Newsletter RCI 2016

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Lettera del Presidente Cari amici, un nuovo anno si è felicemente concluso e, come sempre, è arrivato il momento di fare bilanci sulle cose fatte e quelle da fare. E come sempre aumentano le cose da fare! Il numero di EcoDivers MAC ha raggiunto le 300 unità. Le schede inviate fanno si che il database di Reef Check Italia sia oggi un riferimento scientifico riconosciuto in ambito internazionale, con diversi gruppi di ricerca stranieri che chiedono di ricevere i dati, spesso per completare analisi su modelli di distribuzione di diverse specie. Ricordiamo a tutti coloro che hanno partecipato alle manifestazioni Discovery che, per poter inserire autonomamente le proprie osservazione nel database online di RCI, è necessario acquisire un brevetto EcoDiver MAC, vi invitiamo quindi a partecipare a uno dei prossimi corsi in programma. In seguito ad una revisione dei dati da voi inviati abbiamo riscontrato che un gran numero di essi erano mal posizionati e questo ha richiesto un grande sforzo per ridurre al massimo i dati non utilizzabili. Per far si che ogni vostro prezioso contributo non vada perso, vi raccomandiamo di porre la maggior attenzione possibile nella georeferenziazione delle osservazioni. I risultati ed alcune importanti applicazioni pratiche relative al protocollo MAC sono stati pubblicati dalla rivista Aquatic Conservation: Marine and freshwater Ecosystems. Lo studio ha fornito due esempi di come il lavoro dei volontari di RCI sia i grado di supportare concretamente la gestione di un’Area Marina Protetta (in questo caso l’AMP di Portofino). Il report include inoltre i risultati di un’indagine online che descrive i comportamenti dei volontari di RCI, aggiungendo nuove conoscenze alla dimensione umana della Citizen Science basata sui subacquei, che è considerata una chiave per garantire il successo di questo tipo di iniziative. Un altro protocollo molto importante che ci consente di promuovere il valore dell’ambiente marino in tutte le scuole è rappresentato dal MAC Emerso. Anche quest’anno abbiamo coinvolto vari istituti scolastici in diverse regioni italiane, la partecipazione è stata, come sempre, entusiasta e il coinvolgimento massimo, sia degli studenti sia degli insegnanti. Abbiamo partecipato a diverse manifestazioni, dal Festival Adriatico Mediterraneo ad Ancona, al Monza Sport Festival e all’EUDI show. Siamo intervenuti nella tappa di Numana del Tour Tribord 2016, proponendo il protocollo “Alla ricerca del nudibranco”, coinvolgendo i partecipanti nel censimento dei nudibranchi della zona allo scopo di raccogliere informazioni importanti riguardo la presenza delle loro prede e dedurre quindi elementi utili per seguire i cambiamenti climatici. Durante l’internships del Dan Europe, svoltosi a Pineto, uno stage dedicato all’apnea ed alla sua fisiologia, abbiamo illustrato ai partecipanti il protocollo MAC e le diverse tecniche di campionamento subacqueo. Fra le partnership sviluppate ricordiamo Green Bubbles, un progetto europeo per la subacquea sostenibile e Together for Tavolara un progetto mirato alla salvaguardia del patrimonio naturale dell’Area Marina Protetta Tavolara Punta Coda Cavallo attraverso la citizen science e GHOST un progetto per la salvaguardia dei fondali dell’Alto Adriatico dalle reti abbondonate.

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Abbiamo rinnovato inoltre la nostra adesione alla Carta del Mare, presso il Museo del Mare di Genova, una carta a punti in cui ogni aderente valuta le sue buone pratiche dando un punteggio che varia in caso di buona pratica, in fase di realizzazione, o in caso di buona pratica già adottata. Per quanto riguarda il protocollo Tropical EcoDiver siamo arrivati alla 5a spedizione nell’isola di Bangka Indonesia. La presenza di biologi marini, provenienti quest’anno da Hong Kong, Malesia, India, Stati Uniti e Italia ha consentito di raggiungere lo scopo di mettere assieme esperienze di realtà molto diverse fra loro, consentendo un proficuo scambio di conoscenze e una continua crescita dei singoli e di tutti i contenuti della spedizione. La metodologia di identificazione dei coralli costruttori del reef quest’anno è stata integrata con l’innovativo metodo del Coral Finder, un volume plastificato che ha consentito di identificare direttamente, sott’acqua, numerosi generi di coralli. Durante la spedizione abbiamo infine partecipato ad un’iniziativa della organizzazione Yayasan Suara Pulau, denominata “Coral Day”. Una giornata in cui la popolazione locale, in particolare i bambini, hanno celebrano il valore dei reef attraverso canti, spettacoli e danze tradizionali. Un raro esempio di sensibilizzazione dei giovani locali. RCI sarà presente fra gli organizzatori della prossima edizione che avrà luogo nel mese di ottobre 2017. Fra i primi appuntamenti del nuovo anno vi aspettiamo alla prossima edizione dell’EUDI Show. Per il 9 giugno, la giornata del mare, svolgeremo presso diversi diving center italiani alcuni dei nostri protocolli al fine di aderire attivamente all’iniziativa di Ocean Literacy promossa dall’UNESCO. Dal 12 al 16 giugno si svolgerà presso l’Università Politecnica delle Marche il primo corso di perfezionamento per biologi marini organizzato con PADI (Project Aware), DAN e il progetto Green Bubbles che prevede il rilascio di una nuova certificazione PADI. Il corso sarà accessibile solo a 10 persone. I nuovi profili saranno collocati per la stagione estiva 2017 presso importanti diving center al fine di promuovere una subacquea sostenibile tramite progetti di citizen science. Il bando sarà disponibile da gennaio e il corso presentato all’EUDI. Il 2016 è stato un anno di che ha portato allo sviluppo di importanti cambiamenti, che modificheranno sostanzialmente la nostra associazione. Vi raccomandiamo di seguirci come avete fatto finora, per continuare ad offrire il vostro fondamentale contributo a sostegno di un’associazione, che ha come primo obiettivo il coinvolgimento del maggior numero di persone possibile nella conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino. Non anticipiamo i cambiamenti che avverranno in un prossimo futuro, in una nuova newsletter descriveremo in dettaglio il progetto che condivideremo con altre nazioni e che ci vedrà come principali protagonisti nell’intero Mar Mediterraneo.

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La grande barriera adriatica

In luglio, Fondazione Cetacea, Associazione Blennius, Reef Check Italia onlus ed il Centro Interdipartimentale di Ricerca per le Scienze Ambientali dell’Università di Bologna hanno posto le basi per un monitoraggio pluriennale delle barriere frangiflutti soffolte ed emerse lungo il litorale di Riccione, compresi dei Reef Ball, innovativi moduli di calcestruzzo appositamente progettati per opere di difesa costiera. Il monitoraggio nel tempo permetterà di raccogliere dati importanti sui popolamenti bentonici presenti in queste strutture.

Sui circa 120 km di costa emilianoromagnola, la metà è caratterizzata dalla presenza di scogliere frangiflutti. Il loro scopo è di proteggere le coste dall’erosione. Nella costa antistante al comune di Rimini esistono diverse tipologie di barriere: dalle scogliere di massi ai sacchi riempiti con sabbia, fino alle nuove installazioni sperimentali chiamate Reef Ball. Tutte queste strutture forniscono substrati duri in un habitat altrimenti caratterizzato dalla costante presenza di sabbia, permettendo la colonizzazione da parte di organismi tipici di fondali rocciosi.

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Gli operatori subacquei dell’Associazione Blennius e della Fondazione Cetacea da agosto hanno iniziato a compiere le prime osservazioni e realizzare immagini fotografiche tali da documentare e quantificare lo stato di colonizzazione da parte degli organismi marini sulle diverse tipologie di strutture. Per compiere le osservazioni è stato adottato il protocollo Grande Barriera Adriatica (GBA) mentre per realizzare le fotografie, è utilizzato il protocollo Il mio metro quadro (My m2), entrambi sviluppati da Reef Check Italia, seguendo uno schema di campionamento appositamente disegnato dai ricercatori dell’università.

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Un sentito grazie va ai tutti i volontari che nonostante il freddo e la scarsa visibilità stanno partecipando con entusiasmo a quest’attività.


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Non solo “conchiglie” protocollo di MAC- emerso a Ravenna

I nativi digitali imparano ad utilizzare la tecnologia fin da bambini e si destreggiano abilmente tra videogiochi, smartphone e pc. Così immersi in questo tipo di esperienza si abituano a percepire il mondo tramite uno schermo, perdendo di conseguenza il contatto con la natura che li circonda. Questo si nota particolarmente in spiaggia dove i bambini si trovano spaesati di fronte agli organismi portati dal mare, che vengono identificati tutti come “conchiglie”. Nell’ambito del progetto Vita in Piattaforma, promosso da Eniscuola ed in collaborazione con Fondazione Eni Enrico Mattei, le classi 4A e 4B delle scuole primarie Mameli e Masih di Ravenna hanno partecipato al corso di Monitoraggio Ambiente Costieroemerso (MAC-e) di Reef Check Italia onlus.

Il corso ha portato i bambini a confrontarsi con la “realtà” spiaggia: prima in classe e poi sul campo. Durante la lezione teorica, in maniera coinvolgente, hanno imparato che è importante monitorare la spiaggia perché rappresenta una sorta di registratore in grado di raccogliere informazioni sulla geologia ed ecologia dell'area dove si è formata e sugli impatti legati alle attività dell’uomo. Durante l'uscita sul campo nelle spiagge di Marina di Ravenna e Lido Adriano, i bambini hanno potuto vestire i panni di “cittadini scienziati”. In piccoli gruppi hanno raccolto i dati seguendo il protocollo MAC-e con grande serietà ed entusiasmo. Ciò che i bambini hanno visto a riva nelle frizzanti giornate di aprile non sono state più solo “conchiglie”, ma dati importanti sullo stato delle spiagge monitorate che ora sono a disposizione di tutti noi.

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I video dell’attività in spiaggia sono disponibili ai seguenti link: MAC-e: Scuola Primaria Mameli (Marina di Ravenna) www.vimeo.com/165017511 MAC-e: Scuola Primaria Masih (Lido Adriano) www.vimeo.com/165837859

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Ma dove mi sono immerso?

A questa domanda un EcoDiver dovrebbe saper rispondere senza esitazione, perché la corretta localizzazione delle sue osservazioni è un prerequisito indispensabile perché il suo prezioso contributo non vada perso. L’EcoDiver, in effetti, deve essere in grado non solo di fornire il nome del sito d’immersione, spesso inventato dalle guide del diving o noto a poche persone, ma anche le coordinate geografiche necessarie a collocare il punto nel sistema cartografico digitale utilizzato da Reef Check. Purtroppo però, quest’anno abbiamo assistito a un peggioramento della qualità delle posizioni fornite e, nonostante un intenso lavoro del nostro staff per risalire alle posizioni corrette sulla base dei nomi dei siti di immersione, molto dati sono andati comunque persi, magari per semplice distrazione dell’EcoDiver. Gli errori più comuni riguardano l’utilizzo del GPS, strumento ormai presente in quasi tutti gli smartphone, e l’inserimento manuale delle coordinate.

Alcuni siti d’immersione “evidentemente” mal localizzati.

Il maggiore problema nell’uso del GPS è che potrebbe non ricevere bene i satelliti ma fornirvi comunque l’ultima posizione memorizzata… probabilmente è così che molti siti di immersione sono finiti “sul tetto dei diving”! Per evitare questo problema è sufficiente ricordarsi di prendere il punto sulla barca, poco prima di tuffarsi, anche perché al rientro dell’immersione spesso ce se ne dimentica o non se ne ha la possibilità.

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Quando si prende il punto è importante verificare che il GPS riceva bene il segnale, tutti gli strumenti, in qualche schermata, vi forniscono lo stato della ricezione in termini di numero di satelliti acquisiti (non meno di 4) e di errore di posizione in metri e/o DOP (dilution of precision, deve essere minore di 5). L’inserimento manuale delle coordinate geografiche può portare a più di un errore dovuto alla semplice distrazione o alla confusione rispetto al sistema utilizzato, probabilmente è così che alcuni siti di immersione sono finiti in Russia o fuori dal pianeta Terra! Sia il sito web sia l’app per Android consentono di inserire le coordinate geografiche, latitudine e longitudine in uno qualunque dei tre formati possibili, a seconda di come siano disponibili: in gradi decimali (DEG), dove le frazioni di grado sono espresse mediante decimali (almeno 4), oppure in gradi sessagesimali (DM), cioè in gradi, primi e decimi di primo (almeno 2), o ancora in gradi, primi, secondi (DMS), in questo caso senza decimali.

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In questo caso è necessario fare attenzione all’utilizzo delle diverse caselline predisposte per gradi, primi, secondi e lato rispetto all’equatore (per il Mediterraneo è sempre Nord) e al meridiano di Greenwich (E/W). Se si vogliono introdurre i decimi di grado o i decimi di primo è sufficiente inserirli dopo la virgola nella rispettiva casella, lasciando poi il valore zero preimpostato nelle successive caselle. Attenzione, utilizzate come separatore decimale la virgola se siete nel sito web o il punto nella app per Android. Se vi resta qualche dubbio, non esitate a contattare per email lo staff di Reef Cheek Italia.


Reef Check Italia al congresso CIESM

Tra il 12 ed il 16 settembre si è tenuto a Kiel (Germania) il 41° congresso internazionale della CIESM (Commission Internationale pour l'Exploration Scientifique de la mer Méditerranée). La commissione supporta un network di migliaia di ricercatori impegnati nello studio del Mar Mediterraneo. Le tematiche legate al mare di cui si occupano spaziano su diverse discipline dalla chimica alla fisica, dall'adozione di nuove tecnologie alla biologia. Reef Check Italia ha partecipato a questo congresso presentando i risultati preliminari dell'applicazione di un indice biotico basato sui dati raccolti dai volontari dal 2006 ad oggi. L'indice permette di stimare la qualità ambientale degli habitat rocciosi del Mar Mediterraneo basandosi sul numero e l'abbondanza delle specie presenti in una determinata area. Esso mostra come gli sforzi congiunti di volontari e ricercatori possano fornire le basi per sviluppare azioni di tutela.

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Monitoraggio e consapevolezza I temi fondamentali dell’ul ma spedizione di Reef Check Italia nell’isola di Bangka (Indonesia 2016)

Dal 2011 Reef Check Italia monitora i reef di Bangka Island (North Sulawesi – Indonesia), tramite i protocolli Reef Check e Coral Watch. Dopo 6 anni consecutivi di monitoraggio, lo stato di salute dei reef sembra sia rimasto sostanzialmente immodificato. Quelli che costituivano la principale minaccia alla sopravvivenza di questi reef, ovvero una serie di impatti di origine antropica, che vanno dall'eccesso di pesca all'uso di tecniche altamente distruttive, come ad esempio la pesca con le bombe o il cianuro, restano ancora una potenziale minaccia. Un’apparente incremento della consapevolezza dell’importanza del mantenimento dell’integrità dei reef, da parte delle popolazioni locali, porterà certamente a miglioramenti notevoli. Al momento, però, la situazione si mantiene stabile e il recupero delle aree impattate è particolarmente lento. La scarsa resilienza dei reef favorisce la diffusione di organismi che competono con i coralli e che facilmente hanno il sopravvento in questa situazione.

Fra i vari organismi possiamo elencare le spugne che uccidono i coralli come Chalinula nematifera e Terpios hoshinota, la cui presenza è molto evidente in alcuni siti. Fra gli aspetti positivi, in un anno in cui gran parte della Barriera Corallina Australiana è stata colpita dal maggior evento di bleaching dei coralli mai verificatosi in quell’area, nell’isola di Bangka il fenomeno sembra pressoché assente. I pochi coralli che presentano superfici sbiancate sono soprattutto frutto di episodi di predazione o soffocamento dei polipi dovuto a processi di sedimentazione. La minaccia rappresentata dall’apertura di una miniera di metalli sembra, al momento, in parte sventata dopo che la corte suprema di Jakarta ha definitivamente ordinato la cessazione delle attività minerarie della compagnia cinese Mikgro Metal Perdana.

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Due anni fa abbiamo deciso di estendere le borse di studio, offerte da Reef Check Italia, a candidati di nazionalità diversa da quella italiana. La presenza di biologi marini, provenienti quest’anno da Hong Kong, Malesia, India, Stati Uniti e Italia ha consentito di raggiungere lo scopo di mettere assieme esperienze di realtà molto diverse fra loro, consentendo un proficuo scambio di conoscenze e una continua crescita dei singoli e di tutti i contenuti della spedizione. Allo scopo di cogliere la straordinaria occasione di trovarsi nel cuore del Triangolo dei coralli, la metodologia di identificazione dei coralli costruttori del reef è stata integrata con l’innovativo metodo del Coral Finder, un volume plastificato che ha consentito di identificare direttamente, sott’acqua, oltre 60 diversi generi di coralli. Durante la spedizione abbiamo infine assistito ad una iniziativa della organizzazione Yayasan Suara Pulau, denominata “Coral Day”. Una giornata in cui la popolazione locale, in particolare i bambini, hanno celebrato il valore dei reef attraverso canti, spettacoli e danze tradizionali. Un evento perfettamente riuscito nel suo scopo di aumentare la consapevolezza di tutti sulle gravi conseguenze cui porterebbe una eventuale scomparsa delle scogliere coralline. Un raro esempio di sensibilizzazione dei giovani locali, che andrebbe esteso e replicato in molte altre località indo-pacifiche.

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