Rivista voce anno 112 n4 br

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Poste italiane S.p.A. - Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, Aut. 281/CBPA-SUD/NA; val. dal 29/12/2011

GANNO 110 - NUMERO 5- MAGGIO/GIUGNO 2013 Mensile del Santuario di San Giuseppe Vesuviano ANNO 112 - NUMERO 4 - LUGLIO - AGOSTO 2014 Mensile del Santuario di San Giuseppe in San Giuseppe Vesuviano (NA)


3. Creato dono di Dio 4. Il profumo di San Giuseppe nell'elezione di Papa Francesco

6. Padre.Punto. 8. Beato Paolo VI 10. Possiamo dire di essere una famiglia? 12. Incontro di preghiera 15. Papa Francesco 17. Mese di Maggio 18. Pellegrinaggi 20. Estate Ragazzi 21. Campi Scuola 22. Benefattori e Offerte LA VOCE DI SAN GIUSEPPE mensile del SANTUARIO DI S. GIUSEPPE Direttore responsabile Gerardo Capuozzo Responsabile di redazione Marco Rota

Ufficio Voce Giuseppini del Murialdo piazza Risorgimento, 1 80047 S. GIUSEPPE VESUVIANO (NA) Tel.: 081 8271233 Parrocchia: Tel. e Fax: 081 8271534 e-mail: voce@murialdo.org

Preghiera per la Comunità O Gesù che hai detto: " Dove due o più sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro," sii fra noi, che ci sforziamo di essere uniti nel tuo Amore.. Aiutaci ad essere sempre" un cuore solo e un'anima sola", condividendo gioie e dolori, avendo una cura particolare per gli ammalati, gli anziani, i soli, i bisognosi. Fa che ognuno di noi si impegni ad essere vangelo vissuto, dove i lontani, gli indifferenti, i piccoli scoprono l'Amore di Dio e la bellezza della vita cristiana. Donaci il coraggio e l'umiltà di perdonare sempre, di andare incontro a chi si vorrebbe allontanare da noi, di mettere in risalto il molto che ci unisce e non il poco che ci divide. Dacci la vista per scorgere il tuo volto in ogni persona che avviciniamo e in ogni croce che incontriamo. Donaci un cuore fedele e aperto, che vibri a ogni tocco della tua parola e della tua grazia. Ispiraci sempre nuova fiducia e slancio per non scoraggiarci di fronte ai fallimenti, alle debolezze e alle ingratitudini degli uomini. Fa che la nostra comunità sia davvero una famiglia, dove ognuno si sforza di comprendere, perdonare, aiutare, condividere; dove l'unica legge che ci lega e ci fa essere veri tuoi seguaci, sia l'amore scambievole. Amen. S. Giovanni Paolo II

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a cura di p. Mario Pesci

Creato: dono di Dio Quando arriverà nelle vostre case questo numero di Voce di San Giuseppe l'estate sarà abbastanza avanzata se non in fase terminale. Forse le vacanze, le ferie – almeno per chi ha avuto la possibilità di farle- saranno un ricordo. In ogni modo il caldo estivo porta a cercare refrigerio al mare o ai monti o in luoghi comunque più freschi di quelli abituali. Ciò permette di avere un approccio con la natura diverso da quello consueto. Ci sentiamo davvero ospiti di una casa grande e bella, magari un po' ferita per gli scempi che, senza troppi scrupoli, provochiamo alla natura. Sono soprattutto bambini e ragazzi a vedere colori, a percepire odori e a sentire suoni diversi da quelli delle nostre città. Il contatto con la natura fa scoprire la bellezza del creato che, a sua volta, rimanda alla bellezza del Creatore, a Dio che ha fatto tutto questo perché noi suoi figli avessimo qui sulla terra una casa bellissima e potessimo scoprirvi l'eco del suo cuore di Padre. Diceva il grande scienziato Galileo Galilei che, per farsi ascoltare e dunque farsi conoscere, Dio ci ha messo davanti due grandi libri: il “libro” per eccellenza della S. Scrittura e il Libro della Natura, le cui pagine si voltano giorno dopo giorno, rivelandoci aspetti sempre nuovi, dalle immensità dell'universo, alla perfezione delle creature e nelle particelle infinitamente piccole della materia. Papa Francesco, nell'omelia della Messa di inizio del suo pontificato, prendendo lo spunto dalla figura di San Giuseppe, il custode di Gesù, ci ha richiamati a farci custodi anche del creato, della natura e di quanto in essa vive, prima di tutto gli uomini, affinché non diciamo, come Caino. “Sono forse il custode di mio fratello?” Una simile affermazione la può fare solo chi è un po' Caino nel suo cuore. Custodire la casa, il mondo che abitiamo, inebriarsi della sua bellezza, godere dei suoi frutti è rendere lode al Creatore . E' fare la sua volontà. San Giuseppe si è 'convertito' a Dio quando ha capito che si sarebbe realizzato come uomo, marito e padre sposando i suoi disegni. Ci aiuti ora a 'convertirci' per leggere questo meraviglioso Libro della Natura che ogni giorno Dio ci pone sotto gli occhi e, tra le righe, scoprirvi il suo disegno di amore per tutta l'umanità. 3


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Il profumo di San Giuseppe nell'elezione di Papa Francesco a cura di Paolo Antoci (Ragusa) E' esplicita, quasi insistente, la presenza silenziosa del Santo Carpentiere di Nazaret nel pontificato di papa Francesco. Ricordiamo bene quella sera del 13 marzo, era un mercoledì; molti forse non ne sono a conoscenza, ma nella pietà popolare è consuetudine dedicare il mercoledì e il mese di marzo al culto di San Giuseppe ed è stata una bella coincidenza che proprio in tali giorno e mese “consacrati” al Patrono della Chiesa abbiamo avuto un nuovo Vicario di Cristo sulla terra. Papa Francesco ha esternato subito la sua devozione mariana non trascurando, però, il suo affetto per lo Sposo di Maria; lo rende pubblico, infatti, in maniera visibile e a perpetuo ricordo con il suo stemma pontificio dove vi è stato inserito un fiore di nardo che indica proprio san Giuseppe, Patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, il Padre di Gesù è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Il ricordo del Santo di Nazaret è stato più evidente con la santa messa per l'inizio del ministero petrino del vescovo di Roma celebrata il 19 marzo, solennità liturgica di san Giuseppe. “E' una coincidenza molto ricca di significato – afferma papa Francesco nell'omelia – celebrare questa santa messa nella solennità del Patrono della chiesa”. Il Santo Padre si è soffermato su un'importante caratteristica della missione di san Giuseppe: quella di essere 'custos', custode. Vocazione, questa, che riguarda particolarmente il Capo della Santa Famiglia, ma anche i cristiani e tutti gli uomini di buona 4

volontà. Ogni uomo possa custodire guardando l'insigne esempio del Redemptoris Custos: “il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!” (Omelia 19 marzo 2013). Una custodia che si traduce soprattutto in servizio: “solo chi serve con amore sa custodire!”. E san Giuseppe è quel servo fedele e saggio a cui il Signore gli ha affidato la sua famiglia, Dio lo fece signore nella sua casa


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affidandogli i beni più cari: Gesù e Maria, ma anche l'Incarnazione e la Redenzione. Fin qui gli eventi del 13 e del 19 marzo sembrerebbero semplici coincidenze di circostanza. In realtà il legame tra il Santo silente e papa Francesco inizia molto tempo prima. La vocazione religiosa del 17enne Jorge Bergoglio è nata nel 1953 quando entrò nella Basilica di San Josè de Flores a Buenos Aires in Argentina, come “chiamato” da una forza interiore e lì – proprio in una chiesa dedicata al santo Carpentiere – il nostro papa ebbe la certezza che doveva farsi sacerdote. E in questa Basilica vi ritornava sempre, almeno ogni 19 del mese, giorno commemorativo dedicato al Santo di Nazaret. Da ricordare, infine, l'appartenenza dell'attuale pontefice all'Ordine dei Gesuiti la cui devozione al Padre terreno di Gesù risale alle origini della Compagnia e al suo Fondatore. Fu, tuttavia, nel 1907 a dedicare la consacrazione ufficiale dell'Ordine al Patrono della Chiesa: “noi tutti quanti siamo sulla terra membri della Compagnia

di Gesù – recita la formula di affidamento – eleggiamo e dedichiamo con rito solenne particolare Patrono di tutta la Compagnia”. Stando dunque a queste premesse e coincidenze 'giuseppine', era chiaro allora come il Papa abbia posto nel suo scudo il fiore di nardo per esprimere la propria particolare devozione verso lo Sposo di Maria. Dal momento dell'elezione a pontefice, l'attenzione di molti è stata rivolta giustamente alla figura di san Francesco, il poverello d'Assisi, il santo ispiratore per il nome del papa, ma è anche doveroso ricordare la figura e la missione di san Giuseppe, Custode della Chiesa, che “come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all'educazione di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine santa è figura e modello” (RC 1). “La presenza di san Giuseppe nel giardino della Chiesa affermava Giovanni XXIII - è paragonabile a quella dell'umile fiore dei campi: non lo si vede nemmeno, ma se ne avverte la presenza dal profumo. Del prodigio dell'Incarnazione venne eletto custode un umile lavoratore, tanto più virtuoso nella sua semplicità, quanto più alto il suo compito eccezionale”. “Tutti i santi canonizzati meritano certamente un onore e un rispetto particolari, ma è evidente che san Giuseppe ha, giustamente, un posto suo proprio più soave, più intimo, più penetrante nel nostro cuore”.San Giuseppe “con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale”, con il suo 'savoir faire', ha saputo e voluto donarci, come Custode, un Vicario di Cristo alla Chiesa cattolica di cui egli è patrono principale. Era un mercoledì di marzo! 5


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PADRE. PUNTO. a cura di P. Tullio Locatelli Qualche settimana fa su una carrozza della circumvesuviana presso Napoli è stato trovato un bambino abbandonato. Qualcuno lo ha raccolto, consegnato alla polizia, che subito lo ha portato in un ospedale per dare al bambino le cure necessarie. Il bambino sta bene e si può pensare che chi lo ha abbandonato l'abbia fatto in modo tale che il bambino fosse presto trovato. Un ultimo gesto d'amore, drammatico, ma per fortuna con un lieto fine. C'è già qualcuno che si è offerto per adottare quel bambino, per offrirgli una famiglia, una casa, un luogo sano in cui crescere, qualcuno che ha chiesto di essere “il papà e la mamma” di quel bimbo. Si può ben dire che quel bambino in questo momento ha dei genitori, perché qualcuno gli ha dato la vita, ma non ha un papà e una mamma. Speriamo che presto abbia un papà ed una mamma, che diano al bambino tutto ciò che i suoi genitori gli avrebbero voluto dare ma che non sono stati capaci di realizzare. La vicenda, purtroppo non nuova e spesso sulle cronache dei giornali, ci offre occasione per una riflessione. Essere genitori ed essere papà e mamma, non sono la stessa cosa, non coincidono. Si può generare un figlio e poi non assumerne la responsabilità di farlo crescere, di educarlo, di dare compimento all'averlo generato. San Giuseppe può insegnare qualcosa a tutti i genitori, a tutti i papà e a tutte le mamme. San Giuseppe non è il genitore di Gesù, che è il figlio di Maria per opera dello Spirito Santo. Egli è il padre, il papà di Gesù, perché accogliendo l'invito 6


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dell'angelo, si fa carico di Gesù in modo totale e pieno. E' il suo papà e con Maria, la Madre di Gesù, lo alleva per farlo crescere in “sapienza, in età e in grazia, davanti a Dio e davanti agli uomini” (Lc 2,52). Sull'esempio di San Giuseppe ogni genitore è invitato a diventare papà e mamma, a farsi carico di quel figlio che loro stessi hanno generato; sull'esempio di San Giuseppe, ogni papà e mamma di un figlio non generato da loro, sanno di essere pienamente papà e mamma nel far crescere quel figlio, “generandolo di nuovo”. San Giuseppe ha fatto così bene il suo compito che quando Gesù, ormai riconosciuto maestro per la sua parola e cercato perché operatore di miracoli, tornerà al suo paese, la gente lo chiamerà

“figlio di Giuseppe” (Lc 4, 22). Un bell'elogio per l'umile falegname di Nazareth! Giuseppe è il padre di Gesù. Punto. Guardare alla santa famiglia di Nazareth non è, allora, estraniarsi dalla vita e incontrare un ideale lontano e inaccessibile, è accostare il mistero di ogni vita che nasce, che va accolta ed accompagnata, è trovare un esempio di paternità e maternità vissuta nel quotidiano. Certo, non possiamo dimenticarlo, una famiglia “santa” perché sta compiendo in modo fedele il servizio che Dio stesso ha chiesto loro in favore del Figlio Gesù. E' lo stesso compito che ogni genitore, ogni papà e mamma, sente in cuor suo come incarnazione di un amore vero, che dà la vita.

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I SANTI E SAN GIUSEPPE

Beato Paolo VI a cura di P. Angelo Catapano csj Paolo VI (1897-1978), sarà proclamato beato il prossimo 19 ottobre, è da ricordare innanzitutto come il Papa del Concilio Vaticano II. C'è molto da attingere al suo grande magistero pontificio. Anche su san Giuseppe si è espresso più volte con sapienza e ha dunque la sua parola da dirci. Incontrando i lavoratori nella festa del primo maggio, non esita ad indicare nel Vangelo la porta d'ingresso e nel nostro santo “il portinaio” che ci fa entrare; dichiara infatti: “Quel Vangelo che si apre alla prima pagina con il muto linguaggio di S. Giuseppe, custode, quasi portinaio del regno di Dio, recato al mondo da Cristo Signore; è lui che vi dice: si entra di qui, l'ingresso è la vita umile, forte, sacra del lavoro”. Non per niente il Papa sorprende tutti e nel 1968 si reca all'Italsider di Taranto per celebrare tra gli operai la messa di mezzanotte a Natale. Sente il fascino del nostro santo, soprattutto della sua umiltà, e lo propone alla Chiesa senza mezzi termini: “Giuseppe è stato, in ogni momento ed in maniera esemplare, insuperabile custode, assistente, maestro. È stato quindi, in tale sua completa, sommessa dedizione, di una grandezza sovrumana che incanta”. E' davvero incantevole, e tanto vicino e concreto, il suo modello di santità. L'altissima considerazione dello Sposo di Maria si evidenzia, afferma Paolo VI, nel momento centrale della storia: “Questa elettissima figura ci appare al termine del periodo preparatorio della Redenzione e all'inizio della nuova èra: nel punto focale della storia: il più solenne, decisivo, ricco di grandi cose e di alti misteri”. Ci propone 8

il senso della vita e dello scorrere umano: compiere la volontà di Dio, farsi guidare dalla provvidenza divina e dal disegno celeste. E' importante capire la sua esemplarità e imparare a volergli bene. Il Papa invita accoratamente: “Vogliamogli bene, e procuriamo ch'egli voglia bene a noi, e specialmente a tutta la famiglia di Dio, che è la Chiesa, come c'insegna il Concilio”. In realtà la missione della Chiesa non è altra che la stessa di san Giuseppe: far crescere Gesù in noi e nel mondo intero. La riflessione del Santo Padre è limpida: “La missione di Giuseppe nei riguardi di Gesù e Maria fu una missione di protezione, di difesa, di salvaguardia e di sussistenza. La Chiesa


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ha bisogno di essere difesa; ha bisogno di essere conservata, alla scuola di Nazaret, povera e laboriosa, ma viva, cosciente e disponibile per la sua missione messianica. Questo bisogno di protezione, oggi, è grande per restare indenne e per agire nel mondo. La missione di san Giuseppe è la nostra: custodire il Cristo e farlo crescere in noi e intorno a noi”. Il suo viaggio in Terra Santa nel 1964, che inaugura i viaggi apostolici internazionali, rimane memorabile, ed è diventato l'occasione per la recente visita di papa Francesco, nel cinquantenario dello storico abbraccio ecumenico col patriarca di Costantinopoli Atenagora. A Nazaret il beato Paolo VI esalta la lezione che lì si impara alla scuola di san Giuseppe e della Santa Famiglia. Invochiamo il nostro santo con la sua densa preghiera: “O S. Giuseppe, Patrono della Chiesa, Tu che accanto al Verbo incarnato lavorasti ogni giorno per guadagnare il pane, traendo da Lui la forza di vivere e

faticare; Tu che hai provato l'ansia del domani, l'amarezza della povertà, la precarietà del lavoro; Tu che irradi oggi l'esempio della tua figura, umile davanti agli uomini, ma grandissima davanti a Dio; guarda alla immensa famiglia che Ti è affidata. Benedici la Chiesa, sospingendola sempre più sulle vie della fedeltà evangelica; proteggi i lavoratori nella loro dura esistenza quotidiana, difendendoli dallo scoraggiamento, dalla rivolta negatrice, come dalle tentazioni dell'edonismo; prega per i poveri, che continuano in terra la povertà di Cristo, suscitando per essi le continue provvidenze dei loro fratelli più dotati; e custodisci la pace nel mondo, quella pace che sola può garantire lo sviluppo dei popoli e il pieno compimento delle umane speranze: per il bene dell'umanità, per la missione della Chiesa, per la gloria della Trinità Santissima. Amen”. 9


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Possiamo dire di essere una famiglia? Tanti "se" ... ma una la risposta a cura della dott.ssa Nunzia Boccia La Famiglia del Murialdo si riunisce attorno al carisma murialdino e si riconosce in esso. La famiglia è il luogo originario, la cellula della società, dove va vissuta e annunciata la speranza. Una speranza che si deve unire ed esprimere nell'amore e nel servizio disinteressato. A partire dalla famiglia, la “mia” speranza diventa la “nostra” speranza. Un carisma vissuto nella quotidianità, ognuno con la propria specificità , ognuno come risposta ad una vocazione che prima di tutto è vocazione d'amore. Un carisma che viene condiviso tra laici e religiosi partendo dalla certezza che la testimonianza di vita di san Leonardo Murialdo non è solo un dono per la Congregazione dei Giuseppini, ma è un dono per la Chiesa di cui fanno parte laici, religiosi e sacerdoti. Scegliere di vivere nella vita quotidiana la proposta del nostro Santo vuol dire “semplicemente” essere fedeli a ciò che lui ci propone, perché la santità (e nel caso di san Leonardo c'è anche il riconoscimento canonico della Chiesa) è sempre sinonimo di speranza, di uomini e donne che non hanno perso di vista la meta della vita eterna e hanno saputo seminare fede e amore. Così, aiutati dal carisma murialdino siamo tutti chiamati ad essere santi, santi laici, santi religiosi, santi sacerdoti che riflettono la speranza di Gesù nella Chiesa e nel mondo fedeli al Battesimo che abbiamo ricevuto. 10

Notissima è la poesia ("Se") di Rudyard Kipling: è un messaggio rivolto al figlio, ritmato su alcuni "se..." che, realizzati e vissuti, portano alla conclusione: “Tua è la terra e quanto vi è in essa/ e - cosa ancora più importante - tu sarai un uomo, figlio mio”. Le condizioni spaziano dall'acquisizione del controllo di se', di una pazienza in grado di attendere con fiducia il cambiamento delle persone, di una forza inferiore che frena e impedisce l'odio verso chi ha offeso, della capacità di ricominciare dopo le sconfitte o le crisi, di una volontà che non si arrende all'esistente ma guarda sempre al futuro. Tutto questo che sembra essere “solo” un bel discorso è un richiamo alla vita essenziale, alle scelte coerenti di ogni giorno segno della reale presenza di Dio, oggi, nella Chiesa e nella società. Questo però richiede tutta una serie di condizioni (di "se" appunto) che la possano definire, rivitalizzare, tracciare. Rendere attuale e vivo il carisma murialdino oggi vuol dire portarlo nella quotidianità di tutti coloro che hanno scoperto l'amore misericordioso di Dio attraverso la testimonianza di san Leonardo Murialdo. Dio, prima del Murialdo ed attraverso lui, ci chiede di vivere con coerenza il nostro scoprire di essere amati, nella vita di ogni giorno cercando attraverso la coerenza, di vivere lo “straordinario nell'ordinario”: Se testimonieremo l'amore


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misericordioso di Dio nella vita di ogni giorno "L'indole secolare è propria e peculiare dei laici" (Lumen Gentium, 31). Il lavoro (e più in generale anche tutta l'economia), innanzi tutto, rientra in un discorso di speranza. Il cristiano deve essere vigilante, con il suo comportamento e con la sua azione, per rendere il lavoro (anche con i suoi risvolti economici) momento di affermazione e di sviluppo, e non di schiavitù e di sfruttamento. Nell'ambito sociale, rientra anche la dimensione politica, basata sul bene comune e sul servizio, propositiva e costruttiva. Compiere scelte che siano rispettose dell'uomo in quanto tale e che siano fedeli al Vangelo, fonte della speranza. Se saremo umili: Oltre che elemento fondamentale dello stile del Murialdo, l'umiltà, è qualità basilare per vivere e testimoniare l'amore di Dio: l'eccessiva sicurezza di sé e la ricerca di stima e di successo personale sono dei rischi sempre in agguato. Per questo è necessario porre l' umiltà come stile della propria vita. Agli umili Dio dà la grazia di ben istruire e saggiamente educare. L'umiltà così intesa significa dunque: mettersi a servizio di tutti, ma soprattutto dei giovani con semplicità e con fiducia nella consapevolezza di essere strumenti nelle mani di Dio, convinti che la nostra azione è opera sua e noi ne siamo intermediari; accettare noi stessi e gli altri, con le capacità e i limiti, i successi e gli errori, nella consapevolezza che l'ideale perseguito non è mai pienamente raggiunto; applicarsi con dedizione e laboriosità instancabile, caratterizzata dal fare e tacere, dalla gratuità e dal sacrificio che porta a dare la vita per chi ha bisogno. Se vivremo la carità: La carità è altra prerogativa fondamentale

per chi si riconosce nella Famiglia del Murialdo. Lo stare in mezzo agli altri secondo lo stile del Murialdo ci porta a prediligere gli ultimi. La scelta di dedicarsi “ai giovani poveri, abbandonati e maggiormente bisognosi di aiuto e di cristiana educazione” non costituisce solo il campo di apostolato proprio della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, ma indica anche un ben determinato stile dei rapporti, che porta ognuno, laici e religiosi, a dedicarsi con maggior cura a quei giovani che tra tutti si dimostrano i più poveri, gli ultimi, o quelli che, come si dice, “fanno più disperare”, amandoli più degli altri proprio perché più bisognosi di aiuto. Alla carità devono essere affiancate rispetto e dolcezza. Come diceva il Murialdo: “bisogna diffondere tra noi lo spirito di dolcezza, di amorevolezza, di familiarità, di pazienza coi giovani”. “Tutti hanno il compito di attirare i fanciulli a Dio ed i fanciulli non si attirano a Dio con altra calamita fuor di quella della dolcezza. Studiamoci dunque di avere sempre, quando trattiamo con essi, un volto ilare, un tratto cortese, un parlare grazioso, affabile, affettuoso”. Rispondere in modo convinto e deciso a questi “se” vuol dire affermare che: “la Famiglia del Murialdo è una realtà ed un'esperienza che scaturisce dalla scoperta dell'amore infinito, misericordioso, personale, attuale e tenero di Dio per noi e che, intorno al carisma, unisce persone diverse, in diversi stati di vita”. Sentirsi appartenenti alla Famiglia del Murialdo significa, quindi, in conclusione, accogliere nella propria vita con particolare impegno, la vocazione a seguire Cristo nella “comunione” e nella “comunità”. 11


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Incontro di preghiera L'umile artigiano di Nazaret G. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen. G. Il Signore, Padre onnipotente e misericordioso, conceda a noi, riuniti nel nome di San Giuseppe, la sua grazia.

T. Benedetto nei secoli il Signore. G. O Dio, Padre, mirabile nei tuoi santi. T. Noi ti adoriamo e ti benediciamo. G. O Signore Gesù, corona di tutti i Santi. T. O Spirito Santo, fonte di ogni santità. G. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. T. Noi ti adoriamo e ti ringraziamo. G. Preghiamo. T. O Padre, che chiami gli uomini a cooperare mediante il lavoro al disegno della creazione, fa che per l'intercessione e l'esempio di san Giuseppe, compiamo i nostri impegni con responsabilità e in spirito di servizio. Amen.

L. Dall'esortazione apostolica Redemptoris Custos (nn. 22-24)

Espressione quotidiana di... amore nella vita della Famiglia di Nazaret è il lavoro. Il testo evangelico precisa il tipo di lavoro mediante il quale Giuseppe cercava di assicurare il mantenimento alla Famiglia: quello di carpentiere. Questa semplice parola copre l'intero arco della vita di Giuseppe. Per Gesù sono questi gli anni della vita nascosta, di cui parla l'evangelista dopo l'episodio avvenuto al tempio: " Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e s t a v a l o ro s o t t o m e s s o " ( L c 2 , 5 1 ) . Q u e s t a ‘‘sottomissione" , cioè l’obbedienza di Gesù nella 12


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casa di Nazaret, viene intesa anche come partecipazione al lavoro di Giuseppe. Colui che era detto il " figlio del carpentiere" aveva imparato il lavoro dal suo "padre" putativo. Se la Famiglia di Nazaret nell'ordine della salvezza e della santità è l'esempio e il modello per le famiglie umane, lo è analogamente anche il lavoro di Gesù a fianco di Giuseppe carpentiere... Il lavoro umano e, in particolare, il lavoro manuale trovano nel Vangelo un accenno speciale. Insieme all'umanità del Figlio di Dio esso è stato accolto nel mistero dell'incarnazione, come anche è stato in particolare modo redento. Grazie al banco di lavoro presso il quale esercitava il suo mestiere- insieme con Gesù, Giuseppe avvicinò il lavoro umano al mistero della redenzione. G. Sii benedetto, Signore, che in San Giuseppe ci hai dato un mirabile esempio di laboriosità.

T. Sii benedetto, Signore, che hai voluto come artigiano nella bottega di Nazaret il tuo Figlio, fatto uomo per noi.

G. Sii benedetto, Signore,

che nella tua Provvidenza ci chiami con il lavoro a collaborare al progetto della creazione.

T. Sii benedetto, Signore, che ci aiuti a trasformare la

fatica quotidiana in fonte di fraternità e di giustizia sociale.

L. Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Tessalonicesi (3,10-12) Fratelli, quando ero con voi, vi ho dato questa regola: chi non vuol lavorare, non deve neanche mangiare. Ora, sento di che alcuni tra voi vivono in maniera sregolata; non fanno nulla, ma sono sempre affaccendati. In nome del Signore Gesù Cristo, io ordino e raccomando a questi fratelli di lavorare tranquilli e di guadagnarsi da vivere.

G. Invochiamo l'intercessione di san Giuseppe perché possiamo compiere con fedeltà il nostro lavoro quotidiano, sentendo solidali con tutti coloro che vivono della propria fatica.

T. O San Giuseppe, fa' che sappiamo vivere con responsabilità e serenamente gli impegni della nostra missione. 13


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L. San Paolo ci ricorda di guadagnarsi il pane col sudore della fronte, ossia lavorando incessantemente...»

T. O San Giuseppe, aiutaci a portare il peso della giornata per testimoniare il senso umano e cristiano del lavoro.

L. «San Giuseppe lavorò, lavorò bene. Ci ottenga l'amore al lavoro e ci ottenga di lavorare bene..., nel lavoro voluto da Dio..., con purezza di intenzione e in unione a Gesù Cristo» T. O San Giuseppe, rendici capaci di accettare con spirito di abnegazione e generosamente il servizio che ci viene richiesto a vantaggio dei fratelli e dei giovani.

L. «San Giuseppe lavorava nello stato di falegname in cui lo collocò la Divina Provvidenza... Egli lavorava l'intera giornata per guadagnare un pane alla sposa Maria e al figlio di Maria... Egli santifica e nobilita il suo lavoro, continuamente indirizzandolo a Dio... di cui adempie i voleri...» T. O San Giuseppe, rafforza la nostra fede perché tutto quello che facciamo sia compiuto nel nome del Signore Gesù. RITO DI CONCLUSIONE G. O San Giuseppe, rafforza la nostra fede perché tutto quello che facciamo sia compiuto nel suo nome. T. O Dio, padre buono, per intercessione della Vergine Maria e di San Giuseppe, ti preghiamo affinché sia fedele alla mia missione di testimoniare il tuo amore misericordioso. Aiuta, con la grazia del tuo Spirito, tutti a vivere con radicalità evangelica la loro vocazione. Conforta gli ammalati, sostieni coloro che si trovano in particolari difficoltà e rafforza in tutti la gioia e la speranza. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen. G. Glorificate il Signore con la vostra vita. T. A lui onore e gloria nei secoli. Amen.

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Notizie dal nostro Santuario

Papa Francesco

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a cura di p. Vincenzo De Rosa

Tra le “ gocce di miele “…da TWITTER !

Ogni incontro con Gesù ci riempie di gioia, quella gioia profonda che solo Dio ci può dare.

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Seguire Gesù da vicino non è facile, perché la strada che Lui sceglie è la Via della Croce.

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Ogni incontro con Gesù ci cambia vita.

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Nessuno è più paziente di Dio Padre; nessuno comprende e sa aspettare come Lui.

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Chiedo a quanti hanno responsabilità politica di non dimenticare due cose: la dignità umana e il bene comune.

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Chi di noi può presumere di non essere peccatore? Nessuno. Chiediamo perdono a Dio dei nostri peccati.

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L'iniquità è la radice dei mali sociali.

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Nessuno può sentirsi esonerato dalla condivisione con i poveri e dalla giustizia sociale.

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Non dobbiamo mai lasciarci intrappolare dal vortice del pessimismo. La fede sposta le montagne!

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Uno stile di vita sobrio fa bene a noi e ci permette di condividere meglio con chi ha bisogno.

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La santità richiede il donarsi con sacrificio ogni giorno; per questo il matrimonio è una via maestra per diventare santi.

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Nella famiglia si impara ad amare e a riconoscere la dignità di ogni persona, specialmente di quella più debole.

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Una società che abbandona i bambini e gli anziani recide le sue 15


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radici e oscura il suo futuro.

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Cosa vuol dire evangelizzare? Testimoniare con gioia e semplicità quello che siamo e ciò in cui crediamo.

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Non avere paura, spalanca le porte a Cristo!

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Com'è dolce stare davanti al Crocifisso, semplicemente rimanere sotto lo sguardo pieno d'amore del Signore! (EG 264)

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Solo la fiducia in Dio può trasformare il dubbio in certezza, il male in bene, la notte in alba radiosa.

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Gesù ci insegna a non vergognarci di toccare la miseria umana, di toccare la sua carne nei fratelli che soffrono.

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C'è bisogno di recuperare uno spirito contemplativo, perché l'amore di Dio riscaldi i nostri cuori.

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Quanto ci fa bene lasciare che il Signore scuota la nostra vita tiepida e superficiale!


Notizie dal nostro Santuario

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Mese di Maggio Un mese di Maggio intenso con molteplici iniziative sia con i centri di preghiera sia con i ragazzi. Moltissime le Sante Messe celebrate nei quartieri con grande presenza di fedeli. Il pellegrinaggio a piedi al Santuario di Pompei organizzato dall'associazione Valsi e un altro dai giovani del Centro Giovanile. Il tutto si è concluso il 30 Maggio con la processione in santuario e l'offerta del fiore a Maria.

PELLEGRINAGGIO A ROMA E MONTECASSINO Momento atteso lungamente e molto richiesto: incontrare Papa Francesco. È il desiderio di moltissimi e anche noi ogni anno organizziamo alcuni pullman per vederlo. Quest'anno dopo averlo incontrato a Piazza San Pietro e ahimè visto da lontano, siamo andati in visita al monastero di Montecassino. Una scoperta per tutti e un impegno a ritornare al più presto per godere con più tranquillità questo meraviglioso monastero. 17


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Notizie dal nostro Santuario

Pellegrinaggio a San Giuseppe 7 maggio 2014, ore 16:30

a cura di P. Marco Rota

PELLEGRINAGGIO DI AVERSA Si è presentato alle porte del nostro santuario all'improvviso con tre pulmann guidati da Don Crescenzo Abbate. La chiesa era occupata dai ragazzi della prima comunione. Hanno pazientemente aspettato per onorare san Giuseppe prima di recarsi ad onorare la Madonna di Pompei. Don Crescenzo sacerdote della diocesi di aversa, Parroco della Parrocchia della Trasfigurazione, Succivo ( Caserta), ha studiato nel nostro seminario negli anni 80'.

È arrivato in visita al nostro santuario di San Giuseppe un gruppo proveniente dalla Parrocchia romana dell'Immacolata al Tiburtino retta dai Giuseppini del Murialdo. I pellegrini, accompagnati dal collaboratore Domenico Cassano, avevano fatto sosta, in mattinata, al santuario mariano di Pompei e nel pomeriggio hanno voluto pregare San Giuseppe arrivando in pullman nella nostra cittadina. All'arrivo gli ospiti hanno trovato ad accoglierli Padre Mario Pesci già parroco all'Immacolata e il P. Antonio Appratto.

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Notizie dal nostro Santuario

LUGLIO-AGOSTO 2014

Estate Ragazzi Anche quest'anno si è rivissuta l'esperienza bellissima dell'Estate Ragazzi. Frotte di ragazzi e giovanissimi ogni giorno si riversavano nel nostro Centro Giovanile, festosi e chiassosi. In totale erano quasi mille che attraverso giochi, laboratori e animazione attraverso l'ambientazione del fumetto Lilo e Stick si sono divertiti e hanno vissuto un momento magico in questa estate strana e con poco sole.

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Notizie dal nostro Santuario

CAMPI SCUOLA

CHE GIOIA

Ormai sono un appuntamento atteso tutto l'anno, programmato e organizzato da mesi non solo dagli educatori ma soprattutto dai ragazzi che quest'anno si sono presentati numerosi alla partenza dei pullman che li accompagnavano a Guardiaregia (CB). Sono un'esperienza fortemente educativa che aiuta il ragazzo attraverso giochi, passeggiate, serate, divertimento, … a vivere un momento di crescita personale. È un momento di autonomia che lo pone in gioco per quello che è, dando il meglio di se stesso. Impara a relazionarsi con gli altri, a rispettare le regole della convivenza e del gioco. Capisce che” insieme” possiamo fare molto. Un ragazzo appena arrivato disse: “come facciamo a divertirci senza Wireless!!” dopo cinque giorni non voleva piu tornare 20

a casa e non si è nemmeno accorto che non aveva visto nemmeno un secondo la televisione per cinque giorni. Sono stati tre turni divisi per età cominciando dai più piccoli fino ai giovanissimi agguerriti e desiderosi di vivere ogni minuto nell'intensità, fuori dai ritmi della vita quotidiana. Il tema è stato centrato sulla prima comunità di cristiani col titolo “fino ai confini della terra”. La figura che ci guidava era San Pietro nel desiderio di farci scoprire l'amore di Dio, la sua misericordia, la sua fede in Gesù come Cristo nostro Salvatore. Ogni giorno abbiamo vissuto la nostra fede nella semplicità con la preghiera e la santa messa, per aiutarci a scegliere la nostra fede e a viverla nella semplicità. Con il gruppo dei giovanissimi abbiamo


Notizie dal nostro Santuario

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avuto anche la possibilità dell'incontro con Papa Francesco nella città di Campobasso. Tutti abbiamo avuto la fortuna di partecipare da vicino alla Santa Messa celebrata da Papa Francesco grazie all'aiuto del nostro compaesano p. Luigi Chiarolanza parroco a Campobasso. Per tutti alla fine un unico ritornello: “l'anno prossimo più giorni”! Diventa un impegno a non venire meno a questo momento fortemente educativo per tutti. Arrivederci all'anno prossimo per una nuova avventura. (P. Marco Rota)

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Ogni giorno così vi ricordiamo: Ti raccomandiamo, o Signore, Tutti i nostri benefattori vivi e defunti; Dà loro quella ricompensa che tu solo puoi dare alle opere di carità E fà che un giorno possiamo con loro uniti Lodarti e goderti eternamente in Cielo

BENEFATTORI Di Mauro Giuseppina – Cela Bianca – Dedda Serafina – Nespoli Mario – Buonaiuto Cibelli Anna – Santorelli Giuseppe – Boldrini Maria Teresa – Sellitto Carmelina – Console Caterina – Martino Maria – Puliafito Caterina – Gozzoli Liliana – Cavoli Giuseppe – Morabito Giuseppe – Majore Maria – Russo Giovina – Bleve Anna – Baretta Arrigo – Andreoni Giuseppe – Polo Filomena – Ferraioli Ida Centola – Busiello Vincenzo – Paino Maria Antonietta – Gentile Flora – Di Bella Lorenzo – Salustri Quirino – Giordano Enrico – Chianese Giuseppe – Trolio Giuseppe – Ciocchetti Augusta – Baldassarre Leopoldo – Bevilacqua Annamaria – Rinaldi Lucia – Prevedello Maria Bertilla – Cigana Luciano – Scapicchio Giuseppe – Del Vecchio Raffaele – Cimadoro Natalina – Brundi Luigi – Paruolo Antonio – Migliorisi Margherita – Almonte Giuseppe – Vitale Maria Rosa – Del Prete Nicola – La Rocca Anna Maria – Cusano Elsa – Montino Maria – Fiorilli Carlo – Sciannimanico Giuseppe – Matrino Giuseppe – Bonifacio Anna Maria – Di Vita Antonino – Gennarelli Maria Concetta – Filippi Giuseppe – Albanese Gandolfa – Lanuti Armando – Belluomo Concetta – Balestrieri Anna Maria – Calabria Giuseppina – Cameli Squeri Palmira – Rosa Rosalia – Torregiani Aldo – Capolupo Giuseppe – Spanò Luigi Maria – Oglio Grazia – Lorusso Angela Giuseppa – Malgeri Angela – Romagnoli Agostino – Caragnano Giuseppina – Terracciano Maria Adele – Scelzi Giovanni – Lamberti Paola – Bonifacio Anna Maria – Becci Maria – Confessore Giuseppe – Guerra Celina – Curino Giuseppe – Di Mauro Annabella – Baretta Arrigo – Fiocchi Serafino e Irene – Leone Rosetta – Severini Giuseppe – Capobianco Ada – Le Fosse Gennaro – Prampolini Margherita – De Marini Giorgina – Antoci Paolo – De Mascellis Antonio e Margherita – Menichini Anna – Maffei Donato – Capuozzo Bianca – Ciocchetti Augusta – Fontanesi Giuseppina – Di Bella Cosimo – Cippone Giuseppe 22


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OFFERTE PER ... DA ... Preghiere

Sante Messe

Pontrelli Pasqua Ciacco Marisa Falanga Maria Ventola Clorinda Guielmo Antonietta Ghetti Speranza Pulzone Iole Musto Miele Marisa Giansiracusa Paola

Lorenzi Gianbattista Messina Filippo Sico Giuseppe (3 offerte) Barletta Isabella Mancusi Giuseppe Sansone Rita Gigante Rosa Carboni Luisa Trevisonno Giuseppina Mussoni Carmen Valente Antonietta Narducci Giovanni Rainone Francesco Di Lorenzo Osvaldo Persia Picozzi Teresa Di Lorenzo Osvaldo Del Vecchio Raffaele Fanelli Teresa Mussoni Carmen

Poveri / Missioni Fieni Felice Centonze Maria Dalla Vecchia Antonia Mirante Emma Lamberti Giovanna DolďŹ Pier Luigi Pistilli Stefano e Michela Napoletano Bruna

Evangelizzazione Fieni Felice

Voto Confessore Giuseppe

Santuario San Giuseppe Sante Messe Perpetue

Bianchi Anna

Lanubile Maria Carmela

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FESTA DEL

CARISMA GIUSEPPINO Una ben unita famiglia: - Uno il pensiero: desiderio di fare del bene a noi e ai giovani; -Uno il cuore: la carità, ma per riuscire occorre l’unità di azione e di amicizia, non solo la concordia. -Uniti non tanto nel sistema, quanto nell’affetto di amicizia e nell’azione.

Giuseppini del Murialdo Tel.: 081.827.12.33 (P. Marco Rota) E-mail: voce@murialdo.org - padremarco@libero.it


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