tutti i numeri per stupire). Il tutto viene poi missato con molto gusto e molta cura. Attenzione, l’album non è un capolavoro, ma è fatto decisamente bene. Se stavate cercando un disco acustico da godervi sul divano durante una domenica uggiosa, questo è il disco che fa per voi!


021

dischi Ikara Colt

Giorgio Canali

A.A.V.V.

Roni Size

Modern Apprentice Fantastic Plastic

Rossofuoco La Tempesta

Por Vida Cooking Vinyl

Return to V V Records

by apache

by gabi

by owen

by mr. loop

Prodotto da Alex Newport (At The Drive-In, Icarus Line, Locust), il nuovo album degli Ikara Colt è un disco interessante che rielabora la lezione della musica alternativa degli ultimi vent’anni. Ma non siamo di fronte ad una band hype come i Rapture od i Franz Ferdinad (band certamente egregie ma che si soffermano ad una superficiale e ludica rivisitazione del genere), qui ci troviamo alle prese con gente che fa sul serio, credendoci ed impegnandosi fino in fondo. Nel nuovo Cd Modern Apprentice (mai titolo è azzecato quanto questo) il quartetto londinese (con due ragazze nel gruppo, ovvero la chitarrista-cantante Claire Ingram e la bassista Tracy Bellarie) si addentra nei labirinti metal in Wanna Be That Way per poi virare su vie new wave con il brano Wake In The City, e proseguire con le asperità sonicyouthiane di Jackpot, o con le elettroniche sonorità alla Wire di Modern Feeling, o con ancora l’apice punk di I’m With Stupid. Il brano Wanna Be That Way è forse il più emblematico di questa capace band, difatti in questa traccia troviamo concentrati il basso pressante, la chitarra e la batteria oltremodo ossessive ed il cantato di Paul Resende tanto urlato da far rizzare i capelli per l’invidia a molti “apprendisti” del genere. Il risultato finale sono dodici tracce punk, new wave e noise capaci di aprire una breccia anche nell'ascoltatore più esigente e severo. Tra tutte le band che si rifanno ai rumorismi derivati dall’elettronica new wave (The Fall, Wire e Joy Division), aggiungendo anche un po’ di sano feedback-noise anni ’90 (Sonic Youth, Nirvana e Hüsker Dü), questa è forse quella che sa mantenere le promesse con intelligente e curata attitudine. Gli Ikara Colt sono deflagranti, potenti e trascinanti, decisi e diretti. Da scoprire assolutamente.

Recita la scheda della Gamma Pop a proposito del nuovo disco di Giorgio Canali: “Va tutto bene… il mondo dall'ultima volta non è cambiato granché, qualche maceria e qualche cratere in più… d'altronde, da che il mondo è mondo, il mondo è roba altrui… si fotta, proprietario/i compreso/i. Queste sono solo undici microstorie supplementari, undici storie con il fuoco, sul fuoco e, qualcuna, di fuoco. Già, ci sono sempre fuochi da qualche parte in questo genere di storie, all'orizzonte o dentro l'armadio, anteprime degli incubi a venire… fuochi… fiamme. Questo è "rossofuoco". Non è il secondo episodio della saga di Lazlotòz: quello se ne sta da qualche parte a martellare di testa le pareti imbottite della sua misteriosa residenza. Questo è "rossofuoco" e basta.”. Appunto, Rossofuoco e basta, e in definitiva ciò è quanto bisogna pensare prima di mettersi all’ascolto di questo ottimo album di Canali, uno dei musicisti più innovativi degli ultimi vent’anni di musica italiana, già parte importante dell’epopea CCCP/CSI/PGR. Un disco incazzato, dinamico e sferzante, pieno di pathos, ma soprattutto colmo di genuino rock, scevro da barocchismi e liturgie proprie dei compari d’avventura sopracitati. Registrato a Ferrara, nello studio NHQ di Canali, in compagnia di Manu Fusaroli, Gigi Battistini, questo è un lavoro pensato, scritto e suonato con Rossofuoco, band che ormai è complice di Canali fin dai tempi del suo esordio solista Che fine ha fatto Lazlotòz del 1999. Hanno partecipato pure gli amici di sempre Gianni Maroccolo, che suona il basso nel brano d'apertura Precipito, Il Reverendo Sam, suonatore della farfisa in Rime Con Niente, e Marc Simon con le sue trombe in Guantanamo. Ascoltatelo come se fosse l’altra faccia, quella in penombra, della musica colta ed alternativa italiana.

Alejandro Escovedo è uno degli artisti il più applauditi nella musica contemporanea americana, ampiamente ammirato per la vastità e l'innovazione delle sue composizioni e la sua integralità nell’interpretare e trasmettere le sue esperienze personali tratte da una vita fatta di eccessi e tanti dolori. Escovedo si è dimostrato capace di sintetizzare ballate e rock'n'roll, chitarre elettriche e archi, fandango e short stories con un tatto e un'abilità più uniche che rare. Stabilitosi ad Austin fin da giovane, Escovedo è definito il "cowpunk" per eccellenza, anche se ormai quello di cui è protagonista oggi è un western crepuscolare. Da ascoltare il suo terzo disco solista, With These Hands (Rykodisc, 1996), da tutti i critici designato come l’apice della sua carriera. Un paio di curiosità sulla famiglia di Escovedo: suo fratello Pete è una stella della salsa e sua nipote Sheila E. è la nota collaboratrice di Prince. Por Vida vuole essere un tributo a questo grande artista che attualmente è bloccato in maniera grave dagli effetti devastanti dell’epatite C. Parte della comunità della musica roots americana ha partecipato a questo omaggio interpretando le più belle delle sue canzoni. Troviamo quindi i tributi di Lucinda Williams, Steve Earle, Cowboys Junkies, The Dragons, Charlie Sexton, Calexico, Bob Neuwirth, Ian Hunter, Vic Chesnutt, Howe Gelb, solo per citare i più noti. Un parterre colossale che si divide con altri artisti trentuno brani del songwriter texano. Una parte dei ricavati da questa pubblicazione andrà alla Fondazine Alejandro pensata per la cura ed il sostegno degli artisti malati di epatite C. Un’ottimo doppio album che farà la felicità degli appassionati del genere e che comprende un’inedita canzone interpretata da Escovedo stesso, la stupenda Break This Time.

Un ritorno alle origini per Roni Size ovvero l'etichetta V Records, sua prima casa. Indubbiamente Roni Size è colui che più di ogni altro ha contribuito allo sviluppo della drum'n'bass, già dal 1993. E’ l'artista più rispettato della scena jungle inglese, è uno degli indiscussi pionieri in ambito elettronico, è proprietario della Full Cycle Records, è uno dei re del dancefloor e con gli elogi si potrebbe andare ancora oltre. Ho dato un'occhiata alla sua discografia, c'è davvero da impallidire, oltre alle innumerevoli produzioni "solo" e con l'alias di Firefox e Mask, inoltre è presente in almeno in una ventina di progetti tra i quali Roni Size & Cipress Hill, Roni Size & Krust, Breakbeat Era, 3 Way, Gang Relaxed & Mask spaziando dall'hip hop all'electro. Il mito Roni Size si è definivamente confermato nel 1997 con l'uscita di New Form che lo porta al top degli artisti electro. Tornando al presente Return to V è un disco speciale, un album che Size voleva fare da molto tempo, ovvero voleva liberarsi dalle pressioni delle major, non dover rendere conto a nessuno libero di lasciar fluire la sua fertile ispirazione. Qui troviamo i molti aspetti della produzione Size, dallo spirito acid house di Sing, lo spirito dance hall di Rise up, quello hip hop di Time ai classici scatenati e taglienti break beat, jungle e drum'n'bass. Ogni brano ha un ospite diverso nei featuring, da Tali per la quale ha prodotto recentemente l'ottimo e aclamato Lyric On My Lip, a Rahzel, Dynamite e altre diciotto illustri voci della scena che conta. Non aggiungo altro, se vi piace il genere non potete assolutamente perdervi questa ennesima fatica, enjoy the full flavour of Roni Size!


022

re.play

Yerba Buena

Zap Mama

Bruce Hornsby

Rocket From The Tombs

President Alien Razor & Tie / Sony

Ancestry in progress Luaka Bop

Halcyon Days Sony Music

Rocket Redux Glitterhouse

by iggi

by mr. loop

by owen

by iggi

L'ultimo grido del Latin sound! E' questo che vi aspetta con il progetto Yerba Buena di Andres Levin, produttore, ingegnere, programmatore e multistrumentista di origini venezuelane attivo nella scena latin da dieci anni sopratutto come autore di provocanti latin-remix e come collaboratore di Caetano Veloso, Los Alterciopelados e perfino David Byrne. Quest'album ha il merito di aver resettato gli standard dell'industria discografica afro-latina con una suprema produzione che si pone ai livelli di Buena Vista Social Club di Ray Cooder e Clandestino di Manu Chao. Questi due capolavori non sono citati a caso, infatti President Alien ha in comune due forti componenti: Cuba e Latin global sound. E' inoltre il sunto degli esperimenti, le ricerche e delle ricche esperienze collezionate in un decennio di prolifica attività, e dimostra un alto livello di coscienza musicale e riuscendo a far convivere armoniosamente molti stili musicali. Il singolo promozionale che probabilmente già conoscete (senza saperlo) è Gujiara I Love You So Much, un salsa hip hop miscelato con chitarra cubana e impreziosito da caldi vocalizzi ancora cubani e rappati. Oltre a molto ritmo salsero troviamo anche una forte presenza di afrobeat nigeriano in Rompe El Cuero, afro-pop in Wassamatter Baby?, rumba in Solar, e ancora canto spagnolo, ritmi funk-jazz, mariachi, dance hall-reggae e tutto il latino del modo condensato in dodici vibranti brani, coinvolgenti ed ispirati. Se entrate in un negozio con l'intenzione trovare un disco in grado di contagiarvi con un fresco spirito latino avete trovato l'indirizzo giusto.

Negli ultimi anni, l’ensemble africano Zap Mama ha saputo evolvere il proprio percorso artistico in una dimensione hip hop e soul-r’n’b, raggiungendo così quell’impronta internazionale che latitava nei primi lavori. Ancestry in progress, l'album appena pubblicato, ne è esempio. Passate dai canti a cappella africani a sonorità più fruibili per il pubblico internazionale, le Zap Mama hanno prodotto, assieme a Richard Nichols dei Roots e per la Luaka Bop di David Byrne, un'album solare ed ispirato. Come bambine che si emozionano ancora di fronte alle scoperte della vita, le Zap Mama sanno trasmettere con facilità emozioni e sentimenti che scivolano ed ammaliano, non senza un senso profondo. Come dice la leader delle Zap, Marie Daulne, " Proprio come i bambini, adoro cantare, ballare e disegnare. Dovremmo lasciar correre la nostra immaginazione per liberarci da un sistema che ci vuole sempre più adulti e vuoti". Chiaro il messaggio di questo combo tutto al femminile: il ritorno alle radici, la spontaneità, la poesia sono valori da ritrovare assolutamente. Ed è gradevole farsi accompagnare secondo questi binari dalle quindici canzoni del nuovo lavoro, a cominciare dal singolo Bandy Bandy scritto e cantato in collaborazione con Erikah Badu, il simbolo della black music intelligente con la quale la leader delle Zap ha una profonda amicizia. Poi Yellin Away, una traccia hip-hop in cui troviamo le voci di Talib Kweli, Common e ?uestlove. Altri ospiti come Lady Alma e Scratch partecipano rispettivamente a Show Me The Way e Wadidyusay. Motivo d'orgoglio per le Zap sono le traduzioni dal francese (lingua madre delle artiste) delle canzoni in eseguite in inglese, effettuate da Mr. Byrne in persona. Un gran disco, che lega tradizione e contemporaneità in un unica passione, la musica e le sue magie.

Nato nel 1954 a Williamsburg, Virginia, Bruce Hornsby ha frequentato la Berklee School of Music di Boston. Nel 1980 con il fratello John, suo collaboratore, va a Los Angeles a scrivere musica da film per la 20th Century Fox. Cinque anni dopo riesce ad ottenere un contratto, fonda i Range e con l’album di debutto The way it is, trainato dal singolo omonimo e prodotto da Huey Lewis, ottiene un immediato successo e tre Grammy a coronarlo. Hornsby inizia così la sua lunga e tortuosa strada di cantautore, decidendo di percorrerla, tra alti e bassi, fino ai nostri giorni. Durate la sua ventennale carriera musicale, ha collaborato con moltissimi artisti di fama mondiale, da Bob Dylan a Bonnie Raitt, da Don Henley a Bela Fleck, Willie Nelson, Grateful Dead, Bob Seger, Chaka Khan, Huey Lewis, Robbie Robertson, Leon Russell e persino Tupac Skahur. In questi giorni è uscito il suo nuovo lavoro, l'ottavo per la precisione, dal titolo Halcyon days, per la prima volta con la Sony Music. Innanzitutto la copertina, un disegno antico che raffigura un carrozzone che porta dei strani personaggi, tra cui scorgiamo un fachiro, un generale, una donna cannone e altre figure di un'immaginario circo del '800. Un circo, questo disco, sotto il cui tendone ci sono undici nuove canzoni, alcune tra le quali realizzate con la partecipazione di artisti d'eccezione: Sting (nei brani Gonna Be Some Changes Made e Halcyon Days), Elton John (in Dreamland) ed Eric Clapton (in Candy Mountain Run e, alla chitarra, nei brani Gonna Be Some Changes Made, Candy Mountain Run e Halcyon Days). Insomma, uno "spettacolo" che offre molti fuochi d'artificio, anche se, nonostante l'intenzione di bissare il successo di The way it is, probabilmente non farà breccia tra il pubblico giovane, essendo un lavoro maturo ed "importante".

I Pere Ubu furono il complesso più originale ed importante della new wave americana. La personalità eccentrica del leader David Thomas dominò la loro storia dall'inizio alla fine, ma al gruppo hanno partecipato anche altri musicisti di grande caratura, scrivendo così un pezzo importante della storia della musica alternativa anni '80 a stelle e strisce. David Thomas (nato a Miami nel 1953) davanti al microfono sfogava turbe personali quanto le alienazioni dell'era moderna, con una voce sensazionale, capace di passare dallo stile di Frank Sinatra al falsetto soul di scuola Motown, inframmezzando il tutto con degli sguaiati ululati blues alla Howling Wolf. Thomas aveva un punto a suo favore che lo rese il più mitico del periodo, cioè un'innata ed istronica capacità d'interpretare fin dentro nell'anima le proprie canzoni. Egli frequentò l'ambiente dell'heavy metal anni '80 (MC5, Stooges, Blue Oyster Cult), e debuttò nell'estate del '74 con una formazione locale, i Rocket From The Tombs. E' proprio questa band seminale - la progenitrice degli acclamati Pere Ubu - a tornare dopo qualche decennio, con un nuovo lavoro dal titolo Rocket Redux. I Rocket From The Tombs di oggi sono formati da Thomas stesso, da Cheetah Chrome, Richard Lloyd (dei Television), Craig Bell e Steve Mehlman. Nessun inedito in questo disco, ma riprese di brani che furono eseguiti solo in versione live. Con molta curiosità mi sono avvicinata a questo lavoro, ma purtroppo devo constatare che la scarsa qualità delle registrazioni ed un senso di "veteranesimo" ostentato ha ridotto di brutto le mie aspettative più speranzose e positive. Che David Thomas fosse una persona eccentrica già lo si sapeva, ma non che fosse un fottuto nostalgico. Peccato.


023

dischi A.A.V.V.

Mouse On Mars

Devendra Banhart

Paul Weller

100% Psychobilly Nervous records

Radical Connector Sonig

Nino Rojo Young God Records

Studio 150 V2

by iggi

by taunus

by owen

by gabi

Psychobilly, la migliore definizione per definire questo genere musicale è "mistura tra rockabilly e punk", anche se i generi sono agli antipodi. Difatti, nato per contrastare il rockabilly troppo mieloso, lo psychobilly ha assurto il ruolo di portabandiera di generazioni di giovani arrabbiati di ogni angolo del globo terrestre. Dedicata a questa scena, la seconda edizione della compilation 100% Psychobilly offre un'ampia veduta sulle band più in voga attualmente in Europa, Gran Bretagna e Stati Uniti, per esempio i Nekromatix ed i Taggy Tones. Ben venticinque canzoni che dimostrano quanto questo genere musicale sia ancora vitale e vivace. Consigliatissimo per i party più scalcagnati.

I MoM ammiccano ogni tanto al mondo del dance floor con la produzione di singoli ed Ep, negli album invece aprono nuove strade, sperimentano, come nello stupendo Idiology del 2001, un album pieno di idee e direzioni che non ritroviamo però sviluppate in Radical Connector. Come sempre è la ricerca di qualcosa di nuovo a dirigere la loro musica, la direzione questa volta è il disco-funk-lounge. Come influenze sento sopratutto Prince e Daft Punk. Radical Connector è un album complesso, inusuale, super raffinato, straripante di genio. Non ricercate in questo album Idiology, questa è un'altra cosa, un frutto più delicato e volatile. Come sempre un must per i cultori di genere.

Sono passati un paio di mesi dall'uscita di Rejoicing in the Hands, che Devendra Banhart già esce con un nuovo lavoro per la Young God Records di Michael Gira, il mitico leader di quel bel "incubo" che furono gli Swans. Niente di male a battere il ferro finché è caldo, anche se quest'operazione può sapere un tantino di commerciale. Sedici canzoni, perlopiù in versione acustica, intime, delicate, ma anche autoreferenziali ed implosive. Un esercizio di stile del quale avremmo fatto volentieri a meno, nonostante che la buona qualità. Con la sua inconfondibile voce il buon Devendra ci dispensa dei suoi sogni agitati e delle sue illusioni infrante. Disco egregio, ma non necessario.

Secret Machines

Kruger

Jill Scott

Di solito si dice che più invecchia. più il vino diventa buono. Sarà lo stesso per il buon Paul Weller, colui che ha scritto una buona fetta della storia della musica british? Il vecchio leone Weller sa dove andare a parare, e con il suo nuovo Studio 150 abbiamo in mano un disco di buona fattura, colmo di una verve invidiabile. Ma la vera sorpresa è che questo disco è interamente formato da cover in stile soul, tra cui troviamo The Bottle di Gil ScottHeron (il primo singolo uscito a metà giugno), Hercules di Aaron Neville, Don't Make Promises di Tim Hardin, Close to You dei Carpenters e All Along the Watchtower di Bob Dylan. Godibilissimo e fluido come il miele, 150 Studio è un sogno finalmente realizzato, e noi ne gioiamo riconoscenti.

Now here is nowhere Reprise

Cattle Truck RR

Beautifully Woman Hidden Beach Recordings

by owen

by taunus

by owen

"Next Big Thing In Music - (Details Magazine)" ... vi giuro che ciò è quello che dice l'etichetta sulla copertina del Cd di debutto dei Secret Machines, la novità del mese che arriva dalla terra d'Albione. Quando leggo frasi simili atte a lanciare queste nuove band, un'irreffrenabile voglia di grattarmi compare a causa di misteriosa orticaria, una malattia dermatologica che nasce dall'allergia a riviste come NME e simili. Però, ad essere sincero, questo Now here is nowhere non è malaccio, anzi, lascia presagire un futuro interessante per i Secret Machines. Ad ogni modo mi dico che essere talent-scout per un'etichetta discografica debba essere un lavoro frustrante. Ci sono troppi cloni in giro.

S'inizia con un rutto (?), ma forse vorrebbe essere il suono di un cingolato svizzero... a parte gli scherzi, è uscito il nuovo Kruger dal titolo Cattle Truck. La formazione metal-core svizzera ("Switzerland whiskey induced heavy hardcore") si ripresenta con questa sua nuova fatica con lo scopo di irrompere nel mercato estero. I Kruger hanno tutte le armi per dimostrare le proprie capacità. La maggioranza dei brani sono in un irresistibile headbangin' mid-tempo. Naturalmente anche numi tutelari come Entombed ed Helmet vengono omaggiati con "amore", come per esempio nella sorprendente ripresa di I Feel You dei Depeche Mode (??). Interessati? Fategli una visita su www.kruger.ch

Nell’estate 2000 l’album d’esordio di Jill Scott, Who is Jill Scott? finì per vendere circa due milioni di copie nel mondo e portò all’artista una valanga di premi, tra i quali tre Grammy Awards, quattro Lady Of Soul Awards e tre Brit Awards. Da quel momento però Jill è sparita, proprio nel momento in cui la sua stella brillava sfolgorante. Poetessa di Philadelphia, Jill, dopo un’esaurimento e un matrimonio, ricompare oggi con il nuovo Beautifully Woman, un’eccellente album che dimostra quanto questa cantante sia ancora ben cosciente delle proprie capacità musicali. Soul d’alta classe, per niente stucchevole, fresco ed “arioso”. Consigliato alle anime più sensibili..

penoso

sufficiente

discreto

buono

ottimo

capolavoro


024

re.play

Intensi Libertines Finalmente è uscito il nuovo Cd dei Libertines, una nuova fatica dal titolo omonimo e dalla gestazione burrascosa. Durante i pochi minuti che impiegherete a leggere questo articolo, probabilmente Carl Barat o Pete Doherty, i due frontmens dei Libertines stanno combinando una delle loro libertinate a cui oramai ci hanno abituato. Nell’ultimo anno storie di possesso illegale di armi, mancate apparizioni in tribunale, arresti, ricoveri in case di disintossicazione, scenate di gelosia tra i due leaders, pestaggi e concerti annullati per ragioni poco chiare sono stati all’ordine del giorno. Eventi di una realtà cosi travolgente da riuscire a inquietare anche il loro manager Alan McGee che dopo durissimi mesi passati a fare da “babysitter” alla band dichiarerà: “Immaginavo che sarebbe stato intenso, solo non cosi tanto!”. Era da parecchio tempo, infatti, che non si vedeva più un gruppo con una storia sconquassata come la loro. Dopo tutta quest’interminabile successione di avvenimenti, l’esistenza e il futuro dei Libertines era cosi precario che quando Mike Jones (chitarrista dei Clash e produttore della band) dichiarò che le registrazioni del secondo album erano finite, l’opinione pubblica fu assalita da un più che giustificato San Tommasismo, e da un euforica voglia di avere tra le mani il successore di quell’incendio che è stato Up The Bracket.

New Stylerz La ricerca della sintesi di stoner

E’ dal 20 agosto scorso che il mio cd-player fa girare The Libertines, il secondo lavoro della band che più ha sconvolto e sorpreso l’Inghilterra (e non solo) in questo 2004. Dopo un primo, spontaneo e liberatorio ascolto, ci si accorge subito che per questo nuovo lavoro la band londinese ha optato per suoni e ritmi più calmi. Le chitarre meno presenti, quasi “svogliate” ma comunque ben pesate, danno spazio alla meravigliosa voce dei due cantanti che, con un fare meno sborniato del solito rendono il tutto più malinconico. Can’t Stand Me Now, pezzo di apertura e primo singolo estratto, manca di frizzantezza ed energia così come le canzoni finali, con testi che vanno a sottolineare un oramai evidente incasinato lifestyle. Ma i ritornelli di Last Post On The Brige, i suoni acustici di Music When The Lights Go Out e la divertita What Katie Did danno carattere al lavoro che nel complesso è un significante ed ottimo successore al perfetto Up the Bracket. Questi Libertines continuano a stupirci. Speriamo che il bel tempo duri. di damiano «dug» merzari

The Libertines The Libertines Rough Trade

Il mondo dell'hip hop presenta da sempre una forte predisposizione alla contaminazione, tutti gli stili musicali possono trovare un'interazione con questo genere considerato a ragione il più aperto. La maggior parte delle produzioni hip hop si rifanno comunque ad un comune denominatore: The Game, il gioco della jungle-city con le sue gang, le sue storie di crack, di sparatorie, di ostentazione di stile, denaro, sesso, valori e affermazione della razza. Nell'hip hop da una parte ci sono i gruppi che ci sguazzano in questo gioco e dall'altra quelli che lo criticano o lo ironizzano. Ma c'è anche chi non si immischia del tutto e si concentra esclusivamente sul fronte creativo e sulla contaminazione. Eccovi due esempi rappresentativi, due dischi amati anche da chi l'hip hop in genere lo evita, Per questo vi invitiamo alla loro scoperta.

RJd2 Since We Last Spoke Definitive Jux Chi è RJd2? Un genio che la rivista Spin ha addirittura presentato come il Glenn Gould del sampling. Produttore e remixer freelance, RJ ha già messo in passato il suo prezioso tocco in produzioni di Mos Def, Massive Attack, El-P, Elbow, Cannibal Ox... Lo stile: hip hop meets funk, classic, electro, rock, jazz, latin, prog, avangarde, soul,…ed altro ancora. Un disco estremamente complesso e ricercato ma che sa però acchiappare anche orecchie non allenate. Troviamo la pura attitudine dell’hip hop looping, ma non c’è nessun rap, alcuni brani sono cantati dallo stesso RJ, altri da ospiti, altri naturalmente dai samples. Troviamo semplici melodie intimiste vocali, groove funky beat, atmosfere notturne e solari insieme, saxofoni, flauti a traverso, pianoforti, batterie, chitarre, synth analogici, troviamo sperimentazioni electro e cambiamenti di stili nello stesso brano apparentemente inconciliabili. Troviamo una maestria nel cesellare ed incastrare i loop pulita, class, inarrivabile e soprattutto o sopra tutto, il suono del vinile campionato in quasi tutto l’album. Dulcis in fundo nella ghost track c’è anche spazio per un ardito orchestrato campionamento di canto lirico. Il brano più esaltante in Since we last spoke, è Ring Finger, passa dal groovefunk beat ad un poetico assolo di chitarra classica per trasformarsi in trip hop con una calda ed evocativa voce femminile per poi ritrasformarsi in funk in un’esplosione di sassofoni e urletti alla James Brown. Consigliato a coloro che abbiano voglia di un’esperienza oltre i generi musicali. E’ un raro esempio di cucina hip hop- patchwork-mix-mush che riesce da tanti ingredienti, originali e non, a creare un gusto inedito, buono e non solo stravagante.

DJ Nu-Mark & Pomo Blend Crafters Genuine DJ Nu-Mark, membro dei Jurassic 5, con il coproduttore Pomo si elevano a maestri e ci impartiscono una lezione sull'arte del break sia per la old school che per la new school. Un hip hop senza tempo, genuino, che parte dalle reminiscenze di quello spiritual blues nato nelle prigioni con il brano capolavoro Bad Luck Blues che sovrappone chitarra acustica, basi hip hop e canto. Che passa per le influenze di James Brown, a sonorità da horror b movie anni '60, al loungin di Jazzmatazz, alle sperimentazioni di Dj Shadow, a vocalizzi jazz sapientemente trattati su base piano e orchestra come nella stupenda Pow. Andando oltre troviamo un'azzeccatissima rivisitazione di Imagine di John Lennon dove a cantare è un sax, accompaganto da piano e naturalmente da una base hip hop. Altro gioiellino a chiudere l'album Unwind, un sognante brano strumentale in stile pianobar con al centro un anacronistico organo. 11 tracce, tutte concise all'essenziale con una durata sui tre minuti, si purtroppo l'album dura solo una trentina di minuti, intensissimi, ma dopo l'ultimo brano ne vorresti ancora, è anche vero che è tipico dei buongustai alzarsi da tavola con ancora un poco di appetito. La mia speranza è che quella scritta in copertina Volume One stia a significare che è presto in arrivo una seconda portata di questo prezioso sodalizio DJ Nu-Mark & Pomo: dall'approccio creativo si capisce che siamo di fronte a personaggi che conoscono a fondo l'argomento e sanno dove pescare nella memoria musicale passata e moderna e sapranno, quindi, offrirci ancora una lezione di stile simile a questa. Imperdibile.


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dischi Nick Cave Profondo sentire

Esce in ottobre Abattoir blues/The lyre of Orpheus, il tredicesimo album per Nick Cave and the Bad Seeds. Con questo lavoro si festeggia il ventennale: difatti era il 1984 quando uscì From her to eternity, il primo album per l’australiano Cave ed i suoi fidi compagni di viaggio. Cave ha anche da poco pubblicato un dvd dal titolo The Videos e sta lavorando a un disco di bsides e rarità, la cui uscita è prevista per l’inizio dell’anno prossimo.

discocrash

Da come ben si può dedurre dal titolo Abattoir Blues/The Lyre Of Orpheus è un Cd doppio che sarà pubblicato sotto l’etichetta Mute, a poco più di un anno dall’ultimo album Nocturama, un lavoro considerato tra quelli meno riusciti di Cave da molti estimatori. Questo doppio è il primo album da quando Blixa Bargeld ha lasciato il gruppo, ma sono rimasti alcuni fra i collaboratori fondamentali, come Nick Launay e Warren Ellis. Ma partiamo dall’ascolto dei due Cd: Abbattoir Blues è una raccolta di nove canzoni nel perfetto stile del miglior Cave, come l’iniziale Get Ready For Love, sferzante ed adrenalinica, il perfetto brano apripista. L’atmosfera sostenuta prosegue con Cannibal Hymn anche se il ritmo si rallenta e si dilata in maniera sensuale (“You have a heart and I have a key/ Lie back and let me unlock you…”).

di the professor

L’impressione generale è di entrare in un labirinto, dove l’io narrante di Cave ci fa strada con aggressiva armonia e delirante foga, affabulando le sue storie fatte d’amore, solitudine, natura, famiglia, amicizia, guerra e follia. Si entra poi nel vivo con Messiah Ward e There She Goes My Beautiful World, due brani quasi spiritual, soprattutto il secondo grazie ai cori che si fanno quasi epici nel finale. Nature Boy è il singolo in rotazione alle radio e sulle stazioni televisive musicali, un pezzo intessuto su dinamiche tastieristiche e su un controcanto femminile elegante e fluido. Si arriva poi alla title track, Abbatoir Blues, batteria e qualche accordo, e lui, Cave che cupo canta l’amore e l’inadeguatezza di fronte ad esso: “I wanted to be your Superman but I turned out such a jerk...”. Una favola musicale, Fable Of The Brown Ape, conclude il primo dischetto lasciando un’immensa curiosità su quello che ci attende con The Lyre Of Orpheus. La seconda parte inizia con la title-track, una ballata dall’incedere cantautoriale in stile waitsiano, che introduce alla solare Breathless e alla malinconica e vibrante Babe You Turn Me On, brani che miscelano colori acquarelli alla tinta neroimpressionista di Re Inkiostro. Nel complesso più leggero, ma anche più intimo, The Lyre of Orpheus è uno scrigno in cui si nascondono otto canzoni che diventano, dopo la grazia furiosa del primo Cd, ancora più preziose e personali. Tastiere ed organi, violini e flauti, cori con la London Community Gospel Choir per la parte classica; e chitarre, basso, batteria, percussioni per la parte rock. Artisti nell’amalgamare queste due anime della musica, i Bad Seeds tra le tracce di questo lavoro sostengono Cave con un tessuto corposo e coinvolgente, punteggiato da impercettibili impennate free che non guastano mai.

A Björk

Un grande disco che amerete celebrandolo come ritorno di notevole caratura dopo una lieve deriva ispirativa. Nick Cave è più in forma che mai, sia con la penna sia con la voce, ancora sulfureo e maledetto, ancora generoso dispensatore di un profondo sentire di cui non possiamo fare a meno.

Björk / Medulla / One Little Indian

Ok, ti abbiamo sempre amata ed ammirata, abbiamo sostenuto che il tuo caratterino fosse tipico del genio, ti abbiamo pure seguito sul grande schermo, abbiamo persino detto che non sei male come attrice e che se qualcosa non aveva funzionato era certo per colpa di quel misogino di regista. Abbiamo anche speso i soldi per la tua ultima opera d'arte e dopo aver ascoltato tutta quella inutile retorica melodica, quella noia mortale, quella palese assenza di ispirazione, quella idea di suono così egocentrica, permettici ora di dirti che vorremmo vederti seduta su un geyser della tua amata Islanda per poterti, subito dopo, ammirare lì in alto, nel firmamento. di Lightpusher


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re.play da los angels fatAndy

Recensioni live Strung Out / 8 agosto / White Lotus - Hollywood

Grande serata quella al White Lotus di Hollywood, dove, in chiusura agli XGames che quest’anno si sono svolti qui a Los Angeles, si sono esibiti gli Strung Out. Club un po' troppo snob per un concerto punk, ma il gruppo ha fatto il suo dovere ed ha letteralmente stravolto il locale. Un'esibizione con i contro sedili, per una grande band che ha proposto classici come Too Close To See, Velvet Alley, Monster, Firecracker, Cult Of The Subterranean e vari pezzi nuovi che andranno a finire sul disco che uscirà in novembre dal titolo Exile in oblivion. Per chi possedesse il bellissimo live In a dive, la scaletta era praticamente la stessa con l'aggiunta di quella grinta che sanno dare dal vivo. Non ho mai capito perché dopo an-

ni di carriera, gli Strung Out abbiano sempre solo ottenuto una piccola fetta di fan e del successo della grande famiglia Fat Wreck, meriterebbero di più! Il fatto di come un gruppo tale sappia ancora coinvolgere i giovani americani, e non come da noi che l'effetto punk rock mid ‘90 sta ormai prendendo una piega sempre più orientata verso altri orrizonti, vorrà anche dire qualche cosa: che qui il punk non è una moda, ma un’attitudine! In Europa è proprio diventata solo una facciata estetica per quindicenni, qua negli Stati Uniti anche chi ha 25-30 anni va agli show e non sono solo i "lil fart", come li chiamano qua, a calcare la scena ed i locali. Più frequento la scena musicale americana più m’accorgo che l'approccio di questi gruppi nei confronti dei loro fan americani è completamente diverso da quello che hanno con i fan europei. Qui non è come nel vecchio continente, dove quando arriva un gruppo americano, punk o metal che sia, sembra quasi che arrivi Dio. Anzi, la gente qui è davvero tranquilla, c'è un grande senso del rispetto e, diciamolo chiaro e tondo, dell'autografo non gliene frega niente a nessuno.

Disco del mese A.A.V.V. Punk goes Acoustic Fearless records/BMG ------------------------------------------Punk goes Acoustic: un disco, questo, uscito un po' di tempo fa, ma passato del tutto inosservato. Peccato! Difatti, questo gioiello raccoglie il meglio delle band emo punk rock in voga al momento in versione acustica. Devo dire che all'inizio ero alquanto scettico in merito, mi sono detto "Sarà solo un altro modo per sfruttare questi gruppi…", invece mi sono dovuto ricredere! I vari pezzi si ascoltano

con piacere e non annoiano, anche perché di solito, quando escono queste compilation, le case discografiche non propongono quasi mai dei pezzi davvero belli. In questo caso invece sono stati scelti i pezzi più interessanti. Inoltre, il disco rende l'idea di quanto gruppi come Sugarcult, Finch, Rufio e Strike Anywhere siano bravi a suonare i propri pezzi senza distorsione. Basta ascoltare la versione acustica di Velvet Alley degli Strung Out o Eight Of Nine degli Ataris per farti venire la pelle d'oca. Molto bravi anche Midtown con Knew It All Along ed i Yellowcard con Fire Water. Insomma, un must assolutamente da avere per chi ancora crede nei gruppi emergenti e non pensa che sia solo un prodotto commerciale perché ci sono pochi gruppi della Fat Wreck.

Concerti da non perdere 18 settembre Dynamo - Zurigo Nguru + Rantanplan + Smoke Like A Fish + Distemper

9 ottobre Palapenz - Chiasso Punk IT! Vol. 2 Tour Pornoriviste + Moravagine + Skruigners + L'Invasione degli Omini Verdi

14 ottobre Gaswerk - Winterthur Madcaddies + Belvedere + Throwrag (replicano il giorno dopo al Schützi di Olten)


informer •• Consistente la quantità di ospiti presenti all'interno delle registrazioni del nuovo album dei Queens Of The Stone Age. Dopo il licenziamento di Nick Oliveri e l'abbandono di Mark Lanegan, Josh Homme si è trovato solo al comando accompagnato durante le registrazioni da Shirley Manson dei Garbage, da Brody Dalle (dei Distillers, nonché sua fidanzata), dal chitarrista Billy F. Gibbons (ZZ Top) e da Alain Johannes degli Eleven al basso. Non è ancora chiaro chi starà alla batteria. In forse un rientro "flash" di Lanegan. L'uscita del disco è prevista per la primavera prossima. Affaire à suivre...

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•• Bertrand Cantat verrà estradato dal carcere di Vilnius il mese prossimo, in modo da poter scontare la sua pena in Francia. La richiesta degli avvocati dell''ex-frontman dei Noir Désir condannato a otto anni di carcere per aver percosso a morte lo scorso anno la sua compagna Marie Trintignant, è stata accolta e, già dalle prossime settimane, il musicista potrà lasciare la prigione lituana per continuare il suo periodo di detenzione in Francia, dove Cantat potrà appellarsi alla legislazione francese e chiedere uno sconto di pena, a cui potrebbe seguire, a fine 2006, la libertà vigilata. Un mese fa il cantautore francese ha tenuto un concerto per i suoi co-detenuti nel carcere di Vilnius.

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Novità dal emisfero Foo Fighters: il frontman della band americana, Dave Grohl, ha rivelato in una recente intervista di aver registrato una grande quantità di nuovo materiale. "Avere un anno di tempo", ha spiegato Grohl, "ti dà la possibilità di registrare canzoni molto più varie. Mi sono reso conto solo oggi che abbiamo una quantità incredibile di demo.". L'idea di Grohl è quella di dividere l'album in un disco acustico e in uno rock: "Mi è sempre piaciuto esplorare entrambe le dinamiche", ha spiegato, "Spingermi ai limiti dell'heavy e dell'acustico. Perché dunque non farlo? E perché non pubblicare due album nello spazio di uno?".

•• Quattro dei cinque membri fondatori dei Roxy Music sono presenti sul sesto album di Phil Manzanera dal titolo 6PM ed uscito a fine luglio. Difatti Manzanera (chitarrista originale dei Roxy) ha convinto Brian Eno, il sassofonista Andy Mckay e il batterista Paul Thompson a partecipare a questo progetto in compagnia di Chrissie Hynde, Robert Wyatt e David Gilmour. Disco consigliato.

•• Charlie Watts, il sessantatreenne bat••

Si mormora su una possibile rottura dei White Stripes. La notizia di un presunto scioglimento è stata annunciata in una intervista da tale Ben Blackwell, membro della band di Detroit The Dirtybombs, nonchè amico di vecchia data di Jack White. "Jack non me l'ha detto di persona", ha detto il musicista, "ma a Detroit già tutti sanno che i White Stripes stanno per non esistere più. Del resto, Jack potrebbe benissimo campare per il resto della vita con quello che ha guadagnato dai White Stripes". Queste le voci di corridoio...

terista dei Rolling Stones, lotta da due mesi contro un tumore alla gola. La malattia gli è stata diagnosticata nello scorso giugno, in occasione dei controlli relativi ad un intervento ospedaliero già programmato e di entità secondaria. Sull’esito della cura, il portavoce del gruppo è ottimista: “La sua attitudine è estremamente positiva, dal momento che gli sono state assicurate possibilità elevate di una totale sconfitta del male.”. Watts, ex-fumatore ormai dagli anni sessanta, è infatti noto per lo stile di vita morigerato, nonostante la militanza nella band che, a più riprese, è stata sinonimo di eccessi e di sregolatezze.

•• Polly Jean Harvey e Nick Cave sono gli autori e produttori di diverse canzoni di Before The Poison, l’album in uscita di Marianne Faithfull, la leggendaria musa della Swingin' London degli anni ’60. Tra gli ospiti presenti pure Damon Albarn dei Blur e Adrian Utley dei Portishead. •• Nello spazio di dieci anni Ozzy Osbourne ha generato una cifra d’affari di 50 milioni di dollari extra grazie alla vendita di t-shirt e di bambolotti con la sua effige. Da qui la sua decisione di produrre dei jeans, delle giacche, degli stivali e delle slot machines per “rimpolpare” la sua già sterminata fortuna. •• Restaurato come nuovo, il mitico film Live at The Isle Of Wight che propone il grande concerto degli Who effettuato il 30 agosto 1970 diviene oggetto di un Dvd. Inoltre, il 14 settembre, l’etichetta Rhino pubblicherà il Dvd di Live in Boston che riprenderà la prima tournée della leggendaria band inglese dopo la repentina morte di John Entwistle. •• Uscirà questo mese negli USA (etichetta 5.1 Entertainment), in Europa (etichetta Eagle Rock) ed in Giappone (etichetta da confermare) A Valid Path, il nuovo album di Alan Parsons. E' il primo album senza i tradizionali collaboratori dell'A.P.'s Project Ian Bairnson e Stuart Elliott. Il disco porterà Parsons in una nuova direzione nel mondo dell'elettronica. Oltre a David Gilmour, nel disco saranno presenti altri musicisti di grosso calibro quali Nortec Collective, The Crystal Method, Shpongle e PJ Olsson. •• Life Blood è il nuovo album del trio gallese Manic Street Preachers, e vedrà la luce la prima settimana di ottobre, anticipato dal singolo The Love Of Richard Nixon. Questo disco vede la produzione di Tony Visconti, chitarrista storico di David Bowie. "Questo è sicuramente l'album più pop della nostra carriera", ha spiegato il bassista della band, Nicky Wire, "Abbiamo ascoltato molto i New Order e i Joy Division e la loro musica ci è stata di grande influenza.". Oltre al disco, i fan dei Manics presto avranno la possibilità di reperire un Dvd deluxe di The Holy Bible, l'album più venduto del gruppo, uscito dieci anni fa. •• La nota band belga dEUS è in procinto di pubblicare un nuovo album, cinque anni dopo il successo di The Ideal Crash. Il disco ancora senza titolo vedrà la luce questo autunno, anticipato da un singolo, If You Don't Get What I Want, già disponibile alla pagina download del sito www.deus.be. "Aspettatevi un disco rock estremamente diretto e uptempo", ha rivelato il frontman Tom Barman in una recente intervista, "La direzione che abbiamo voluto seguire per questo disco è quella di un suono energico, live, ma anche eclettico e sperimentale.".


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report

re.play di taunus

Leggendaria Strato Cinquant’anni fa nasceva un mito, uno strumento diventato icona del rock, una delle chitarre più amate, vendute e copiate di tutti i tempi: la Fender Stratocaster. La Stratocaster è l’evoluzione di un altro mito a sei corde, la Fender Telecaster. Ai tempi con il progetto Stratocaster si voleva arrivare ad una chitarra più polivalente nelle timbriche con le regolazioni dei pick up, nella meccanica, con l’aggiunta di un tremolo e con un’impostazione del manico che favorisse una maggiore dinamica nel suonare. Non è un caso che quest’anno anche il rock compia cinquant’anni poiché la Fender ha avuto il merito di rispondere con sensibilità alle nuove esigenze dei musicisti di quei rampanti anni ’50 com’è certamente merito di alcuni musicisti se la Stratocaster ha raggiunto la leggenda. Non possiamo quindi non menzionare in questa pagina-tributo tre musicisti che ne hanno accompagnato la storia e che ancora oggi sono delle icone musicali tra le più imitate. Buddy Holly fu la seconda star del rock’n’roll subito dopo Elvis Presley, la sua breve carriera durò cinque anni dal ‘54 al ’59 e a soli 22 anni Buddy Holly morì tragicamente in un incidente aereo durante una tournée. Nonostante la sua breve, ma intensa presenza sui palcoscenici la musica rock deve a lui un enorme tributo, in particolare la sua tounée del 1958 in Inghilterra che fu l’impulso decisivo per la nascita del British Sound e di gruppi come The Who, Rolling Stones, Yardbirds e soprattutto dei Beatles. Paul Mc Cartney ha in seguito comprato le sue edizioni musicali e ha organizzato vari tributi al giovane rocker occhialuto, la cui memoria fu deturpata da un manager senza scrupoli che dopo la sua morte incise parecchi dischi con stralci di registrazioni inedite, arrangiate con sovraincisioni di dubbio gusto. Buddy Holly fu la prima leggenda del rock a suonare la Stratocaster. Jimi Hendrix rappresenta sicuramente l’icona dello strato-musicista più forte, non a caso la Fender ha recentemente firmato un contratto con i proprietari dei diritti di Hendrix per pubblicizzare le nuove generazioni di Stratocaster. Jimi Hendrix, chitarrista mancino, fu sicuramente i l m u s i c i s t a che

più d’ogni altro ha allargato le frontiere di questo strumento affinando una tecnica molto intuitiva, basandosi molto sull’improvvisazione e sviluppando un rapporto viscerale con lo strumento arrivando a suonare con i denti, con l’asta del microfono e addirittura con il fuoco. Fu un grande innovatore soprattutto per l’uso del suono utilizzando i feed-back degli amplificatori, le manipolazioni delle frequenze con un’effettistica a pedale modificata e ogni altro mezzo a disposizione… stupefacenti inclusi. L’esperienza di Jimi Hendrix ha aperto la via a molti generi rock moderni segnando in modo indelebile un’epoca rivoluzionaria. Stevie Ray Vaughn naque nel 1954 in Texas: il suo anniversario coincide casualmente con la nascita della prima Stratocaster. Nel 1990 morì tragicamente in un incidente d’elicottero, la stessa malasorte che colpì anche Buddy Holly. La sua chitarra preferita era una Stratocaster del ’59 da lui battezzata “Number one” (e a volte anche “First Wife”). Per questa leggenda dell’electric-blues, la consacrazione arrivò nel 1983 quando vinse nello stesso anno ben tre Guitar Player Award eguagliando così Jeff Beck. La lista di riconoscimenti si susseguì senza sosta; difatti ancora oggi Stevie, con la sua storica band Double Trouble, è considerato il miglior blues man bianco di tutti i tempi. Ha suonato in jam e scritto le pagine fondamentali del blues moderno con nomi del calibro di Eric Clapton, B.B King, Jeff Beck, Albert King, Dick Dale, Albert Collins.

Ad ogni anniversario la Fender produce dei modelli “Anniversary” in serie limitata costruiti con le stesse specifiche tecniche del modello festeggiato. Per questo cinquantesimo compleanno la riedizione di quella prima Strato è proposta addirittura in tre varianti. Per info: www.fender.com


029

localcorner Wonder Lily Reactor “

Wonder Lily spunta in una semplice giornata dell’estate del 2003. La vicenda è presto narrata: Ogra ha

appena terminato di vociare e schitarrare con gli Smallpox, una band di nu-metal bicromatico crollata in stato letargico. O’ (il bassista), da parte sua si trova più o meno nella stessa situazione, trascinando stancamente il proprio basso verso infruttuose prove con i Morevodka.org, una band dedita al rock etilico. L’unità d’intenti spinge Ogra ed O’ ad incontrare Patty, furiosa batterista a riposo forzato dopo l’esperienza in un gruppo rock-blues devitamnizzato. Il gruppo così formatosi inizia a muoversi col nome di ‘Water’ Lily… Ma qualcuno era già preventivamente in agguato…

Così, con simpatica autoironia, recita la scheda biografica di una nuova band ticinese, i Wonder Lily. Il proseguo della storia è presto detto: a fine agosto 2003 i tre hanno sfornato una prima demo che gli ha permesso di accedere alle selezioni di Palco ai Giovani. Trovata una cantante valida, cioè Naty (cit. “…una campionessa di karaoke.”), i Wonder Lily (che hanno sostituito il moniker Water in Wonder dopo aver scoperto che un’altra band in Vallese utilizza lo stesso nome) entrano in finale al concorso Extra/Garage Music di Castione e partecipano a Palco ai Giovani 2004 a Lugano. Altri concerti in giro per la regione, ed ora è arrivato il momento della seconda demo, Reactor. Citiamo dalla scheda della band: “… una freschissima demo con sette canzoni. Operazione che ha messo a dura prova gli accenni claustrofobici di Ogra ed il sistema nervoso del valente tecnico Nello “Vincente” Sofia. Ma non si registrano ulteriori danni alle cose o alle persone.”. Abbiamo in mano questa nuova demo registrata presso il Black Dog Studio di Rivera e di cui abbiamo ascoltato attentamente i sette brani, che oscillano tra indie e post rock, dove tra melodia e ritmi, si scorgono passaggi sghembi e distorti, però sempre accompagnati da un senso melodico a tratti interessante. Il suono è

da demo e manca naturalmente di una produzione più raffinata, ma senza dubbio tra i solchi si può scorgere una band promettente, ma che deve ancora sublimare gli intenti in uno stile definito e personale. La via intrapresa da bei brani come Nothing, Great Life o Selfish And Shade è originale ed accattivante, è uno stile su cui consiglio di perseverare. Dare l’occasione a questa band di lavorare e di confrontarsi con altre realtà musicali potrà dare i suoi succosi frutti. Come da scheda: “Ora la band è freneticamente alla ricerca di nuove date, in particolare oltre San Gottardo e in Italia, così da ottimizzare le proprie capacità deambulatorie on stage e per ravvivare il sistema di traspirazione di altre popolazioni.”. Dateci sotto, Wonder Lily! Per informazioni e contatti: tel +41/+78/ 7110640 wonderlily@bluemail.ch

* Localnews

Movimenti nel mondo dalla musica rock ticinese, sempre più fervida che mai. E noi, sempre molto attenti a quello che succede nei locali prove della regione, vi vogliamo rendere partecipi delle notizie più succose.

Innanzi tutto ecco alcune date di due band che presto varcheranno il Gottardo per spargere le loro arti musicali. I My Stupid Dream sono invitati a suonare il 10 settembre a Seewen (Svitto) presso locale Himmel. Poi, l'undici settembre passeranno dal'Estrich di Winistorf (Soletta) per suonare con le band svizzere Switchstance e Slam Docs. Il 18 settembre è la volta del concerto allo Skate Contest di Bodio, con i Pussywarmers ed i Punkseck. (www.mystupiddream.com). Anche i Vad Vuc alla grande, anzi di più! In previsione per loro un concerto l'11 novembre al Centro Sociale KUFA di Lyss (Berna), inoltre il 21 novembre al Treibhaus di Lucerna e l'11 dicembre alla Kulturfabrik di Wetzikon (Zurigo). Queste le date fissate fino ad ora dalla mitica band skauntry-folk, ma altre ne verranno, quindi tenete d'occhio il sito www.vadvuc.ch.

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Altra novità è il nuovo Cd demo dei Falling Silence, Another day, another dollar. I Falling Silence hanno pubblicato il demo sul loro sito, dunque si invitiano tutti gli interessati ad scaricare gratuitamente dal sito www.fallingsilence.ch questa demo realizzata in collaborazione con Allan Olsen e Patrik Kulig della SoundLab 2000, e Nello Sofia e Andrea Cosentino del Black Dog Studio. Questa la track list definitiva dei brani che potrete scaricare dal web: Wars, Silence After Controvercy, Escuchate e Killing Innocence. Nella versione promozionale per locali ed agenzie sono stati aggiunti anche sei tracce del recente album Dog's Life e due dal primo album Shadows. Il Cd è inoltre distribuito dalla Phontastic in Svizzera (www.phontastic.ch) e da varie distribuzioni sparse in Germania, Italia, Belgio, Inghilterra ed Irlanda. Per info in merito: info@fallingsilence.ch

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Febbrile attesa per il nuovo Cd dei Maja che dovrebbe essere in uscita imminente, mentre nel frattempo si mormora un nuovo nome, Mata Machete, che probabilmente sarà la sorpresa dell’anno per tutti gli appassionati di musica alternativa. Gli Eva Kant si sono purtroppo sciolti, ed in attesa di loro nuove notizie, occhio alla scena di Locarno attorno alla Malfunction Records, che, pare, si stia attivando con qualche novità… e non è la sola, si parla di misteriosi movimenti anche tra i “veterani” del bellinzonese. Nei prossimi mesi a venire le sorprese sui palcoscenici ticinesi saranno molte. Preparatevi!

*


la prima guida della scena musicale ticinese ...

... si rinnova !

iscrivetevi gratuitamente entro il 20 ottobre

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live Festival di Arte Elettronica 3 - 4 settembre / Lugano - Capo San Martino

Riuscito in pieno il primo Festival di Arte Elettronica organizzato a Capo San Martino il 3 e 4 settembre scorsi dal collettivo Nuove Proposte Culturali di Lugano. Le prospettive che si propongono gli organizzatori di questo festival è di promuovere l’arte elettronica svizzera nelle sue molteplici forme d’espressione e d’attivare uno scambio tra le diverse regioni linguistiche.

re.play

A partire dal lunedì precedente il festival si è attivata una stazione radiofonica che per una settimana su Fm 107,8 e in streaming sul sito radio www.audioasyl.net ha trasmesso musica, trasmissioni divulgative ed interventi artistici dedicati all’elettronica. Questo il battistrada che ha introdotto il pubblico all'evento vero e proprio, la manifestazione open-air che si è svolta nella cornice davvero suggestiva del nuovo parco a Capo San Martino, sul lago di Lugano. La condizione metereologica è stata ideale e ha reso molto piacevoli le due serate del 3 e 4, durante le quali una ventina di performance tra dj set, live act, proiezioni di visuals ed installazioni multimedia hanno setacciato il concetto di musica elettronica contemporanea. Un successo anche per il numeroso pubblico presente sia venerdì sia sabato, con un totale di circa settecento presenze. Tutto si è svolto senza intoppi, e l'organizzazione si è rivelata perfettamente all'altezza della situazione. Il Festival di Arte Elettronica si è rivelato un’occasione d'incontro ideale per la scena musicale elettronica ticinese, ed ha richiamato pure persone dalla Svizzera Interna e dall'Italia, nonché i curiosi e gli addetti ai lavori. I generi musicali proposti hanno spaziato tra tutte le varianti della musica elettronica, e la coreografia di questo "electro-salotto " sul lago è stata animata da installazioni multimedia, come per esempio i battellini radiocomandati che simulavano una gara simultaneamente proiettata su di uno schermo, oppure la proiezione sulla roccia dove ognuno poteva interagire disegnando tramite un computer. Due forniti bar, sedie, tavolini e decorazioni varie hanno completato l'evento. Dopo questo incoraggiante debutto il Festival di Arte Elettronica sarà replicato anche l'anno prossimo quale testimonianza di un crescente spirito d'iniziativa anche alle nostre latitudini, con lo scopo di sviluppare una proposta culturale sempre più completa e contemporanea. Per informazioni: www.nuoveproposteculturali.ch

Livenews In attesa che i locali della regione aprano i battenti dopo la chiusura estiva, vi segnaliamo qualche concerto in Svizzera ed in Italia, assolutamente d’appuntare sul vostro diario e per i quali consigliamo di prenotare i biglietti fin d’ora.

•• Il cantante Davey Von Bohlem ed il batterista Dan Didier, entrambi ex-The Promise Ring, ed il bassista Eric Axelson, ex Dismemberent Plan, saranno in Italia con il loro progetto Maritime: il 9 settembre a Torino in Piazza Emanuele Filiberto e il 10 a Milano al CSOA Leoncavallo (info: www.leoncavallo.org) •• Prosegue presso l’Ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano la nuova formula del Tora! Tora! Festival. Più di una dozzina di gruppi ad ogni data per un totale di trenta artisti coinvolti: l’11 settembre ci saranno i 4 Fiori Per Zoe, Africa Unite, Afterhours, Après La Classe, Breakfast, C.V.D., Caparezza, El Muniria, Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo, Linea 77, Marta Sui Tubi, Meganoidi, One Dimensional Man, The Valentines e Uochi Toki. Il 12 settembre, sempre presso l’Ex Ospedale Pini, in scena gli Anonimo Ftp, Avion Travel, Bugo, Cesare Basile, Deasonika, Dog A Dog, Egokid, Luca Gemma, Midwest, Modena City Ramblers, PGR, Skiantos, Valentina Dorme, Verdena e Yuppie Flu. (info: www.mescal.it). •• Per gli appassionati del sound-metal è un appuntamento da non mancare il concerto degli Slipknot e degli Slayer all’Arena di Ginevra il 22 settembre oppure al Mazda Palace di Milano il 23 settembre (prevendita:www.ticketcorner.ch - www.ticketone.it). •• La band !!! dal moniker impronunciabile (si dice chk chk chk) sarà in concerto all’ Abart Music Club di Zurigo il 29 settembre (www.ticketcorner.ch). •• Torna la Blues Explosion di Jon Spencer in una data unica in Italia per la presentazione del nuovo album Damage, cioè il 12 ottobre al Transilvania di Milano (www.indipendente.com). •• E' stata avviata la prevendita dei biglietti per l'attesissima performance degli svedesi The Hives, prevista il 22 ottobre al C-side di Milano e il 23 al Volkshaus di Zurigo (prevendita: www.ticketone.it - www.ticketcorner.ch). •• Il 28 ottobre di scena i caldi ritmi cubani con Ibrahim Ferrer all’Arena di Ginevra. (www.ticketcorner.ch). •• Lasciatevi travolgere dalla potenza dei suoni dilatati dei Sophia, in concerto il 31 ottobre all’Abart di Zurigo.( www.abart.ch). •• Per i fan delusi della mancata presenza dei dEUS allo scorso Indipendent Festival di Bologna, la consolazione sarà al Fri-son di Friborgo, dove l’11 novembre sarà possibile assistere al concerto di questa geniale band belga. (www.ticketcorner.ch)


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re.vision

Starsky & Hutch Qui Zebra Tre…

Grande attesa per il remake su grande schermo di Starsky & Hutch, la leggendaria serie televisiva degli anni Settanta che ha appassionato una generazione intera di telespettatori. di daniele p. La coppia di poliziotti più famosa del mondo, ovvero Starsky e Hutch (che nel telefilm originale erano interpretati rispettivamente da Paul Michael Glaser e da David Soul), torna in versione cinematografica in un film diretto da Todd Philipps ed interpretato dagli irresistibili Ben Stiller e da Owen Wilson. Telefilm straculto degli anni settanta, Starsky & Hutch fu il progenitore di tutti quei film d’azione poliziesca in cui si narrano le vicende di una coppia di agenti on the road, uno dei quali un po’ pazzo ed irriverente sostenuto da un collega più posato e riflessivo. Una formula che ha fatto il successo di molte pellicole cinematografiche e serie televisive, come Miami Vice, per citare un'altra serie cult successiva a questa, e le saghe di Arma Letale e Bad Boys. L’idea iniziale di questo film era un remake “serio” in cui la coppia di poliziotti era alle prese con un gruppo di terroristi, ma l’apporto di Ben Stiller (che è tra i produttori del film) ha donato alla pellicola un tono più ironico e demenziale, ribaltandone il concetto originale. Difatti la scelta del regista Philipps, già autore di film come Road Trip e Old School, non è stata casuale. Tra gli altri interpreti della pellicola vedremo Snoop Dogg magistralmente calato nelle vesti di Huggy Bear, lo sgargiante magnaccia e spacciatore nonché informatore della coppia di agenti, inoltre degne di nota le parti di Vince Vaughn (Zoolander) e Juliette Lewis. Anche se tagliato in forma farsesca questo film è un omaggio ad alcune icone cult degli anni settanta. Innanzitutto il look dei due protagonisti: onnipresente la giacca di lana con disegni messicani di Starsky, nonché i suoi inseparabili jeans e le Adidas ai piedi, come pure la giacca in cuoio marrone di Hutch. Importantissima l’automobile, la mitica Ford Gran Torino 1974 color pomo-

doro con striscia bianca: ricordate le scene d’inseguimento con Starsky che pigia al massimo sull’acceleratore mentre Hutch urla nella ricetrasmittente “qui Zebra Tre, qui Zebra Tre…”? Nel remake queste scene non mancano. Ma non solo. Alcune inquadrature sono liberamente tratte da altre indimenticabili pellicole anni ’70: i due poliziotti che viaggiano su una strada deserta con due Harley Davidson? Easy Rider. Starsky che balla sulla pedana di una discoteca con movenze alla Travolta? La febbre del sabato sera. I due agenti concentrati alla macchina da scrivere nel loro ufficio? Tutti gli uomini del presidente. Un omaggio anche ai due interpreti originali del telefilm, Paul M. Glaser e David Soul, che qui appaiono in un cameo. Ben Stiller e Owen Wilson non sono alla loro prima fatica in coppia. Difatti assieme hanno già interpretato Zoolander, I Tennenbaum e Ti presento i miei. La cerchia di amici con cui collaborano come attori o produttori si estende anche a Luke Wilson (fratello di Owen), a Jack Black, a Will Ferrel e a Vince Vaughn. Eccovi la nuova generazione di attori comici americani. Una combriccola che ci riserverà ancora molte sorprese sullo schermo.

Open water Deserto d’acqua

Non troverete trame intricate e vicende contorte in questa pellicola: Open Water è la trasposizione cinematografica di una storia realmente accaduta che, proprio nella sua sconvolgente semplicità, racchiude paure primordiali che difficilmente lasciano indifferenti. di fabio colombo E’ la vicenda di Daniel (l’attore Daniel Travis) e Susan (Blanchard Ryan), giovane coppia desiderosa di rifuggire lo stress e il logorio della routinaria vita quotidiana. Quale soluzione migliore se non quella più ovvia? Ecco quindi i due in fuga verso le fascinose Bahamas, Caraibi, mito nell’immaginario collettivo del turismo da spiaggia. Ma Daniel e Susan dalla spiaggia si allontanano presto e, assieme ad un folto gruppo di turisti accomunati dalla passione per le immersioni, si ritrovano sull’imbarcazione di un diving center in rotta verso il mare aperto dove tutti quanti avranno la possibilità di esplorare nuovi fondali. Ma una tragica negligenza sfocia nel dramma: una volta riemersi i due sub scoprono di essere rimasti soli, abbandonati nell’immensità dell’oceano, circondati da orizzonti di sola acqua… E’ metafora di vita nel suo precipitare improvviso ed inaspettato. Un giorno incarniamo il turista medio, assorto nei rituali che il nostro nuovo ruolo acquisito ci compete: l’acquisto della collanina, l’abbronzatura funzionale all’esposizione in patria, l’hotel, la cenetta al ristorante rigorosamente “turistic menu”, meglio se in quattro lingue. Un bel pacchetto preconfezionato! Il giorno dopo ci ritroviamo persi in mezzo ad un deserto d’acqua, una situazione assolutamente senza senso, paradossale, marginale, lontano da tutto e da tutti, tranne che dagli squali, i barracuda e la fauna marina tutta che improvvisamente ci ritroviamo sotto i piedi. Un pregio del film è anche quello di esasperare i conflitti relazionali della coppia protagonista. Nel loro rapporto si percepiscono incomprensioni sottili,

tensioni palpabili ma non espresse. Quando Susan e Daniel si troveranno soli in acqua dovranno, per forza, affrontare anche questo. Positiva quindi la seconda prova del giovane regista Chris Kentis che ha scritto, diretto e montato un film non facile ed in grado di catturare l’attenzione dello spettatore per l’intera durata, aspetto questo non trascurabile se si considera che la quasi totalità della vicenda si regge sulle sole emozioni dei due protagonisti e su immagini che prevedono perlopiù… acqua. Al Sundance Film Festival, dove ha raccolto consensi lusinghieri, alcuni l’hanno già soprannominato il Blair Witch Project del mare, e in tutta sincerità l’accostamento non è proprio fuori luogo, soprattutto in considerazione del crescendo inarrestabile di tensione che è caratterizzante di entrambi i films, oltre alle tecniche di ripresa che si discostano da quelle tipiche delle grandi produzioni. Una curiosità: il film è stato realizzato in condizioni “reali”, con pesci tutt’altro che relegati al ruolo d’inermi comparse: chiedetelo alla Blanchard, morsicata da un barracuda durante il primo giorno di riprese!


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cinema LUFF Lausanne Underground Film and Music Festival 2004

Dal 13 al 17 ottobre prossimi avrà luogo la terza edizione del Lausanne Underground Film and Music Festival (LUFF). Forte dei suoi settemila partecipanti della scorsa edizione, il LUFF intende anche quest’anno far scoprire al pubblico interessato un cinema sconosciuto, ma non per questo meno interessante e di qualità.

Per questa terza edizione gli organizzatori dell’evento proporranno un’interessante retrospettiva che percorre l’opera conturbante del geniale regista americano Kenneth Anger. Figlio di un cineasta di Hollywood, Anger conobbe il successo con un libro osceno, Hollywood Babylon, che trattava i segreti sessuali alla base di molti dei misteri di Hollywood. A quindici anni Anger aveva già diretto Fireworks (1947), una fantasia masochista che preludeva al suo capolavoro, Scorpio Rising (1964), un reportage delirante sulla civiltà feticista e sadomaso dei teddy-boys. Kitsch, occultismo e pornografia sono gli ingredienti del suo cinema agli antipodi ed in conflitto con Hollywood. Accanto a questa rassegna uno spazio è dedicato anche a Roland Lethem, regista belga che opera da più di quarant’anni. I suoi film (Bande de cons, Le Saigneur est avec nous, Le sexe enragé, ecc.) sono dichiaratamente una sfida al pubblico, in quanto mostrano ciò che esso non vuol vedere, invitandolo così ad una reazione forte. A Sarah Jacobson, la regista americana deceduta per un tumore a 32 anni il febbraio scorso, verrà dedicata una rassegna-omaggio. La Jacobson s’è imposta come una delle cineaste maggiori dell’underground cinematografico internazionale grazie ai suoi film I was a teenage serial killer (diretto quando la regista era ventenne) e Mary Jane’s not a virgin anymore,

due pellicole dal carattere punk e femminista alle quali hanno contribuito personalità come Jello Biafra e George Kuchar (il regista di Return to the house of pain). Il LUFF propone quest’anno anche un ventaglio di pellicole realizzate attorno a dei musicisti. Accanto ai documentari su artisti precursori come Bruce Haack e GG Allin, si potranno vedere documentari culto come Desperate Teenage Love Dolls (dedicato all’omonima band) e vari video-clip sperimentali realizzati da Lee Ranaldo dei Sonic Youth con la videomaker Leah Singer. Oltre ad altre attività collaterali il LUFF come ogni anno propone delle serate musicali. Quindi spazio alla musica con i concerti di Jean-Louis Costes (il realizzatore delle colonne sonore dei film shock come Irréversible di Gaspar Noé e Baise Moi di Virginie Despentes), dei Whitehouse, dei Merzbow, dei Pan Sonic, delle Chicks On Speed, con a corollario vari Dj set e altri concerti dal sapore multimediale. Il LUFF è una manifestazione che sta crescendo rigogliosa raggiungendo la sua piena maturità. E’ l’ideale per chi è interessato al cinema da vedere sotto un’occhio trasversale ed originale, senza preconcetti o falsi moralismi. L’underground è di casa a Losanna, e Losanna non è poi così irraggiungibile. Chi ha orecchie per intendere… Per ulteriori informazioni e programma dettagliato: www.luff.ch


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re.vision di ado bader

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Spider-Man 2 Le ragnatele salveranno ancora New York.

Dopo due anni d’attesa arriva finalmente sugli schermi il secondo episodio del super-eroe più amato dal pubblico. Intriso di effetti speciali da brivido, Spider Man 2 supera ogni aspettativa: il regista Sam Raimi (A simple plan, SpiderMan) conferma il suo talento e la sua personale visione estetica dell’action movie, regalandoci uno dei più riusciti block-buster degli ultimi anni.

Un super-eroe in conflitto con sé stesso Povero, sfortunato Peter Parker. Un timido (anti)eroe costretto a sbarcare il lunario nella Grande Mela. Ecco svelata la triste realtà: il nostro protagonista (l’attore Tobey Maguire) non abita in super-fortezze tecnologiche, ma in un fatiscente monolocale di periferia. I soldi che guadagna come fattorino per la consegna di pizze a domicilio neanche gli bastano per pagare l’affitto. Neppure le saltuarie collaborazioni con la gazzetta della città lo aiutano molto: le foto di Spider-Man gli vengono strappate di mano e pagate con un pugno di dollari. Insomma la vita del supereroe è tutt’altro che “cool”. Peter è un individuo sull’orlo di una grossa crisi esistenziale. “Ma chi me lo fa fare?” sembra chiedersi il giovane eroe che pian piano si accorge di perdere i suoi favolosi poteri. Se vi aspettate una pellicola d’azione dal primo all’ultimo minuto, forse, rimarrete delusi perché Spider-Man 2 è innanzitutto un dramma. Il dramma di un ragazzo qualunque che sente il peso di responsabilità più grandi di lui.

I temibili tentacoli di Doc Ock Dopo il Green Goblin del primo capitolo è la volta di Doc Ock, un brillante scienziato trasformato, suo malgrado, nell’antagonista di Spider-Man. Un uomo sfortunato che nonostante sia animato da buone intenzioni vede trasformato il suo corpo nel corso di un delicato esperimento. Sono riuscito ad intervistare Doc Ock (alias Alfred Molina) quando è giunto in Svizzera per l’anteprima nazionale del film. Lasciati a casa i suoi temibili tentacoli, Alfred Molina si è rivelato essere decisamente simpatico oltre che un attore carismatico. Alfred, tu hai lavorato con registi come Jim Jarmush e Paul Thomas Anderson. È stato difficile passare all’interpretazione del cattivo di turno della serie di Spider-Man? Non credo che questo particolare ruolo richieda più impegno di altri. Sicuramente interpretare un personaggio cattivo in questo genere di film ti da l’opportunità di essere più inventivo e creativo nei confronti della sua psicologia. Il Dottor Otto Octavius non

In questo senso Sam Raimi compie un miracolo e riesce a fondere (un po’ com’era accaduto per il suo Darkman), forse per la prima volta ed in modo impeccabile, due generi in uno. Ecco, quindi, il maggiore pregio di questo sequel: personaggi che acquistano maggiore spessore ed interessanti svolte narrative. Un altro incremento lo si nota sul piano visivo. La fotografia infatti si presenta per la prima volta in formato 2.35:1 - i realizzatori dicono che ciò è stato deciso al fine di contenere nell’inquadratura il mastodontico Doc Ock con i suoi tentacoloni. Sarà anche vero, ma per il pubblico questo “piccolo” accorgimento si traduce in un accrescimento sul piano spettacolare. Vedere “Spidey” lanciarsi, volteggiando, lungo un canyon interminabile di palazzi di cemento - anche gli effetti speciali hanno subito un’evoluzione - è vero e proprio godimento per gli occhi. Raimi, poi, cosparge il film di alcuni divertiti omaggi come quando, all’inizio del film, Doc Ock afferra una motosega come Bruce “Ash” Campbell di Evil Dead (La casa). Scene cult? Ce ne sono almeno due: una bellissima sequenza da musical al ritmo di Raindrops Are Falling On My Head, che coglie in maniera magistrale il momento della liberazione da tutte le frustrazioni di Peter Parker, e un’esilarante ed auto-ironica scena in ascensore, che è forse la peggior umiliazione che un super-eroe possa mai subire.

è cattivo, ma si ritrova a dover agire contro la legge e contro Spider-Man. La terribile mutazione che subisce gli cambia radicalmente corpo e spirito e di conseguenza il personaggio acquista più dimensioni. In termini interpretativi ciò è stata una sfida interessante da intraprendere anche perché devi tenere conto delle varie sfaccettature della psicologia del personaggio. Come hai ottenuto la parte del Dottor Otto Octavius, il tuo fisico imponente ti ha forse aiutato? Credo di essere stato nella lista degli attori prescelti sin dall’inizio, poi ho avuto un paio di incontri con il regista ed i produttori del film. Sul set, una volta ottenuta la parte, scherzavo con la troupe dicendo che avevo sicuramente ottenuto la parte perché ero l’attore meno caro in circolazione! Cosa ne pensi dell’ondata di film sui super-eroi (e relativi sequel) che imperversano negli USA e nel mondo? Sono un grande fan di questi film anche se credo che di seguiti riusciti ve ne sono pochi. Certo sono anche i più difficili da fare perché i primi capitoli solitamente hanno una marcia in più: lo stupore di qualcosa di mai visto prima. Per questo in Spider-Man 2 non potevamo più mostrare solamente Peter Parker volteggiare tra i grattacieli di New York e si è quindi reso necessario ampliare la dimensione drammatica della storia. E se ci siamo riusciti questo è certamente merito di Sam Raimi. Alfred, un’ultima domanda, erano davvero pesanti quei quattro tentacoli infissi nella schiena? Sì, lo erano. Credo che il peso totale fosse intorno ai trenta chilogrammi, ma c’era sempre un sacco di gente ad aiutarmi. In fin dei conti non è stato così terribile anche perché una buona parte degli effetti erano in CGI (le immagini generate col computer - n.d.I.).”


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cinema > > > > concorso In occasione dell’uscita di Spider-Man 2 nelle sale del Cantone la Buena Vista International mette in palio dei favolosi Spider-gadget (tazze, cappellini, action-figures) ai primi cinque lettori che risponderanno correttamente alla seguente domanda: Quale tra questi film non è stato diretto dal regista Sam Raimi? - Darkman - A simple Plan - Daredevil

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Inviate la vostra risposta, completa di nome e cognome e con l’intestazione “Spider”, a redazione@resetmagazine.ch.

Cineclub in Ticino Attivi da alcuni decenni, i circoli del cinema del Cantone Ticino, (Cineclub del Mendrisiotto, LuganoCinema93, Circolo del cinema di Bellinzona, Circolo del cinema di Locarno), nascono con l'intento di offrire al pubblico una programmazione culturale, alternativa e complementare

alla programmazione commerciale delle sale cinematografiche. Le proiezioni hanno luogo al cinema Excelsior o al cinemaTeatro di Chiasso, al cinema Iride di Lugano, alla Morettina di Locarno e, in attesa dell'apertura del Forum di Bellinzona, all'Ideal di Giubiasco.

Le rassegne in programma John Ford da settembre a giugno 2005 "Mi chiamo John Ford. Faccio western". Nato nel 1894 da genitori emigrati dall'Irlanda, così si presentava uno dei maestri che hanno creato il mito di Hollywood. In realtà la sua vasta produzione, circa centocinquanta film dai tempi del muto, ha spaziato dal genere drammatico a quello sentimentale, dall'avventura alla commedia e merita di essere conosciuta nel suo insieme. Continuando il viaggio nella storia del cinema, iniziato nel 1995, anno del centenario, i circoli del cinema del cantone Ticino organizzano una rassegna, a scadenza mensile, a lui dedicata.

Verranno presentati dodici film che seguono l' itinerario creativo di un regista dallo stile inconfondibile e che ha fatto dire a Orson Welles: "... i registi che più mi interessano sono i vecchi maestri, cioé John Ford, John Ford, e John Ford.". Sarà l'occasione di vedere - o rivedere - dei classici quali Ombre rosse e Sentieri selvaggi (quest’ultimo un western mistico ritenuto da registi come Godard, Wenders e Scorsese uno dei grandi film della storia del cinema), e i premi Oscar tali Furore, Com'era verde la mia valle, Un uomo tranquillo.

Ermanno Olmi dal 16 settembre al 11 novembre Presenza anomala nel panorama del cinema italiano, Ermanno Olmi ha ricevuto quest’anno il Pardo d’onore dal Festival di Locarno. Bergamasco (è nato a Treviglio nel 1931), di origini contadine, nel corso della sua lunga carriera ha conosciuto più di una volta il successo internazionale (dapprima con Il posto nel 1961, ma soprattutto con L’albero degli zoccoli nel 1978, poi con La leggenda del santo bevitore dieci anni dopo) e sembra

Il Cinema dei Ragazzi da ottobre 2004 a maggio 2005

Cineclub dedicato ai bambini ma aperto a tutti. Il programma di quest'anno presenta dei film tratti da fumetti, da Asterix in cartone animato ai mitici Puffi, con uno sguardo privilegiato sulle Anime giapponesi, e sull'indiscusso maestro Hayao Miyazaky, con i due film più recenti La città incantata e Princess Mononoke.

oggi tornato a imporre all’attenzione di pubblico e critica il suo personalissimo stile (Il mestiere delle armi, 2001, Cantando dietro i paraventi, 2003). Profondamente cattolico, Olmi ha perseguito con estrema coerenza un suo progetto di cinema e di vita che l’ha sempre visto schierato dalla parte degli umili, della gente comune, e che lo ha sempre tenuto lontano dalle lusinghe del facile successo commerciale.

Il biglietto di entrata per i film delle rassegne costa 10 franchi con sconti per studenti e AVS, e per i possessori della re.set card. Si può diventare socio pagando una quota annua, che va dai 30 ai 50 franchi e che dà diritto a ricevere i programmi a casa e di pagare il biglietto d’entrata solo 8 franchi. Ulteriori informazioni: www.luganocinema93.ch e www.cicibi.ch, oppure consultando i quotidiani.

La notte dei corti 24 settembre 2004 / Cinema Lux Massagno Dopo il successo dell'anno scorso, Luganocinema93 ripropone La notte dei corti in programma venerdì 24 settembre al cinema Lux di Massagno, dalle 18.30 all'1.45. Cinque i programmi di cortometraggi: quattro giovani registi ticinesi, Erik Bernasconi, Francesco Jost, Mauro Boscarato e Thierry Moro, presenteranno i loro lavori in concorso quest'anno ai Pardi di Domani. Seguiranno Les lutins du court-metrage (I Césars del corto-

metraggio), From Italy with Love (vari corti dall'Italia), Non ho parole (corti internazionali senza parole) e Panique au village (animazione) con sorpresa finale. Visto che la notte è lunga, fra un programma e l'altro sarà in funzione una fornitissima buvette con vivande varie. Prezzo del biglietto per programma 5 franchi.


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re.vision

nextscreen

Gus Van Sant ha concluso le riprese di Last Days, un documentario che mostra il movimento che nella metà degli anni '90 ha portato all'attenzione mondiale la città di Seattle, facendo di Kurt Cobain e dei Nirvana la band del momento. La pellicola parlerà di un cantante la cui vicenda richiama per molte analogie quella di Cobain. Il regista conferma di non aver utilizzato la droga come principale indiziato della morte del 27enne leader dei Nirvana. Last Days è un documentario di basso profilo girato con un piccolo budget; Kurt è interpretato da Michael Pitt, attore diventato famoso grazie a Formula Per Un Delitto (Barbet Schroeder, 2002) e The Dreamers (Bernardo Bertolucci, 2003). A produrre il film sarà la HBO, con la quale il regista vincitore della Palma d'Oro a Cannes aveva già collaborato per Elephant. -------------------------------------------------------------------------------

Sofia Coppola dirigerà un film sulla leggendaria Maria Antonietta, ultima regina di Francia. La vincitrice del premio oscar per la sceneggiatura di Lost in Translation (l'amore tradotto) scriverà anche lo script del film le cui riprese inizieranno a febbraio, e ne sarà la produttrice assieme a Ross Katz, mentre suo padre Francis Ford Coppola avrà un ruolo di co-produttore esecutivo. Maria Antonietta, arciduchessa d'Austria che fu costretta da sua madre a sposare Luigi XVI, sarà interpretata da Kirsten Dunst, mentre il timido re di Francia sarà interpretato da Jason Schwartzman. Sofia Coppola si è detta entusiasta di lavorare a questo nuovo progetto: "Ho sempre amato la storia di Maria Antonietta e la decadenza di Versailles in prossimità della rivoluzione, e soprattutto il fatto che lei fosse un'adolescente costretta dalle circostanze a ricoprire un ruolo significativo nella storia". -------------------------------------------------------------------------------

Si intitola Collateral l’ultimo film di Tom Cruise, già in programma a Venezia al Festival del Cinema. Diretto da Michael Mann, regista dell’Ultimo dei Moicani e di The Insider, il film narra la storia di un taxista che, in servizio di notte a Los Angeles, scopre di avere a bordo un killer arrivato in città per eliminare cinque persone pronte a testimoniare in tribunale contro dei narcotrafficanti. La sua vita finirà per dipendere da quella dell’assassino. Invecchiato, con i capelli grigi e un po’ di peluria sul viso, Tom nel film interpreta la parte del cattivo, ruolo inconsueto per l’attore se non in rare occasioni come Magnolia e Intervista con il vampiro. Nel frattempo l’attore statunitense sta valutando il progetto di Mission Impossible 3, che sembra presentare non pochi ostacoli di realizzazione. -------------------------------------------------------------------------------

Diecimila voti hanno decretato la prima posizione di The Blues Brothers di John Landis in un sondaggio indetto dalla BBC per stabilire quale sia la migliore colonna sonora di ogni tempo. Il film di Landis con John Belushi e Dan Aykroyd ha conquistato il 19% dei voti, grazie ai grandi classici come Shake Your Tailfeather o Think e alla partecipazione di artisti come Ray Charles, James Brown, Aretha Franklin e Cab Calloway, mentre al secondo posto, con il 18% dei voti segue Pulp Fiction di Quentin Tarantino, il regsta che,secondo i critici, ha reinventato il modo di fare colonne sonore negli anni '90; al terzo posto, invece, c'è Trainspotting, con il 17% dei voti, al quarto La febbre del sabato sera con il 11% dei voti, e al quinto Dirty Dancing con il 10%. -------------------------------------------------------------------------------

SONO CARINISSIME SONO CATTIVISSIME

DAL 10 SETTEMBRE AL CINEMA


libri

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re.ad di stefano kirk

Michel Faber Sotto la pelle Einaudi/ Stile Libero -----------------------------------------------------------------------------------------Isserley è una ragazza attraente anche se strana, e circola da sola nella sua particolare automobile per le solitarie strade delle Highlands scozzesi. Sulle strade diventa un’accanita cacciatrice di giovani maschi autostoppisti. Gli uomini catturati sono ignari di quello che gli succederà, dopo essere stati addormentati da un veleno: la loro destinazione è la Fattoria che nasconde una base sotterranea, dove in un labirinto di cucine, camere frigorifere e gabbie, s’aggirano inquietanti esseri affamati di carne. Cosa nasconde sotto la pelle la bella, ma inquieta Isserley? Isserley appartiene a un'altra specie, che si autodefinisce umana per distinguersi da quella dei "vodsel", la razza inferiore che riempie le strade e le città e che il suo popolo utilizza come cibo. I “vodsel” siamo noi. Gli “umani”, cioè i simili a quattro zampe di Isserley (la quale, per potersi aggirare indisturbata nel mondo circostante, ha subìto delle operazioni alla spina dorsale che ne hanno modificato il portamento), sono mangiatori voraci della carne dei “vodsel”, e fanno di tutto per ottenerne la qualità migliore. Isserley è una dei due incaricati adibiti al compito di adescare “vodsel” di sesso maschile ed in buona salute per poi portarli alla Fattoria, dove verranno messi all’ingrasso per essere infine macellati e trasformati in bistecche e prosciutti. Le paure, i rimorsi, i dubbi di Isserley sono la struttura portante di questo nuovo grottesco romanzo di Michel Faber, il celebre scrittore de Il petalo cremisi e il bianco. Un libro questo che non faticherà a coinvolgervi in una storia assurda capace di sovvertire le vostre prospettive ma anche di portarvi a profonde riflessioni sui comportamenti umani. L’idea di trasporre l’identità umana in una razza animale, e, viceversa, di trasformare l’essere umano come una preda da macello (come possono essere le nostre mucche od i maiali) non è nuova, ma qui Michel Faber porta avanti la storia con un tono sospeso, quasi da thriller, in un crescendo di sbigottimento e coinvolgimento emotivo dall’intensificazione progressiva ed inesorabile. Una storia molto originale che si legge d'un fiato e che vi farà riflettere, anche se un’atmosfera cupa (che viene illuminata solo in pochi momenti come la descrizione dell’amore di Isserley per l’animalista Amlis) accompagna durante tutta la lettura, inducendo forse ad un fastidio sotterraneo che, e questa la nota di demerito, esplode nel finale sbrigativo ed inconcludente. Da leggere senza aspettarsi eclatanti colpi di scena.

Lorenzo Licalzi Il privilegio di essere un guru Fazi Editore -----------------------------------------------------------------------------------------Il privilegio di essere un guru, l'ultimo romanzo di Lorenzo Licalzi, autore alla sua terza fatica letteraria, è una vera sorpresa per chi ama la letteratura ironica: divertente, intelligente, spassoso, uno di quei rari romanzi che viene voglia di rileggere per ritrovare il sorriso. Protagonista della storia è il quarantenne Genovese Andrea Zanardi, un’infermiere di professione e gran cacciatore di donne nel tempo libero, sotto le falsi vesti di guru zen. Per conquistare una donna, Andrea legge, si documenta, scopre debolezze e desideri inconfessati della vittima di turno che, convinta di avere finalmente incontrato l'uomo della sua vita, inevitabilmente si lascia andare. Mentre Andrea, artista della sparizione immediata al primo segnale di cedimento della vittima, nonché attore consumato, sta già preparando le armi per far cadere in trappola la prossima preda. Intorno a lui, personaggi esilaranti e situazioni surreali che attraversano i luoghi comuni e gli stereotipi della mondanità pseudo-zen, sono abilmente derisi dallo sguardo ironico e tagliente del psicologo e scrittore Licalzi, del quale vi consiglio anche la lettura di Io no (Premio Marisa Rusconi come miglior romanzo d’esordio, e da cui è stato tratto l’omonimo film con Ricky Tognazzi e Simona Izzo) e Non so, sempre per la Fazi Editore.


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libri

re.ad di stefano kirk

Oltre alla notizia I media: televisione, radio, quotidiani, riviste, Internet… siamo constantemente bombardati dalle notizie e la facilità con cui le recepiamo si sta facendo sempre più evidente. Ma - e in questi tempi oscuri ed ambigui sicuramente molti di voi se lo saranno chiesto - le cosidette notizie “ufficiali” corrispondono davvero alla realtà dei fatti?

C’è l’informazione e c’è la disinformazione, due facce della stessa medaglia. Ci sono trasmissioni televisive senza scrupoli che pur di dare in pasto al pubblico una notizia “appetitosa”, la farciscono di condimenti non corrispondenti alla realtà, non importa se si tratta di un semplice gossip o d’un comunicato di guerra. Ci sono delle testate che hanno ragione d’esistere solo grazie alla sistematica distruzione che attuano con notizie false o “modificate”- nei confronti di personaggi in vista. Ci sono governi e rappresentanti di essi, che per coprire le loro malefatte distraggono l’opinione pubblica con notizie inveritiere e fuorvianti. C’è Internet, un enorme calderone dove dentro ci sta di tutto: dalla menzogna alla leggenda, dall’esagerazione alla falsità. Difficile trovare la verità in mezzo a tutti questi rimaneggamenti della realtà. Sono tanti gli argomenti che ci interessano, accadimenti che ci toccano da vicino, che sono universalmente importanti per tutti. Fatti del mondo che possono influenzare in maniera marcata la nostra vita e la nostra quotidianità. Ma pur cercando di essere costantemente al corrente sulle novità che rigurdano questi argomenti, spesso ci ritroviamo spiazzati da notizie discordanti, da smentite e da improbabili colpi di scena: difficile mestiere quello del lettore. Trovare la bussola in questa marea di notizie non è facile. Gli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti hanno scoperchiato definitivamente la già instabile attendibilità delle notizie che ci vengono propinate ogni giorno. Sui tragici fatti avvenuti in quella data sono state fatte le più fantasiose congetture, teorie che hanno coinvolto tutti e tutto, confondendo così il pubblico ignaro, ovvero noi tutti. Ma non è la prima volta che fatti clamorosi (è matematico: più sono clamorosi, più sono nebulosi) abbiano fatto scatenare le fantasie più sbrigliate. Non c’è scampo. Spesso si dice che la gente, soprattutto le nuove generazioni, si stia disinteressando dai fatti del mondo per apatia ed indifferenza. Ma forse non è disinteresse, non potrebbe essere semplicemente un’autodifesa a quest’alluvione di verità mascherate, se non addirittura modificate completamente, una sorta di “non vedo, non sento, non parlo” perché “non so più a chi credere”? Prendiamo per esempio Michael Moore, il famoso regista dei documentari Bowling At Columbine e Farenheit 9/11, a volte contestato perché auto-dichiaratosi “pop” (popular). Lo scopo di Moore è d’arrivare direttamente ai giovani (“quelli che mangiano il popcorn al cinema”) con poche ma incrollabili verità (peraltro sostenute da fatti inequivocabili) ma che sono state taciute o modificate di proposito di fronte all’opinione pubblica.

Evidentemente Moore ha trovato una formula efficace, semplice e diretta (abbinata ad un linguaggio ed ad un taglio cinematografico accattivante, nonché ad un battage pubblicitario di prim’ordine) in quanto ha saputo risvegliare l’interesse dell’opinione pubblica sulla “notizia” e sull’importanza di sapersi informare, di andare alla ricerca delle fonti più “veritiere”. Quindi, è chiaro che per essere correttamente informati sono da trovare le fonti più sicure ed obiettive, giornalisti ed esperti controccorrente che sappiano fornire uno sguardo lucido e competente. In questa ricerca viene in aiuto la sesta edizione di una pubblicazione che ha avuto un successo strepitoso negli Stati Uniti. Tutto quello che sai è falso è l'edizione italiana della raccolta dei migliori saggi, inchieste e testimonianze curata dal sito cult d'informazione alternativa Disinformation.com. Con sede a New York City, Disinformation è un pugnace portale di comunicazione alternativa condotto da Gary Baddeley e Richard Metzger. Disinformation ricerca le notizie più scomode ed inconsuete allo scopo di restituire un equilibrio all’offerta “controllata” dai tradizionali mezzi di comunicazione di massa. Circa otto anni fa Disinformation naque come semplice idea per un notiziario Tv diretto ad un vasto pubblico di studiosi, intellettuali, oppositori del sistema e semplici curiosi. Oltre a Tutto quello che sai è falso, di cui la prima edizione è stata pubblicata nel 2002, Disinformation ha pubblicato altre due antologie: You’re being lied to (2001) e Abuse your illusions (2003). Howard Zinn, William Blum, Greg Palast, Noreena Hertz e altre firme autorevoli, svelano alcune delle vicende più scottanti della politica ed economia mondiale affrontando i temi più controversi, censurati e falsificati dai mass media. Trentasette capitoli in totale, tra i quali si spazia da “Tutto quello che avresti voluto sapere sull’11 settembre (e su tutto il resto) e non hai mai osato chiedere” ad “Aids: storia di un virus che non c’è”, da “Uranio impoverito: arma invisibile di distruzione di massa” a “La Banca Vaticana: mafia, riciclaggio e nazismo all’ombra del Papa”. Altri capitoli di sicuro interesse sono: “Il morbo della mucca pazza continua a diffondersi”, “Sarà questo il secolo cinese?”, “Denaro sporco e segreto bancario globale”… Argomenti scottanti, che dei quali non si sa più che pensare per un overload di notizie ed informazioni discordanti. Forse leggere questo libro potrà far luce su alcuni vostri dubbi attuali, ma senz’altro, e soprattutto ogni volta che leggerete un giornale, guarderete la televisione, navigherete in rete, ascolterete la radio, vi indurrà a porvi delle domande a cui cercare la risposta più giusta.

A cura di Russ Kick Tutto quello che sai è falso - Manuale dei segreti e delle bugie Nuovi Mondi Media


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comics

di kovacs

Sognare ad occhi aperti Pop Gun War di Farel Darlymple mette ali di celluloide alla fantasia.

Un angelo tatuato precipita sulla terra, abbattendosi violentemente su un palazzo di una metropoli, che potrebbe anche essere New York. Si rialza con calma, scende una rampa di scale e arriva in una strada lurida e decadente. Trova un operaio con una sega elettrica, che riposa seduto su un gradino e lo paga per farsi tagliare le ali. Le getta in un bidone dell’immondizia e tranquillamente a petto nudo, con le mani in tasca se ne va per le vie della città. Sinclair, un ragazzino di colore, osserva incantato tutta la scena, poi, superato lo stupore, raccoglie le ali recise ed abbandonate nel bidone e corre più veloce del vento a casa, dove le indossa sulle proprie spalle. Così inizia Pop Gun War, il primo romanzo a fumetti di Farel Darlymple ed è davvero un gran bell’esordio per questo giovane autore underground di Brooklyn, finora inedito in Italia. Diplomatosi nel 1999 alla School of Visual Arts di New York dove studiò Keith Haring per intenderci - Farel Darlymple evidenzia in questa sua opera prima uno stile narrativo inusuale, intenso, lirico e metaforico. Un’opera coraggiosa, dunque, che non a caso è stata pubblicata negli Stati Uniti, verso la fine del 2003, dalla Dark Horse, una piccola e combattiva etichetta indipendente. E con altrettanto coraggio questo intenso e onirico romanzo a fumetti giunge ora in Italia grazie all’editrice Lain, sottoetichetta della Fazi Editore. Non ha molto senso, in verità, spiegare un lavoro come Pop Gun War o cercare di dipanare i fili delle storie che intrecciano fra loro, su uno sfondo metropolitano, angeli teppisti, nani, giganti, pesci volanti con gli occhiali, barboni, bambini, santoni e musicisti. No, non avrebbe senso descrivere storie che non esistono, se non nella dimensione del sogno. Quindi l’unica maniera possibile per comprendere il fascino di Pop Gun War e farsi catturare dalla sua struttura narrativa surreale, è prendere la propria razionalità e metterla in un cassetto. Dimenticarla del tutto. Per poter amare questo romanzo a fumetti è necessario abbandonarsi completamente alla storia che c’è e non c’è. C’è, perché la trama ha comunque un senso, un percorso ed una consequenzialità. Non c’è, perché il linguaggio utilizzato da Farel Darlymple è irreale, fantastico, metaforico e carico di simboli. Un linguaggio che asciuga ogni naturalismo, lascia incertezze, disancora dal razionale, non pretendendo di spiegare, quanto emozionare fin dalle primissime pagine, in un modo che potremmo definire inconscio, emotivo, subliminale e viscerale. Nulla è in superficie e tutto è all’interno dell’autore e allo stesso tempo del lettore.

Sotto questo profilo Farel Darlymple appare debitore di tutta una tradizione cinematografica, che passa attraverso autori come Luis Buñuel, David Lynch, ma anche, perché no, Federico Fellini e il binomio De Sica - Zavattini. Sotto l’aspetto grafico Pop Gun War colpisce principalmente per l’arte del dettaglio, la cura dei particolari e gli scorci urbani ricchissimi. E’ sostanzialmente un opera che può essere letta e riletta continuamente, riservando di volta in volta una scoperta, un elemento nascosto come un frammento di cielo, un’espressione del viso sfuggiti inizialmente alle prime letture. Rimane solo da chiedersi una cosa. Pop Gun War è per tutti? Si perché tutti abbiamo bisogno ogni tanto di mettere da parte la razionalità e sognare anche da svegli. Altrimenti a che cosa servono i sogni?

Farel Darlymple Pop Gun War Lain/ Fazi Editore


040

teatro

re.art

Cie.DeFu

Teatro del Gatto

Margit Huber

Il gatto che danza

Riapre la stagione teatrale del Teatro Del Gatto di Ascona con la presentazione del festival Il gatto che danza. La rassegna vuole offrire una piattaforma per la danza svizzera e per la creazione di una nuova ricerca dell' arte coreografica, dando la possibilità a coreografi emergenti di esprimersi proprio ad Ascona che in altri tempi è stata teatro dello sviluppo dello spirito innovativo della danza contemporanea. Molti le opere interessanti in programma, tra cui lo spettacolo Monotonus, di Manuel Quero, uno dei più promettenti giovani coreografi della famosa scuola di Folkwang, premiato col "Hungertuch 2003" e nominato per il premio “Kurt Jooss”; e lo spettacolo Shorts but Sweet dei membri della compagnia di

Cathy Sharp, dove l'estetica del balletto classico è elegantemente unita alla creatività della danza moderna. Da vedere pure, esposta nell'atrio del teatro, la galleria fotografica di Michele Engeler. Gli spettacoli iniziano alle 21.00. Per informazioni dettagliate: tel. +41/+91/7922121 www.teatrogatto.adhoc.ch

Programma 10 settembre Monotonus Danza contemporanea con la Compagnia Manuel Quero Germania

17 settembre The secret fire Danza contemporanea espressiva con Living creatures/Camilla Stage - Danimarca

23 settembre Lyr Tra danza butoh, danza espressiva e danza moderna con Margit Huber - Lugano

25 settembre Tapp!Tapp! Opera interdisciplinare voce e danza con la Tanztheater Fumi Matsuda - Zurigo

11 settembre Dianne e Ramco Danza moderna con Cie.DeFu Berna

18 settembre Shorts but Sweet Danza neo classica con la Cathy Sharp Dance Ensemble - Basilea

24 settembre La Maya Spettacolo di flamenco con El Candil - Lugano

25 settembre Moi, l'Amour et la Foule Danza, parole, canto dal vivo e videoproiezioni con la Compagnia Obviam Est - Ascona

Prosa, musica e danza a Chiasso Enzo Jannacci

Durante la settima stagione autunnale del Teatro di Chiasso campeggiano figure centrali nella nostra cultura teatrale, le cui esperienze indicano una nuova dimensione di ricerca: come Eimuntas Nekrosius per il teatro, Carolyn Carlson e Susanne Linke per la danza, Enzo Jannacci per la musica. Sono nomi che hanno saputo operare una fusione straordinaria tra classicità e innovazione, tradizione e sperimentazione.

Attorno a questi epicentri si articola il progetto della nuova stagione culturale dell’autunno chiassese: undici eventi (due di danza, quattro di teatro, cinque di musica, oltre al programma di cinema e vari altri), che vedranno alternarsi sulla scena del Teatro di Chiasso molti protagonisti, altrettanto prestigiosi quanto quelli già citati. Si potranno vedere quindi gli spettacoli di Sabina Guzzanti sul palcoscenico il 28 ottobre con Raiot, il suo nuovo capolavoro di comicità parodistica; Silvio Orlando, che l’8 novembre lo si vedrà nella spassosa commedia di Eduardo, Questi fantasmi; Salvatore Bonafede e Enrico Rava il 30 settembre in un omaggio a Luchino Visconti, a Nino Rota e alla Sicilia del Gattopardo; infine Paula Morellenbaum (23 settembre), la raffinata cantante brasiliana emersa alla ribalta internazionale in seguito alle sue collaborazioni con Antonio Carlos Jobim e Ryuichi Sakamoto. Non manca lo spazio dedicato alla musica classica: in scena il 21 novembre un concerto di Misha Majskij, il magico violoncellista lettone, con Pavel Gililov; e un altro il 12 dicembre del grande pianista italo francese Aldo Piccolini. Mentre è di Nekrosius, in cartellone il 29 novembre, l’opera teatrale più significativa, ovvero l’Hamletas (Amleto)

Carolyn Carlson

Enrico Rava

Silvio Orlando

di Shakespeare, il capolavoro che ha consacrato il regista lituano sulla scena internazionale, geniale sintesi tra i due massimi progenitori del teatro del Novecento: Stanislavskij e Mejerchol’d. Le linee più pure della ricerca nella danza si fondono con l’antica sapienza buddhista e Zen nell’ultima coreografia dal titolo Tigers in the tea house di Carolyn Carlson, che verà presentato in prima nazionale il 12 e 13 novembre. Mentre un’altra nota regina della danza, Susanne Linke, il 23 ottobre proporrà il suo celebratissimo Im Bade Wannen, spettacolo considerato una vetta del teatro-danza europeo. A suo modo anche Jannacci, a cui si dedicherà il 26 novembre un tributo alla vigilia dei suoi primi settant’anni, è stato ed è ancora oggi, un geniale innovatore, tra jazz, teatro, cinema e cabaret. Una personalità caleidoscopica ed eccentrica, che si è consolidata in oltre quarant’anni di palcoscenico cavalcando l’onda di un inarrestabile successo. Oltre al suo atteso concerto, si presenterà anche la sua prima regia, La mascula, di cui è autrice e interprete Egidia Bruno. Informazioni sul programma tel. +41/ 91/ 695 09 14 - cultura@chiasso.ch Prevendita e abbonamenti La cassa del Cinema Teatro sarà aperta al pubblico per informazioni, prenotazioni, acquisto biglietti e abbonamenti dal mercoledì al sabato dalle ore 17.00 alle 19.30. Questo servizio è anche disponibile telefonicamente negli stessi orari 091.6950916



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re.ar t

mostre

di tanica

................................................................. dal 16 settembre fino al 24 ottobre

................................................................. fino al 27 settembre

Milly Pozzi Arte Contemporanea - Como video-opere di Moataz Nasr

Ospedale San Giovann - Bellinzona Sonorità pittoriche dipinti di Jean-Jaques Hauser

................................................................. fino al 12 settembre Studiocristinadelponte - Locarno fotografie di Dona De Carli ................................................................. dal 12 settembre fino al 12 dicembre Pinacoteca Casa Rusca - Locarno antologica di Pierre Casè ................................................................. fino al 15 settembre I Grappoli Sessa Gli studi dell’artista dipinti di Mariangela Cavadini-Comisetti ................................................................. dal 17 settembre fino al 28 novembre Pinacoteca Cantonale G. Züst - Rancate I David: due pittori tra Sei e Settecento dipinti di Lodovico A. David e Antonio David a confronto con le opere di Francesco Cairo, Ercole Procaccini il giovane, Paolo Pagani, Pietro Liberi, Pietro Vecchia, Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, Giovanni Maria Morandi e Giovanni Odazzi.

................................................................. fino al 17 settembre Bibliomedia - Biasca Frammenti di natura opere di Jolanta Szcepaniec ................................................................. fino al 18 settembre Galleria Daldiniana - Vezia Il muro d’oro lavori in pietra e vetro di Paola Grandi Leve ................................................................. dal 18 settembre fino a febbraio 2005 Museo in erba - Bellinzona Toulouse-Lautrec e il Moulin Rouge

................................................................. fino al 30 settembre Centro La Rondine - Locarno Quadri in mosaico opere di Maura Bolliger ................................................................. fino al 30 settembre Bar Centro Sociale Psichedelia dipinti di Fabrizio Cereghetti ................................................................. fino al 3 ottobre Antikenmuseum - Basilea Tutankhamun - L'oro dell'aldilà centovento oggetti originali dalla Valle dei Re ................................................................. fino al 17 ottobre Civico Museo Parisi - Valle (Varese) Franco Rognoni dipinti, incisioni ed illustrazioni ................................................................. fino al 30 ottobre Museo del Gottardo Via Gotthard fotografie di Giosanna Crivelli e Olivia Heussler ................................................................. fino al 31 ottobre Museo Epper dipinti di Johannes R. Schürch ................................................................. fino al 14 novembre Museo Vela - Ligornetto Winckelmann e l’Egitto La riscoperta dell’arte egizia nel 18° secolo ................................................................. fino al 28 novembre

................................................................. fino al 19 settembre

Castelgrande - Bellinzona Colettiva X-Boy Architetures

CAC Ticino - Bellinzona opere di Damir Nikisic e Franco Vaccari

................................................................. fino al 28 novembre

................................................................. fino al 25 settembre

Castello di Sasso Corbaro - Bellinzona La metamorfosi - la vita e gli ambienti (collezione Reser delle farfalle notturne di Bellinzona)

Biblioteca Salita dei Frati incisioni di Alberto Rocco ................................................................. fino al 25 settembre BusinessCenterArt - Bellinzona sculture di Giuseppe Vaccaro e Fulvio Roth ................................................................. fino al 26 settembre Castelgrande - Bellinzona Bouquet di fiori fotografie di Peter Smithers .................................................................

................................................................. fino al 23 dicembre Galleria Gottardo - Lugano Oltre Bering Oggetti delle Colonie Russe del Nord Pacifico ................................................................. fino a gennaio 2005 Spazio all'Arte Pharmaton - Bioggio Lorenzo Cambin opere mobili e disegni su tela (accessibile al pubblico su appuntamento. Per informazioni: 091 - 610 31 11)

.................................................................


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gallery Miss Van ed i suoi amici

Sono passati più di venticinque anni dall’inizio dell’arte da strada, quella che s’esprime in forma di graffiti. Un’arte che non muore mai ma che inarrestabile si trasforma in innumerevoli ispirazioni. In ogni angolo del mondo i graffiti fanno capolino da angoli nascosti o dismessi, in zone grige come quelle della metropolitana o dei quartieri industriali. Tra le città più famose del mondo alcune di queste sono letteramente ricoperte di graffiti, una su tutte Parigi, la città dell’arte per antonomasia.

Miss Van

Nemo

Le Bateleur

Parigi viene considerata il centro europeo dei graffiti. In Europa i giovani parigini sono stati i primi (a metà anni ’80) a passare dalle scritte ad un disegno più completo ed articolato. All’inizio il graffitismo parigino era supportato esclusivamente dalla cultura hiphop, ma anche l’influenza dei figli degli immigrati africani ha poi contribuito a donare uno stile tutto particolare ai segni e disegni sparsi per i muri della capitale francese. Mode2, Band, Skki, Color2 e Slice sono stati i più famosi graffitari hip-hop d’allora, e molti delle loro opere sono ancora visibili sulle mura della banlieue parigina. Oggi a Parigi i graffiti sono diventati indiscutibilmente parte integrante del suolo cittadino. Città dell’arte, anche fin dalle proprie mura, che ora sono diventate un’immensa galleria all’aperto e che offrono un tripudio di colori e stili molto differenti tra di loro. Difatti all'università di Saint Denis la cultura pop ed i graffiti sono diventati materia d'esame. L’esponente più di spicco del movimento graffitaro contemporaneo di Parigi è la ventottenne Miss Van, le cui opere, che hanno già ricoperto muri di Parigi, Londra, Barcellona e Montreal, sono diventate un cult della pop art internazionale. I suoi disegni a base di pennello e colori acrilici sono oggi considerati vere e proprie opere d’arte. Il suo ultimo ciclo Les Poupées, vagamente d’ispirazione sexy-manga, sta attualmente girando in un ciclo di mostre presso centri culturali e centri sociali delle capitali europee. (www.missvan.com)

Anonimo

Lord Hao

Mesnager

Oltre a Miss Van, a Parigi ci sono altri artisti che s’esprimono esclusivamente sui muri, come Mesnager, il cui simbolo più corrente è una figura bianca che si “arrampica” negli angoli più impensati dei quartieri antichi, o come Nemo, l’autore di personaggi neri immersi in cornici surreli e pressoché naïf. Feticismo ed ironia sono il marchio dell’irriverente Lord Hao, mentre di sicura influenza sugli altri l’arte di Le Bateleur, un’artista di strada prematuramente scomparso, autore di enormi graffiti colmi di simboli e scritte che inducono il passante ad alcune riflessioni sul mondo e le sue ingiustizie. Molti inoltre gli emulatori anonimi che tramite varie tecniche - tra cui la più sfruttata è l’utilizzo della mascherina e vernice a spraycontribuiscono all’evolversi di quest’arte sempre più riconosciuta ed apprezzata dalla gente comune. Se è vero che un piccolo disegno vale quanto un lungo discorso, che dire allora di quelli che ornano le mura delle nostre città e le rendono sopportabili? Il graffito è un’arte che non scomparirà mai, non dimentichiamo che è proprio con quest’arte che l’uomo ha cominciato ad esprimersi, e non smetterà mai di farlo, perché questa è l’unica arte libera, l’unica che non si può imprigionare in un ambiente chiuso, l’unica che “respira” ancora…


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Pin ups and down La Mondo Bizzarro Gallery ha inaugurato il 4 settembre la nuova sede romana in zona Porta Pia, a due passi dal MACRO (Museo di Arte Contemporanea di Roma), offrendo al pubblico della capitale italiana una nuova vetrina per l'arte contemporanea d'avanguardia. Una mostra collettiva al femminile di tre artiste di fama internazionale (Vera Muller, Karin Andersen e Anya Janssen) sarà l’evento proposto per l’occasione.

Arte figurativa "newpop" e neo-surrealista, oltre all'arte erotica, sono le specialità di Mondo Bizzarro Gallery, galleria nata sotto le due torri bolognesi ma conosciuta da Los Angeles a Tokyo. Questa galleria d’arte d’avanguardia è inoltre un luogo di scambio e d’incontro con personaggi e artisti di primo piano, come Alejandro Jodorowsky e il collettivo di artisti della nuova arte slovena IRWIN, che nello spazio di Bologna hanno tenuto conferenze e seminari. Tra le gallerie internazionali come quelle di Mondo Bizzarro è nata una collaborazione che permette al pubblico europeo di conoscere il meglio delle arti figurative underground che c’è in circolazione. La mostra Pin Ups and Down in atto nel nuovo centro di Roma fino al 30 settembre, prende nome dal progetto personale dell’artista francese Vera Muller, una delle tre protagoniste in vetrina. Una mostra interessante, dove le opere, realizzate con un'ibridazione tecnica di fotografia e pittura, propongono figure femminili che impersonificano, con la grazia e la leggerezza propria delle pin-ups ante-litteram, l’umanità immersa in un futuro prossimo. Vera Muller, nata nel 1967 a Parigi, dove tuttora vive e lavora. recupera e reinventa lo stereotipo dell’immagine femminile degli anni ’50, rappresentato dalle pose ammiccanti della prima pin-up della storia occidentale: Betty Page. Questa leggendaria icona viene liberata dalla staticità inanimata con cui è sopravvissuta per oltre mezzo secolo nell’immaginario erotico collettivo, le viene restituita una fisicità autentica, più consapevole che attraverso il movimento pare dissolversi in una dimensione di inesauribile energia vitale. La ripetizione della stessa immagine su sfondi "acidi" di matrice pop e l’eliminazione del viso dal ritratto, focalizzano l’attenzione dell’osservatore sulla pura e libera espressione corporea.

Vera Muller Pin Ups and Down/Lucie

Per informazioni: www.mondobizzarro.net/gallery

dal 4 al 30 settembre Mondo Bizzarro Gallery - Roma Pin ups and down con opere di Vera Muller, Karin Andersen e Anya Janssen


gallery

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Karin Andersen, artista tedesca nata nel 1966, da anni residente a Bologna, presenta due serie di opere: la prima è tratta da A trip to Lanimin Paloo, in cui la Andersen continua l’indagine che dal 1997 contraddistingue la sua particolare opera artistica, incentrata sulla contaminazione tra umano, animale e alieno e il suo misterioso rapporto con la realtà quotidiana , e Laika, una nuova serie di "quadri" dipinti sopra stampe su alluminio in cui l’artista, senza rinunciare al tema del teriomorfismo, ironizza sugli stereotipi dei film di fantascienza e certi ambienti artificiali che spesso la cultura industriale dell’immagine ci propone.

Karin Andersen Space Calcio

La pittrice Anya Janssen, nata in Olanda nel 1962, già presentata dalla Mondo Bizzarro Gallery con la personale High Responder nel marzo 2003, ritorna con un nuovo progetto dal titolo Double-Edged: si tratta di quadri ad olio che ritraggono i volti e i corpi identici di due gemelle monozigote, studiate dall’artista con il preliminare ausilio del mezzo fotografico. La fotografia consente alla pittrice di catturare e osservare l’espressività istintiva, emozionale e corporea dei soggetti scelti e di tradurli, con uno stile quasi iperrealistico, in splendida pittura. La principale caratteristica del lavoro della pittrice olandese, che inizia ad esporre nel 1985, consiste nel dipingere cicli tematici nell'ambito di una ricerca che rimane costante nel tempo: l’evoluzione umana e il suo rapporto con la scienza.

Anya Janssen Double trouble


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