reset 5-2003

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05 rivista mensile gratuita per le nuove tendenze: sport moda hi-tech musica eventi cinema letteratura arte

www.resetmagazine.ch

life.style ethno market

hi.tech linux

trend.setters tutti nudi!

free.style l’arte dello spostamento

06.2003

etnical


Everyday 30. 1 franco non ha mai avuto così tanto valore.

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editoriale Abbiamo scelto di affidarci alla contaminazione etnica per sviluppare il tema portante di questo numero di re.set. Chi già ci conosce sa che ad ogni uscita focalizziamo l’attenzione su un argomento in particolare che per un motivo o per l’altro ha una forte presenza nell’attualità culturale dei nostri tempi. In questo inizio di stagione estiva, gli stimoli etnici ed esotici ci accompagnano costantemente, sopratutto nell’abbigliamento e nella musica. E’ scattata difatti l’ora degli open air con bancarelle di cibi esotici, etnobigiotteria ed etnoindumenti, ma soprattutto con la programmazione di tanta musica senza frontiere. Nel numero che state leggendo dedichiamo vari servizi sui festival che intratterranno l’estate della Svizzera Italiana e sulle attività collaterali che colmeranno il nostro tempo libero. E’ il momento dei progetti su come trascorrere appieno l’estate, e lo scenario di un amena vita all’aperto si scorge già all’orizzonte… R.C.


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index 05 open.space Lettere dei lettori

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life.style Trend - Ethno market

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trend.setters Report - Tutti nudi!

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free.style Report - L’Arte dello Spostamento Report - Emozioni in volo Spot - Trail Fox Product

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hi.tech Webcorner- Tattoo, piercing & co. Cybercorner - Linux Cyberflash Games - Zelda, the Wind Wacker Product & Gamesflash

019 020 021 022 023

re.view

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re.play Dischi - Recensioni Report - Radiohead Report - Jammin’roots Report - Trapassati dal futuro Informer Localcorner - Falling Silence Localcorner - News Openair - Festate Openair - Palco ai Giovani Openair - Magic Blues Openair - Piazza Blues & Musica Oltre Agenda

026 030 031 032 033 034 035 036 037 038 039 040

re.vision Cinema - Cannes, un festival sottotono Cinema - Con un falafèl in mano Kult - Dersu Uzala Rassegne - Cineroom & Castelgrande Nextscreen & Futofotogrammi

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re.ad Libri - Recensioni Libri - L’italiano di casa nostra Comics- Scott Mc Loud

046 049 050

travel Report - Kenya, mal d’Africa

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re.art Mostre Gallery - Che c’è di nuovo? Gallery - Nati in un fosso & No water Water

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Abo Impressum

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copertina by Marco Cassino


BACARDI, BREEZER and the Bat Device are registered trademarks of Bacardi & Company Limited

100% Bacardi Spirit.

Der Verkauf an Jugendliche und der Konsum dieses Produkts von Jugendlichen unter 18 Jahren sind verboten. La vente et la consommation de ce produit sont interdits aux jeunes de moins de 18 ans. • Vendita e consumo di questa bevanda sono vietati ai minori di 18 anni.


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mail

open.space redazione@resetmagazine.ch

LETTERE DEI LETTORI

Cazzo Gabi, sei pazza a lanciare un sondaggio del genere? Sono due notti che non dormo per scoprire le mie 5 canzoni rock preferite! E ancora adesso, non ne sono per niente sicuro! Beh, comunque: Boys Don't Cry (The Cure); Where Is My Mind (Pixies); Freack Scene (Dinosaur Jr); Wish You Were Here (Pink Floyd); Space Oddity (David Bowie); Total Trash (SonicYouth); Personality Crisis (versione dei New York Dolls)... Lo so sono sette, ma non ce l’ho fatta a ridurla a cinque, veramente troppo difficile. Hola Hola Hola Damiano “Dug” Merzaghi Dug ha risposto al sondaggio sulle cinque migliori “RockTracks” che ho indetto sul numero scorso di re.set. E’ interessante la sua scelta, vero? Cinque brani sono effettivamente pochi per fare una scelta decisiva. Quindi: quali sono le vostre dieci canzoni preferite? Forza. Pensateci. Solo dieci canzoni. Quelle che quando, anche se avete già posteggiato, aspettate che finiscano prima di scendere dalla macchina. Quelle che quando le sentite per caso in sottofondo in un supermercato vi fanno piombare nella confusione (dove sono, dove mi trovo, che ci faccio qui?). Quelle sacre ed

intoccabili che vi portereste sull’isola deserta. Quelle che quando le sentite vi rammentate di un amore perduto, e allora lo struggimento parte per la tangente. Quelle che hanno accompagnato la vostra infanzia e che vi fanno sentire ancora (fortunatamente) infanti. Quelle dei vostri primissimi dischi che vi siete comprati con la primissima paghetta. Quelle che avete downlodato in cento versioni diverse, però ascoltate sempre e solo le originali. Quelle che di cui v’importa solo il contenuto del testo. Quelle che avete sentito ieri alla radio, ma non sapete che titolo hanno. Quelle di cui vi vergognate un po’ e che non confessereste mai davanti agli amici. Insomma, quelle che non dimenticherete mai...

considerazione! Poco male... volevo comunque chiedervi se eravate a conoscenza di un qualche festival latino in programma per quest’estate in Svizzera. Intanto vi auguro buon lavoro e di continuare così. Ciao Luciano Oltre a Festate (vd. pag. 36) posso indicarti il seguente festival che consiglio caldamente a tutti gli appassionati del genere. IL Caliente Festival sarà organizzato a Zurigo dal 19 al 22 giugno e vedrà la partecipazione di Banda Olodum, Ozomatli, Banda Egregoras, Beatriz Marquez, Pedrito Calvo, Manolito Simonet, El Indio, Michel Maza, Caliente All Star & Ng La Banda, Haila, Yuri Buenaventura e tanti altri. Per dettagli vedere su www.caliente.ch

Salve! Abbiamo visto con entusiasmo il vostro ultimo numero! Specie gli articoli sugli stickerz e i ''graffiti'' in generale, anche il film '' L'Odio'' bel servizio ...un film culto. Vi segnaliamo l'homepage della ''cricca di questi strani figuri che appendono stikerz e pitturano superfici!..'' http://16427.aero.fr/ BIez! kira face, crazykeo, phoka detto c e jack daniels...PSC! ah questo e' un altro sito sui graffiti in Ticino, è piu datato è del 2000 circa e ha foto di ''graffiti'' di diverse crew del Ticino http://www.tidesign.ch/~nightcolors

Cara Iggi, ho comprato oggi il Cd dei White Stripe e mi piace molto. Potresti indicarmi pure i nomi di band simili? Io suono la chitarra e mi piacerebbe impratichirmi in questo genere musicale. Mi puoi dare una mano tu? Grazie mille Stefania Nasser

Gentile redazione, Abito a Como e vi leggo fin dal primo numero, mi piacciono molto la rubrica di hi.tech, di libri e di cinema, anche se l’argomento che m’interessa di più, la musica latina, non viene quasi mai preso in

Ascolta i The Kills (la cantante e chitarrista VV è strepitosa!), oppure i Whirlwind Heat (Do rabbits wonder? su Xl Recordings) cioè un’ottima band prodotta da Jack White, il cantante-chitarrista dei White Stripes. Tra le cose vecchie ti consiglio i primi album degli Stooges, qualcosa dei Velvet Underground, ma anche del buon sano rock’n’roll con i Rolling Stones, per esempio Exile On Main Street...

The language of beautiful eyes.


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trends

l i f e . s t y le

Ethno Market

servizio di bonnie & clyde

Ambra, turchese, madreperla, corallo e giada, e poi ancora seta, velluto, pelli e fibre naturali: è il ritorno alla moda etnica, d’ispirazione indiana, asiatica, africana oppure caraibica. Uno stile che s’esprime con materiali grezzi, vivaci e colorati, trasformati in indumenti, gioielli ed accessori da portare con scioltezza e spontaneità. Uno stile che proviene da lontano, ma che possiamo trovare anche da noi con facilità, basta fare un giro nei nostri animati mercatini cittadini...




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trend.setters di apache

Tutti nudi! C’è una parte d’umanità che quotidianamente non vede l’ora di scappare dagli agglomerati, dai ritmi e dagli stress urbani, per liberarsi dei propri indumenti e poter apertamente circolare, in versione adamitica, in un campo di nudisti. Queste persone sono giudicate dagli altri con diffidenza e scherno, ciò a causa d’alcuni pregiudizi che confondono il nudismo con esibizionismo e trasgressione sessuale. In verità il nudismo, altrimenti detto naturismo, è praticato come una forma di libertà, e non solo dagli indumenti: stare nudi in mezzo ad altra gente (altrettanto svestita) aiuta a prendere coscienza del proprio corpo e superare certe rigidità morali e psicologiche imposte dalla società.

Benessere, fisico e mentale

Correre senza veli

Il naturismo è nato in Germania alla fine del XIX secolo. Si sviluppò ampiamente dopo la prima guerra mondiale, estendendosi a tutta l’Europa, in particolare in Francia, Danimarca, in Croazia ed in Svezia. Oggi le persone appassionate di naturismo sono innumerevoli, uomini e donne che prendono in seria considerazione il ritorno alla Natura come la soluzione ai mali del vivere moderno. Esporre il proprio corpo all’aria aperta porta un immenso benessere, fisico e mentale, grazie ad importanti funzioni come l’aeroterapia, la fototerapia, l’idroterapia e l’elioterapia. E’ una pratica seguita anche da molti adepti alla meditazione e allo hata-yoga. Stare a contatto tramite tutto il corpo con l’aria e l’ambiente circostante agevola queste discipline rilassanti favorendo lo scambio d’energia attraverso i chakra e le tecniche di respirazione autogena. Il naturista, oltre a stare nudo, sta attento a quello che mangia, cura la propria salute con prodotti naturali, rispetta l’ambiente e l’ecologia, prediligendo uno stile di vita che sia in armonia con la Natura. Tra i naturisti l’esibizionismo è bandito, vige invece l’amore per la spontaneità e la semplicità, senza alcuna morbosità sessuale.

Interessati all’argomento? Basta solo provare! Le possibilità per spogliarsi dalla buccia sono tante... Innanzitutto il primo passo è prendere contatto con le federazioni che coordinano i centri naturisti: in Svizzera c’è la FSN (www.snu-uns.ch/fsn) ed in Italia la FENAIT (www.fenait.org). Presso le federazioni è possibile ottenere la tessera internazionale necessaria per accedere ai campi di nudismo di tutto il mondo. Ci sono anche altre interessanti varianti per praticare il nudismo integrale: ci si può lanciare con il paracadute (e qui il contatto con l’aria si fa alquanto intenso), si può giocare durante accanite partite di pallacanestro e di pallavolo (negli Stati Uniti c’è un seguitissimo campionato nazionale di queste due discipline sportive effettuate tassativamente senza abiti), si possono fare delle immersioni subacquee in lago o mare (con bombola, pinne e maschera ed in costume adamitico), si può partecipare ai campionati mondiali di surf per nudisti (Todd Haywood, campione australiano di questa disciplina, cavalca le onde seduto nudo sulla tavola come un Buddha), oppure si può partecipare ad una delle tante maratone organizzate in tema. Trattasi di vere maratone dove partecipano donne, uomini, bambini, anziani... tutti a correre (senza veli) per un lungo tragitto. Sembra che correre nudi procuri un esilarante e liberatorio senso di libertà dagli effetti benefici e duraturi. In genere queste corse sono organizzate nei molteplici resort naturisti del mondo. Ce ne sono alcune, però, che si svolgono in grandi metropoli, come per esempio la famosa Bare 2 Breakers di San Francisco, in California. Inserita parallelamente alla grande maratona cittadina BAY TO BREAKERS (che coinvolge ogni anno più di centomila persone e si svolge su un tragitto di otto miglia attraverso San Francisco), la corsa Bare 2 Breakers permette a centinaia di naturisti di partecipare come più gli aggrada, cioè come mamma li ha fatti. Gente che così esorcizza (come in un rito pagano) le conseguenze nefaste del vivere urbano. Sul sito della maratona (www.baretobreakers.com) sono visibili delle foto dei partecipanti che corrono nudi (l’ultima edizione si è svolta il 18 maggio scorso). Persone di tutte le forme e di qualunque tipo, con svariati difetti e pochi pregi fisici, ma con un denominatore unico: è tutta gente che sta bene nella propria pelle. E voi... come vi sentite nella vostra di pelle?


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repor t

La prima volta Chi pratica il nudismo all’aperto ha delle regole: rispettare l’ambiente circostante (non raccogliere piante e fiori, non lasciare rifiuti), rispettare le delimitazioni dei campi adibiti al naturismo, non praticare attività sessuale openair, rispettare la proprietà altrui, non scattare foto senza permesso e non infastidire chi (soprattutto le donne) si apparta da solo. La prima esperienza è quella che conta e che determina la propensione a stare ignudi. E’ meglio scegliere un posto appropriato, come un organizzato e discreto campo per nudisti preferibilmente situato ad una certa distanza dal domicilio per evitare incontri imbarazzanti. Portarsi un indumento a portata di mano, non si sa mai: i naturisti hanno comprensione per gli imbarazzi dei neofiti, e coprirsi per un attimo può aiutare a superare i momenti d’impasse. I principianti maschi non devono temere per improvvise alzate di tono, la naturalezza e totale assenza di malizia degli altri non induce a pensieri proibiti. Per evitare che la prima esperienza diventi un trauma, è meglio portasi una buona crema con alto filtro solare (da spalmare proprio dappertutto) ed un prodotto repellente per zanzare. La cosa più importante è di non aver alcun timore d’essere osservati da capo a piedi. I nudisti non passano il tempo a scrutare, criticare e commentare il fisico altrui. Passano il tempo a stare bene, loro, e non lo sprecano per queste puerili ed inutili attività che appassionano le persone vestite. Il naturismo è un’altra dimensione, fisica e mentale, un criterio differente di rapportarsi con il mondo. E’ entrare in diretto contatto, attraverso i pori della pelle di tutto il corpo, con la vita più autentica.

Informazioni sull’argomento su: www.snu-uns.ch/fsn www.naturismo.it www.fenait.org www.nudetravel.tv

Ecco una pubblicazione che potrebbe essere utile agli interessati. Si tratta di Naturisme, un’esauriente guida belga pubblicata dalla Federazione Internazionale Naturisti (INF). In tedesco, francese ed inglese, Naturisme indica i dati di tutte le federazioni, dei campi e dei centri sportivi naturisti nel mondo (anche in Svizzera). Per informazioni ed ordinazione: www.inf-fni.org.


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repor t

free.style

l’Arte dello Spostamento Dalla Francia sta arrivando una nuova disciplina sportiva, il Parkour, altrimenti detta l’Arte dello Spostamento. E’ uno sport emergente che consiste nell’utilizzare le architetture urbane per arrampicarsi ed effettuare dei salti o delle acrobazie spericolate. Gli adepti di questa emergente forma sportiva si definiscono come dei traceur (traccianti) che, attirati dalle gesta dell’Uomo Ragno e dalle arti marziali asiatiche, vivono le periferie urbane in maniera sciolta ed estrosa. Le strade, le case, le scale, i cancelli e le fontane non sono più degli ostacoli: per i traceur sono degli attrezzi all’insegna della libertà creativa e sportiva. Il Parkour è nato una dozzina d’anni fa nelle periferie di Parigi da un’idea di David Belle, che s’ispirò alle esercitazioni del padre pompiere. Da allora, in Francia sono nate varie gang praticanti la nuova disciplina e composte da giovani di tutte le razze possibili. I loro nomi sono di derivazione asiatica, come gli Yamakasi (la gang fondata da David Belle), i Wakazai, i Ninjas, i Zenshin-Suru... Belle, che oggi ha ventisette anni, è considerato il miglior traceur del mondo ed ha conseguito dei record strabilianti, come scendere dalla parete esterna di un immobile a quattro piani in solo quindici secondi... Le acrobazie dei traceur si realizzano grazie alla velocità e alla fluidità, e soprattutto per il loro agile equilibrio atletico che concentrano su mani, gambe e piedi. La disciplina del Parkour ha delle norme di base, ma sta ad ogni atleta trovare le proprie regole disciplinari, in quanto nel Parkour non esiste competizione, quindi la sfida è essenzialmente con sé stessi. Il Parkour necessita di una buona condizione fisica ed atletica. Non c’è bisogno di un abbigliamento particolare, né di protezioni specifiche. La necessaria sicurezza si sviluppa solo con un allenamento quotidiano, costante e progressivo. Questo è uno sport dove è richiesta una prudente concentrazione mentale che, a furia di valutare salti pericolosi ed ostacoli difficoltosi, si trasforma in una stimolante disciplina intellettiva, ideale per acquisire la fiducia nelle proprie capacità e per rafforzare la consapevolezza sui propri limiti. Una pratica mentale molto utile a chi vive nella giungla delle metropoli. Il Parkour non è solo uno sport, ma anche un’arte estetica, applicata con eleganza, bellezza, precisione ed armonia. Quello che conta non è il rischio, il pericolo, la sfida, ma la grazia del salto, la sua eleganza anche su ostacoli minimi, dal gradino di marciapiede alla panchina. Le funamboliche gesta di questi giovani hanno ispirato pure il regista Luc Besson, il quale l’anno scorso ha prodotto il film Yamakasi - i nuovi Samurai (regia di Ariel Zeitoun). I protagonisti sono sette traceur che architettano una serie d’acrobatiche rapine, allo scopo di raccogliere i soldi per un amico malato di cuore e bisognoso di costose cure. Sviluppando la sceneggiatura in base alle testimonianze ed ai suggerimenti dei traceur, Besson ha potuto realizzare un film d’azione senza spendere delle ingenti somme per gli effetti speciali. Inoltre il Parkour è arrivato anche da noi. Il piccolo team svizzero, formato da Steven (16 anni) e Besim (17 anni), entrambi di Mölhin (Argovia), pratica il Parkour da un paio d’anni. Siete interessati all’argomento? Siete dei traceur nati e lo scoprite solo ora? Però, prima di cimentarvi con le acrobazie del Parkour, vi consigliamo di informarvi presso: www.le-parkour.com www.parkourklan.fr.st e-mail team svizzero: spanish-shurikn@bluemail.ch


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free.style

Emozioni in volo Volare è sempre stato uno dei desideri più inseguiti dall’essere umano. Quanti vorrebbero provare l’ebbrezza del volo, magari buttandosi con un paracadute... La nostra regione offre delle interessanti opportunità per soddisfare questo desiderio antico ma sempre attuale.

La storia del paracadute ha origini storiche. Leonardo da Vinci fu il primo che ne ideò un abbozzo progettandolo di forma piramidale, con base quadrata e vertice rivolto verso l’alto. Un modello che non fu collaudato dal suo inventore, fortunatamente! Da allora ne furono progettati di tanti tipi, ed i primi collaudi cominciarono nel ‘700. Perfezionatesi le tecniche si giunse, nel 1912, al primo lancio da un aeroplano in volo, per opera del capitano Berry, negli Stati Uniti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i piloti del terzo Reich ebbero ognuno in dotazione un paracadute, per lanciarsi in caso di danneggiamento agli aerei. Pochi anni dopo il paracadute entrò nelle normali dotazioni di volo di tutte le aviazioni mondiali. Negli anni ’80 arrivarono i primi paracadute a profilo alare. In questo momento il paracadute dalla forma sferica che frenava semplicemente la caduta sparì, per cedere il posto ad un paracadute aerodinamico dalla forma rettangolare: sfruttando il principio fisico della portanza si cominciò ad aumentare la manovrabilità virando a destra e sinistra, avanzando con velocità e planando durante l’atterraggio. Questo è il principio che sta pure alla base del volo con il parapendio ed il deltaplano.

Un volo in compagnia, nel blu dipinto di blu... che bella sensazione di libertà. Ma attenzione, il paracadutismo è un’attività sportiva esigente, che non tollera mezze misure. In questo sport non c’è posto per i temerari sconsiderati e la gente con la testa... tra le nuvole! Dal principiante al professionista: i basilari principi di prudenza e condotta sono validi per tutti. Lo sport del paracadutismo ha tre nuove discipline che stanno appassionando tutti i paracadutisti del mondo. Il Free Fly si basa sul concetto del volo a caduta libera, in diverse posizioni verticali con velocità che variano dai 200 ai 500 km orari. Il tempo di caduta varia dai 40 ai 60 secondi. Non basta saper stare in piedi o a testa in giù, ma è necessario saper avanzare, frenare, entrare in una formazione, stare immobili, ecc.

Il Free Fly è una disciplina rischiosa, per la quale ci vuole una buona base specialistica ed un lungo allenamento. Un’altra tecnica è il volo in formazione, una delle specialità più complicate del paracadutismo contemporaneo, e consiste nell’esecuzione in caduta libera di figure prestabilite con altri paracadutisti. Può essere praticata da squadre da quattro, otto, sedici elementi, o anche di più. Il più spettacolare record è stato stabilito quest’anno in Arizona, con trecento persone unite in un’unica formazione. La disciplina più nuova, emozionante e spettacolare è lo Skysurf. A duecento chilometri orari e sfruttando il flusso d’aria che si forma sotto la tavola fissata ai piedi, si possono eseguire innumerevoli figure acrobatiche.


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repor t

Para Centro Locarno Principianti, paracadutisti brevettati, funjumper oppure squadre e singoli trovano al Para Centro di Locarno un ottimo ambiente d’istruzione e d’allenamento. Il Para Centro dispone di potenti aerei turboelica Pilatus Turbo Porter che sono dotati di una grande capacità di trasporto. Per chi volesse provare per la prima volta l’ebbrezza di un volo, c’è l’opzione Tandem, da effettuare in compagnia d’un istruttore. Dopo una lezione teorica ed aver assolto una corsa di resistenza di 500 metri ed alcuni esercizi al suolo, l’istruttore provvederà all’equipaggiamento costituito da tuta, casco e occhiali. Il lancio avviene a 3’500 metri da terra, abbandonando l’aereo strettamente agganciati all’istruttore. Dopo il lancio la coppia s’assesta orizzontalmente, percependo così la fenomenale sensazione di volo libero. A 1’500 metri l’istruttore apre il paracadute e comincia la morbida fase d’atterraggio. Un’esperienza indimenticabile! Gli altri corsi a disposizione del Para Centro di Locarno sono quelli d’introduzione al primo lancio, ed i corsi di base A F F, che sono obbligatori per accedere al corso finale per ottenere la licenza internazionale di paracadutista civile. Il Para Centro di Locarno è attrezzato per ogni desiderio, esaudibile grazie all’alta professionalità e serietà dei suoi istruttori; senza calcolare che è situato nel piano di Magadino, una zona stupenda, che offre panorami mozzafiato a chi volesse avventurarsi in questo magico sport. Per maggiori informazioni rivolgersi a: Para Centro Locarno Aeroporto Cantonale - Gordola www.paracentro.ch Tel. 091/ 745 26 51


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spot

f ree . s t y le

Red Bull Trailfox Il Red Bull Trailfox festeggerà quest’anno la sua prima edizione ufficiale nell’Alparena, il paradiso dei freerider. Dal 11 al 13 luglio prossimi, i freerider che parteciperanno a questo rally di mountainbike freeride dovranno superare quattro impegnative corse a tappe con diverse prove ad ostacoli. Le quattro discipline (Freeride Night, Day Trail, Urban Night e Freeride Downhill Race) consentono di guadagnare lo stesso punteggio. Per tutte le tappe si utilizzerà la medesima mountainbike. Il nome Trailfox non è stato scelto a caso, infatti, per superare gli ostacoli di cui sono disseminati i percorsi, i freerider devono tenere gli occhi ben aperti e dimostrare l’intuito, il coraggio, la scaltrezza e la prontezza di una volpe. La vittoria va al biker che si è dimostrato il più completo nelle quattro categorie. Il premio in palio ammonta a 5'000 franchi. La partecipazione al Red Bull Trailfox è aperta ad uomini e donne aventi più di 14 anni, con l’obbligo d’indossare il casco e le protezioni necessarie alle discipline in gara. La tassa di partecipazione è di 50 franchi per tutte e quattro le tappe, ed include l’entrata ai party di venerdì e sabato. Il termine d’iscrizione è per il 1° luglio. Per chi fosse indeciso c’è anche la possibilità d’iscriversi direttamente sul posto, venerdì 11 luglio (entro le 20.00) con una soprattassa di 20 franchi. Per maggiori informazioni ed iscrizioni: www.alparena.ch www.bikerworld.alparena.ch

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product Adidas ClimaCool 2 Aria per i vostri piedi Saltare, correre, arrampicarsi, andare in skate, con le nuove Adidas ClimaCool 2 quest’estate è tutto permesso, e (questo il loro maggior pregio) senza la paura di sentirsi accaldati. Le snickers ClimaCool 2 hanno un look aggressivo, ma allo stesso tempo trendy e funzionale.Grazie ad un nuovo sistema d’aerazione che mantiene il piede fresco, le Adidas ClimaCool 2 non le toglierete più, neanche per dormire. Le aperture laterali e posizionate anche in punta, sui talloni e sulle suole, consentono all’aria di circolare esattamente dove è più necessario per ventilare il piede ed impedirne il fastidioso accumulo d’umidità. Leggere ed elastiche, respirano grazie all’impiego di materiali utilizzati nei centri di ricerca spaziali, come l’Estollan®, il segreto di queste speciali snicker, un mistero che aspetta solo d’esservi rivelato! www.adidas.com

North Sails Alinghi Thunder 1356 Una giacca da campioni Anche per questa stagione il tessuto per abbigliamento in kevlar rappresenta una delle caratteristiche del marchio North Sails. Il processo di costruzione di questo tessuto è molto differente da qualsiasi altro: si parte da un filo di kevlar puro al 100% ritorto su se stesso circa 10 mila volte. Successivamente, su telai speciali si accoppia il filo ottenuto attorcigliandolo a fili di nylon, al fine di renderlo più elastico e per essere tessuto con facilità. Di seguito si passa alla tintura del tessuto ottenuto, e solo dopo un’adeguata asciugatura in ambiente a temperatura controllata, si applica la spalmatura che, nel caso del tessuto per giacche, lo rende assai impermeabile. E’ con questo sistema che North Sails ha prodotto la pratica giacca Alinghi Thunder 1356. Dalla linea moderna, sportiva ma elegante, questa giacca è un modello tipo giubbotto, dal colore bianco con fodera blu. Grazie all’utilizzo del kevlar la giacca è estremamente resistente agli strappi ed all’usura: i speciali trattamenti del suo tessuto hi-tech la rendono estremamente impermeabile ed antivento, adatta quindi ad ogni esigenza sportiva e del tempo libero. www.northsails.com/sportswear

f ree . s t y le

Oakley Jackets Lenti per il futuro La Oakley, specializzata nel produrre occhiali con sistemi altamente tecnologici, presenta il suo nuovo modello della linea Jackets: indossandoli, questi occhiali da sole vi faranno fare un salto nel futuro. Il design all’avanguardia, avveneristico e spaziale si combina perfettamente con l’incomparabile leggerezza del materiale O Matter®, che per questo modello viene fuso tramite energia ultrasonica. La moderna architettura di questi occhiali è stata concepita in modo da consentire il massimo comfort sui punti d’appoggio (naso e orecchie), e da evitare il scivolamento mentre si praticano gli sport. I nuovi Jackets portano le tecnologiche lenti XYZ Optics®, altamente protettive contro i dannosi raggi UV e dalla forma arrotondata ai lati per permettere una maggiore visibilità laterale. I nuovi Jackets sono disponibili con struttura e lenti nere, oppure con struttura di color bronzo e lenti titanium iridium. Un must necessario a tutti gli sportivi più attivi di quest’estate... www.oakley.com

K2 Nemesis Go & destroy

Disegnati per distruggere, questo il motto dei pattini inline K2 Nemesis. Già il nome è un programma: nemesi sulle strade e sulle rampe, quindi, con la tecnologia SoftBoot della K2, ditta leader nel produrre pattini da competizione, che è abbinata al nuovo design per un maggiore controllo sulla traiettoria da intraprendere. Delle speciali protezioni rigide difendono le caviglie ed i talloni dagli strappi, e la forma dello scarponcino è concepita per stabilizzare ad hoc la posizione del piede. I K2 Nemesis possiedono uno speciale sistema di sospensione e la particolare imbottitura protegge perfettamente il piede assorbendo i colpi. La pianta della suola è più larga del consueto, per consentire ampia stabilità ed equilibrio. Pattini per le acrobatiche evoluzioni degli inline riders del futuro, i K2 Nemesis possiedono quattro ruote a 57mm/85°, adatte alle alte velocità. Non vi resta da fare che una cosa: indossare i K2 Nemesis, mettervi in posizione di partenza, e poi... go and destroy! www.k2sports.com

Bike mania I due modelli più premiati del 2003

Specialized Epic La caratteristica principale della nuova serie della Specialized è il sistema di sospensione Brain Shock che permette una pedalata efficace, sia su percorsi lisci che in impervi sentieri di montagna, ed è lo stesso sistema montato anche sulla professionale S-works, la punta di diamante della Specialized. Un elemento di affidabilità importante, diventato quasi uno standard, sono i freni a disco: i modelli Epic montano i full hydraulic Hayes HFX-9, alcuni modelli invece i Shimano M-555. La gamma Epic è davvero ampia, ed prezzi variano sensibilmente secondo i modelli. www.specialized.com

Santa Cruz Blur Sono tre anni ormai che Santa Cruz, produttore di biciclette californiano, propone il sistema VPP (Virtual Pivot Point) con la convinzione che questa tecnica di sospensione sia il meglio per soddisfare le esigenze dei riders moderni. I modelli di sospensione inseriti nelle mountain bike Blur sono a scelta il 5th Element™ Coil Shock (a molla) ed il 5th Element™ Air Shock (vedi foto). A richiesta è possibile ricevere direttamente un modello con il nuovo e tecnologico kit Shimano 2003 Multi-Control XTR, che sarà applicato in serie dalle varie case produttrici solo dal 2004. www.santacruzmtb.com


NATEL® Skyline NEWS SMS per i più esperti

Con 160 caratteri sempre sulla cresta dell’onda «dove 6», «al picchio». Gli SMS sono utilizzati e conosciuti da tutti. È logico visto che non esiste un mezzo più appropriato per organizzarsi. Ma con gli SMS si può fare di più: i moderni servizi SMS trasformano il vostro cellulare in un assistente vero e proprio. Shopping a Zurigo: fatto! Ma quando parte il prossimo treno per Lucerna? Nessun problema. Basta un SMS con il luogo di partenza e di arrivo: inviate il testo «Zurigo Lucerna» al numero 222 e subito ricevete un SMS di risposta con i prossimi tre collegamenti ferroviari. La richiesta è semplice, rapida è costa solo 60 centesimi. Dietro le quinte c’è un cosiddetto SMS Service.

SMS Services: tutte le informazioni e le notizie più importanti sul cellulare

Come si dice tè freddo in spagnolo? Chi vuol essere milionario? Gli SMS Services di Swisscom Mobile hanno una risposta quasi a tutto. Volete ordinare un tè freddo a Barcellona? Con l’SMS Service dei dizionari Langenscheidt avete la possibilità di tradurre facilmente qualsiasi parola. Chi invece desidera testare l’elasticità della sua materia grigia, può ricevere sul Dizionario Langenscheidt: tradurre tramite SMS qualsiasi cellulare un SMS con le domande del leggendario parola in francese, tedesco, inglese, spagnolo e viceversa. quiz televisivo «Chi vuol essere milionario?».

Gli SMS Services sono servizi informativi e di divertimento fatti su misura per il cellulare. È possibile richiederli singolarmente (come gli orari del treno) o abbonarvisi. Vale la pena abbonarsi a servizi informativi quotidiani come ad esempio le previsioni del tempo, i risultati dello sport, le notizie del giorno, l’oroscopo, ecc. Inoltre, con SMS Services Plus questi abbonamenti si possono addirittura personalizzare. Ad esempio si può determinare in quale momento della giornata si desidera ricevere il messaggio SMS.

«Chi vuol essere milionario?»: rispondere correttamente e rapidamente a 15 domande poste tramite SMS e con un po’ di fortuna vincere un milione di centesimi.

Risparmiare con gli SMS NATEL® Skyline, il programma per tutti i clienti di Swisscom Mobile al di sotto dei 22 anni, ha qualche trucchetto per risparmiare soldi con gli SMS. Sonja di Berna l’ha testato per voi. SMS Group: informare l’intera cerchia di amici con un solo SMS La miglior cosa da fare per chi desidera informare l’intera cerchia di amici con un solo SMS senza dover spendere è installare un SMS Group. L’SMS Group non è altro che un canale d’informazione personalizzato. Il «boss» apre questo canale, gli dà un nome e vi immette le informazioni tramite SMS. I «membri» si abbonano per ricevere queste informazioni, come nel caso di un SMS Service. Sonja: non conoscevo l’SMS Group e devo dire che è veramente pratico. Ora controllo ad esempio il mio SMS Group tramite SMS per vedere chi viene al fitness dopo il lavoro. Le persone del mio SMS Group ricevono il messaggio e poi ci si organizza. Scoprire tramite SMS su che rete telefonano gli amici Telefonare con il cellulare agli amici che non hanno lo stesso operatore di rete è più costoso. Basta un SMS per saperlo: inviate semplicemente

➔ ➔

un SMS con il numero desiderato (079...) al numero 3333 e scoprirete subito su che rete telefona il vostro interlocutore. Sonja: a dire il vero quando telefono con il cellulare cerco di essere breve, quindi non mi importa veramente su che rete telefonano i miei amici. Ma per persone con un budget di cellulare ridotto è buono a sapersi. Controllare le tariffe del cellulare tramite SMS dall’estero Si è all’estero ma non si sa quanto costa telefonare in Svizzera. Basta inviare un SMS con le prime tre lettere del nome inglese del paese in cui ci si trova (ad es. GRE per Grecia o SPA per Spagna) al numero 333 e si riceve subito un SMS con il nome del gestore di rete e i costi di conversazione. Sonja: quest’estate andrò in Sardegna e ho controllato le tariffe per l’Italia. Terrò al corrente i miei amici per SMS. 30 SMS gratuiti al mese Con un abbonamento di Swisscom Mobile tutti i giovani al di sotto dei 22 anni diventeranno automaticamente Skyliner e riceveranno un sacco di prestazioni gratuite e altro ancora. Ad esempio beneficeranno di 30 SMS gratuiti al mese. Sonja: grazie a questa offerta risparmio 72 franchi all’anno.

Tutti gli SMS Services in un colpo d’occhio all’indirizzo: www.swisscom-mobile.ch/smsservices Per installare un SMS Group andare all’indirizzo: www.swisscom-mobile.ch/smsgroup

Per chi ha meno di 22 anni www.natelskyline.ch

Inviare con NATEL® Skyline 30 SMS gratuiti al mese dal cellulare.


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webcorner

hi.tech a cura di alessio cassis

tattoo, piercing & co.

Vi presento alcuni dei numerosi siti che potrete visitare sull’argomento tattoo, piercing & co. La cosa più simpatica è che visitando queste pagine si possono trovare decine e decine d’idee da utilizzare per farvi tatuare la pelle. Ma attenzione! La febbre dei dialer ha colpito anche il cyber tattoo, per cui alcuni siti vi propongono il download di immagini - o flash come vengono chiamate in gergo - al modico prezzo (si fa per dire) di tre euro al minuto! Can I get another kiss from you? Kiss me right here on my tattoo… (RHCP)

http://tattooz.net

www.tattoo-association.ch

http://tattooflash.info

Girovagando tra gli spazi virtuali dedicati al tattoo, mi sono presto reso conto che la cura con cui questi artisti dipingono i corpi raramente si applica alla realizzazione delle loro pagine web. Infatti, grafica e praticità di navigazione lasciano spesso a desiderare. Tattooz.net rappresenta una felice eccezione. Inoltre è uno dei siti più completi che si possano trovare. Al suo interno potrete scaricare centinaia d’immagini pronte da trasformare in tatuaggi, vi sono numerosi articoli sulla cura e l’igiene, moltissimi link a siti dedicati alla body-art e altro ancora. Tattooz.net è anche una comunità che conta più di 7'000 iscritti.

Per chi volesse fare dei tatuaggi la propria professione, sappia che esiste un’associazione a livello svizzero che riunisce i vari studi. La Lega Svizzera dei Tatuatori Professionisti (LSTP) tenta di accomunare gli obbiettivi e gli standard dei tatuatori elvetici. Sulle pagine della LSTP si possono trovare informazioni sui corsi disponibili, sullo statuto della Lega ed i suoi scopi, come pure alcuni link e un forum per lo scambio d’informazioni. Presente già dal 1994, sembra tuttavia che quest’associazione non sia riuscita ad abbattere la terribile barriera del röstigraben. Tra i membri non risultano infatti né studi romandi né ticinesi.

Questo sito contiene essenzialmente link ad altre pagine, alcune delle quali molto belle. Vi sono anche: un forum molto attivo (in tedesco ed inglese), un’agenda con date e luoghi delle convention internazionali, link a siti di flash gratuite, e una serie di F.A.Q. (Frequently Asked Questions) molto interessanti. Lo sapevate che in America un novello tatuatore può arrivare a pagare tra gli 8’000 e i 15'000 dollari per il suo apprendistato presso un maestro? Come detto tattooflash.info non propone direttamente immagini o altro, tuttavia i più di 350 link contenuti bastano a soddisfare tutte le curiosità

www.tribal-tattoo.de

http://tattoo.about.com

www.tattoos.ch

Il pregio principale del teutonico tribal-tattoo.de è di offrire al pubblico un vasto assortimento di flash in stile celtico e tribale. In cinque distinte gallerie si possono visualizzare decine d’immagini pronte da stampare. Inoltre, per chi non si fa intimorire dalla lingua di Goethe, vengono proposti una serie di libri sul tema dell’arte tribale e dei tatuaggi in generale. Non mancano naturalmente alcune pagine dedicate ai link per siti di tatuatori e altre pagine sull’argomento tattoo.

Anche il portale di about.com offre una sezione dedicata esclusivamente a tattoo, piercing e body art in generale. Questo paginone è interessante soprattutto per le decine d’articoli e F.A.Q. , tra i quali ogni vostra domanda su tatuaggi e piercing avrà una risposta. Troverete articoli sulle cure e le precauzioni da prendere nei primi giorni, i tipi d’intervento per rimuovere un tatuaggio, i requisiti che un tatuatore deve avere per esercitare in modo sicuro la professione, e una sezione dove anche i quesiti più imbarazzanti saranno risolti. Insomma, se volete farvi tatuare, ma ne sapete poco o nulla sul pittoresco mondo dei tattoo, non vi farà sicuramente male leggere qualcuno degli articoli di questo sito.

tattoos.ch è sicuramente uno dei migliori siti svizzeri sull’argomento tatuaggi. Completamente redatto in inglese, il sito propone numerosi link a vari artisti, date e luoghi delle più importanti convention internazionali, un forum, flash e foto di tatuaggi e una lista dei maggiori studi svizzeri ed europei. Le rubriche più interessanti sono sicuramente Link e Studios. Tattoos.ch offre anche un forum in tre lingue (de, en, fr) e una galleria di foto con le creazioni di vari artisti di tutto il mondo. In più vi è una speciale rubrica dov’è possibile scaricare delle speciali Tattoo Fonts, dei particolari caratteri da installare su pc (solo Windows quindi) da utilizzare nei programmi di videoscrittura.

Per informazioni e segnalazioni: redazione@resetmagazine.ch


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hi.tech testo alessio cassis

Linux Il pinguino più famoso del mondo Sono ormai passati dodici anni da quando l’allora sconosciuto e poco più che ventenne Linus Torvalds cominciò a lavorare su un sistema operativo simile a Unix per processori Intel. Il progetto di questo studente finlandese, complice Internet e la licenza open source, trovò ben presto moltissimi collaboratori disposti ad offrire il loro aiuto. Così, passo dopo passo, nasce uno dei sistemi operativi più diffusi nel mondo, che si propone come alternativa ai sistemi Microsoft e Unix, e nel quale giganti come IBM non hanno esitato ad investire grosse somme per implementarlo come soluzione ideale al loro hardware. Naturalmente sto parlando di Linux, il sistema operativo che anche grazie a distribuzioni come Red Hat e SuSe, da progetto sperimentale, è diventato un vero e proprio prodotto commerciale e professionale.


cybercorner Il messaggio lanciato da Torvalds in rete (vedi riquadro) annunciava che, stanco di utilizzare un sistema limitato come Minix, un OS per processori 386 nato a scopo didattico, aveva iniziato a progettare da zero un sistema che fosse simile ma migliore dello stesso Minix. Sebbene Minix rappresentasse un buon punto di partenza per un sistema Unix-like, la licenza a cui fu sottomesso dal suo creatore, il professore universitario Tanenbaum, ne rendeva impossibile lo sviluppo. Da qui la decisione di ricominciare da capo ma questa volta sotto licenza GPL (General Public License) che ne garantiva libera crescita e distribuzione. Dopo i primi vagiti agli inizi degli anni novanta, ben presto furono migliaia le persone da tutto il mondo a partecipare allo sviluppo di Linux. Fino a che, nel 1994, fu rilasciata la prima versione definitiva 1.0, momento con il quale coincise anche la nascita di Red Hat, SuSe e Debian, le distribuzioni Linux da sempre più diffuse sul mercato. Un paio d’anni dopo venne rilasciata la versione 2.0 del kernel Linux, e sempre nello stesso periodo, nasce l’ormai inconfondibile mascotte TUX, il simpatico e paffuto pinguino diventato emblema del movimento open source che prende il suo nome dall’abbreviazione di Torvalds UniX. Per precisione si fa riferimento al kernel, cioè al cuore del sistema operativo, perché in realtà questo è Linux. Le varie interfacce grafiche Gnome o Kde, o i vari tool “liberi” contenuti nelle sue distribuzioni, benché anch’essi legati a licenze GPL, sono dei progetti indipendenti che non hanno a che fare direttamente con il kernel di papà Torvalds. Nel 1997 Linus Torvalds si trasferisce nella Silicon Valley dove inizia a lavorare nell’allora misteriosa società Transmeta. Molti rumori e leggende si crearono attorno a questo start-up, anche perché tra i soci finanziatori spiccava su tutti la presenza di un certo Paul Allen, co-fondatore della Microsoft assieme al più noto Bill Gates. La realtà si rivelò tuttavia meno misteriosa; in effetti la Transmeta produce oggi dei processori con architettura RISC a basso consumo per dispositivi portatili. Il resto è storia recente. Linux è oggi molto apprezzato soprattutto in ambito professionale. Come anticipato prima, colossi come IBM e Compaq hanno puntato mol-

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to sullo sviluppo di questo software libero. Sistemi basati su Linux sono impiegati per la ricerca medica e la stessa Nasa l’utilizza nei suoi progetti. I suoi punti di forza sono da sempre la stabilità, la capacità di girare anche su computer poco performanti e, naturalmente, il fatto d’essere gratuito. In realtà i puristi vi diranno che Linux non è gratuito, ma libero. Infatti se è vero che la licenza GPL permette di distribuire il software gratuitamente, questa licenza obbliga a chi ne modifica il codice a pubblicizzare i cambiamenti al resto della comunità open source. Se il futuro sembra promettente per il pinguino, la strada però si preannuncia ancora in salita. Le distribuzioni Linux stentano a guadagnare terreno sul mercato workstation. Persino i sostenitori più sfegatati non potranno negare di avere una versione di Windows installata da qualche parte, magari su un sistema dual boot. E nonostante le già citate interfacce grafiche Gnome e Kde abbiano fatto passi da gigante, non riescono ancora ad attirare l’attenzione di chi, nel marasma dell’informatica, ha trovato un porto sicuro tra le rassicuranti finestre di un Mac o le più austere, ma pur sempre semplici, interfacce di un buon vecchio Windows. A complicare le cose per Linux ci pensa anche SCO Group, ex Caldera, che sostiene d’avere le prove che IBM avrebbe riversato illegalmente parte del codice di una versione proprietaria di Unix, proprio nel kernel di Linux. Partita la denuncia, ora tutti attendono l’esito del processo. Non c’è bisogno di dire che le dichiarazioni dei dirigenti di SCO hanno attirato le critiche degli ambienti open source, dai quali sembrerebbe partito un poco sportivo attacco informatico ai danni del sito web di SCO Group. Comunque si guardi al fenomeno Linux, è innegabile che per un progetto nato con ambizioni hobbistiche, e spesso tacciato come comunista dai suoi avversari, abbia permesso la creazione di una moltitudine d’aziende che hanno adottato il pinguino come punto centrale del loro business. Non male per un sistema operativo partito e sviluppato senza particolari strategie di marketing.

Cyberflash DARPA vuole la tua testa Non vi spaventa il fatto di finire nel database della Migros gra-

Projects Research Agency) starebbe infatti lavorando a un

zie alle sue carte Cumulus? No? Ma forse finire nel database

progetto chiamato LifeLog, in cui si vorrebbero immagazzi-

del DARPA vi potrebbe procurare qualche irritazione in più al-

nare informazioni su vita morte e miracoli di ogni abitante del

l’epidermide... L’ormai noto DARPA (Defence Advanced

pianeta. Perché? Per combattere il terrorismo, naturalmente…

Matrix ReShared I dirigenti della Warner staranno piangendo lacrime amare. Dopo poche proiezioni in anteprima, il sequel di Matrix ha già preso il volo verso le selvagge terre del peer-to-peer. Sembra infatti che un gruppo di cracker

abbia già messo a disposizione l’attesissimo film. Caccia aperta per i responsabili, che rischiano una punizione esemplare.

Non sparate sul pirata Sembra trovare conferme la notizia secondo cui un uomo di Cleveland, dopo aver subito il mese scorso un incursione da parte di un hacker sul suo server web,

avrebbe preso in ostaggi alcuni studenti universitari, uccidendo il sospetto responsabile e ferendo altri due studenti.

Topolino si auto-distruggerà entro 48 ore La Buena Vista Entertainment, divisione Disney per il piccolo schermo, adotterà il sistema di protezione della FlexPlay Technologies per il noleggio di film. Questo sistema permette di rendere illeggibile un CD/DVD do-

po due giorni d’utilizzo. Una volta aperti ed esposti all’aria, le particolari sostanze di cui sono composti i supporti FlexPlay, cambiano colore impedendone la lettura.

In carcere per un forum Il governo cinese è protagonista per l’ennesimo episodio di censura del Web. Un povero webmaster cinese è stato condannato a cinque anni di carcere per aver

permesso ai visitatori del suo sito di web, di scrivere liberamente (!) sul forum messo a disposizione. L’accusa è di sovversione.

SMS scova bigioni Guai in vista per i bigioni irlandesi. Alcune scuole di Dublino hanno introdotto un sistema di sorveglianza per gli allievi che troppo spesso marinano la scuola. Un sms avvertirà in tempo reale genitori e tutori se i loro

pargoli non si presenteranno a scuola. Anche se la decisione in Irlanda ha sollevato un vespaio, altri paesi contano d’introdurre lo stesso sistema di sorveglianza.


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games

hi.tech di michael bartolotti

Zelda: the Wind Waker per Nintendo Gamecube Qualcuno dice che il desiderio d’ogni bambino sia quello di poter vivere le proprie storie come in un sogno, essere il protagonista di una bella favola. E nel nostro inconscio, anche quando cresciamo, il desiderio di vivere emozioni indimenticabili e attraversare reami sconosciuti ci resta nel cuore. Basti vedere il successo ai botteghini dei film fantastici ed a sfondo fantasy. Ringrazio il cielo che ci sia ancora qualcuno tra noi che nutra dentro di sé la famosa sindrome di Peter Pan. Sto parlando di Shigheru Miyamoto, Il papà di Mario e di Zelda, due dei personaggi più famosi nel mondo dei videogiochi. E questo bambinone, dall’inesauribile vena creativa ha dato alla luce l’ultimo capitolo della saga di Legend of Zelda - The Wind Waker.

Quando un anno fa Legend of Zelda - The Wind Waker venne presentato ad un famoso salone dei videogiochi, l’evoluzione estetica di questo gioco lasciò non meno di una persona scioccata e delusa dalla politica adottata di rendere le avventure del giovane Link meno epiche e più cartonesche. Devo ammettere che io ero uno di quelli. Ogni amante dei videogiochi ha un gioco speciale che porta con sé, ed il mio è sempre stato Zelda per Nintendo 64. Potete immaginare lo shock di vedere il proprio mito distrutto e re-inventato nel giro di pochi secondi. Un anno è passato da allora e come di solito mister Miyamoto è riuscito di nuovo a sorprendermi. Dopo aver messo le mani sul gioco sarete proiettati in un mondo fiabesco in cui interpreterete le prodi gesta di un giovane ragazzo di nome Link, che, suo malgrado, si troverà a dover fronteggiare mille peripezie per liberare la sorellina rapita. La storia potrebbe risultare banale, ma ciò che rende questo prodotto unico, rispetto alla concorrenza, è proprio la sensazione di essere parte integrante di questo mondo immaginario, dove passeggiando per una spiaggia sia quasi possibile percepire l’odore salmastro del mare, dove si ha la sensazione di calore alle falde di un vulcano, o si rabbrividisce vicino ad un ghiacciaio. Nel gioco inoltre sarà possibile controllare i venti attraverso una bacchetta magica. Questo ci consentirà di poter utilizzare il vento come strumento a nostro favore per risolvere i numerosi enigmi con i quali ci imbatteremo nel corso dell’avventura. Molte sono le sorprese che questo gioco ci riserva, ma non voglio svelare nulla poiché la scoperta fa parte dei piaceri dei veri esploratori. Come ho già detto, la grafica ha una struttura semplicistica, ma non per questo banale e trascurata. Il Nintendo viene spremuto fino all’osso per sfoderare effetti particellari, motion blur e altri espedienti grafici che consentono di immergersi ancora più a fondo nell’atmosfera magica che permea tutta la storia. Le musiche, d’altro canto fanno bene il loro lavoro, anche se alcune alla lunga tendono ad essere un po’ ripetitive. L’unico difetto che posso menzionare è la troppa facilità del gioco, che limita leggermente il fattore di sfida. Facilità che comunque non sminuisce la longevità del prodotto, che anche dopo essere stato completato si fa rigiocare più volte per i molteplici segreti che esso contiene. Come se tutto questo non bastasse, nella versione europea è stato inserito anche un gioco bonus con la versione speciale del gioco Zelda - The Ocarina of Time/Master Quest con nuove avventure e dungeons da esplorare rispetto alla vecchia versione per Nintendo 64. Insomma due capolavori al prezzo di uno. Adesso bisogna congedarsi: spada alla mano, scudo nell’altra e che il vento accarezzi i nostri volti, e che ci spinga fin dove la fantasia ci conduce.


product

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hi.tech

Sony Picot DVP-PQ2 Il cinema a portata di mano

PC Hush Technologies Un Pc Zen

Il Sony Picot DVP-PQ2 vi permette di vedere i vostri film preferiti, in qualsiasi posto ed in qualsivoglia momento. Questo lettore portatile può leggere Cd MP3 e video su dischi DVD o RW. L’utilizzo del Picot è semplicissimo, grazie alle essenziali funzioni ed ai pratici tasti di comando. Il Picot DVP-PQ2 è il successore del modello che fece furore l’anno scorso: la Sony ha apportato a questo suo nuovo prodotto alcune modifiche che hanno migliorato la precisione visuale dello schermo. Rotondo, divertente ed agevole... il Picot è un innovativo ed originale modo per gustarsi i Dvd più attuali. www.sony.com

Un Pc silenzioso? Non è più un’utopia con la Hush Technologies che ha messo a punto un Pc completamente esente da rumori e fruscii. Appena acceso vi dimenticherete subito della sua esistenza: basta con ronzii e vibrazioni in sottofondo... così il vostro lavoro al computer si potrà svolgere nella più completa quiete. Un raffinato e costante sistema di raffreddamento liquido permette al Pc della Hush di mantenere il più gelido e muto self-control, anche in caso di super-sfruttamento. Dalle performance di alta tecnologia, questo Pc vi farà sentire come un monaco buddista... Ohmmmmm... www. hushtechnologies.net

Tivoli Audio Model PAL Meno è meglio A volte, meno è meglio. E’ certamente il caso della radiolina Tivoli Audio Model PAL, un modello che combina il design dagli angoli arrotondati alla raffinatezza di ricezione radiofonica. Un fascino vintage, il suo, sapientemente amalgamato con l’alta tecnologia della Tivoli Audio. Impermeabile agli spruzzi, quindi ideale da portare al mare od in piscina, questa radio è alimentabile con una batteria ricaricabile con un’autonomia di 20 ore continue. Inoltre, la ricettiva manopola analogica permette di captare con precisione tutti i segnali radiofonici possibili, in Fm e Am. Bella, raffinata, potente... come si fa a resisterle? www.radio-days.com

Gamesflash Burnout 2 per Xbox (Akklaim)

Shinobi per Psx2 (SEGA)

Freelancer per PC (Microsoft studios)

Yu-Gi-Oh! Forbidden memories

per Gameboy Advance (Konami)

Siemens SL55 Il colibrì dei cellulari Il Siemens SL55 è uno dei cellulari più piccoli e leggeri al mondo. Dal peso di soli 80 grammi, questo telefonino mobile ha un design sportivo, maneggevole e moderno, e sta comodamente nelle tasche meno capienti. Piccolo ma anche performante: l’ampio schermo a colori permette una precisa visuale, e la suoneria è fornita di una serie di accattivanti melodie polifoniche. Oltre alle consuete funzioni (agenda, rubrica, giochi, SMS, ecc), e grazie ad un obiettivo aggiuntivo applicabile all’apparecchio, il SL55 permette di scattare delle foto ed d’inviarle agli amici tramite il sistema MMS. Un mini-prodigio tecnologico... www.my-siemens.com

di michael bartolotti

Chi non ha mai desiderato affrontare rocamboleschi inseguimenti tra le strade affollate degli States? Adesso, grazie a questo splendido gioco di guida, ci si potrà cimentare in sfide un contro all’altro, attraverso corse degne dei migliori film d’azione, grazie ad una grafica fluidissima e ad un sonoro incalzante. Inoltre Burnout 2 consentirà di affrontare sfide quali l’incidente più spettacolare, oppure giocare a guardie e ladri per le strade di Los Angeles. Superfluo dire che la versione Xbox è quella con la grafica migliore.

Ne sono passati d’anni dall’ultima avventura del nobile ninja Hotzuma per il Sega Saturn. Adesso la Sega ci riprova con questa trasposizione tridimensionale dell’eroe dei platform a due dimensioni. Il gioco esteticamente è piacevole e l’avventura è frenetica. Ciononostante la storia non intriga e non si è mai veramente invogliati a proseguire. Oltretutto i fan della serie potrebbero rimanere delusi (quanto il sottoscritto), poiché lo stile di gioco spesso si rivela caotico nelle fasi d’azione più concitate.

Qualcuno di voi ha mai sentito parlare di un vecchio gioco di nome Elite? Beh, per chi non lo conoscesse, il gioco in questione ci metteva ai comandi di un’astronave con la quale era possibile intraprendere rapporti commerciali in un universo enorme completamente esplorabile. L’idea di questo Freelancer è simile, con la libertà di scegliere con quale fazione schierarsi, seguendo la storia principale oppure le possibili missioni alternative. Grafica discreta, sonoro d’ambiente, ma controlli inusuali per un genere di simulazione spaziale: mouse e tastiera... Bizzarra scelta, direi.

Per tutti gli sfegatati dei giochi di ruolo giapponesi, ecco l’ennesimo prodotto di casa Konami, Yu-Gi-Oh! Forbidden memories, un gioco pronto per divertire tutti coloro che avranno abbastanza pazienza da sopportare il tedio del sistema di combattimento implementato. Dal canto mio, una storia piena di stereotipi e il solito cattivone di turno non sono un incentivo sufficiente all’acquisto di un buon prodotto. De gustibus...



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re.play trapassati dal futuro

re.ad l’italiano di casa nostra

travel kenya, mal d’africa

re.art che c’è di nuovo?

RADIOHEAD libertà creativa


026

re.play

Tricky

Skin

Metallica

Deftones

Vulneralble Anti

Fleshwounds Emi

St .Anger Elektra

Deftones Maverick / Wea

by naca

by cheu

by stoner

by blindFREAK

Adrian Thaws, da tutti conosciuto come Tricky, è uno dei pionieri del trip hop targato Bristol. Durante i primi anni ‘90, insieme a Massive Attack e Portishead, aveva reso Bristol la capitale di questo movimento, ufficializzando di fatto l’inizio di una nuova era sonora. Oggi, dopo svariati dischi, dall’imperdibile Maxinquaye (vincitore di tantissimi premi nell’anno della sua uscita, il 1995) al molto più perdibile Blowback, Tricky ha percorso tutte le strade possibili, collaborando con una miriade di artisti, remixando pezzi per i più grandi del rock, dell’hip hop e dell’elettronica. Citare tutte le collaborazioni ed i remix sarebbe una follia ma vi assicuro che Tricky è ricercatissimo da tutti. L’ultimo disco, Blowback, aveva fatto pensare che il trasloco a Los Angeles avesse influito negativamente sulla sua espressività musicale; invece ora con Vulnerable è ritornato quello di una volta. Messe in un cassetto le voglie sfrenate di chitarre distorte e di strumenti particolari, Tricky è riapparso con un disco veramente alla base del suo pensiero bristoliano. Voce femminile dominante (la nuova amica italiana, Costanza Francavilla), suoni elettronici di primo stampo, atmosfere cupe e tantissima voglia di sorprendere l’ascoltatore. Il disco conferma la maturità artistica di Tricky, presentandoci la sua ingegnosità sonora in un’interessantissima raccolta di pezzi che dimostrano nuovamente come questo piccolo genietto sia capace, anche se non con ogni disco, di sfornare musica interessante.

Finiti Skunk Anansie, Skin è diventata solista e Fleshwounds è un album d’esordio di canzoni d’amore che al posto di esaltare le emozioni, ne rimpiangono l’esaurimento. E non è tutto: oltre ad un look decisamente femminile, Skin si è pure fatta crescere i capelli, quindi niente più aria da maschiaccio. Il disco è stato registrato in Belgio con il produttore David Kosten, e mixato dal collaboratore dei Coldplay, Ken Nelson. Skin l’ha ideato con Len Arran, suo coautore di lunga data, tranne Lost Without You, brano scritto a due mani con l’ex partner musicale di Robbie Williams, Guy Chambers. Fra i musicisti figurano Gail Ann Dorsey (chitarrista di David Bowie), Cass (bassista degli Skunk Anansie), e Ben Christophers al piano, mentre la tromba in You've Made Your Bed è gentile concessione, niente meno che del regista Mike Figgis. Inoltre I’ll Try è stato scritto assieme a Craig Ross, già chitarrista di Lenny Kravitz. L’album comprende undici brani, praticamente undici ballads che si fanno ascoltare piacevolmente, lasciando trasparire uno stato di cupa sofferenza. La grande voce di Skin ti cattura e ti coinvolge portandoti fino all’eterea Till Morning Comes, dove l’anima di questa donna sembra potersi rompere da un momento all’altro. Un disco che vanta partecipazioni illustri, in cui gli arrangiamenti sono stati fatti a regola d’arte ed i testi sono tutt’altro che stupidi e mielosi; eppure speravo ci fosse un po’ più di sperimentazione, e che Skin fosse un po’ più coraggiosa...

E’ uscito in anticipo l’ottavo album in studio dei Metallica, questo per ridurre le perdite finanziarie dovute al download illegale, contro il quale i nostri combattono in prima linea. Inoltre, per incentivare l’acquisto di St.Anger è stato incluso nel pacchetto un Dvd con le sessioni di registrazione, e un codice personale con il quale si ha accesso, tramite il sito web della band, a materiale inedito da scaricare gratuitamente…i fan sono avvisati. Per la cronaca il nuovo bassista dei Metallica è Robert Trujillo, ex Suicidal Tendencies. I Metallica ritornano alle origini per aprire un nuovo ciclo e si ripresentano al loro pubblico, dopo otto anni, con un album registrato nel loro studio in modo diretto, immediato, senza arrangiamenti. Sembra più un demotape di lusso che un album ufficiale. Dopo il comprensibile sgomento iniziale, risulta chiaro che si tratta di una scelta forte e voluta, non scandalizzatevi quindi per la ruvidezza del suono, questo Cd è in realtà un annuncio sincero ai fan: stiamo risorgendo, beccatevi questo! “Santa rabbia” è un titolo emblematico, e tutto l’album ne è pervaso in maniera propositiva: è pesante, aggressivo, le canzoni ti vomitano addosso il t(h)rash che portano dentro. Sgradevole ma necessario. A tratti s’intravede una nuova luce compositiva, ma devo aspettare nove brani prima di sentire The Unmamed Feeling e convincermi. Dopo Purify tutto mi è più chiaro, si stanno rigenerando…ora non mi resta che aspettare il primo vero album dei nuovi Metallica.

Dopo aver mostrato il loro lato più soft con lo stupefacente White Pony, uscito tre anni fa, i Deftones tornano finalmente con il nuovo album omonimo, ancora sotto la Maverick di Madonna e nuovamente prodotto da Terry Date. I cinque di Sacramento abbandonano le atmosfere melodiche, e tornano a quelle che non sentivamo più dai tempi del debut album, più violente e d’impatto. Quest’ultimo lavoro sintetizza la loro musica a tutti gli effetti: ogni particolarità dei precedenti tre dischi viene ripresa in quest’ultimo per rappresentare in tutto e per tutto l’essenza della band. La brutalità di Adrenaline, la violenza di Around the Fur e la classe di White pony vengono unite per ottenere quest’album che come parola chiave potrebbe avere “contrasto”. Il suono è pieno, ruvido ma allo stesso tempo ricco di dettagli; vengono alternati momenti di assoluta calma ad esplosioni d’ira dove sonorità wave e gotiche (a conferma della smisurata passione di Chino Moreno per i Cure) trovano perfetta armonia con il caos del metal e la rabbia dell’hardcore. Il tutto viene arricchito da un tocco d’elettronica, presente soprattutto nella song Lucky You, un vero esperimento sonoro per il gruppo, al quale ha collaborato, assieme a Frank Delgado (sampler), Dj Crook, collega di Chino nel suo side project Team Sleep. Canzoni come Hexagram, Deathblow, Bloody Cape e la magnifica Battle Axe sono la prova che i Deftones sono uno dei pochi gruppi che è capace di trasformare la violenza musicale in qualcosa di sublime.


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dischi Ziggy Marley

Stereophonics

Four Tet

Nofx

Dragonfly Private Music

You gotta go there to come back V2

Rounds Domino

The war of errorism Fat Wreck

by gabi

by owen

by aliosha k.

by dexter

Chiamarsi Marley non è cosa da poco. Il figlio di Bob, Ziggy, ha la fortuna d’avere una gran fiducia nelle sue risorse, e lo dimostrano i dischi che il nostro non si stanca mai di sfornare. Ci vuole coraggio a seguire le orme del grande Eroe del Reggae. Basti solo guardare la copertina del suo primo album solista, Dragonfly, pubblicato recentemente dopo vent’anni in giro con i Melody Makers. Ziggy in tuta e dreadlock che fa il gesto di calciare un pallone. Tale padre, tale figlio... Uno qualsiasi ne resterebbe annichilito, impossibile reggere un confronto simile. Ma Ziggy no, lui non molla, lui resiste. Drangonfly è stato concepito in Giamaica, e registrato a Miami e Los Angeles. Una precisazione: non è un disco reggae. Oddio, una spruzzatina qua e là, ci mancherebbe, ma la base è rock, funk, afrobeat. Un anno di lavorazione per un disco maturo, inaspettatamente non banale, oserei dire d’alto livello, per intenderci al pari di un Ben Harper (ascoltare Shalom Salaam, un brano dedicato ai bambini palestinesi ed israeliani) od un Keziah Jones (le percussioni afro di Dragonfly). Bellissimo il soul di Melancholy Mood, la voce e il mood sono da brividi (ed inesorabilmente scattano reminiscenze sul padre). Molto piacevoli anche l’indianeggiante In The Name Of God e la scintillante Looking. Un lavoro meditato, con eccellenti collaborazioni: David Lindley, Flea, John Frusciante, Chris Kilmore... Ziggy si è concesso un viaggio nell’anima... ed è saltato fuori il suo miglior lavoro.

Rock inglese anni ’70. Di quello buono. Ecco la bandiera degli Stereophonics, una bandiera sempre sventolante, con o senza vento. Niente di complicato. Niente di gravoso. Una band meno poser degli Oasis. Meno saccente dei Blur. Più vicina alla gente. Con You Gotta go there to come back i gallesi Stereophonics non vengono meno alla loro consueta formula rock, melodia e rodstewardismo. L’album inizia con Help Me, sei minuti e cinquantatre di ciò che avrebbero suonato i Black Crowes se fossero nati in Galles. La seguente Maybe Tomorrow, l’attuale singolo in rotazione sulle radio e sui videochannel, passa via e si dimentica abbastanza facilmente, è forse il brano meno riuscito dell’album. Meglio così. Così non s’inganna la gente. Vi piace il singolo? Allora potreste scoprire che il resto del Cd è meglio. Sentire l’iniziale You Stole My Money Honey, che si scopre profondamente beatleasiana e Getaway che si rivela zuccherosa ma non stucchevole. Brani calibrati. Una noiosetta Climbing The Wall, seguita dal buon rock soulgospel di Jealousy. Poi il trittico delle ballad: I’M Alright, Nothing Precious At All, e la ottima Rainbow And Pots Of Gold, cioè John Lennon, violini, pianoforti, spleen. I Miss You Now, un lento blues con cori femminili, introduce al guizzo rocky con High As The Ceiling. Finale con la classicissima Since I Told You It’s Over. Totale tredici pezzi. Come dicevo, rock inglese anni ’70. Un po’ glam, un po’ bravi ragazzi. In definitiva: roba schietta ed onesta.

C’è chi definisce Kieran Hebden - titolare unico del progetto Four Tet - come una speranza della musica elettronica. Fa un certo effetto. Infatti, il giovane musicista ha all’attivo diversi album e copiose collaborazioni: Pole, Aphex Twin, Cinematic Orchestra... Apprezzato bassista dei Fridge, sforna oggi il suo terzo lavoro solista. Rounds è un’opera di morbida elettronica, dall’anima minimale e psicotica che però trasuda di un calore inatteso, del tutto improbabile in un disco di pura elettronica. Questa è la sua forza, rispetto ai riferimenti più prossimi: Mouse on Mars e Boards of Canada. L’apertura affidata a Hands presenta una sequenza di samples ricorsivi incisi su una ritmica rilassante dal sapore orientale. Segue She Moves She in cui il suono acido di una chitarra appena sfiorata rallenta la base funk. In My Angel Rocks Back And Forth uno sfondo dal catarro urbano, che ricorda Piano di Tricky, accompagna un mantra melodico arricchito dall’uso calibrato di strumenti a corda. In Spirit Fingers si cambia ritmo, grazie alla sapiente combinazione di due linee di tastiera. Lo stupore diventa incontenibile in Unspoken, dove accenni vellutati di piano uniti a piccoli spunti psichedelici confermano lo stato di grazia. La musica di Four Tet implode e corrompe le rigide regole del pentagramma con una raffinatezza travolgente, facendo riemergere le emozioni, anche le più inquietanti. Senza provocare dolore. Questo è il miracolo custodito in Rounds, un lavoro superbo, frutto di un immenso talento.

In seguito all’Ep Regaining unconsciousness uscito qualche mese fa, il nuovo cd dei Nofx, The war of errorism, è un album che colpisce nel segno, critico e aspro al punto giusto nei confronti della politica di Bush, senza rinunciare però alla giusta e tipica dose d’ironia (vedi grafica di copertina!). Il disco contiene quattordici brani, tutti d’ascoltare con tanta attenzione e profonda coscienza. Le caratteristiche sonorità punk cambiano di pezzo in pezzo creando un’atmosfera davvero originale, che arriva pure a toccare ritmi reggae con il brano Anarchy Camp. I Nofx confermano quindi le aspettative che si sono create con l’Ep precedentemente uscito, dove sono presenti ben tre brani di questo disco. Inserendo il cd nel lettore del Pc si possono gustare i video promozionali delle canzoni Franco Un-American e Idiot Son Of An Asshole. Inoltre, c’è un breve ma esaustivo filmato su ciò che ha preceduto (e contribuito) all’elezione di George Bush come presidente degli Stati Uniti d’America. The war of errorism ne esce proprio a pieni voti, è un cd molto impegnato e preciso, di cui non mi stancherò mai di esaltarne i contenuti, ed è anche musicalmente molto valido. Consiglio veramente a tutti quelli che stanno leggendo questa recensione di non pensarci due volte, e di acquistare assolutamente questo disco, ne vale davvero la pena! Prossime uscite punk da tenere d’occhio: Rancid e Pennywise, quindi... restate sintonizzati su queste frequenze.


028

re.play

Natasha Atlas

Lotus

Staind

Prince Paul

Something dangerous Mantra

Nessuno è innocente Mescal

14 Shades of Grey Elektra

Politics of the business Antidote

by mr. loop

by owen

by iggi

by mr. loop

Dopo la vena sferica e spirituale del suono di cui Natasha Atlas ha cosparso il suo ultimo album (Foretold in the language of dreams, Mantra 2002), arriva il pop cosmopolita di Something dangerous. La lingua in cui canta la sopraffina artista è quella natale, l’egiziano, con degli inserti in inglese. Già cantante dei Transglobal Underground, la Atlas prosegue da otto anni il suo cammino solitario ammaliando per le movenze da danzatrice orientale. Ethno grooves giamiacani e dub, dancehall araba e poesia ancestrale, sole, mercatini delle spezie, occhi misteriosi. Something Dangerous è un viaggio attorno al mondo, citando senza remore moderne influenze ragga, soul, dub ed hip hop, ma rimanendo, nonostante tutto ciò, ancorato alle radici orientali. E’ un ritorno alle origini, a Diaspora (Mantra, 1995), il primo album solista dell’artista che la consacrò al mondo. Ospiti Sinèhad O’Connor alla voce in Simply Heart, Jah Whooble al basso in This Realm, e Andy Grey come co-autore di vari brani; inoltre ci sono i bravissimi Princess Julianna, Kaila e Tuup quali seconde voci in Eye Of The Duck, Something Dangerous, Layali e Janaaman. La strumentazione è ampissima: percussioni arabe, flauti akai, viole e violini, tastiere, chitarre acustiche, fiati, fisarmoniche, tablas indiane, e quant’altro per formare un sound estatico, pulsante e stregato. La Atlas si cimenta pure con delicata maestria nel soul di un noto brano scritto da James Brown, Man’s World. Disco piacevole, come un mantra liberatorio.

E’ uscito ad inizio maggio per la Mescal il Cd del nuovo progetto italiano Lotus. Il singolo apripista che sentiamo attualmente in radio, Io Sono Il Re, ha sicuramente incuriosito gli estimatori di sonorità alla Afterhours ed affini. Ci sono effettivamente delle somiglianze, anche se la mente del progetto Lotus, il brindisino Amerigo Verardi, non è assolutamente nuovo ad un certo tipo di sperimentazioni soniche. Il suo curriculum è uno di quelli con i fiocchi: collaborazioni con Sonica, Baustelle, Valentina Gravili, Virginiana Miller, Lula, ovvero cinque realtà dalla forte personalità musicale. Per Nessuno E’ Innocente sono stati chiamati gli amici di sempre: Silvio Triscuzzi al basso e Claudio Chiari alla batteria, e poi Federico Fiumani, Manuel Agnelli, Giovanni del Casale, Alessandro Palazzo e altri alchimisti delle note del giro indie italiano. Con quest’album siamo di fronte ad un rock psichedelico variato ed intrigante. Si scoprono lisergiche melodie stile Lennon del periodo post Beatles nei brani Trasparenti Ma Non Liberi e Lazy Jane. Oppure del pop malinconico e deviato presente in maniera massiccia su Qualità, Un’Estate In Clinica e Testacoda. Hype-rock americano nella già citata Io Sono Il Re e Ricchi e Poveri, morbidezza e coolness nel brano Sushi, liriche e chitarre suggestive in Squalo, e milano-swing a La Crus in Nessuno È Innocente. Un disco denso, straordinario, illuminato: uno scrigno pieno di scintillanti gioielli per i cercatori di tesori nel panorama musicale italiano.

Gli Staind, secondo le fotografie del booklet di 14 Shades of Grey, hanno l’aria molto triste! Il cantante Aaron Lewis, il chitarrista Mike Mushok, il bassista Johnny April ed il batterista Jon Wysochi hanno confezionato un discreto album, registrato con tutti crismi dal guru Andy Wallace a Los Angeles e Miami, e allora perché quelle facce scure? E’ l’attitudine rock direbbero i migliori critici (categoria di cui non faccio parte), é perché hanno avuto un’infanzia disastrata direbbero i sociologi (altra categoria a me proibita), sono i nuovi paladini dello spleen grunge direbbero i fan dell’ultima ora (e m’escludo categoricamente da questa fascia). Sia quel che sia, gli Staind con il loro nuovo album hanno saputo miscelare adrenalinico dinamismo con un ottimo senso della melodia. Niente d’innovativo o particolare, anche se 14 Shades of Grey è coerente, integro e sobrio, come si conviene per acquisire credito presso il pubblico bove in questa superficiale epoca usa e getta. Di questi tempi un atteggiamento simile è encomiabile. Tre i brani che spiccano per emozione ed originalità: Price To Play, So Far Away e Yesterday. Sono pochini per giustificare l’acquisto di quest’album. Forse potrebbe interessarvi Layne, il brano dedicato a Layne Staley, lo scomparso cantante degli Alice in Chains. O forse potrebbe piacervi Falling Down, una struggente canzone versione heavy-rock. Ma se siete dei puristi (come me), se per voi il grunge è sacro, allora tenetevi lontano da questo disco: lo fareste a pezzi.

Diciotto anni di carriera per Prince Paul, vissuti tra alti e bassi nel giro hip hop come produttore dei De La Soul e del suo progetto indipendente Psychoanalysis, come Dj quando ha girato i dischi per gli Stetsasonic, come artista con il concept album A Prince among the thieves, e come collaboratore di grossi calibri come RZA e Dan The Automator. Uomo attivo, di talento, creativo, però leggermente allergico al sistema discografico, come suggerisce con il titolo del suo nuovo Cd, Politics of the business. Prince Paul si è fatto ritrarre sulla copertina come un venditore di cd taroccati. Più chiaro di così! In uno scritto inserito nel suo booklet racconta delle vicissitudini personali che lo hanno distratto dall’ambiente musicale per un po’. Ritornando sulla scena un anno fa, Prince Paul si è reso conto di come l’hip hop avesse preso una piega piuttosto commerciale. E’ il concetto portante di Politics of the business, e si snoda come un viaggio sulla strada di una qualsiasi periferia americana, in una giornata assolata, dove s’incontrano tipi come Guru, Beatnuts, Erik Sermon, Tony Touch, Biz Markie, Mf Doom, Chuck D, Dj Premier, Chubb Rock, Ice T e Planet Asia. Un’estesa famiglia, quindi, di cui il capace Prince Paul coordina le voci indignate. Questi incontri hanno concepito dei pezzi molto groove, jazzy e funk, stile De La Soul ed Arrested Devlopement. Niente di nuovo, ma rinfrescante senz’altro. Speriamo solo che il senso dell’operazione sia assimilato dalle nuove generazioni dell’hip hop.


029

dischi Dave Gaham

The Dandy Warhols

Mano Negra

Paper Monster Mute

Welcome to the monkey house Capitol by iggi

by iggi

Lazzaro che resuscita. E’ il caso di Dave Gaham, il carismatico vocalist degli amatissimi Depeche Mode. Il mese scorso è uscito il Cd solista del suo alter ego Martin Gore (Counterfeit2), ora siamo alle prese con il suo primo lavoro solista dal titolo Paper Monsters. La nascita di una figlia ha ridato ossigeno al cuore di quest’artista che, lacerato dalla dipendenza d’eroina e da una depressione perenne, ha improvvisamente riscoperto la gioia di vivere. Le foto promozionali di questo lavoro (virate in seppia, un classico di Anton Corbjin, noto fotografo della scena rock anni ’90) mostrano un Gaham rilassato, con qualche chiletto in più ed un aspetto quasi raggiante. La luce ritrovata... Ma prima di proseguire per un nuovo cammino bisogna purificarsi, come di tradizione tra i pellerossa. Le canzoni scritte da Gaham (per la prima volta autore di ciò che canta) sono concentrate in una forma catartica che avvolge e trascina. Solitudine, smarrimento e dolore sono i sentimenti che hanno accompagnato l’artista durante gli ultimi anni. Ora Gaham sta esorcizzando il suo passato: Stay, Hold On e Bitter Apple sono canzoni emblematiche, che incidono nella carne. Paper Monster è un album cupo, ma allo stesso tempo scintillante (Black & Blue Again e Goodbye). Adulto, ma sempre ribelle (Bottle Living ed il singolo Dirty Sticky Floors). Lento, ma dinamico (Hidden Houses). E poi quella voce. Da brividi. Con quella voce gli si perdona di tutto, come certe piccole cadute di tono (I Need You). Bentornato tra noi, Dave!

Benvenuti nella casa delle scimmie, ci dicono con il loro nuovo Cd i Dandy Warhols, una band sfacciata, un po’arrogante, sopravvissuta miracolosamente ad un’improvvisa popolarità grazie ad un jingle pubblicitario. Welcome to the monkey house è delirante, abbondante, questa volta il sound è glam anni ’80 per suono, tecnica, attitudine: in Plan A sentiamo voci e cori alla Bronsky Beat, in The Dope e si ballano ritmi eletcroclash stile Moroder, in Hit Rock Bottom i DW resuscitano spudoratamente Bolan ed i T.Rex, in The Scientist e I’m Over It sfoderano guizzi funkybeat alla Michael Jackson, in You Where The Last High brillano con paillettes alla Duran Duran, e così via. Abbandonate le vesti rock’n’roll, i nostri stanno sperimentando altre alchimie musicali, e il risultato è ottimo, direi, calibrato scaltramente fino al limite del kitsch, come verbo glam impone. Per me questo è il disco pop dell’estate. Inoltre ha un suono egregio: la frequentazione degli studi dei Massive Attack hanno portato i suoi frutti. Ma non solo, che dire dei collaboratori? Nile Rodgers degli Chic (ah, ecco da dove arriva quel sound così funk...), Evan Dando (voilà l’impronta indie-pop) e Nick Rhodes dei Duran Duran (ah ah!). Accattivante è il termine giusto per definire quest’album che t’acchiappa fin dalla copertina, un omaggio alla cover di Warhol per i Velvet Underground ed a Sticky Fingers dei Rolling Stones. Queste agili scimmie sono molto furbe. Mooolto furbe. Non entrate in quella casa. Potreste perdervi.

kult

Puta's Fever Virgin 1989

I Mano Negra di Parigi, il primo eclatante esempio di combo musicale multietinico in Europa, diedero anima e corpo alla loro missione nel mondo: rendere noto al gran pubblico, con una miscela di melodia, ideali e politica, le traversie delle genti del terzo mondo. Guidati dall’instancabile Manu Chao, i Mano Negra, con l’uscita dello splendido Puta’s Fever del 1989, aprirono l’epoca della musica etnica meticciata: musica festosa, ma impegnata allo stesso tempo. Con la loro patchanka musicale hanno trovato una formula magica e persuasiva, grazie a componenti fertili come salsa, flamenco, raï, samba, rap, rock e la canzone francese, il tutto unito con una sana e genuina attitudine punk. In grado di trattare temi scottanti e di far passare messaggi antagonisti, questa band ha segnato uno stile che ha fatto scuola. Seguendo il loro esempio, una pletora di band indirizzate ad un impegno penetrante - sia musicale (la patchanka esige una perfetta padronanza degli strumenti), sia intellettuale e politico - sono assurte al ruolo di portavoce dei popoli immigrati in Europa. L’organizzato giro dei centri sociali europei offrirono a questo genere musicale la possibilità di prosperare e fiorire. Tornando ai Mano Negra la potenza della loro proposta era supportata da un’inesauribile energia dal vivo, capitanata dal gran fascino che il front-man Manu Chao esercitava sul pubblico. La capacità quasi soprannaturale di passare da un ritmo all’altro e da un genere all’altro senza scomporsi, rese questo combo una macchina da concerti inesorabile, seguitissima da un ampio e fedele pubblico. In seguito ad una serie di Cd (King of Bongo del ’91, Patchanka del ’92, Casa Babylon del ’94) ed alle difficoltà a gestire un successo fin troppo commerciale destinato a minare la coesione del gruppo, i Mano Negra si sciolsero, lasciando al mondo una lezione unica nel suo genere per coerenza e responsabilità sociale. Un’eredità raccolta con coraggio da Mano Chao in persona, il quale, nel 1998, dopo collaborazioni con altri artisti e viaggi per il mondo, pubblica il suo primo lavoro solista, Clandestino (Virgin), un album divenuto in beve tempo la bandiera dei movimenti sociali e no-global del nuovo millennio. Un artista apolide, una sorta di Bob Marley multietnico, una gran personalità, inesauribile e vivace, che farà ancora parlare di sé.


030

re . p l a y

Radiohead Il nuovo disco dei Radiohead, Hail to the thief, è destinato ad essere oggetto di discussione già a partire dal titolo, interpretato da molti come un saluto sarcastico rivolto a Bush. Unanime una certezza: la caratura di questa band è tale da non poter essere ignorata. Per cui abbiamo incaricato tre dei nostri più esperti collaboratori di recensire quest’importante uscita... Hail to the thief - Capitol

Sintesi estrema Di Aliosha K.

Coerenza creativa di Rupen Nacaroglu

Inaspettati di Ze Paranoiko

Fiumi d’inchiostro sono stati spesi per definire la miscela musicale confezionata dal gruppo più apprezzato degli ultimi anni, senza coglierne mai completamente l’essenza anarchico-espressionista. Nessun codice, nessuna definizione, nessun riferimento a gruppi del passato riesce a rinchiudere la loro costante ricerca. Per questo, potete benissimo smettere di leggere e assaggiare queste canzoni con attenzione e senza pregiudizi. Il brano d’apertura 2+2=5 ci illude con un dolce arpeggio subito soppiantato da rabbiose chitarre incastrate dalla voce-strumento di Yorke, che si esalta fino ad apparire strozzata. Un’atmosfera soffusa accompagna Sit Down Stand Up dove sprazzi di pianoforte, xilofoni e loop delicati, accarezzano la spinta vocale ad un ritmo quasi insostenibile. In Sail To The Moon è la dolce melodia di un piano condita con mirifici accordi di chitarra a ricordarci il passato glorioso dei ragazzi di Oxford. Sonorità eteree e fluttuanti si ritrovano in più episodi da We Suck Young Blood a I Will fino alla splendida e conclusiva A Wolf At The Door. Questo è un disco profondo, di sintesi estrema, in cui si raccolgono le roventi ceneri del rock aspirate da Ok Computer, riconciliandole con le trame elettroniche anche se molto più asciutte e meno sperimentali - apprezzate nell’album gemello Kid A/Amnesiac. Quattordici brani mai scontati costantemente in divenire, sorretti da strutture complesse e intricate, che li rendono inaspettatamente leggeri e accessibili. Difficile rimanere impassibili.

L’attesa per Hail to Thief è finalmente terminata. I primi assaggi, regalati dai Radiohead durante il mini tour iberico dell’estate 2002, avevano lasciato un sapore molto particolare al pubblico, facendo trapelare un possibile ritorno al rock di The Bends o di Ok Computer. Era infatti il 1997 quando Ok Computer aveva fatto urlare pubblico e critica al miracolo, “ecco il primo disco del 2000” si era detto. Questo incredibile successo, non lo si può negare, ha scosso profondamente Thom Yorke e compagni, spingendoli verso una scelta poco popolare; Kid A e Amnesiac, due album volontariamente difficili, hanno allontanato parte del loro pubblico facendo anche storcere il naso alla critica, che si vedeva così deturpata della nuova “migliore band del mondo”. In Hail to Thief non si può certamente parlare di un nuovo sconvolgimento, e la vena sperimentale degli ultimi due album continua a dominare profondamente anche questo capitolo della loro carriera. Il falsetto di Thom Yorke regna incontrastato sulla vena introspettiva dell’album, in nessun modo tradendo ciò che i fans rimasti fedeli cercano nella loro musica. Pezzi come l’apertura di 2+2=5, Punch Up At The Weeding, Scatterbrain e Sail To The Moon, dimostrano per l’ennesima volta l’incredibile vena creativa di questa band che riesce sempre a colpire nel segno. L’annunciato ritorno al rock, che molti aspettavano con trepidazione, viene tradito da questa coerenza che ormai lascia nel pubblico la sicurezza che questa strada di sperimentazione influenzata da artisti come Autechre e Aphex Twin sia una scelta definitiva. Un disco fortemente consigliato, come d’altronde la discografia completa di quest’incredibile band.

Ascolto questo disco di notte. Solo. Ecco, mi hanno fregato! Ancora una volta i Radiohead sono riusciti a proporre qualcosa d’inaspettato e difficilmente immaginabile. Non sapevo se aspettarmi un album acustico, più pop, un ritorno alle melodie più classiche. Oppure un album che proseguiva sulla strada di Kid A e Amnesiac: elettronico, aritmico, sperimentale. Cos’è arrivato? Tutte e due le cose e nessuna delle due. Tom Yorke e compagni aprono con 2+2=5, un brano che ben sintetizza tutta la linea melodica dell’album. Con un intro di chitarre che richiamano volutamente le sonorità di The Bends (1995) ci fanno credere di voler fare del pop. Poi entra la voce epica, sussurrata ma presente, che ci riporta al magico Ok Computer (1997). Un minuto alla “paranoid android” per calare in sonorità elaborate in piena sperimentazione Kid A (2000), soprattutto sulla voce. A questo punto ci si chiede cosa potrà mai accadere: queste sono tre canzoni in una! Ecco che all’improvviso si affacciano distorsori, chitarre tirate, ritmiche sostenute e voci spaventate e spaventose. “Siamo svegli, corriamo avanti, sappiamo fare rock, ma lo facciamo diversamente da tutti gli altri!”, questo ci vogliono dire i Radiohead. L’album prosegue su questa linea mantenendo sempre un buon fil-rouge. L’ascolto non è facile: non è immediato. Bisogna ripassare più volte per mettere a fuoco l’album. Si chiude con il brano A Wolf At The Door. Lo riascolto e rimango sempre a bocca aperta: i Radiohead amano il jazz, il rock, la sperimentazione. Thom Yorke ama cantare nei modi più diversi e qui ci dimostra di non essere abile solo con note lunghe e dilatate. Il disco è finito. Non sarà facile addormentarsi...


031

repor t

di apache

Pensando al reggae viene subito in mente la Giamaica dai colori rosso-giallo-verde, dove vivono i rastaman che fumano la ganja, avvolti dai loro intricati dreadlocks... Simbolo universale dei popoli alla ricerca delle proprie radici, il reggae è musica che dispensa ritmo, spiritualità ed intense vibrazioni. Le origini risalgono al dopoguerra, quando in Giamaica la musica tribale tramandata dagli schiavi africani cominciò ad unirsi con le ritmiche dolci del calypso di Trinidad e di Tobago. Paese ad alta tensione sociale, la Giamaica ha sempre cercato nella musica il riscatto e la libertà, difatti già a metà anni cinquanta nacquero i primi sound system (impianti per le sale da ballo) che proponevano una specie di boogie locale, un genere che ben presto, grazie all’influenza del jazz e del r’n’b americano, si trasformò nel caratteristico ritmo in levare dello ska. Lo ska fu per una decina d’anni la fucina dove si forgiarono molti talenti musicali emergenti come i rude boys Bob Marley, Peter Tosh, Bunny Wailer, Jimmy Cliff, Desmond Dekker, le band The Maytals, The Jamaicans, The Upsetter, The Skatalites e molte altre. Il ritmo in levare approdò anche in Inghilterra e fu immediatamente assimilato dai giovani mods inglesi, ed ancora oggi è un ritmo in auge...

Lo spazio esiguo non permette di stilare una completa discografia reggae, ska, dub, ecc. Vi indico comunque i nomi dei gruppi che (oltre a quelli già citati) hanno prodotto dei dischi dal pregevole livello: i giamaicani Black Uhuru, Gladiators, Burning Spear, Linton Kwesi Johnson, Augustus Pablo, Max Romeo, Doctor Alimentado, The Skatalites, Big Youth, Marcus Garvey, Buju Banton, Sizzla, Capleton, Gregory Isaacs, Prince Buster, Luciano e Anthony B., Horace Andy; gli africani Aswad, gli inglesi UB40, Steel Pulse, Jah Shaka, Specials, Mad Professor e Bim Sherman. Le etichette tra cui scovare le chicche sono: la Heartbeat, la Trojan, la Island, la Greensleeves, la Attack, la Blood & Fire, la RAS, la Penthouse, la VP e la Def Jam.

La leggenda racconta che nell’estate giamaicana del 1966 la temperatura era così arroventata che i ritmi della musica ska proposta dai sound system rallentarono. E’ così che vide la luce il rocksteady, dal ritmo più rilassato e sensuale, che scoppiò in un tripudio di dischi prodotti localmente. Amalgamando al nuovo ritmo un sentimento soul di stampo americano, i cantanti Alton Ellis, Ken Boothe, Delroy Wilson ed i The Ethiopians aprirono la strada all’avvento del reggae, che fu proposto per la prima volta nei ritmi di un brano dei The Maytals, Do The Reggay. Una serie di circostanze fortunate, la lungimiranza dei tanti discografici del posto che sfornavano un disco dopo l’altro (tra cui spiccano il guru Coxone Dodd del mitico Studio One e Chris Blackwell della Island Records), nonché la bravura di alcuni tecnici del suono, resero possibile la nascita di un movimento che in futuro fece ballare tutto il mondo. La forza del reggae fu tratta anche dalla profonda unione con la religione rastafariana creata da Marcus Garvey, un predicatore giamaicano degli anni ’20 che proclamò l’avvento di un re liberatore di tutti i discendenti degli schiavi africani, riconosciuto nel sovrano etiopiano Hailé Selaisseé I°, esule a Londra. Diffuso inoltre tramite l’uso mistico della canapa, il credo rastafari influenzò in maniera preponderante la musica isolana. I The Ethiopians e i The Abyssinians furono le prime band ad unire la religiosità rasta alla loro musica. Seguirono Jimmy Cliff e Dennis Brown, i primi portavoce del ghetto giamaicano a portare la bandiera rasta. Senza Robert Nesta Marley, però, il reggae e la ricca scena giamaicana sarebbero rimaste sotto l’ombra delle palme caraibiche. Nel 1969, i talentuosi The Wailers (Marley, Tosh e Bunny Wailer), resosi conto d’essere dei buoni artisti (allora avevano già alle spalle più di settanta canzoni incise) ma non dei manager accorti (la loro etichetta indipendente Wail’n’Soul fallì nel giro di un anno), si allearono (è il caso di dirlo, vista l’aggressività spesso fatale che regnava tra i musicisti giamaicani) con Lee “Scratch” Perry, fonico dello Studio One e produttore geniale. Togliendo i fiati d’estrazione ska, accentuando le chitarre con un tocco rock, e ammorbidendo il cantato di Marley con un pizzico di blues, Lee Perry brevettò nel mondo il magico sound del reggae. Fu un boom. dappertutto il nuovo sound prese piede, veicolato dal carisma del suo ispirato e combattente leader, Marley, e dalle band inglesi che adottarono immediatamente i suo ritmi, su tutti i The Clash ed i Police. Il resto è storia: l’improvvisa morte di Marley (a causa di un tumore devastante) non impedì al suo mito di crescere ed al reggae di diventare la musica dei ghetti e dei popoli oppressi.

Vi segnalo inoltre le recenti uscite (tutte distribuite dalla casa di distribuzione zurighese Rec Rec, esperta in questo campo musicale) di tre lavori dedicati ad altrettanti fondamentali personaggi della scena reggae fin dai suoi esordi:

Il grande albero musicale giamaicano dalle radici profonde (i ritmi africani, il calypso, lo ska, il rock steady) e con un tronco possente (il reggae), si è proteso ora in molte ramificazioni: il dub (dove sono accentuati i bassi e una maggiore lentezza), il raggamuffin (un ibrido tra reggae e voce recitata, genere tra i precursori del rap) e la dancehall (dai ritmi più pop e ballabili). E’ un albero robusto, fecondo, che non smetterà mai di spargere nel mondo i semi della libertà, della fratellanza e dell’indipendenza.

Cutting Razor di Lee Scratch Perry (HeartBeat), una compila che presenta brani di molte band ed artisti (da Junior Marvin a Max Romeo, dai The Heptones ai Son Of Light) rasoiati dal sublime senso del suono di Lee Perry, che qui spazia dallo ska al dub.

Drum Song di Jackie Mitto (Attack), raggruppa diciotto brani strumentali old school che indicano la ricchezza del sound del celebre tastierista dei Skatalites, nonché ricercato tecnico del suono. Exotica lounge giamaicana...

Retrospective di Bunny Wailer (RAS), un’antologia dal suono eccezionale composto da sedici classici brani che rappresentano la storica carriera di Bunny Wailer, uno dei più carismatici protagonisti del reggae. Il Cd ideale per gli jammin’party di quest’estate.


032

re . p l a y

repor t

di aliosha k.

Trapassati dal futuro Un viaggio nell’Italia resistente Non è certo un esercizio agevole tracciare una cartina musicale della vicina Penisola, non solo per la sua sconfinata ricchezza e per la sua eterogeneità, ma soprattutto perché la sintesi, che il mezzo giornalistico impone, rischia d’offuscare la resa in parole di realtà musicali tanto sotterranee, quanto degne di riguardo. Com’è facile supporre, il tentativo di rileggere in chiave moderna la tradizione popolare non può sfuggire alla storia dei luoghi e delle persone che in quei luoghi sono vissute; riportando alla luce parte di noi stessi e della nostra cultura che non degniamo più di considerazione. Per queste ragioni la musica popolare spiazza l’ascoltatore disattento, riesumando musiche, canti tradizionali, balli, tarantelle, rituali popolari, cerimonie taumaturgiche e soprattutto una fine cultura artigianale capace di realizzare strumenti musicali locali, in grado di tradurre suoni in emozioni con tanta freschezza da lasciare basiti, come se si scoprisse d’incanto di aver vissuto al fianco di una madre senza essere in grado di ascoltarla. Oggi siamo di fronte ad un dato di fatto: da oltre un decennio gli sforzi in ambito etno-folck si fanno sempre più visibili, evidenziando chiari segni di qualità non comuni e allargando i consensi non solo al suolo patrio, ma riuscendo in alcuni casi a creare un vero e proprio interesse, corroborato dalle ottime esibizioni dal vivo, sia in contesti isolati che in festival internazionali. Come dire, dal particolare al generale.

Nella galassia della musica popolare italiana, interessata a rileggere i legami tra tradizione e modernità, troviamo gente dallo spirito militante come i famigerati e mai dimenticati Modena City Ramblers famosi dalle nostre parti ormai quanto il laghé più osannato del globo, il bronzeo Davide Van de Sfroos, onnipresente alle ricorrenze leghiste sotto l’egida del senatùr (ah maledetta voluttà!!). Passati con riscontri di entusiasmo difformi, dalle parti di piazza del Sole a Bellinzona, sia i festaioli toscani Bandabardò, sia i calabro-cabarettisti Parto delle Nuvole Pesanti, lasciando comunque in molti di noi, un ottimo ricordo. Da secoli la terra del Sud arsa dal sole, riesce a concepire frutti dal sapore sorprendente, con limpidi riferimenti alla terra d’Oriente, atmosfere che rifulgono nei lavori dei bravissimi Nidi D’Arac e in quelli dei loro conterranei Folkabbestia più circensi e meno sofisticati rispetto ai Nidi. Rimanendo sempre nelle terre del Sud non si può non citare il camaleontico Roy Paci, in perfetto gessato da mafioso d’oltre Oceano, con gli inarrivabili Aretuska, oppure più spartano e malinconico con la Banda Ionica, un’eccellente orchestra pensata ad arte per accompagnare matrimoni e funerali, che ricalca la strada aperta da Goran Bregovic. Restando in Sicilia, è d’obbligo menzionare le sonorità calde e sensuali dei travolgenti italo-svizzeri Agricantus, anche loro spesso colti dalle nostre parti. Risalendo la Penisola s’incrocia l’opera del grande e intangibile Daniele Sepe che continua a sviluppare la sua seduzione musicale, tanto refrattaria alle mode quanto filologicamente impeccabile. Scorrazzando spensierati sull’Appia antica ci s’imbatte in uno dei più immensi suonatori di suoni etnici che la mia memoria ricordi, tale Paolo Modugno, apprezzato musicista anche in ambienti cinematografici. Proseguendo il viaggio si assaporano le melodie raminghe dei bravi e politicizzati Ratti della Sabina accerchiati dalle audaci Radici nel Cemento. Vagabondando di seguito verso l’Appennino tosco-emiliano si ascolta l’eco del sound elettro-folk, accattivante e del tutto innovativo, proposto da Fiamma, una candida voce che rivisita canti popolari (anche del nord Europa) con un piglio da far invidia al patron della Warp. Sempre da quelle parti si riuniscono i precipui B.E.V. (BonificaEmilianaVeneta) una folk band figlia della defunta Piva Dal Carner, che rimastica la tradizione con un autentico vigore rock, avvalendosi unicamente di strumenti acustici, facendo propri gli insegnamenti del mai troppo rimpianto Alan Lomax. D’assoluto valore artistico sono pure i combos del Nord Italia che cantano spesso in idiomi locali, con una resa impagabile; si va dai friulani F.L.K. ai veneziani Darmadar passando per le carezze sonore di Mara Redeghieri voce storica degli Ustmamò, fino ai rassicuranti e confortevoli Mercanti di Liquore. Dall’area piemontese provengono i divini Lou Dalfin, di filiazione occitana, affiancati dai monferrini Yo Yo Mundi scortati dalle loro sinuose caraffe di Freisa e Grignolino e dai celeberrimi Mau Mau del buon Luca Morino, prossimo con un’uscita in solitaria, maturati al vento multietnico del Po in quella sua singolare manifestazione che solo ai Murazzi è possibile incontrare. Facile immaginare come per famelici divoratori di solchi musicali, un viaggio del genere non ponga confini, ad ogni lembo di terra si trovano spunti per risuonare e riascoltare le vibrazioni dell’antico edificio della musica popolare, costruito nei secoli e restaurato con tecniche moderne che lo rendono quanto più munifico possibile. Di questo passo l’affanno non me lo toglie nessuno e vi confesso che il fiatone, per un fisico da briscola come il mio, comincia a farsi insopportabile, perciò se non volete avere sulla coscienza la vita di giovane e promettente scrittore, continuate il viaggio da soli, magari cercando conforto in una preziosa compila intitolata Ballavelocevivilento appena pubblicata dalla U.p.r./Peones (dis. Edel, www.uprfolkrock.com), un autentico bignami per ascoltatori in cerca di emozioni sorprendenti e maldestramente sopite.


informer

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re.play by iggi

•• Ol’Dirty Bastard è in procinto d’essere liberato dopo aver scontato due anni in carcere per possesso di droga. Si dichiara pronto a ritornare sulla scena musicale rap, e di avere in serbo del materiale scottante già pronto per un nuovo disco. •• I Killing Joke stanno tornando dopo otto anni d’assenza dalle scene, con un nuovo Cd che rivede parte della vecchia formazione: Jaz Coleman alla voce e tastiere, Geordie alla chitarra, Youth al basso e, udite udite, Dave Grohl alla batteria. La mitica band che ha influenzò gruppi come i Nirvana, i Metallica, i Soundgarden ed i Cult, pubblicherà il disco, dal provvisorio titolo The Death & the Resurrection show, ad inizio luglio. •• Il commento di Graham Coxon, l’ex chitarrista dei Blur, all’uscita del nuovo Cd (Think Tank) della sua ex-band, è lapidario: sono contento di non far più parte di quella band... •• Ecco le date dei Radiohead in Italia: il 7 luglio al Lazzaretto di Bergamo, l’8 luglio in piazzale Michelangelo a Firenze e l’11 luglio in Piazza Castello a Ferrara. Luoghi magici e atmosferici, adatti a Tom Yorke & Co. •• Esce in autunno il nuovo disco (il nono come solista dopo i Pixes) di Frank Black assieme ai suoi Catholics, il titolo previsto è Show me your tears. •• Quattro fans americani dei Creed pretendono il risarcimento del biglietto di un concerto della band, effettuato nel dicembre scorso. I fatti: i quattro ritengono inaccettabile l’attitudine del cantante Scott Stapp, che, secondo la loro testimonianza, era così fatto da dimenticarsi le parole delle canzoni durante l’esibizione della band. •• Sinead O’Connor ha deciso di ritirarsi dalle scene. Dopo la pubblicazione di un suo Dvd live (previsto per luglio), la schiva cantante irlandese smetterà qualsiasi attività musicale (compreso le collaborazioni con altri artisti) allo scopo di vivere finalmente una vita normale... •• Open airs in Svizzera e all’estero: il Garage Music di Castione ha in programma serate estive interessanti:il week-end del 11 e 12 luglio ci sarà un festival che vede tra i protagonisti i Sud Sound System e gli Extrema (www.garagemusic.ch). A Losanna il 21 giugno si terrà la Fête De La Musique con il meglio della scena musicale svizzera come Gnu, Papa Roja’s, Maja (Ticino rocks!), UTurn, Flying Red Fish, Brainless, Shaper, Exnova ... (www.lausanne.ch/fetedelamusique). Dal 27 al 29 giugno all’Openair San Gallo saranno di scena gli Underworld, i Queens Of The Stone Age, i PoetrySlam, i Lovebugs, e molti altri (www.openairsg.ch). Blues e jazz al Blue Balls Festival di Lucerna, programmato dal 18 al 26 luglio. Previsti i concerti di Blues Brothers Bd, Bonnie Raitt, Popa Chubby, Van Morrison, Cassandra Wilson, Herbie Hancock, Gianna Nannini (?)... (www.blueballs.ch). Da non perdere il Montreaux Jazz Festival, dal 4 al 19 luglio con (salvo modifiche di programma) Krokus, Jethro Tull, Radiohead, Morcheeba, Yes, Jamiroquai, The Pretenders, ZZ Top, Van Morrison, Simply Red, King Crimson, Tricky, Mogway, Cypress Hill, Glodfrapp, Nada Surf, Laurent Garnier, Stereophonics, Noa, LCD Soundsystem (www.montreauxjazz.com). Prenotatevi adesso per l’Eurockeennes di Belfort (Francia), dal 4 al 6 luglio. In cartellone Nostromos, Underworld, Radiohead, Massive Attack, The Roots, Zebda, Goldfrapp... (www.eurockeennes.fr).


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re.play di iggy

Falling Silence Vibrante post-metal Falling Silence Dog’s Life VideoRadio/Linea Alternativa

Dal 1995 la band ticinese Falling Silence propone il suo personale stile nato dall’amore per il metal anni ’90 e le sonorità più attuali. Un lungo cammino, determinato e disciplinato da un’innata passione, e sfociato ora in un contratto con la VideoRadio di Milano, un sodalizio consolidato con l’uscita del nuovo Cd, Dog’s life. Con una lunga chiacchierata, Maurizio Veri (bassista) ci permette di conoscere da vicino la band. So che dai vostri inizi avete avuto vari cambiamenti di formazione. Ora avete rafforzato il vostro organico con un nuovo batterista, Giuseppe Di Benedetto. Si, Pino suona con noi da circa otto mesi, si è già ben inserito. Racconta quali sono state le vostre esperienze dal vivo negli ultimi anni. Ci sono state esperienze buone come quelle cattive. Quando si va a suonare in un posto non si sa mai a cosa si va incontro. E’ spesso un’incognita. In linea di massima i nostri live sonsempre stati energici, ed ultimamente vedo che il pubblico è contento. Nei Falling Silence c’è l’importante presenza di un’ottima vocalist donna, Loredana, forse l’unica della regione che si cimenta con il genere metal. Loredana è entrata nel gruppo nella metà del ’98, e in fondo possiamo considerare il suo arrivo come il vero inizio della band. Quando è arrivata lei, e poi Seba (chitarra e voce), lì si è cominciato a creare quel qualcosa, a lavorare sui testi, a costruire... Lori ha portato un’originalità nel panorama musicale ticinese, noi abbiamo sempre puntato molto su questo. Trovo ammirevole che Loredana si proponga al pubblico basandosi essenzialmente sulla potenza della voce e non a livello d’immagine, evitando ogni atteggiamento provocante. Si, è per ciò che molti ci paragonano ai Guano Apes, anche se musicalmente trovo che ci siano delle differenze abissali! Puoi nominarci delle band svizzere e italiane che secondo voi sono degne d’attenzione? A livello svizzero ci piacciono molto i Profounded di Sursee, fanno un metal goth originale, buoni anche i vallesani Nevent. A livello locale ci sono i Naïve, e anche i Maja hanno i loro meriti. Tra gli italiani ci sono i K-Again di Milano, molto professionali, poi i My Sixth Shadow di Roma, i GF93 di Firenze, i Najra di Montecatini Terme e i Chaos Zero di Milano, tutti molto bravi... Come è avvenuto il contatto con la Videoradio? Quando è uscito il nostro disco Shadows (2002), abbiamo fatto una buona promozione in Italia. La VideoRadio ci ha scoperto su delle webzine italiane, e ci ha contattato. Loro trattano di tutto, dalla classica al rock e al jazz, ed ora cercano delle band emergenti per la loro nuova Linea Alternativa. La VideoRadio, grazie alla sua promozione e distribuzione di Dog’s Life, in Italia sta facendo molto per noi. I vostri progetti futuri? Ora stiamo promovendo il disco andando in giro per concerti. Nei progetti futuri c’è un video, e a giorni andremo in studio con il fonico Nello Sofia per incidere dei pezzi nuovi. Come vi si può contattare? Per date concerti, contatti ed informazioni fate un salto su www.fallingsilence.ch e www.videoradio.com.

Quindici pugni nello stomaco che colpiscono a fondo, senza risparmiare nessuno. Detto così Dog’s life sembrerebbe un disco terribile. Invece no: quest’album, l’ultimo nato in casa Falling Silence, attesta l’equilibrio della scrittura musicale del gruppo, ora stabilizzatasi in un sound omogeneo e caratteristico, pesante ma non appesantente. Tanto metal, sia nu sia old school, inserito in feroci visioni disegnate dalla chitarra sferzante e dialogante, dal basso terreno ed infuocato, dalla batteria possente e vibrante; e su tutti dalla vivace voce di Loredana, cioè sciabolate vocali che si fondono armoniosamente nella potenza (che oserei definire virile) della band. Un ottimo risultato anche a livello tecnico: la buona registrazione dei quindici brani di Dog’s Life è stata effettuata presso lo XStudio di Stefano Parodi. Ascoltare per esempio la title track che avvia l’album, dove i Nostri si presentano fin dall’inizio con le armi affilatissime. Oppure Lost Animals e The Back Of The Medal, pezzi che giocano sulla dinamica posthardcore con un’aggressiva Loredana opposta alla potente voce di Seba. Il corposo brano Special Thanks To The Shit, è il pezzo più immediato, più diretto - il mio preferito. In Nelle Mie Note (Tutta La Mia Rabbia) troviamo coinvolgenti ritmi tribali ed un testo in italiano (Senti ancora il profumo delle cose? Vedi ancora i colori della vita? Dimmi, ne assapori ancora ogni respiro?). Intensa la combattente Trapalleiros Foradjidos, dove l’irrequieta voce di Loredana si rivela (in spagnolo) in un originale semi-rap sostenuto con perizia dalla costante carica trainante della band. Tutto il disco rivela che i Falling Silence sono maturati, hanno affinato il loro carattere restando fedeli al loro post-metal. Complimenti, a buon rendere! Dog's Life è disponibile in tutti in negozi specializzati, e presso www.cede.ch, www.vitaminc.it, www.mtv.it


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localcorner

Two Flowers che sbocciano Molti le avranno già viste cantare come coriste presso la trasmissione RTSI Compagnia Bella: sono Giosia Berri e Milena Zimmermann, entrambe allieve dell’Accademia Ticinese di Musica Moderna, che ora si presentano sotto il nome Two Flowers. Freschezza, luminosità ed armonia: ecco le peculiarità che animano le due brave cantanti spingendole ad esibirsi sempre più frequentemente in coppia. Intanto sono riuscite a realizzare un sogno nel cassetto, con la collaborazione di Nino Mauro (presso lo Studio 21) che si è rivelato l’elemento indispensabile per curare tutti gli aspetti tecnicomusicali delle ragazze. Il frutto di questo connubio si è materializzato con Still Young, il loro primo singolo che in poche settimane ha ri-

scosso un notevole successo sulle maggiori frequenze radiofoniche ticinesi. Un brano accattivante, allegro ed orecchiabile, dotato di una spigliata verve interpretativa. Still Young si può scaricare gratuitamente dal sito www.studio21.ch. Le Two Flowers stanno ora preparando un nuovo mini cd, contenente cinque brani inediti, che presumibilmente vedrà la luce in autunno.

Per sentire le Two Flowers dal vivo non perdete l’importante appuntamento a Palco ai Giovani durante la serata di sabato 21 giugno. Informazioni su: www.twoflowers.ch

KOMAtmosfere Jiddy (chitarra e cori) e Fabio (batteria e percussioni) sono il nucleo fondatore dei luganesi Koma, ed hanno un lungo e laborioso passato musicale, con all’attivo più di cinquanta concerti ed un cd realizzato nel 2000. Alla ricerca di un sound più evoluto ed aggressivo, si sono visti costretti ad un cambio di line-up, cosicché nell’ottobre 2002 hanno preso ufficialmente a far parte del gruppo il cantante Andy ed i bassista Atreiu. Trovatisi subito in perfetta sintonia musicale e con le idee ben in chiaro, i Koma hanno dedicato anima e corpo alla preparazione di questo nuovo progetto musicale, basato sulle più attuali sonorità metal. La band ha realizzato dei brani più perfezionati, donandogli un valore sonoro d’accresciuto impatto, miscelando riffs duri con quelli melodici, che intercalano atmosfere di rabbia ad atmosfere di dolo-

re. Dal loro nuovo repertorio i Koma hanno selezionato quattro brani, tra cui Happy Burning, un pezzo che sarà compreso nel prossimo lavoro discografico in uscita a settembre, anche in versione video. Nell’attesa dell’uscita del loro nuovo Cd, vi segnaliamo i loro appuntamenti live 13 giugno Palabasket - Bellinzona 20 giugno Palco ai Giovani - Lugano 19 luglio Open air - Gorduno Per info: www.ticino.com/usr/koma koma_6@hotmail.com

Devil Skins, questione di stile Radio Zombie Rock è il titolo dell’ultimo Cd dei paladini insubrici del punk oi!, i Devil Skins. Uscito ad inizio anno per la Oi!Strike di Roma, il dischetto dei Devil Skins propone dodici fulminanti brani nel loro consueto stile rabbioso, e come il testo del brano Fase8 dice: La musica rimbomba, non la si può fermare/ E’ un’arma micidiale, può far molto male./ Il sangue nelle vene scorre sempre più forte/ Attimi di vita descritti dalle note... Le canzoni dei Devil Skins sono istantanee dove la confusione e l’incertezza del futuro sono onnipresenti, anche se un barlume di speranza c’è sempre, veicolato da un’arma infallibile: il punk-rock’n’roll. I Devil Skins sono una band di skinheads, ma assolutamente da non confondere con quelli politicizzati. Già dal primo brano, Lo Stile Della Strada, è chiara la loro posizione in merito: Duro, grezzo, ma pulito/ E’ il mio stile preferito/ Né politica né moda/ E’ lo stile della

strada. Compatti e puri, ed in onore della musica ska, reggae, nothern soul e punk, i Devil Skins si presenteranno il 13 giugno in concerto presso il Garage Music di Castione, in compagnia di un’allegra e pimpante brigata: i comaschi Succo Marcio, i mitici capiscuola Klasse Kriminale e gli acclamati Porno Riviste. Per gli amanti del punk-rock è una serata da non perdere! Per info scrivere a: rnrsottolebombe@hotmail.com Makako Live 13 giugno Garage Music - Castione con Devil Skins Succo Marcio Klasse Kriminale Porno Riviste


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re.play

12-14 giugno

FESTATE 2003 13° Festival di musiche e culture del mondo Piazza del Municipio - Chiasso

Al ritmo di samba e bossanova torna in piazza Festate, il festival di culture e musiche del mondo organizzato dal Comune di Chiasso con il sostegno di numerosi sponsor, tra cui la Direzione dello sviluppo e della cooperazione DSC. La tredicesima edizione del festival, che si conferma una delle manifestazioni multietniche più interessanti e seguite nella Svizzera Italiana e nella regione insubrica, aprirà giovedì 12 giugno, facendo risuonare Chiasso e la vicina Italia delle note suadenti e dei ritmi travolgenti del Brasile (ma non solo) per ben tre giorni. Festate è l’occasione ideale per conoscere e riscoprire gli antichi suoni e le nuove tendenze di una tradizione musicale che ha saputo inglobare le influenze provenienti da culture diverse e lontane tra loro: gli indiani autoctoni con i loro flauti di legno, i portoghesi conquistatori suonatori di viola, e gli africani schiavizzati con i loro eccitanti ritmi proibiti del candomblé. Per quale ragione gli organizzatori di Festate hanno scelto il Brasile come tema di quest’anno? Perché è un paese marcatamente musicale, che s’esprime con le note ed i ritmi della musica classica, del samba, della bossanova, del forrò e della musica internazionale dei cantautori “tropicalisti” che miscelano gli stili nazionali con il rock e la musica latinoamericana; ma anche perché il Brasile è un paese che sta vivendo una nuova ed interessante situazione storico-politica. In parallelo al festival, sarà allestita al Conservatorio di Como (da mercoledì 11 giugno a sabato 5 luglio) la mostra I suoni dell’Africa, che prevede l’esposizione di 115 strumenti provenienti dalle regioni subsahariane (Africa nera) e del Maghreb (Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Egitto). Inoltre, sabato 14 giugno, in Piazza del Municipio a Chiasso (dalle 16.30), sarà rappresentata la pièce teatrale La Parata di Sua Maestà Nera, con la compagnia I Servi di Scena del Teatro La Madrugada di Milano. Trattasi una rappresentazione teatral-musicale che immergerà il pubblico in un mondo colorato e pulsante, dedicato ad alcuni momenti importanti della storia di Haiti.

Dopo aver ospitato artisti come Mory Kante, Negresses Vertes, Rachid Taha, Zebda, Femi Kuti e Goran Bregovic, Festate porterà anche quest’anno, in piazza a Chiasso, alcuni tra i protagonisti della scena musicale internazionale, e come di consueto accosterà alle mitiche personalità della world music delle autentiche scoperte, scegliendo tra il meglio che il panorama musicale può offrire. Giovedì 12 giugno il cantautore definito come la quintessenza della nuova musica brasiliana, Vinicius Cantuaria, sarà il protagonista della prima serata, l’ormai tradizionale concerto in anteprima che da qualche anno si tiene al Cinema Teatro di Chiasso. Ascoltare il Re della nova bossa sarà un ottimo aperitivo a quello che si scatenerà in piazza nei tre giorni seguenti. Nel vivo del festival si entrerà venerdì 13 giugno. Sul palco in piazza del Municipio si alterneranno gruppi molto differenti tra loro sia come sound che come provenienza geografica: la grande e coinvolgente Orchestra Baobab (Senegal), i Capercaillie di Karen Matheson, la più raffinata cantante gaelica vivente (Scozia), ed i messicani Los de Abajo, alfieri di combattenti ritmi latini ma anche raï e reggae. Sabato 14 giugno il festival si tingerà di verde e giallo, i colori del brasile: ad esibirsi ci saranno due interessanti ed originali realtà musicali brasiliane, le Egrégoras, quattordici giovani percussioniste di Bahia che spargeranno con generosità energia, ritmo e sensualità, ed i Mundo Livre di Recife, che proporranno la loro esplosiva miscela di samba, punk ed hip-hop. Oltre a loro suoneranno i cantori curdi Çar Newa e gli spagnoli Ojos de Brujo dal sound urban-tango. Il programma di Festate assicura qualità, divertimento ed allegria, il tutto incorniciato dal mercatino Oasi che comprenderà bancarelle e stand d’associazioni umanitarie, di specialità gastronomiche e di manufatti artigianali etnici. Per informazioni: cultura@chiasso.ch tel. +41/+91/6950914 www.festate.ch

PROGRAMMA 12 giugno Cinema Teatro - Chiasso dalle 20.30 live con VINICIUS CANTUÁRIA (Brasile)

Vinicius Cantuaria

13 giugno Piazza del Municipio - Chiasso dalle 20.30 live con ORCHESTRA BAOBAB (Senegal) CAPERCAILLIE (Scozia) LOS DE ABAJO (Messico)

Orchestra Baobab

14 giugno Piazza del Municipio - Chiasso dalle 16.30 La Parata di Sua Maestà Nera Spettacolo con I Servi di Scena (Teatro La Madrugada - Milano)

+ dalle 20.30 live con ÇAR NEWA (Turchia) OJOS DE BRUJO (Spagna) EGRÉGORAS (Brasile) MUNDO LIVRE S/A (Brasile)

Los de Abajo


openair

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Ventinove giovani band della regione si sono esibite in occasione delle selezioni per Palco ai Giovani 2003. Nel corso di cinque serate hanno sfoderato le loro armi musicali di fronte ad una giuria d’esperti del settore, la quale ha selezionato quattordici gruppi che suoneranno in Piazza Manzoni a Lugano dal 19 al 21 giugno.

19-21 giugno Piazza Manzoni - Lugano Giovedì 19 giugno FILARMONICA DI PEPE NERO STONE RIVER MISS NOVEMBRE INFINITY AKKA MICRO Guest: SUNTRIBE Venerdì 20 giugno CLM ZERO IN ON KOMA MORBUS GRAVIS VAD VUC Guest: LA CRUS Sabato 21 giugno HONKY TONKY’S SOUL LINE TWO FLOWERS NEUROCKERS ANIMO Guest: MEGANOIDI

Durante le selezioni sono stati proposti i più svariati generi musicali, passando dal rock all’hip hop, dal punk al trash metal, dal pop al folk-reggae. I gruppi hanno presentato brani originali, scritti e composti da loro stessi. Inoltre, si sono contraddistinti alcuni ottimi musicisti, grazie alle capacità tecniche davvero interessanti, raffinate e mature, nonostante la giovane età. A testimonianza della fiorente produttività della scena musicale ticinese, anche quest’anno vi sono state, oltre alle formazioni presenti da anni sul panorama artistico ticinese, delle band nate di recente, che hanno colto l’occasione di partecipare alle selezioni per esibirsi per la prima volta davanti ad un pubblico. Palco ai Giovani è gestito dal Settore Attività Giovanili del Dicastero Giovani Formazione Tempo Libero della Città di Lugano, ed è alla sua decima edizione. Si svolgerà il 19-20-21 giugno, quest’anno in piazza Manzoni, la piazza adiacente alla piazza della Riforma a Lugano. Durante la tre giorni, sul grande palco della manifestazione s’alterneranno le quindici band che hanno superato le selezioni, ed a conclusione d’ogni serata sarà la volta di una band ospite. Il pubblico presente in piazza potrà votare, tramite delle cedole reperibili sul luogo, il gruppo (escluso gli ospiti) che meglio si distinguerà tra gli altri. La band vincente otterrà un premio che sarà svelato solo all’ultimo momento, nonché sarà invitata a partecipare all’edizione dell’anno prossimo come spalla all’ospite principale di sabato (quest’anno è la volta degli Animo, la band vincente dell’anno scorso). Le band locali che suoneranno in piazza avranno la possibilità d’esibirsi di fronte ad un folto ed esigente pubblico. Un’occasione unica per la realtà musicale ticinese, che ha in Palco ai Giovani il trampolino di lancio ideale per un futuro musicale pieno di concerti e soddisfazioni.

La piazza a tutti i giovani, dunque, per festeggiare i dieci anni di questa grande festa e per inaugurare l’estate. Anche re.set avrà l’onore di partecipare: vi invitiamo tutti al nostro stand situato vicino al palco, dove vi aspettano sorprese e curiosità.

Giovedì 19 giugno a fine serata il pubblico di Palco ai Giovani potrà assistere al concerto dei Suntribe, una band italo-svizzera che sta ottenendo un buon successo, fin dall’uscita dell’album Play On (Bluerecords) uscito verso la fine dell’anno scorso. Il sound dei Suntribe parte dal funk, dal reggae e dalla drum’n’bass, sviluppando sonorità dai canoni nuovi ed affascinanti, rimanendo tuttavia sempre ancorato al rhythm&blues, al funky-soul e alle più innovative tendenze della dance.

Venerdì sera (20 giugno) si darà spazio ad atmosfere più profonde, con la poesia impressionista dei La Crus. La band milanese racchiude un mondo giocato sugli opposti, sulla ricerca musicale, sulle emozioni, e sulle radici della musica tradizionale italiana. Dopo anni di propensione all’ascetismo ed all’introversione, con il nuovo Cd Ogni cosa che vedo (Warner Music, 2003) i La Crus hanno di nuovo confermato la loro classe, permeata di lirismo, bellezza, leggerezza, fluidità, armonia, ma hanno aggiunto alla consueta formula nuove ritmiche e movimenti, dichiarando un’apertura vibrante e solare, verso il mondo. Sarà una sorpresa, quindi, il concerto che i La Crus terranno in Piazza Manzoni, un’esperienza certamente inedita per i fan e gli spettatori presenti.

Palco ai Giovani si concluderà sabato 21 giugno all’insegna della festa che i frizzanti Meganoidi sapranno skatenare. Come avrete capito si tratta di una ska-band, anzi, La Skaband d’Italia, la più grintosa e coinvolgente che ci sia sulla penisola. Il loro disco autoprodotto Into the darkness, into the moda (2001), ha venduto più di cinquantamila copie... un piccolo miracolo italiano! Ogni concerto di questa band è una gran festa, i cui effetti speciali sono la trascinante ironia ed un’irrefrenabile energia. Energia tradottasi in un nuovo stile rock nel disco in uscita, Outside The Loop, Stupendo Sensation (Alternative Produzioni), dal quale i travolgenti Meganoidi trarranno alcuni brani in anteprima per il pubblico di Lugano. Un concerto che farà sfrenare tutti quanti!


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re.play

PROGRAMMA 17 giugno Gordevio - Ristorante Uno Più TOMAMICHEL & FRIENDS 18 giugno Maggia - piazza BLUE STEAM SANDRA HALL 24 giugno Avegno Antico - Grotto Mai Morire OLYMPIA RAGTIME BAND

Previsto dal 17 giugno a Gordevio fino al 6 agosto 2003 ad Avegno, il Vallemaggia Magic Blues si rafforza considerevolmente ed in modo qualificante, grazie all’impegno di Vallemaggia Turismo, in collaborazione con l’Anrigmusicproductions. In programma 16 serate con 24 concerti d’indubbio valore artistico. Il Vallemaggia Magic Blues porta la musica blues nelle piazze, a diretto contatto con il pubblico. La qualità della scelta musicale permetterà alla manifestazione di sviluppare lo spirito magico venutosi a creare durante l’edizione dell’anno scorso. Novità di quest’anno è la partecipazione all’evento dei ristoranti e dei grotti della zona che daranno spazio ai martedì musicali, serate anticipatrici a quelle previste nelle piazze. Il Vallemaggia Magic Blues quest’anno darà spazio, oltre a grandi artisti (Erik Sardinas su tutti, e poi Bruce “Sunpie” Barnes, Sandra Hall, John Mooney e John Cambelljohn), anche a quelli che per un motivo o per l’altro non sono ancora entrati nel gran circuito dell’industria discografica, come pure ai nuovi talenti emergenti, promovendo nel contempo gli stili come il rhythm and blues, il soul, lo zydeco, il ragtime, il funk, l’eletric-blues e altri ancora, tutti direttamente correlati alla matrice del blues più autentico, più magico. Per ulteriori informazioni: www.magicblues.ch

Il guitar-hero Eric Sardinas è in grado di rompere ogni regola, pur avendo sempre il massimo rispetto della tradizione. Ogni suo concerto è una miscela esplosiva fatta di blues, rock, sentimento, pathos, sudore ed energia, Nato nel 1970 nel sud degli Stati Uniti, Sardinas è oggi un artista affermato, anche se ancora poco conosciuto dalle nostre parti. Sicuramente molti, dopo il suo passaggio, si ricorderanno di lui. Questo chitarrista dalla tecnica sopraffina suona esclusivamente una dobro elettrificata e customizzata … assolutamente da sentire il 16 luglio in piazza a Cevio.

Il bravo chitarrista canadese John Campbelljohn ha vinto vari premi musicali per la sua dirompente energia blues. Dotato di una tecnica raffinata, passa con grande naturalezza dal suono infuocato della chitarra elettrica ai suoni morbidi dell’acustica e della dobro, con le quali ricama pezzi di grande valenza inerpretativa. John Campbelljohn riesce a trasmettere grandi emozioni, accompagnando il pubblico in un vero e proprio viaggio filologico nella storia del blues. S’esibirà con la sua band in piazza a Giumaglio il 30 luglio.

25 giugno Moghegno OLYMPIA RAGTIME BAND BRUCE “SUNPIE” BARNES 1 luglio Foroglio - Ristorante La Froda CASTELLI BLUES BAND 2 luglio Bignasco - piazza CASTELLI BLUES BAND JOHN MOONEY 8 luglio Bignasco - Ristorante Turisti ANGELO “LEADBELLY” ROSSI 9 luglio Prato Sornico - piazza ANGELO “LEADBELLY” ROSSI ROY ROBERTS BAND 15 luglio Fontana - Grott di Baloi JOE VALERIANO BAND 16 luglio Cevio - piazza JOE VALERIANO BAND ERIC SARDINAS 22 luglio Riveo - Ristorante Soladino TUFF ENUFF 23 luglio Bosco Gurin - piazza TUFF ENUFF ANDERS OSBORNE BAND 29 luglio Coglio - Grotto Lafranchi SCHININA BLUES BAND

Sandra Hall rappresenta una delle voci più autorevoli del blues contemporaneo, una vera forza della natura, strettamente legata ai modelli espressivi sia del più ruspante soul meridionale, sia del blues elettrico di Chicago.Grintosa, trascinante, coinvolgente, Sandra Hall esalterà le proprie doti vocali e la sua presenza scenica affidandosi, nel concerto del 18 giugno a Maggia, al r’n’b dirompente della Gnola Blues Band.

CONCORSO

Gli organizzatori del Vallemaggia Magic Blues mettono a disposizione 20 biglietti d’entrata alle serate proposte, che saranno inviati ai primi venti lettori di re.set che inoltreranno un e-mail all’indirizzo <redazione@resetmagazine.ch>, con indicati il proprio indirizzo completo e la parola d’ordine Magic Blues.

30 luglio Giumaglio - piazza SCHININA BLUES BAND THE JOHN CAMPBELLJOHN TRIO 5 agosto Brontallo - Osteria Brontallo MANDOLIN’ BROTHERS 6 agosto Avegno - piazza MANDOLIN’ BROTHERS RUDY ROTTA BAND


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openair Piazza Blues 2003 26-28 giugno 26 giugno Piazza Governo - Bellinzona Doug Mac Leod The Clarence Spady Band Mississippi Heat Lucky Peterson 27 giugno Piazza Governo - Bellinzona David Edwards & Michael Frank Otis Taylor Big Jack Johnson & The Oilers Alvin Hart & Job Cain Johnny Winter Grotto Pasinetti - Gorduno After Hour live con J.C Harpo in Hot Woods & Guest Sabato 28 giugno Piazza Governo - Bellinzona Guy Davis Kenny Neal Band & Billy Branch Willy De Ville Solomon Burke & The Royal Band Grotto Pasinetti - Gorduno After Hour live con Max Dega by Mid Night Train & Guest

Piazza Governo - Bellinzona

Torna il consueto appuntamento con il grande blues in Piazza Governo a Bellinzona, cioè la nota kermesse musicale denominata appropriatamente Piazza Blues. Dal 26 al 28 giugno, la città dei castelli si animerà delle note esaltanti di vari artisti di alto calibro musicale. Blues, rock, r’n’b, soul ... quest’anno si soddisfano tutti i gusti! Giovedì 26 si parte dalle 20.30 con il blues più tradizionale ed acustico, iniziando dal valente chitarrista Doug McLeod, proseguendo poi la serata con i concerti di quotate band come The Clarence Spady Band ed i Mississippi Heat, per concludere infine con uno dei più quotati black blues guitar hero degli ultimi vent’anni, Lucky Peterson. Venerdì 27 si continua il festival con il promettente acustic live di David Edwards, che precede quello del poliedrico cantante, chitarrista e banjoista Otis Taylor. Seguirà poi la trascinante band Big Jack Johnson & The Oilers; entusiasmante sarà il concerto blues-rock di Alvin Hart & Job Cain, meritevoli precursori alla star della serata, il mitico ed inossidabile chitarrista Johnny Winter. Sabato 28 è la volta di Guy Davis, poi ci sarà l’elettrizzante live della Kenny Neal Band con Billy Branch. Attesissimo anche il concerto di Willy DeVille, un veterano della scena soul-blues, ma anche rock e pop. Il clou della serata è lo show del grande soulman Solomon Burke, in compagnia della sua Royal Band. Un artista fantasioso ed inarrestabile, che porterà al delirio la gente presente in piazza del Governo, per un finale travolgente ed indimenticabile, come di tradizione a Piazza Blues, il festival dell’allegria e del piacere per la musica che scaturisce dal cuore e dall’anima... Per informazioni: www.piazzablues.ch

Il sessantenne Johhny Winter è considerato uno dei più rappresentativi ed incisivi chitarristi bianchi della musica blues degli anni ’70 e ’80.

Lucky Peterson è un mirabolante virtuoso della chitarra e dell’organo, ed ha avuto tra i suoi maestri Willie Dixon, Muddy Waters e Junior Wells.

Il poderoso e carismatico Salomon Burke ha un soprannome, The King Of Rock’n’Soul: una garanzia per i gusti più giovani...

Musica Oltre 2003 12-14 giugno Giovedì 12 giugno Anteprima Musica Oltre Garage Music - Castione Live con Air Borne Bar Temus - Agno Dj set con il MIKO Venerdì 13 giugno Piazza Grande – Locarno Dalle 20.00 RUST SUPLITIO EXPERIENCE ANIMO STREAPSEARCH Sabato 14 giugno Piazza Grande - Locarno Party per il decennale ATMM (ore 16.00) Dalle 20.00 MISTICA RELOAD Premiazione concorso THE RAINMAKERS HARDDISKAUNT

Piazza Grande - Locarno

Il festival open air Musica Oltre, giunto alla sua ottava edizione, intende offrire a giovani gruppi la possibilità di esibirsi dal vivo in una tra le più belle piazze del Canton Ticino, Piazza Grande a Locarno, con un impianto audio e luci a livello professionale. Dalle selezioni di quest’anno (che si sono svolte presso il garage Music di Castione) sono stati scelti sei gruppi locali, che si cimenteranno durante le serate del 12 e del 14 giugno nel concorso finale in piazza. Due le categorie presenti: cover band e band con brani originali. La giuria di esperti composta da Mauro Fiero, Andrea Bregonzio, Kiko Berta, Emilio Pozzi e Matteo Piazza, ha selezionato per le cover band i Reload, gli Streapsearch ed i Sultipio Experience, mentre per le band con brani originali i Mistica, gli Animo ed i Rust. A conclusione del concorso suoneranno come ospiti finali il gruppo The Rainmakers, rock cover band di sette elementi, e gli Harddiskaunt, i profeti insubrici dei ritmi in levare. Il festival Musica Oltre sarà presentato da Sergio Savoia e trasmesso in diretta radiofonica dall’emittente Radio Fiume Ticino. Le associazioni promotrici del progetto, Atelier Suono e l’Accademia Ticinese di Musica Moderna (ATMM), sotto il motto “tutti in Piazza” vogliono proporre una due giorni all’insegna della buona musica, nel tipico ambiente allegro che caratterizzano gli open air. L’entrata al festival (che si svolgerà con qualsiasi condizione di tempo) è libera, mentre per ottenere ulteriori informazioni basta consultare il sito www.musicaoltre.ch

Gli Harddiskaunt presenteranno a Musica Oltre il loro nuovo Cd dal promettente titolo Ed è subito party!


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agenda giugno

re.play

06 venerdì

13 venerdì

Livingroom - Lugano Dj set MondoFunk con RICO (e-funk, latin step e two step)

Piazza del Municipio - Chiasso Festate 2003 - 2° serata (vd. pag. 36)

La Fabbrica -Losone Live con ROBERTO MAZZANTI (piano solo jazz) + Interactive art di ANDREAS GYSIN + SIDI VANETTI

Piazza Grande - Locarno Musica Oltre 2003 - 1° serata (vd. pag. 39)

Garage Music - Castione Live con ACHTUNG BABIES (U2 Tribute)

07 sabato La Fabbrica - Losone Live con ANDY APPIGNANI TRIO (jazz standards) Garage Music - Castione Live con ESPERANDO (Santana Tribute)

08 domenica Livingroom - Lugano Dj set con IGSMAN (trip hop, elettronica e big beat) Garage Music - Castione Live con IMPACTO LATINO (salsa, cumbia e merengue)

12 giovedì Piazza del Municipio - Chiasso Festate 2003 - 1° serata (vd. pag. 36) Livingroom - Lugano Live con FUNKY FUCHI (ambient experimental groove) segue Dj set con ROLLZ (electrofunk e worldbeat) Garage Music - Castione Anteprima Musicaoltre 2003 (vd. pag. 39) Live con AIR BORN e PERNICE (rock e punk)

Livingroom - Lugano Dj set Maffia Sound Sistem con ROCC@ (groove d’n’b) Intro Dj set con ROLLZ Garage Music - Castione Makako Live Punk live con PORNO RIVISTE, SUCCO MARCIO, KLASSE KRIMI NALE, DEVIL SKINS

14 sabato Piazza del Municipio - Chiasso Festate 2003 - 3° serata (vd. pag. 36) Piazza Grande - Locarno Musica Oltre 2003 - 2° serata (vd. pag. 39) Living Room - Lugano Dj set Hot Freezer con JAMF (rock, funk e lounge) Garage Music - Castione Live con AIDA COOPER & THE NIGHT LIFE BLUES BD (blues)

19 giovedì Piazza Manzoni - Lugano Palco ai Giovani 2003 - 1° serata (vd. pag. 37)

20 venerdì Piazza Manzoni - Lugano Palco ai Giovani 2003 - 2° serata (vd. pag. 37) Piazza del Convento Monte Carasso Open Air Montecarasso 2003 Live con NECTARIS, VIC VERGEAT BD, MORE EXPERENCE e STEPPING OUT (rock e blues ’70-‘90) Living Room - Lugano Dj set con DUSTMAN JAZZ v/s ZATATECH (electrojazz, big beat, acid e tribal groove) + short techouse live act by DMJ La Fabbrica - Losone Live con KOSOVNI ODPADKI (Italia-Slovenia e world muzak) Garage Music - Castione Dopofestival Open Air Montecarasso Live con TOO MUCH BLUES

25 mercoledì Galleria Benedettini Bellinzona Piazza Blues - Aperitivo Blues (vd. pag. 39) Piazza - Moghegno Vallemaggia Magic Blues (vd. pag. 38)

26 giovedì Piazza Governo - Bellinzona Piazza Blues 2003 - 2° serata (vd. pag. 39) Garage Music - Castione Demons Night Blackmetal live con CASKET GARDEN, HEAVY DEMONS, KULT, MEOTHUS

27 venerdì Piazza Governo - Bellinzona Piazza Blues 2003 - 2° serata (vd. pag. 39) Livingroom - Lugano Dj set con ALEXIO (techouse, break beat e d‚n‚b) Garage Music - Castione Good Morning Blues Live con MAMA’S PIT (inizio ore 2:00)

21 sabato 17 martedì Gordevio - Ristorante Uno Più Vallemaggia Magic Blues (vd. pag. 38)

18 mercoledì Piazza - Maggia Vallemaggia Magic Blues (vd. pag. 38) Livingroom - Lugano Dj set World & Electronic fusion con ROLLZ (afrobeats, big beat e indian vibes) Garage Music - Castione Live con GEM BOY (rock demenziale) Piazza del Convento Monte Carasso Open Air Montecarasso 2003 Live con DESAMPER BIG BAND e VAD VUC (funky e spunkyfolk)

Piazza Manzoni - Lugano Palco ai Giovani 2003 - 3° serata (vd. pag. 37) Piazza del Convento Monte Carasso Open Air Montecarasso 2003 Live con EXS, LUPUS IN FABULA, EUGENIO FINARDI E CUSTODIE CAUTELARI (rock, blues e pop) Living Room - Lugano Dj set Rock’n’beat con RINO (rock’n’roll e big beat) Garage Music - Castione Dopofestival Open Air Montecarasso Live con QUADROPHENIA (Who Tribute)

24 martedì Grotto Mai Morire Avegno Antico Vallemaggia Magic Blues (vd. pag. 38)

28 sabato Piazza Governo - Bellinzona Piazza Blues 2003 - 3° serata (vd. pag. 39) Livingroom - Lugano Cubase.it Party 4.0 Live con TABLE (electronica, ambient) & TETRA-PAK SYMPHONIE (electronica) Dj set Kisstrasparenz con VARVEZ + live bass MARCEL T (house ed electrofunk)

Garage Music - Castione Good Morning Blues Live con PHILIPP FANKHAUSER BLUES BD. (inizio ore 2:00)


cinema

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re.vision di eric bouzigon

Cannes un festival sottotono Si è svolta dal 14 al 25 maggio la 56° edizione del Festival del Film di Cannes, la più grande manifestazione del mondo in ambito cinematografico. Il festival più famoso, ma anche il più inaccessibile (è impossibile accedere alle proiezioni senza essere regolarmente accreditati dal Festival), ha proposto anche quest’anno una gran quantità di film, anche se la qualità non è stata sempre presente. Tra tutte le sezioni la più importante è naturalmente la competizione internazionale. La parte del leone l’hanno fatta quest’anno i film francesi, presenti con ben cinque film su ventidue, seguiti dai film statunitensi con tre presenze, e poi via via tutti gli altri. Da notare in questa competizione anche la presenza di un po’ di Svizzera: il film francese Ce jour-là del franco-cileno Raoul Ruiz è una coproduzione franco-svizzera ed è stato girato in Romandia. Il presidente della giuria di quest’anno è stato il regista francese Patrice Chéreau, già presente diverse volte a Cannes con i suoi film e premiato con l’Orso d’oro a Berlino nel 2001 per Intimancy. La competizione, come detto, non è stata straordinaria e, a parte qualche film, non ha esaltato più di quel tanto critici e pubblico. La Palma d’oro ed il premio della messa in scena sono andate ad Elephant di Gus van Sant, regista che ha presentato l’anno scorso a Locarno un altro film riuscitissimo, Gerry. Ispirato dal celebre fatto di sangue accaduto nel liceo americano di Columbine, dove due studenti armati hanno ucciso decine di loro compagni di scuola, il film racconta le ultime ore prima della sparatoria di diversi personaggi legati a questa tragica vicenda. Il film, girato con raro rigore stilistico - quasi bressoniano - moltiplica flashback, piani e soprattutto piste narrative. Molte scene sono mostrate diverse volte ma sotto angoli diversi, e questo fino all’ineluttabile sparatoria eseguita con una freddezza che lascia senza parole. Ricchissimo di spunti, Elephant è indubbiamente un film riuscitissimo sotto tutti i punti di vista che, a differenza del lavoro precedente di Van Sant - non distribuito in Europa - sarà visibile tra qualche mese anche sui nostri schermi.

Il film più atteso di tutti è stato però senza dubbio Dogville di Lars von Trier (già Palma d’oro con Dancer in the dark) interpretato da una moltitudine di grandissimi attori tra i quali Nicole Kidman, Lauren Bacall, Ben Gazzara e Chloë Sevigny, quest’ultima pure presente in un altro film in competizione. Della durata di quasi tre ore, ha esaltato buona parte della stampa internazionale, che lo ha designato immediatamente come miglior film della selezione. La storia narra di una donna (Nicole Kidman) che, in fuga da alcuni gangsters, si rifugia a Dogville; gli abitanti, in cambio del silenzio, esigono però qualcosa. Film più furbetto che geniale, Lars von Trier dimostra ancora una volta che il suo talento, comunque notevole, sta più nell’audacia dei suoi progetti che nel proporre forme e contenuti. Celebre venditore d’aria fritta, il regista danese questa volta ci mostra un po’ di teatro filmato, inserisce un po’ di Brecht e vuole farci credere di aver inventato qualcosa... ma questo è ancora cinema? Il film scandalo di questa edizione è stato però un altro. The Brown Bunny di Vincent Gallo, interpretato dallo stesso regista, che ne ha curato anche la fotografia e il montaggio, e da Chlöe Sevigny. Narra la vicenda di un uomo logorato da un dramma personale che vaga per gli Stati Uniti. Fischiato e detestato da molti giornalisti durante la visione per la stampa, sbeffeggiato ma anche abbondantemente applaudito (con tanto di standing ovation) durante la sua visione serale, questo western moderno dimostra ancora una volta il talento narrativo e visivo di questa fortissima personalità che è Vincent Gallo. Film presuntuoso ma anche umile, grezzo ma anche poetico, banale ma indimenticabile, il regista riesce a parlare del lutto e della sofferenza con un coraggio ed un’intimità che forse non sono stati capiti. E’ da notare il fatto che la coraggiosissima attrice del film ha sostituito durante le riprese Wynona Ryder, licenziata dal regista, e che le musiche sono state composte ed eseguite da John Frusciante, chitarrista dei Red Hot Chili Peppers. Gli altri premi sono andati al film turco Usak di Nuri Bige Ceylan (Grand Prix, attore maschile), al film canadese Les invasions barbares di Denys Arcand (miglior attrice, sceneggiatura) e all’iraniano Five in the afternoon di Samira Makhmalbaf (giuria). Per concludere, si potrebbe dire che ha vinto il miglior film, anche se la competizione internazionale è stata tutto salvo che esaltante.


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cinema

re.vision di squalo

Con un fàlafel in mano Se c’è una cosa della quale sono grato al Cinema è di avermi aperto la mente. (Ok, non è gran cosa… se si comincia con le battutacce tanto vale che la smetta di scrivere...). Il Cinema mi ha permesso di scoprire, di conoscere, alle volte perfino di capire popoli, culture, tradizioni, abitudini lontanissime dalle mie origini. Degli americani ormai so praticamente tutto: che trovi posteggio ogni volta che ne hai bisogno, che basta prendere un ragazzino brufoloso per devastare qualsiasi sicurezza elettronica, che, in caso di un ordigno esplosivo, il cavo da staccare è sempre quello rosso, che basta stare dalla parte dei buoni per vincere e che tutti i loro numeri di telefono contengono il numero 555. La magia del Cinema però mi ha permesso di scoprire dell’altro. Lo so, è difficile sgranocchiare popcorn guardandosi una pellicola indiana (il mais cambia inevitabilmente di sapore: è congenito!) ma mi permette di scoprire usi e costumi d’altri luoghi. Guardando bene le cose il maggior numero di pellicole sfornate nel mondo non arriva dagli Stati Uniti: è ormai risaputo che i maggiori adepti dei fratelli Lumières sono siti in quel luogo magico chiamato Bollywood. Non sono sicuro che esista fisicamente come luogo, se sia rintracciabile sulle carte geografiche: credo sia una convenzione per identificare la fabbrica cinematografica indiana che annualmente realizza un infinito numero di pellicole (…e se di convenzione si tratta allora ne fa parte anche un pezzettino di Svizzera, visto che molte troupe vengono sulle Alpi per riprendere quello che per l’indiano medio è l’identificazione del concetto di “Paradisiaca Montagna” per antonomasia). Certo, dei loro film (fortunatamente) ne arriva solo un’infinitesima parte: qualche volta, complice il satellite o la Gialappa’s, ci siamo scontrati con una di quelle assurde kitcherie ipercolorate dove ogni tre per due tutti si mettono a cantare in falsetto. Piano però con i facili giudizi: giusto per restare fuori dai prodotti californiani, siamo poi così sicuri che ad un tailandese non vengano turbe psichiche vedendo la pandorica accoppiata Boldi-DeSica? Limitare ai musical indiani tutti i prodotti Bollywoodiani sarebbe come a considerare unicamente l’Italia come terra di Neri Parenti escludendo a priori Visconti e Fellini…Alle volte capita che arrivino anche in una nostra sala, magari ad orari proponibili unicamente a lupi mannari, pellicole piene di poesia, sentimenti, emozioni. Pellicole che ti fanno uscire dalla sala con la vista affaticata dalla rincorsa ai sottotitoli ma che, al contempo, ti hanno riempito gli occhi d’immagini, l’animo d’emozioni e la mente di riflessioni… Magari non riesco a pronunciare il nome del protagonista (cosa non da poco quando poi devo esaltarne le doti in radio…) ma esco dalla proiezione con un’idea diversa, un pensiero in più rispetto a quando ero entrato e sono estremamente convinto che non ci sia regalo più bello di questo!

Samsara

Non deve essere un caso che alcune delle migliori (e peggiori, per carità!) pellicole delle ultime stagioni arrivino da pianeti diversi da Hollywood. Film forti, intelligenti, coraggiosi e, come dire, diversi, che fuoriescono dai canonici parametri prestabiliti. Una major avrebbe forse mai avuto il coraggio di produrre un film straordinario come Amores Perros? Credete che Jerry Bruckheimer avrebbe pazientato per nove lunghi anni prima raggiungere il nirvana con Samsara? Forse il produttore di Pearl Harbor avrebbe evitato qualche lungaggine finanziaria all’ottimo regista Nalin Pan ma (probabilmente) avrebbe preteso Bruce Willis nei panni del monaco buddista ed avrebbe concluso il tutto almeno con la devastante e spettacolare esplosione del monastero… Sarà che alla fine, mangiando continuamente hamburger (ottimi, sugosi, saporiti, che diamine!), ogni tanto ritrovarmi con un fàlafel in mano non mi dispiace per niente.

Amores Perros


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cinema

re.vision di apache

Kult

Dersu Uzala Tratto dagli scritti diari dell’esploratore russo Vladimir K. Arseniev, il film Dersu Uzala di Akira Kurosawa, è uno splendido affresco sull’amicizia tra due uomini di differenti etnie e culture. Girato con enormi disagi ed in un ampio lasso di tempo, questa pellicola è una delle opere più delicate ed intense del compianto regista giapponese.

Nel 1902, un ufficiale russo, Arseniev, si reca in una zona sperduta e rischiosa, ai confini con la Manciuria, per fare delle rilevazioni topografiche. Incontra un solitario cacciatore nomade, Dersu Uzala, con cui fa amicizia. Uzala è un esperto cacciatore mongolo, un uomo saggio, coraggioso e generoso, di poche parole ed animato da una fervida religiosità animista. Per una serie di circostanze accidentali, i due si salvano reciprocamente la vita, ed il loro legame si rafforza in un’amicizia profonda, nonostante le evidenti differenze culturali. Terminata la permanenza nella taiga, l’ufficiale non vuole abbandonare l’amico ormai vecchio e cieco, quindi, con l’intenzione d’accudirlo, lo invita a recarsi in città con lui. Il vecchio cacciatore acconsente e, ospitato e vezzeggiato in una bella casa provvista d’ogni comfort, fa la conoscenza (per la prima volta in vita sua) delle comodità della vita moderna. Ma Dersu Uzala non riesce ad inserirsi, soffre fortemente di nostalgia, sta male, gli mancano gli orizzonti e l’aria di casa, decide quindi (scappando di nascosto) di tornare nella taiga, dove purtroppo troverà la morte per mano di un comune brigante. Basato sui diari dell’esploratore e cartografo russo Vladimir K. Arseniev (in italiano Dersu Uzala, Mursia/Corticelli Tascabili), questo film di Akira Kurosawa è un capolavoro attraversato da un toccante ed emotivo flusso narrativo, ed è uno straordinario tributo all’amicizia tra due uomini di differenti culture, religioni e tradizioni; nonché un dolente omaggio sulla scomparsa di un mondo arcaico e naturale. Leone d’Oro e Oscar alla carriera, Akira Kurosawa (Giappone 1910-1998) è stato un cineasta dalla gran personalità che ha influenzato in maniera preponderante il cinema mondiale. Coltissimo, appassionato di teatro, apprezzato pittore, campione di kendo, amante del golf e discendente da un’antica famiglia samurai, Kurosawa in patria era soprannominato “l’Imperatore”. La raffinatezza delle sue pellicole era frutto di un’attenzione ossessionante

Dersu Uzala Il piccolo uomo delle grandi pianure (Urss, 1975) Regia di Akira Kurosawa Con Juri Salomin, Maksim Munzuk, Suimenkul Chokmorov

per i dettagli ed il montaggio, che curava sempre personalmente, come le musiche, alle quali dava molta importanza per la riuscita dei film. In scena Kurosawa fu tra i primi ad utilizzare più di due cineprese simultaneamente ed ad impiegare frequentemente il teleobbiettivo. La sua carriera iniziò nel 1943 con il film Sugata Sanshiro (La leggenda dello judo). Kurosawa diresse poi dieci film (uno ogni anno) che ebbero un buon successo in patria, fino al 1950, quando vinse il Leone d’Oro a Venezia con Rashomon, un film che divenne simbolo incontrastato del cinema nipponico. Applaudito ed osannato in Occidente, in Oriente il Rashomon di Kurosawa fu aspramente accusato d’aver lasciato spazio ad eccessive concessioni al gusto occidentale. Alla fine degli anni ’60, Kurosawa unì le forze con i registi giapponesi Kobayashi, Kinoshita e Ichikawa, fondando il collettivo Yonki No Kai. Il loro primo sforzo fu il film Dodes’ka-den (1970), una denuncia sulla corsa all’opulenza e sulla disumana competitività del Giappone moderno. Imbarazzante e doloroso fu l’insuccesso della pellicola, soprattutto in patria. Kurosawa, in preda ad una brutta depressione, tentò addirittura il suicidio. Ricomparve quattro anni dopo, ottenendo il sostegno della casa cinematografica russa Mosfilm che gli fornì i fondi per il film Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure (1975), il lungometraggio che lo rilanciò sulla scena cinematografica internazionale. La carriera di Kurosawa proseguì punteggiata da sfolgoranti opere come Kagemusha, l’ombra del guerriero (1980), Ran (1985), Sogni (1990), Rapsodia d’agosto (1991) e l’ultimo Madadayo-Il compleanno (1993). Akira Kurosawa è stato un caposcuola che ha lasciato un vuoto incolmabile: un maestro che ha saputo spaziare da un genere all’altro, con sensibilità ed umanesimo, forte di un’incrollabile coerenza e di un innato virtuosismo. Indimenticabile.



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nextscreen

r e . v ision

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Il discusso film-verità Bowling a Columbine è uscito in versione Dvd, a disposizione di tutti quelli che non hanno ancora avuto l’occasione di vederlo al cinema. Negli extra biografie ed intervista al regista Michael Moore. Intanto, il sagace e scomodo “grillo parlante” Moore La vita di sta lavorando ad un documentario sui rapporti tra la famiglia Bush e quella di Bin Laden. In arrivo rivelazioni scottanti, ragazzi! Bob Dylan è di nuovo il tema di un documentario di Martin Scorsese, che ha dedicato la pellicola agli inizi del menestrello di Duluth, fino alla sua svolta musicale nel 1966. Sul personaggio musicale Scorsese girò già The Last Waltz. Attualmente il regista è in attività con il film sulla vita del produttore cinematografico Howard Hughes, The Aviator. Ambientato nel 1946, il film racconterà di quando il giovane Hughes (interpretato da Leonardo di Caprio) era agli inizi del suo successo ed era attorniato da bellissime attrici, in particolare di Katharine Hepburn (Cate Blanchett) ed Ava Gardner (Kate Beckinsale). A completare il cast ci saranno John C. Reilly nel ruolo del manager Noah Dietrich Anche il regista Christopher Nolan (Memento e Insomnia) sta lavorando ad un e la rock lady Gewn Stèfani nel ruolo di Jean Harlow. Shinichiro progetto simile tratto dai diari di Hughes. Jim Carrey dovrebbe essere il protagonista, oltre a co-produttore del film. Watanabe esce in autunno sui nostri schermi con cartone animato già di culto negli Stati Uniti., Cowboy Bebop. Siamo nel 2071, un geniale hacker, un cane e tre cacciatori di taglie, i bebop cowboy appunto, sono sulle tracce di un pericoloso criminale che minaccia la terra con arRugrats, la nuova serie animata americana sta ottenendo un mi biologiche. Canovaccio trito e ritrito, ma effetti speciali stratosferici... enorme successo. Il lungometraggio tratto dalla serie, Rugrats go wild!, prevede Flea dei Red Hot Chili Peppers come doppiatore del perCourtney Love di nuovo protagonista al cinema in un film di Jean Luc sonaggio Donnie e Bruce Willis per quello del cane Spike. Besson, in una versione del Macbeth. La diva del rock sarà l’ineffabile Lady Macbeth, un ruolo più che adatto per il suo focoso caratterino... Uscito in Dvd il documentario Il popolo migratore di Jaques Perrin, il regista di Microcosmos. Per realizzare questo eccezionale film sugli uccelli, una troupe di cinquecento persone ha inseguito i volatili lungo le loro traiettorie migratorie. Sono stati impiegati dirigibili, aeroplaTom Cruise sempre più in pini, elicotteri, paracaduti, mongolfiere... Gli extra del Dvd sono interessanti tanto quanto il documentario. sta: dopo il successo di Minority Report, il ciak finale del nuovo film di Edward Zwick (L’ultimo Samurai) e del nuovo Mission Impossible 3, Cruise sarà un killer in Collateral, un film di Michael Mann (Alì, Heat, Insider). Il film racconta di un killer che sequestra un tassista per farsi accompaL’inglese Stephen Frears torna a parlare delgnare da un posto all’altro a Los Angeles, allo scopo di compiere un incarico criminoso. la Londra multietnica in un thriller in uscita sui nostri schermi, Piccoli affari sporchi. Okwe e Senay, due immigrati clandestini che lavorano in nero in un albergo a Londra, si ritrovano loro malgrado in un losco traffico d’organi umani. Tra gli interpreti, anche Audrey Tatu (La meravigliosa vita di Amèlie) nel ruolo di Senay .

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futofotogrammi di squalo Continua l’avvincente, inutile, saga dei FutoFotogrammi, variante volta al futuro dei miei Fotogrammi che sono sul sito della Cinestar. A differenza di quelli classici, questi sono dedicati a pellicole che devono ancora uscire, la cui programmazione nelle nostre sale sarà probabile ma non sicura. Non avendole ancora viste, logicamente, non sono assolutamente delle critiche ma piuttosto delle aspettative, delle sensazioni, probabilmente del tutto infondate, certamente azzardate, che mi scaturiscono a pelle… • Kangaroo Jack Ogni tanto gli americani provano ad impazzire per l’Australia, Crocodile Dundee docet… L’idea è presa a forza da una leggenda metropolitana, speriamo nella simpatia del marsupiale. • Just Married Commedia demenziale? Ne ha tutta l’aria… • What a Girl Wants Mai capito…ma dubito che sarà questo film a spiegarmelo… • Matchstick Men Riddley Scott sa essere un ottimo ed un pessimo regista: quale ci aspetta questa volta? • Mystic River Guardiamo il lato positivo della cosa: il nuovo film di Clint Eastwood non potrà essere peggio di Space Cowboys…• Matrix Revolutions…inutile dire che mi aspetto di tutto e di più! • Legally Blonde 2 Il primo stentava a divertire… il secondo, invece, promette altrettanto…• Looney Tunes: Back in action Il potenziale c’è… • 2 Fast 2 Furious Il rombanti motori andranno anche senza (Vin) Diesel? • Hulk Peggio di quello con Lou Ferrigno non può essere… • Italian Job Remake dell’omonimo film di Michael Caine (Colpo all’Italiana) del 1969 con un cast che promette parecchio bene… • Identity Thriller dal buon cast: speriamo bene… • Star Trek Nemesis Dalla rete sono arrivate le peggio cose a sproposito di questo film. Meglio riporre le orecchie a punta nel cassetto… • Charlies Angels 2 Non credo che qualcuno ne sentisse il bisogno… • Pirates of the Carribbean Negli ultimi decenni i pirati ad Hollywood sono miseramente affondati. Continuerà la tradizione? • Daddy Day Care Eddie Murphy ci riprova ma la legge è dalla sua parte... • Terminator 3 Non voglio aspettarmi nulla per non rimanere deluso… • Exorcist: The Beginning Un grande sceneggiatore (Paul Schrader) mette le mani su uno dei più terrificanti film della Storia… credo di aver più paura adesso che dopo aver visto il film!


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re.ad recensioni stefano kirk

autore Deborah Gambetta titolo La colpa casa editrice Rizzoli Deborah Gambetta è una giovane scrittrice italiana (classe 1970) che ha già pubblicato il romanzo per ragazzi Viaggio di maturità (EL, 1998), vari racconti apparsi su antologie e riviste di letteratura, e fa parte della redazione di Incubatoio 16, una rivista telematica. L’autrice ci conduce, con la sua suggestiva e percettiva scrittura nell’oscuro territorio dei tabù primordiali, in un romanzo sconcertante, colmo di disperazione e struggimento. La colpa racconta della passione matura e proibita di una giovane donna per il fratello Andrea. La protagonista racconta i momenti fuggevoli ed intensi del loro rapporto delicato, puro, unico, che esclude inesorabilmente i genitori, peraltro già assenti e sfuggenti. E’ un sentimento in bilico che infrange ogni schema e che esplode nel momento in cui, ormai studenti universitari, i fratelli vanno ad abitare assieme lontano da casa. L’amore, libero da interferenze domestiche, sboccia in tutta la sua virulenza, e si sviluppa in un’esplorazione dei sensi, rintracciati senza fatica nell’anima e nel corpo. Per i due è la felicità più ardente, che si sfoga in una confortante solitudine, allontanandoli dal resto del mondo, che vede ma non vuol capire. Fino al momento in cui, durante un furtivo amplesso, i giovani vengono scoperti accidentalmente dalla madre in visita. Ed allora tutto precipita. Quel poco che teneva legata la famiglia - un poco fatto d’assenze, di parole non espresse, di dolori inascoltati - si disgrega inesorabilmente in nuclei distanti, ormai inavvicinabili. Un romanzo ardito, lieve e profondo, che lascia senza parole.

autore Abraham B. Yehoshua titolo Tre giorni e un bambino casa editrice Einaudi Abraham B. Yehoshua è nato a Gerusalemme nel 1936. E’ un fondamentale autore israeliano che ha pubblicato sette ottimi romanzi, il più recente dei quali è La sposa liberata (Einaudi). Già pubblicato in una sua raccolta di racconti, Tre giorni e un bambino è la narrazione di uno sfaccendato studente fuori corso di matematica a Gerusalemme, Ze’ev, che si ritrova, suo malgrado, ad ospitare il figlio della donna di cui è innamorato (ma non corrisposto). All’arrivo del piccolo Yali, la vita di Ze’ev viene scombussolata in maniera surreale. Sono solo tre giorni, durante i quali succede di tutto. Ma qui non siamo di fronte ad un comico canovaccio tipo Tre uomini ed una culla. Qui l’argomento trattato sviscera sentimenti subdoli come la gelosia e la vendetta (Yali non è suo figlio, ma di un altro) in maniera fine e trasversale. Lo studente riconosce di provare queste incontrollate e paradossali emozioni, chiedendosi il perché. Egli vorrebbe che il bambino sparisse, ma allo stesso tempo sta cominciando ad affezionarcisi. Lacerato tra molti impulsi irresponsabili e pochi slanci teneri, il giovane trascura il piccolo: non si cura che Yali s’arrampichi sui muretti senza le debite protezioni, oppure lascia che si dondoli rischiosamente sul parapetto del balcone; e lo fa correre, sudare ed affaticare, ingozzandolo di porcherie fino a quando il bimbo s’ammala. La febbre è altissima, e il piccolo comincia a delirare, ma le medicine antipiretiche restano nell’armadietto. Una vipera pericolosamente annidata in casa e altri fatti casuali pongono in serio pericolo la vita del piccolo Yali, ma ad un certo punto Ze’ev ... Scorrevole e leggero, questo racconto è consigliato a chi è interessato ad un’intima riflessione sulla paternità e le sue discrepanti sfaccettature emozionali.

autore Pekka Himanen titolo L’etica hacker casa editrice Feltrinelli Gli hacker e la sopravvivenza, la vita sociale e l’intrattenimento: sono questi i concetti che Pekka Himanen (docente all’Università di Helsinki e di Berkeley, e consulente della Presidenza del Consiglio finlandese sulle nuove tecnologie) analizza in tutte le sue sfaccettature nel libro L’etica hacker (e lo spirito dell’età dell’informazione), edito in italiano per la Feltrinelli. Questo saggio si basa su una costante collaborazione dell’autore con Linus Torvald (il progenitore di Linux) ed il sociologo Manuel Castellas (uno dei massimi intenditori d’economia della comunicazione), addetti ai lavori che introducono il lettore nei meccanismi morali propri del motore virtuale, puntando i riflettori sui suoi macchinisti, i famigerati hacker. Erroneamente giudicati come i pirati della rete (per questi ultimi il termine giusto sarebbe cracker) il loro lavoro ha permesso la creazione del pc e del modem, dello sviluppo globale d’Internet e dell’invenzione delle realtà virtuali. Si tratta di soluzioni incredibili, nate da uno spontaneo ed anticonformista approccio al lavoro opposto agli schemi stereotipati che regolamentano l’esistenza contemporanea. La nuova etica di cui gli hacker sono veri e propri portatori è caratterizzata da un impegno appassionato e creativo, senza limiti e risparmio di capacità razionali, dove in primis trovano spazio l’eguaglianza e la condivisione assoluta di pensiero, in netta contrapposizione ai modelli improntati sul controllo, sulla competizione e sulla proprietà privata. Gli hacker ritengono che “...la condivisione delle informazioni sia un bene positivo di formidabile efficacia, e che sia un dovere etico condividere le competenze scrivendo free software e facilitare l’accesso alle informazioni e alle risorse di calcolo ogniqualvolta sia possibile...” (L. Torvald). La comunitaria mentalità hacker si presenta come una nuova etica del lavoro, e si scontra con l’attuale forma mentis di derivazione capitalistica. Una sfida per la nostra società, già in atto sotto i nostri ignari occhi... www.hackerethic.com


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libri kult

autore Leonard Cohen titolo L’energia degli schiavi casa editrice Minimum Fax Leonard Cohen, nato a Montreal nel 1934, è uno dei più stimolanti ed influenti cantautori di tutti i tempi, autore d’indimenticabili canzoni come Suzanne, Bird On A Wire, I’m Your Man e Hallelujah. Fin dagli anni Sessanta Cohen affianca la carriera musicale a quella letteraria. Oltre a tutti i suoi dischi, oggi ha al suo attivo nove volumi di poesia e due romanzi. La storia della sua esistenza è intensa, vissuta in buona parte nella profonda dipendenza tossica (negli anni ’70 il suo soprannome era Captain Mandrax, dal nome di un farmaco), nella solitudine nel nome della libertà, nella vana ricerca della Donna Ideale, e nell’ascetico studio della Cabala o della religione buddista. Il suo ruolo sulla terra è di un cantore che vive sulla pelle le vicende di cui si fa portavoce. Le poesie che compongono questo libro sono tratte da due delle sue raccolte più intense e controverse, Flowers for Hitler (Fiori per Hitler), del 1964, e The energy of slaves (L’energia degli schiavi), del 1972. Impressionato dal processo al gerarca nazista Eichmann (del quale emerse la mediocrità d’intelletto), Cohen scrisse i suoi Fiori per Hitler, consacrandoli all’ineluttabile Banalità del Male. Fino ad allora era considerato dall’intellighenzia letteraria come un poeta ebreo erotico, morbido ed innocuo. E’ da questi scritti che la poesia sensuale di Cohen cominciò a fondersi con un pensiero politico indipendente, anticonformista e poco rassicurante. L’energia degli schiavi vede un Cohen già popolare in Europa durante gli anni ‘70. Questa raccolta di poemi intessuti d’erotismo e politica attestano la costanza dell’autore nell’affermare la propria linea di rivoluzione individuale, scevra da compromessi e da faziosità partitiche. Tra i personaggi delle poesie troviamo le solite donne inarrivabili, ed i ribelli senza ideali: “Ognuno tradisce a suo modo la rivoluzione, questo è il mio.”. Cohen è un cantore di sentimenti contradditori, un uomo dallo spirito epicureo e dal cuore mistico che si è sempre messo in gioco. Un poeta dalle parole tenere ed affilate, arrotate da una consapevole scintilla sempre ardente, che infiamma le sue poesie senza tempo. Un giorno o l’altro Cadrà pure su di voi il disprezzo degli schiavi La finirete allora di pontificare sulla nostra libertà, sul nostro amore La pianterete di offrirci la vostra soluzione Voi avete tante cose a cui pensare Noi in testa abbiamo solo la vendetta Da L’energia degli schiavi

autore Salman Rushdie titolo I figli della mezzanotte casa editrice Oscar Mondadori Salman Rushdie con il romanzo I figli della mezzanotte ha creato una pittoresca, pungente e profetica saga famigliare ambientata nell’India del ventesimo secolo. Le vicende raccontate dal vecchio cuoco indiano Saleem Sinai, nato a Bombay il 15 agosto 1947 proprio nel momento in cui l’India proclamò la propria indipendenza, coinvolgono anche le mille persone nate durante la stessa mezzanotte.Tutte possiedono delle doti prodigiose e soprannaturali: forza, invisibilità, multidimensionalità temporale e bellezza ultraterrena. Saleem inoltre è in grado di leggere nel cuore e nella mente degli esseri umani. Il protagonista ripercorre, attraverso le sue (e degli altri) personali circostanze, i momenti storici e salienti dell’India del ventesimo secolo. La combattuta storia di questo contorto paese si fonde in un romanzo eccentrico, fantasioso e visionario, pieno di rumori, odori, colori, ricco di ricostruzioni memorabili, di paesaggi vividi, di momenti drammatici, d’istanti esilaranti. Il più bel romanzo che sia stato scritto sull’India contemporanea. I figli della mezzanotte fu una rivelazione che alla sua uscita, nel 1980, proclamò Rushdie come uno dei migliori scrittori in lingua inglese del mondo. Questo titolo nel 1981 fu insignito del Booker Prize, il più autorevole riconoscimento letterario britannico. Tradotto in più di quindici lingue, nel 1993 questo romanzo è stato anche onorato del prestigioso premio Booker of Bookers, come il miglior libro tra tutti quelli che si sono aggiudicati il riconoscimento fino ad allora. Salman Rushdie è autore di una raccolta di racconti, di un libro di reportage, di due volumi di saggi e di sette romanzi, tra cui il noto Versetti Satanici, il libro che gli provocò una condanna a morte in contumacia da parte del regime islamico integralista iraniano, a causa del contenuto ritenuto blasfemo. Rushdie fu costretto a vivere in clandestinità per molti anni, nel timore che la sentenza fosse eseguita dai vari agenti islamici sguinzagliati allo scopo. Il suo divenne un caso internazionale, un toccante simbolo dell’intolleranza del fanatismo religioso. Professore onorario di scienze umanistiche al MIT e Fellow della Royal Society of Literature, personaggio sagace e penetrante, Rushdie è un libero osservatore, che traduce il suo profondo sguardo in una scrittura scorrevole, esuberante ed avvincente. Un autentico ed inimitabile maestro.


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libri

re.ad di stefano kirk

L’italiano di casa nostra Grazie al libretto Lo Svizzionario, curato da Sergio Savoia ed Ettore Vitale, sappiamo che il nostro italiano non è solo pittoresco, ma può essere anche elegante e ricercato.

Lo sapevate che la parola isolazione è un termine che non esiste proprio? Per esempio: noi ticinesi diciamo l’isolazione del tetto... E’ un termine che usiamo sovente, anche se il vocabolo esatto sarebbe l’isolamento. Oppure: lo sapevate che reclamazione è una locuzione più ricercata e raffinata di reclamo? Ed è un vocabolo che nella Svizzera Italiana impieghiamo frequentemente, ma in Italia non si usa mai. Ma allora, siamo geni o somari? Né l’uno, né l’altro. Siamo semplicemente una regione che parla l’italiano con i propri accenti e termini locali, come succede con i napoletani (incomprensibili anche ai compatrioti d’altre regioni), i veneti, i sardi (e questi chi li capisce?), i fiorentini, ecc.

Corrado Mordasini

Mentre sto scrivendo mi chiedo se mi sfuggirà qualche ticinesismo che ignoro. Paranoia sicuramente condivisa anche da parecchi di voi, cari lettori ticinesi. Non alzate quel sopracciglio... alzi la mano chi ritiene di parlare un italiano perfetto... Scommetto che nessuno oserebbe! Noi della Svizzera Italiana abbiamo tutti, chi più, chi meno, la sensazione di parlare la nostra lingua in maniera deforme oops! scusate - difforme da quella dei cugini oltre dogana. La questione non è nella pronuncia (che anche in Italia si diversifica regione per regione), ma sta negli svariati termini che utilizziamo quotidianamente, la maggioranza dei quali sono sconosciuti agli italiani.

Sergio Savoia ed Ettore Vitale Lo Svizzionario Edizioni Linguanostra Il volume Lo Svizzionario spiega con agilità ed ironia (citando il sottotitolo) gli splendori e le miserie della lingua italiana in Svizzera. Questo lessico è stato curato da Sergio Savoia, il noto giornalista e scrittore leventinese, e da Ettore Vitale, un appassionato napoletano della lingua italiana ed autore di un sito internet dedicato all’italiano in Svizzera. Vitale ha anche il merito d’aver collaborato con la redazione del dizionario Zingarelli, introducendo nell’edizione del 2002 una quarantina d’elvetismi di nostro uso corrente. Alleluiah! Almeno nella vicina penisola il nostro idioma lo riconoscono come una lingua viva. Non possiamo dire altrettanto per quanto riguarda l’opinione di chi sta oltre Gottardo... L’incontro tra Vitale e Savoia è fruttato nel simpatico lessico in questione, che è strutturato in ordine alfabetico e propone delle pagine che commentano i termini più divertenti e quelli più ridicoli. Le vignette del disegnatore Corrado Mordasini puntualizzano i

passaggi più ironici del libro. Ne Lo Svizzionario vengono analizzati quasi tutti i vocaboli particolari, ed ad ognuno è abbinato l’esatto corrispondente italiano secondo la grammatica. Interessante è notare l’influenza che il francese (ed in parte anche il tedesco) ha improntato sulla nostra lingua. In sintesi ciò che Lo Svizzionario dimostra è che di strafalcioni ne facciamo, eccome! Tuttavia, allo stesso tempo utilizziamo delle parole originali, inedite e raffinate, simpatiche e più pertinenti al loro significato. La nostra fortuna sta nel parlare e scrivere un italiano che si è adattato senza sforzo alle influenze delle altre lingue nazionali, fatto che (come giustamente fa notare il linguista Stefano Vassere nell’introduzione del volume) la rende attrezzata per muoversi agilmente quando c’è da trovare nuove parole per nuove entità. La nostra è una lingua in crescita, giovane ed elastica, ancora da educare, ma che esige rispetto per la sua esclusiva e degna unicità.

Alessio Petralli L’Italiano in un Cantone Materiali Linguistici Per chi volesse esaminare ancor più a fondo questo tema, consiglio di ripescare la pubblicazione del professore e linguista ticinese Alessio Petralli, L’Italiano in un Cantone, pubblicato per la prima volta nel 1990 dalla Materiali Linguistici dell’Università di Pavia. Questo volume, facilmente reperibile in libreria, analizza in prospettiva sociolinguistica l’argomento pro-

posto ne Lo Svizzionario, addirittura comparando i termini d’uso corrente in Ticino con quelli in alcune regioni del nord e del sud Italia, selezionati in base alle risposte date da otto informatori regionali. A tutt’oggi quest’importante volume è considerato come la pubblicazione più completa sul tema in questione.


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comics

re.ad di ado bader

Scott Mc Cloud

Il fantastico mondo dei fumetti Capire il Fumetto

Scott McCloud è un genio. Anzi, di più. Provate a sfogliare il suo Understanding Comics (in italiano Capire il fumetto - L’arte inè l’analisi più completa che sia stata visibile, edito da Vittorio Pavesio Productions) e capirete subito perché. Pagina dopo pagina, infatti, l’autore ci accomrealizzata su fumetti e cartoon. Un indispenpagna in un affascinante universo dalle mille sfaccettature spiegandoci, in maniera puntigliosa ma sempre chiarissisabile guida per i professionisti del settore ma ma, tutti i meccanismi che compongono questo tipo di forma artistica.

anche per coloro che desiderano solo saperne Il libro, suddiviso in nove capitoli, adotta gli stessi metodi comunicativi della materia che si prefigge di analizzare dimostrandoci, così, che il fumetto è un supporto didattico efstamente sottovalutata. ficacissimo oltre che divertente. McCloud si cala direttamente nella parte assumendo le sembianze di un qualsiasi personaggio di fumetti e, sin dalle prime tavole, ci guida (come farebbe una qualsiasi guida turistica) attraverso un lungo percorso che tocca gli aspetti più importanti dell’argomento. Si parte con un’esposizione storica, che illustra come il fumetto fosse utilizzato anche dalle più antiche civiltà, passando ad un’approfondita e complessa analisi in cui viene rivelato il potere iconico delle figure ed il rapporto tra disegno e scrittura. Un altro capitolo spiega come il termine di closure, che in linguistica si traduce nella figura retorica “sineddoche”, sia il meccanismo interpretativo alla base dell’esistenza del fumetto. Non mancano, inoltre, sezioni che trattano i termini di spazio e tempo, come anche un intero capitolo dedicato al colore.

un po’ di più su un’arte a tutt’oggi ingiu-

Lo stile di McCloud - efficace e fluido - facilita il lettore nell’acquisizione delle numerose nozioni, in modo che possa comprendere quali siano le tecniche che permettono al fumetto di funzionare. Se a volte la complessità d’alcuni temi, ad un primo impatto, può risultare ostica, niente paura. Il libro di Scott McCloud (come già accennato) è interamente corredato da vignette e fumetti che n’esemplificano la lettura, facilitando così la comprensione ai lettori che si trovassero in difficoltà. Ed è forse questo il motivo che fa della sua opera una sorta di preziosissima Bibbia del Fumetto. Sì, perché il merito più grande di McCloud (che ha impiegato quindici mesi di lavoro per realizzare il saggio) va sicuramente all’abilità con cui è riuscito a smontare, fino nelle sue più piccole componenti, il termine Fumetto per poi diluirlo - sottoforma di precise spiegazioni - in poco più di duecento pagine. Come il coltellino svizzero non dovrebbe mai mancare dalle tasche di un qualsiasi cercatore di funghi, anche Capire il fumetto rappresenta il libro essenziale di una qualsiasi libreria.

Scott Mc Cloud Capire il fumetto – L’arte invisibile Vittorio Pavesio Productions

Maggiori informazioni ai siti: www.pavesioproductions.com www.scottmccloud.com


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travel

travel testo erik console

mal d’Africa Quando il mal d’Africa ti coglie, non ti lascia più. Banale ma inossidabile verità, soprattutto quando si parla del Kenya. Terra di vulcani e deserti, di laghi essiccati dal sole e polverose savane, ma anche di foreste, acque cristalline, fiumi, alte montagne e coltivazioni fiorenti. Terra esuberante, colma di contraddizioni e di penetranti energie.


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travel

Verde, rosso e nero Bagnato ad est dall’Oceano Indiano, contornato da una catena di laghi e fiumi ad ovest, confinante con la Tanzania, la Somalia, l’Uganda, il Sudan e l’Etiopia, il Kenya è uno dei paesi chiave dell’Africa dell’ovest. Lacerato fra valori universali quali la democrazia e l’uguaglianza, contrapposti all’immensa varietà sociale del suo popolo, questo paese è costituito da circa cinquanta etnie diverse. La sua risorsa principale è la terra, un territorio vitale che simbolizza un autorevole ruolo sociale e politico. La terra keniota è l’immagine stessa del conflitto fra tradizione e progresso. I colori della sua bandiera, verde per la terra, nero per i suoi abitanti e rosso per il sangue versato per la libertà, significano che il Kenya è un paese profondamente legato alle sue origini, anche se in passato è stata terra occupata dapprima dai portoghesi (nel XV secolo), poi dagli arabi (XVII secolo), infine dagli inglesi (dal 1885 al 1963). Il Kenya è stato il primo paese africano nel quale si è verificata l’alleanza tra etnie diverse, unite nella lotta armata contro l’occupazione. I Kikuyu (o meglio ricordati come i famigerati Mau Mau), seguiti dai fieri Masai e dagli agguerriti Kalenjin, dopo una guerra sanguinaria, nel ’63 riuscirono ad ottenere l’indipendenza dal colonialismo britannico. Oggi la popolazione keniota è in prevalenza islamica, ma ci sono anche molte comunità cattoliche . Nairobi Nairobi fu fondata nel 1889, su un fertile altopiano nel paese dei Masai, a sud-ovest del Kenya vicino ad un piccolo fiume chiamato originariamente Enairobe. Inizialmente innalzata dagli inglesi come stazione di servizio tra Mombasa ed il lago Vittoria, Nairobi oggi è la capitale politica ed economica del Kenya. La continua crescita demografica della popolazione (più di un milione d’abitanti) provoca un’espansione continua della città e delle sue periferie. Grazie allo straordinario sviluppo dell’economia nazionale oggi Nairobi è il maggior centro commerciale di tutta l’Africa orientale, e della diplomazia e delle comunicazioni dell’intero continente africano. La sua vicinanza ai parchi nazionali la rende una meta ambita per chi vuole vivere modernità e tradizione allo stesso tempo: come una settimana nella savana in mezzo ad animali selvaggi e liberi, e poi una settimana al bordo di una piscina in un albergo all’ultimo grido, all’ombra di floride jacarande ed profumati eucalipti. Nairobi purtroppo offre anche un aspetto più realistico e drammatico che si scopre solo visitando la periferia, un immenso agglomerato di costruzioni industriali accanto a sterminate bidonville, dove la popolazione a stento sopravvive a causa di povertà, malnutrizione e malattie. La sanità sociale è quasi inesistente e gli ospedali pubblici sono carenti di materiale sanitario e farmaceutico. Ricordiamo che il Kenya è uno dei paesi maggiormente colpiti dal flagello Aids, e che la malaria è ancora la causa principale di morte. Hacuna Matata Hacuna matata: nessun problema, questa la simpatica espressione più utilizzata dagli indolenti abitanti di Mombasa, la capitale turistica del paese. Situata alle rive dell’Oceano Indiano a sud del Kenya, Mombasa è meta di tantissimi turisti europei, in prevalenza tedeschi, svizzeri ed inglesi. Antico e florido emporio commerciale, Mombasa presenta una gran varietà di culture: africane, arabe ed indo-asiatiche. Isola collegata con ponti girevoli,


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Mombasa oggi s’estende anche sul continente. Il suo porto (Kilindi) è il più grande dell’Africa orientale. Centro commerciale per eccellenza, Mombasa è stata nei secoli passati il crocevia più importante dell’Africa e il punto strategico che ha attirato l’occupazione straniera: dapprima degli arabi (che ne hanno fatto il più gran centro di smistamento di schiavi dal XVII sec. fino all’inizio del secolo scorso), e poi degli inglesi (che hanno trasformato il luogo in capitale turistica). Tuttora Mombasa è la via privilegiata per i vasti commerci di spezie, oggi coordinati dagli indo-asiatici delle generazioni susseguenti a quelle di servizio agli inglesi durante il colonialismo. Stupendo il mercato cittadino dove i profumi delle spezie si mescolano ai colori fragranti dei frutti tropicali. Oggi la popolazione locale vive soprattutto di turismo; innumerevoli gli alberghi affacciati sulle spiagge bianche che da Mombasa s’estendono fino a nord di Malindi, una piccola cittadina divenuta negli ultimi anni il centro turistico degli italiani e francesi. La straordinaria capacità d’adattamento ha acuito la capacità d’apprendimento di questo popolo. Non ci si meravigli quindi se capita d’incontrare dei ragazzini che s’esprimono con facilità in tre o quattro lingue diverse. Gli alberghi situati presso la bella costa corallina offrono molte opportunità di svago, tra cui molti sport acquatici (sub, sci d’acqua, windsurf, wakeboard, ecc), discoteche e centri commerciali. Interessantissime le escursioni storiche e culturali nell’interno o sulle isole, come per esempio sull’isoletta di Lamu (a nord della costa), che conserva ancora le vestigia dell’occupazione araba, quando era il luogo dove erano mantenuti in quarantena gli schiavi. Imperdibili i vivaci concerti di musica locale a base di percussioni, strumenti a corde e balli, nonché le funzioni religiose delle comunità cristiane di Mombasa, durante le quali si possono assistere a dei veri e propri spettacoli afrospiritual. I parchi nazionali Da Hemingway a Karen Blixen: tanti gli europei che sono stati ipnotizzati dalla bellezza sfolgorante della savana keniota. Tsavo Park, Masai Mara, Marsabit, Meru National Park e Amboseli: questi i nomi degli attuali parchi protetti dove la fauna s’aggira in totale simbiosi con il territorio, tra deserto e bush. Oggi il capitale zoologico del Kenya, uno dei più ricchi al mondo, è protetto da speciali organi governativi. L’epoca dei grandi cacciatori bianchi ebbe il suo periodo d’oro per cent’anni, tra il 1836 e il 1939. La caccia nelle savane è proibita dal 1977. La salvaguardia delle specie minacciate dall’estinzione si sta però rivelando impossibile. Ai cacciatori bianchi oggi sono subentrati i bracconieri locali che per soddisfare la richiesta, soprattutto asiatica, d’avorio e altre parti animali, s’addentrano di frodo nelle riserve, provocando dei danni irreversibili. Questi africani, malgrado le campagne governative a tutela della fauna e del turismo, non sempre si rendono conto delle perdite insanabili delle quali sono causa. Un safari nelle savane keniote è una tappa indimenticabile, consigliata a tutti gli amanti degli animali e della natura. Oggi le opportunità organizzative sono ben coordinate e sicure, anche se ogni tanto capita che un gruppo di turisti sia derubato dai predoni locali (in genere capita a chi ostenta con arroganza la ricchezza sotto forma di macchine fotografiche e video, vestiti, gioielli ed orologi costosi). Qualsiasi albergo organizza delle escursioni di due o più giorni, e la scelta dei percorsi è variata. Si vogliono vedere

gli elefanti più grandi del mondo? Allora il parco Amboseli (dove è stato ambientato il film tratto dal libro della Blixen, Out of Africa, e che confina con la Tanzania e sta ai piedi del Kilimangiaro) è il posto giusto. Chi vuole invece vedere i ghepardi in azione o gli ultimi rinoceronti bianchi, il Masai Mara (zona occupata dai Masai alle rive del gran fiume Mara) offre molte opportunità stimolanti. Il momento più splendido nella savana è quando cala il sole in un tramonto mozzafiato, ed improvvisamente è notte. L’atmosfera si scarica, si alleggerisce, e poi il cielo stellato sembra che cada sulla terra. I lodges situati nei parchi in genere sono sicuri, accoglienti e ben curati, e possiedono quel tocco d’avventuroso che non guasta. Non solo safari Safari nella lingua nazionale swahili significa viaggio. E il Kenya offre innumerevoli ragioni per viaggiare al suo interno. Per gli amanti dell’alpinismo sono a disposizione le escursioni organizzate sulle cima innevate del lussureggiante monte nazionale, il Mount Kenya (5'199 m.). Ricca di coltivazioni, la zona a nord-ovest del Mount Kenya è ricoperta dalle coltivazioni d’ananas, mais, grano, cotone, caffè e tè, fonti basilari nell’economia keniota. A differenza dall’indolenza insita nelle popolazioni marittime, l’operosa gente del nord è l’efficiente forza lavoro sulla quale si basa l’economia agraria del paese. La vita al nord del Kenya è instancabile ed attiva, ed un giro in mezzo a quest’interessante realtà potrebbe essere un’esperienza diversa e particolare, a stretto contatto con la popolazione e la vita quotidiana keniota. I grandi laghi danno un altro motivo per visitare il Kenya in maniera inconsueta. Il Lake Victoria, il Turkana, il Naivasha, sono enormi distese d’acqua che ospitano una variegata fauna: volatili acquatici, coccodrilli, ippopotami, e tanti altri animali popolano queste zone fertili e rigogliose dove la natura si sviluppa in un tripudio di colorata varietà. Presso il Lake Nakuru vivono migliaia di fenicotteri rosa, uno spettacolo naturale indescrivibile. Culla dell’umanità Il Kenya è il paese della natura incontaminata e selvatica, che dispone di una tavolozza di colori e sensazioni talmente abbagliante da far scaturire dal fondo di ognuno il cuore selvaggio della natura. Qui l’uomo moderno si sente ancora limitato ed impotente di fronte alla forza incontenibile e vitale della natura africana. Kenya, culla dell’umanità: gli altopiani che sigillano la vasta depressione della Rift Valley, le ampie pianure del Nord e la piattaforma semidesertica dell’Est sono i luoghi che hanno visto l’origine dell’uomo. In Kenya ciascuno è legato atavicamente alla terra e proprio qui sta la forza di questo paese. Come scrisse il primo pilota professionista dell’Africa Occidentale, l’aviatrice inglese Beryl Markham: “...l’Africa è crudele come il mare, e più assoluta dei suoi stessi deserti. Non conosce moderazione, né nella durezza, né nella generosità. Non cede mai niente, ma offre tutto.” Questa la sua incomparabile magia.

Per ulteriori informazioni

www.magicalkenya.com www.kenyaweb.com www.kenya-airways.com


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mostre

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Fino al 15 giugno Museo Vela - Ligornetto Il ritratto femminile nell’arte in Ticino 1670-1970

Erminia Fritsche

Fino al 18 giugno Galleria AAA - Ascona Dipinti di Erminia Fritsche e Giorgia Voneschen

Fino al 22 giugno Torre Fiorenzana - Grono Color, azione e paesaggi d’acqua Opere di Sergio Morello Fino al 25 giugno Galleria Mosaico - Chiasso Tecniche miste di Marco Lupi

Fabrizio Giannini

Fino al 28 giugno Galleria Palladio – Lugano Opere di Fabrizio Giannini

Fino al 28 giugno Galleria Cons Arc - Chiasso Fotografie di Massimo Vitali

Egon Schiele

Fino al 29 giugno Museo D’Arte Moderna Villa Malpensata - Lugano Opere di Egon Schiele 1890 – 1918

Fino al 31 giugno Galleria la Perla - Ascona Grafica e oggetti di Piero Diorazio e Ferruccio Bortoluzzi Fino al 13 luglio Museo cantonale d’Arte (ala Est) – Lugano Maremma 1980 - 2001 Dipinti di Jan Jedlicka Fino al 18 luglio Civica Galleria d’Arte Villa dei Cedri - Bellinzona Viaggi di carta Stampe panoramiche di Bellinzona dal ‘600 al ‘900 Fino al 20 luglio Centro d’Arte Contemporanea Ticino - Bellinzona Updating Landscapes Opere, fotografie ed installazioni di Bob Gramsma, Zilla Leutenegger, Aldo Mozzini, Christoph Screibere il Gruppo Pragma

Bob Gramsma

Adriano Crivelli

Fino al 15 giugno Officina Arte - Lugano Evviva gli spaghetti! Disegni di Adriano Crivelli

Dal 14 giugno al 30 luglio Galleria Arteba – Lugano Opere di Fernando Bordoni, Stefano Donati, Lorenzo Cambin Fino al 17 agosto Pinacoteca casa Rusca – Locarno Opere di Friedrich Dürematt Fino al 22 agosto Art Room - Lugano Il Surrealismo Dipinti di Eros Conti Fino al 30 agosto Spazio Espositivo Kina Maùa Crocifissione Opere di Roberto Plevano Fino al 31 agosto Museo Cantonale d’Arte - Lugano Che c’è di nuovo? La scena artistica contemporanea in Ticino Fino al 14 settembre Castello Sasso Corbaro - Bellinzona Il cuoio tra arte e mestiere Dalla maschera alle decorazioni corporali


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Katia Bassanini

Il Museo Cantonale d’Arte presenta Che c’è di nuovo?, una vasta vetrina aperta sulla scena artistica contemporanea in Ticino. In previsione fino a fine agosto, questa mostra comprende diverse opere di ben 33 identità artistiche ticinesi (per complessivamente 35 giovani artisti presenti). Nelle intenzioni dei promotori - Marco Franciolli, direttore del Museo Cantonale e Simona Martinoli, membro del Consiglio di Fondazione di Pro Helvetia - Che c'è di nuovo? è un evento atto a dare maggiore visibilità sull’arte contemporanea ticinese, finora ad ora poco conosciuta nel resto della Svizzera. In Ticino, l’assenza di premi e di borse di studio per artisti, così come le scarse opportunità d’ottenere degli stages in atelier esteri, contribuiscono a rendere particolarmente arduo per i giovani della nostra regione sviluppare e divulgare il proprio lavoro artistico.

Andrea Cometta

L’obiettivo che il Museo Cantonale di Lugano si propone è quello di fornire periodicamente una vasta esposizione della produzione artistica nel nostro Cantone, offrendo un’ampia rassegna sulla scena ticinese attuale e le sue tendenze artistiche, ma evitando ogni tipo di lettura tematica o di critica. Che c'è di nuovo? avrà una cadenza biennale, consentendo così al pubblico di aggiornarsi costantemente sugli artisti emergenti nei diversi settori delle arti visive, ed offrendo allo stesso tempo agli artisti coinvolti un’occasione concreta di sostegno e promozione. Proprio per questo motivo le opere esposte saranno messe in vendita dagli artisti stessi.

Al fine di garantire una reale apertura a tutte le tendenze che compongono il panorama artistico attuale, la selezione degli artisti è stata affidata ad una commissione composta di dodici persone tra critici, curatori e storici dell’arte che operano in Ticino e che dispongono di un’approfondita conoscenza della scena nella nostra regione. Gli artisti presenti in mostra sono il risultato complessivo delle scelte dei singoli commissari, ognuno dei quali ha proposto tre nomi. Ai prescelti è stata offerta la possibilità di esporre da un minimo di due a un massimo di cinque opere, con l’unica condizione che siano state realizzate negli ultimi tre anni. Pittura, video, installazioni, fotografia, elaborazioni digitali: qui tutte le nuove tendenze sono rappresentate ampiamente.

Che c’è di nuovo? è un’occasione unica per tastare il polso della scena artistica della nostra regione, nonché è l’opportunità giusta per sostenere la stessa con la nostra interessata e partecipe presenza.

Fabrizio Giannini

Susanna Janina Baumgartner


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gallery Gianluca Monnier

Le opere degli artisti selezionati saranno sottoposte al vaglio di una giuria di critici provenienti dal resto della Svizzera e dall’Italia, che premierà, in occasione dell’apertura ufficiale, il lavoro più interessante. Difatti all’artista indicato dalla giuria sarà assegnato il Premio di incoraggiamento alla creazione artistica del valore di 10’000 franchi, istituito dalla sezione ticinese di Migros Percento Culturale, che ha contribuito con il suo sostegno alla realizzazione dell’esposizione.

La giuria che sceglierà l’opera vincitrice comprende Jacqueline Burckhardt, critica d’arte, redattrice della rivista svizzera Parkett, Laura Cherubini, critica d’arte, docente all’Accademia di Brera, Caroline Nicod, Conservatrice al Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna, Madeleine Schuppli, direttrice del Kunstmuseum di Thun e Beat Wismer, direttore del Kunsthaus d’Aarau. La scelta di affidarsi ad una giuria composta da membri non attivi nel nostro cantone nasce dal lodevole intento di promuovere gli artisti ticinesi al di fuori di un ambito strettamente locale e di garantire inoltre la massima imparzialità di giudizio.

Vichi Lonati

Gli artisti che saranno presenti con le loro opere sono: Fernando Baccalà, Katia Bassanini, Susanna Janina Baumgartner, Paolo Boschetti, Stefania Botti, Carmen Campana, Davide Cascio, Andrea Cometta, Christian Costagliola, Andrea Crociani, Laura De Bernardi, Giuseppe De Giacomi, Ivana Falconi, Gabriele Fettolini, Alain Fiorillo, Luca Frei, Andrea Gabutti, Fabrizio Giannini, J&W Management Consulting (Patricia Jacomella & Maria Walther), Vichi Lonati, Luca Mengoni, Gian Paolo Minelli, Gianluca Monnier, Maria Rosa Mutti, Silvano Repetto, Valeria Romerio, Emanuele Saurwein, Laura Solari, Stefano Spinelli, Matteo Terzaghi & Marco Zürcher, Margherita Turewicz-Lafranchi, Francesco Vella e Manuela Villa Petraglio.

Gianluca Monnier

Stefano Spinelli

Per maggiori informazioni: Museo Cantonale d’Arte Via Canova 10 - Lugano Tel + 41 91 910 47 82 www.museo-cantonale-arte.ch


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re.ar t

Nati in un fosso Dialogo tra due artisti di provincia Tra le principali attività de La Fabbrica, il centro culturale alternativo con sede a Losone, emergono le speciali mostre espositive, incentrate sempre su temi d’attualità e personaggi di rilievo. E’ in quest’ottica che i curatori del centro propongono l’importante esposizione dedicata a due grandi artisti italiani, Enzo Cucchi e Mario Giacomelli: due notevoli personalità legate dalla comune origine provinciale, Senigallia, ovvero “il fosso dove l’acqua è talmente rada e quieta che par sempre la stessa...”. Grandi artisti che dalla provincia hanno intrinsecamente osservato la città, le sue periferie ed il mondo nelle proprie convulsioni. Da qui il titolo della mostra, Nati in un fosso, che resterà aperta al pubblico fino al 16 agosto.

Fin dall’inizio Enzo Cucchi e Mario Giacomelli hanno entrambi trovatola formula di un linguaggio artistico apparentemente semplice, ma allo stesso tempo incredibilmente forte e comunicativo. Entrambi si sono permessi di modificare la realtà: Giacomelli con i suoi mascheramenti in camera oscura e il suo “bianco che annulla”, Cucchi con le tele che sono tutte un’epifania di mondi possibili con cui noi inconsciamente sentiamo di poter un giorno entrare in contatto. A Losone, dentro le belle sale de La Fabbrica il pubblico potrà operare un confronto con la locale provincia, il Ticino, terra anch’essa d’acque e di colli, un po’ spaesata nell’incrocio tra epoche e culture differenti. Per venerdì 4 agosto (ore 21.30), sempre presso La Fabbrica, è prevista la proiezione di Il bianco che annulla, un film di Claudio Adorni che vede Mario Giacomelli quale protagonista.

La Fabbrica - Losone Fino al 16 agosto Nati in un fosso Opere di Enzo Cucchi e Mario Giacomelli

Orario di apertura: lun-mer fino alle 22.00 / gio-ven-sab fino alle 24.00 Ingresso libero Info: www.lafabbrica.ch

No water WATER Progetto MailArt 2003 Crea una cartolina postale sul tema abbondanza d’acqua /scarsità d’acqua. Invia la tua cartolina entro il 30 giugno all’associazione MonteArte per il progetto MailArt in relazione all’anno internazionale dell’acqua decretato dall’ONU. Le cartoline appariranno in varie installazioni presso monumenti di interesse etnografico in Valle di Muggio. L’incontro è anche l’occasione per esprimersi sul tema "scarsità d'acqua/abbondanza d'acqua" e regalare le proprie gocce creative.

No water WATER é un progetto artistico socio-ecologico ideato da Curt W. Tannhäuser (realizzatore di vari progetti artistici), in relazione all'anno internazionale dell'acqua decretato dall'Onu. Il progetto è ideato e realizzato dall’associazione MonteArte, Monte/ Ticino che è pure partner ufficiale dell’anno dell’acqua in Svizzera e gode del sostegno di NeWa (Netzwerk Wasser). Il progetto No water WATER è legato al motto “acqua potabile per ogni essere vivente”. Il progetto è strutturato in due fasi: l’operazione MailArt e l’installazione delle opere realizzate accanto a monumenti legati all’acqua presenti in valle di Muggio. Con il progetto MailArt si invitano tutti gli inte-


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gallery Mario Giacomelli Il fotografo Mario Giacomelli, nato a Senigallia nel 1925 e morto nella stessa città nel 2000, fin da giovane fu affascinato dall’arte tipografa, ambito nel quale esercitò il suo tirocinio professionale come garzone, fino a divenire il proprietario di una ditta, la Tipografia Marchigiana. Giacomelli s’avvicinò all’arte attraverso una serie d’esperienze, che vanno dalla poesia alla pittura. Nel 1954 acquistò la sua prima macchina fotografica. Realizzò le sue prime foto stampate in high-key, ed iniziò a lavorare alla raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, frequentando gli ospizi di Senigallia. La passione per la fotografia diventa irrefrenabile: opere seriali come Lourdes, Zingari, Mattatoio, I Pretini e La buona terra denotano la sua profondità di sguardo nei recessi dell’animo umano. Nel 1965 la consacrazione: John Szarnowski, direttore del MoMA di New York, acquistò alcune sue immagini tratte dalla serie Scanno, che pubblicò poi nel volume Looking at Photographs - 100 Pictures from the Collection of the Museum of Modern Art. Vincitrici d’innumerevoli concorsi internazionali, le innumerabili e splendide opere di Giacomelli sono state esposte ed apprezzate nei più importanti musei del mondo. Di Giacomelli si possono ammirare, presso La Fabbrica, venti splendide fotografie della serie Puglia, opere del 1958.

Enzo Cucchi Enzo Cucchi, nato nel 1949 in provincia d’Ancona, nel 1971 s’avvicinò alla poesia e produsse varie opere. Nel 1976 la casa editrice Nuova Foglio di Macerata gli pubblicò la raccolta di scritti Il veleno è stato sollevato e trasportato. Cucchi esordì 1977 nell’arte pittorica con i suoi disegni agli Incontri Internazionali d’Arte di Roma e alla galleria Luigi de Ambrogi di Milano. Intanto incontrò Paul Maenz che lo invitò a Colonia, dove realizzerà la sua prima mostra all’estero. Nel 1980 uscì La Transavanguardia Italiana, libromanifesto di Achille Bonito Oliva che tracciava una prima definizione della nuova pittura italiana fine anni Settanta, consacrando Cucchi con Francesco Clemente, Sandro Chia, Nicola De Maria e Mimmo Paladino come gli esponenti massimi della corrente artistica. Nel 1981 Enzo Cucchi realizzò la sua prima personale newyorkese nella galleria Sperone Westwater. In quello stesso anno iniziò a collaborare con Bruno Bischofberger a Zurigo. Nel 1984 furono rubati due suoi disegni al Luisiana Museum di Humlebaek (Danimarca) durante la mostra La disegna. Nel 1990 Enzo Cucchi ha lavorato con Mario Botta alla Chiesa sul Monte Tamaro, dove ha realizzato le decorazioni interne e l’altare maggiore. Oltre alla poesia e ai dipinti, Cucchi crea importanti scenografie per opere liriche e teatrali dal gran richiamo. Cucchi è presente, alla mostra presso La Fabbrica, con sei grandi tele ad olio create nel 2001.

Info: Associazione MonteArte - Monte art@montearte.ch www.montearte.ch

ressati (tutte le persone, senza esclusioni d’età, ecc.) a formulare un pensiero o un'idea creativa sul tema “scarsità d’acqua/abbondanza d’acqua” e a realizzarli su di una cartolina di formato postale. Queste cartoline saranno riunite, ordinate, scansionate e laminate da artisti della regione ed esposte sotto forma d’istallazioni in valle di Muggio, nei pressi di significativi monumenti della cultura popolare legati all’acqua, quali nevere, bolle e cisterne. Le cartoline ricevute saranno raccolte a formare un catalogo collettivo; questo catalogo sarà testimone del contributo dato dal progetto No water WATER all’Anno ONU dell’Acqua 2003.

Termine d’invio Le opere vanno spedite entro il 30 giugno 2003 a: MonteArte CH-6875-Monte (TI) Verranno prese in considerazione solo le cartoline formato C5 o C6 legate al tema dell’acqua. Non verranno poste altre condizioni; per la realizzazione è importante elaborare in modo individuale e creativo testi, poesie, disegni, dipinti, fotografie, rilievi, ologrammi, pittogrammi, ecc. Comunicando il tuo indirizzo e-mail verrai informato sullo stato dei lavori inerenti il progetto e riceverai l’invito all’inaugurazione dello stesso.



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