IoArch 104 Mar/Apr 2023

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ALVISI KIRIMOTO | CICLOSTILE | CHIPPERFIELD | BARCODE | BIG | BARRECA & LA VARRA ACT ROMEGIALLI | DORTE MANDRUP | MODUS | ONE WORKS | STEP | LOMBARDINI22 GARIBALDI | ARNAUDO | MATTEO THUN | SCAU | CUCINELLA | SQUARE FEET | OMA | DNA ioArch F ONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano Anno 17 | Marzo 2023 euro 9,00 ISSN 2531-9779 104 RESIDENZE PROGETTI PER ABITARE ELEMENTS VIVERE OUTDOOR
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SOMMARIO ioArch 104

DESIGNCAFÈ

10 Sally Gabori | TRIENNALE MILANO

12 Carlo Scarpa di Sekiya Masaaki | CÀ SCARPA TREVISO

14 La concretezza dei segni | MIRÒ A BILBAO

16 La mia Africa | 18. BIENNALE DI ARCHITETTURA VENEZIA

18 David Chipperfield | PRITZKER 2023

22 Il segno senza tempo di Eugenio Gerli

24 Il disegno di architettura nell’era post-digital

26 Natura riflessa | GIANNI ARNAUDO

28 La collezione in pietra di Wilmotte | MARGRAF

30 Le Storie di LPP | LUIGI MORETTI

80 / 166 / 178 Libri

REPORT

32 Milano verticale, una ricognizione di Aldo Norsa

FOCUS

38 Le persiane a pantografo | GRIESSER

40 La collezione Centenario Tempotest | PARÀ

42 Serramenti scorrevoli minimali | EKU

44 Le cerniere che fanno la differenza | SIMONSWERK

46 I volumi delle facciate ventilate Isotec Parete | BRIANZA PLASTICA

48 Una fontana dinamica | FORME D’ACQUA

50 Riqualificazione urbana con Ytong e Multipor | XELLA

WORK IN PROGRESS

54 Murano | MATTEO THUN & PARTNERS, LANGHAM VENICE

56 Pietrasanta | 967ARCH, COMPLESSO DI SANT’AGOSTINO

58 Volterra | MARIO CUCINELLA, UN TEATRO PER IL CARCERE

60 Acireale | SCAU E PICA CIAMARRA, NUOVO MUSEO

62 Atene | DAVID CHIPPERFIELD, MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE

64 Vienna | MARIO CUCINELLA, LE TORRI PER IL VIERTEL ZWEI

66 Parigi | VENHOEVENCS E ATELIERS 2/3/4/, CENTRO NATATORIO

68 Amsterdam | VENHOEVENCS, RESIDENZE

70 Vilnius | ZAHA HADID ARCHITECTS, BUSINESS CENTER

72 Helsinki | MASSLAB + AFRY, PROGETTO DI RIGENERAZIONE

74 Detroit | GHAFFARI ARCHITECTURE, EXCHANGE TOWER

76 Tulum | DNA ARCHITECTS, ECO-RESORT

78 Tokyo | OMA, TORANOMON HILLS STATION

104 82
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SOMMARIO io Arch 104

RESIDENZE

82 VILLA K, NORD ITALIA Omaggio al paesaggio rurale | ALVISI KIRIMOTO

90 ABITAZIONE PRIVATA, MEDELANA

Ca’ Inua, l’essenza di tutte le cose | CICLOSTILE

94 RESIDENZA PRIVATA, LONDRA Estetica e funzionalità del moderno | SQUARE FEET

96 RESIDENZA PRIVATA, SARNICO Il paesaggio come elemento di architettura | LART

98 RESIDENZA PRIVATA, MILANO Accenti cromatici | DAINELLI STUDIO

100 RESIDENZA PRIVATA, MILANO Case molto milanesi | LMARCH

102 ABITAZIONE PRIVATA, NAPOLI Colore e pulizia formale | STUDIO 400GON

104 COMPLESSO RESIDENZIALE, AMSTERDAM Sluishuis, abitare sull’acqua | BARCODE E BIG

108 PALAZZO NAVIGLIO, MILANO Razionale con garbo | BLG E AR.EN

112 RESIDENZA PRIVATA, MILANO Flessibilità e trasparenza | BARRECA & LA VARRA

116 TEDDINGTON RIVERSIDE Residenze con vista | HAMILTON ARCHITECTS

WILDERNESS di Carlo Ezechieli

120 La grazia dell’imperfezione | GIANMATTEO ROMEGIALLI

126 La capanna nel bosco | DANIELE BONETTI

128 Paesaggio artico | DORTE MANDRUP

LPP - ARCHITETTI ITALIANI di Luigi Prestinenza Puglisi

130 Modus Architects

ARCHIWORKS

138 Campus Schüco. Apertura e dinamismo | 3XN

144 Bird & Bird. Segreta bellezza | ONE WORKS E STEP

152 Oracle a Porta Nuova | LOMBARDINI22

158 Uffici a Rho. Doppia identità | GARIBALDI ARCHITECTS

162 Esa. Nuovi archetipi tipologici | GIOVANNI ZUCCON

ELEMENTS a cura di Elena Riolo

167 Outdoor

167

In copertina

Sally Gabori

Dibirdibi Country, 2010 dettaglio. Collezione

Bérengère Primat courtesy Fondation

Opale, Lens Svizzera

Foto © Simon Strong

Contributi

Jacopo Acciaro, Luisa Castiglioni

Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004.

Direttore editoriale

Antonio Morlacchi

Direttore responsabile

Sonia Politi

Comitato di redazione

Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Aldo Norsa, Luigi Prestinenza Puglisi

Elena Riolo

Grafica e impaginazione

Alice Ceccherini

Marketing e Pubblicità

Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Fotolito e stampa Errestampa

Abbonamenti (6 numeri)

Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it

Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

Periodico iscritto al ROC-Registro degli Operatori della Comunicazione. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779

119 © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.
ARREDAMENTO DA ESTERNI PER LA VITA

CON LA LUCE E I COLORI DELLA SUA TERRA

Organizzata in stretta collaborazione con la famiglia dell’artista (scomparsa nel 2015) la mostra dedicata a Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori, ideata e curata da Fondation Cartier pour l’art contemporain – in Triennale fino al 14 maggio – riunisce una trentina di dipinti monumentali grazie a prestiti di importanti musei in Australia e in Europa e di collezionisti privati.

Si tratta di un corpus di opere unico, vivace e colorato, senza apparenti legami con altre correnti estetiche, né con la pittura aborigena contemporanea. I dipinti di Sally Gabori, sebbene in apparenza astratti, sono tanto riferimenti topografici quanto storie aventi un profondo significato per lei, la sua famiglia e la sua gente. Sono una celebrazione di diversi luoghi della sua isola natale, che Sally Gabori e i membri della sua famiglia non hanno potuto visitare per molti anni. L’arte ‘necessaria’ di chi è stato dislocato, ha perduto la sua comunità, subito una catastrofe ambientale e nel contempo esprime il rimpianto, la nostalgia e la gioia di ritrovare le luci e i colori della sua terra.

Nata nel 1924 sull’isola Bentinck, nel golfo di Carpentaria (Queensland, nord dell’Australia), Sally Gabori era una donna Kaiadilt. Per gran parte isolati, i Kaiadilt conducevano uno stile di vita tradizionale finché nel 1948, a seguito di un ciclone e un maremoto che inondarono la terra e contaminarono le riserve di acqua dolce, gli ultimi 63 Kaiadilt sopravvissuti, tra cui lei e la sua famiglia, furono evacuati nella missione presbiteriana sull’isola di Mornington.

Il loro esilio durò diversi decenni. Ai bambini fu proibito di parlare la loro lingua madre, creando una frattura profonda con la cultura e le tradizioni Kaiadilt. Solo negli anni Novanta l’Australia riconobbe i diritti degli aborigeni, permettendo anche ai Kaiadilt di tornare alla loro isola nativa.

I dipinti di Sally Gabori testimoniano una sconfinata immaginazione e un’impressionante libertà formale, alimentata dalle infinite variazioni di luce sul paesaggio a cui dà vita il mutevole clima di Bentinck. Con combinazioni di colori, giochi di forme, sovrapposizioni di superfici e formati diversi,

nei nove anni della sua carriera artistica Sally Gabori ha dipinto oltre duemila tele, esplorando a velocità accelerata le molteplici risorse dell’espressione pittorica. Dalla piccola scala è passata a tele monumentali lunghe più di sei metri.

Nel 2007, ispirata da una prima visita di ritorno in patria, si è impegnata a mappare su tela i numerosi luoghi a lei cari, producendo tre opere di oltre sei metri di lunghezza in collaborazione con le sorelle e le nipoti. Verso la fine della sua carriera, ha anche dipinto una serie di grandi tele con le figlie Amanda ed Elsie.

Dopo la sua morte, la Queensland Art Gallery | Gallery of Modern Art di Brisbane e in seguito la National Gallery of Victoria a Melbourne hanno presentato una grande retrospettiva del suo lavoro, rispettivamente nel 2016 e nel 2017.

I suoi dipinti sono ora presenti in molte delle più importanti collezioni pubbliche australiane e in diverse collezioni europee ■

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IN TRIENNALE MILANO FINO AL 14 MAGGIO LE OPERE DELL’ARTISTA ABORIGENA MIRDIDINGKINGATHI JUWARNDA SALLY GABORI IN UNA MOSTRA DI FONDATION CARTIER POUR L’ART CONTEMPORAIN
› DESIGNCAFÈ
foto ©Andrea Rossetti

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WHAT MAD PURSUIT

IL RAPPORTO TRA ARCHITETTURA E FOTOGRAFIA IN UNA MOSTRA AL TEATRO DELL’ARCHITETTURA DI MENDRISIO

Con una selezione di opere fotografiche, la mostra What Mad Pursuit, promossa dall’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana negli spazi del Teatro dell’Architettura di Mendrisio dal 7 aprile al 22 ottobre, esplora il rapporto tra architettura e fotografia e tra la fotografia e il contesto in cui viene mostrata, soffermandosi sulla complessità di un intreccio che pone le opere al centro di un processo di negoziazione tra soggetto e spazio espositivo. Quando viene esposta, la fotografia di architettura contraddice con la sua sola presenza la concezione stessa di immagine bidimensionale.

Avviene così quel fenomeno di ibridazione che dà il titolo alla mostra, ripreso dall’omonimo saggio (1988) del neuroscienziato britannico Francis Crick, che sosteneva tra l’altro che nella ricerca scientifica il più fertile fattore di arricchimento consiste esattamente nell’ibridazione tra le discipline.

Negli spazi del Teatro circa 50 opere di Agla-

CARLO SCARPA NELLE FOTOGRAFIE DI SEKIYA MASAAKI

FINO AL 16 LUGLIO A CA’ SCARPA

A TREVISO L’OPERA DEL MAESTRO VENEZIANO COLTA E INTERPRETATA DAL FOTOGRAFO GIAPPONESE

Organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, la mostra a cura dello storico dell’architettura J. K. Mauro Pierconti raccoglie 85 fotografie che attraversano la carriera di Sekiya Masaaki (1942-2002) con un’accurata selezione tra le migliaia di lastre della campagna di documentazione fotografica dell’opera di Carlo Scarpa, che il fotografo giapponese ha condotto fino al 2002.

Questa sezione occupa gli ultimi due piani di Ca’ Scarpa, lo spazio recentemente restaurato dall’architetto Tobia Scarpa recuperando e riutilizzando una struttura metallica esistente per suddividere il volume interno di quella che in passato era una chiesa monastica in quattro piani uguali e indipendenti, serviti da una nuova scala sospesa.

Simile a quello dell’architetto veneziano, il modo di operare di Masaaki è un processo di continuo raffinamento e di progressiva selezione che, se da un lato cerca di catturare e trattenere il mutare del tempo e delle stagioni,

ia Konrad (Salisburgo, 1960), Armin Linke (Milano, 1966) e Bas Princen (Zeeland, 1975), realizzate dagli autori in luoghi e momenti differenti con scopi altrettanto eterogenei, si intrecciano tra loro per acquisire nuovi significati e letture.

Se le opere di Bas Princen, stampate su carta di riso, danno rilievo e corpo alla fotografia, le immagini di Aglaia Konrad si adattano alla superficie della parete su cui sono applicate, mentre le fotografie di Armin Linke sfruttano le caratteristiche architettoniche dello spazio espositivo attraverso dispositivi che ne mettono in rilievo il ritmo, i materiali e la tecnica, stabilendo un dialogo che si risolve in una peculiare forma di ‘coreografia install-attiva’ ■

dall’altro si sforza di definire con precisione i parametri di esposizione e il taglio dell’inquadratura.

Le altre sezioni della mostra documentano le diverse fasi della carriera professionale del fotografo giapponese: da fotografo di architettura a consulente per la progettazione architettonica a promotore di fotografi di talento non ancora conosciuti.

L’esposizione è accompagnata dal volume Carlo Scarpa / Sekiya Masaaki. Tracce d’architettura nel mondo di un fotografo giapponese (Fbsr-Antiga edizioni) ■

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Sopra, una foto di Sekiya Masaaki della tomba Brion a Caselle d’Altivole. Aglaia Konrad, Shaping Stones (Madrid, 2009). ©Aglaia Konrad e Gallery Nadia Vilenne.
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LA CERAMICA

DI FAUSTO MELOTTI

Scultore, pittore, disegnatore e poeta, Fausto Melotti (Rovereto, 1901 - Milano, 1986) è stato un raffinato ceramista e in questa tecnica ha trovato uno strumento di invenzione e trasformazione della sua scultura. Aperta da una cronologia illustrata della vita dell’artista, la mostra organizzata a Lucca dalla Fondazione Ragghianti in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti e il Mic - Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza espone sia le sculture in ceramica più note – da quelle a carattere sacro ai bassorilievi, dagli animali

LA CONCRETEZZA DEI SEGNI

FINO AL 28 MAGGIO JOAN MIRÓ IN MOSTRA AL GUGGENHEIM BILBAO

La mostra Joan Miró. La realtà assoluta. Parigi, 1920-1945, esplora 25 anni di carriera di uno degli artisti più rilevanti del xx secolo. Un percorso che dal primo viaggio a Parigi si conclude quando, dopo avere realizzato le Costellazioni (1940-1941) e dopo un lungo periodo di stasi, Miró crea una grande serie di opere su sfondo bianco che rende evidente l’interesse dell’artista catalano per l’arte preistorica, le pitture rupestri, i petroglifi e le statuine.

L’esposizione si apre con le opere del primo periodo, caratterizzate da un’esecuzione delicata e quasi calligrafica, prosegue con i dipinti onirici realizzati a Parigi e con le opere dipinte in Rue Tourlaque, dove sono ormai scomparse le tecniche tradizionali della pittura in favore di spazi pittorici puri, in cui fluttuano forme riconoscibili e stilizzate di astri e di animali.

Negli anni Trenta l’espressionismo diventa una caratteristica dominante dell’opera di Miró, con lavori che rispecchiano l’ansia dell’autore per la situazione politica che sfocia nella guerra civile spagnola e nella seconda guerra mondia-

alle figure femminili, dai cosiddetti Onu fino ai Teatrini e ai vasi – sia quelle che Melotti, ispirandosi a oggetti d’uso quotidiano, svincolò dalla loro funzione trasformandole in vere e proprie sculture. Accanto alle opere di Melotti la mostra – curata da Ilaria Bernardi – espone anche ceramiche di artisti e designer con cui direttamente o indirettamente egli ebbe contatti, da Giacomo Balla a Ettore Sottsass ■

Fausto Melotti nel suo studio a Milano (ph. courtesy Fondazione Fausto Melotti. In alto

le. La mostra si conclude con le 23 Costellazioni realizzate tra il 1940 e il 1941 in Francia e completate a Maiorca, che decretarono la fama universale dell’artista ■

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FINO AL 25 GIUGNO UNA MOSTRA ALLA FONDAZIONE RAGGHIANTI DI LUCCA Joan Miró, Il sole, 1927, olio su tela, 38,3 x 46,2 cm. Courtesy The David & Ezra Nahmad Collection, ©Sucesió Miró, 2022. a sinistra, coppa in ceramica smaltata policroma, collezione privata, img. courtesy Hauser & Wirth.
› DESIGNCAFÈ

Il confine in ufficio in un istante

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LA MIA AFRICA

RIFLETTORI ACCESI SULL’AFRICA E LA SUA DIASPORA, DA CUI PROVIENE OLTRE LA METÀ DEI PARTECIPANTI, NELLA MOSTRA DIRETTA DA LESLEY LOKKO CHE APRE A VENEZIA IL 20 MAGGIO

La 18. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia aprirà al pubblico sabato 20 maggio (pre-apertura il 18 e il 19) e avrà come temi centrali la decarbonizzazione e la decolonizzazione, con l’intento di completare una storia dell’architettura che finora, secondo la direttrice Lesley Lokko, «è stata scritta in una sola lingua, ignorando vaste fasce dell’umanità»

In una cultura sempre più fluida anche perché – oltre a questioni di genere – la diaspora africana e i suoi intrecci abbracciano il mondo (ma forse non da oggi, basti pensare al jazz), anche la definizione di ‘architetto’ non è più sufficiente: Lokko preferisce il termine più ampio di ‘practitioner’, l’agente che con il progetto mette in moto il cambiamento e affronta

la complessità.

The Laboratory of the Future è un bel titolo perché sono i giovani coloro che guardano al futuro e l’Africa è il continente più giovane. Giovani dunque – età media 43 anni – per più della metà provenienti dall’Africa o africani nel mondo e spesso sconosciuti (per la prima volta quasi la metà dei partecipanti proviene da studi a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone) gli 89 partecipanti alla mostra principale, che prende avvio con sedici studi al Padiglione Centrale ai Giardini e prosegue nel complesso dell’Arsenale, affiancata dalla sezione dei Progetti Speciali della Curatrice (per la prima volta una categoria vasta quanto le altre) e a Forte Marghera.

Le partecipazioni nazionali saranno 63 – tra cui il ritorno del Vaticano, con un proprio padiglione sull’isola di San Giorgio Maggiore – distribuite tra i padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia.

“Ma dov’è l’architettura?” è il commento che quasi a ogni Biennale si ripete da trent’anni e che di certo non mancherà, e che però Lesley Lokko ignora: «non ho l’energia di difendere la mia posizione convincendo gli altri. Ho questa idea forte, la condivido con tanti dei miei studenti. Mi basta»

Come sempre, partner e orologio ufficiale della 18. Mostra Internazionale di Architettura è Rolex. Main sponsor Bloomberg Philanthropies con Bloomberg Connects e VelaVenezia Unica ■

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A DAVID CHIPPERFIELD

IL NOBEL

DELL’ARCHITETTURA

«È sicuro senza arroganza, evita costantemente le tendenze per confrontarsi e sostenere le connessioni tra tradizione e innovazione, al servizio della storia e dell’umanità – ha detto Tom Pritzker, presidente della Fondazione Hyatt che sponsorizza il premio annunciandone l’assegnazione a Sir David Chipperfield – e sebbene le sue opere siano elegantemente magistrali, Chipperfield misura i risultati dei suoi progetti in base al benessere sociale e ambientale che riescono a creare»

Sono più di cento le opere fin qui realizzate in tutto il mondo con i suoi studi – oltre a Londra, David Chipperfield Architects ha sedi anche a Milano, Berlino, Santiago de Compostela e Shanghai – ma solo la sobria eleganza che esprimono le riconduce al suo segno. Per il resto sono tanto diverse quanto i luoghi in cui sono realizzate. Si tratta spesso di complessi interventi di restauro, ampliamento e rifunzionalizzazione che è indispensabile visitare →

Sir David Chipperfield in un ritratto di Benjamin McMahon. Sotto, la James-SimonGalerie, Berlino, 2018 (ph. ©Simon Menges, courtesy The Pritzker Architecture Prize).

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PRITZKER ARCHITECTURE PRIZE 2023 › DESIGNCAFÈ

e percorrere per coglierne il valore espressivo, culturale e spaziale – dal Neues Museum di Berlino del 2009 alle Procuratie Vecchie di Venezia aperte al pubblico per la prima volta dopo 600 anni l’anno scorso – ma anche di nuove costruzioni, come l’edificio per l’America’s Cup a Valencia (2006) o gli Hq Amore Pacific di Seoul (2013).

Nel corso di quarant’anni di carriera, iniziata negli studi di Douglas Stephen, Norman Foster e Richard Rogers, Chipperfield (Londra, 1953) ha avuto il privilegio, come succede a pochi architetti, di progettare spazi museali e culturali esemplari; un privilegio che ha restituito ai cittadini del mondo, portando bellezza nell’ambiente costruito e cultura nella continuità tra l’esistente, adattato alle odierne esigenze di fruizione, e il nuovo.

Quanto alla sostenibilità, nelle opere di Chipperfield essa si esprime nella durabilità atemporale dei suoi progetti, insensibili alle tendenze e alla volontà individuale di lasciare il proprio segno sul mondo.

Presieduta da Alejandro Aravena, quest’anno la giuria comprendeva tra gli altri gli architetti Deborah Berke, Kazuyo Sejima, Wang Shu e Benedetta Tagliabue. La cerimonia ufficiale di premiazione in aprile, ad Atene, dove Sir David Chipperfield sta per avviare la riqualificazione e ampliamento del Museo Archeologico Nazionale ■

Sopra, i volumi trapezoidali di Hepworth Wakefield, West Yorkshire, 2011 (ph. ©Iwan Baan, courtesy The Pritzker Architecture Prize).

In basso, Turner Contemporary, Margate, Kent, 2011 (ph. ©Simon Menges, courtesy The Pritzker Architecture Prize).

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RELAX QUOTIDIANO

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Sopra, la cupola della villa di Riyadh. Accanto, Eugenio Gerli fotografato da Ugo Mulas nel 1970 (courtesy eredi Ugo Mulas). A destra, Trecentosessanta armchair, 1958, Tato. In basso, pezzi di Gerli nella collezione dell Museo del Design in Triennale.

IL SEGNO SENZA TEMPO DI EUGENIO GERLI

QUEST’ANNO RICORRE IL CENTENARIO DELLA NASCITA DELL’ARCHITETTO

E DESIGNER CHE HA SEMPRE OPERATO LONTANO DALLE MODE

Digitando ‘Eugenio Gerli’ Google restituisce circa 262mila risultati (Gio Ponti, per dire, più di 5 milioni e mezzo). È una ragione in più per ricordare il centenario della nascita dell’architetto e designer italo-inglese Eugenio Gerli (1923-2013) e il suo percorso creativo, per sessant’anni sempre lontano da ogni moda e tendenza e alla metodica ricerca dell’esatta proporzione.

Conosciuto soprattutto per gli oggetti di design, oggi presenti nei principali musei del mondo, come le sedie smontabili S82-S83 (1962), la poltroncina Clamis (1966) e il rivoluzionario sistema per uffici Graphis sviluppato con Osvaldo Borsani nel 1967 e venduto da Tecno in milioni di esemplari, Gerli fu in primo luogo architetto, attivo sia negli interventi di recupero e restauro di edifici storici come Palazzo Castiglioni a Milano sia nella realizzazione di nuove architetture: sue ad esempio la clubhouse e una villa

del golf club La Pinetina, o la cupola-attico di una villa principesca di Riyadh (con Osvaldo Borsani, 1977). Laureatosi in architettura con Piero Portaluppi, considerò maestri Giovanni Muzio (per la sua perfetta tecnica), Franco Albini e Luigi Caccia Dominioni, che a sua volta ebbe a dire che Eugenio Gerli era il suo migliore allievo. L’essenzialità dei progetti architettonici di Gerli era spesso integrata dalle magie degli artisti con cui collaborò, da Arnaldo Pomodoro a Lucio Fontana a Guido e Carlo Somarè (con questi ultimi decorò l’omonima sala nel palazzo dell’Unione del Commercio a Milano).

Ma la sua vita creativa non si fermava alla professione. Appassionato di musica e di cinema, Gerli strinse sodalizi creativi con i fratelli Dino e Nelo Risi, con Fabio Carpi, Flaminio Bollini e Giulio Confalonieri, arrivando a produrre un cortometraggio sperimentale fatto di immagini incoerenti e contrastanti ■

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Salone del Mobile

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IL DISEGNO DI ARCHITETTURA NELL’ERA POST-DIGITAL

Prospetti, sezioni, nodi, diagrammi e assonometrie confluiscono nella vista zenitale della tavola di un ristorante cinese nel Fitzroi Food Institute di Samuel Wen e Michael Ren, che combinando differenti tecniche di disegno a mano e di renderizzazione hanno vinto l’Architecture Drawing Prize 2022.

Istituito nel 2017 da Make Architects, dal Sir John Soane’s Museum e dal World Architecture Festival il premio, sponsorizzato dal gruppo Iris Ceramica, è organizzato in tre categorie: oltre al disegno ibrido, il disegno a mano, vinto quest’anno da Wecheng Ye con un disegno di grande delicatezza che interpreta un edificio alto come se fosse un’opera d’arte cinese tradizionale, e il disegno digitale, categoria vinta dall’artista tedesco e teorico dell’architettura sperimentale Anton Markus Pasing con il complesso The Wall Sul sito del museo (www.vca.gallery) una retrospettiva virtuale delle opere ■

In alto, vincitore 2022 nella categoria ‘hybrid’ e assoluto: Fitzroy Food Institute, degli architetti Samuel Wen e Michael Ren.

Accanto, selezionato per la categoria ‘hand drawn’, Homage to Corb, di Dustin Wheat.

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NATURA RIFLESSA

UN PROGETTO CHE SOVVERTE LA CONCEZIONE CORRENTE DEL RAPPORTO TRA IL VERDE E L’EDIFICATO. IL COSTRUITO SI DISSOLVE, LA REALTÀ È NEL RIFLESSO. PROGETTO DI GIANNI ARNAUDO

La collina d’Altavilla domina la città di Alba e su quel crinale, reso celebre da Beppe Fenoglio, Gianni Arnaudo ha progettato una residenza per una giovane coppia e i loro figli, concependo un progetto fortemente innovativo.

Il disegno è essenziale, archetipico, pensato non come volume, ma come l’ombra di una casa proiettata sulla collina.

Il risultato di smaterializzazione dell’edificio deriva anche da un’attenta scelta di colore e di materiali dell’involucro esterno, in legno riciclato eco compatibile in doghe di colore bruno scuro, quasi nero.

Il tetto traduce una precisa idea di continuità fra l’involucro delle facciate e quello delle coperture: a filo verranno collocati pannelli solari neri tecnologicamente all’avanguardia, non interferenti sulla linearità della composizione. L’effetto di compenetrazione nel paesaggio viene ottenuto con superfici specchianti che riflettono il folto apparato vegetale del giardino, azzerando così l’impatto visivo dell’intervento.

Il resto delle superfici esterne sarà realizzato in lastre di cristallo di grandi dimensioni, costituenti i serramenti scorrevoli e i parapetti, che accentuano la fluidità dell’architettura.

Anche la piscina a sfioro contribuisce a questo dialogo di immagini, che prosegue anche negli interni, con la creazione di prospettive illusorie.

Gli effetti scenografici trasmettono in modo chiaro il messaggio del progettista che, in luo -

In questo progetto di Gianni Arnaudo (nella foto con la poltrona Milo di autentico finto marmo) l’effetto di compenetrazione nel paesaggio è ottenuto con grandi superfici specchianti.

go di foreste decorative, afferma il ruolo della natura riflessa nello spazio della casa, annullandone la presenza rispetto al territorio.

Con un segno architettonico forte questo progetto sovverte la concezione corrente del rapporto tra il verde e l’edificato, la cui integrazione è a volte forzata e attuata contro natura.

Il costruito, in questo caso, si dissolve: la realtà è nel riflesso ■

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IL SISTEMA DI CERNIERE A SCOMPARSA PER PORTE CON RIVESTIMENTI

ANSELMI AN 172 3D

L’architettura moderna richiede spesso la possibilità di rivestire porte e pareti con diversi materiali estetici per ottenere un design d’interni sempre più omogeneo e minimale. La cerniera a scomparsa AN 172 3D di Anselmi rende possibile tutto questo: regolabile sui 3 assi, con una portata fino a 60 kg con sole due cerniere e disponibile in ben 13 finiture di pregio questa cerniera permette di rivestire pareti ed ante con materiali estetici in grado di far scomparire la porta all’interno della parete.

www.simonswerk.it

Accanto, il lavabo in marmo massello Fior di Pesco Carnico disegnato da JeanMichel Wilmotte. Sotto, dettaglio della costa rigata e dell’inserto in marmo Nero Marquina. Supporto in ferro (ph. ©Francesca Balasso).

Jean-Michel Wilmotte

Dal 1975 Jean-Michel Wilmotte (Soissons, 1948) guida la pluripremiata Wilmotte & Associés e Wilmotte & Industries, che con più di 250 architetti, urbanisti e designer opera in tutto il mondo. Suoi ad esempio gli Hq di L’Oreal a Clichy e Unilever a Rueil-Malmaison, l’hotel Lutetia a Parigi e lo stadio Allianz Riviera a Nizza. Tra i progetti più recenti o in corso, il campus di Sciences Po e la riqualificazione della Gare d’Austerlitz a Parigi e la sede dell’Onu in Senegal. Con la sua W Foundation, che ha sede a Venezia, dal 2005 Jean-Michel Wilmotte organizza il Prix W che promuove giovani talenti dell’architettura.

www.wilmotte.com

Acqua e marmo, la collezione in pietra di Jean-Michel Wilmotte per il bagno

Quella di Jean-Michel Wilmotte è una carriera professionale che per una volta si può defi nire ‘dal cucchiaio alla città’, anzi, dal coltello, come quelli che con la divisione Wilmotte & Industries ha disegnato per Laguiole. Con centinaia di progetti di architettura e oggetti di design realizzati e lo stesso interesse di Gio Ponti verso le arti decorative, con ‘Gradina’ e ‘Herma’ l’architetto francese ha dato vita a una collezione di lavabi e piatti doccia in marmo Margraf: oggetti ricavati da masselli monolitici di Fior di Pesco Carnico, nome registrato della cava di Forni Avoltri (Udine) di proprietà dell’azienda vicentina che presenta tonalità, dal grigio al rosa e dal bianco all’avorio, uniche al mondo.

Il minimalismo della collezione, presentata re-

centemente alla stampa, ne sottolinea la contemporaneità – in Herma inserti in marmo Nero Marquina si accompagnano alla semplice struttura in ferro nero che regge il blocco del lavabo – valorizzando al contempo le caratteristiche naturali del materiale. Mentre porta qualità nel progetto dell’ambiente bagno, allo stesso tempo, quando l’acqua scorre lentamente sulla pietra, la collezione Wilmotte di Margraf genera benefiche sensazioni, nuove e insieme ataviche, quando l’esistenza dell’uomo era parte del tutto genericamente chiamato ‘natura’.

I blocchi, che nella versione a doppio lavabo superano i due metri di lunghezza, sono lavorati con abilità sartoriale da macchine a controllo numerico e robot evoluti nel Margraf Innovation Lab di Chiampo (Vicenza).

MARGRAF

Titolare fin dal 1927 della concessione del giacimento di Forni Avoltri dove si estrae il marmo Fior di Pesco Carnico e di altre cave in Italia e Slovenia, con 400 tipi di marmi esposti nello showroom del deposito logistico di Gambellara, 30mila tonnellate di blocchi stoccati e 620mila metri quadrati di lastre lavorate ogni anno, Margraf è oggi leader globale del settore ed è presente in tutto il mondo in progetti che spaziano dall’ospitalità al retail, dagli spazi pubblici alle residenze private. Tra i progetti in corso il grande tempio della religione Baha’i Shrine of Abud’l-Baha in Israele e il Fontainebleau di Las Vegas. www.margraf.it

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Ph. ©Luc Castel
Vivere la magia del verde paesaggisticatoscana.it tel: +39 0578 21839 email: info@paesaggisticatoscana.it Realizzazione e cura di opere a verde PARCHI • VILLE • GIARDINI • ORTI

LUIGI MORETTI e l’architettura salvata

le storie di lpp

Luigi Moretti, di undici anni più vecchio di Bruno Zevi, ebbe per lo storico romano immensa stima. Lo considerava il proprio “miglior nemico” e riconosceva che le critiche erano in parte giuste e comunque tali da “mantenere vivo il mio contributo più di un articolo agiografico”. Zevi non ci andò mai leggero. Anche nel necrologio scritto nel 1973, quando parlerà di un computer inceppato dal dannunzianesimo. Ecco un estratto: “Possedeva una autentica tempra di artista, integrata da una notevole anche sistematica cultura e da una straordinaria capacità professionale. Avrebbe potuto assumere un ruolo determinante nella depressa atmosfera italiana; ma una volontà spasmodica di affermazione individuale, associata a un intellettualismo di marca dannunziana, ingordo di raffinatezze e di lusso, riportava la sua fantasia nei binari di un insopportabile conformismo; uno spreco in termini civili ed umani, da cui non si riscattava mai completamente”.

È veramente strano che il nostro critico più importante si sia scagliato con tanta veemenza contro uno dei più dotati, se non il più dotato, progettista della propria generazione. Ma la cosa più strana è che sia le opere di Moretti che la sua produzione teorica, portata avanti attraverso la rivista Spazio da lui fondata, finanziata e diretta, fossero le più vicine al modo di vedere l’architettura dello stesso Zevi. Molto più delle opere, tanto per citare architetti coetanei, di Franco Albini o Ignazio Gardella, progettisti invece apprezzati e trattati da Zevi con grande riguardo. Con una affermazione forse esagerata e che però esprime una verità, si potrebbe dire: nessun architetto italiano è stato più zeviano di Moretti. Ha cioè rappresentato il tema della centralità dello spazio,

si è caratterizzato per una incessante ricerca avvenuta per azzeramenti e brusche accelerazioni, ha puntato alla concretezza del fare progettuale e, forse, ha anche reso onore alle sette invarianti. Li accomunava l’ammirazione sconfinata per Michelangelo e Borromini. Moretti è uno dei pochi architetti che si cimenta con successo con le linee curve e l’informale. Realizza, come Zevi, plastici dove il vuoto e il pieno si invertono, per far capire bene che la priorità poetica è del primo. E, se si osservano l’impaginato della rivista Spazio e quello dei libri di Zevi, si vedono non pochi punti di contatto nell’organizzare le immagini per illustrare gli scritti. Moretti infine, come Zevi, ha un approccio all’architettura che passa dall’arte. E nella galleria che fonda e gestisce, espone artisti amatissimi dallo stesso Zevi. Tra tutti Jackson Pollock, sull’opera del quale Zevi scrive pagine bellissime, mettendo insieme il suo dripping e un nuovo modo di vedere il rapporto tra urbanistica e paesaggio.

Viene quasi da pensare che Zevi trovi in Moretti la propria immagine allo specchio ed abbia bisogno di esorcizzarla. Perché gli racconta quanto sia fragile il nesso tra ricerca spaziale e impegno politico, che lui ha così faticosamente cercato di costruire. Quell’immagine riflessa che con Frank L. Wright, individualista ma aperto alle idee sociali, funzionava, ma che con Moretti, fascista ed ex repubblichino mai pentito, non poteva ■

Nell’illustrazione

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di Roberto Malfatti, l’Accademia della Scherma di Luigi Moretti a Roma (1934-36, già Casa del Balilla sperimentale).
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Aldo Norsa

Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 50 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it

Milano verticale Una ricognizione

di Aldo Norsa

Lo sviluppo in altezza di Milano, ripreso dopo circa cinquant’anni dall’exploit del grattacielo Pirelli, non accenna ad arrestarsi malgrado i vaticini dell’immediato dopo-covid secondo cui si sarebbe tornati a un’urbanizzazione diffusa e distanziata, nel residenziale e nel terziario.

Porta Nuova Garibaldi e CityLife È significativo che in meno di un ventennio nella metropoli lombarda si sia ottenuta un’integrazione tra edifici alti e quartieri circostanti che crea un vero ‘effetto urbano’ con nuove parti di città precedentemente precluse all’uso. Un obiettivo già pienamente raggiunto sia a Porta Nuova Garibaldi (area già ferroviaria, bombardata e poi dismessa con l’arretramento della stazione) sia a CityLife (ex sede recintata di Fiera Milano) che si contendono il primato simbolico della torre più alta del Paese, oltre duecento metri, ‘segnaletiche’ per

nuovi quartieri che hanno conquistato un’inedita centralità a attrattività nell’immaginario collettivo. In entrambe mancano solo, per completare un disegno di insieme sempre più organico, rispettivamente l’intervento di ‘Pirelli 39’, radicale rifacimento della ex sede degli uffici tecnici comunali, firmato da Stefano Boeri e da Diller Scofidio + Renfro, e quello denominato ‘CityWave’ concepito da Big.

Ex-scalo di Porta Romana Una terza parte di città tendenzialmente unitaria e sempre meglio raccordata con il centro urbano è quella che si configura con la realizzazione del nuovo quartiere che si svilupperà a partire dal villaggio olimpico nell’ex-scalo di Porta Romana, perché quello che sembrava un progetto isolato (i nuovi headquarter di A2A) sarà collegato alla zona a sud della città già rivitalizzata da un intervento complesso

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Torre Womb, il nuovo edificio alto (88 metri) di Labics con Arup a Milano (render courtesy Labics).
› REPORT

In meno di un ventennio lo sviluppo in altezza di Milano ha creato un autentico effetto urbano sia sullo skyline sia nella rigenerazione diffusa di parti

come ‘Symbiosis’, servito da un boulevard che configurerà un terzo polo, in primis direzionale, non meno attrattivo anche per la residenza degli altri due e tale da risolvere la netta cesura finora rappresentata dal vuoto della prima delle sette grandi aree ferroviarie dismesse ora avviata verso una rapida urbanizzazione. Il tutto grazie a un’intuizione di Acpv Architects, progettista sia della torre A2A che del masterplan di Symbiosis, che ha còlto le opportunità di una nuova dimensione metropolitana.

Arcipelaghi di torri Ma il fermento di realizzazioni di edifici alti un po’ ovunque che potrebbe configurare meno formali ‘arcipelaghi di torri’, secondo la felice intuizione di Gio Ponti sin dal concepimento del grattacielo Pirelli, è un dato di fatto. Soprattutto importante perché offre a molti architetti italiani quelle opportunità che

non avevano potuto cogliere nella prima fase di ‘ubriacatura’ per grandi nomi stranieri (Big, Zaha Hadid, Arata Isozaki, Kpf, Daniel Libeskind, Cesar Pelli, Lee Polisano, Snøhetta). Per citare gli autori che hanno presentato progetti, tutti superiori agli 80 metri, nelle passate edizioni dell’annuale convegno Tall Buildings, ecco il doppio incarico di Park Associati: la torre per uffici Mi.C accanto alla Stazione Centrale e il terzo grattacielo di Regione Lombardia, ‘Palazzo Sistema’ (entrambi caratterizzati dalla ricostruzione con demolizione di strutture precedenti, obsolete). Gli edifici residenziali firmati da Asti Architetti (Park Towers), Beretta Associati (Hippodrhome e, prima, Torre Milano), Scandurra Studio Architettura (Torre Futura) e Studio Marco Piva (Syre), oltre a quelli direzionali: il più alto è firmato da Mario Cucinella Architects (Torre UnipolSai) seguito dai progetti

In alto, le Park Towers, due torri residenziali di 16 e 23 piani di fronte al parco Lambro, nell’area nord-est di Milano. Il progetto è di Asti Architetti, l’impresa è Devero Costruzioni (render courtesy Asti Architetti).

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› REPORT
di città in precedenza precluse all’uso

di Labics (Torre Womb), Be.St, studio fondato dal giovane Stefano Belingardi Clusoni (Thetris) e, più bassa ma prima torre con struttura portante in legno, l’S2C Headquarter progettato da GaS Studio.

Torri italiane altrove Tante opportunità che hanno permesso agli architetti italiani di affermarsi all’estero. I più recenti successi sono stati còlti da Mario Cucinella Architects, che ha vinto il concorso per realizzare due torri, una residenziale e una terziaria, al Prater di Vienna, da Pininfarina che continua una diversificazione in edilizia firmando addirittura il grattacielo abitativo più alto del Sud America, la ‘Torre Yachthouse’ nella località turistica Balneario Camboriù, da Studio Marco Piva che a Chengdu in Cina ha progettato le ‘Tonino Lamborghini Towers’, Archea Associati che sta completando a Tirana la torre ‘4 Ever Green’ e Stefano Boeri Architetti che esporta nel mondo il concept del Bosco Verticale ed è oggi impegnato con due torri a Dubai.

L’OGGETTO ARCHITETTONICO COME OCCASIONE DI RIGENERAZIONE

DI PEZZI DI CITTÀ

Il progetto dei nuovi Hq di A2A è stato per Acpv Architects l’occasione per rivitalizzare il tessuto urbano antistante, nell’area compresa tra la fermata della metropolitana di Milano Lodi Tibb e via Ripamonti attorno a via Crema. Riattivando un asse urbano nord-sud che dal centro città lungo Via Crema attraversa Piazza Trento e lo scalo fino al business district Symbiosis (sempre di Acpv Architects), il progetto urbano costruisce una nuova centralità con spazi pubblici e luoghi di incontro che si adattano alle varie e mutevoli esigenze dei cittadini, seguendo un modello di città policentrico e a misura d’uomo.

Grandi aree pedonali, due nuove piazze, più spazi verdi e piste ciclabili trasformeranno l’intera area intorno al nuovo campus aziendale della multiutility italiana A2A in un quartiere diversificato, multigenerazionale e attraente.

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Le torri realizzate a Milano hanno permesso ai nostri architetti di cogliere importanti opportunità anche all’estero
› REPORT
Di Park Associati il progetto di Palazzo Sistema, che sorgerà non lontano da Palazzo Lombardia.

Collaborative Room

Reinterpreta l’evoluzione del lavoro con questa “isola chiusa” creata per garantire comfort acustico, favorendo privacy e concentrazione.

Collaborative Room è un prodotto modulare misto alluminio-legno-tessuto-vetro, disponibile in tredici differenti dimensioni con una superficie calpestabile da 1 (Phone Booth) a 15 mq. Può ospitare un massimo di 12 persone. Può essere fornito senza cielo o con mezzo cielo (con sistema di abbattimento acustico) per offrire aerazione naturale, ideale per aree break o zone stampa. Inoltre, è presente anche con cielo completamente chiuso, accompagnato dall’ausilio di un sistema di circolazione e depurazione dell’aria a ventilazione meccanica controllata, perfetto per aree manager o riunione.

www.estel.com
18-23 april PAD. 10 B19-C22 www.collaborative.estel.com

Le ricadute per il mondo delle costruzioni. Tutte le torri realizzate in Italia hanno visto impegnate, tra le altre, imprese quali Cmb, Rizzani de Eccher (molto attiva in Europa), Colombo Costruzioni, Ediltecno Restauri, Carron, Icm, Nessi & Majocchi, Devero Costruzioni e vedono l’interesse di Pizzarotti (già affermata all’estero).

Il convegno Tall Buildings Di skyline sempre più articolati, e di esempi stranieri ai quali ispirarsi, oltre ai principali aspetti tecnici che rendono i grattacieli sempre più performanti, si discuterà il prossimo 28 giugno presso il Salone d’Onore di Triennale al 12° convegno internazionale Tall Buildings, con il patrocinio del Politecnico di Milano e dell’Università Iuav di Venezia, dove opera il nucleo di ricerca mondiale del Ctbuh - Council

on Tall Buildings and Urban Habitat. Oltre ai progettisti attivi all’estero che interverranno (James von Klemperer di KPF, Jette Hopp di Snøhetta, Christian Veddeler di 3XN) parlerà anche Nicola Colella di Luca Dini Associati. Nel convegno si affronteranno temi quali la circolarità in edilizia, l’applicazione dei princìpi Esg sia nella progettazione edilizia che per gli interni, la demolizione e ricostruzione ecologica applicando il principio cradle-to-cradle, le nuove frontiere della sicurezza strutturale a fronte di scelte formali sempre più accattivanti, nonché un tema cruciale per la protezione antincendio quale la scelta e il montaggio delle chiusure d’ambito, oggetto di una nuova regolamentazione tecnica, responsabili della rapida propagazione in altezza di fumi e fiamme ■

Internazionale Tall Buildings

In alto, render di Thetris, la torre di 40.000 mq per oltre 100 metri di altezza progettata da Be.St, lo studio di Stefano Belingardi Clusoni, che sta sorgendo nel quartiere di Famagosta, area sud di Milano (courtesy Be.St).

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› REPORT
Di skyline urbani sempre più articolati e degli aspetti tecnici che rendono i grattacieli sempre più performanti si parlerà il 28 giugno in Triennale, al 12° Convegno

Le persiane a pantografo Griesser per la residenza cubica di Zweib Architektur

Il complesso residenziale Am Riedbrunnen di Nagold, nella Foresta Nera in Germania, progettato da Zweib Architektur, si compone di sette unità abitative e di un parcheggio sotterraneo. All’intervento, parte di un nuovo quartiere nel centro urbano, è stato assegnato il premio della Camera degli architetti del Baden-Württemberg come costruzione esemplare (Beispielhaftes Bauen) in quanto architettura essenziale, senza tempo e attenta ai costi. La disposizione dei sette appartamenti di diverso taglio e dimensione è leggibile attraverso la presenza di logge, terrazze e giardini privati. Questi spazi abitativi all’aperto emergono dal-

la struttura cubica dell’edificio, conferendogli un carattere scultoreo; aspetto evidenziato anche dall’uso di superfici in calcestruzzo a vista in combinazione con intonaco fine e superfici metalliche.

L’importanza data alle aperture è resa evidente dalla scelta di equipaggiare l’immobile con 122 persiane a pantografo di Griesser integrate a filo nella facciata.

Il frangisole brevettato in alluminio, che si contraddistingue per l’alta qualità e la tecnica intelligente di automazione, è un’alternativa alle persiane tradizionali e scorrevoli che ben si adatta a infissi di grandi dimensioni, come

Le persiane a pantografo di Griesser con struttura fine in alluminio grigio opaco sono state scelte da Zweib Architektur nel modello S-L con telaio estruso in alluminio Slim e lamiera in alluminio forata con taglio laser personalizzato. I pannelli sono infatti disponibili in diversi modelli e diverse tipologie di materiali come tessuto, griglia o lamiera e si possono customizzare nel colore, abbinando funzionalità ed estetica e creando particolari atmosfere di luce e ombra.

quelli dell’edificio di Zweib Architektur. La superficie a vista piana e senza rivetti può essere variata a seconda delle necessità degli architetti e dei desiderata dei clienti con diversi colori e disegni di foratura.

E così, la lamiera in alluminio forata ha permesso ai progettisti di personalizzare l’ombreggiatura e la luminosità degli ambienti creando giochi di luci e ombre che movimentano l’illuminazione naturale e valorizzano la qualità dello spazio abitativo.

www.griesser.it

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› FOCUS
Ph. ©LuminoxX Fotografie

WOODN per l’Astemia Pentita un materiale tecnico dalle proprietà uniche

Sorprendente, atipica, sovversiva. «L’Astemia Pentita è la prima cantina pop al mondo» ci spiega Gianni Arnaudo, architetto e designer di lungo corso, ideatore e progettista dell’intervento, il cui lavoro è sempre caratterizato da un pensiero ‘sovversivo’.

Per il rivestimento degli esterni è stato scelto WoodN Modulatus, realizzato in doghe di varie forme, che viene utilizzato sia per realizzare r ivestimenti di pareti, facciate ventilate e controsoffitti.

Le doghe di WoodN Modulatus possono essere installate in verticale e orizzontale, per offrire ai progettisti la massima libertà compositiva. Un rivestimento che qualifica l’edificio nella sua bellezza e funzionalità.

Con le sue proprietà, certificate dalla ditta produttrice sulla resistenza al fuoco e alla forza del vento, garantisce alti standard di sicurezza.

«Ho scelto WoodN Modulatus - ci spiega l’architetto Arnaudo - perché è un materiale che salvaguarda l’ambiente, è biologico ed ecologico.»

Q uesto tipo di involucro ha il grandissimo vantaggio di provenire dal mondo del riciclo, da scarti di segherie che vengono recuperati e utilizzati.

Non solo, è un materiale che potrà essere riciclato a sua volta tra 100 anni quando dovrà essere sostituito. Offre inoltre la possibilità di una manutenzione molto più semplice e maggiori garanzie di durata nel tempo.

www.woodn.com

SPECIES UNICA

BORN IN VENICE

INVOLUCRO

Materiale WoodN Modulatus

cladding Q20410

Finitura Spazzolata

Colore W01 Bianco Carrara

Tempotest Starlight blue (foto in alto) è la prima collezione al mondo di tessuti per la protezione solare in Pet riciclato, certificata Grs. Qui accanto, dall’alto tre varianti della nuova collezione Centenario.

Materia, con una mano ruvida e irregolare.

Micro to Macro che crea inedite illusioni ottiche. Seta Cruda con irregolarità, tecnicamente definite ‘fiamme’. A destra, poster dell’Industria Tessile Mario Parravicini, 1921.

Le novità della collezione

Centenario Tempotest

La collezione Centenario Tempotest di Parà, impresa tessile con oltre 100 anni di storia, lancia sul mercato diversi tessuti innovativi per tende da sole.

Il primo, Tempotest Materia, si caratterizza per una mano ruvida, rugosa e mossa, tipica della materia grezza. Una gamma di 26 tessuti suddivisa tra 14 tinte unite e 12 fantasie.

Altra novità della collezione Centenario è la linea Tempotest Micro to Macro; giocando con l’infinita complessità dell’occhio umano si creano illusioni ottiche e inediti giochi che danno vita a una nuova idea di tessuto. La linea si compone di 26 tessuti: 12 tinte unite e 14 fantasie.

Nella collezione Centenario ha un ruolo molto importante il tessuto Tempotest Seta Cruda

che rappresenta un ritorno alla naturale bellezza dell’imperfezione. Un incrocio di trame che, grazie a un particolare trattamento, impreziosiscono il design di 15 tessuti con dettagli naturalmente irregolari.

Importante anche l’ampliamento di gamma da 16 a 32 tessuti di Tempotest Starlight blue: la prima collezione al mondo di tessuti per la protezione solare in Pet riciclato e certificata Grs (Global Recycled Standard).

Si tratta di tessuti realizzati attraverso un processo sostenibile che permette un risparmio energetico del 60%, il 45% di emissioni in meno di CO2 e una riduzione del consumo d’acqua del 90 per cento.

Il tessuto in Pet riciclato è anche disponibile in 9 varianti nella versione XL con un’altezza

di 325 cm per tende da sole senza cuciture o saldature.

Numeri importanti anche per la collezione

Tempotest Starlight formata da tessuti realizzati con una fibra 100% Pet tinta in massa modificata: 92 tessuti di cui 37 in tinta unita, 34 fantasie, 8 resinati e 13 flame retardant.

La linea si caratterizza per il recupero elastico e per la resistenza alle trazioni e alle sollecitazioni che la rendono particolarmente adatta a strutture di grandi dimensioni.

Il fattore di protezione Upf 50+ garantisce la massima protezione ai raggi Uv e un maggiore ciclo di vita del prodotto.

www.para.it

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› FOCUS

Perfektion Slide Hps di Eku è il serramento scorrevole minimale ad alte prestazioni che permette la movimentazione di ante fino ad 800 kg.

Eku, serramenti scorrevoli minimali ad alte prestazioni per un effetto scenografico

Perfektion Slide Hps è un sistema scorrevole minimale a elevate prestazioni che permette di realizzare vetrate di grandi dimensioni con una totale visione verso l’ambiente esterno. Anche con grandi specchiature, la linea sorprende per la facilità di scorrimento delle ante mobili e per la qualità della meccanica di apertura e chiusura. Gli infissi utilizzano chiusure antieffrazione e possono essere integrati con sistemi domotici per offrire maggior sicurezza e possibilità di controllo.

Grazie alla portata dei carrelli che permette la movimentazione di ante fino a 800 Kg, Perfektion Slide Hps può montare pacchetti vetro fino a 60 mm, consentendo la massima pos-

sibilità di scelta, compresi anche tripli vetri e tutte le varianti antisfondamento.

La soglia inferiore ribassata è studiata per un totale incasso a pavimento che permette di soddisfare lo ‘zero-level ’ sempre più richiesto in architetture alla ricerca di continuità tra interno ed esterno.

Inoltre, in fase di ristrutturazione in ambienti di pregio, è possibile sovrapporre alla soglia esistente quella ribassata di Perfektion Slide Hps alta soli 25 mm grazie alla quale si può ottenere un efficiente drenaggio orizzontale evitando così l’utilizzo, non sempre possibile, dei vasconi inox incassati.

La maniglia minimale è disegnata per una

eccellente integrazione con la barra di traino dell’anta. Dalla posizione di riposo basta sollevarla di pochi millimetri per sganciare il meccanismo interno dai rostri di sicurezza e permettere all’anta di scorrere in apertura con facile movimentazione manuale. Anche nell’apertura ad angolo panoramico, sempre più utilizzata sulle grandi vetrate, nel punto di incrocio delle ante non c’è alcun piantone fisso con il telaio. Quando le ante si aprono non resta nulla che impedisca il passaggio e la vista da dentro a fuori e viceversa, creando un effetto davvero spettacolare

www.eku.it

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Riciclando 328 bottiglie di plastica realizziamo 21m 2 di tessuto

Le cerniere Simonswerk dettagli che fanno la differenza

Nell’intervento di un edificio residenziale unifamiliare a Monaco di Baviera della società di progettazione M-Concept, il legno e la pietra naturale trasmettono matericità e qualità a tutti gli interni, caratterizzati da un gioco tra bianco e nero rivisto in chiave contemporanea: un’estetica che uniforma in modo coerente tutti gli ambienti della casa, distribuiti secondo un impianto planimetrico che ottimizza spazi e percorsi.

All’interno della villa la qualità si esprime in ogni aspetto, fi no al più minimo dettaglio come le soluzioni Simonswerk. L’impiego di differenti versioni del sistema di cerniere Tectus ha consentito di ottenere un’estetica integrata perfettamente in linea con lo spirito del progetto e una certificata affidabilità e sicurezza nella movimentazione delle porte di tipologia, materiali e forme differenti: dall’imponente portone d’ingresso a doppia anta laccato nero alle porte del soggiorno bicolore fi no alla porta che si integra alla parete grazie alla continuità della carta da parati.

In particolare, il sistema di cerniere a scomparsa Tectus Te 640 3D di Simonswerk garantisce le migliori prestazioni per la porta d’ingresso, consentendone la movimentazione ottimale anche in considerazione del suo peso considerevole. Come tutti i modelli della famiglia Tectus, queste cerniere a scomparsa sono comodamente regolabili nelle tre dimensioni e, grazie al particolare sistema di scorrimento, non richiedono manutenzione nel tempo. Disponibili in oltre 16 fi niture, permettono una rotazione a 180° della porta, possono essere applicate su telai in legno, acciaio e alluminio. Il programma permette di movimentare ante pesanti fi no a 300 kg con due sole cerniere; è disponibile nelle versioni A8 ed Energy, sistema che permette di trasferire la corrente dal telaio all’anta passando attraverso la cerniera.

www.simonswerk.it

Le cerniere Tectus Te 540 3D di Simonswerk si inseriscono al meglio nell’anta rendendo la superficie della porta perfettamente complanare. La loro finitura superficiale nichelata lucida genera riflessi luminosi d’accento per impreziosire i pannelli bianchi e neri delle porte bicromatiche della villa di M-Concept.

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di Elena Riolo

I volumi dinamici delle facciate ventilate con Isotec Parete

La ricerca formale alla base delle scelte architettoniche per una villa di nuova costruzione progettata da Enrico Gobbo a Castelfranco Veneto ha seguito il principio della linearità, con giochi geometrici di intersezioni e sovrapposizioni di volumi. L’edificio di due piani fuori terra segue uno sviluppo in orizzontale: l’andamento è sottolineato dalla netta demarcazione cromatica e materica delle facciate, finite con intonachino latteo al piano terra e ceramica scura ad avvolgere il volume superiore, il quale si protende con un marcato aggetto sopra l’ingresso principale.

Il piano terra è stato isolato termicamente con un sistema a cappotto in lana minerale,

mentre per il piano superiore è stata scelta la soluzione ventilata realizzata con il sistema composito Isotec Parete di Brianza Plastica, formato da un’anima isolante in poliuretano rivestita con lamina di alluminio goffrato e dotato di un correntino metallico integrato in fabbrica, funzionale al supporto di qualsiasi tipologia di rivestimento per facciata. Il poliuretano espanso rigido di cui è fatto il pannello si caratterizza per eccellenti capacità isolanti: proprietà che ha permesso di contenere il più possibile lo spessore del pacchetto che, comprendendo anche ventilazione e rivestimento, doveva raccordarsi al cappotto sottostante. Isotec Parete è stato posato a secco mediante

Per la migliore resa estetica è stata scelta la versione di Isotec Parete con correntino nero, in modo da assicurare l’effetto di invisibilità sotto le fughe. Il sistema, dimensionato nel passo 602 mm, è stato posato in verticale, con andamento opposto al formato orizzontale del grès, posato a giunti continui.

tasselli che lo vincolano al supporto portante e a sua volta sostiene il rivestimento. In questo caso la ceramica è stata ancorata alla sottostruttura mediante ganci a vista, scelti nel colore grigio scuro per mimetizzarsi con il rivestimento. Il vantaggio di una soluzione prefabbricata è quello di semplificare la posa: con un solo prodotto si realizza lo strato coibente, la sottostruttura metallica per il sostegno dello schermo avanzato e la camera di ventilazione, che avvantaggia il comportamento termico della facciata. www.brianzaplastica.it isotec.brianzaplastica.it

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Puro design & sostenibilità

salamander-windows.com

La fontana dinamica di Forme d’Acqua per il Villaggio San Francesco a Caorle

I recenti lavori di restyling degli spazi dedicati alla ristorazione e alla socialità del campeggio 5 stelle San Francesco di Caorle (Venezia) hanno previsto la riorganizzazione della piazza centrale.

Il progetto di Simona Favrin ha ridisegnato l’area, eliminandone la frammentazione per creare un ambiente ampio in grado di ospitare differenti funzioni.

In sostituzione della preesistente fontana statica, al centro dello spazio è stata realizzata una fontana dinamica a raso, per la quale Forme d’Acqua ha eseguito il Mep design e la realizzazione tecnica.

La fontana nelle ore diurne invita i più piccoli al gioco e all’interazione, nelle ore sera-

li anima la piazza con giochi di luce e acqua programmati per stupire e meravigliare gli ospiti.

L’utilizzo dell’area per show musicali e teatrali è reso possibile dalle caratteristiche della fontana a raso, che si sviluppa su una superficie piana calpestabile, dalla quale i getti d’acqua escono e ricadono direttamente sul suolo, senza barriere architettoniche, uno spazio libero che, una volta spenta la fontana, può facilmente accogliere spettatori ed essere fruibile per eventi e spettacoli.

La progettista ha voluto enfatizzare l’aspetto giocoso della piazza: la pavimentazione è stata pensata come un mosaico ispirato ai pixel, che si intensifica convergendo verso la fontana.

La fontana a pavimento è il cuore della nuova piazza del Villaggio San Francesco di Caorle (ph. ©Gianluca Simonella).

Qui i colori della pavimentazione sui toni caldi della sabbia lasciano il posto ai colori freschi e giocosi dell’acqua, declinando verso il verde e l’azul macauba.

I giochi d’acqua, resi possibili dalla posa di nove ugelli disposti in tre file da tre, sono arricchiti dalle luci che consentono la programmazione di show di acqua e luce personalizzati. Il vano tecnico che contiene il cuore tecnologico e l’impianto di filtrazione della fontana è un box fuori terra realizzato su misura e mimetizzato da un’aiuola verde.

www.formedacqua.com

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SISTEMI
PER L’ARCHITETTURA SOSTENIBILE WWW.PREFA.IT
DI RIVESTIMENTO

Affori, riqualificazione urbana con il sistema costruttivo Ytong e Multipor

Il progetto di riqualificazione urbanistica dello storico quartiere Affori di Milano, nei pressi delle nuove stazioni ferroviaria e della metropolitana, avviato nel 2016, ha ridisegnato e rilanciato la vivibilità dell’intera zona. All’interno del progetto è stata prevista la costruzione – suddivisa in tre lotti, il primo dei quali completato nel 2018 – di diverse palazzine adibite ad uso residenziale. Nel mese di settembre 2021 sono iniziati i lavori del secondo lotto, che comprende la realizzazione di un complesso residenziale di 178 appartamenti in classe A con relativi box e cantine. Per la realizzazione delle murature di tampo-

namento degli edifici del complesso sono stati scelti i blocchi Ytong Climagold, con spessori da 30 e 40 cm. Il sistema costruttivo Ytong, in calcestruzzo aerato autoclavato, ha permesso di creare involucri con un elevato grado di isolamento termico, mantenendo al tempo stesso spessori e peso contenuti, in modo da alleggerire i carichi sulla struttura portante.

I blocchi Ytong, realizzati con materie prime naturali mediante processi produttivi sostenibili e attenti all’ambiente, uniscono leggerezza, resistenza, traspirabilità e ottima resistenza al fuoco e consentono di costruire edifici che rispettano i requisiti di legge →

Gli appartamenti sono inseriti in un complesso composto da quattro palazzine a torre, due edifici in linea e un corpo basso, disposti secondo un mix volumetrico.

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› FOCUS

Isotec è il sistema termoisolante ad elevate prestazioni per coperture ventilate. Il poliuretano espanso di altissima qualità di cui è costituito il pannello offre una durabilità eccellente, con performance costanti nel tempo.

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Per un isolamento di qualità e duraturo nel tempo.
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per l’isolamento termico, mantenendo tutti i vantaggi economici e tecnici di una parete monostrato.

La soluzione monostrato Ytong consiste nella posa in opera di blocchi a giunto sottile senza la necessità di isolanti aggiuntivi. Per la correzione dei ponti termici sono stati utilizzati i pannelli isolanti minerali Multipor M3, ideali per assicurare la continuità di performance e l’omogeneità con il materiale utilizzato per le murature esterne.

La posa del sistema costruttivo Ytong e dei pannelli isolanti Multipor per il progetto del quartiere Affori è stata eseguita dall’impresa Sile Costruzioni di Barzana (Bergamo), che

conosce e applica il sistema da oltre un decennio, apprezzandone da sempre la semplicità di posa che riduce le tempistiche di lavorazione e le ottimali prestazioni tecniche e prestazionali dei materiali che assicurano l’alta qualità delle opere. In particolare le elevate caratteristiche di isolamento termico e gli ottimi valori di isolamento acustico e di resistenza al fuoco si rivelano fondamentali in tutti i campi applicativi, dagli edifici residenziali alle strutture commerciali.

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I blocchi di tamponamento Ytong

Climagold sono stati posati mediante la tecnica di posa a giunto sottile con l’apposita malta premiscelata Ytong Fix N200 ad alta resistenza ai solfati; per l’incollaggio dei pannelli isolanti si è optato per la malta leggera Multipor Fix X700. L’utilizzo delle specifiche malte prodotte da Xella, sia per i blocchi sia per i pannelli, ha inoltre implementato tutti i vantaggi del sistema costruttivo completo Ytong e Multipor

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› FOCUS
Fondamentale per il cantiere, la semplicità di posa e di lavorazione di Ytong e Multipor.

Inspired by the Sun.

Amiamo il sole, è la nostra fonte d’ispirazione quotidiana. Siamo pionieri nel creare il miglior equilibrio fra sole e ombra. Nascono così soluzioni confortevoli e durature, dotate di un eccellente design. Sviluppiamo soluzioni sostenibili per la salute dell’uomo e per l’ambiente. Crediamo nel benessere abitativo, grazie alla gestione della luce naturale.

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Il progetto rinnova l’architettura rinascimentale veneziana e la cultura del vetro di Murano. Sotto, il cantiere attualmente in corso (render ©Matteo Thun & Partners, ph. ©Giovanni Carradori).

MURANO

NASCE IL LANGHAM VENICE RESORT DI MATTEO THUN & PARTNERS

È stato avviato il cantiere per la rigenerazione del sito del Rio dei Vetrai sull’isola di Murano a Venezia. Il progetto di Matteo Thun & Partners per il Langham Venice Resort prevede il restauro del cinquecentesco Casino Mocenigo e degli affreschi originali dedicati alla musica, alla poesia e all’amore degli studenti di Paolo Veronese, insieme con la riqualificazione degli adiacenti edifici industriali della novecentesca fabbrica di vetro. La struttura rinascimentale che si affaccia sulla laguna verrà completamente ristrutturata per diventare l’ingresso principale dell’hotel. Le facciate originali della vecchia fornace, comprese le capriate

originali in legno, verranno conservate e restaurate. Sono state progettate e incorporate nuove facciate che introducono un tocco di contemporaneità e celebrano l’eredità vetraria di Murano. Il cuore del resort sarà costituito da un giardino centrale con piscina e bar. Lo studio Matteo Thun & Partners ha lavorato a stretto contatto con Langham Hospitality e la Soprintendenza di Venezia per assicurare che l’hotel diventi un autentico testimone della storia di Venezia. Rio dei Vetrai, infatti, porta con sé un valore culturale eccezionale unendo l’architettura della Venezia rinascimentale alla modernità delle fornaci del vetro.

Il marchio alberghiero Langham Hospitality Group, con più di 30 progetti attualmente confermati o in fase di negoziazione in Asia, Europa, Nord America e Medio Oriente, prende il nome dal celebre Langham di Londra, aperto nel 1865 e considerato il primo Grand Hotel d’Europa ■

Località Murano

Committente Langham Hospitality Group

Progetto architettonico Matteo Thun & Partners

Local Architects Milan Ingegneria

Ingegneri e responsabile progetto F&M Ingegneria

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› WORK IN PROGRESS

SKYE semplicità ed eleganza prendono forma

Lo spirito della tradizione e l’essenza del vivere contemporaneo si fondono in Skye, il sistema di pareti divisorie fisse e scorrevoli disegnato da Piero Lissoni per Lualdi.

“Skye – racconta l’architetto Lissoni - è un progetto innovativo, con un elevato contenuto tecnologico. Lo sviluppo di un nuovo processo produttivo ha consentito di realizzare un telaio completamente in legno, senza la necessità di un’anima in alluminio”.

Tale scelta guarda alla sostenibilità: il legno, utilizzato sia per i profili che per le ante, è un materiale carbon sequestrator, avvia cioè il processo di cattura di CO 2 dall’atmosfera, fissaggio e stoccaggio, con relativo minore impatto s ull’ambiente.

Configurabile in diverse combinazioni di pannelli fissi e scorrevoli, Skye rappresenta una partizio-

ne interna, ideale sia per il residenziale che il contract, estremamente flessibile, che non vincola a lotti di produzione. Dall’accostamento di legno e vetri, disponibili in diverse finiture e spessori, alla versione completamente in legno, sia nei profili sia nelle ante.

La collezione è la sintesi delle due anime dell’azienda, quella più tradizionale, legata alla lavorazione del legno e alle origini come falegnameria artigianale di fine 1800, e quella più contemporanea e innovativa.

ww.lualdi.com
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racconta il progetto firmato Piero Lissoni
Lualdi

PIETRASANTA

967ARCH RINNOVA IL COMPLESSO DI SANT’AGOSTINO

Nella piazza principale di Pietrasanta, in prossimità di palazzo Moroni e del duomo di San Martino, l’intervento di riqualificazione in corso firmato da 967arch darà vita a un nuovo sistema museale integrato. Edificata a partire dal XIV secolo dai frati agostiniani, l’architettura riqualificata è costituita dalla chiesa di Sant’Agostino con un grande chiostro e da un insieme di edifici annessi, come un istituto scolastico e un centro di salute mentale. Include spazi per mostre temporanee, uffici, depositi, la biblioteca comunale e il museo dei bozzetti, nato nel 1984 con l’intento di documentare l’attività artistica degli scultori che giungono a Pietrasanta da tutto il mondo per realizzare le proprie opere nei laboratori

artigiani locali, famosi per la lavorazione del marmo.

Dopo l’iniziale studio di fattibilità che aveva come obiettivo principale quello di verificare le potenzialità di valorizzazione del complesso, 967arch ha sviluppato il progetto che prevede un’azione di riconnessione delle aree di collegamento, interventi di risanamento e restauro conservativo, recupero edilizio e restauro degli edifici annessi. Prevista inoltre la costruzione di un nuovo volume interamente vetrato destinato a museo monografico. Il volume trasparente e leggero progettato da 967arch, caratterizzato da un’architettura ordinata, leggibile e in armonia con gli edifici storici, al tramonto diventerà una sorta di

lanterna luminosa, rendendo riconoscibile il complesso museale anche dalla collina che sovrasta il centro cittadino. Oltre alla riqualificazione del complesso monastico e la rifunzionalizzazione degli spazi interni viene valorizzato il percorso tra gli edifici: uno spazio di relazioni culturali che diventa esso stesso una forma di aggregatore, ma anche luogo per attività di ritrovo, commerciali e di servizio ■

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Località Pietrasanta (Lucca) Committente Comune di Pietrasanta (Lucca) Progetto architettonico 967arch Superficie 8.000 mq
› WORK IN PROGRESS

costruiamo insieme ogni tuo progetto

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VOLTERRA MARIO CUCINELLA PROGETTA UN TEATRO PER IL CARCERE

Da 35 anni, con la Compagnia della Fortezza, Armando Punzo ha trasformato il carcere penale della Fortezza Medicea di Volterra in un centro culturale d’avanguardia e nel seme germinale di un percorso che ha già coinvolto altre istituzioni penitenziarie in Europa. Ora, insieme a Mario Cucinella Architects, assegnatario del bando del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, la Compagnia della Fortezza ha presentato il progetto di uno spazio teatrale autonomo e polivalente in grado di accrescere l’offerta culturale della città e di promuovere la formazione professionale in ambito teatrale dei detenuti-attori.

Pensato per permettere lo svolgimento delle arti e dei mestieri del teatro, il

progetto prevede la costruzione di un padiglione di 400 metri quadrati al cui interno si potranno svolgere le attività proprie della produzione teatrale, incluse quelle professionalizzanti e spendibili sul mercato del lavoro.

Con un ingresso che collegherà l’esterno con l’interno della fortezza e una capienza di 250 posti, il teatro sarà agevolmente fruibile dal pubblico tutto l’anno. Partendo dall’idea di leggerezza e trasparenza, la sala sarà realizzata con un approccio sostenibile, utilizzando tecnologie a secco e materiali naturali per consentire un rapido montaggio e l’eventuale smantellamento. Nel processo di progettazione sono stati tenuti in considerazione i parametri ambientali –come ad esempio un’adeguata temperatura

Negli schizzi di Mario Cucinella, il progetto si integra con la cornice storica della fortezza e si configura, concretamente e simbolicamente, come spazio osmotico di confine tra l’esterno e l’interno del carcere.

a seconda della stagione, una corretta illuminazione e acustica e una buona qualità dell’aria – in grado di influire sui livelli di comfort dei futuri utenti e sulla performance energetica dell’edificio. Per quanto riguarda le strategie climatiche passive, il sistema strutturale del nuovo padiglione – composto da centine in legno lamellare – offrirà appropriati livelli di protezione solare parametrati alle diverse stagioni. Un sistema di climatizzazione che minimizza le dispersioni termiche garantirà elevati livelli di comfort. Il progetto è quindi concepito come una macchina scenica e bioclimatica, che consentirà lo svolgimento delle attività teatrali all’interno di uno spazio dagli elevati livelli di benessere ambientale e visivo ■

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› WORK IN PROGRESS

Nei render (courtesy Scau Studio) alcuni spazi del nuovo museo e il prospetto su via Marchese di Sangiuliano.

ACIREALE UN NUOVO MUSEO DI SCAU STUDIO E PICA CIAMARRA ASSOCIATI

Ospiteranno anche la settecentesca carrozza del Senato acese e la collezione di reperti greco-romani proveniente dall’area degli scavi di Santa Venera al Pozzo, gli spazi generati dalla trasformazione dell’ex-convento dei Domenicani – già liceo classico Gulli e Pennisi – di Acireale, ma saranno destinati prima di tutto ad accogliere il patrimonio artistico della Biblioteca Zelantea, circa 400 tele e 750 disegni dal XVII secolo all’Ottocento, tra cui stampe di Guido Reni, acqueforti di Van Dyck, opere del Domenichino, del Guercino, di Mattia Preti e di Pieter Paul Rubens. Oltre a risolvere la carenza di spazi espositivi esistente nella città di Acireale, il progetto di riqualificazione e riuso dell’ex convento, affidato a Scau Studio, lo studio di architettura guidato da Angelo Vecchio, in associazione con Pica Ciamarra Associati e Licciardello

Progetti, darà vita a un’area destinata alle attività culturali e didattiche indirizzate alle nuove generazioni e che consentirà al più vasto pubblico do sviluppare momenti di aggregazione cittadina. Il progetto di recupero e il riuso della struttura consentirà inoltre di rinsaldare il rapporto della città di Acireale e del vasto territorio delle Aci con la storia e la tradizione, fornendo un’offerta culturale stimolante e contribuendo a far conoscere i gioielli finora custoditi nella biblioteca Zelantea

con spazi adeguati per la loro esposizione e fruizione. L’intervento promuoverà così un’azione rigeneratrice delle attività culturali, diventando non solo un polo museale ma anche luogo di creazione artistica e culturale ■

Località Acireale

Team di progettazione Scau Studio, Pica Ciamarra Associati, Licciardello Progetti Cronologia 2023-2026

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› WORK IN PROGRESS

ATENE

DAVID CHIPPERFIELD AMPLIA IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE

Situato nel quartiere Exarcheia di Atene, il museo archeologico nazionale ospita una delle più importanti collezioni al mondo di arte antica. L’edificio neoclassico originale, opera di Ludwig Lange e Ernst Ziller, risale al 1866-1874 e nel tempo è stato affiancato da altri volumi. Il più vasto museo della Grecia al momento è in grado di esporre solo una minima parte degli oggetti in collezione. Con la ristrutturazione e l’ampliamento di David Chipperfield Architect Berlin, il complesso verrà modernizzato per soddisfare le esigenze espositive e per adeguarlo ai necessari standard di sostenibilità.

Lo studio del neo Pritzker Prize ha preso come punto di partenza l’edificio monumentale preesistente, legato a un’idea romantica e filellenica di paesaggio

urbano, incorniciandolo con la natura. Il progetto rispetta e preserva l’esistente in modo che possa rimanere un chiaro punto focale della città. Il basamento dell’edificio viene esteso fino alla strada, aggiungendo due piani di gallerie e un grande giardino pubblico sul tetto.

Il nuovo ingresso principale su strada rafforza il rapporto del museo con la città. L’ampliamento di circa 20.000 metri quadrati ospiterà la biglietteria, lo shop museale, il ristorante, un auditorium, oltre alle sale dedicate alle esposizioni temporanee. Il cortile, aperto sul nuovo paesaggio creato in copertura, metterà in collegamento il complesso storico e quello contemporaneo, entrambi modulati come spazi di aggregazione per turisti e ateniesi. La compatibilità ambientale è sostenuta da

due distinti criteri: il nuovo ampliamento come architettura a basso consumo energetico arricchita da infrastrutture verdi, e il museo storico rivitalizzato e riqualificato in termini di consumo energetico ■

Località Atene

Committente Ministro greco della cultura e dello sport

Progetto architettonico

David Chipperfield Architects Berlin

Esecutivi Tombazis & Associates Architects

Ingegneria strutturale wh-p Ingenieure

Sostenibilità Werner Sobek

Paesaggio Wirtz International Landscape Architects

Superficie ampliamento 20.000 mq

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› WORK IN PROGRESS
caleido.it Brasilia Wide, design Massimo Iosa Ghini

VIENNA

LE TORRI DI CUCINELLA PER IL VIERTEL ZWEI

Eterogenee nella forma come per le funzioni – l’una direzionale, l’altra residenziale – le nuove torri progettate da Mario Cucinella Architects che sorgeranno a Vienna entro il 2026 nel nuovo distretto urbano di Viertel Zwei, tra il Prater e il Danubio, sono alte 120 e 90 metri e sviluppano una Slp di circa 85.000 metri quadrati.

Concepita come un’estensione in verticale del grande parco del Prater, il linguaggio architettonico della torre residenziale ‘Grünblick’, ornata dal verde, è giocato su una scansione regolare dei piani, segnata da leggeri movimenti di aggetti e rientranze, che crea un’immagine organica e razionale. I grandi piani dei

solai, lavorando come layers che scorrono l’uno sull’altro, favoriscono di volta in volta la protezione o l’accesso della radiazione solare negli appartamenti e nelle aree collettive assicurando anche un’adeguata protezione dall’azione del vento. Con forma ellittica (che asseconda la direzione prevalente dei venti per limitare le turbolenze) e una seconda pelle continua trasparente ritmata da lame verticali frangisole, la ‘Weitblick’, che ospiterà uffici e ambienti di servizio, è stata progettata per disporre di piani liberi il più possibile ‘flessibili’ per adattarli alle diverse esigenze dei futuri tenant. Le due torri sono collegate tra loro da uno spazio pubblico protetto da una

pensilina la cui sagoma è il risultato di uno studio progettuale condotto con i consulenti del vento per spezzare i moti d’aria discendente generati dagli edifici alti e migliorare il comfort al suolo. Coperta da un tetto verde sul quale si aprono grandi lucernari, nel paesaggio urbano la pensilina agirà anche come porta d’ingresso del quartiere ■

Località Vienna Viertel Zwei

Committenti

Value One Development e Viertel Zwei Kriau

Progetto architettonico Marcio Cucinella Architects

Slp 85.000 mq circa

Cronologia 2017 - 2025

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› WORK IN PROGRESS
Render delle torri di Vienna e dello spazio interno del basamento centrale (img ©MCA e Value One).

DIAMO AL PANORAMA DI MILANO L’ECCELLENZA CHE MERITA

Siamo sempre più vicini ai market leader del settore immobiliare con un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita.

Ci impegniamo per garantire qualità, efficienza energetica e rispetto per l’ambiente.

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Il complesso sportivo sorgerà sul sito dell’excentro di ricerca di Engie a Saint-Denis (VenhoevenCS & Ateliers 2/3/4, render Proloog).

PARIGI

IL CENTRO NATATORIO DI VENHOEVENCS E ATELIERS 2/3/4

Il nuovo centro acquatico di Saint-Denis per 5.000 spettatori in costruzione per le Olimpiadi 2024 diventerà una nuova infrastruttura sportiva della Grand Paris. Progettato da VenhoevenCS e Ateliers 2/3/4 con un team di consulenti l’edificio, aperto e trasparente e in grado di ospitare sport ed eventi sia al coperto sia all’aperto, sarà affiancato da cento nuovi alberi. La sostenibilità e la biodiversità sono componenti fondamentali del progetto. L’edificio è caratterizzato da un imponente tetto in legno dalla forma sospesa, con adamento concavo che segue rigorosamente lo spazio necessario per le tribune, così da ridurre al minimo il volume d’aria da climatizzare. Gli arredi

dei ristoranti, dei bar e degli ingressi sono realizzati con scarti di legno provenienti dai cantieri edili. Le sedute delle tribune sono di nuova concezione e interamente prodotte con plastica riciclata raccolta nelle scuole di Saint-Denis.

Il consumo di energia è una delle grandi sfide per le piscine, a causa del trattamento dell’acqua e delle elevate temperature richieste. Riducendo la domanda di energia e creando un sistema energetico intelligente, il 90 per cento dell’energia necessaria proverrà da fonti rinnovabili o recuperata. Il tetto con pannelli solari costituirà uno dei più grandi parchi solari della Francia e coprirà un quarto di tutta la produzione di elettricità necessaria.

Il progetto comprende, inoltre, un nuovo ponte pedonale che attraversa l’autostrada e collega gli spazi pubblici intorno al vicino Stade de France con il centro acquatico e il futuro quartiere ecologico di Plaine

Saulnier ■

Località Parigi

Committente Métropole du Grand Paris

Progetto architettonico VenhoevenCS

architecture+urbanism, Ateliers 2/3/4

Ingegneria strutturale Schlaich Bergermann partner

Trattamento delle acque Katene

Acustica Peutz

Paesaggio Ateliers 2/3/4

Superficie 20.000 mq

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› WORK IN PROGRESS

CON YTONG

L’ assorbimento dell’anidride carbonica è una caratteristica intrinseca dei BLOCCHI YTONG in CALCESTRUZZO AERATO AUTOCLAVATO e permane inalterata per l’intero ciclo di utilizzo del materiale, apportando un grande beneficio all’intero pianeta .

YTONG

Blocchi e tramezze in calcestruzzo aerato autoclavato

È UN’ALTRA STORIA
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DURATA ASSORBIMENTO CO2: UNA VITA

Il progetto architettonico di Zoë Amsterdam prevede l’inclusione di habitat in grado di attrarre uccelli, insetti, pesci e molluschi, favorendo la biodiversità dell’area (render B1 Design).

Con un masterplan sviluppato da Burtonhamfelt e Boom Landscape insieme alla municipalità di Amsterdam prosegue, con orizzonte il 2040, il processo di urbanizzazione densa dell’isola artificiale di Sluisbuurt, a breve distanza a est del centro. Il piano prevede la costruzione di 5.500 nuove abitazioni (il 30 per cento delle quali di housing sociale) distribuite in alcune torri alte e in edifici di 5/6 piani di altezza più vicini all’acqua. Tra questi anche Zoë Amsterdam, progetto di VenhoevenCS per 82 appartamenti che occuperà un lotto di 10mila metri quadrati. Ciò che più colpisce del progetto non è tanto la produzione di energia integrata, che sarà maggiore di quella consumata, o i materiali impiegati – legno e cemento a vista – quanto la composizione

architettonica, che per favorire la biodiversità crea una serie di ambiti a quote differenti, dall’antistante livello acquatico a quelli superiori, ciascuno dei quali può offrire un habitat per specie vegetali e animali diverse. Se un tempo le formiche che salivano in casa lungo i rampicanti erano considerate un problema, il progetto di Zoë Amsterdam – del team di progettazione fa parte anche un esperto indipendente in rappresentanza di ‘forme di vita non umane’ – prevede deliberatamente, oltre alla creazione di giardini a terra e pensili e aree umide in grado di attrarre specie diverse di uccelli, pesci e molluschi, che alcune parti dell’architettura possano diventare rifugio per pipistrelli e insetti impollinatori, contribuendo così alla crescita della

biodiversità dell’intera area.

Al livello della strada, come prevede il masterplan di Sluisbuurt, gli edifici prevedono 1.500 metri quadrati di spazi destinati a negozi, caffè e aree di lavoro collettivo ■

Località Amsterdam

Committente AM Gebiedsontwikkeling

Architettura VenhoevenCS

Team Jos-Willem van Oorschot (lead architect), Cécilia Gross, Cas de Heij, Maria Boletou, Arian Shahverdi, Tom Padding, Gregorz Balinski

Paesaggio Landschapsarchitecten

Slp 11.500 mq (di cui 1.500 mq retail)

Cronologia 2024-2026

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AMSTERDAM RESIDENZE PER UMANI E ALTRE SPECIE DI VITA NEL PROGETTO DI VENHOEVENCS
› WORK IN PROGRESS

Soluzioni in pompa di calore

Comfort green, gestito da remoto, garantito

Baxi partendo dall’analisi delle specificità impiantistiche in Italia, ha sviluppato un’ampia gamma di soluzioni ibride ed in pompa di calore: sistemi ibridi ad incasso con integrazione pompa di calore e caldaia CSI IN H WI-FI, soluzione ideale per abitazioni in fase di riqualificazione, e sistemi ad incasso in pompa di calore con integrazione solo elettrica CSI IN E WI-FI, soluzione ideale per nuove abitazioni.

Entrambi i sistemi sono in grado di fornire riscaldamento, raffrescamento e produzione ACS e, tramite Baxi Hybrid App, è possibile gestire l’impianto di casa, da remoto, in modo semplice e intuitivo.

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Dopo la piazza-giardino disegnata da Martha Schwartz inaugurata nel 2019 prosegue, con il progetto di Zaha Hadid Architects approvato recentemente dalla municipalità di Vilnius, la trasformazione dell’area in precedenza occupata dallo stadio comunale di epoca sovietica. Il nuovo centro pubblico, commerciale e direzionale svilupperà un totale di 24mila metri quadrati distribuiti in un basamento a due livelli e in due torri per uffici, rispettivamente di 8 e 9 piani, collegate tra loro anche da un ponte coperto al livello +5. Grandi terrazze a sbalzo accentuano la curvatura delle facciate continue vetrate e incorporano 11.750 metri quadrati di giardini pensili che in copertura completano all’esterno gli spazi di relax, fitness e benessere aperti al pubblico agli ultimi piani, raggiungibili direttamente dalla corte-atrio al livello della piazza. I livelli destinati a uffici sviluppano piante libere facilmente adattabili alle esigenze dei futuri tenant, da startup e piccole imprese a multinazionali consolidate. Sviluppato da un team quasi interamente composto da italiani (capi-progetto Gianluca Racana e Ludovico Lombardi) il progetto di Zaha Hadid Architects dedica grande attenzione allo studio

dell’esposizione solare, che a causa della latitudine di Vilnius varia sensibilmente nel corso dell’anno, per definire l’entità degli sbalzi dei piani e delle terrazze e l’orientamento delle schermature delle facciate vetrate, perpendicolari rispetto al massimo grado di incidenza (151°) dei raggi. Naturalmente i materiali e i sistemi di climatizzazione sono improntati alla massima compatibilità ambientale e prevedono anche un facile disassemblaggio per lo smaltimento a fine vita ■

Località Vilnius

Committente Hanner

Progetto architettonico

Zaha Hadid Architects, Patrik Schumacher

Capi progetto di ZHA

Gianluca Racana, Ludovico Lombardi

Local Architect Unitectus

Progetto Strutture Ribinis bū vis

Ingegneria delle facciate Staticus

Progetto impianti Eva Danovska

Slp 24.000 mq

Cronologia 2023-in corso

[ 70 ] IOARCH_104
VILNIUS, LITUANIA IL BUSINESS CENTER DI ZAHA HADID ARCHITECTS
› WORK IN PROGRESS
Il nuovo business center riempie il vuoto lasciato dallo stadio comunale di epoca sovietica (render by Frontop).

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HELSINKI UN PROGETTO DI RIGENERAZIONE DI MASSLAB + AFRY

Occupato da un importante nodo ferroviario e dalle relative infrastrutture di servizio, da un decennio il quartiere di Pasila a Helsinki è al centro di un piano di trasformazione urbana al quale si aggiunge ora il progetto pubblico/privato sviluppato da un team di progettazione guidato dai portoghesi di Masslab in collaborazione con lo studio scandinavo Afry Ark Studio, vincitore di un concorso in due fasi a inviti. La superficie di un ex-stabilimento dove si costruivano treni verrà trasformata in 45.000 metri quadrati di nuovi spazi a uso misto – uffici, retail, ospitalità – con edifici alti e un podio che rappresenta l’ambito pubblico dell’operazione.

Sormontato da una copertura verde piantumata anche con alberi di alto fusto, il podio riorganizza il livello stradale in un insieme di funzioni, definite in fase iniziale insieme alla municipalità e agli abitanti della zona, aprendo alla città un recinto in precedenza precluso. Legno alla base, mattoni e vetro ne definiscono il volume che si allunga per l’intero fronte stradale, con porzioni coperte ad arco e aperte, aree protette di sosta e di passaggio verso l’interno dove le strutture conservate della ex-fabbrica saranno trasformate in un centro commerciale.

L’insieme di aperture, archi e semiarchi e la copertura ondulata del podio, che

diventa una nuova promenade rialzata con ‘pozzi’ aperti sul livello sottostante, gli conferiscono una forma organica in contrasto con la linearità degli edifici –uno dei quali alto – a destinazione uffici e hotel ■

Località Helsinki

Committenti Train Factory Oy e Comune di Helsinki

Progetto architettonico Masslab

Lead architects Diogo Sousa Rocha, Duarte Ramalho Fontes, Lourenço Menezes Rodrigues Progetto esecutivo e ingegneria Afry

Slp 45.000 mq

Cronologia 2022 – in corso

[ 72 ] IOARCH_104
› WORK IN PROGRESS
Concept assonometrico dell’intervento e vista dalla strada (courtesy Masslab, render Barbar).

Una foto del cantiere in corso e, a sinistra, render dell’edificio una volta completato (img. courtesy Barton Malow).

DETROIT LA COSTRUZIONE TOP-DOWN DELL’EXCHANGE TOWER

Quasi completato il primo progetto residenziale dopo sessant’anni nel distretto Greektown di Detroit. Alta 63 metri per 16 piani, la Exchange Tower – un intervento da 64,6 milioni di dollari, che sostituisce un precedente car park – è interessante non tanto per l’architettura quanto per il sistema costruttivo adottato, che ha previsto prima la costruzione delle fondazioni e dei due corpi scala centrali in calcestruzzo armato e successivamente la realizzazione, a terra, di ogni piano, poi elevato in posizione con il sistema LiftBuild, evoluzione di un metodo di costruzione modulare inventato negli anni Cinquanta. Una volta in posizione, l’intero piano viene imbullonato ai corpi centrali.

È stato così possibile ricorrere a metodi di prefabbricazione evoluta realizzata con precisione e senza pericoli per ottenere piani liberi, nei quali i singoli appartamenti sono facilmente configurabili in diverse piante possibili. Ciascun piano pesava 500 tonnellate e per arrivare al piano più alto sono occorse 10 ore. Nel complesso, questo metodo costruttivo ha permesso di risparmiare il 30 per cento del tempo rispetto a un cantiere tradizionale. Il ricorso al LiftBuild si era reso comunque necessario a causa della configurazione e della posizione del lotto, la cui vicinanza con il People Mover cittadino impediva per ragioni di sicurezza l’uso di gru. L’Exchange Tower si compone di 12 attici

agli ultimi due piani, un totale di 153 appartamenti – il 20 per cento dei quali, come da regolamento comunale, a prezzi accessibili – e spazi commerciali al piano terra ■

Località Detroit

Committente Exchange Detroit

Architettura Ghaffari Architecture

Progettazione integrata Pea Group

Metodo costruttivo LiftBuild (gruppo Barton Malow)

Altezza 63 metri, 16 pani

Slp 15.400 mq

Completamento estate 2023

[ 74 ] IOARCH_104
› WORK IN PROGRESS

Costruiamo da oltre 35 anni

per valorizzare le eccellenze Italiane

Ricci S.p.A. è un’impresa che opera nel settore delle costruzioni dal 1986. Tra i leader di mercato, Ricci S.p.A. negli ultimi anni si è contraddistinta per flessibilità, costanza ed organizzazione che hanno condotto alla realizzazione di grandi opere e che hanno spinto l’impresa verso obiettivi sempre più ambiziosi. Tutto ciò è reso possibile da un’attenta programmazione delle attività, agevolata dalla professionalità di ogni collaboratore. Le commesse e i progetti sempre più complessi, che si concentrano in tutto il territorio nazionale, hanno portato Ricci S.p.A. a strutturare al me -

glio l’organizzazione creando tre divisioni interne, verticali per ogni settore.

Hospitality Division, in cui un team dedicato di architetti, designers ed ingegneri affianca progettazione e interior dei committenti, offrendo un servizio finalizzato alla rapida soluzione degli aspetti di costruzione alberghiera.

Tertiary Management, che ha l’obiettivo di costruire, ristrutturare e realizzare opere che propongano ambienti di lavoro confortevoli, tecnologici e sostenibili pensati per migliorare la quotidianità di chi li vive ogni giorno.

Residential Division, per costruire abitazioni di pregio, caratterizzate dall’eccellenza nella cura al dettaglio e soluzioni all’avanguardia che rechino vantaggi concreti in termini di comfort, qualità, architettura e benessere.

www.riccispa.it

TULUM, MESSICO DNA ARCHITECTS PROGETTA UN ECO-RESORT SOSPESO SULLA GIUNGLA

Passerelle sospese come ponti di liane sull’acqua che con piscine ‘naturali’ invade l’area collegano i bungalow al nucleo centrale dei servizi di questo resort di lusso in costruzione nella foresta tropicale di Tulum, nello Yucatan, famosa per i resti archeologici Maya e per la grotta del Gran Cenote. DNA Architects, lo studio di Barcellona autore del progetto, che a Tulum ha già realizzato altri progetti di ospitalità high-end come il ‘Cocoon’, definisce l’intervento come ‘archi-natura’, con riferimento alla forma a nido dei dieci bungalow doppi – ogni suite con sauna e Jacuzzi misura 60 mq – costruiti a 12 metri di altezza dal suolo, e alla compatibilità ambientale del progetto, quasi interamente costruito a secco con materiali locali –come il noce dei Caraibi – e che ingloba strategie per il recupero dell’acqua piovana (nonché pannelli solari e fotovoltaici). Sarebbe più sostenibile se non venisse costruito ma la domanda di turismo di lusso è in crescita e sembra che l’idea di ‘luxury resort’ non possa andare disgiunta

da forme più o meno autentiche di contatto con la natura, al netto però di formiche e serpenti in camera. Indubbiamente soggiornare con vista al livello delle chiome degli alberi ha il suo fascino, così il nucleo principale, retto da una struttura in acciaio, è circondato da terrazze con vista panoramica sul complesso e su quel che resta della foresta circostante. Al suo interno, ristoranti con menu bio-organici, centri wellness e yoga, trattamenti spirituali e rituali. Tree of Life – questo il nome del progetto – ha già vinto il Built Design Awards 2022 e l’Apr Chinese Design Award ■

L’eco-resort con i bungalow collegati al nucleo centrale e le passerelle sospese sull’acqua (render ©DNA Architects).

Località Tulum, Messico Committente Zepto

Architettura Dna Barcelona Architects

Lead architect Aryanour Djalali

Area di Progetto 11.221 mq

Superficie costruita 4.810 mq

Cronologia 2020-2024

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› WORK IN PROGRESS
Foto: Nicolò Panzeri Progetto: Studio Melesi Lecco Serramenti: Falegnameria Menaballi Srl

TOKYO

TORANOMON HILLS

STATION, PRIMO EDIFICIO ALTO DI OMA IN GIAPPONE

Alta 266 metri per 49 piani, la Toranomon Hills Station che verrà completata in autunno completa il nuovo business district avviato nel 2014 con il Mori Building su un’area di 7,5 ettari nel centro di Tokyo. Primo edificio alto progettato da Oma in Giappone, con un atrio sotterraneo e ricco di luce naturale alto tre livelli direttamente connesso alla stazione ferroviaria di Toranomon e a quella della nuova linea Hibiya della metropolitana, la torre svolge un’essenziale funzione di collegamento. Funzione che si estende anche al livello della strada con un ponte pedonale largo 20 metri, configurato come un nuovo spazio pubblico, che scavalca la Sakurada-dori e raggiunge la hall superiore di ingresso.

Con una struttura di telai a traliccio e il nucleo dotato di smorzatori idraulici ad alte prestazioni che assorbono l’energia

delle vibrazioni sismiche, l’aspetto esteriore è caratterizzato da una simmetria invertita, con la facciata nord, rivolta verso il Palazzo Imperiale, che si restringe verso l’alto e il fronte sud che al contrario, dalla forma a imbuto dell’ingresso aperto verso il ponte pedonale, si allarga verso l’alto. L’aspetto finale sarà completato da installazioni di arte pubblica.

Le funzioni spaziano dal retail, esteso su 9 piani (dal livello -2 al +7) per 14.400 metri quadrati, ai cinque piani e 200 camere di una nuova insegna alberghiera, agli uffici, che sviluppano un totale di 107.000 mq su 32 piani. Dal 45esimo all’ultimo piano, con viste panoramiche sulla città e sulla baia, uno spazio ibrido chiamato Tokyo Node, 10mila metri quadrati di arte, intrattenimento, moda e tecnologia, contribuirà a mantenere viva e attiva la torre per tutte le ventiquattro ore ■

L’ingresso visto dal ponte pedonale (render ©DBox) e sezione/funzioni del basamento (courtesy Oma New York e Mori Building Co).

Località Tokyo

Committente Mori Building Co. Ltd

Progetto architettonico Oma New York

Partner Shohei Shigematsu

Associati Takeshi Mitsuda, Jake Sadler-Foster, Luke Willis

Architetto esecutivo Mori Building Co Ltd, Kume Sekkei

Progetto strutture e MEP Kume Sekkei

Facciate Kume Sekkei, Arup Japan

Ponte Ney & Partners

Progetto illuminotecnico L’Observatoire International (esterni) Arc Light Design (interni)

General Contractor Kajima Corporation

Slp totale 236.640 mq

Cronologia 2016-2023

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› WORK IN PROGRESS

Entra nel tuo Futuro

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PIANIFICARE IN TEMPI INCERTI CITTADINANZE ATTIVE

L’entità dei fondi del Pnrr mette in luce per converso la povertà di risorse tecniche, cognitive e di personale necessarie per programmarne con efficacia l’attuazione. Dagli anni Novanta, la prevalenza del mercato ha deprivato le risorse ma anche le culture dell’azione pubblica. Per rispondere adeguatamente alle questioni sociali e ambientali occorrerebbe una rivoluzione culturale che Gabriele Pasqui, docente di politiche urbane al Politecnico di Milano, promuove in questo libro facendo ricorso al pensiero dei tre ‘irregolari’ del titolo, e in particolare di Albert Hirschman con la sua propensione ad attraversare le frontiere disciplinari. Un trespassing, scrive Pasqui, che non è l’interdisciplinarità che conosciamo ma che consiste in una sospensione dei presupposti irriflessi delle singole discipline, mettendoli in dubbio per “aprirsi all’evento del possibile”. In altre parole, affrontare la pianificazione – che viene prima della programmazione, non dopo – con atteggiamento empirico, osservare i fatti e le vite e i discorsi per come si verificano, senza la pretesa di poterne controllare gli esiti.

La transizione verso uno sviluppo basato sull’economia circolare è al centro delle politiche comunitarie e nazionali, ma l’appello è rivolto anche ai singoli cittadini e ai loro comportamenti. Gli inviti a produrre meno rifiuti, a separarli, a consumare meno acqua e abbassare il riscaldamento fanno sempre più presa sul pubblico e, sostengono l’urbanista Els Leclercq e l’architetto Mo Smit, sono efficaci anche a livello di caseggiato e di quartiere. Lo dimostrano i sette casi di studio – tutti in Olanda – che il libro prende in esame, sottoponendoli a un metodo di analisi che gli autori definiscono Circular Value Flower. Il metodo procede per livelli, dal capitale potenzialmente attivabile alle risorse disponibili, per passare poi ai possibili promotori del cambiamento e agli spazi disponibili. Tenta infine di comprendere i valori sociali, economici, estetici e culturali delle azioni messe in atto. Iniziative che partono dal basso e che non sono esenti da rischi, ma che indicano una strada, come ad esempio le comunità energetiche di cui molto si parla ma di cui, almeno in Italia, ancora si stenta a vedere traccia.

Gli irregolari. Suggestioni da Ivan Illich, Albert Hirschman e Charles Lindblom per la pianificazione a venire

Gabriele Pasqui

Franco Angeli, Milano, 2022 pp. 172, 17 euro

ISBN 978-88-3514-565-3

ELOGIO DELL’ISOLATO URBANO

Per secoli la qualità della vita urbana in Europa si è fondata sull’equilibrio e l’intersezione tra spazio pubblico e spazio privato, con cortine stradali continue su cui affacciano direttamente le abitazioni, che a loro volta definiscono sia la griglia stradale sia i perimetri delle corti private interne. Le piazze erano luoghi di incontro e di scambi all’interno di tessuti densi, percorribili a piedi, a ‘scala umana’ come si direbbe oggi. Ma la realtà odierna mette in pericolo questa integrità urbana, con il

real estate che da un lato tende a favorire gli sviluppi residenziali suburbani e dall’altro trasforma le zone centrali in una cacofonia di oggetti architettonici isolati, sfocando i confini tra spazio pubblico e spazio privato, generalmente a discapito del primo. In questo libro l’architetto e urbanista Karsten Pålsson approfondisce il caso di Copenhagen, ed esamina poi altre città nord-europee, ma i principi che enumera per una saggia pianificazione urbana, della quale la buona politica

Circular Communities

Els Leclercq, Mo Smit

nai010 publishers, Rotterdam, 2022 pp. 160, En, 34,95 euro

ISBN 978-94-6208-741-5

dovrebbe avere la capacità di riprendere le redini per promuovere una qualità di vita elevata, sono fondamentali anche per la città italiana, non così dissimile dal resto d’Europa. Se ne può concludere che la densità urbana non è necessariamente in contrasto con la scala umana dei collegamenti e che il buon vecchio isolato, che può assumere svariate conformazioni, è un principio attuativo di sviluppo tutt’oggi valido.

Urban Block Cities. 10 Design Principles for Contemporary Planning

Dom publishers, Berlin, 2023

pp. 216, Ill, En, 48 euro

ISBN 978-3-86922-838-9

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› DESIGNCAFÈ
4 Complete di sanitari, rivestimenti e finiture di alta qualità Impiego in hotel strutture ricettive ospedali, condomini centri commerciali
1 Industrializzazione del cantiere Progettazione e assemblaggio Torre San Giorgio (CN) - Via Circonvallazione Giolitti, 92 www.unimetal.net - unimetal@unimetal.net - Numero Verde 800 577 385
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IL PROGETTO DI RECUPERO E AMPLIAMENTO COMPIUTO DA ALVISI KIRIMOTO PRESERVA L’ESSENZA DI UN ANTICO CASALE CIRCONDATO DA AMPI SPAZI VERDI RINNOVATI INTEGRALMENTE SECONDO UN IMPIANTO GEOMETRICO CHE COME UN CANNOCCHIALE, INQUADRA E VALORIZZA DIVERSE SFACCETTATURE DEL PAESAGGIO CHE CIRCONDA LA PROPRIETÀ

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VILLA K

OMAGGIO AL PAESAGGIO RURALE

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VILLA K, NORD ITALIA
RESIDENZE

Fondato nel 2002 da Massimo Alvisi (Barletta, 1967) e Junko Kirimoto (Giappone, 1970), lo studio si distingue per l’approccio sartoriale alla progettazione, l’uso sensibile della tecnologia e il controllo dello spazio a partire dalla manipolazione di ‘fogli di carta’. Fondendo sensibilità italiana e giapponese, lo studio ha realizzato numerosi progetti in Italia e all’estero, tra cui la sede di Molino Casillo, la cantina Podernuovo, il social housing via Giulini a Barletta, l’accademia della musica di Camerino, il restauro del teatro Alexandrinsky di San Pietroburgo e del teatro comunale di Corato. Attualmente lo studio è impegnato in numerosi progetti di recupero e risanamento urbano in Italia e all’estero, tra cui la riqualificazione del centro storico di Hanoi e le linee guida strategiche per il piano urbanistico di Battipaglia. www.alvisikirimoto.it

PAESAGGISTICA TOSCANA

Quello svolto da La Paesaggistica Toscana per lo studio Alvisi Kirimoto è un progetto integrato e completo, inserito nel paesaggio in continuità con l’architettura mitigata da una composizione di alberi e arbusti affacciati sui vigneti con le montagne che gli fanno da sfondo. Il giardino, formato da un giardino sospeso, un orto, un campo da gioco, una piscina, è realizzato con piante prevalentemente autoctone e alberi da frutto come melograni, cotogni, giuggioli. Numerose inoltre le piante aromatiche e da fiore che si

armonizzano all’habitat locale. Questo progetto segue le numerose realizzazioni e gestioni del verde curate dall’azienda fondata alla fine degli anni Sessanta da Enzo Margheriti, specializzata nella realizzazione di piccole grandi opere a verde in Italia e all’estero. Tra le realizzazioni di Paesaggistica Toscana, gli stabilimenti industriali di Ferrari e Maserati, il grattacielo Intesa San Paolo di Torino, residenze e resort come Monteverdi Tuscany e Castello Banfi di Montalcino. www.paesaggisticatoscana.it

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Alvisi Kirimoto Foto ©Ilaria Magliocchetti Lombi
VILLA K

Immerso in un terreno collinare di due ettari, tra castelli, borghi e vigne, il complesso si sviluppa su un’area di 910 metri quadrati e si compone di due volumi esistenti dai caratteri tipici dell’architettura rurale e di un nuovo piccolo edificio aggiunto, cui si alternano una serie di spazi all’aperto. A guidare il progetto sviluppato da Alvisi Kirimoto è stato il paesaggio, fondamentale per la definizione del nuovo ingresso e delle visuali da privilegiare nella disposizione dei nuovi elementi. Tra questi, l’addizione in legno, che amplia la zona giorno; i terrazzamenti per gli orti e le aree verdi dedicate allo sport; la grande piscina a sfioro con vista sulla vallata. Sul livello principale, quello del

Prospetto est dell’edificio A e il deck in legno della piscina (ph. ©Marco Cappelletti). Nella pagina accanto, vista aerea (ph. ©Mattia Caprara e Flavio Pescatori); masterplan e sezione.

cortile originario, dove sono state conservate le antiche grandi alberature, si trovano perpendicolarmente i due volumi esistenti di tre e due piani e parallelamente le nuove addizioni dell’ampliamento e della piscina.

Al livello inferiore si affacciano i piani seminterrati degli edifici residenziali e i parcheggi sotterranei, nascosti alla vista.

Cuore dell’intervento è l’ampliamento in legno che estende la zona living dell’edificio principale. Trasparente e leggero, il volume si dichiara formalmente e al tempo stesso dialoga rispettosamente con la preesistenza.

L’uso di materiali naturali come la pavimentazione in listoni di rovere naturale, il colore chiaro delle pareti e del soffitto e le ampie ve -

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RESIDENZE

Una delle zone outdoor; dettaglio delle doghe in legno di cedro che rivestono il volume di ampliamento e la sala dell’edificio principale (ph. ©Marco Cappelletti).

L’elemento naturale ha ispirato moltissimo la genesi del progetto.

L’idea era di comporre un unico spazio permeabile tra dentro e fuori

trate rendono gli interni luminosi e minimali. La struttura, rivestita da doghe in legno di cedro, presenta un passo regolare che aumenta in prossimità dell’esterno, fino a trasformarsi in un pergolato. Affacciato sul giardino e sulla piscina panoramica, il porticato ospita un’area barbecue e un forno per pizza, oltre a un grande tavolo in teak.

L’esterno, grazie anche a nuovi terrazzamenti per gli orti e aree verdi per lo sport, è stato rinnovato integralmente secondo un impianto geometrico che, come un cannocchiale, inquadra e valorizza diverse sfaccettature del paesaggio che circonda la proprietà, con un

gioco di volumi che privilegia una geometria rigorosa e un layout tutto proteso verso l’esterno. Ogni elemento architettonico concepito da Alvisi Kirimoto segue il respiro e il ritmo della natura, come la stradina in ghiaia e il camminamento in ciottoli di pietra di Luserna che guidano verso il volume principale e le camere con ingresso indipendente. Del precedente complesso sono stati conservati il passo strutturale, il ritmo delle aperture e la consistenza muraria delle antiche case rurali, cui si affiancano le integrazioni in materiali naturali, che danno continuità tra dentro e fuori. Le grandi superfici vetrate

amplificano il senso di apertura, pur mantenendo la privacy degli ambienti domestici. L’edificio principale si sviluppa su tre livelli e ospita al piano terra la cucina, la zona pranzo e un ampio soggiorno, proteso verso l’esterno grazie al volume aggiunto in legno. A separare la zona pranzo dal soggiorno, un camino bifacciale a gas appeso al soffitto realizzato interamente in ferro.

Il primo piano accoglie la camera padronale, con la cabina armadio e il bagno in stretta connessione con l’esterno grazie al sistema di aperture originarie.

Nel piano seminterrato si trovano, oltre ai

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VILLA K

servizi, la cantina dei vini, che ospita la collezione privata dei proprietari, e due suite, cui si accede dall’esterno con accesso indipendente o dal piano terra attraverso la nuova scala in ferro e pietra che collega i vari livelli del casale.

La prima suite si caratterizza per il soffitto con le originarie voltine in mattoni rossi e una grande arcata chiusa in ferro e vetro, che separa la zona notte dal salottino. L’altra suite, dalle linee più contemporanee, si configura come ampio loft con zona notte e bagno dedicato, in continuità visiva con il living. Il progetto si compone inoltre di un altro fab -

CAPOFERRI

Realtà di tradizione artigiana chiamata ormai in tutto il mondo sui progetti più complessi, ha ingegnerizzato e realizzato interamente sia il padiglione vetrato sia il pergolato esterno. Il padiglione ha una struttura in legno, con una copertura parzialmente vetrata e parzialmente cieca. I serramenti integrati nella struttura sono realizzati con profili custom in acciaio inox verniciato. Le lamelle frangisole verticali sono in cedro rosso americano naturale con sistema di irrigidimento in acciaio inox. Per l’edificio ristrutturato sono stati realizzati tutti i serramenti in legno di Mogano Sipo laccato, con le relative chiusure esterne (persiane) e alcuni serramenti realizzati in acciaio inox verniciato. Per l’interno sono state realizzate pareti vetrate con profili custom in acciaio inox verniciato e speciali porte in legno laccato con telaio in acciaio.

www.capoferri.it

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RESIDENZE

bricato minore distribuito su due piani, che comprende altre tre suite — due camere al piano superiore e un piccolo loft al piano inferiore – ciascuna con accesso indipendente dall’esterno.

In ognuna, l’uso abbondante di materiali naturali si alterna al mix eterogeneo di arredi su misura, mobili dal design nordico e numerose opere d’arte.

Finiture e rivestimenti sono essenziali e rispettosi del contesto. Per il pavimento dei livelli inferiori è stata utilizzata una finitura

in microcemento grigio; al piano terra una pietra locale grigia; al piano superiore e nel volume in legno il parquet in rovere naturale. Nel fabbricato principale, le pareti sono bianche e il soffitto in mattoncini, mentre al primo piano è bianco. Nell’edificio più piccolo, infine, si trovano travi in legno a vista bianche ■

Località Nord Italia

Committente Privato

Progetto architettonico

Alvisi Kirimoto (Massimo Alvisi, Junko Kirimoto)

Team di progetto Massimo Alvisi, Junko Kirimoto, Eloisa Susanna, Raimondo Jereb, Stefania Sabiu

Progetto strutture Milan Ingegneria

Progetto impianti Brescia 2 Progetti

Cost Management Gad – Global Assistance Development

Progetto del paesaggio Paesaggistica Toscana

Tecnico locale Roberto Mellino

Opere edili, strutture e impianti Seia & Cauda

Serramenti, pergolati e porte interne Capoferri

Arredi e falegnameria Devoto Design

Illuminazione Telmotor Spa (Artemide, Davide Groppi, Flos, iGuzzini, Simes, Viabizzuno, Vibia)

Rubinetterie Treemme

Cucina Angelo Po, Devoto Design

Lucernari Velux

Accessori bagno Boffi

Superficie totale 910 mq

Cronologia 2022

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CREDITI
VILLA K

La struttura in legno che estende la zona living dell’edificio principale. Il pergolato è attrezzato con un grande tavolo in teak e poltrone (ph. ©Marco Cappelletti).

Pianta del piano terra. Un camino bifacciale a gas appeso al soffitto realizzato in ferro separa la zona pranzo dal soggiorno (ph. ©Marco Cappelletti).

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RESIDENZE

La nuova costruzione in pietra e legno si fonde al fienile ristrutturato, ora utilizzato come deposito per le attività agricole (ph. ©Fabio Mantovani).

Ciclostile Architettura

Lo studio di Bologna, fondato nel 2009 da Giacomo Beccari, Gaia Calamosca e Alessandro Miti, opera nei campi dell’architettura e dell’urbanistica, sviluppando progetti di pianificazione strategica, rigenerazione urbana e recupero edilizio. Ha vinto diversi premi, collaborato con università e partecipato a conferenze, oltre a essere scelto per la giuria di concorsi di architettura. www.ciclostilearchitettura.me

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CA’ INUA

LA DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE DI UNA VECCHIA CASA RURALE È, PER LO STUDIO BOLOGNESE CICLOSTILE, UN’OCCASIONE PER REINTERPRETARE IN CHIAVE CONTEMPORANEA IL PAESAGGIO E L’ARCHITETTURA TRADIZIONALE

Sull’Appennino bolognese una nuova architettura in pietra e legno ricorda con il suo nome, Ca’ Inua, l’antica città etrusca di Kainua che sorgeva nei pressi dell’attuale cittadina di Marzabotto. Ca’ è il richiamo ai toponimi tipici dei casolari montani, mentre Inua trova origine in una parola di lingua inuit che significa “l’essenza di tutte le cose”, un concetto spirituale che è principio di armonia tra i viventi.

E così, la nuova costruzione in pietra e legno, realizzata con approccio attento da parte di Ciclostile, si fonde con delicatezza al corpo di un fienile ristrutturato diventando essa stessa uno degli elementi del paesaggio.

L’abitazione e spazio di ricerca del collettivo artistico Panem et Circenses, ricavata dalla demolizione e ricostruzione di una vecchia casa

ABITAZIONE PRIVATA, MEDELANA, MARZABOTTO

CA’ INUA L’ESSENZA

DI TUTTE LE COSE

rurale, si sviluppa su due livelli, con il piano terra parzialmente incastonato nel terreno a rinsaldare il legame tra il costruito e la natura. Le pietre ricavate dalla demolizione sono state riutilizzate per il muro in pietra a vista al piano terra, elemento di congiunzione tra la casa e il fienile.

La nuova porzione, con struttura in pannelli x-lam, si affaccia sul fronte principale solo al primo piano. Il rivestimento è in legno bruciato, antica tecnica legata al territorio, ma utilizzata in tutto il mondo, come in Giappone dove è conosciuta come shou sugi ban. Non a caso, il progetto di Ca’ Inua aveva l’ambizione di trovare e ridefinire i punti di contatto tra l’edilizia tradizionale degli Appennini e del Giappone, paese dell’anima per i committenti.

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RESIDENZE

Le piccole aperture sul fronte nord sono sostituite nella zona giorno al piano terra e nelle camere al livello superiore da ampie finestre a sud (ph. ©Fabio Mantovani).

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CA’ INUA

All’interno la dialettica tra le superfici dure, come i pavimenti in cemento e i mosaici dei bagni, e le superfici morbide del legno di abete utilizzato per pavimenti e rivestimenti richiama l’essenzialità e l’austerità del luogo. I locali di servizio si trovano a nord con piccole bucature, schermate dallo sbalzo del piano primo mentre la zona giorno al piano terra e le camere al livello superiore godono di ampie aperture a sud, dotate di sistema oscurante. Le vetrate, oltre a massimizzare l’apporto energetico nelle stagioni fredde e impedire l’irraggiamento diretto in quelle calde, offrono una

vista meravigliosa sulla vallata.

Tutta la casa è coibentata con un cappotto in fibra di legno di grande spessore che permette di utilizzare come riscaldamento/raffrescamento un impianto ad aria alimentato dai pannelli fotovoltaici installati sulla falda a mezzogiorno del fienile.

Le acque piovane sono raccolte in vasche e riutilizzate per l’innaffiamento dei campi mentre l’impianto di depurazione è costituito da una fitodepurazione che funziona grazie a due stagni limitrofi all’abitazione ■

La struttura della nuova porzione è in pannelli x-lam. La parete è completata da una intercapedine ventilata e dal rivestimento in tavole di larice bruciato (ph. ©Fabio Mantovani).

CREDITI

Località Medelana, Marzabotto (Bologna)

Cliente Panem et Circenses

Progetto architettonico Ciclostile Architettura

Impresa di costruzione Vibrobloc

Infissi Infinito

Illuminazione Zangra

Rivestimenti Ce.si

Superficie 400 mq

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RESIDENZE
Planimetrie piano terra e primo piano.

Le ampie superfici vetrate portano luce naturale in tutti gli ambienti della casa grazie a profili sottili che lasciano ampio spazio alle parti trasparenti (ph. ©Paul Smoothy).

CREDITI

Località Londra

Progetto architettonico Square Feet Architects

Serramenti Secco, sistema OS2 75 in acciaio brunito

Serramentista Jfan

IL LINGUAGGIO

DI SQUARE FEET

ARCHITECTS È QUELLO DELL’ARCHITETTURA

MODERNISTA FATTO DI LINEE NETTE, ORTOGONALI

E NITIDI RAPPORTI DI PIENI

E VUOTI, DI PARTIZIONI

MURARIE E SUPERFICI

TRASPARENTI, DI MATERIALI

UTILIZZATI NELLA LORO ESSENZA

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CASA A LONDRA

RESIDENZA PRIVATA, LONDRA

ESTETICA E FUNZIONALITÀ

DEL MODERNO

Svolto dopo un’attenta attività di indagine sulle qualità del terreno, il progetto firmato da Square Feet Architects per una residenza immersa tra le ville di Hampstead a Londra aggiunge volume all’edificio esistente, muovendosi all’interno di rigidi vincoli normativi sulla pianificazione del quartiere. Quello di Thurlow Road è ora un edificio compatto che si sviluppa su tre livelli per 300 mq pur mantenendo un’altezza contenuta e uno sviluppo prevalentemente orizzontale.

L’intervento ha interessato in particolar modo il piano interrato, completamente trasformato per ospitare due camere da letto, i bagni, una

palestra, una sala cinema e un ambiente di servizio. Gli alti soffitti del piano seminterrato, l’ampio pozzo di luce e le vetrate forniscono una notevole quantità di illuminazione naturale.

L’attenzione ai dettagli che caratterizza il progetto, sia negli elementi architettonici sia nella definizione degli arredi fissi e mobili, ha dato vita a un interno accogliente ed elegante nel quale molte soluzioni tecnologiche e impiantistiche sono nascoste alla vista.

I progettisti hanno messo a punto un abaco di materiali capaci di garantire alte performance funzionali e qualità estetiche. Come il rivesti-

mento in legno carbonizzato o l’acciaio brunito utilizzato per tutti i profili metallici che, insieme, alle ampie vetrate, sono i protagonisti della composizione. Il reticolo ortogonale in acciaio anodizzato permette di recuperare l’immagine originale degli elementi in bronzo e di assicurare prestazioni superiori. In questo contesto si inseriscono i serramenti OS2 75 di Seccosistemi, utilizzati per le aperture fisse e mobili, in ottone brunito: finitura che si inserisce al meglio nella palette cromatica messa a punto dai progettisti per le facciate di Thurlow Road e che, allo stesso tempo, assicura protezione ai profili e lunga durata nel tempo ■

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RESIDENZE

Lart Architetti

Lo studio, nato dall’incontro professionale tra gli architetti Lucia Antonelli e Renato Tavelli, si rivolge a una committenza internazionale principalmente privata. Il team è composto da architetti, ingegneri, interior designer, geometri e altre figure professionali indispensabili alla completezza dell’intero percorso progettuale e di cantiere. Ogni realizzazione di Lart Architetti è il risultato della sintonia e collaborazione tra professionisti e squadre di fornitori uniti dall’obiettivo di creare progetti personalizzati e sartoriali. www.lartarchitetti.com

Il contatto diretto e costante con gli esterni è la principale caratteristica dell’abitazione di Lart Architetti (ph. ©Mattia Aquila).

PEDRALI

Oltre ad alcuni arredi custom, Lart Architetti ha scelto sedute, tavoli e lampade di Pedrali. In particolare per la terrazza: il sofa della collezione Reva Twist disegnata per l’outdoor da Patrick Jouin, le sedute Panarea e i tavolini Nolita di CMP design, la lampada wireless ricaricabile Giravolta progettata da Alberto Basaglia e Natalia Rota Nodari. Per gli interni, il tavolo Elinor di Claudio Bellini e le sedute Ester di Patrick Jouin, foto qui accanto.

CREDITI

Località Sarnico (Bergamo)

Progetto architettonico Lart Architetti

Pavimenti Itlas

Arredi Pedrali

Falegnameria Artstyle

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www.pedrali.com CASA A SARNICO

IL PAESAGGIO COME

ELEMENTO DI ARCHITETTURA

PIEDS DANS L’EAU DI LART ARCHITETTI ISPIRATO DAL PAESAGGIO NATURALE

Ci troviamo in una posizione privilegiata, nessun ostacolo a filtrare lo spettacolo della natura. E così lo specchio d’acqua su cui affaccia la residenza ne diventa protagonista e ispirazione principale.

L’architettura dell’edificio concepito con grandi vetrate a tutta altezza e con parapetti trasparenti ha suggerito la spaziatura interna dell’appartamento in modo che ogni ambiente si rivolga completamente verso il paesaggio. Gli interni sviluppati da Lucia Antonelli e Renato Tavelli di Lart Architetti dialogano infatti senza soluzione di continuità con l’outdoor

attraverso le vetrate e le terrazze che rappresentano il filo conduttore delle diverse stanze della casa.

Gli spazi interni sono stati concepiti e distinti in tre aree contigue completamente separabili attraverso pannellature a tutta altezza: la zona living, la zona notte e, come filtro tra le due, l’ingresso, posto in posizione centrale.

La volontà progettuale è stata quella di creare una casa elegante e di rappresentanza e, al contempo, accogliente e avvolgente. Molta importanza è stata quindi data allo studio dell’illuminazione e ai materiali: luci funzio-

nali e scenografiche, materiali come il legno di rovere delle boiserie, il metallo scuro laccato, i marmi e il legno del pavimento posato alla francese avvolgono l’intera scatola dell’abitazione lasciando spazio al colore, che riprende le tonalità del lago e i suoi riflessi sull’acqua. Una buona parte degli elementi di arredo è custom made. A questi si affianca una selezione di pezzi di design, sia all’interno sia nell’ampio spazio outdoor allestito come un naturale prolungamento del living ■

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RESIDENZA PRIVATA, SARNICO SULLA SPONDA OCCIDENTALE DEL LAGO D’ISEO, L’APPARTAMENTO
RESIDENZE
di Elena Riolo

Fondato nel 2007 da Leonardo e Marzia Dainelli, specializzati rispettivamente nel design di prodotto e nell’interior design, lo studio realizza progetti di interni per spazi pubblici e privati e ha attive collaborazioni con diverse aziende del mondo dell’arredamento. La capacità di instaurare un dialogo con l’ambiente e il singolo prodotto permette di realizzare ogni elemento necessario alla costruzione di un progetto personalizzato: dal singolo oggetto realizzato su misura al total look di un habitat completo. Ogni progetto, infatti, porta con sé una profonda cultura progettuale unita alla conoscenza delle tecniche e dei processi produttivi industriali e artigianali.

www.dainellistudio.it

RESIDENZA PRIVATA, MILANO ACCENTI CROMATICI

ESALTANO LO SPIRITO E L’IMPIANTO STORICO DI UN TIPICO APPARTAMENTO MILANESE

In un edificio in stile vecchia Milano in zona Porta Venezia, Dainelli Studio ha firmato il rinnovamento di un appartamento di 80 mq che si sviluppa su una pianta rettangolare: ingresso, corridoio, cucina, living, ampia camera da letto e bagno. A eccezione di una nuova apertura verso la sala, è stata mantenuta la distribuzione classica per la sua funzionalità e per l’ottimizzazione degli spazi.

Si è scelto di conservare le finiture originali del bilocale come cementine e parquet di rovere posato a lisca di pesce e gli infissi antichi dalle importanti modanature. Una sfida importante per Marzia e Leonardo Dainelli è stata quella di creare non solo uno spazio che preservasse lo stile di un tempo ma che lo rendesse unico e personale per il proprietario.

Il colore, utilizzato per distinguere e mettere l’accento su ambienti, accessori ed elementi d’arredo, è la principale soluzione progettuale adottata per ottenere questo obiettivo. Ingresso e zona living hanno come colore dominante

il verde salvia, utilizzato sia per le pareti sia per le boiserie contenitive cannettate.

Il corallo domina invece la cucina, realizzata in mdf resinato, che accosta il rosa a dettagli in ottone e al top in marmo Breccia Capraia con importanti venature grigio scuro e ambra. Per il bagno, in collaborazione con Atlas Concorde i designer hanno creato un disegno ad hoc bianco-nero che si integra con le pareti in frassino tinto nero.

La camera da letto si apre sull’ampia armadiatura su misura, pensata per essere sia contenitore sia decoro grazie alle ante centrali in ottone e all’effetto sospeso che la rende quasi aerea. Gli stucchi che incorniciano il soffitto sono resi contemporanei con l’utilizzo del legno cannettato per la testiera del letto e nella boiserie e dalla scelta degli arredi ■

L’eliminazione di una parete, per dare maggiore ampiezza alla zona living, è stata sottolineata con una lastra in ottone brunito, che collega come un decoro le superfici di parquet e cementine.

CREDITI

Località Milano, via Settembrini

Progetto d’interni Dainelli Studio

Arredi Gallotti&Radice

Rivestimento bagni Atlas Concorde

Rubinetteria Artis Rubinetterie

Superficie 80 mq

Foto Carolina Gheri

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Dainelli Studio IL PROGETTO MATERICO E LE SCELTE DI DAINELLI STUDIO
APPARTAMENTO A MILANO

Atlas Concorde

Per il bagno sono state tagliate e modificate su disegno le piastrelle in grès porcellanato di Atlas Concorde delle collezioni Marvel Shine Calacatta Prestigio e Marvel Dream Black Atlantis. La prima riveste la doccia, la seconda è utilizzata per la pavimentazione bianca e nera. Le pareti sono tinte in verde bosco, la rubinetteria è in oro lucido. www.atlasconcorde.com

[ 99 ] IOARCH_104
RESIDENZE

LMArch

Attivo da oltre 30 anni, lo studio di architettura di Milano si occupa principalmente di spazi aziendali e workplace. Oggi che il lavoro non è più svolto solo all’interno degli uffici, lo studio di Lucilla Magliulo supporta sia le aziende sia le persone in questa delicata fase di adattamento, estendendo quindi la propria competenza anche agli spazi abitativi. Considerata la grande influenza che la qualità dello spazio ha sul benessere, sui comportamenti e sulle relazioni, la persona e il suo work-life balance sono al centro di ogni progetto dello studio. www.lmarch.it

COSENTINO

Nei bagni sono state scelte finiture particolarmente selezionate, come i rivestimenti a grandi lastre per le docce e i top dei lavabi in Dekton. La pietra tecnica ultracompatta di Cosentino è stata utilizzata anche in altri ambienti dell’appartamento di via Turati, in particolare il tavolo da pranzo e il tavolino del living realizzati nel colore Awake della collezione Onirika. www.cosentino.com

IN PIENO CENTRO A MILANO, UN APPARTAMENTO IMPORTANTE PER METRATURA

E PER ASPETTATIVE RIQUALIFICATO DALLO STUDIO LMARCH DI LUCILLA MAGLIULO

CREDITI

Località Milano, via Turati

Progetto architettonico LMArch

Collaborazione per interior design Nap Atelier

Rivestimenti, piani tavolo e tavolino Dekton di Cosentino

Porte scorrevoli Cardex

Parquet Listone Giordano

Rubinetterie e accessori bagni Gessi

Sanitari Alice Ceramica

Cronologia 2022

Foto Costantino Bedin

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APPARTAMENTO A MILANO
Foto ©Ezio Manciucca

RESIDENZA PRIVATA, MILANO

CASE MOLTO MILANESI

L’intervento compiuto dallo studio LMArch ha permesso di ottenere, a partire dalle preesistenti poche stanze molto grandi, una migliore distribuzione dell’appartamento, che ora si compone di una ampia area giorno comunicante con lo studio e con la grande cucina abitabile, tre camere da letto matrimoniali, tre bagni, un locale guardaroba e due ripostigli.

Gli ambienti, inclusi i servizi, sono accordati dal medesimo parquet a spina italiana larga in rovere che si estende per tutta la superficie dell’abitazione.

La cucina, in diretta comunicazione con il soggiorno, è stata risolta mediante una grande parete attrezzata a tutta altezza e un’isola centrale.

Negli altri ambienti, le armadiature e le boiserie disegnate su misura richiamano le tonalità delle pareti. Questa scelta rende avvolgenti le

Il sobrio linguaggio che definisce l’immagine degli interni utilizza innesti di colori e di elementi che uniscono design e tecnologia.

stanze, facendo risaltare il camino, le lampade dalle finiture oro e ottone e i numerosi oggetti di famiglia. La finitura oro-ottone si ritrova anche nelle strutture delle grandi porte scorrevoli al cui interno è stato interposto un tessuto shantung di seta oro.

Il progetto degli interni ha visto la collaborazione di molteplici professionisti; per l’arredo, studio LMArch si è affiancato a Nap Atelier, con cui ha condiviso in particolare le scelte tessili.

L’illuminazione è stata curata da un light designer che ha selezionato lampade in grado di generare una luce calda e brillante.

L’appartamento è stato completamente domotizzato con controlli locali e da remoto.

La qualità dell’aria e il comfort climatico sono garantiti poi da un impianto di climatizzazione con ventilazione meccanica controllata ■

[ 101 ] IOARCH_104
RESIDENZE
di Elena Riolo

400gon nasce a Napoli da due amici e colleghi architetti, Andrea Arpenti (a destra nella foto) e Marco Stradolini, cui si è unita la designer Tonia Petraglia. Ricerca estetica, eclettismo, attenzione al cliente, cura dei dettagli sono i principi guida dello studio attivo in progetti di interior, retail, allestimenti e art direction, seguiti interamente dal concept iniziale alla realizzazione finale. www.quattrocentogon.com

Studio 400gon ha scelto per il pavimento un parquet Woodco dal tocco setoso e vellutato.

CREDITI

Località Napoli, quartiere Vomero

Progetto architettonico e d’interni Studio 400gon

Impresa edile Argento Ristrutturazioni

Pavimento in legno

Woodco, collezione Dream, parquet Rovere miele

Illuminazione Nemo Lighting, Egoluce

Rivestimento cucina e bagni Florim

Superficie 110 mq

Foto Carlo Oriente

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Studio 400gon
APPARTAMENTO A NAPOLI

Situata nella zona collinare del capoluogo campano, nel quartiere Vomero, l’abitazione progettata dallo Studio 400gon adotta il colore come fil rouge per connotare gli ambienti. Nella zona giorno, elementi architettonici e cromatici distinguono le diverse aree funzionali. Così, nonostante l’ampio open space che unisce living, cucina e sala da pranzo, ogni spazio ha il suo confine preciso: il divano az-

ABITAZIONE PRIVATA, NAPOLI

COLORE E PULIZIA FORMALE

NEL PROGETTO DI STUDIO 400GON L’UTILIZZO CONSAPEVOLE DELLO SPAZIO, DEL COLORE E DELLE FINITURE SI COMBINA CON ARREDI IN GRADO DI OTTIMIZZARE LA FLUIDITÀ E LA COMUNICAZIONE TRA GLI AMBIENTI

zurro cielo circoscrive il soggiorno, la penisola traccia il limite della cucina e un architrave rivestito in color petrolio introduce la zona pranzo.

In uno dei due lati è stata ricavata una colonna contenitiva che crea nuovo spazio di archiviazione – oltre all’ampia libreria che riveste la parete – e amplia le dimensioni della cucina. L’accesso alla zona notte, introdotto da una nicchia a tutt’altezza color petrolio, avviene attraverso una porta scorrevole incorniciata da una parete attrezzata completamente mimetizzata. In questo spazio di connessione, pulizia della forma e giochi di luce creano effetti di dilatazione e compressione delle altezze.

Il colore che caratterizza camere e bagni è il blu con le sue sfumature.

In tutto l’appartamento, a eccezione dei servizi, è stato posato un parquet Woodco che ha contribuito a creare un’atmosfera rilassata e confortevole.

Le tavole, scelte nella colorazione Rovere miele della collezione Dream, sono state rifinite con vernice Silky touch, che rende la superficie del parquet più setosa e in grado di assorbire le gradazioni della luce naturale senza rifletterle.

www.woodco.it

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RESIDENZE

UN VOLUME A SBALZO

SULL’ACQUA: LA GRANDE

INFRASTRUTTURA

ABITATIVA PROGETTATA

DA BIG E BARCODE

ARCHITECTS, AD OGGI IL

PIÙ GRANDE COMPLESSO

EDILIZIO SU ACQUA MAI

PROGETTATO, DIVENTA UN NUOVO LANDMARK PER AMSTERDAM

COMPLESSO RESIDENZIALE, AMSTERDAM

La corte interna all’edificio è una darsena attorno alla quale si dispongono tutti gli spazi collettivi del quartiere (ph. courtesy Barcode).

SLUISHUIS ABITARE SULL’ACQUA

Posto su una piattaforma sul lago IJ, il condominio sull’acqua firmato da Big e da Barcode Architects costituisce un vero e proprio quartiere ispirato alla tradizionale tipologia a corte centrale. L’originale progetto residenziale, il cui volume a sbalzo sembra quasi galleggiare sull’acqua, si dispone su una superficie di 46.000 mq.

I 442 appartamenti in vendita e in affitto, pen-

sati per diversi livelli di reddito e fasce di età, sono tutti accessibili attraverso il cortile centrale. Oltre alle residenze, il complesso comprende terrazze verdi, un molo lungo 400 metri con aree di attracco per sloop, barche a vela e imbarcazioni da diporto, strutture ricettive, spazi commerciali, lotti per case galleggianti che verranno costruite in una seconda fase e soprattutto un quartiere completamente inte-

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SLUISHUIS

grato con isole destinate ad attività ricreative, sport acquatici, flora e fauna e alla produzione di energia.

L’identità dell’ambiente urbano di Amsterdam è data dalla fusione di acqua e città. Il nuovo Sluishuis nasce dallo stesso Dna, combinando acqua e architettura per ampliare le possibilità di di vita urbana attorno al lago e modificando radicalmente il waterfront della città. Il complesso è stato progettato come un edificio dentro il porto, con un porto dentro l’edificio. Un gigante amichevole, che si riconosce da lontano: guardandolo da qualsiasi angolazione, si

osservano le forme incredibilmente asimmetriche dell’edificio. Da un lato, la struttura si abbassa di dieci piani dal lungomare; dall’altro, si innalza per dieci piani fuori dall’acqua come due enormi paratoie. Lateralmente, l’edificio sembra sporgersi in avanti in modo impossibile pur mantenendo il suo equilibrio. La sua silhouette, che ricorda quella di una grande nave, appare diversa da ogni punto di vista. In un punto di osservazione appare come la prua di una nave che riflette l’acqua sottostante; in un altro, come una comunità verde verticale; infine, come un vero e proprio

isolato urbano con accesso alla strada. Verso il lago il blocco si solleva e forma un’alta prua che offre una vista spettacolare sul lago IJ e apre una porta che permette all’acqua e alle piccole imbarcazioni di entrare nel cortile d’acqua interno dove sono collocati gli spazi comuni, fra cui una scuola di vela e le piattaforme galleggianti. L’enorme apertura crea inoltre una sorta di piccola darsena per l’attracco delle barche. Verso il quartiere dall’altra parte della strada, il blocco si abbassa, creando generose terrazze, facendo entrare la luce del giorno e introducendo una scala umana. Qui i

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RESIDENZE
Verso l’acqua il blocco si solleva, formando una grande apertura che porta l’acqua del lago IJ nel cortile e porta la luce del giorno e la vista agli appartamenti interni del complesso (ph. courtesy Barcode).

In pianta Sluishuis si svuota dell’angolo inferiore aprendosi verso il lago con un enorme varco che diventa ingresso per l’attracco delle imbarcazioni (disegni courtesy Big).

Barcode Architects

L’attività dello studio di architettura, urbanistica e design, guidato da Dirk Peters e Caro van de Venne, è motivata dall’ambizione di creare spazi e luoghi che rivitalizzino e trasformino l’ambiente. Edifici che emozionano le persone e generano un senso estetico, e in cui le persone possano identificarsi. Masterplan, edifici pubblici, torri residenziali e per uffici, ville private: ogni progetto è il risultato di un’ampia sperimentazione concettuale sulla funzione e sulla forma. I progetti dello studio di Rotterdam sono specifici per il sito, ma sempre con un tocco inaspettato. www.barcodearchitects.com

L’isolato scende come una cascata di terrazze verso il vicino quartiere urbano, creando una transizione naturale dal paesaggio urbano all’ambiente naturale (ph. courtesy Barcode).

[ 106 ] IOARCH_104 SLUISHUIS

Big è lo studio di architettura fondato nel 2005 da Bjarke Ingels, che comprende designer, urbanisti, professionisti del paesaggio, interior e product designer, ricercatori e inventori con sedi a Copenaghen, New York, Londra, Barcellona e Shenzhen. Per lo studio, attualmente coinvolto in un gran numero di progetti in tutto il mondo, l’architettura ha il compito di occuparsi delle città e dei nostri edifici adattandoli al modo in cui vogliamo vivere. Tra pragmatismo e utopia, la progettazione di Big emerge da un’attenta analisi di come la vita contemporanea si evolva e cambi costantemente.

www.big.dk

Con una pianta classica, l’edificio è profondamente radicato nella tradizione degli edifici residenziali a corte. Allo stesso tempo, l’idea di ciò che è pubblico e privato, di ciò che è dentro e ciò che è fuori, di ciò che è edificio e ciò che è paesaggio, in Sluishuis è totalmente innovativa

visitatori sono invitati a salire sul tetto per godere la vista su Amsterdam. Attraverso le unità con terrazze a gradoni si snoda infatti una passeggiata pubblica che, dal piano sull’acqua, si arrampica, come una strada panoramica, sino alla sommità dell’edificio. Da qui una piattaforma offre una vista a 360 gradi sul lago IJ, sulla città e verso i polder dell’Olanda settentrionale.

CREDITI

Località Haringbuisdijk 905, Amsterdam

Clienti Vorm, Besix

Progetto architettonico

Big, Barcode Architects

Ingegneria strutturale Van Rossum

Building physics Buro Bouwfysica

Cronologia 2016-2022

Questo sistema di percorsi, che connette gli appartamenti e si trasforma in una passerella pubblica, è stato ideato per stimolare e rafforzare le connessioni sociali tra residenti e visitatori e sviluppare un senso di comunità. Anche i balconi sfalsati, il parco giochi per bambini nel porto interno, i pontili e le piattaforme sul tetto favoriscono relazioni, scambi e incontri spontanei.

Sluishuis è stato progettato con una caratteristica facciata in alluminio non trattato che cambia a seconda della luce e dell’ora del giorno e sulla

quale si riflettono luce, cielo e acqua. A contrastare con il freddo rivestimento metallico sono le terrazze, i moli e le unità abitative realizzate in legno, con una scelta che sicuramente richiama maggiormente il mondo navale.

Con un coefficiente di prestazione energetica di -0,01, Sluishuis genera più energia di quanta ne consumi. Il fabbisogno di riscaldamento dell’edificio è ridotto al minimo combinando diverse tecniche di isolamento ad alte prestazioni come, tra gli altri, tripli vetri e recupero di calore termodinamico sui sistemi di ventilazione.

Il consumo di energia è ulteriormente ridotto da sistemi di accumulo di calore e freddo e di teleriscaldamento, mentre quello residuo per il riscaldamento, per le pompe di calore, per la ventilazione e per l’illuminazione a Led è completamente compensato da circa 2.200 mq di pannelli solari, cui è dedicata un’intera isola galleggiante adiacente al complesso ■

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Big – Bjarke Ingels Group

Inquadramento planimetrico e prospetti di Palazzo Naviglio (disegni courtesy Sce Projects).

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PALAZZO NAVIGLIO

Due viste da drone di Palazzo Naviglio. La verticalità è ritmata dalle lesene orizzontali in ferro che delimitano le ampie logge degli appartamenti (ph. courtesy Techbau).

RAZIONALE CON GARBO

ARTICOLATO IN DUE TORRI SPECULARI, UN EDIFICIO CHE SI CARATTERIZZA

PER L’EQUILIBRIO DELLE PROPORZIONI E LA QUALITÀ DEI MATERIALI. GRANDI SPAZI

APERTI PER TUTTI GLI APPARTAMENTI. PROGETTO ARCHITETTONICO DI MICHELE BULGARELLI, LUCA MICHELON E SCE PROJECTS PER ABITAREIN

Fosse stato intitolato a Giovanni Bellini anziché al soprannome con cui il pittore del Rinascimento veneziano era conosciuto, forse il quartiere del Giambellino sarebbe sembrato più chic, ma meno milanese. Cantato anche da Giorgio Gaber, ‘il Giambellino’ è sempre stato sinonimo di periferia, un termine ripetuto a oltranza senza mai approfondirne il significato, oggi centrale nella trasformazione urbana di città come Milano verso l’auspicata città policentrica e a 15 minuti: non più esito di uno zoning funzionale all’industria e frangia che sfuma il confine tra centro urbano e campagna ma oggetto di interventi di rigenerazione (e riforestazione) per la –ancorché in attesa di definizione – città futura.

Interventi a diverse scale ma nei quali, come nel caso di Palazzo Naviglio, oggetto di questo articolo, è possibile leggere una confluenza verso un disegno unitario e coordinato che renda obsoleto l’uso del termine ‘periferia’, dove vive il 90 per cento della popolazione che fruisce dei servizi pubblici, dei diritti civili e amministrativi, e dove a volte trova sollievo chi non ne fruisce. Palazzo Naviglio è un intervento di totale demolizione e ricostruzione che sostituisce, conservandone la Sul, un edificio industriale degli anni Cinquanta e che si sviluppa in due torri residenziali speculari, collegate da una cerniera centrale, che si elevano per 12 piani su unico basamento, leggermente sfalsate e rivolte l’una

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PALAZZO NAVIGLIO, MILANO
RESIDENZE

Per Palazzo Naviglio Alpac ha progettato e fornito monoblocchi Presystem Spc per avvolgibili e Presystem Sps per scuri e persiane, per assicurare l’ottimale gestione dei 346 fori nestra dell’edi cio dal punto di vista termico, acustico e della prevenzione alla propagazione del fuoco in facciata. In questo caso, per rispondere alle più stringenti esigenze di sicurezza antincendio degli edi ci, sono stati realizzati speciali monoblocchi certi cati in Kit per il fuoco B-s1-d0, completi di sottobancale

verso la campagna e l’altra verso la città. L’intero volume si presenta così con due fronti tra loro equivalenti e manifesta una sobria razionalità milanese, accentuata dall’intonaco bianco che completa il rivestimento ‘a cappotto’, con accenti di colore scuro per i leggeri imbotti che inquadrano le finestre rapportandole all’altezza dei loggiati, a loro volta caratterizzati da lesene verticali in bamboo e vele inclinate orizzontali in lamiera zincata. Gli spazi esterni raggiungono un rapporto di 1:3 tra superficie interna e logge (appartamenti di 100 mq dispongono di 45 mq di superficie esterna).

Seconda caratteristica del progetto sviluppato dagli architetti Michele Bulgarelli (Progetto Blg) e Luca Michelon (Ar.En Studio) e reso esecutivo da Sce Projects, che ha svolto anche la progettazione strutturale e la direzione lavori, la grande

e strutture autoportanti interne atte a simulare il sotto-davanzale nestra.

La soluzione fornita da Alpac per questo cantiere ha previsto anche l’integrazione nel monoblocco nestra del sistema Vmc, sempre compartimentato per il fuoco, così da rispondere in modo smart ed ef ciente alle esigenze di ricambio e ltrazione dell’aria dei singoli ambienti indoor. www.alpac.it

flessibilità delle piante, resa possibile dall’assenza di pilastri interni e assecondata dalla disposizione e dimensione delle asole impiantistiche, che ha consentito di personalizzare i tagli degli appartamenti. Come i fronti, sono doppi anche gli ingressi, preceduti da giardini che coprono i livelli interrati dei box. Dal giardino si accede alla lobby passante vetrata, con la portineria collocata nella cerniera centrale e ambienti di servizio come i lockers per la consegna degli acquisti online. Le parti comuni sono caratterizzate da una boiserie in legno in parte retroilluminata che si ripete agli sbarchi ascensori di tutti i piani. Accorgimenti impiantistici e costruttivi, come i fori finestra Alpac con Vmc integrata, e un ottimo rapporto tra qualità e prezzo rendono Palazzo Naviglio una residenza in classe A accessibile anche alla classe media ■

Località Milano

Committente Palazzo Naviglio Srl (AbitareIN)

Progetto architettonico e interni Progetto Blg (Michele Bulgarelli) e Ar.En Studio (Luca Michelon e Paola Rita Farè)

Progettazione integrata in Bim e Direzione lavori

Sce Projects

Progetto strutturale Sce projects

Progetto impianti Kite Engineering

Antincendio e sicurezza Gae Engineering

Impresa esecutrice Techbau

Superficie lotto 4.500 mq

Dimensioni 12 piani + p.t per 54 metri di altezza 60 appartamenti

Cronologia 2019 - 2023

Valore delle opere 14 milioni di euro

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ALPAC CREDITI
PALAZZO NAVIGLIO
I 346 fori nestra dell’edi cio sono in monoblocchi Presystem Spc e Sps di Alpac con Vmc integrata.

PRESYSTEM®

Mineral Wool

Il primo monoblocco termoisolante incombustibile e resistente al fuoco

Per rispondere ai requisiti di prevenzione della propagazione del fuoco in facciata, Alpac ha progettato il primo monoblocco ignifugo e sostenibile, in grado di garantire le prestazioni acustiche e termiche necessarie: PRESYSTEM® Mineral Wool, realizzato con materiali ignifughi come lana di roccia e fibrocemento, assicura una classe di reazione al fuoco A2-s1, d0.

www.alpac.it
Guarda il video per scoprire la case history

Oscuranti aperti o chiusi nel progetto nato dalla collaborazione tra lo studio di architettura Barreca & La Varra, Domus Academy e MM (ph. ©Carola Merello).

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LA CASA DI VETRO

FLESSIBILITÀ E TRASPARENZA

COME RICONFIGURARE IL LAYOUT DI UN APPARTAMENTO DI EDILIZIA POPOLARE ATTRAVERSO ELEMENTI SOLITAMENTE IMPIEGATI NELL’OFFICE DESIGN

La Casa di Vetro è l’esito del workshop Design of Spaces II condotto da Gianandrea Barreca con gli studenti del master in Urban Vision & Architectural Design di Domus Academy di Milano, con la collaborazione di MM Spa. L’obiettivo del laboratorio è stato quello di riconfigurare le spazialità interne di un appartamento di edilizia popolare attraverso elementi solitamente impiegati nel mondo dell’ufficio. I progetti degli studenti hanno messo l’accento su diverse migliorie possibili e necessarie: la creazione di ambienti più spaziosi grazie al minor spessore degli elementi vetrati rispetto ai tramezzi tradizionali; la possibilità di far fil-

trare la luce naturale all’interno e di ampliare e ridurre gli spazi, collegarli e separarli a seconda delle necessità e dei momenti. Questo ha spinto il team a concretizzare gli spunti progettuali raccolti trasformando un alloggio popolare di Milano. MM ha messo a disposizione un trilocale di 80 mq al settimo piano di un edificio nella zona sud-ovest della città, parte del patrimonio gestito per il Comune di Milano.

Lo studio Barreca & La Varra ha lavorato alla riprogettazione degli ambienti e dell’arredamento, partendo dalla rimozione quasi totale dei muri esistenti e la loro sostituzione con

pareti vetrate trasparenti, opacizzate tramite elementi oscuranti di diverse tipologie. Gli spazi sono quindi diventati adattabili, più luminosi e spaziosi grazie al minor spessore degli elementi vetrati rispetto a quelli in muratura. Le partizioni possono essere spostate, aperte o chiuse per mettere in scena la quotidianità con diversi gradi di riservatezza e far dialogare a piacere gli ambienti. Il progetto riflette chiaramente i cambiamenti che ha subìto la vita domestica, in cui gli spazi si rendono flessibili per accompagnare differenti esigenze e necessità di chi li abita.

La Casa di Vetro evidenzia l’attualità del tema

[ 113 ] IOARCH_104
RESIDENZE
LA CASA DI VETRO, MILANO

layout dell’appartamento, un trilocale 80 mq posto al settimo piano di un immobile gestito da MM Spa in via delle Forze Armate 181 a Milano, è rimasto invariato, ma il progetto ha previsto la rimozione quasi totale dei muri interni esistenti e la loro sostituzione con pareti vetrate trasparenti, opacizzate tramite elementi oscuranti di diverse tipologie.

Lo studio di architettura è stato fondato nel 2008 a Milano da Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra, già soci fondatori nel 1999 di Boeri Studio con Stefano Boeri. Negli anni lo studio ha realizzato numerosi interventi nel campo della progettazione urbana e architettonica: headquarter di importanti società, complessi residenziali e di housing sociale, edifici collettivi come ospedali e scuole. Lo studio si caratterizza per l’attenzione costante alla sperimentazione di un linguaggio architettonico e urbano complesso, attento alle mutevoli articolazioni della società contemporanea e dei processi economici, sociali e istituzionali, con una particolare attenzione al rapporto tra architettura e natura. Alla professione, i progettisti affiancano una intensa attività pubblicistica e didattica. www.barrecaelavarra.it

Alloggio esistente

Demolizione dei tramezzi murari esistenti

Installazione di pareti vetrate e oscuranti

Tutti i lavori edili per la trasformazione della Casa di Vetro sono stati eseguiti da EP, società che dal 1988 opera sia nella realizzazione di nuove costruzioni che nelle ristrutturazioni civili e industriali, con particolare attenzione per interventi speciali in cartongesso, anche di elevata complessità. Con i propri interventi EP garantisce professionalità, attenzione ai dettagli e un servizio ‘chiavi in mano’ grazie anche alla sperimentata collaborazione con fornitori qualificati.

Nel 2001 la società di costruzioni ha conseguito la certificazione SQS ISO attualmente 9001:2015 ampliata in seguito con la ISO 14001:2015. Dal 2010 Edil Pietro è certificata SOA og. 1 per la partecipazione alle gare pubbliche.

Edil Pietro è l’evoluzione di una forte tradizione di costruzione, basi solide e concrete con lo sguardo sempre rivolto al futuro.

ELEMENTI OSCURANTI

UN GRADO FLESSIBILE DI INTIMITA’: IL RUOLO DEGLI ELEMENTI

Vista dalla camera doppia alla zona giorno Vista dal bagno alla camera doppia

– molto stringente e non sufficientemente affrontato – della ristrutturazione del patrimonio esistente, di edilizia popolare e non solo. I beni immobili infatti sono in massima parte costituiti da unità abitative inefficienti e poco razionali, con fi nestre medio-piccole e spazi non equilibrati tra zona giorno e zona notte, poco flessibili e in generale non adeguati alle esigenze contemporanee. La ricerca della luce al di là dell’esposizione della casa, la disponibilità di grandi spazi continui con soluzioni open space eventualmente suddivisibili, e soprattutto l’avere profondità di visione, mu-

Vista dalla camera matrimoniale alla zona ogiorno

Inquadra il codice e guarda il video con il racconto della Casa di Vetro

tevolezza del paesaggio, cromie, luci e ombre cangianti e controllabili a piacimento: queste sono divenute necessità non più rinviabili, che hanno trovato riscontro negli spunti pensati degli studenti e nel risultato fi nale.

La realizzazione del progetto ha visto il coinvolgimento di alcune aziende che hanno contribuito alla ristrutturazione dell’alloggio popolare sperimentale, ora destinato all’ospitalità temporanea di nuclei familiari che si trovano in difficoltà abitativa ■

CREDITI

Località Milano, via delle Forze Armate 181

Sponsee e Direzione lavori MM Spa

Progetto architettonico, direzione artistica

Barreca & La Varra

Consulente progettazione strutturale B.Cube

Lavori edili Edil Pietro Srl

Impianti tecnologici (elettrici, idraulici e di riscaldamento)

Erregi Costruzioni Generali

Arredi zona giorno e notte Caremi arredamenti & contract

Pareti vetrate Las mobili

Elementi oscuranti Bandalux

Tinteggiature Cromology Italia

Rivestimenti interni Mirage

Cucina Ego Arredamenti (Aster)

Corpi illuminanti Hi Lite Next

Superficie 80 mq

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Tutti i disegni courtesy Barreca & La Varra. Barreca & La Varra
PLANIMETRIA Ingresso 1,40 2,30 1,40 2,30 1,40 2,30 1,40 2,30 0,70 1.,10 0,70 2,30 0,70 1,50 STATO DI CONFRONTO Pianta - Scala 1:50 CONCEPT
La Casa di Vetro
CONCEPT
Zona
PRIMA E DOPO Disimpegno zona notte IL PROGETTO ARCHITETTONICO
giorno
LA CASA DI VETRO

Nelle assonometrie, i passaggi che hanno trasformato in Casa di Vetro l’appartamento esistente con la demolizione dei tramezzi murari e l’installazione di pareti vetrate oscuranti. Sotto, due immagini degli interni dopo la trasformazione (ph. ©Carola Merello).

Installazione di pareti vetrate e oscuranti

CONCEPT

ELEMENTI OSCURANTI

doppia Vista dalla camera matrimoniale alla zona giornoo

Hi Lite Next è una società che si occupa di progettazione illuminotecnica in ambito residenziale, terziario e alberghiero. Alla base del concept illuminotecnico della Casa di Vetro ci sono i concetti di condivisione e intimità. Infatti, a seconda di come ogni spazio viene vissuto, la luce viene modulata e dialoga con l’ambiente adiacente oppure si isola consentendo l’utilizzo privato degli spazi. Il progetto illuminotecnico è stato quindi sviluppato inserendo corpi illuminanti a emissione diffusa che creano una continuità spaziale e un effetto molto simile a quello generato dalla luce naturale. L’oscuramento delle partizioni interne viene assecondato con un secondo gruppo di prodotti con emissione di luce controllata. Questo scenario permette di ottenere soprattutto nelle ore serali ambienti con luci e ombre che creano atmosfere molto intime. www.hi-lite.it

[ 115 ] IOARCH_104
La Casa di Vetro
RESIDENZE
HI LITE

RESIDENZE CON VISTA TRA CITTÀ E CAMPAGNA

AMPI TERRAZZI E GRANDI APERTURE IN LEGNO-ALLUMINIO CON I SISTEMI UNIFORM PER UN COMPLESSO RESIDENZIALE

LUNGO LE RIVE DEL TAMIGI A POCHI CHILOMETRI DA LONDRA.

PROGETTO ARCHITETTONICO DI HAMILTON ARCHITECTS

Qui, all’interno di quattro ettari e mezzo di terreno privato sulla riva del Tamigi, tra città e campagna, fino agli anni Duemila si trovavano gli studi televisivi di celebri programmi inglesi. Ora Teddington Riverside è un organismo composto da sei edifici principali a uso abitativo e sei ville a schiera, cui si aggiunge il Weir Cottage, residenza originale del guardiano delle chiuse del fiume prima di diventare la guardiola dei Teddington Film Studios. Il complesso si compone di molteplici servizi comuni e di 217 abitazioni di diverso taglio progettate per assicurare il massimo comfort sia per quanto riguarda l’illuminazione degli ambienti, sia per l’isolamento acustico. Gli edifici sono caratterizzati da orientamenti differenti e affacciano sul fiume con i fronti più corti. Le forme sono regolari e simmetriche, le scansioni delle aperture ritmiche e modulari,

i parapetti dei balconi in parte metallici e in larga parte vetrati.

Per soddisfare le richieste di una committenza molto esigente in materia di comfort, i progettisti hanno individuato soluzioni tecnologiche in grado di inserirsi al meglio dal punto di vista estetico nel progetto e di garantire prestazioni eccellenti e durevoli. È quanto è stato richiesto anche ai sistemi di facciata, ai serramenti e alle partizioni vetrate, per i quali sono state adottate soluzioni pensate specificatamente per ogni singola apertura.

Complessivamente sono stati installati 12 tipi di vetri diversi, per soddisfare tutti i requisiti di controllo acustico, termico e solare in base al diverso orientamento delle finestre. Una tale varietà è stata resa possibile grazie alla flessibilità del sistema uni_one di Uniform, la serie di serramenti in legno-alluminio qui utiliz-

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TEDDINGTON RIVERSIDE
TEDDINGTON RIVERSIDE

Per il Teddington Riverside è stato utilizzato il sistema di serramenti uni_one di Uniform (ph. ©Nicholas Kane).

zata nella versione standard con doppio vetro o complanare con triplo vetro, con finitura legno bianco all’interno e alluminio ral 8019 all’esterno. Il sistema è in grado di associare performance tecniche di alto livello – permeabilità all’aria, tenuta all’acqua, abbattimento acustico, risparmio energetico – alle caratteristiche formali necessarie per un progetto dello standing di Teddington Riverside ■

CREDITI

Località Teddington

Committente City Developments Ltd

Progetto architettonico Hamilton Architects Ltd

Main contractor Midgard Ltd (JRL Group)

Serramenti Sistemi Uniform: uni_one standard doppio vetro e uni_one complanare triplo vetro

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RESIDENZE
Oltre lo standard Rivestiamo l’architettura www.alpewa.com Progetto CHIMERA ORA (AREZZO) Architetto MARCO LAPI Installatore ROMANO DONATO Materiali Lamiera stirata tridimensionale OPTINET
FACCIATA: OPTINET_CRYSTAL100
Foto Luca Capuano

TRA NATURA E ARCHITETTURA

› WILDERNESS
di Carlo Ezechieli IL NOSTRO RAPPORTO CON L’AMBIENTE RICONSIDERANDO LA DIMENSIONE E IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA
a cura
CASA
act romegialli, The Creepers Hut. Ph. ©Marcello Mariana

LA CASA DI MR. CHOUINARD PROTEGGERE L’AMBIENTE È UN’ASPIRAZIONE

DIFFUSA E CONDIVISA MA PER FARLO

ANCHE NOI ARCHITETTI DOVREMMO

RIDIMENSIONARE IL CONCETTO DI CASA

Qualche mese fa Yvon Chouinard – pioniere del free climbing e delle tecniche di arrampicata su ghiaccio, oggi più noto come fondatore e proprietario della premiata ditta di abbigliamento tecnico Patagonia –annunciò di aver ceduto quest’ultima a un trust che ne utilizzi interamente i profitti, ormai stratosferici, per azioni rivolte alla tutela dell’ambiente.

Del tutto ignaro della sensazione che la notizia provocò nel mondo imprenditoriale, mi venne spontanea solamente una domanda: “cosa significa casa per il signor Chouinard?”

Casa per l’appunto, un concetto strano per un uomo oggi ottantacinquenne, che tuttora ama definirsi un existential dirtbag (termine che nel gergo alpinistico indica una persona che vive con poco per essere libero di trascorrere più tempo possibile in montagna) e che fino all’età di quaranta pernottava per buona parte dell’anno all’aperto senza nemmeno una tenda, lasciamo perdere una casa. A partire dalla famosa immagine nel trattato del Filarete, dove l’origine dell’architettura viene rappresentata con Adamo che si mette le mani sulla testa per ripararsi dalla pioggia, l’abitare ha inizio da un concetto di protezione e appropriazione, ma si evolve in un senso di identità e appartenenza. A tal proposito nel racconto dei suoi anni di giovane alpinista, Chouinard dice: “Il mondo naturale era la nostra casa. Vivere vicino alla natura mi ha insegnato un senso di responsabilità. Nessun animale, tranne l’uomo, è infatti così stupido e avido da insudiciare il proprio nido”. Oggi, non rovinare il nostro nido sembra un’aspirazione diffusa, ma per farlo anche noi architetti, prima ancora di pensare a soluzioni, dovremmo ridimensionare il nostro concetto di casa, come forse incoraggiare i nostri figli a vivere i loro anni formativi da perfetti dirtbag

C.E

Gianmatteo Romegialli

Laureato in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1988, è fondatore, con Erika Gaggia van Hardeveld, dello studio act_romegialli, con sede a Morbegno (Sondrio) e Milano. Del 2009 la mostra ‘act romegialli, il senso della forma’, organizzata dall’Archivio Cesare Cattaneo di Como. Premiato nel 2012 con il Piranesi Awards per il Padiglione Canottieri Moto Guzzi a Mandello del Lario, nel 2016 lo studio è stato invitato al Padiglione Italia della XXI Triennale Milano e nel 2018 ha ricevuto la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana per il progetto della Piscina del Roccolo. www.actromegialli.it

UN DIALOGO CON GIANMATTEO ROMEGIALLI SUL TEMA DELLA SEMPLICITÀ ATTRAVERSO LA SERIE ORMAI CELEBRE DI PICCOLE RAFFINATISSIME COSTRUZIONI DA LUI PROGETTATE. E RICORDANDO IL DETTO “VALE DI PIÙ LA GRAZIA DELL’IMPERFEZIONE CHE LA PERFEZIONE SENZA GRAZIA”

LA GRAZIA DELL’IMPERFEZIONE

In tema di casottini

Sei autore di piccole ma straordinarie costruzioni realizzate con grande semplicità. Un tema di progetto senz’atro minore, ma sempre più al centro del dibattito. Negli ultimi anni mi è capitato di realizzare un certo numero di piccole costruzioni, che per scherzo chiamo ‘casottini’. Non sono nati per mia iniziativa, me li hanno sempre commissionati, ma sono progetti che ho sempre sviluppato molto volentieri, questo perché sono convinto della necessità di creare ambienti a contatto diretto con la natura. Credo sia una diretta conseguenza del fatto che al giorno d’oggi, senz’altro più che in passato, gli edifici tendono ad essere ambienti estremamente chiusi. Forse perfettamente performanti, senz’altro molto confortevoli, talvolta bellissimi, ma maledettamente asettici. Si è andato perdendo qualsiasi contatto con l’esterno, non

solo ovviamente per quanto riguarda la temperatura, ma anche i suoni, come molte altre cose, restano fuori: è una separazione sempre più netta tra un qui dentro e un là fuori.

Cercando una connessione

Cosa cercavano i tuoi committenti?

Tutti coloro che mi hanno commissionato opere di questo tipo erano alla ricerca di qualcosa di diverso. Sono spazi che non prevedono alcun impianto di riscaldamento, e pertanto possono essere realizzati in modo molto libero, senza l’obbligo di rispettare le ormai infinite normative. I materiali sono semplici, sufficienti per dare protezione, ma l’involucro è comunque molto più esile rispetto a quello di una casa realizzata secondo i criteri moderni, soprattutto per quanto riguarda la qualità del diaframma di separazione tra interno ed esterno. Sono, insomma, ambienti molto meno isolanti e molto meno

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› GIANMATTEO ROMEGIALLI - INTERVISTA

Nelle immagini, act romegialli, ‘Green Box’, la riconversione in green room/conservatory di un box per auto a Costiera dei Cech (Cerido, Sondrio) (ph. © Marcello Mariana).

isolati, anche dal punto di vista della percezione del mondo che ci circonda.

Enoughness

Ritieni che il progetto di queste piccole costruzioni sia un tema emergente?

Il tema non è certo nuovo, c’erano i padiglioni nel parco, le conservatory room inglesi e molti altri. Ma nel mio caso si è sempre e immancabilmente trattato di trasformare piccole costruzioni abbandonate. Credo che ci sia una specie di reazione al fatto di abitare in ambienti sempre più ermetici, caratterizzati da un controllo perfetto della temperatura, sempre uguale per ogni locale. Questo al punto che non è neanche più concepibile, almeno in Lombardia, avere un camino in casa, ormai quasi fuorilegge. La gente ne resta affascinata anche perché contengono qualcosa di imperfetto, di più artigianale, che tende ad un con-

cetto di Enoughness (ovvero di completezza attraverso ciò che è sufficiente, NdR. Sul concetto di Enoughness vedi l’intervista a Cristina Mittermeier su IoArch 88, pp.54-59). E questo si nota anche nella quantità incredibile di pubblicazioni che hanno come tema hut, cabine, rifugi sugli alberi e così via. Anche nel mio caso queste piccole opere sono state in assoluto le più pubblicate a livello internazionale tra quelle che ho fatto finora.

La grazia dell’imperfezione

Anche ai materiali e agli edifici sembra negata la possibilità di invecchiare Ormai tutto porta a una perfezione quasi esagerata, con ogni materiale certificato, ogni cosa perfetta, anche se a pensarci ho sempre vissuto in una casa progettata da Luigi Caccia Dominioni dove la ringhiera in ferro faceva un po’ di ruggine, che è la cosa più normale del

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› WILDERNESS

mondo. Non credo che in fondo sia un caso da esaurimento nervoso dover pitturare una ringhiera una volta ogni vent’anni. Ogni tanto è importante scostarci da questa realtà super controllata.

Nobili baracche

Questi piccoli edifici sono sempre collegati a una casa?

Sì, quelli che ho fatto finora. E sono sempre un riscatto di qualcosa di abbandonato. Non mi è mai capitato di fare qualcosa ex-novo. Uno era un garage, un altro un roccolo abbandonato. Un altro ancora, che ho chiamato ‘Creepers Hut’, era una baracca dove tenevano le bombole dei gas in un terreno ricavato dalla demolizione di un capannone industriale, non rimossa solo perché costruita a confine e pertanto preziosa dal punto di vista di un possibile recupero. E visto che sono spazi per un abitare temporaneo, siamo riusciti a farlo disegnando serramenti e utilizzando lavorazioni del tutto artigianali.

Paesaggio

Credi che un’esperienza simile a quella dei tuoi casottini si potrebbe ottenere anche lavorando solo sul paesaggio, senza alcuno spazio edificato?

Non ne ho mai avuto l’occasione, né la commissione, ma sarebbe davvero interessante. Ed è senz’altro vero. Tradizionalmente i giardini, con i loro ambienti contemplativi, sono pieni di spazi di questo tipo.

Manifesto

Queste tue opere sono una sorta di manifesto? No, non fino a questo punto. Credo solamente nella necessità di avere qualcosa che ti riporti alle radici. Come Franco Battiato che ogni tanto andava a dormire in un sacco a pelo solo per mantenere un contatto con la terra.

Qualcosa di differente

Forse vivendo in un ambiente ormai artificializzato al 99 per cento è normale sentire il bisogno di evadere

Sì certo. Considera che ho abitato per diversi anni in una casa a ballatoio, che era la prima casa che ho avuto. È un tipo edilizio purtroppo abbastanza in disuso, ma la condizione di assenza di mediazione tra interno ed esterno è bellissima. Se nevica, appena metti il naso fuori casa vedi nevicare, lo stesso quando piove, se c’è bel tempo senti l’aria. È una situazione ben diversa da questi condomini con ascensore e pianerottoli, solo ed esclusivamente interni, che sono la norma.

Natura

Il termine natura cosa ti suggerisce? Sicuramente trascendenza, bellezza e stupore. Ed è ciò che mi affascina di più dell’architettura. Che è una cosa un po’ strana per un architetto, ma è così e non posso farci niente. Quando ero più giovane potevo dire, che bella Manhattan, che bella Londra, ma arrivato a questo punto non ho più dubbi: per quanto interessanti, le citta mi interessano meno di un fiordo, di un corso d’acqua o di tante cose incredibili che si trovano in paesaggi minimamente o per niente trasformati per mano dell’uomo e che e sempre piu difficile trovare.

Casa e appartenenza

Casa vuole dire riparo, territorio ma anche appartenenza, nel caso di questi piccoli rifugi, appartenenza a cosa?

Credo sia bello avere un punto di riferimento nella tua casa, come del resto avere un punto di vista alternativo, che ti renda possibile osservare casa tua da una prospettiva differente. Tanto che, da quello che vedo, queste piccole dependance sono utilizzate davvero molto e molto volentieri ■

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› GIANMATTEO ROMEGIALLI - INTERVISTA

Abitare sugli alberi

IL NIDO DI SANTIAGO, UN RITIRO E UN OSSERVATORIO NEL BOSCO PROGETTATO DALLO STUDIO ACT ROMEGIALLI

Cosa significa veramente ‘casa’? Per molti semplicemente un riparo, per altri un territorio, ma forse la questione principale è che alla parola casa corrisponde un senso appartenenza che non necessariamente si conclude entro quattro mura. Forse proprio questo è il senso della serie di opere di piccole dimensioni progettate in questi anni dallo studio act romegialli: più capanne – nel senso del Cabanon di Le Corbusier o della capanna appesa sulle falde dell’Hallingskarvet di Arne Naess – che padiglioni. A questi minuscoli rifugi che l’autore, minimizzandone scherzosamente il senso profondo, ama chiamare ‘casottini’, appartiene anche questo intervento chiamato il Nido di Santiago. Un vecchio roccolo nei boschi della Brianza, nel passato usato per la caccia ai volatili, trasformato in un luogo di relax e meditazione. L’intervento sull’esistente è minimale, del tutto conservativo, tanto che la struttura è mantenuta nel suo stato originale,

compresi i segni del tempo, con le sue macchie e le sue scrostature. Al piano terreno in una scatola in legno inserita nel piccolo volume seminterrato trovano posto una piccola cucina e un wc. Il piccolo locale al piano superiore può essere utilizzato sia come studio che come letto improvvisato. E infine sul tetto un nuovo volume, composto da un’articolata struttura in legno massello rivestita da una pelle completamente vetrata, è una sorta di casa sull’albero. Una casa per l’appunto, ma le cui pareti non sono mura, ma le fronde degli alberi di cui è parte. Questa piccola costruzione, luogo che in passato serviva a cacciare gli uccelli, diventa propriamente un nido, quasi un manifesto di connessione e appartenenza, reso ancora più esplicito da un’installazione site specific in legno di cedro rosso e ferro intitolata ‘Broken Cage’, che agli uccelli offre oggi casa e rifugio, opera dall’artista Anna Papini

C.E.

Nelle immagini, ‘Il Nido di Santiago, riconversione di un roccolo abbandonato. act_romegialli. Alta Brianza, 2019 (ph. ©Marcello Mariana).

Località Alta Brianza

Anno 2019

Progetto architettonico act romegialli

Arredo su disegno Fioroni

Opere in ferro Anna e Giorgio Pezzini

Opere in vetro Vetro G

Lavori edili Seven srl bg

Arte Anna Papini

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› WILDERNESS
[ 124 ] IOARCH_104 › GIANMATTEO ROMEGIALLI - CREEPERS HUT

‘Creepers Hut’, 2022, è il progetto di act romegialli per la riconversione di un capanno attrezzi situato in una ex area artigianale in Valtellina, (ph. © Marcello Mariana).

Creepers Hut

Creepers Hut, la capanna dei rampicanti. Come il nido di Santiago, o Green Box, la scatola verde, è interessante come molti dei piccoli padiglioni immersi nel verde di Gianmatteo Romegialli vengano progettati e intitolati pensando non solo agli utenti, ma anche ad altre forme di vita: agli uccelli, nel recupero di un roccolo abbandonato, o alle piante rampicanti che avvolgono completamente questa semplice ma raffinatissima costruzione. Il punto di partenza è un piccolo deposito superstite dopo la demolizione di un complesso di capannoni industriali/artigianali. La sua posizione a confine ne ha determinato la salvezza in quanto un’eventuale demolizione e ricostruzione avrebbe comportato, a causa dell’obbligo di rispetto delle distanze, un non desiderato ingombro all’interno dell’area, oggi trasformata in giardino. A una singola falda inclinata, sotto la quale trovano oggi posto uno studio e una

piccola cucina, è stata aggiunta una seconda falda, a copertura di un’ampia veranda. I due ambiti sono separati e identificati da una sottile linea di serramenti in acciaio zincato, realizzati secondo tecniche del tutto artigianali e posti in corrispondenza della linea di colmo. La struttura di copertura è realizzata ispirandosi a una tecnica costruttiva australiana, ben nota all’autore dopo i suoi numerosi viaggi in quel continente. Forma una trama a controventature incrociate che, oltre a distinguersi quale fondamentale elemento architettonico, permette la massima efficienza nell’utilizzo del materiale. E per concludere i rampicanti, le piante di Ampelopsis acontifolia che salendo lungo pareti evanescenti composte da sottili fili in acciaio sono ciò che lega l’intera struttura al giardino in cui è immersa

Località Valtellina

Anno 2022

Progetto architettonico act romegialli

Paesaggio Gheo Clavarino

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C.E. LA CONVERSIONE DI UN PICCOLO DEPOSITO INDUSTRIALE IN UNO SPAZIO CONTEMPLATIVO AVVOLTO DAI RAMPICANTI NEL PROGETTO DI ACT ROMEGIALLI
› WILDERNESS

Daniele Bonetti

Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 2017 con ‘Secondi Tempi’, un progetto di riqualificazione di un vecchio teatro a Bione – il suo paese d’origine – nelle Prealpi bresciane. Ha consolidato le proprie esperienze professionali negli studi MARoffice, QTAarchitecture, Studio Mabb. Ad oggi collabora in modo continuativo con lo studio ES-arch di Enrico Scaramellini. È impegnato in diversi progetti di ricerca architettonica, naturale, storica, culturale e fotografica.

La pianta dell’edificio. In evidenza gli interventi praticati.

LA CAPANNA NEL BOSCO

di Carlo Ezechieli

LA TRASFORMAZIONE DI UN VECCHIO DEPOSITO ANTINCENDIO NEI PRESSI DI BIONE, NELLE PREALPI BRESCIANE. UNA DELICATA ARMONIA DI MATERIALI E DETTAGLI IN UNA DELLE OPERE PRIME DI DANIELE BONETTI

Località Bione (BS) 1000 m.s.l.m.

Committente

Associazione Nazionale Alpini - Gruppo di Bione Progetto architettonico e direzione lavori

Arch. Daniele Bonetti

In collaborazione con Arch. Lorenzo Simoni

Foto Gabriele Boretti

Contributo per la realizzazione dei rivestimenti in legno di abete carbonizzato tramite la tecnica tradizionale giapponese shou sugi ban/yakisugi

Pietro Brunazzi Margherita Calciolari; Renato Juarez Corso; Olivia Corso; Gianluigi Formentin; Fabio Gafforini; Severino Iritano; Marco Modesti; Paola Mongiu; Carmen Napolitano; Stefano Tremolada; Francesco Tricarico Periodo 2020 - 2022

Un vecchio deposito antincendio, recuperato come rifugio escursionistico, a Bione nelle valli bresciane: un territorio denso di componenti di pregio naturalistico, architettonico, artistico, archeologico e religioso. L’edificio esistente si trova ai margini di un’ampia radura, punto di convergenza di una fitta rete di sentieri che collega diversi punti di interesse presenti sul territorio. Il progetto di Daniele Bonetti lo ripropone quale punto per soste di breve e media durata nell’ambito di una modalità di turismo escursionistico di piccola scala per poche persone, ma profondamente legato al luogo ed alle sue tradizioni.

Operando con una logica di innesto simile alla strategia support/infill, l’intervento opera senza alterare la struttura, prestando grande attenzione alla qualità materica e ai dettagli dei nuovi interventi. Scure superfici in ferro grezzo identificano l’ingresso principale direttamente rivolto al focolare della prima sala interna, che non solo evoca un’idea di abitare, ma rappresenta anche in modo simbolico l’accoglienza ai visitatori.

Un diaframma forato fa trasparire senza dichiararlo l’ambiente interno. Le luci attraversano le piccole finestre lasciando trasparire l’idea di un riparo caldo e accogliente per chi arriva di notte attraversando la radura.

Le camere, ricavate all’interno gusci ben protetti, dei veri e propri pod, inseriti nella struttura originaria senza alterarla, sono rivestiti in legno scuro carbonizzato, secondo la tecnica tradizionale giapponese shou sugi ban, il cui odore caratteristico contribuisce a definire la qualità dell’ambiente interno.

Un piccolo intervento ma allo stesso tempo un grande esempio di sensibilità nella traduzione architettonica di molti elementi archetipi, le finestre illuminate, il focolare e il camino fumante, i profumi ed il senso di calore e di protezione tipicamente associati alla figura della capanna nel bosco ■

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› DANIELE BONETTI

Dettaglio del portale in ferro grezzo dell’ingresso (sotto la vista completa)

Sotto, la nicchia all’ingresso e l’interno dei locali di pernottamento

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› WILDERNESS

L’edificio è una naturale forma di continuità del paesaggio e il tetto un’estensione dei percorsi escursionistici della zona (ph. ©Adam Mark).

Località Kangia Icefjord, Groenlandia

Committente Governo della Groenlandia, Qaasuitsup

Kommunia & Realdania

Dimensione 900 mq

Progettazione architettonica Dorte Mandrup

Ingegneria Søren Jensen Consulting Engineers

Progetto del paesaggio

Kristine Jensen Landscape & Architecture

Progetto espositivo JAC Studios

Sistemi di facciata Schüco

Completato 2021

› DORTE MANDRUP - ILULISSAT ICEFJORD CENTRE PLAN 1:500 N

Dorte Mandrup

Con una formazione poco convenzionale nel campo della scultura, della ceramica e della medicina Dorte Mandrup ha sviluppato un approccio all’architettura molto operativo basato su un’intensa ricerca formale e con la creazione di spazi coinvolgenti e fortemente riferiti al contesto. Laureata alla Aarhus School of Architecture nel 1991, fonda il suo studio, di cui è direttore creativo, otto anni dopo a Copenaghen. Nel 2018 è stata tra i protagonisti della mostra internazionale della Biennale di Venezia. Dorte Mandrup è membro della Sezione di Architettura dell’Akademie der Künste di Berlino, vice presidente del Louisiana Museum of Modern Art, professore a contratto presso The Royal Danish Academy of Fine Arts. È stata visiting professor nel 2018 alla Cornell University e dal 2021 presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio. www.dortemandrup.dk

PAESAGGIO ARTICO

L’ILULISSAT ICEFJORD CENTRE, COMPLETATO NEL 2021 SU PROGETTO DI DORTE MANDRUP È UN OSSERVATORIO SU UNO DEGLI AMBIENTI PIÙ INOSPITALI E SELVAGGI E FORSE PER QUESTO PIÙ AFFASCINANTI DEL MONDO

di Carlo Ezechieli

Nell’aspro ma bellissimo paesaggio artico circondato da neve e ghiaccio, Dorte Mandrup ha progettato Ilulissat Icefjord Centre in un luogo della Groenlandia pressochè incontaminato e protetto dall’Unesco. Affacciato sul Kangia Icefjord sulla costa occidentale della Groenlandia, 250 km a nord del circolo polare artico, l’edificio si fonde nel paesaggio e offre un notevole punto di osservazione sul fiordo. Pensato come una porta tra l’abitato di Iulissat e la natura selvaggia e adagiato con leggerezza sul substrato roccioso della Groenlandia, uno dei più antichi del mondo, l’edificio inquadra e

amplifica il panorama verso il fiordo prevenendo, grazie all’andamento delle sue superfici, gli accumuli di neve sulla facciata. In primavera, l’acqua dello scioglimento dei nevai segue indisturbata il suo percorso sotto l’edificio fino al lago Sermermiut. Progettato come centro visitatori aperto tutto l’anno e come luogo di incontro per residenti, aziende, rappresentanti istituzionali, ricercatori sul clima e turisti, il centro ospita mostre, un cinema, una caffetteria e strutture per la ricerca e l’istruzione.

L’edificio è una naturale forma di continuità del paesaggio al quale appartiene e il tetto

Nel percorso espositivo progettato da JAC Studios anche campioni di ghiaccio prelevati dalla calotta glaciale che raccontano la storia del clima artico da 124mila anni fa ad oggi (ph. ©Adam Mark).

un’estensione naturale dei percorsi escursionistici della zona, conducendo i visitatori in uno dei migliori osservatori degli enormi iceberg che galleggiano nel fiordo.

Il percorso espositivo, progettato da JAC Studios, si sviluppa attorno a prismi in vetro soffiato modellati su blocchi di ghiaccio raccolti nel Kangia Ice Fjord e comprende autentici carotaggi di ghiaccio prelevati dalla calotta glaciale che raccontano la storia del clima artico da 124.000 anni fa fino al giorno d’oggi ■

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› WILDERNESS

Fondato nel 2000 da Sandy Attia (Il Cairo, 1974) e Matteo Scagnol (Trieste, 1968), MoDusArchitects, con sede a Bressanone, si distingue nel panorama architettonico internazionale con un corpo di opere audaci ed eterogenee che scaturiscono dall’intreccio di due differenti formazioni e background culturali. I progetti nascono dal profondo intreccio tra linguaggio espressivo e identità dei luoghi: edifi ci densi di signifi cato e durevoli nel tempo, che bilanciano intuizione, tettonica e dettagli essenziali, senza trascurare la dimensione più etica del fare architettura. Tra i numerosi lavori realizzati, oltre a quelli che presentiamo in queste pagine, l’ampliamento del museo dell’Abbazia di Novacella, la circonvallazione Bressanone-Varna, il centro di informazione turistica di Bressanone ‘TreeHugger’, il rifugio ‘Ponte di Ghiaccio’, il centro di riabilitazione psichiatrica e il polo scolastico nel quartiere Firmian a Bolzano. Numerosi i premi che lo studio ha ricevuto. I progetti di Casa/Atelier Kostner e degli uffi ci di Damiani Holz&Ko fanno parte della collezione permanente del museo Maxxi di Roma.

All’attività professionale, Matteo Scagnol e Sandy Attia affi ancano la didattica e la ricerca in ambito accademico come visiting professor presso la University of Virginia e in precedenza presso la Princeton University. Sandy Attia inoltre guida un corso di progettazione al Politecnico di Milano. www.modusarchitects.com

In queste pagine alcune viste dell’Icaro Hotel sull’Alpe di Siusi. Il progetto di riqualificazione e ampliamento ha riguardato sia l’architettura sia gli interni (ph. ©Gustav Willeit).

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› MODUS ARCHITECTS

CONTESTUALI E SPERIMENTALI.

L’APPROCCIO ALL’ARCHITETTURA DI MODUSARCHITECTS È IL RISULTATO DI UN’AMPIA ESPERIENZA INTERNAZIONALE TRASFERITA IN UN LUOGO – IL SUD TIROLO – FORTEMENTE CARATTERIZZATO IN SENSO LOCALISTICO. CHE CONSIDERA ORMAI ACQUISITI I PRINCÌPI, ALTROVE ENUNCIATI COME SALVIFICI, DELLA COMPATIBILITÀ AMBIENTALE, AFFRONTATI CON L’ATTEGGIAMENTO

PRAGMATICO DETTATO DALLE ODIERNE ESIGENZE DI VITA E DI LAVORO. IN QUESTO CLIMA, SANDY ATTIA E MATTEO SCAGNOL RIESCONO A TRASFORMARE LE ESIGENZE DELLA COMMITTENZA

PUBBLICA E PRIVATA IN GESTI ARCHITETTONICI CHE SI INNESTANO CON NATURALEZZA IN UN AMBIENTE STRATIFICATO E DELICATO

MODUS ARCHITECTS

di Luigi Prestinenza Puglisi

Matteo Scagnol e Sandy Attia sono i titolari dello studio MoDus Architects che opera a Bressanone, un comune che fa parte di una realtà, la provincia autonoma di Bolzano, particolarmente felice. Una area geografica dove si progetta, si realizza e si investe in buona edilizia e che ha generato nel tempo di qualche decennio se non proprio una scuola di architettura, un clima culturale estremamente fertile, quasi un’eccezione rispetto al resto della penisola.

Attivo dal Duemila, MoDus Architects si è fatto notare per opere insieme caute e sperimentali, con inaspettate aperture funzionali. Come la centrale di teleriscaldamento a Bressanone, disegnata per inserirsi nel contesto ambientale e articolata in maniera tale da trasformarsi in un oggetto urbano disponibile alla creatività degli utenti, diventando una rampa per il gioco dello skateboard dei ragazzi del quartiere.

Tutto per MoDus può trasformarsi in un pretesto per fare

buona architettura. Per esempio il rivestimento dei serbatoi dell’acqua calda, generata dal sistema di teleriscaldamento, dove è stato disegnato un rivestimento curvilineo fatto di lamine metalliche bianche che genera un ininterrotto gioco di vibrazioni luminose che rendono piacevole, o quantomeno tollerabile, la presenza altrimenti devastante di ingombranti appendici tecnologiche.

Oppure il sistema coordinato di interventi realizzati per migliorare l’aspetto della nuova circonvallazione di Bressanone. Ciò che esce dal terreno, come gli imbocchi delle gallerie o i grandi camini di aerazione, ne segue la forma e ha come principio generatore la linea curva. Mentre i manufatti indipendenti, quali la centrale elettrica, sono generati da una linea retta, spezzata per non diventare un segno predominante e incombente sull’intorno.

Se si osserva la vasta produzione dello studio, si noterà

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› I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

una felice ambivalenza: da un lato la gran parte delle forme richiamano la tradizione del luogo. Inoltre alcune piante degli edifici ricordano quelle immaginate da Louis Kahn caratterizzate dalla divisione tra spazi serventi e serviti o dall’incontro-scontro tra figure geometriche elementari. Si prediligono volumi semplici e stereometrici. Non mancano riferimenti agli arredamenti razionalisti degli anni Cinquanta e Sessanta. Si utilizzano colori tradizionali. Si fa ricorso ad archi. C’è un grande uso del legno sia come rivestimento sia per la struttura. Tanto che gli stessi progettisti, dovendo per esempio descrivere l’Icaro Hotel, parlano di “eclettismo di materiali” sottolineato da trame e arredi fissi. Dall’altro lato, Scagnol e Attia al richiamo alla tradizione affiancano, integrandole e contrapponendole, aperture sperimentali frutto di un atteggiamento moderno e disincantato. A volte volutamente disequilibrato, per esempio generato da coraggiosi tagli che sembrano mettere in discussione la stessa stabilità della struttura, con archi volanti che non appoggiano saldamente sul terreno. Il risultato è un’opera insieme contestuale e moderna, tranquillizzante ma destabilizzata e, soprattutto, sorprendente. Non in senso decostruttivista, una poetica dalla quale Mo-Dus è molto lontano, ma nel senso del Realismo Magico. Che è quell’atteggiamento di sorpresa che si prova quando un oggetto consueto, o che ci appare tale, ci mostra lati inattesi, causando una reazione di straniamento. Quello che infatti appariva come scontato e in una certa misura banale, non lo è affatto e diventa fonte di piacevoli sorprese architettoniche. Sorprese che possono essere non del tutto immediate e che dipendono anche dalla nostra conoscenza della storia dell’architettura. Assistiamo così a un doppio codice di lettura. Uno essoterico, aperto a tutti e che non mette in discussione oltre i limiti le abitudini acquisite, e uno esoterico per chi è addentro il linguaggio dell’architettura e può meglio apprezzare le raffinatezze di questo continuo gioco di scostamenti ■

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0 10 2 5 0 10 2 5 › MODUS ARCHITECTS

Località Alpe di Siusi

Committente Angelika Sattler

Progetto architettonico e degli interni

MoDusArchitects (Sandy Attia, Matteo Scagnol)

Team Sandy Attia, Matteo Scagnol, Filippo Pesavento

Ingegneria strutturale e sicurezza

Ulrich Kauer (KS Engineering)

Consulente illuminazione Lichtstudio Eisenkeil

Impresa di costruzioni Mahlknechtbau AB GmbH

Carpenteria in legno Ludwig Rabanser

Superficie totale hotel 5.040 mq

Superficie ampliamento 1.910 mq

Cronologia 2018-2021

Cannocchiale sulle Dolomiti

Come la maggior parte delle strutture ricettive dell’Alpe di Siusi, l’altopiano dolomitico patrimonio naturale dell’Unesco tutelato e protetto, anche l’Icaro Hotel è l’evoluzione nel tempo di una modesta baita di montagna, tuttora gestito dalla nipote del fondatore.

Ultimo in ordine di tempo, l’intervento di rinnovo e ampliamento di MoDusArchitects è un progetto totale che riguarda l’architettura e gli interni.

In facciata, il rivestimento in larice a dente di sega e il colonnato ligneo sormontato dal grande tetto a falda costituiscono l’orditura che assimila i numerosi interventi precedenti dando vita a un corpo architettonico unitario. Il prospetto sud è caratterizzato da 13 pilastri lignei a cavalletto alti 7,5 metri che saldano la copertura al piano terra originale e fanno da cornice alle camere con vista sul paesaggio circostante.

Icaro Hotel: in alto, sezione e, nella pagine di sinistra, piante del piano terra e del seminterrato. A sinistra, l’area wellness e vista della hall (ph. ©Gustav Willeit).

All’interno, le aree comuni che occupano tutto il piano terra sono caratterizzate da un eclettismo di materiali, trame e arredi fissi: boiserie e pavimento in pannelli e listoni di quercia; alcove in legno con divanetti rivestiti in tessuto; pannelli di feltro acustico nell’avvolgente stube in legno. Ai piani superiori le nuove camere dell’ala est sono concepite come dispositivi ottici che legano indissolubilmente l’intimità degli ambienti privati con la vastità del paesaggio circostante.

Sfruttando l’inclinazione del terreno infine, il piano seminterrato ospita la piscina indoor e l’area wellness.

Eclettico e vivace, Icaro Hotel è un’alchimia di architettura contemporanea, design, ospitalità, tradizione, arte, artigianato e patrimonio culturale.

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Icaro Hotel, Alpe di Siusi
› I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Località Bressanone

Committente Kardinal Nikolaus Cusanus Akademie

Progetto architettonico

MoDusArchitects (Sandy Attia, Matteo Scagnol)

Team Giorgio Cappellato, Miriam Pozzoli, Lavinia

Antichi, Laura Spezzoni, Anna Valandro

Ingegneria strutturale e sicurezza 3M Engineering

Acustica Christina Niederstätter (Archacustica)

Illuminazione Alexa von Lutz (Von Lutz Studio Associato)

Restauro Marson

Paesaggio Kiener Gärtnerei & Gartenbau

Finestre Wolf Fenster

Costruttore Carron Bau

Area di progetto 9.625 mq

Cronologia 2018-2020

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› MODUS ARCHITECTS

Accademia Cusanus: in alto, la vasta sala dell’Haupthaus; a sinistra, una delle camere, ristrutturate anche recuperando gli arredi originali disegnati da Othmar Barth, e la collocazione dell’edificio nella città. Tra gli altri interventi, il progetto ha trasformato il cortile in un nuovo spazio pubblico (ph. ©Gustav Willeit).

Accademia Cusanus, Bressanone

Il Moderno diventa contemporaneo

I tre edifici che formano l’Accademia Cusanus – tra cui l’Haupthaus, con lo spazio a doppia altezza con volte in cemento a vista del primo piano il capolavoro di Othmar Barth e primo edificio moderno tutelato della provincia di Bolzano – sono stati oggetto di un misurato progetto di ristrutturazione, vincitore del Premio Italiano di Architettura 2022, e di un nuovo spazio pubblico capace di riconnettere nella sua interezza il complesso accademico.

I due interventi progettuali più significativi ed espliciti si trovano al piano terreno dell’Haupthaus, dove un asse di nuova formazione sostituisce il corridoio senza uscita e apre l’edificio, e al livello seminterrato, dove una grande sala conferenze illuminata da un lucernario a forma di U diventa il nuovo fulcro del complesso.

La nuova sala conferenze circoscrive l’impronta del cortile fuori terra, convertendo quello che un tempo era uno spazio residuale

in un luogo pubblico di scambio sociale.

L’intensità spirituale della luce si ritrova anche nella Cappella, spazio solenne modificato solo dal solido in pietra dell’Ambone dell’artista Lois Anvidalfarei, posto di fronte all’altare esistente. Con l’allestimento accorto e misurato di una tavolozza di soluzioni materiche, tettoniche e tecniche, i numerosi interventi realizzati da MoDusArchitects oscillano tra vocabolari mimetici, reciproci e volutamente contrastanti. Il risultato è una narrazione in bilico tra vecchio e nuovo, che dissolve il confine tra i due, offrendo all’Accademia Cusanus una nuova architettura, contemporanea e insieme senza tempo.

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› I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Da semplice struttura di servizio, il nuovo edificio del campo sportivo diventa landmark e luogo di incontro per la comunità. In alto, la terrazza al primo piano (ph. ©Gustav Willeit).

Fieldhouse, Laghetti di Egna

Landmark di comunità

Disteso ai piedi del rilievo montuoso del Parco Naturale Monte Corno che sovrasta a nord-est l’area, Fieldhouse sostituisce un precedente fabbricato che ospitava gli spogliatoi dei campi da calcio e da calcetto e i locali dell’associazione sportiva che li gestisce.

«I campi sportivi all’aperto sono sempre paesaggi costruiti con precisione – spiega Matteo Scagnol. La loro forma, le dimensioni, i bordi e l’orientamento sul sito sono determinati dalle regole del gioco che ospitano».

Fieldhouse è un corpo di fabbrica basso e allungato in calcestruzzo armato faccia-a-vista – quasi un muro di contenimento del terreno scosceso alle spalle – ritmato da pilastri trapezoidali, che si innalza in una piattaforma panoramica utile anche come luogo all’aperto per eventi sociali, elevandosi alla fine in

Località Laghetti (Comune di Egna)

Committente Comune di Egna

Progetto architettonico MoDusArchitects

Team Sandy Attia, Matteo Scagnol, Anna Valandro

Ingegneria strutturale e impianti 3M Engineering

Impresa di costruzioni Edil Vanzo Costruzioni

Area di progetto 430 mq

Superficie complessiva 1.080 mq

Cronologia 2017-2022

una slanciata torre di illuminazione, alta 11 metri e assottigliata verso l’alto, ben visibile da lontano, come uno dei campanili che punteggiano i piccoli insediamenti della zona. La torre è parte integrante del sistema di copertura, dove 52 moduli fotovoltaici che coprono il 50 per cento del fabbisogno totale hanno permesso di certificare l’edificio in classe A di CasaClima.

Frutto di una riflessione sull’architettura delle piccole strutture sportive e sul loro carattere pubblico, la rilevanza che Fieldhouse assume per la comunità locale ne eleva la natura meramente funzionale per dare vita a un edificio dove servizi pensati per gli atleti si fondono con spazi ricreativi aperti a tutti.

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› MODUS ARCHITECTS

Europahütte, Val di Vizze

Storie di confine

Costruito a 2.693 metri di quota a partire dall’estate del 1887 dalla sezione di Landshut (Baviera) del Deutscher und Österreichischer Alpenverein, il rifugio venne inaugurato nell’agosto del 1899 e ampliato tre anni dopo.

Abbandonato con l’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale, con il trattato di Saint‐Germain‐en‐Laye del 1919 il rifugio venne a trovarsi sulla nuova linea di confine con due terzi del rifugio sotto l’Italia e un terzo sotto l’Austria. Nel secondo dopoguerra la parte italiana divenne una caserma della Guardia di Finanza, abbandonata definitivamente nel 1972.

Dodici anni dopo, il Deutscher Alpenverein di Landshut e la sezione del Club Alpino Italiano di Vipiteno ne decisero la ricostruzione, completata nell’estate del 1989.

Con l’intento di ampliarne l’uso per fini turistici escursionistici, lo scorso anno il Deutsches Alpenverein ha indetto un concorso a procedura ristretta per il suo ampiamento, vinto da MoDusArchitects. Il progetto prevede di affiancare al rifugio originario, conservato, un parallelepipedo con due facce a trapezio che poggiano, sfiorandolo, sul ripido versante sassoso e ne definiscono la singola falda.

Località Val di Vizze

Committente Deutscher Alpenverein (DAV)

Progetto architettonico

MoDusArchitects (Sandy Attia, Matteo Scagnol)

Collaboratori Giorgio Cappellato, Thomas Abram

Cartografia Geometra Dal Molin

Aggiudicazione concorso settembre 2022

Superficie attuale 240 mq

Superficie del nuovo rifugio 690 mq

Volume del nuovo rifugio 2.030 mc

Il nuovo volume trapezoidale che verrà aggiunto all’edificio originale.

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› I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI
[ 138 ] IOARCH_104 › CAMPUS SCHÜCO

Accanto e nella pagina di sinistra, l’interno del nuovo Schüco One si sviluppa attorno al grande atrio centrale a tutt’altezza, illuminato dai lucernari motorizzati e in vetro elettrocromico SageGlass inseriti nella facciata riportata Schüco AOC usata per la copertura. Sotto, il ponte di cinque piani che collega Schüco One all’edificio per uffici esistente (ph. courtesy Schüco).

CHIAREZZA E FUNZIONALITÀ

SCANDINAVE IN FORME

CONTEMPORANEE PER SCHÜCO

ONE, IL PROGETTO DI 3XN CHE

AMPLIA LA SEDE CENTRALE DI

BIELEFELD CON UN AMBIENTE

DI LAVORO APERTO ED ESPRIME

IN FORMA COSTRUITA LE

CAPACITÀ DELL’AZIENDA NELLA

REALIZZAZIONE DI ARCHITETTURE

MODERNE E EFFICIENTI

CAMPUS SCHÜCO, BIELEFELD APERTURA E DINAMISMO

Entrando nella nuova sede di Schüco, disegnata dallo studio danese 3XN, si prova una sensazione di libertà: tutto è fluido, aperto, luminoso: dalla maestosa scala in legno che conduce al primo piano, le cui dimensioni, più che a salire rapidamente, invitano a indugiare, sedersi e conversare; al bianco dei rivestimenti interni e delle balconate curvilinee dei sei piani superiori che con sporgenze e rientranze affacciano sul vuoto centrale conferendo all’intero ambiente una forma organica.

Il grande atrio a tutt’altezza riceve abbondan-

te luce naturale dal lucernario schermabile inserito nella facciata Schüco AOC riportata adottata come copertura, 30 metri più in alto. «Siamo convinti che l’architettura abbia una significativa influenza sul comportamento delle persone – dice Jan Ammundsen, senior partner di 3XN – e per questo abbiamo posto grande cura in una progettazione olistica degli spazi di Schüco One: perché le persone si sentano parte di un più grande insieme ». Un approccio condiviso dall’azienda, che deve il proprio successo alla valorizzazione e segue a pag. 143

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› ARCHIWORKS

A destra, nel punto di maggiore curvatura l’edificio assume un andamento scalettato. Le finestre, per la metà apribili, sono realizzate a partire dal sistema in alluminio Schüco AWS 75.SI+, sono dotate di schermature controllate dal sistema domotico dell’edificio (ph. courtesy Schüco).

SOSTENIBILITÀ AL CUBO

Servito dal sistema di teleriscaldamento del campus e da pompe di calore per il raffrescamento, grazie alle prestazioni di isolamento termico e acustico Schüco One possiede ben tre certificazioni: Leed, Breeam e Dgnb.

L’involucro completamente trasparente del piano terra è realizzato con i sistemi in alluminio per facciate a montanti e traversi Schüco Fws 50 e Fws 35 PD (Panorama Design). I nastri di finestre customizzati degli altri sei piani sono realizzati a partire dal sistema in alluminio Schüco AWS 75.SI+, con una progettazione pensata per favorire l’esposizione delle parti cieche all’irraggiamento solare e massimizzare l’apporto di luce naturale riducendo al contempo il carico termico derivante.

Lo stesso vale per il tetto in vetro sopra l’atrio centrale, per il quale è stata utilizzata una soluzione riportata Schüco AOC con un sistema di lucernari motorizzati. La schermatura solare è assicurata dal vetro elettrocromico SageGlass, che si scurisce per regolare l’immagazzinamento di calore ma conserva la trasparenza.

La metà delle specchiature trasparenti dispone di ante apribili per la ventilazione: connesse domoticamente all’impianto di riscaldamento e raffrescamento, quando vengono aperte ne regolano lo spegnimento nella specifica partizione del piano.

Le specchiature sono dotate anche di tende azionate da sensori collegati al sistema domotico.

www.schueco.it

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› CAMPUS SCHÜCO

A sinistra, vista dell’atrio di ingresso. Volutamente privo di corridoi, il layout dei diversi piani è libero, così come le postazioni di lavoro. Gli ambienti più riservati – foto accanto – e quelli che richiedono maggiore concentrazione sono distribuiti lungo il perimetro esterno (ph. courtesy Schüco).

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› ARCHIWORKS

Il Welcome Forum

accoglie i visitatori del Campus Schüco. Allo Showroom Prodotti si aggiunge quello delle macchine per la lavorazione dei profili di alluminio (ph. courtesy Schüco).

CREDITI

Località Bielefeld

SCHÜCO ONE

Architettura 3XN

Impronta al suolo 1.100 mq

Altezza 29,80 metri, 7 piani

Superficie costruita 7.200 mq

Postazioni di lavoro 225

Illuminazione Erco

SCHÜCO WELCOME FORUM

Architettura one fine day

Strutture Bockermann Fritze

Progetto illuminotecnico Weisspunkt und Purpur

Illuminazione Erco

Superficie costruita 4.650 mq

Piani 2

Completato 2022

SCHÜCO CORPORATE SERVICES (riqualificazione)

Architettura tr Architekten Tilicke + Rössing

Superficie costruita 4.654 mq

Piani 8

Completato 2021

SCHÜCO DIGITAL HUB ONE

Architettura Nicole Becker (Schüco)

Superficie costruita 4.500 mq

Completato 2019

SCHÜCO CAR PARK

Architettura Schlattmeier Architekten

Facciata tessile Facid con profili Schüco

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› CAMPUS SCHÜCO

segue da pag. 139

alla formazione dei collaboratori e alla qualità delle relazioni con progettisti e serramentisti che considerano Schüco un punto di riferimento per il futuro dell’architettura e delle costruzioni.

Nei sei piani degli uffici, aperti e del tutto privi di corridoi, le workstation fisse sono rare – e generalmente collocate lungo il perimetro esterno dell’edificio – a favore di spazi di lavoro creativi disposti ovunque, anche all’aperto nelle terrazze del terzo, quinto e sesto piano. Indipendentemente da dove si trovi la postazione, per raggiungerla è sempre necessario passare per la hall centrale, determinando così un flusso continuo che favorisce il movimento fisico, sempre salutare, e le in-

terazioni tra colleghi, incoraggiando le relazioni informali o i semplici scambi di battute. All’esterno l’edificio, che un ponte alto cinque piani collega a quello esistente, esprime concretamente il ruolo di Schüco nella moderna architettura con una facciata continua strutturale dinamica e tridimensionale nella quale si alternano elementi aperti e chiusi.

Inaugurato alla fine del 2022, Schüco One amplia gli Hq dell’azienda e completa a nordest il vasto campus, cresciuto in più di sessant’anni, che oltre alla logistica comprende il Schüco Digital Hub completato nel 2019, il car park di otto piani rivestito con una straordinaria facciata tessile Facid montata su profili in alluminio Schüco (progetto di Schlattme-

ier Architekten) e il nuovo Welcome Forum , un edificio di 4.650 mq di superficie su due piani realizzato su progetto dello studio one fine day. Cuore dell’accoglienza Schüco verso clienti e progettisti, il Welcome Forum raggruppa l’intera gamma di soluzioni in alluminio Schüco (porte, finestre, scorrevoli, facciate, schermature solari) nelle isole tematiche di Salute, Sicurezza e Smart Building, i cardini dell’innovazione tecnologica Schüco. Allo showroom dei prodotti si aggiunge quello delle macchine per la lavorazione dell’alluminio, che consente ai visitatori di vedere all’opera le attrezzature più adatte per la loro officina e comprenderne il funzionamento ■

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Lo Showroom Macchine e, sopra il car park con la facciata tessile Facid (ph. courtesy Schüco).
› ARCHIWORKS

UNA DOPPIA PELLE VETRATA PROTEGGE COME UN NIDO LA SEDE

DI BIRD & BIRD, ALL’INTERNO DI UN COMPLESSO RISULTATO DI UN PROGETTO DI RIGENERAZIONE SVILUPPATO DA ONE WORKS E DEERNS. IL PROGETTO DEGLI INTERNI È DI FRANCESCA SCOTTI E GIACOMO TUTUCCI (STUDIO STEP)

UFFICI BIRD & BIRD, MILANO

SEGRETA BELLEZZA

Non solo edifici monumentali o nuovi sviluppi nella forma della città globale: il centro di Milano conserva ancora sorprese, come nelle strade sopravvissute al piano Beruto a est dell’itinerario che collega il Duomo e il Castello Sforzesco, la cui valorizzazione, come nel caso del complesso The Bridge, ad opera della società di architettura internazionale One Works con la società di ingegneria Deerns su incarico di InvestiRE Sgr, richiede anche una buona dose di immaginazione per adattarsi alle conformazioni improbabili frutto della stratificazione tipologica e temporale della città.

The Bridge è un isolato di circa 10.000 metri

quadrati di superficie lorda, compreso tra le vie San Giovanni sul Muro e Porlezza, che nasce dalla riqualificazione di tre edifici di epoche diverse: tre volumi architettonici con caratteristiche distintive proprie che si sviluppano intorno a un cortile interno trattato a verde e dominato da una scultorea scala di sicurezza. Un progetto nato nel 2018 che anticipava il trend – poi largamente affermatosi – di spazi ampi, flessibili e luminosi. Luminosità particolarmente evidente nell’edificio oggetto di questo articolo, che affaccia su via Porlezza con una facciata curvilinea a doppia pelle la cui progettazione ha rivoluzionato, più che riqualificato, l’aspetto preceden-

In alto, la doppia pelle vetrata della facciata su via Porlezza e quella continua sulla corte interna (ph. ©Andrea Martiradonna).

te. Vetrate anche le facciate terra-cielo – in questo caso singole – dei fronti secondari e di quello interno, dove si aprono anche terrazze di pertinenza del tenant, lo studio legale internazionale Bird & Bird.

A disposizione dei 170 collaboratori della sede milanese dello studio gli interni dei quattro piani dell’intero edificio, per una superficie complessiva di 3.000 metri quadrati, sono il risultato di un progetto ‘design&build’ degli architetti Francesca Scotti e Giacomo Tutucci (studio Step), realizzati da Edil Pietro e arredati da Cardex puntando al benessere e alla sostenibilità – oltre alla certificazione Leed Gold segue a pag. 148

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› BIRD & BIRD
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› ARCHIWORKS
Planimetria e assonometria schematica del compelsso The Bridge. L’edificio semicircolare è la sede dello studio legale Bird & Bird (courtesy One Works).
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› BIRD & BIRD
La doppia pelle vetrata della facciata curva su Via Porlezza (ph. ©Filippo Romano).

Per la realizzazione di questo speciale progetto, Gualini ha messo in campo tutto il proprio know-how e le proprie risorse fornendo una vasta gamma di soluzioni e di prodotti. Particolare attenzione ha richiesto la progettazione della doppia pelle costituita da una porzione interna realizzata con un reticolo montanti e traversi installato tra i piani, ovvero di tipo “windowfacade” e da uno strato esterno realizzato con una struttura metallica leggerissima, appesa in copertura mediante tiranti e vetri stratificati curvi e piani che creano una superficie sinuosa che definisce la geometria dell’edificio. Oltre alla connotazione estetica, la doppia pelle è stata progettata e ingegnerizzata mediante analisi fluidodinamiche per garantire la funzionalità di buffer termico tipico di questa tipologia costruttiva. Uno degli aspetti più impegnativi è stato operare su strutture esistenti, condizione che ha comportato la necessità di considerare molteplici variabili sia in fase di progettazione che di realizzazione. Nonostante la complessità, l’estetica finale restituisce un edificio estremamente omogeneo e armonico. Le facciate, frutto dalla collaborazione tra il team Gualini e One Works, è un oggetto perfettamente coerente con il contesto, che sortisce un effetto di stupore ed eleganza. www.gualini.eu

One Works

Decima nella classifica Guamari delle prime 200 società italiane di architettura, One Works opera con un approccio integrato di consulenza e progettazione nei settori delle infrastrutture del trasporto, del masterplanning e del real estate per dare forma ai progetti più complessi. Fondata nel 2007 da Leonardo Cavalli e Giulio De Carli, che la guidano insieme a Anwar Mohamed per l’Oriente, One Works conta più di 150 professionisti che operano dalla sede centrale di Milano e dagli uffici di Venezia, Roma, Dubai, Londra, Singapore, Chennai e Bangkok. Tra i progetti in cui One Works è impegnata attualmente l’ampliamento dell’aeroporto Marco Polo di Venezia, undici delle nuove stazioni metropolitane tra Doha e Riyadh, il Transport Education Center che sorgerà a Doha, l’outlet The Market di San Marino. www.one-works.com

Summer

Winter

Al piano terra, il percorso porticato si allunga verso Vicolo San Giovanni sul Muro. L’edificio fa parte di un complesso sviluppato da One Works (ph. ©Filippo Romano). Sotto, la strategia climatica passiva della facciata.

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› ARCHIWORKS
GUALINI - GRUPPO COSTIM

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già ottenuta, la sede di Bird & Bird attende la certificazione Well Platinum. Progetto illuminotecnico e luci di Hi Lite, che ha fornito il proprio contributo rendendo gli ambienti lavorativi più confortevoli attraverso uno studio attento della luce.

Una delle prime mosse del progetto di interni è stata quella di rivolgersi a un laboratorio di decorazione milanese, Pictalab, per realizzare una carta da parati che, in linea con i requisiti della certificazione Well, celebrasse la cultura milanese e tutta la potenza dell’arte italiana citando la famosa stanza giardino Herbarium della Casa degli Atellani, in corso Magenta a Milano, valorizzando la bellezza e lo stile pit-

Step

Nato dalla collaborazione degli architetti Francesca Scotti e Giacomo Tutucci, Step si occupa della progettazione e della direzione lavori di nuove costruzioni e di interventi di ristrutturazione a varie scale. Francesca Scotti, laureata nel 2000, è dottore di ricerca in Composizione Architettonica ed è stata docente a contratto presso il Politecnico di Milano. Svolge attività professionale e di ricerca sul tema dell’edilizia residenziale in ambito urbano. Giacomo Tutucci, laureato nel 1985, ha svolto attività di progettazione e direzione lavori in ambito italiano e internazionale per uffici, abitazioni, edifici commerciali, allestimenti e mostre. www.francescascottiarchitetto.com

Cardex ha fornito supporto a Studio Step proponendo soluzioni di arredo per tutti gli spazi: operativi, informali e outdoor.

torico di un esempio cólto di inserimento di elementi naturalistici nella progettazione dei luoghi domestici. Un Herbarium che riveste le pareti degli spazi comuni e dei corridoi su cui affacciano gli uffici riservati dei professionisti, al primo e al secondo piano, e gli spazi più aperti del terzo piano, al quale possono accedere i clienti, con sale riunioni e ambienti di pausa e socializzazione.

Al secondo piano, l’area break si apre su una terrazza, mentre un secondo e più ampio spazio aperto di rappresentanza occupa interamente l’ultimo piano.

Gli ambienti operativi vedono l’alternanza di spazi open con scrivanie Herman Miller dal

Sopra, l’ingresso del building con le lampade monoemissioni Wave round di Intra Lighting. Nella pagina accanto la biblioteca e le carte da parati dei corridoi (ph. ©Roberto Agostini).

carattere tecnico, prenotabili a rotazione e regolabili in altezza, stanze singole con arredi Icf e aree phone booth aperte o chiuse rivestite in feltro fonoassorbente in colorazioni diverse a seconda dei piani.

Gli spazi comuni e quelli destinati alle relazioni dirette con i clienti vedono invece l’utilizzo di arredi dal carattere più domestico realizzati ad hoc, tavoli riunioni in rovere e sedute True Design.

Al piano terra, appena terminato, trova spazio un’altra area break vetrata aperta sulla corte interna e una grande biblioteca semicircolare che segue l’andamento della facciata principale su via Porlezza ■

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› BIRD & BIRD

I 3mila mq degli interni dei 4 piani dell’edificio sono stati realizzati da Edil Pietro. Un intervento pensato e concretizzato per rispondere ad elevati standard con un’attenzione particolare per ogni dettaglio. Edil Pietro ha messo in campo le corrette sinergie affinché il progetto diventasse una grande opera compiuta.

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› ARCHIWORKS

INTERFACE

Tutte le pavimentazioni della sede milanese di Bird & Bird sono di Interface, con pavimenti tessili modulari Employ Loop, di color raffia e inserti a effetto tappeto tono su tono negli uffici e di diverso colore per il piano terra, la lobby e la ‘silence room’. Le finiture poggiano sul pavimento tecnico modulare in acciaio galvanizzato Intercell, specificamente progettato per la gestione dei cablaggi, che grazie al ridotto spessore (a partire da 4 cm finito) riduce solo impercettibilmente lo spazio tra pavimento e soffitto. Negli altri spazi invece è stato utilizzato il pavimento di Interface in Lvt Walk of Life, nel colore ‘warm ash’ in gradazione con la moquette nei corridoi e nel colore ‘monochrome’ per l’area break. Nelle zone degli accessi e agli sbarchi ascensori è stato usato, come tappeti in forma circolare posati

in semplice appoggio grazie al sistema proprietario TacTiles, il pavimento tessile Barricade Two nel colore brown, che agisce da barriera allo sporco. Fondata da Ray Anderson nel 1973, Interface è la prima ‘Carbon Neutral Enterprise’ al mondo certificata secondo lo standard Pas 2060 del British Standard Institute, il punto di riferimento internazionale nell’ambito della carbon neutrality. Nel 2020 il suo programma Carbon Neutral Floors, con il quale Interface ha ridotto la carbon footprint dei propri pavimenti tessili del 76%, ha ricevuto un Global Climate Action Award dalle Nazioni Unite. I certificati Carbon Neutral Floors, utili per i punteggi di sostenibilità degli edifici, sono in corso di emissione.

www.interface.com

In alto, nella sala riunioni, le lampade a luce diffusa Sign Diva di Prolicht. Tutte le luci fornite da Hi Lite hanno diffusori prismatizzati per limitare l’abbagliamento. Qui accanto una postazione operativa con scrivanie Atlas di Herman Miller (ph. ©Roberto Agostini).

CREDITI

Località Milano

Progetto architettonico One Works

Progetto degli interni Step

Project Management CBRE

Sistemi di facciata Gualini

Impianti elettrici e Meccanici Erregibi

General contractor Edil Pietro

Contract arredi Cardex

Arredi custom Formula5 Design

Illuminazione Hi Lite Next

Pavimenti Interface

Fornitori Arper, Picta Lab, Slalom, Impact Acustic, Herman Miller, ICF, Dieffebi, True Design, Lapalma, Pedrali, Gecopar

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› BIRD & BIRD

Per gli spazi esterni sono state scelte le sedute lounge Panarea Tavoli a base centrale e poltroncine Nolita. Tutto Pedrali, CMP Design.

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(ph. ©Max Pescio)
› ARCHIWORKS
(ph. ©Max Pescio)

L’ingresso agli uffici è al piano terra del blocco Tocqueville, dove è presente una reception dedicata a uso esclusivo di Oracle.

L’ambiente di ampio respiro, illuminato da Fabbian, è caratterizzato da un’altezza di 6 metri (ph. ©Dario e Carlos Tettamanzi).

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› ORACLE

I VALORI CHE HANNO GUIDATO LA PROGETTAZIONE DELLA NUOVA SEDE DI ORACLE, COME INNOVAZIONE ACCOGLIENZA, BENESSERE, SONO APPLICATI IN SPAZI MULTIFUNZIONALI FORTEMENTE CARATTERIZZATI CHE RACCONTANO LA CITTÀ DA DIVERSE PROSPETTIVE

A Milano, nel quartiere di Porta Nuova, Oracle si è insediata nel complesso di tre volumi denominato Ed.g.e. (Edifici Garibaldi Executive) e progettato da General Planning con Onsitestudio. La multinazionale americana di tecnologia e cloud occupa tutti i cinque piani di una delle tre stecche, quella su via Tocqueville, e altri due della stecca su via D’Azeglio per una superficie complessiva di quasi 6mila metri quadrati.

Il progetto di workplace di Degw valorizza il particolare layout dell’edificio: la scomposizione del volume unico e continuo dell’architettura preesistente in tre corpi diversi ha dato vita a un ‘edificio di edifici’. In tutto il complesso, The Edge evoca una doppia identità in cui la funzione sociale incontra lo spazio progettua-

ORACLE A PORTA NUOVA

le. Il disegno architettonico prevede due ali di edificio che si incontrano nelle aree break. Il risultato forma una L in cui lo snodo di socialità e convivialità è la congiunzione ideale per incontrarsi, scambiare idee e crescere come comunità.

Gli interni insieme compongono un racconto milanese. Ogni piano, infatti, è un omaggio alla città: dalle donne più celebri ai giardini e cortili, dal design italiano al giallo Milano fino al quarto piano dedicato alla musica. Ogni diversa connotazione è declinata da Fud, la business unit di Lombardini22 dedicata alla grafica e al physical branding, attraverso palette cromatiche, texture e illustrazioni astratte, che valorizzano il vasto repertorio del brand book di Oracle, enfatizzando nel contempo la mila-

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UFFICI MILANO
› ARCHIWORKS

nesità del progetto. Le parole guida degli spazi di lavoro sono flessibilità, versatilità e collaborazione. Degw, infatti, ha progettato la sede considerando i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, puntando a creare spazi attrattivi, creativi e stimolanti.

Sui piani operativi, ognuno disposto su una superficie di 1.000 metri quadrati per un totale di 324 postazioni singole, oltre a quelle collettive e alle sale riunioni, gli spazi sono ideati per semplificare e migliorare il lavoro delle persone, sia individuale sia collettivo, per favorire l’aggregazione dei team e per accogliere al meglio clienti e partner. Le postazioni hanno flussi di lavoro aperti e facilitati da spazi di supporto diversificati, come i salottini in open space pensati per incontri in piccoli gruppi o per le collaborazioni e le meeting room diverse per identità e dimensione.

Lombardini22

Gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria, Lombardini22 ha introdotto un metodo multidisciplinare e multiautoriale basato su un’attività di analisi e consulenza strategica pre-progetto, sviluppata da professionisti altamente specializzati in tutte le discipline dell’architettura, dell’ingegneria, del marketing e della comunicazione. Orientata ai processi e con forti competenze digitali, l’azienda è una comunità internazionale di oltre 400 professionisti di 28 nazionalità diverse. Lombardini22 ha contribuito alla nuova sede milanese di Oracle attraverso la progettazione integrata sviluppata da diverse business unit: Degw, Atmos Fud, L22 Engineering & Sustainability e Artlane. www.lombardini22.com

Sono stati creati, inoltre, spazi chiamati Cloud, Foliage e Spider: sono rifugi chiusi con tende che evocano i tre temi della nuvola, delle fronde verdi e della ragnatela, utilizzati come microsalottini e aree meeting. Sia negli open space sia nelle aree break di ogni piano, che differiscono per mood e atmosfera, sono presenti spazi che all’occorrenza possono diventare anche aree meeting informali.

Fanno parte del progetto molti ambienti condivisi come l’auditorium riconfigurabile Alda Merini, fulcro vitale dell’edificio all’angolo tra le due stecche, la corte interna verde a disposizione dei dipendenti, la stanza multifunzionale Library e l’ambiente colorato della Play room in cui sono presenti giochi e sedie a dondolo ■

L’accesso agli uffici Oracle è gestito e controllato attraverso i varchi automatici di sicurezza dormakaba Argus 40, nella finitura alluminio anodizzato, con larghezza di passaggio ampia per un accesso senza barriere. La guida utente intuitiva e i segnali luminosi dei lettori integrati, rendono il transito comodo e sicuro. Grazie alla modularità e all’ampia gamma di finiture, profili, azionamenti e ante, i varchi si inseriscono armoniosamente come unità funzionale discreta e come elemento di stile. Inoltre, per soddisfare le più elevate esigenze di sicurezza, le ante sono 1.200 mm di altezza. Oltre ai varchi Argus, certificati EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto) dormakaba ha fornito le porte automatiche modello St Flex per le aree di sbarco ascensori.

www.dormakaba.it

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› ORACLE
DORMAKABA

In questi uffici sono state utilizzate tutte e tre le tipologie di pavimentazioni

Interface: tessili, Lvt e gomma a marchio Nora. La tipologia più utilizzata è il pavimento tessile Ice Breaker, in tre gradazioni di grigio.

Degw ha selezionato diversi modelli di scrivanie e sedute Herman Miller per gli open space operativi, per gli sbarchi ascensori, le sale riunioni e le aree break: la scrivania sit-stand Nevi regolabile in altezza; la seduta ergonomica Aeron di Bill Stumpf e Don Chadwick; lo sgabello Sayl con schienale privo di telaio di Yves Béhar. Per l’auditorium Alda Merini sono state scelte le Keyn di forpeople: sedute impilabili progettate appositamente per le lunghe ore trascorse in riunione e negli spazi di collaborazione. Il movimento CradleFlex asseconda i cambiamenti di postura favorendo l’attenzione e la concentrazione.

www.hermanmiller.com

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HERMAN MILLER
› ARCHIWORKS

Lo stile di ogni kitchenette si integra con il tema di piano attraverso cromie e motivi grafici sviluppati da Fud. Qui il piano dedicato al giallo Milano (ph. ©Dario e Carlos Tettamanzi).

CREDITI

Località Via Tocqueville, Milano

Progetto architettonico General Planning con Onsitestudio

Interior design, space planning, politica arredi Degw

Progettazione impiantistica L22 Engineering & Sustainability

Lighting, acustica Atmos

Wayfinding, physical branding Fud

Consulenza artistica Artlane

Contract arredi Comfort Office

Arredi su misura Ferrari Arredamenti

Arredi operativi Herman Miller

Arredi di design Arper, Cassina, Muuto, Hay, Lapalma, NaughtOne, Pedrali, Truedesign, Zanotta

Controllo accessi Dormakaba

Pareti vetrate Vetroin

Rivestimenti Interface, Marazzi

Controsoffitti Atena, Fantoni

Superficie 6.000 mq

Cronologia 2019-2022

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› ORACLE

In alcuni ambienti, in collaborazione con Artlane, sono stati realizzati interventi artistici dagli street artist Orticanoodles (ph. ©Dario e Carlos Tettamanzi).

COMFORT OFFICE

Comfort Office, a stretto contatto con il brand Herman Miller, ha sviluppato una profonda esperienza di prodotto, di progettazione e di servizio per la fornitura di arredi di design.

In qualità di partner-rivenditore di MillerKnoll, affianca architetti, aziende e privati selezionando i prodotti per le esigenze di ogni progetto, dall’acquisto di una sedia fino alla fornitura completa per uffici, alberghi e residenze. Per Oracle, oltre agli

arredi operativi di Herman Miller, sono state scelte per le zone break le soluzioni di Hay e Muuto, due brand che offrono un design dal sapore nordico. Le zone di accoglienza sono arredate con le sedute Always di NaughtOne. Il tutto è stato poi completato con alcuni elementi di importanti partner come LaPalma e True Design.

www.comfortoffice.com

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› ARCHIWORKS

La grande sala circolare ad archi con un albero al centro del grande tavolo di rovere è illuminata da un disco luminoso come un lucernario che emerge dal total black (ph. ©Giacomo Albo).

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› UFFICI A RHO

UN VASTO UFFICIO FIRMATO DA GARIBALDI ARCHITECTS IN CUI IL FOCUS PROGETTUALE, LA

DUALITÀ TRA SALE RISERVATE E AREE COLLABORATIVE, SI TRADUCE IN UNO STUDIO

ATTENTO DI FORME, MATERIALI E FILOSOFIA DEGLI SPAZI

Per un cliente attivo nella grande distribuzione, con il quale Garibaldi Architects aveva in precedenza collaborato per la sede centrale di Milano, lo studio di progettazione ha ora completato i nuovi uffici a Rho.

Il committente fin da subito ha espresso la volontà di superare l’idea classica degli uffici composti da ambienti chiusi e lunghi corridoi squadrati. I desiderata erano invece quello di poter disporre di uno spazio dinamico in grado di rispettare la privacy degli uffici della proprietà e di valorizzare le aree aperte di lavoro per i team.

Il concetto di fluidità ha quindi dato vita a due macro aree che cadenzano la superficie di circa 1.600 metri quadrati. La prima, definita da linee curve e morbide, archi e spazi circolari, è

UFFICI, RHO

DOPPIA IDENTITÀ

TRA ZONE PRIVACY E SPAZI APERTI

destinata ad accogliere le aree social e gli open space. La seconda area è caratterizzata da linee oblique spezzate che delineano gli uffici singoli per la parte più privata destinata alla proprietà e alcune sale meeting, dove è necessario un alto grado di performance acustica.

Il doppio spazio dell’ingresso – la reception geometrica ricoperta da una boiserie in rovere cannettato – e dell’avvolgente lounge curvilinea in blu di Prussia funge da cerniera tra le due aree, collaborativa e privata, che connotano le due identità dell’ambiente di lavoro. Le due differenti aree sono unite dalla cifra stilistica che da sempre contraddistingue gli ambienti progettati da Alessia Garibaldi: una sobria eleganza, data dalla scelta dei materiali, dei colori e degli arredi, che alternano

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La reception geometrica è ricoperta da una boiserie in rovere cannettato (ph. ©Giacomo Albo).
› ARCHIWORKS
di Elena Riolo

Laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, Alessia Garibaldi progetta facendo sua la lezione estetica del razionalismo internazionale, attingendo da ordini volumetrici e concetti spaziali esaltati dalla ricerca di materiali naturali e finiture artigianali. Il suo modo di fare architettura diventa un racconto che reinterpreta il passato in modi sempre nuovi e originali. www.garibaldiarchitects.com

Legno e pareti bianche per le sale riunioni che parlano di chiarezza e sostenibilità, con gli arredi, il tavolo More e le sedute Divina. Tutto di Estel.

Le sedute Deep Plast Stripe di Quinti per le conference room. Materiali naturali, insieme a scelte cromatiche attente, contribuiscono a caratterizzare gli ambienti (ph. ©Giacomo Albo).

pezzi di design a elementi su disegno. I colori e i materiali qui parlano il linguaggio della sostenibilità, in particolare attraverso il legno di rovere naturale non trattato utilizzato per le boiserie che si estendono su ampie superfici lasciate volutamente minimali. Questo mood, che alterna legno e pareti bianche, è voluto per la zona degli uffici singoli dedicata ad attività di concentrazione. Per le aree deputate al lavoro in team, dove l’ambiente diventa anche stimolo alla collaborazione, le pareti, pensate come quinte scenografiche colorate, giocano sui contrasti del chiaro-scuro, alternando il bianco assoluto al blu o al nero.

Il fulcro della zona aperta è una grande sala circolare ad archi: la scelta formale è data dalla considerazione che la forma circolare è l’unica

a mettere tutti in contatto visivo frontale senza punti di vista privilegiati. La sala, con un albero al centro del grande tavolo hotdesking di rovere, è illuminata da un disco luminoso come un lucernario che emerge dal total black che esalta la natura immersiva dello spazio. Il cerchio viene ripreso anche nella zona cucina dove il tavolo da pranzo tondo è protetto da pareti blu pavone.

Tutto il progetto è punteggiato da piante che garantiscono una migliore qualità dell’aria e aumentano le capacità cognitive, migliorando la concentrazione e riducendo lo stress. Inoltre, la vegetazione è utilizzata in modo diffuso perché in grado di assorbire il suono e diminuire il riverbero, partecipando a migliorare ulteriormente l’ambiente di lavoro ■

Progetto interior Garibaldi Architects

Impresa Kostruire

Progetto impianti Ren solution

Arredi e design arredi Estel

Imbottiti e sedute Quinti

Porte Lualdi

Pavimentazioni e rivestimenti Eco Contract

Illuminazione Entis Group

Rubinetteria Zucchetti

Sanitari Ideal Standard

Superficie 1600 mq

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Alessia Garibaldi CREDITI
› UFFICI A RHO

L’intervento di Garibaldi Architects dimostra la capacità di Estel di affiancare i progettisti in un percorso a tutto tondo dal concept fino alla produzione finale e alla posa del prodotto. Fulcro degli uffici di Rho è lo spazio meeting eclettico ed elegante in cui spicca il tavolo More di Estel, che si caratterizza per il profilo di 60 mm su tutto il perimetro e per l’assenza di sostegni centrali. Di Estel le postazioni operative, tavoli Asterisco App con la novità della finitura super matt che garantisce un prodotto che dura nel tempo e che, grazie alla bassa riflessione della luce, dà vita a una superficie opaca e morbida al tatto.

www.estel.com

QUINTI

I prodotti Quinti sono realizzati seguendo con cura ogni fase dello sviluppo, unendo alla ricerca di forme originali la volontà di realizzare prodotti pratici e funzionali. Al valore della tradizione, l’azienda ha affiancato la sensibilità per la ricerca di materiali, per gli abbinamenti capaci di sorprendere e per la cura estrema dei dettagli. Le collezioni di poltrone utilizzate negli uffici di Rho sono un autentico prodotto ‘su misura’, frutto della sinergia fra progettisti e azienda, della capacità di visione dei primi e delle competenze realizzative di Quinti. Sedute per le zone attesa, meeting e conference che rappresentano la risposta per chi ama i dettagli e ricerca un’esperienza unica e intensa. Nella foto, divano della collezione New York. www.quinti.com

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› ARCHIWORKS
ESTEL

L’ESPERIENZA ESA-ESRIN

Da tempo esrin, la sede italiana dell’Ente Spaziale Europeo, ha intrapreso un percorso di rinnovamento degli edifici per adeguarli alle norme antisismiche, migliorare le performance energetiche e ambientali e adeguare gli interni alle nuove modalità di lavoro e alle esigenze di comfort e di sviluppo delle relazioni interpersonali. Ultimo in ordine di tempo, anche il progetto architettonico e la direzione lavori del Building 14 che qui presentiamo sono stati condotti, in stretta collaborazione con gli ingegneri Roberto Franciosi e Michael Tisone, responsabili del facility management di esrin, dallo studio Giovanni Zuccon Architetti, che da più di 40 anni collabora con Esa/esrin. Si tratta di un intervento di demolizione e ri-

BUILDING 14, ESA ESRIN - FRASCATI

NUOVI ARCHETIPI TIPOLOGICI PER GLI SPAZI DEL LAVORO

costruzione, deciso in considerazione del fatto che l’eventuale consolidamento sismico dell’edificio esistente, risalente agli anni Sessanta, sarebbe risultato più costoso. Il progetto strutturale del nuovo edificio, svolto dall’ingegner Piero Bucchi, ha previsto l’installazione, nel piano di fondazione, di isolatori sismici che svolgono funzione dinamica e di assorbimento delle sollecitazioni.

Secondo obiettivo del progetto è stato quello di realizzare un manufatto a basso impatto ambientale e in grado di migliorare il comfort delle persone che lo abitano, seguendo i parametri Leed e Well.

Si trattava infine di definire e realizzare una sistematizzazione dei modelli tipologici dell’am-

biente ufficio già adottati in altri edifici del sito, adeguando gli spazi all’attuale trasformazione delle modalità di lavoro e di relazione. Due i livelli di relazione individuati per raggiungere tale obiettivo, uno con il contesto esterno e il secondo – di carattere topologico e linguistico – con gli spazi interni.

Il rapporto con il contesto si evidenzia nell’armonizzazione dell’intervento con gli edifici esistenti, realizzata mediante l’adozione di una continuità cromatica e volumetrica con il costruito e nelle ampie frontiere verticali trasparenti dell’edificio, che stabiliscono una continuità tra gli uffici e l’ambiente naturale esterno. Una continuità enfatizzata da componenti di vegetazione naturale interni, che agiscono an-

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DESIGN DI SPAZI E COMPONENTI
PER I NUOVI MODELLI DI RELAZIONE NEL LUOGO DI LAVORO.
di Luca Bradini, Studio Zuccon Architetti
› ESA - BUILDING 14

Nelle foto, il nuovo Building 14 nel campus Esa-esrin di Frascati, risultato di un intervento di demolizione e ricostruzione (ph. ©Roberto Agostini).

che da barriere fonoassorbenti e visive. Per quanto riguarda il progetto di interni, la trasformazione delle modalità di lavoro indotta dalla sostanziale adozione delle tecnologie digitali, accelerata dalla pandemia, ha dato vita a soluzioni tipologiche che rappresentano una ‘ibridazione’ degli spazi e delle loro dinamiche evolutive, in una contrapposizione concettuale tra la consolidata necessità dello spazio di lavoro individuale, dove l’isolamento favorisce la concentrazione, e una rinnovata spinta verso la socializzazione e la condivisione.

Al binomio personale/condiviso dello spazio di lavoro si associa una dinamica ulteriore, ovvero la visione disgiunta tra ‘lavoro’ e ‘luogo di lavoro’. Se con il digitale è possibile lavorare ovun-

Giovanni Zuccon

Giovanni (Gianni) Zuccon è architetto e designer. La sua attività si sviluppa nel campo della progettazione del prodotto industriale per la nautica e il trasporto e nel campo dell’architettura civile per il terziario e le infrastrutture di supporto. La collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea, l’Esa, inizia nel 1983 con la progettazione della sede italiana di Frascati e si amplia con gli edifici, la mensa, le infrastrutture, gli uffici, gli impianti, la viabilità, la club house e il masterplan. Con l’architetto Paola Galeazzi, nel 1972 fonda a Roma lo studio Zuccon International Project, che opera nel settore dell’architettura e dell’industrial design, in particolare nel comparto residenziale, terziario, commerciale e della nautica da diporto.

www.zucconinternationalproject.com

RICCI SPA

Ricci Spa, azienda fondata nel 1986, opera in tutto il territorio nazionale nel settore delle costruzioni in qualità di general contractor. Nell’ottobre del 2020 ha ricevuto da Esa-esrin l’incarico di realizzare il nuovo edificio Gianni Giorgi Alberti (Building 14). Si è trattato di un intervento demolizione e ricostruzione, terminato nella primavera del 2022, realizzato su progetto dello studio Giovanni Zuccon Architetti e progetto strutturale dell’ingegner Piero Bucchi, condotto in stretto coordinamento con il facility management di Esa-esrin. Riguardo all’intervento particolare menzione merita l’utilizzo di moderne soluzioni antisismiche con l’installazione, nel nuovo piano di fondazione dell’edificio, di isolatori sismici con funzione dinamica e di assorbimento delle sollecitazioni, e di nuovi rinforzi strutturali. Le lavorazioni di finitura, in ottica di modern working environment, hanno previsto la realizzazione di uffici e meeting room. Il nuovo edifico ha ottenuto, tra i primi in Italia, le certificazioni Leed e Well Platinum. www.riccispa.it

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› ARCHIWORKS

Le porte automatiche interne e i cinque ingressi perimetrali del Building

14 di Esa/esrin adottano il sistema ad abbattimento

meccanico GE50N Break In ingegnerizzato da Geze per fronteggiare le emergenze. In caso di emergenza il sistema consente, con una leggera spinta dell’anta mobile, di sgomberare interamente la via d’esodo.

CREDITI

Località Frascati

Committente Esa-esrin

Progetto architettonico e direzione lavori

Giovanni Zuccon Architettura

Progetto strutturale Piero Bucchi

Progetto impiantistico Pras Tecnica Edilizia

Project management Roberto Franciosi

Michael Tisone (esrin facility management)

Consulenza certificazioni R2M Solution

General contractor Ricci Spa

Contract arredi Full Project

Arredi operativi Haworth

Porte automatiche Geze

Pannelli fonoassorbenti Slalom

Superficie costruita 2000 mq

Cronologia 2020-2022

que, allora lo spazio personale e lo spazio condiviso possono coincidere o meno.

Tali riflessioni hanno condotto a valutare da un lato l’importanza crescente del luogo di lavoro come spazio di condivisione, e dall’altro l’esigenza di valorizzare il momento privato e individuale. I modelli conseguenti, sia in termini tipologici che di componenti di arredo, hanno consolidato questa ricerca di equilibrio tra lo spazio intimo e quello sociale con ambienti e tipologie diversificati, dove la relazione tra privacy e condivisione costituisce la chiave di lettura determinante verso un modello ibrido.

Sono così aumentati gli spazi informali di incontro (break area - informal meeting) ma è stata conservata anche – e in taluni casi ampliata – una dimensione individuale, prima garantita dalle barriere fisiche della stanza ufficio (ora quasi eliminate), trasformando la tipologia distributiva e con componenti di arredo orientate

a proporre una mediazione/filtro/isolamento con lo spazio aperto: le soluzioni di arredo per i diversi spazi ufficio si concentrano su elementi che migliorano l’isolamento visivo e acustico, mediato o assoluto (pannelli fonoassorbenti e di isolamento visivo, phoneboot).

Il modello emergente di questo progetto consolida così un archetipo di ibridazione dello spazio ufficio che media due dimensioni proprie della natura umana, quella privata e quella sociale, costituendo di fatto in termini tipologici una frammentazione e fluidificazione di uno spazio che in precedenza era la rappresentazione di un modello forte e consolidato. Il comfort acustico e quello visivo – ottenuti con pannelli, controsoffitti e pavimentazioni ad elevato potere fonoassorbente – diventano elementi essenziali e determinanti per la qualità degli spazi.

La complessità e la ulteriore articolazione delle esigenze funzionali ha comportato inoltre una

Pianta dell’edificio e immagini degli interni. La progettazione ha dedicato particolare attenzione alle separazioni visive e acustiche quali elementi di filtro e mediazione dello spazio aperto (ph. ©Roberto Agostini).

riconfigurazione ergonomica e dimensionale degli standard tradizionali consolidati, definendo anche nuovi modelli che non trovano riferimenti nelle precedenti esperienze.

In conclusione, il progetto mette in evidenza l’attuale fase di transizione: probabilmente lo spazio di lavoro perderà quel carattere fisicodimensionale a cui siamo abituati, acquistando invece una dinamicità e una flessibilità spazio-temporale funzionalmente ineccepibile ed economicamente vantaggiosa per il datore di lavoro, ma che per gli individui comporterà ulteriori tensioni emotive.

Il ruolo della progettazione, alla luce di questa trasformazione, è quello di configurare spazi in grado di accogliere e governare le nuove esperienze d’uso evitando che un’eccessiva trasformazione della relazione lavoratore/posto di lavoro/spazio di lavoro possa risultare alienante a causa della spersonalizzazione del contesto ■

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› ESA - BUILDING 14

Full Project in qualità di fornitore di arredi, ha interpretato le esigenze della committenza e dello studio Zuccon realizzando ambienti di lavoro innovativi, di design con alti livelli di comfort, elevando il concetto stesso di ufficio in smart office.

HAWORTH

Haworth, fondata nel 1948 da G.W. Haworth in una cittadina del Midwest sulle rive del lago Michigan e ora player globale leader nell’arredo degli spazi di lavoro, con il supporto del dealer Full Project, ha fornito tutti gli arredi per il Building 14 di Esa. Oltre ai tavoli di lavoro regolabili in altezza Hiya, le poltrone ergonomiche Fern in vari colori e le cassettiere con cuscini imbottiti colorati (foto qui accanto), sono stati realizzati gli armadi e i lockers degli uffici con serratura a combinazione, personalizzati e decorati con adesivi e fotografie delle stazioni spaziali.

Per le sale riunioni i tavoli Epure e le sedie girevoli modello Very. Schermi in feltro colorato free standing di Buzzi Space. www.haworth.com

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› ARCHIWORKS

FOLLOW THE MONEY

L’autonomia dell’architettura è morta, scrive Reinier de Graaf, e anche gli architetti non si sentono molto bene, assediati da un lato dai luoghi comuni che hanno preso il posto degli ideali – dalle aberrazioni prodotte dalle ideologie, anche in architettura, siamo passati a quelle prodotte dall’assenza di ideologie – e dall’altro dall’esigenza di misurare e quantificare tutto, anche la qualità, con l’obbligo di adeguarsi a standard imposti da altri, perfino dalla scienza medica. Se l’auspicio del partner di Oma – e fondatore con Rem Koolhaas di Amo – è che la professione possa riemergere come disciplina critica e autonoma, l’analisi dello stato di fatto attuale è impietosa. Con franchezza e ironia de Graaf ripercorre gli ultimi trent’anni di architettura, dalla fine della ‘starchitecture’ ai termini che, separandosi da qualsiasi significato, oggi formano il vocabolario di quello che l’autore chiama ‘Profspeak’ (irresistibile l’appendice): da ‘design’ a ‘green’ a ‘iconico’. Opportunismo semantico intenzionale per trovarsi d’accordo senza prendere posizione e per nascondere le finalità economiche che sole orientano il lavoro dell’architetto, chiamato, accanto a una pletora di consulenti e specialisti di marketing, a costruire valore per il mondo della finanza, così che lo stesso sostantivo ‘architetto’ diventa un verbo. In questi trent’anni un crinale separa un prima da un dopo, scrive de Graaf, e questa linea di faglia è il Guggenheim Bilbao di Frank Gehry: prima, gli architetti non erano consapevoli della forza trasformativa dell’architettura, c’è voluto il report di Kpmg sull’effetto Bilbao (che non si misura solo in valore aggiunto: nel frattempo l’Eta ha rinunciato alla lotta armata e l’Atletico Bilbao ha battuto il Barcellona). Ma anche ora, quando il cliente ti dice che il suo progetto non è una questione di spazi ma di ‘placemaking’, il concetto è diventato più chiaro?

COSTRUTTORE DI SOGNI

Da Zingonia a Milano Porta Nuova, questo libro è insieme un omaggio alla figura di Riccardo Catella, l’uomo che senza essere architetto, urbanista o finanziere, nel suo fare riuniva le capacità delle tre professioni, e di sessant’anni di storia intima, dalla Liberazione al 2005, che si intreccia con la nascita di un nuovo pezzo di città.

Scritto in forma di intervista con la moglie Alida, cui si aggiungono decine di testimonianze di coloro che gli sono stati vicini, dal ritratto emerge l’umanesimo razionale necessario per dare forma concreta alle visioni, lo sguardo che coglie il carattere profondo dei luoghi e della loro storia insieme alla capacità di mediare gli interessi in gioco per assicurare alla realizzazione la qualità necessaria per diventare realmente città e non semplice investimento immobiliare. Doti che fortunatamente appartengono anche al figlio Manfredi, che quella visione ha portato avanti e completato magistralmente.

SCENARI DI FUTURA ARCHITETTURA

Curato dei professori Marcello Balzani e Luca Rossato, il volume presenta 80 degli oltre mille progetti che hanno partecipato alle diverse edizioni del Premio (dapprima italiano, poi internazionale) di Architettura Sostenibile promosso da Fassa Bortolo con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. Si tratta di elaborati di tesi di laurea, dottorato o master qui organizzati in undici categorie trasversali, tutti di grande interesse per le soluzioni presentate e attraverso i quali è anche possibile leggere l’evoluzione del tema della sostenibilità nel corso degli anni. Ma l’aspetto che emerge con maggiore evidenza è la coerenza, la consapevolezza del contesto, la capacità di esecuzione, il buon grado di fattibilità e la carica innovativa di ciascun progetto. Oggi i 134 autori, da soli o in team, delle tesi che il volume presenta sono ricercatori, liberi professionisti, dipendenti di aziende pubbliche o private. Alcuni lavorano all’estero. Se anche uno solo dei progetti sviluppati diventasse realtà il mondo ne trarrebbe beneficio.

GIARDINI METROPOLITANI

Partecipare è condividere. Un ritratto collettivo di Riccardo Catella

A cura di Alida Catella e Riccardo Masia Skira editore, Milano, 2022 pp. 184, 29 euro

ISBN 978-88-5724-883-7

Architect, verb. The New Language of Building Reinier de Graaf Verso, London - New York, 2023 pp. 266, En, £ 13,59

ISBN 978-18-3976-191-1

Battleiroig è uno studio multidisciplinare – otto i partner, 140 i collaboratori – che fin dal 1981 ha fatto del progetto di paesaggio e della sua integrazione nei sistemi urbani il centro delle proprie riflessioni, contribuendo a rovesciare l’approccio – ancora dominante negli anni Ottanta – alla costruzione di parchi come complemento delle architetture per immaginare invece la ricostituzione del tessuto urbano a partire dagli elementi-chiave del progetto di paesaggio: vegetazione, acqua, topografia, nella convinzione di fondo che spazio pubblico e infrastrutture urbane ‘verdi’ possano incoraggiare quel cambio di paradigma nell’uso del territorio necessario per ridurre realmente l’impatto ambientale delle attività antropiche. L’esperienza acquisita in quarant’anni di attività confluisce ora in questo volume che analizza trenta progetti dello studio, raggruppati in dieci capitoli corrispondenti ad altrettanti principi di pianificazione urbana e territoriale da adottare per affrontare l’emergenza climatica: dalla riduzione dell’isola di calore alla costruzione di luoghi e architetture net-zero. Ricco di illustrazioni, il volume comprende anche tre conversazioni con Joan Busquets, Clara Oloriz Sanjuán e Marta Thorne.

Giovani progettisti tra ricerca e innovazione Marcello Balzani e Luca Rossato (a cura di) Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna, 2023

pp. 200, 22 euro

ISBN 978-88-916-6122-7

Merging City and Nature. Battleiroig Actar Publishers, New YorkBarcellona, 2022 pp. 358, En, 40 euro

ISBN 978-16-3840-009-7

[ 166 ] IOARCH_104 › DESIGNCAFÈ

ABITARE Outdoor

elements

Dalla terrazza al giardino fino al bordo piscina: sono ambienti in stretta continuità con gli interni in cui vivere tra comfort convivialità e relax grazie a sedute, tavoli, lampade, tessuti e rivestimenti resistenti e solidi, versatili e confortevoli. Sviluppati attraverso una continua ricerca tecnologica e stilistica e scelte etiche e sostenibili.

a cura di Elena Riolo

ABITARE

LAPALMA

CROSS. Lo sgabello firmato Mario Ferrarini, realizzato in poliuretano e metallo, è adatto agli ambienti interni, esterni, residenziali e contract. Prevista in due altezze, la seduta coniuga estetica, tecnica e attenzione alla sostenibilità in un’ottica di economia circolare: la scocca che definisce la forma dello sgabello è realizzata in poliuretano, rigido al suo interno e flessibile all’esterno, e si inserisce direttamente nella base tubolare in metallo.

www.lapalma.it

SLIDE

RAP CHAIR. Nata dalla collaborazione con Karim Rashid, la poltroncina in polietilene 100% riciclabile, è caratterizzata dalle stesse forme avvolgenti del divano della medesima collezione. La seduta è resa ancora più comoda e confortevole dalla possibilità di aggiungere un cuscino in tessuto impermeabile. Per ravvivare giardini, terrazze e ambientazioni esterne, Rap Chair è disponibile anche nella versione luminosa.

www.slidedesign.it

ARPER

KATA. La seduta di Altherr Désile Park è in rovere o robinia, entrambi certificati Fsc. Il suo rivestimento, realizzato con filati di poliestere post consumo, è disponibile in due tipologie: in maglia 3D knit con pattern grafico e micro imbottitura interna, nei toni naturali del lino, del grano e del carbone oppure maglia 3D knit con motivo a righe, nei colori acqua, grano, carbone, quest’ultima adatta anche all’utilizzo outdoor.

www.arper.com

EMU

TWINS. La collezione completa, che annulla i confini tra esterno e interno, disegnata da Sebastian Herkner si compone di sedute dining con e senza bracciolo, poltroncine lounge, divani a 1, 2 e 3 posti, tavoli bassi.

È pensata sia in teak Fsc 100% –noto per la sua resistenza nell’utilizzo esterno – sia nella combinazione multimaterica di legno e alluminio. Vasta la gamma di tessuti e tappezzerie con cui è possibile personalizzare sedute e schienali.

www.emu.it

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CASSINA

LEGGERA OUTDOOR. Nella rilettura in chiave outdoor della sedia di Gio Ponti, la struttura in legno è sostituita dall’acciaio inossidabile austenitico ed è completamente sviluppata con una tecnica utilizzata in Formula Uno. L’idroformatura consente di conservare la leggerezza e di ricreare esattamente la forma dell’originale. In avorio, fango e verde, Leggera Outdoor è proposta sia in corda intrecciata sia con cuscini imbottiti indipendenti per la seduta e lo schienale.

www.cassina.com

UNOPIÙ

NANÀ. La silhouette della nuova e versatile poltroncina ricorda un nido accogliente progettato appositamente per essere confortevole e rilassante. La sua forma a cono è in fibra sintetica intrecciata a mano di colore beige, un materiale resistente e particolarmente adatto per l’arredo outdoor. La struttura dalle linee essenziali è realizzata in ferro verniciato color grafite per conferire stabilità e robustezza.

www.unopiu.it

PEDRALI

REVA COCOON. Il sistema di sedute lounge per l’esterno di Patrick Jouin si caratterizza per gli schienali in acciaio inox verniciato bianco, beige, terracotta, grigio antracite. Ricoperti da un intreccio realizzato artigianalmente con una corda in polipropilene resistente agli agenti atmosferici e dalla resa naturale, gli schienali sono disponibili in due diverse altezze nei colori beige, terracotta, grigio antracite.

www.pedrali.com

TECTONA

SIESTA. Con il suo design pulito, la sdraio in legno di frassino ispira una certa libertà d’utilizzo. Leggera e facile da piegare, è reclinabile in tre posizioni e dotata della tela Batyline (filo in poliestere HT rivestito in polimeri), dalle ottime stabilità dimensionale e resistenza alle condizioni esterne: raggi

UV, temperature, umidità, muffe, atmosfera marittima. Disponibile nelle cromie écru e verde.

www.tectona.net

IOARCH_104 OUTDOOR
elements Outdoor
Foto ©Valentina Sommariva
ABITARE

QUINTI

PALMAS. Ispirata alle linee che caratterizzano la foglia di palma, la struttura della sedia compatta e leggera di Archirivolto Design disegna un ventaglio leggero e moderno. La seduta per esterni ha la struttura a slitta in acciaio zincato in due differenti versioni, con e senza braccioli integrati. La verniciatura del telaio è realizzata a polveri epossidiche a poliestere per esterno, con tutti i colori di cartella Quinti.

www.quinti.com

CARL HANSEN & SON

AH OUTDOOR. Versatile e impilabile, la collezione in teak certificato Fsc progettata dall’architetto danese Alfred Homann combina un design rigoroso con dettagli morbidi. La serie, composta da undici mobili, comprende tavoli e sedie da pranzo, una panca, tavoli e sedie lounge e una chaise-longue. Da tutti gli elementi sono stati eliminati i dettagli superflui, a favore di un look essenziale e di un’elevata funzionalità.

www.carlhansen.com

ATMOSPHERA

PANTAGRUEL. Il tavolo da pranzo per l’outdoor dalla forte personalità è caratterizzato da un piano lavorato artigianalmente di grandi lastre in pietra lavica, che poggiano su una solida base in alluminio bianco o grafite. Per il tavolo è utilizzata la pietra lavica di migliore qualità: quella marina, ovvero quella che è stata a contatto con l’acqua del mare per almeno duemila anni. Pantagruel è disponibile in 3 misure differenti: L 100, 250 e 300.

www.atmospheraitaly.com

URBANTIME

CORTINA.026. La panchina in metallo, con o senza schienale, disegnata da Basaglia + Rota Nodari con linee essenziali è resistente, impilabile e adatta agli ambienti più diversificati. Disponibile standard in varie misure (180, 120 e 60 cm) per facilitare composizioni modulari e in un’ampia gamma di colori di serie e custom su richiesta dei clienti, la versione per esterni viene sottoposta a trattamento di zincatura a caldo.

www.urbantime.it

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OUTDOOR

MAGIS

VOIDO. Sembra una scultura contemporanea, ma è realizzata con una tecnologia industriale in grado di produrre forme grandi e leggere: il polietilene stampato in rotazione. La poltrona a dondolo, disegnata da Ron Arad in produzione fin dal 2006, si caratterizza per i volumi eleganti ed ergonomici che accolgono il corpo in un abbraccio. La sua apparente semplicità nasconde una ricerca e un’ingegneria molto complesse. Voido è disponibile in 6 diversi colori.

www.magisdesign.com

RODA

ESTENDO. Il nome della collezione disegnata da Luca Pevere deriva dalla possibilità di estendere il divano riconfigurandolo. Questo è possibile grazie alla struttura aperta realizzata in tubolare: i due profili principali, collocati anteriormente sotto la seduta e a fine schienale, permettono la connessione delle varie strutture e quindi l’allungamento del divano grazie anche a giunti a scomparsa in alluminio pressofuso. www.rodaonline.com

S CAB

HUG. In materiale certificato rigenerato post consumo industriale pcr, la seduta progettata da Meneghello Paolelli è tecnicamente una monoscocca; in realtà si tratta di un sistema flessibile in cui i componenti si combinano tra loro per creare diverse configurazioni di sedia e poltroncina. Nato per l’outdoor si adatta anche agli spazi interni, con la possibilità di rivestire alcune sue parti con il tessuto. www.scabdesign.com

OUTDOOR

NARDI

DOGA RELAX. La poltroncina per l’esterno in resina fiberglass a lungo ciclo di vita e completamente riciclabile fa parte della collezione disegnata da Raffaello Galiotto. La seduta, contraddistinta da un gioco di pieni e di vuoti scanditi da una sequenza di doghe orizzontali, assolve a molte esigenze tipiche del contract che richiede leggerezza, maneggevolezza, impilabilità e facilità di pulizia e igienizzazione.

www.nardioutdoor.com

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elements Outdoor

OUTDOOR

KVADRAT

PATIO. Disegnato da Karina Nielsen Rios, il tessuto da rivestimento per esterni è realizzato con un filato in Trevira cs con una finitura ecologica senza fluorocarburi, idrorepellente e ad asciugatura rapida. Inoltre, è resistente al cloro, all’acqua di mare e alle condizioni atmosferiche artificiali e ha proprietà ignifughe. Oltre che per le sue caratteristiche tecniche, rispetto ad altri tessuti per esterni, Patio risalta per la sua morbidezza al tatto.

www.kvadrat.dk

KE

SUNLIGHT. La novità principale del giardino d’inverno e serra solare consiste nel tetto in vetro stratificato trasparente o bianco opaco, sostenuto da traversi in alluminio che regala luminosità e leggerezza costruttiva. Disponibile in versione autoportante e addossata, la struttura è integrabile con molteplici tipologie di chiusure, come le scorrevoli Line Glass. La varietà di scelta dei tessuti – trasparenti, filtranti e oscuranti – permette di avere il livello di schermatura desiderato.

www.keoutdoordesign.com

DEDAR

CAMPUS. Un motivo geometrico su base in panama anima il tessuto jacquard in polipropilene ad alte performance: resistente ai raggi

UV, agli agenti atmosferici, alla salsedine e al cloro, lavabile e facile da smacchiare. Campus fa parte della collezione Enjoyable Outdoors che include tessuti di grande versatilità. Classificati outdoor per prestazioni, sono a loro agio in ogni ambiente che richiede facilità di manutenzione.

www.dedar.com

GIBUS

VELVET. La nuova linea di pergole bioclimatiche in alluminio estruso verniciato a polveri con copertura retrattile permette una gestione diversificata della luminosità e dell’arieggiamento sotto la pergola. Proposti in versione a isola e in versione addossata frontale o laterale, i due modelli Velvet e Velvet Plus sono molto versatili anche a livello progettuale, in quanto è possibile assemblare moduli personalizzabili in un’ampia gamma di combinazioni.

www.gibus.com

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Foto ©Andrea Ferrari

OUTDOOR

PARÀ

TEMPOTEST HOME. La linea di tessuti studiata per il giardino, il terrazzo e il bordo piscina abbina la resistenza e le performance del tessuto acrilico tinto in massa allo stile e al colore, attraverso più di 400 disegni. Grazie all’innovativo finissaggio Teflon

Extreme for Parà i tessuti sono idro e oleo-repellenti, imputrescibili, immuni alla formazione di funghi e muffe, resistenti alle macchie, alla salsedine e alla perdita di colore dovuta ai raggi solari.

www.para.it

PERENNIALS AND SUTHERLAND

PERENNIALS BY FAR WEST. Il progetto dell’azienda di Dallas insieme all’imprenditrice alberghiera Liz Lambert e il suo team di Far West rinnova lo stile rustico texano presentando un caleidoscopio di colori e texture. La collezione dai colori vivaci di tessuti e tappeti in acrilico tinto in massa è ideale anche per l’uso in esterno. Nell’immagine in primo piano, un cuscino ricamato nella nuova cromia Agua Fresca

www.perennialsfabrics.com

SERGE FERRARI

SOLTIS LOUNGE 96. La struttura pretensionata microforata filtrante del telo ideale per l’outdoor protegge dai raggi luminosi e dal calore del sole permettendo il passaggio d’aria e la vista verso l’esterno.

La superficie liscia della membrana composita in poliestere e spalmatura polimerica è facile da pulire, resiste all’attacco di muffe, ai raggi UV e alle intemperie. Ideale per tende esterne per balconi e terrazze di abitazioni, negozi, bar, hotel e ristoranti. www.sergeferrari.com

YCO

WATERPROOF. Yco, il nuovo brand con cui Colfert si affaccia sul mercato dell’outdoor, presenta Waterproof, la pergola bioclimatica in alluminio ideale per terrazze, patii, giardini.

La versatilità della sua struttura a lamelle frangisole, orientabili con un angolo da 0 a 115°, permette sia di chiuderla completamente sia di lasciar filtrare in modo modulabile la luce solare attraverso le diverse possibilità di inclinazione delle lamelle.

www.yco-outdoor.com

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elements Outdoor

MASIERO

CORDEA OUTDOOR. La collezione di Favaretto & Partners si declina in forme e materiali studiati in sintonia con sei cromie ispirate ai colori della natura per il corpo in metallo dalla foggia a campana, sormontato da un radiatore lamellare, combinabili con i cinque colori proposti per la fascia in gomma che cinge la lampada. Cordea include sospensioni e applique in due forme e dimensioni, oltre alla versione da tavolo con batteria ricaricabile.

www.masierogroup.com

PLATEK

RIPPLE. Il vetro soffiato trasparente definisce sull’esterno del diffusore una superficie liscia e regolare che genera riflessioni e cerchi concentrici con un raggio di diffusione molto ampio rispetto alla fonte. Disegnata dal designer belga Jan Van Lierde in due dimensioni sia a parete/soffitto sia su paletto, Ripple mette in risalto quanto una luce per l’outdoor, che deve essere necessariamente tecnica, possa anche essere decorativa.

www.platek.eu

LINEA LIGHT GROUP

SKIN. Progettato da Joerg Krewinkel dello studio svizzero Lichtkompetenz, l’apparecchio luminoso outdoor, versatile e componibile, si caratterizza per la forma esagonale allungata studiata per la creazione di composizioni lineari continue e articolate, adatte per seguire e illuminare i perimetri complessi o disallineati dell’architettura. Tra i plus di Skin, la possibilità del semi-incasso, che rende quasi invisibile il prodotto lasciando affiorare solo la luce.

www.linealight.com

AXOLIGHT

FLOAT. Grazie al foro centrale nell’estremità superiore, il corpo lampada progettato da Mario Alessiani è liberamente poggiabile su qualsiasi oggetto, come una bottiglia, oltre ad essere utilizzabile nella versione da tavolo, da terra, a muro e a sospensione. Multifunzionale e portatile, anche in ambienti outdoor è disponibile in 6 varianti colori: dai pastello polvere di malva, cemento e blu, ai più decisi nero, bianco e rosso.

www.axolight.it

OUTDOOR

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IGUZZINI

LINEALUCE MINI 27R. Una fessura di luce tridimensionale, con soli 2,7 cm di profondità: la nuova versione miniaturizzata della lampada progettata da Jean-Michel Wilmotte è nata per favorire la massima integrazione nell’architettura.

L’apparecchio ad altissime prestazioni offre una tripla tecnologia ottica brevettata e quattro temperature di colore per modellare la luce in funzione di ogni esigenza. Installazione a superficie, a parete e sospensione.

www.iguzzini.com

ARTEMIDE

SE|ES. Disegnata da Carolina Gismondi de Bevilacqua, la lampada è un disco specchiato su entrambi i lati con una luce continua posizionata lateralmente. Perfetta per spazi interni ed esterni, Se|eS può essere orientata sull’asse verticale, creando set multipli. Le due altezze da terra e la versione sospesa permettono di catturare diversi punti di vista e riflessi per cambiare la percezione dello spazio creando paesaggi scenografici.

www.artemide.com

FLOS

MAYDAY OUTDOOR. Nata nel 2000, ora la lampada di Konstantin Grcic esce all’aria aperta. La versione outdoor si distingue per l’utilizzo di polipropilene riciclato, per nuovi colori ispirati al mondo naturale e per l’introduzione di accorgimenti e dettagli waterproof, come la guarnizione tra manico e diffusore e l’integrazione di una capsula stagna che protegge la sorgente Led da intemperie e insetti. Il cavo è inoltre realizzato in una speciale gomma adatta all’uso esterno.

www.flos.com

ERCO

BEAMER NEW. Le soluzioni illuminotecniche dei proiettori per museo più potenti dell’azienda tedesca sono ora disponibili anche per l’outdoor. La luce di qualità negli ambienti esterni deve essere adattiva: è per questo che i nuovi proiettori sono dotati delle lenti Darklight intercambiabili e di opzioni di comando digitali, del tipo classico come Dali o anche wireless tramite Casambi Bluetooth, per l’atmosfera luminosa adatta a qualsiasi ora della notte.

www.erco.com

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elements Outdoor

ISOPLAM

SKYCONCRETE OUTDOOR. Il cemento creativo a basso spessore (3-4 mm) unisce libertà espressiva, resistenza e versatilità applicativa. Disponibile in 34 diverse colorazioni, la superficie antiscivolo e antisdrucciolo è ideale per rivestire i bordi piscina e per contesti a traffico elevato data l’ottima resistenza all’usura, agli agenti chimici, ai fattori atmosferici, all’abrasione e alla fessurazione.

www.isoplam.it

LAPITEC

NEW COLORS 2023. Dai top cucina alle pavimentazioni, dalle facciate alle piscine: sono molteplici le applicazioni di Lapitec per ambienti outdoor. La pietra sinterizzata è infatti resistente alle condizioni atmosferiche, ai raggi UV, agli sbalzi termici, alle abrasioni, tanto da essere accompagnata da una garanzia di durabilità pari a 25 anni.

Nell’immagine, un dettaglio di una cucina in Bianco Olimpia, uno dei cinque nuovi colori a tutta massa, con vena passante.

www.lapitec.com

NEOLITH

DALA. La collezione prende il nome dai cavalli Dala, tipiche statue dai colori vivaci realizzate con il legname dei pini intorno al lago Siljan in Svezia. Le lastre ne catturano la consistenza, ricreandone le sezioni incrociate e la sensazione tattile simile a quella del legno non verniciato. Dala viene prodotto in due toni, Summer (nell’immagine) e Winter: il primo suggerisce l’effetto del legno appena tagliato, l’altro un legno segnato dalle intemperie.

www.neolith.com

RAGNO

CLAYTON. La nuova tecnologia 3D Ink enfatizza l’aspetto fortemente materico della collezione: una nuova interpretazione del cemento proposta in una gamma di colori neutri e naturali. La collezione Clayton presenta diverse superfici, dalla più morbida prevalentemente per uso residenziale, fino alla più strutturata per gli utilizzi più gravosi e gli spazi esterni. In questo modo è possibile creare soluzioni di continuità in&out.

www.ragno.it

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ABITARE OUTDOOR

ATLAS CONCORDE

MARVEL X. La collezione in grès porcellanato ispirata ai marmi, oltre alle finiture per indoor lappato e silk, propone per l’outdoor la finitura hammered: una versione materica, come il marmo appena uscito dalla cava.

La finitura outdoor è disponibile in due varianti: Calacatta Apuano, conosciuto anche come Calacatta Michelangelo, che si distingue per le sottili venature dorate e Fior di Bosco, in grigio più intenso, sempre caratterizzato da venature color oro.

www.atlasconcorde.com

GRUPPO BONOMI PATTINI

RESYSTA. I pannelli sono composti da circa l’80% di buccia di riso, riciclabili al 100% e resistenti agli agenti atmosferici, ai raggi ultravioletti, ai funghi e alle termiti. Offrono la sensazione tattile del legno, hanno lo stesso aspetto dei legni tropicali e trasmettono identico calore e comfort. I pannelli termoformabili Resysta sono adatti sia al design di interni per pavimenti, pareti e arredi, sia per gli esterni per pavimentazioni, decking e recinzioni. www.gruppobonomipattini.com

REFIN

FEEL. L’estetica del grès porcellanato effetto cemento grezzo è leggermente mossa da nuvolature e aloni delicati, creati da granelli più o meno ravvicinati alternati a zone di riposo: un lieve dinamismo che conferisce profondità e una connotazione materica.

Ampia la gamma di formati dalle sfumature che declinano le nuance neutre – il bianco White, i grigi Light e Dark, il verde salvia Sage e il beige Warm. Nell’immagine, il grigio Light in finitura Strutturato a pavimento e il bianco White Lucido a parete. www.refin.it

ABITARE

COSENTINO

PIETRA KODE. La nuova collezione Dekton firmata da Daniel Germani reinterpreta la pietra di Vicenza, il marmo Travertino e il Ceppo di Gré. Le tre serie – Vicenza Kode, Travertine Kode e Ceppo Kode – sono declinate in sette tonalità. La superficie ultracompatta non si deteriora ed è adatta alle condizioni più estreme e a qualsiasi applicazione sia all’interno sia all’esterno: facciate, pavimenti, rivestimenti, piani di lavoro per bagni e cucine.

www.cosentino.com

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elements Outdoor

L’INTELLETTUALE DISORGANICO

Le straordinarie fotografie in grande formato a tutta e doppia pagina di Ciro Frank Schiappa che costituiscono il nucleo centrale di questo volume consentono al lettore di apprezzare –spesso anche negli interni, perlopiù preclusi alle visite – quaranta opere di uno dei protagonisti dell’architettura tra gli anni Venti e Cinquanta del secolo scorso. E di approfondire visivamente le pagine critiche scritte magistralmente nella prima parte del libro da Paolo Portoghesi.

Condividendo la convinzione di Sullivan che ‘l’antico nel nuovo, il nuovo nell’antico, questo è il principio’, Portaluppi – scrive Portoghesi – «era il convinto assertore di un modernismo liberale, aperto ecletticamente alle sperimentazioni più ardite ma non animato da intenzioni rivoluzionarie o di palingenesi; il nuovo doveva sorgere per forza naturale dal già stato e già amato, dalla tradizione vista come un’offerta inestinguibile di idee da coltivare perché sempre in grado di rifiorire in modo inedito». Sperimentazioni ardite ben leggibili nelle pri-

Piero Portaluppi

A cura di Piero Maranghi, fotografie di Ciro Frank Schiappa Skira Editore, Milano, 2022 pp. 400, Ill. 90 euro

ISBN 978-88-572-4746-5

me opere, le famose centrali elettriche della Val d’Ossola costruite per la società di Ettore Conti da Verampio, di cui l’architetto aveva sposato la nipote.

Potente tra i potenti, con un posto riservato nel palco d’onore della Scala (e oggi al Famedio del cimitero Monumentale), Portaluppi fu poco apprezzato sia dal cerchio magico romano degli architetti del duce sia, in seguito, dalle riviste e dalla critica. Il suo ruolo e il carattere della sua architettura vengono riscoperti agli inizi del Duemila, forse anche per merito del Fai che nel 2008, terminata la ristrutturazione condotta dal nipote Piero Castellini (nel libro intervistato da Luca Guadagnino), apre le porte di villa Necchi Campiglio.

Il volume di Skira, curato da Piero Maranghi, direttore della Fondazione Piero Portaluppi, si completa con una biografia, ampia e ricca di aneddoti, scritta da Jacopo Ghilardotti, un contributo sugli archivi di architettura di Annalisa Rossi e il regesto completo e aggiornato delle opere di Piero Portaluppi ■

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› DESIGNCAFÈ
Piero Portaluppi, villa Alberto Zanoletti, 1927-1930, Milano (ph. ©Ciro Frank Schiappa).
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