si evolva dalla condizione presente senza alcun cambiamento verso uno scenario migliore: allora lo spazio urbano diventerà ben presto un luogo disumano e non confortevole per la vita delle persone; sarà necessario trovare delle vie di fuga, nuovi spazi che offrano accoglienza e svago rispetto alla realtà in superficie. Si tratterebbe in questo caso di rovesciare il significato attuale della metropolitana, emblema del trasporto efficiente nella città contemporanea; essa diventerebbe un luogo di ritrovo dove fermarsi invece che per transitarvi senza sosta. A conclusione della nostra proposta, ci sembra opportuno precisare che le stazioni fantasma così come le troviamo oggi sono permeate da un significato quasi oscuro e perturbante, dato dal loro stato di abbandono e scarto, dove perturbante indica «la rappresentazione di uno stato mentale di proiezione che cancella i confini tra reale e irreale per provocare un’ambiguità disturbante, uno slittamento tra sonno e veglia».6 Il riciclo in luoghi sociali non cancella l’alone di mistero e fascino insito nella loro natura, bensì ne arricchisce l’identità con nuovi valori positivi, seguendo la strada della continuità piuttosto che quella della distruzione.
Note 1. V. Hugo, I miserabili [1862], Garzanti, Milano 1981. 2. Ibidem. 3. S. Marini, Nuove terre. Architetture e paesaggi dello scarto, Quodlibet, Macerata 2010. 4. G. Clément, Manifesto del terzo paesaggio, a cura di F. De Pieri, Quodlibet, Macerata 2005. 5. G. Grazioli, La polvere nell’arte, Mondadori, Milano 2004. 6. A. Vidler, Il perturbante dell’architettura [1992], Einaudi, Torino 2006.
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