[06-04-2014] Casoriadue - N.55

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DOMENICA 6 APRILE 2014

Settimanale di Informazione

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ANNO XIV - N° 12- DOMENICA 6 APRILE 2014

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NANDO TROISE

SOLITUDINE E CEMENTO

E per la serie “la stampa ci racconta”, Casoria diventa protagonista, sull’inserto “Musica” di Repubblica, in un dibattito su spazi urbani e solitudine. In una lettera di un venticinquenne casoriano la sua Città rappresenta niente di più che un luogo non luogo, “una colata di cemento che separa due mondi “reali”, quello della Città di Napoli e quello delle varie province, entrambi non qui, ma a pochissimi chilometri da qui”. Una Città che ai suoi abitanti non offre nulla, dove “se si vuole uscire con un bambino, non lo si può che portare alla stazione, a vedere i treni”, un luogo dove le macchine passano senza fermarsi, un margine di solitudine “con le sue foschie che frammentano la vita di chi li abita”. Casoria è una provincia contemporanea, frammentata come tutte le metropoli, maestra di solitudine, ancora più vuota ed inutile: senza

spazi personali, “senza simmetrie.. senza un cinema!”. La lettera di questo giovane “viandante” rappresenta un segnale forte, un esempio significativo di come i giovani casoriani vivano e vedano la loro Città, del forte sentimento di sradicamento che li separa dal loro luogo natìo, questo margine metropolitano, mero dormitorio per quanti fuori da esso cercano la propria realizzazione. E deve essere un segnale forte per quanti operano in questa Città, per gli amministratori, gli imprenditori, le forze sociali e tutti coloro che sentono ancora un legame con Casoria, perché si impegnino a risvegliare in essa e verso di essa l’interesse di tutti i cittadini, soprattutto i più giovani. Se, come accade, questi continueranno ad andarsene via, tra qualche anno di Casoria non resteranno che gli ospizi!


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NANDO TROISE Voti sprecati! Così potremmo titolare questo pezzo. A scatenare il nostro disappunto è la riflessione sul disinvolto comportamento dei rappresentanti del Consiglio che, in questi primi due anni, hanno tenuto un atteggiamento poco rispettoso della volontà del popolo che li ha eletti. Sotto accusa sia gli uomini della maggioranza che appoggia il Sindaco Carfora, quanto gli esponenti dell’opposizione aderenti al centro destra. Tra i primi da censurare, Sergio D’Anna, consigliere eletto nelle fila di Futuro e Libertà, risultato uno degli uomini più votati della maggioranza, si è rimosso da solo per occupare le poltrone di Vice Sindaco ed Assessore ai Lavori Pubblici, favorendo il primo dei non eletti, il giovanissimo Gianluca Cortese, oggi Presidente della Commissione Bilancio. Tra i secondi, invece, Pasquale Tignola, eletto consigliere in quanto candidato nella lista del Partito Democratico, sostenitore del candidato Sindaco Carfora, scelto dopo settimane di discussioni, proprio su suggerimento della sezione di via Genova e su indicazioni dell’ex On.le Tuccillo, che dopo pochi giorni, prima addirittura della proclamazione degli eletti, di mandato consiliare, è diventato Assessore all’Ambiente ed al

ECCO I CONSIGLIERI “MENO EFFICIENTI”

Personale, convinto delle sue capacità propositive. Una decisione apparsa ai più incomprensibile, specie ai suoi elettori. Al suo posto, la prima non eletta del Partito Democratico, Rosa Sosio, un giovane medico che non ha aderito alla “fronda” dei Consiglieri Comunali del PD, Balsamo, Fuccio, Laezza e Marigliano, da tempo ormai all’opposizione. Tra gli ultimi da censurare Luisa Marro, consigliere eletta nelle fila dell’API, risultata una dei più votati, che si dimetterà per chiudere il cerchio di un ragionamento “tecnico” e riaprire le porte degli Assessorati ai politici. Dovrà, infatti, assumere l’incarico di Assessore alla Pubblica Istruzione, Politiche Sociali e Giovanili, Cultura, Turismo, Spettacolo e Sport. Al suo posto è entrato Massimo Mileto. E’ stato additato all’opinione pubblica, perlomeno quella di sinistra, anzi a dir meglio, quella Comunista, Vincenzo Russo: non si è candidato a Sindaco come tutto il popolo di sinistra (e

non!!!) si aspettava, non è stato candidato a Sindaco Nando D’Anna, brillante consigliere comunale dell’ultima consiliatura, con il risultato che l’esperimento della Sinistra Unita è stato bocciato dalle urne e, per la prima volta, è assente dal Consiglio Comunale. Tutti questi movimenti, oltre a tanti cambi di partito, di movimento, di liste civiche, di posizione o schieramento, tra l’altro assunti senza nemmeno darne comunicazione alla cittadinanza, sono sicuramente da stigmatizzare perché, cosa molto grave, sono arrivati addirittura a far rimpiangere la cosiddetta “prima repubblica”, quando i cittadini che avevano conquistato un seggio in consiglio comunale non venivano schiodati nemmeno con la fiamma ossidrica dal loro posto. La conclusione è piuttosto pungente, riferendosi a questi rappresentanti consiliari che, alle prossime consultazioni elettorali, torneranno a carpire i voti degli elettori, magari giustificandosi con motivazioni opposte a quelle date oggi.


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ALESSIA FRAIESE

Très Bon: qualità e convenienza Grazie alla puntuale e gentile collaborazione del titolare Gennaro Iodice e del web designer-marketing Francesco di Mauro, questa settimana abbiamo avuto l’opportunità di conoscere da vicino e in maniera più approfondita un marchio che da qualche anno ritroviamo su alcuni dei prodotti protagonisti delle nostre tavole. Stiamo parlando di Très Bon, un Brand nato nel 2011, leader nel settore alimentare in tutta l’area nord di Napoli. Con sede a Casoria, in via Iorio Don Biagio, Très bon ha come obiettivo principale il proporre dei prezzi molto convenienti in un’asse di rapporto qualità-prezzo. Vari sono i prodotti in vendita con tale marchio e tutti offrono eccellenza in qualità. Le loro uova, ad esempio, provengono da allevamento a terra: le galline vengono allevate in un capannone dove sono libere di muoversi all’interno di esso, le uova vengono deposte nei nidi, su lettiere o sul terreno. Le insalate, poi, sono freschissime poiché subito dopo il raccolto sono sele-

zionate esclusivamente le foglie migliori che vengono lavate, asciugate e confezionate. Dal raccolto al confezionamento trascorrono solo poche ore in modo da preservare tutta la bontà e la freschezza delle insalate, dopo di che avviene la distribuzione attraverso un sistema logistico che permette alle confezioni di verdura di arrivare entro poche ore ai banchi frigo dei supermercati di tutta Italia, il tutto nel pieno rispetto della catena del freddo. Ciò significa che la lavorazione del prodotto in tutte le sue fasi (dal trasporto del prodotto tagliato nelle serre, alla trasformazione e imbustamento e conseguente consegna alle piattaforme distributive) avviene ad una temperatura controllata che non può mai superare i 4°C e

permette al prodotto di conservarsi più a lungo. Ė chiaro quindi che, chi ha a cuore la convenienza è invitato a fare le proprie scelte d’acquisto confrontando il vero valore dei prodotti, badando non soltanto al prezzo o agli stereotipi della marca, ma prendendo in considerazione la qualità effettiva della merce che supera la prova dei fatti ed è in continua evoluzione. I loro prodotti alimentari d’eccellenza sono venduti in tutta la Provincia e apprezzati ovunque per l’altissima qualità.

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VALENTINA IACONO

CARLO DE VITA E LA CASA DI FIORE: NUOVO PROGETTO PER LA CITTA’ DI CASORIA

Protagonista della nostra intervista è il Dott. Carlo De Vita, imprenditore nel ramo dell’immobiliare e promotore de: La Casa Di Fiore. Il Dott. De Vita appartenente ad una delle più storiche famiglie della nostra città, ci ha svelato, in collaborazione con Domenico Ruggiero, responsabile del gruppo di comunicazione di Napolincasa, il nuovissimo progetto che vede protagonista la nascita di un borgo creativo che coinvolgerà i più piccini. Dott. De Vita, attualmente è al timone della sua attività Napolincasa, può spiegarci cos’è e quando nasce? Nasce nel 1999, da una mia idea. Avevo già, una regolare e serena attività lavorativa, una dipendenza con una grossa società, ovvero: ENEL. Mi accorsi però, di non essere soddisfatto e decisi di creare il gruppo Napolincasa. Inizialmente, il progetto era rivolto esclusivamente alla vendita immobiliare. Con il trascorrere del tempo, decisi di specializzarmi nella gestione dei patrimoni immobiliari; un’attività quest’ultima, abbastanza particolare rispetto alla precedente. Abbiamo poi, ampliato il tutto con la creazione di un altro progetto, rivolto alla gestione e alla valorizzazione delle aree parcheggio. Negli ultimi 4 anni ha dato ottimi risultati. Le zone interessate, sono state: via Pio XII, via Cardinale Castaldo, via Principe di Piemonte e in ultimo una trav. di via Pio XII. Il progetto finale ha visto la realizzazione di aree controllate e vigilate per il parcheggio delle auto. Subito dopo, abbiamo inaugurato la nascita del giornale: “Il Giornale di Casoria”, e creato il marchio franchising di Napolincasa, esteso in vari comuni, ovvero: Afragola, Casavatore, Casalnuovo e Frattamaggiore. Ogni consulente fa però, riferimento alla sede di Casoria. L’interesse principale è quello di promuovere una società polivalente che si occupi delle vendite immobiliari estendendo

altre attività. Quali sono le principali caratteristiche, da tenere in considerazione per chi è intenzionato ad acquistare casa? E’ un settore molto particolare quello immobiliare, e soprattutto ci sono molti improvvisati. Vendere una casa, può sembrare un progetto semplice, ma in realtà non è così. Bisogna considerare tanti aspetti importanti. Napolincasa si occupa principalmente del coordinamento delle attività. Prima di vendere un immobile, bisogna effettuare un controllo all’ente comune per la parte urbanistica, analizzare l’aspetto della storicità del fabbricato, della provenienza dell’atto con il notaio, e ancora accertarsi che non ci siano ipoteche sul fabbricato. Ma questi sono solo alcuni dei tanti aspetti da tener d’occhio. Il cliente deve essere tutelato in tutto, perché chi compra casa deve essere sereno e tranquillo. Mi può parlare del suo nuovo progetto ovvero: La casa di Fiore? Abbiamo creato un borgo creativo, dove i piccoli che ne faranno parte potranno giocare, divertirsi, studiare e fare tantissime attività ricreative. Saranno tanti i collaboratori pronti ad affiancarmi in questo progetto, a partire dalla Dott.ssa Eleonora Niutti, che si occuperà delle attività pomeridiane del baby parking. Ancora la Dott.ssa Francesca Pollio impegnata nei vari progetti che costituiranno l’attività; Ginevra Ponticelli e Francesca Visconti invece, si occuperanno degli eventi festa, ed infine Domenico Ruggiero si occuperà della comunicazione. In ogni nostra attività c’è fidelizzazione. Il cliente fa parte di un gruppo e se il gruppo organizza nuove attività, mostrando ottime referenze, potrà garantire successi assicurati. Da cosa prende il nome La Casa di Fiore? Da mia madre, è lei a chiamarsi Fiore. Quando sarà inaugurata La casa di Fiore?

Il 10 Aprile, all’interno della Galleria Marconi la quale amministro da diversi anni. Vi anticipo inoltre, che abbiamo fittato uno dei locali più belli e grandi della Galleria Marconi, precedentemente occupato dalla BENETTON; sarà ora invece, allestito da un nuovo marchio ovvero: PIAZZAITALIA. A breve assisteremo anche a questa inaugurazione. Perché ha deciso di lanciarsi in un progetto totalmente differente da Napolincasa? C’è una provenienza familiare nell’ambito delle istituzioni scolastiche. Ha infatti, una storicità. Inizia con mio zio, la cui attività risale ai tempi del dopoguerra, per poi susseguirsi con mia madre, che per anni ha prestato attività presso la scuola di San Mauro. La mia famiglia è pertanto conosciutissima all’interno delle istituzioni scolastiche. Il progetto quindi, nasce proprio da questa affinità con la mia famiglia. Andando nello specifico, qual’ è il Suo ruolo principale all’interno di ogni attività? In tutte le attività mi occupo sempre della parte gestionale, quindi amministrativa e creativa. Metto poi, insieme il gruppo in riferimento alle attività. I piccoli imprenditori devono essere dei tuttofare, devono saper curare ogni aspetto. In ultimo, perché scegliere Napolincasa? Non devono scegliere! Deve sapere che a differenza di altri non facciamo porta a porta. Il nostro è un lavoro di fidelizzazione, abbiamo un pacchetto cliente che ci stima per amicizia e per storicità. Il fatto di avere una famiglia alle spalle, ovvero: Fiore e De Vita, mi ha permesso di specializzarmi e rendermi ciò che sono ora. Veniamo scelti in merito alla nostra serietà e alle nostre competenze. In passato non abbiamo mai lasciato che si parlasse della nostra attività per cose spiacevoli. Siamo sereni e ci piace gestire il pacchetto che abbiamo creato con tanta fatica e impegno.


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Intervista allo scrittore…

Vincenzo Torella, casoriano doc, dopo mille peripezie finalmente è stato raggiunto e intervistato. Autore di due libri, attratto fin da piccolo da ogni forma d’arte e dotato di una spiccata creatività all’età di otto anni scrive la sua prima favola. Durante l’adolescenza si dedica alla stesura di poesie e romanzi brevi, uno dei quali pubblicato in un’antologia di autori esordienti. Si definisce uno qualunque, un ragazzo che preferisce passare inosservato ed entrare in punta di piedi nelle vite altrui. Si laurea in Sociologia e a vent’anni dalla sua prima favola, termina “Segni sulla pelle”, il suo primo romanzo, iniziato ben otto anni prima. A distanza di qualche anno pubblica il suo secondo romanzo, “Trilogia dell’Addio”, e pur essendo una persona molto timida, si è concesso con entusiasmo per questa intervista. Come e quando hai scoperto la tua passione per la scrittura? Mi piace pensare che sia stata la scrittura a scoprire me. Io e la scrittura siamo nati e cresciuti insieme, da sempre ho legato le mie emozioni alla parola scritta. Sono uno che parla molto poco, in genere preferisco osservare ed ascoltare:

quindi la scrittura è un modo di dare voce ai miei silenzi. Nel 2010, infatti, ho pubblicato il mio primo romanzo, “Segni sulla pelle”, che mi ha dato parecchie soddisfazioni. Non avrei mai pensato un oggetto rettangolare chiamato libro potesse regalare tante emozioni al suo autore, quindi ho deciso di proseguire su quella strada e, nel 2013, ho pubblicato “Trilogia dell’Addio”, il mio secondo romanzo. Raccontaci di “Trilogia dell’Addio”. E’ un romanzo nel quale, semplicemente, ho messo tutto me stesso: corpo, anima e cervello. Probabilmente è la cosa più veritiera che ho scritto finora. In quelle pagine racconto di quando in una storia d’Amore, per i motivi più disparati, due persone decidono di dirsi Addio. Racconto quindi l’assenza, il distacco, il sipario che si chiude, il silenzio della perdita attraverso l’esperienza di tre donne che, pur apparentemente agli antipodi, condividono l’esperienza della separazione dalla persona che amano. Sono donne forti, emotive, coraggiose ma soprattutto donne appassionate e passionali. Ognuna di loro, attraverso la mia penna, ci racconta come sta affrontando il distacco e come, in un modo o nell’altro, ha deciso di ripartire da

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sé stessa nel momento esatto in cui il suo Amore è andato via recandosi altrove, fisicamente ed emotivamente. Hai dei consigli per gli aspiranti scrittori che stanno leggendo l’intervista? Posso dire loro quello che mia sorella maggiore disse a me il giorno del mio esame di maturità: “Osate!”. Io non ho mai paura quando scrivo e non dovrebbero averne coloro che vogliono fare della scrittura il proprio mestiere. Grazie al mio secondo romanzo, per esempio, sono venuto a contatto con Homo Scrivens, una casa editrice napoletana fatta di gente appassionata ma soprattutto onesta. Hai nuovi progetti in cantiere? Puoi svelarci qualcosa? Innanzitutto vorrei mettere mano al più presto alla stesura del mio nuovo romanzo. Il tema principale sarà come sempre l’Amore – il motore che muove il mondo – stavolta però raccontato in maniera ironica e leggera. Ultimanente ho scoperto in me una vena umoristica che vorrei approfondire.Da sempre amo sperimentare e sperimentarmi a 360°, sono un tipo curioso: tutto è possibile nella vita, soprattutto nella mia!


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GIANLUCA GRIMALDI

C’è chi ha lo sguardo un po’ assente, chi preferisce la rassegnazione alla rabbia. Qualcuno si spegne la sigaretta sul braccio, riservandosi uno spazio di libertà in pochi millimetri di pelle bruciata. Qualcun altro misura la propria sofferenza in passi veloci e instancabili che consumano il breve pavimento di una cella. Quella dell’ Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Aversa è una popolazione di penitenti, un insieme di 142 persone prosciolte per infermità psichica dai reati commessi, ma considerate dal nostro ordinamento come “socialmente pericolose”. Eppure il concetto tanto importante della pericolosità sociale soffoca la libertà di un uomo nell’ambiguità di una norma giuridica inadatta e sviluppatasi su parametri non sempre inerenti la figura del malato: è socialmente pericoloso, ad esempio, anche chi non ha una famiglia ad aspettarlo fuori dall’istituto o, magari, mezzi economici per sostentarsi. Inoltre, la misura di sicurezza non ha una durata massima e si

protrae per un tempo determinato nella misura minima, ma che può, potenzialmente, protrarsi fino alla morte del reo. La conseguenza è che chi si trova in un OPG è in una morsa di astratte formalità giuridiche, ma concreti limiti fisici. E’ in un Purgatorio di finestre sbarrate e psicofarmaci, nato dalle ceneri ancora ardenti degli ex manicomi criminali, dal quale non sa quando uscirà e, proprio per questo, più simile a un Inferno di mesi e anni che si dilatano nell’incertezza. E’ in un luogo che non è giuridicamente né un carcere né un manicomio, ma è sostanzialmente entrambi, in una realtà che tenta a svincolarsi dall’urlo silenzioso che è la parola “ingiustizia” per giungere alle orecchie di chi è “normale”, ma sordo. Di chi, investito del potere di determinare o correggere un destino, ne blocca il corso in un ambiguo labirinto, dove la coerenza e il rispetto della persona non trovano più luce.

Proprio questo martedì il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato con rammarico il dl che prevede lo slittamento della chiusura dei sei OPG nazionali: a monte del problema vi sarebbe la mancata realizzazione delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS). Tuttavia, risulta riduttiva la mera trasformazione degli OPG in strutture di cui si sa ancora poco, ma che appaiono come ospedali psichiatrici giudiziari in forma ridotta e che, di certo, non rappresentano la soluzione adeguata ad un problema tanto complesso. Più opportuna sembrerebbe una risoluzione basata sul mutamento del codice penale, in particolare del concetto di pericolosità sociale: una sovrastruttura giuridica che divora, nelle sue lacunose premesse, i corpi e le menti di chi viene privato della libertà. Della libertà e del tempo. Chi, depredato di questi due elementi, può riuscire a trovare redenzione e guarigione?


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12 ALESSIA DIANO

Valorizzare la diversità: incontro con il Presidente dell’A.I.A.S di Casoria L’A.I.A.S., Associazione Italiana per l’Assistenza agli Spastici, si occupa da sessant’anni delle persone portatrici di handicap, con l’obiettivo di migliorarne la qualità della vita e di coltivare una nuova concezione della disabilità. Questa settimana incontriamo il presidente della sezione A.I.A.S. di Casoria, nonché coordinatore regionale delle sezioni A.I.A.S. in Campania e Consigliere Nazionale presso la sede centrale di Roma: il Cav. Salvatore Giacometti (il titolo di Cavaliere della Repubblica è stato insignito a Giacometti dal 1994). Il Cav. Giacometti, che nasce da una famiglia operaia e lavora come vigile del fuoco per trentasette anni (oggi è Vicepresidente Provinciale dell’Associazione Vigili del Fuoco), inizia il suo percorso umano e lavorativo all’A.I.A.S. nel 1975 alla nascita della sua primogenita Rosaria, disabile. Giacometti, che per permettere alla figlia di usufruire di servizi adeguati, la accompagnava alla sezione di Arcofelice-Napoli, di cui divenne tra l’altro Vicepresidente, ci racconta di quanto fosse avvilente notare la mancanza di un punto di riferimento per i portatori di handicap nel proprio comune di residenza, e della conseguente decisione di dare vita, insieme ad altri genitori, alla sezione A.I.A.S. di Casoria nel 1986. La struttura, tuttavia, non riesce ad attivarsi, per questo nel 1992 Giacometti consegna le dimissioni all’A.I.A.S. di Arcofelice- Napoli e assume la carica di Presidente della sezione casoriana, posizione mantenuta ininterrottamente fino ad oggi. Il 1992 è un anno importante nella storia dell’associazione, vengono avviati corsi per insegnanti di sostegno in convenzione con il Comune

di Casoria e viene istituito in regime di volontariato il Centro Socio Educativo per giovani disabili, che terminata la scuola dell’obbligo, “non avevano impegni a causa del deserto dei servizi sul territorio” ed erano quindi destinati ad una involuzione regressiva. Tali centri hanno funzionato fino al 2000 con i contributi ottenuti dalla legge 104/92, spesso però parziali. Con la legge quadro 328/2000 la situazione è peggiorata drasticamente, i finanziamenti per i Centri Socio Educativi, denominati “centri di aggregazione per disabili”, infatti sono stati affidati direttamente agli Ambiti Territoriali, ma l’ambito Casoria-ArzanoCasavatore non ha affatto elargito il denaro destinato ai disabili, che hanno potuto ricevere l’aiuto e il supporto di cui avevano bisogno solo grazie al costante impegno dell’A.I.A.S. e della U.I.L.D.M. (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) che gratuitamente hanno offerto i loro servizi. Nonostante la mancata sensibilità da parte delle Istituzioni, i disabili hanno potuto ricevere assistenza specialistica scolastica, domiciliare (offerta anche agli anziani) e nei trasporti per oltre un decennio. Poi, finalmente, a settembre 2013 è stata bandita una gara d’appalto conclusasi ad ottobre con l’assegnazione all’A.I.A.S. dei finanziamenti. La scuola di formazione professionale avviata nel ’92 e proseguita nel ’96 con l’autorizzazione dalla Regione Campania di corsi autofinanziati e finanziati per cassaintegrati in deroga, oggi prosegue con l’attivazione di corsi per O.S.S. (operatori socio sanitari) e O.S.S .(operatori socio sanitari speciali) riconosciuti a livello nazionale. Il centro di aggregazione sociale di

Casoria, con sede in via Giacomo Matteotti 9, oggi accoglie giornalmente numerosi disabili e garantisce il sostegno e le cure che spesso vengono loro negati. Nel centro i disabili, in particolar modo i giovani, vengono coinvolti in progetti proiettati alla valorizzazione della diversità, ne rappresenta il fiore all’occhiello l’istituzione della compagnia teatrale “Ombre di Luce” impegnata in numerose rappresentazioni teatrali nelle quali sono integrati anche ragazzi non portatori di handicap. L’A. IA.S inoltre organizza manifestazioni e conferenze volte a sollecitare attenzione verso le problematiche che i disabili e le loro famiglie devono affrontare. Queste attività vengono rese visibili grazie alla pubblicazione del periodico trimestrale “Noi, gli altri”. Nel corso degli anni quindi, nonostante le complicazioni verificatesi e l’indifferenza dilagante, l’A.I.A.S. di Casoria grazie alla passione e alla sensibilità delle persone che vi lavorano ha svolto una funzione di eccezionale importanza e rappresenta un prezioso punto di riferimento per tutti i disabili del territorio. Attualmente la sezione di Casoria è impegnata a ripercorrere le tappe del suo cammino nel volume “1954-2014: 60 anni A.I.A.S.”, che celebra i sessanta anni della fondazione dell’associazione no profit.


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CARMEN PALUMBO

VIAGGIO NELL’IMPREDITORIA CASORIANA:

Business: QUAL È LA CHIAVE DEL SUCCESSO? Entriamo con questo articolo nell’universo del lavoro e in particolare, entriamo in quel difficile universo casoriano che non sempre offre appoggio a chi decide di intraprendere la tortuosa ma non impossibile scalata imprenditoriale. Coloro che oggigiorno decidono di gettarsi in questa sfida purtroppo non devono fare i conti solo con la crisi generale che ha colpito naturalmente anche la nostra città, ma anche molto spesso con le autorità locali che non facilitano l’approccio a questo genere di iniziative. Vediamo bene gli strani segnali di una crisi di fondo passeggiando tra le strade casoriane, le famose “serrande abbassate” incombono dappertutto o ancora negozi sull’orlo del fallimento che tentano di restare a galla o anche chi non si ferma e decide così improvvisamente con l’inesperienza che contraddistingue i ragazzi di intraprendere una nuova attività. È così che ha fatto Giovanni Arbucci proprietario attuale della paninoteca “Mr Chef”, ha iniziato per caso seguendo la sua passione da ragazzo e mettendo al primo posto la sua voglia di creare qualcosa di bello proprio qui nel piccolo panorama casoriano. Non è stato semplice, lui stesso c’è lo confessa, ad ostacolarlo ci sono state sicuramente le problematiche economiche tipiche di noi giovani eppure è riuscito a mettere su il suo piccolo ma grande sogno. E oggi dopo qualche mese dall’apertura si ritrova a pensare forse alla vita di prima e alle rinunce che un ragazzo come lui ha dovuto fare ma non rimpiange nulla, anzi è felice della scelta intrapresa. Non credeva in tutto questo appoggio da parte di Casoria eppure c’è stato. La chiave del suo successo? Quando glielo chiediamo ci risponde in maniera molto semplice: “la mia famiglia, che mi circonda e mi aiuta a mandare avanti questa attività e la voglia di essere fiero e soddisfatto di me stesso”. È vero infatti che la carriera dello imprenditore è fatta soprattutto di ambizione personale è legata alla voglia di reagire anche di fronte ai mille ostacoli che ti si pongono davanti, è focalizzata prevalentemente sulla chiave del proprio successo che deve essere superiore a quello di tutti gli altri. Solo così di fronte ai problemi economici, di fronte ai sacrifici personali , alle rinunce dovute

al troppo lavoro il vero imprenditore può farcela e continuare cercando addirittura maggiori soddisfazioni. È quello che ha fatto Rino Primitivo già proprietario del “Business Caffè” e dell’ “Hotel Business “gettandosi a capofitto in una nuova sfida: ”LA LOCANDA DEL BUSINESS” ristorante, pizzeria e steak house che ha inaugurato la sua apertura venerdì 28 marzo proprio accanto al bar e al complesso alberghiero. Al giornale Casoriadue Rino ha concesso una bella intervista in cui ci parla proprio della sua enorme passione per il settore della ristorazione e ci da delle delucidazioni riguardanti la chiave del suo successo. • Quanto tempo fa ha deciso di intraprendere la carriera imprenditoriale e che cosa l’ha convinto ad aprire una catena di hotel, bar e ristoranti? Ormai da molto tempo, dal 1993 quando ho deciso di seguire la mia vera passione e di portare qualcosa di nuovo nell’universo casoriano, il primo vero e proprio lounge bar “il business caffè” inaugurando una moda che tutti poi avrebbero seguito. Era il mio sogno quasi una vocazione e ci sono riuscito ho pensato che ciò che mancava a Casoria era un posto dove rilassarsi con gli amici, parlare in tranquillità accompagnati da un efficiente servizio e soprattutto da un’ottima qualità e tutto questo potete trovarlo al business. • Immaginava di diventare un personaggio così importante nell’imprenditoria casoriana? E quale pensa che sia stata la chiave del suo successo? Non lo immaginavo ma ho sempre creduto nelle mie capacità guidate soprattutto da una forte passione che mi hanno spinto a creare tutto questo e a ricevere così tanti appoggi. Per quanto riguarda la chiave del mio successo credo che tutto si basi sulla qualità del servizio che offriamo in rapporto con il prezzo che è sempre ottimo e adeguato e ancora tutto il successo ricevuto è dovuto sicuramente alla mia decisione di puntare su qualcosa di nuovo che non avesse eguali fino a quel momento, di originale che avrebbe attirato interamente la cittadina di Casoria. Questa era la mia intenzione quando ho iniziato e le cose sono andate esattamente come me le aspettavo.

• Ha dovuto affrontare momenti difficili in questo suo percorso imprenditoriale? Sicuramente, momenti difficili ce ne sono stati. Come in tutti i progetti ci sono sempre ostacoli da affrontare ma ho saputo aggirarli. Le difficoltà principali sono state legate al territorio napoletano e perché no all’intero sud Italia da sempre indietro in tali iniziative ma anche relative alle istituzioni locali, che come ho già detto non forniscono un appoggio concreto per realizzare questi progetti e infine al bilancio economico generale che è fondamentale per iniziare un attività di questo tipo. • Proprio pensando a questo periodo di crisi generale perché ha deciso di aprire anche la “locanda del business”? Perché credo in questo progetto come ho fatto in passato e perché ancora una volta sto puntando su qualcosa di nuovo. Sono totalmente assenti a Casoria ristoranti e pizzerie di tale livello, che possano attirare i nostri concittadini e portarli ad amare un po’ di più il luogo dove trascorrono la propria vita. • Infine dopo il percorso intrapreso è soddisfatto di questa scelta? Cosa consiglierebbe ai giovani che si approcciano a tale attività? Sono soddisfatto ma non solo per ragioni economiche come molti credono, soprattutto per motivi personali. L’ambizione che mi aveva spinto all’inizio vive ancora oggi dentro di me e mi porta a pormi obiettivi nuovi. Ciò che potrai dire ai giovani che decidono di viaggiare su questa stessa linea è di tenere sempre presente la propria passione, è questa infatti la vera chiave del successo e di alimentarla ogni giorno con lo studio e la specializzazione nei settori che più amiamo. Ecco quindi davanti ai nostri occhi la prova evidente che il successo si può ancora raggiungere in maniera non troppo complicata basta usare le componenti giuste, tanta passione e sacrificio e una forte ambizione personale. Il consiglio finale ai giovani è sicuramente istruttivo, coloro che decidono di abbandonare lo studio perché mossi da altre motivazioni, devono comunque specializzarsi in ciò che amano, sarà la competenza nel mestiere a renderli superiori a tutti gli altri.


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FEDERICA D’APUZZO

Non poco travagliata pare la vicenda che vede protagonista il Palazzetto dello sport sito in via M. Buonarroti n° 10 in Casoria. La struttura è da nove anni gestita dall’associazione Delphinia, presente anche sul territorio di Cardito. In vista della scadenza del contratto della suddetta e data l’impossibilità del rinnovo di quest’ultimo senza una nuova gara d’appalto, attualmente all’associazione è stata prorogata la gestione fino all’espletamento della gara. E’ reso noto che durante la pubblicazione del bando di gara la Società Azzurra Napoli Basket abbia mostrato un notevole interesse per la gestione del PalaCasoria; ed è proprio l’attenzione della

PalaCasoria: risorsa o problematica? predetta che ha messo in moto durante un consiglio comunale una nuova linea di azione, l’opposizione infatti ha ritenuto opportuno rivedere i termini del bando di gara suggerendo la divisione della gestione della piscina e delle restanti parti componenti il palazzetto. L’idea allettante soprattutto per il ritorno economico si è però mostrata in netto disappunto alla delibera del consiglio comunale con la quale veniva approvata la proposta della giunta di luglio che prevedeva che la concessione per la direzione fosse assegnata per intero(per gli spazi comprendenti sia la piscina che il palazzetto dello sport), e nonostante i numerosi assensi tale disposizione

è stata successivamente invalidata con un atto di giunta(n 19 del 06/03/2014) perché priva di presupposti giuridici . Resta quindi chiaro che l’edificio sarà affidato nella sua totalità al vincitore della gara di appalto. Colpi di scena non ne sono certo mancati, l’ultimo arriva il 13 Marzo. La Polizia municipale dopo un’ispezione dei vigili del fuoco notifica al responsabile dell’associazione Delphinia ed al dirigente del V settore l’inagibilità degli spalti del Palazzetto dello sport. Doccia fredda?!Il dissesto degli spalti rischia di far diventare il PalaCasoria una problematica piuttosto che una risorsa per la città. Numerosi in passato gli eventi

ospitati al suo interno, dalle manifestazioni organizzate dai vari circoli didattici presenti sul territorio ad eventi che hanno di sicuro portato una notevole visibilità come il programma andato in onda nel 2001 su rai2 e condotto da Alessandro Greco “Furore”. Ad oggi l’ accesso è consentito solo agli atleti e gli addetti ai lavori causa pericolosità per gli spettatori sugli spalti della struttura. Ci auguriamo quindi che il palazzetto torni ad essere al più presto risorsa della nostra città e che la gara di appalto si concluda al più presto, e che grazie ai lavori di manutenzione venga garantita nuovamente la sicurezza degli spalti e quindi ai cittadini l’accesso.


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GIUSEPPINA RUSSO

Trenitalia: quando la realtà supera l’immaginazione

Storie di ordinario disservizio. Oggi voglio raccontarvi una storia di fantascienza che si intitola “Trenitalia: quando la realtà supera l’immaginazione”. È il 1 Aprile 2014 e una studentessa di nome Giusy si reca come ogni giorno, alle 7:35, alla stazione della sua “ridente” e “verdeggiante” città: Casoria. Giunta al binario si accorge con amarezza che il treno delle 7:16 (il più affollato della giornata) è in ritardo di 20 minuti e la gente fa a botte per entrare. Al che la dolce e delicata voce automatica dell’altoparlante invita ad evitare le esercitazioni di lotta libera e a far partire finalmente il treno perché altre vetture stanno arrivando. Ergo: una folla immane ancora popola il binario 3. Giunge finalmente, e ovviamente in ritardo, il treno delle 7:38 ma qualcosa non torna: è vuoto. Com’è possibile? La folla oceanica prova ad aprire le porte ma arriva il capotreno: “guagliù è inutile ca’ facite, ‘o treno è scassat”, sono le tenere e rassicuranti parole del povero impiegato. Ovviamente i ragazzi che hanno perso la lezione e gli impiegati che a questo punto perderanno il lavoro, cominciano ad infuriarsi: “prima l’altoparlante ci invita a non entrare nel treno per aspettare quello seguente e poi ci arriva in ritardo un altro treno, per giunta vuoto, che si ferma pure?” Della serie: ma ci state prendendo in giro? Ma l’Odissea non termina qui:

mentre Giusy abbandona la lettura del suo libro trovando la realtà di gran lunga più appassionante della carta stampata, un baldo giovine decide di entrare nel treno vuoto infilandosi nel finestrino semiaperto. Cominciano gli scroscianti applausi di incoraggiamento: “sei un mito!” si urla da ogni dove. Il coraggioso avventuriero tenta di aprirci dall’interno ma niente: il treno non si apre. Dopo un quarto d’ora la vettura riparte e, ovviamente, ancora una volta, in ritardo di 10 minuti, arriva il treno delle 7:44 (erano le 7:55). All’apertura delle porte il capotreno grida: “ragazzi nun putite trasì, ‘o treno sta chieno!”. Un “EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH!” si eleva a gran voce dalla folla, ancora oceanica, che con ansia ha aspettato il terzo treno per cominciare la sua giornata. Il capotreno allora scende e quasi con le lacrime agli occhi urla: “Ma che cazz, ma chi m’ha fatt fa a me, adda arrivà sta pensione!!!”. Dimenticate le parole del secondo capotreno, la folla oceanica si riversa nel treno ma Giusy decide di rimanere fuori per non essere schiacciata come una sardina in scatola o un ebreo diretto ai Lager. Dopo 15 minuti finalmente arriva il treno delle 7:52 (ma erano le 8:05) e la studentessa riesce non solo a salire ma anche a trovare un posticino comodo comodo con tanto di 10 centesimi abbandonati sul sediolino e

Nuova Apertura al Business con

La Locanda del Business

Pizzeria - Ristorante Steak House - Birreria

speranzosi di essere recuperati dalla suddetta (un ottimista direbbe: che fortuna! Ma non è il caso di Giusy). Come se non bastasse, una vocina, che da oggi chiamerò “capitan ovvio”, comunica: “State viaggiando su un treno che porta 15 minuti di ritardo”.

Al peggio non c’è mai fine. Così è cominciata la giornata di questa studentessa, che fino alla fine di questa storia ha sperato che l’amministratore delegato di Trenitalia Moretti prendesse in mano l’altoparlante urlando: “non preoccupatevi, è un pesce d’aprile! Ma soprattutto io mi ridurrò lo stipendio!” Ma si sa, il pesce d’aprile dura un solo giorno mentre questa farsa va avanti ormai quotidianamente e mentre l’a.d. difende a spada tratta il suo nutrito stipendio fisso, orde di giovani, adulti e vecchietti, lottano quotidianamente con una realtà “umoristica”, come la definirebbero Pirandello e De Filippo: comica nella sua profonda tragicità. E noi continuiamo a ridere per non piangere!


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ANTONIO BOTTA

Scritto da don Maurizio Patriciello, insieme con Marco Demarco, il libro “Non aspettiamo l’Apocalisse. La mia battaglia nella Terra dei fuochi”

PER AMORE DELLA VERITA’ E PER IL TRIONFO DELLA GIUSTIZIA

Dopo aver fatto conoscere all’opinione pubblica nazionale il dramma della gente vittima della devastazione ambientale in atto nelle province di Napoli e di Caserta, don Maurizio Patriciello, parroco che svolge il suo servizio ministeriale a Caivano, ha scritto il libro “Non aspettiamo l’Apocalisse. La mia battaglia nella Terra dei fuochi”, nel quale ci racconta, coadiuvato da Marco Demarco, la battaglia di liberazione della sua terra. Egli narra che una notte d’estate di alcuni anni fa non chiuse occhio a causa di un fumo puzzolente e pungente che riempì la sua camera, rendendo impossibile il sonno. Fu la svolta decisiva: decise di affrontare il problema e di porre all’attenzione dei media, delle Istituzioni e della società civile quanto di terribile accadeva nel cosiddetto “triangolo della morte”. Così, in vari articoli pubblicati sul quotidiano cattolico “Avvenire”, denuncia che tonnellate di materiali di origini sconosciute finiscono ogni giorno nei campi destinati all’agricoltura e vengono bruciate sotto gli occhi di tutti, producendo lingue mortali di fuoco che giungono in cielo. Mosso dall’amore per la verità e da un senso alto di giustizia, don Maurizio apre un gruppo su

Facebook per rendere noti gli orrendi misfatti della camorra e per dare voce a chi ha visto ammalarsi e morire di cancro un figlio, un genitore, un amico. Leggendo il libro del Parroco – coraggio, ci si rende conto che dietro l’ espressione ormai triste-

domestica mescolata a liquami e scarti industriali di ogni sorta, soprattutto velenosi. E’ immondizia sparita nel nulla, fagocitata dal sistema illegale di smaltimento, sepolta nelle campagne o chissà dove, spacciata per concime, e riconvertita nel ciclo alimentare.

denuncia, tra cui anche quello di Saviano “Gomorra, diffondono un’immagine di Napoli e della nostra Regione troppo negativa, offrendo dei nostri territori un quadro eccessivamente fosco; in realtà, evidenziare la verità, raccontando i terribili fatti di cronaca,

mente nota di “Terra dei fuochi c’è il più grande avvelenamento di massa mai avvenuto in un Paese occidentale. Già qualche anno fa, la giornalista Rosaria Capacchione, nel libro “L’oro della camorra”,denunciò che i boss casalesi si sono arricchiti anche trattando i rifiuti. Impressionante quanto la giornalista dei “Il Mattino”, attualmente sotto scorta, scrisse in proposito: “Provate a immaginare una montagna alta quanto il massiccio del Matese. Provate, anzi, a immaginare un cilindro alto duemila metri con la base di tre ettari. E’ immondizia, spazzatura

Una porzione di quella poltiglia velenosa finisce, ogni giorno, sulle nostre tavole senza che nessuno di noi possa accorgersene. E diventa parte di noi, destinata a trasformarci in “uomini – rifiuti”. Don Maurizio Patriciello e Rosaria Capacchione: due personalità che operano in campi diversi, ma li accomuna un forte impegno civile, la tenace determinazione a lottare, con il rischio di pagare di persona, per migliorare la vivibilità dei nostri territori, rovinati dalle attività criminose. Talvolta si sente dire, anche da qualche esponente politico, che i libri di

ha unicamente lo scopo di sensibilizzare tutti, Autorità istituzionali e comunità civile, a fare ciascuno la propria parte per contrapporre alla criminalità organizzata la legalità organizzata. Gli uomini di cultura, le persone dotate di grande passione civica e morale, raccontando gli sconvolgenti accadimenti che deturpano la bellezza e la fertilità delle nostre terre, si prodigano affinché si producano nel tessuto sociale gli anticorpi necessari alla sconfitta della piovra malefica che inietta veleni nell’acqua, nell’aria e nel suolo provocando effetti mortali.


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CHIARA GENOVESE

ROCCO HUNT: RAPPARE LA VERITA’ Al Trianon, giovedì 27 Marzo, alle ore 21.00, il rapper salernitano Rocco Hunt, ha presentato “A’ verità”, album che vede come ospiti i rapper Clementino, Noyz Marcos ed Ensi e i cantautori Federico Zampaglione, Eros Ramazzotti ed Enzo Avitabile e contenente il singolo “Nu juorno buono”, vincitore della 64esima edizione del Festival di Sanremo nella sezione “Nuove proposte”. Il teatro era gremito di “Hunters” , la maggior parte di età compresa tra i 10 e i 15 anni, accompagnati dai genitori ed impazienti di acclamare il proprio beniamino. Questo giovane pubblico non poteva che riempire il cuore di gioia ai lavoratori del Trianon, che nonostante l’attuale stato di agitazione, hanno voluto fortemente

organizzare questo evento. Rocco, affiancato dai suoi amici: il beatmaker Valerio Nazo e il rapper Raffaele Zoa, ha coinvolto tutta la giovane platea, ma elementi fondamentali (o scatenanti?), senza dubbio, sono il suo “temperamento partenopeo” e la sua naturalezza nell’improvvisare rime a tempo di musica (freestyle). Possiamo definire Rocco Hunt, un “poeta urbano” che con la sua “canzone impegnata” arriva alle famiglie e per un ragazzo di appena 19 anni è una responsabilità: i suoi testi parlano di sogni realizzabili e non utopici, dell’amore che va oltre il male, dei valori della famiglia e del rispetto per le donne: Rocco ci ha tenuto a sottolineare che le donne hanno un ruolo essenziale nella vita di ogni uomo

attraverso una citazione estratta da una delle sue canzoni: < Nascimm ra na femmn, criscimm cu na femmn>. La canzone vincitrice meritata del Festival della canzone italiana è portavoce di un messaggio di speranza per il popolo campano. E’ importante ricordare che questa è la terra del sole ( < siamo la terra del sole non quella dei fuochi > cit. di “Nu juorno buono”), conservare e trasmettere di generazione in generazione le nostre tradizioni e la nostra “napoletanità” ( < il mio accento si deve sentire > cit. di “Nu juorno buono”) , non scap-

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pare dai problemi dell’ inter nos ma cercare di essere uniti per risolverli ( < la mia gente non deve partire > cit. di “Nu juorno buono”), ma soprattutto non contribuire al deterioramento di ciò che è “Nostro” ( o che ci appartiene?) ( < questo posto non deve morire > cit. di “Nu juorno buono”). A Sanremo, finalmente ha vinto “A’ Verità”.

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Augurissimi

CONGRATULAZIONI DOTT. DIEGO MAROTTA Giovedì 27 marzo 2014, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, è stato proclamato Dott. In Ingegneria delle Telecomunicazioni il nostro Diego Marotta. Il candidato, seguito dal Prof. Relatore Giacinto Gelli, ha discusso egregiamente il suo elaborato di tesi in Trasmissione numerica dal titolo “ANALISI DELLE PRESTAZIONI DI UN SISTEMA MIMO CON WATERFILLING”. Ti auguriamo una vita di successi e di soddisfazioni! Ad Maiora!

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05/04/2014 Auguri ai Vincenzo Buonaurio La vita spesso e per fortuna ci regala momenti fantastici, anche se a volte brevi. La vita ci regala gioie indescrivibili e viaggi indimenticabili. La vita ci regala anche persone belle, nobili e solari tutte da invidiare. Come voi. Tanti auguri per il vostro magnifico onomastico da tutta la famiglia.

AVVISO AVVISO DI CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA ANNUALE DEI SOCI A tutti i signori soci Convocazione di assemblea ordinaria per l’approvazione del rendiconto al 31.12.2013. E’ convocata per il giorno 30 .04.2014, alle ore 16:30 in prima convocazione e occorrendo, per e ore 18:00 in seconda convocazione, presso la sede sociale stabilito in via Nazionale delle puglie, 243. L’assemblea ordinaria dei soci dell’Associazione Polisportiva Dilettantistica Ginnastica Quasar Alessandro Imbaldi. Per discutere e deliberare sul seguente Ordine del giorno - esame ed approvazione del rendiconto chiuso al 31.12.2013 ; - varie ed eventuali ; Potranno intervenire all’assemblea tutti i soci in regola con il versamento della quota associativa. Il Presidente

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000

Editore CASORIA DUE s.a.s Direttore Responsabile: Ferdinando Troise Stampa: PRINTING HOUSE - CASORIA Tiratura 7000 copie. Distribuzione gratuita. Questo numero è stato chiuso il21 03FEBBRAIO APRILE 2014 2013 Impaginazione Grafica di Giuseppe Mascioli Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Capri, 2 - 80026 Casoria (NA) - Tel./Fax 0817597271 email: info@printinghousesrl.it


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