Anno 112 n6br

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Poste italiane S.p.A. - Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, Aut. 281/CBPA-SUD/NA; val. dal 29/12/2011

GANNO 110 - NUMERO 5- MAGGIO/GIUGNO 2013 Mensile del Santuario di San Giuseppe Vesuviano ANNO 112 - NUMERO 6 - NOVEMBRE - DICEMBRE 2014 Mensile del Santuario di San Giuseppe in San Giuseppe Vesuviano (NA)


3. Natale 4. Colui che è innalzato nei cieli, non sarà sminuito sulla terra

6. Patrocinio di San Giuseppe 8. San Giovanni Paolo II 10. La Famiglia del Murialdo 12. Incontro di preghiera 15. Twitter di Papa Francesco 17. I sensi di una vocazione 19. 19 Ottobre 2014 20. P. Gerardino 21. Pellegrinaggio Lucera 22. Preghiere e defunti LA VOCE DI SAN GIUSEPPE mensile del SANTUARIO DI S. GIUSEPPE Direttore responsabile Gerardo Capuozzo Responsabile di redazione Marco Rota

Ufficio Voce Giuseppini del Murialdo piazza Risorgimento, 1 80047 S. GIUSEPPE VESUVIANO (NA) Tel.: 081 8271233 Parrocchia: Tel. e Fax: 081 8271534

È già arrivato il Natale È già arrivato il Natale, e io? Se ci penso, non mi sono preparato molto. Ho pregato poco. Non sono riuscito a fare rinunce. Non ho fatto molta carità... La fede è un po' spenta e la vita un po' lontana da Dio. È davvero Natale per me? Ma il Natale non lo faccio io, lo fai Tu, Gesù! Sei Tu che vieni da me. Sei Tu che scendi la dove faccio fatica, dove sbaglio e dove sono pigro. Sei Tu che nasci nella mia povertà... Allora si che mi viene voglia di fare di più! Mi viene voglia di pregare davvero e di amare concretamente chi mi sta vicino e anche chi mi sta lontano. Ma non perché sono bravo io, ma perché sei buono Tu! È questo il Tuo Natale! Grazie, Gesù!

e-mail: voce@murialdo.org www.santuariosangiuseppe.it

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Natale

a cura di p. Mario Pesci

Siamo prossimi alle feste natalizie e, come sempre, le vie delle nostre città si fanno più animate, le vetrine si illuminano di luci accattivanti e nelle nostre case i segni del Natale si rendono evidenti, coinvolgendo piccoli e grandi. Natale, insomma, con il suo fascino non cessa di suscitare dentro e fuori di noi pensieri, emozioni e gesti particolari. Per chi vuole vivere cristianamente ciò che cristiano è, il Natale appunto, il ricordo della nascita di Gesù è richiamo ad una vita improntata sull'attesa. Attendere è prepararsi a accogliere ciò che aspettiamo, è immaginare la novità che si creerà intorno a noi, è sognare tempi e situazioni nuove, è porsi nell'atteggiamento che la Liturgia dell'Avvento ci fa rivivere nel presentarci i personaggi biblici tipici di questo tempo. I Profeti, Giovanni Battista, Giuseppe, Maria, per citare i più importanti, come hanno vissuto l'attesa del Promesso? Come se lo sognavano? Che cosa si aspettavano dalla sua venuta, per sé e per tutti gli uomini? Come si preparavano? Interrogativi che ricevono risposta solo da quanto le pagine bibliche riportano. Ma sono interrogativi che non può non farsi ogni uomo aperto al mistero di un Dio che continuamente si ripropone per essere con noi, in mezzo a noi. Non è facile avere le idee chiare in questi tempi, per cui il riferimento a chi è stato attore in questa storia non è ininfluente. Possiamo rifarci ai Profeti dell'Antico Testamento o a Maria o a Giuseppe e a tutti quei semplici che pregavano per la venuta del Messia. Lì si trova l'essenziale di quanto la festa di Natale vuole comunicare. Per i devoti di san Giuseppe, diciamo che c'è una corsia privilegiata. Dopo la Madre, chi meglio di lui ha vissuto il mistero nel suo svelarsi, nella continua conversione ad esso al di là dei propri progetti e della stessa vita, nell'aderirvi nonostante le paure e le insicurezze? La venuta di Gesù, trovi anche noi disponibili a fargli spazio soprattutto se qualcosa di importante ci viene richiesto. “Non temere!” dice in sogno l'angelo a Giuseppe. “Non temere” continua a ripetere a noi. Se come Giuseppe ci fideremo di Dio, accoglieremo la madre e il bambino e, pieni di stupore, potremo ancora una volta vedere realizzarsi nella sua nascita le grandi opere di Dio. 3


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“Colui che è innalzato nei cieli, non sarà sminuito sulla terra” a cura di Paolo Antoci

La Chiesa commemora la figura e il ruolo di San Giuseppe: nei tempi di Avvento e Natale, in particolare nella festa della Santa Famiglia; nella solennità del 19 marzo e nella memoria del 1°maggio. Ma il 2013 sembra esser stato un anno “favorevole” per il Custode del Redentore, in particolare per ricordare e rilanciare il suo culto di protodulìa, spesse volte trascurato. Da diverse parti vengono gli inviti ad affidarci a san Giuseppe e a invocarne il suo patrocinio. Lo stesso papa Bergoglio, devoto del santo Carpentiere, ha riportato l'attenzione con segni concreti e solenni: la Consacrazione dello Stato Città del Vaticano al Custode della Santa Famiglia e l'inserimento della menzione di san Giuseppe nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV del Messale romano. 4

Anche altri due pronunciamenti ufficiali su san Giuseppe sono stati fatti. Il primo è stato con il nuovo Direttorio per il Ministero e la vita dei presbiteri, del mese di febbraio 2013. “La priorità fondamentale del sacerdote – afferma il Direttorio - è la sua personale relazione con Cristo attraverso l'abbondanza dei momenti di silenzio... Sull'esempio di san Giuseppe, il silenzio del sacerdote non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione. Un silenzio che, come quello del santo Patriarca, custodisce la Parola di Dio, conosciuta attraverso le Sacre Scritture, confrontandola continuamente con gli avvenimenti della vita di Gesù; un silenzio intessuto di preghiera costante, preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di affidamento senza riserve alla sua provvidenza… In questo modo, i fedeli vedranno nel sacerdote un uomo appassionato di Cristo, che porta in sé il fuoco del Suo amore; un uomo che si sa chiamato dal Signore ed è pieno di amore per i suoi” (cf. n.51). Al n.86 del documento, poi, lo Sposo di Maria è presentato ai sacerdoti come Maestro di vita interiore. Il secondo pronunciamento “giuseppino” è stato il recente Messaggio per la 63ª Giornata nazionale del Ringraziamento , celebratasi il 10 novembre 2013. “In questa Giornata – afferma la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace - ci


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sentiamo particolarmente vicini, nelle nostre Chiese locali, a tutti gli agricoltori d'Italia… Vi indichiamo anche la figura di San Giuseppe, definito dal Papa custode, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda e sa prendere le decisioni più sagge”. Viene da chiedersi come mai questa importanza per il Giusto Carpentiere. Essa è dovuta, appunto, all'intima relazione che egli ebbe coi misteri dell'Incarnazione e della Redenzione diventando “ministro della salvezza” (cf. RC 8). Nel piano della Redenzione, non c'è Gesù senza Maria, ma ancora non c'è Maria senza san Giuseppe: questi tre personaggi sono inseparabili, ed è da essi che, certamente non nello stesso modo, ci viene la Salvezza. Gesù è infinitamente grande perché è il Figlio di Dio, il Salvatore; Maria è grande in relazione subordinata a Gesù; il santo Patriarca è grande per Gesù e Maria. Le stelle del cielo si accendono ad una ad una; le prime nel crepuscolo, le altre a sera inoltrata; ci sono stelle che da secoli splendono sulla terra; di altre la luce arriva a noi dopo millenni. Così nel cielo della Chiesa. sin dagli inizi della Redenzione, comincia a sfolgorare il Sole di Giustizia, Cristo la “Luce del mondo”; poi come astro luminoso risplende Maria Santissima, “Stella del Mattino”; e infine, è ormai arrivato il tempo in cui sta brillando, in tutto il suo splendore, l'altra stella di prima grandezza: san Giuseppe, il “Custode dei divini tesori”. Nei disegni di Dio, il “Santo silente”, colui che è stato definito

“l'Ombra del Padre”, ha atteso che prima Gesù e poi Maria risplendessero nel fulgore della loro gloria; ma ora comincia ad illuminarsi lui nel medesimo splendore per diffondere ovunque la sua cooperazione salvifica. E' la Chiesa che lo desidera ardentemente! Il domenicano Isidoro Isolani, nella sua Summa de donis sancti Joseph (1522), annunciava una “profetica” verità sulla figura del nostro Santo: “Il nome di san Giuseppe sarà posto con onore nel calendario dei santi e non sarà più l'ultimo, ma il primo; poiché verrà istituita per lui una festa importante e venerata. Il Vicario di Gesù sulla terra, seguendo l'ispirazione dello Spirito Santo, ordinerà che la festa del padre putativo di Cristo, dello sposo della Regina del mondo, di un uomo così santo, sia celebrata in tutta la Chiesa militante. E così colui che è sempre stato innalzato nei cieli, non sarà sminuito sulla terra”. Un'apoteosi lenta e discreta, che passa quasi inosservata, ma che ben presto sarà sorgente di grande gioia e di copiosi frutti per la Chiesa intera. “Possa un nome così bello – dice il Beato Bartolo Longo – essere scritto a caratteri di stelle nelle volte del firmamento, affinché sia veduto e pronunziato da tutto il mondo! Possa essere scolpito dall'amore nostro, affinché tutti gli uomini lo amino e lo onorino!”; perché questo nome, afferma il Beato, “è letizia del cielo, l'onore della terra, il conforto dei mortali: rinvigorisce gli stanchi, consola gli afflitti, risana gli infermi, ammorbidisce i cuori induriti, aiuta nelle tentazioni,libera dalle insidie del demonio, ottiene ogni sorta di beni a quelli che lo invocano e partecipa della potenza dei santi nomi di Gesù e di Maria”. 5


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Il patrocinio di San Giuseppe a cura di P. Tullio Locatelli La preghiera che invoca sulla chiesa e sulla nostra vita il patrocinio di San Giuseppe, dice in bella sintesi: «e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo». La parola patrocinio è un poco antiquata; essa indica l'azione del proteggere, del custodire, del salvare, del difendere. Per questo più propriamente si chiama san Giuseppe con l'appellativo di “custode”. E nella preghiera si affida a san Giuseppe la nostra vita di oggi e il nostro futuro eterno di domani, accennando a quel passaggio, di cui alle volte si ha paura di parlare, ma che c'è, che costa, e che, soprattutto, segna per tutti la fine della vita. Grazie al patrocinio di San Giuseppe la vita può essere vissuta bene, cioè ricca di virtù. Vengono in mente le figure dei santi, specie dei convertiti, che nelle biografie sono presentati come coloro che fanno il grande passo abbandonando ogni vizio, che grazie alla conversione finalmente vivono “virtuosamente”, cioè da buoni cristiani in grazia di Dio. L'accenno alla morte viene quasi addolcito: “piamente”, si dice, cioè con fede nel Signore, da religioso e da cristiano che sa di non essere abbandonato a se stesso o in balia di forze avverse, ma di andare verso un Dio ricco di misericordia. E infine, ci si augura di trovarsi in un cielo pieno di ogni felicità senza fine, per una vita che non può essere che beata e beata per sempre. Questa beatitudine però è da 6


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“conseguire”, quindi non è regalata, ha un qualche prezzo. E qui viene messo in risalto il nostro legame verso San Giuseppe, che in genere si chiama “devozione”. La preghiera ricorda che in Paradiso si va certo con l'aiuto dei santi, e qui l'aiuto sta nel patrocinio di San Giuseppe, ma che si deve mettere la nostra parte, che qui sta nell'imitare san Giuseppe. La vera devozione è quella che ci spinge ad imitare san Giuseppe e nell'imitazione del nostro santo la vita diventa virtuosa, la morte è vissuta nella pace di Dio, e il futuro contiene il giusto premio fatto di beatitudine eterna. Una preghiera impegnativa, si potrebbe dire, che invita alla fiducia nel patrocinio di San Giuseppe e pone la condizione di una vera devozione “giuseppina”. Don Eugenio Reffo, un grande devoto del nostro santo, scrisse che san Giuseppe sa procurare a ciascuno la virtù di cui ha

bisogno. «Tutte le virtù hanno in San Giuseppe il loro patrono: ai tribolati dispensa la pazienza; ai sudditi, l'umiltà e l'ubbidienza; ai superiori, la prudenza; ai peccatori, il pentimento; ai tiepidi, il fervore; agli apostoli, lo zelo; a tutti poi l'oro purissimo dell'amore di Dio». Non c'è che da scegliere, san Giuseppe è già pronto, perché continua don Reffo: «Il suo cuore è amabile e compassionevole, già pronto a compatire, perdonare e soccorrere… non solo egli esaudisce chi lo prega, ma addirittura soccorre i suoi devoti prima ancora che a lui si rivolgano». Infine, il patrocinio di san Giuseppe si estende su tutta la nostra vita, perché, scrive ancora don Reffo, «nessuno si perde d'animo quando si ha San Giuseppe dalla propria parte». E' questo stare dalla nostra parte che ci rende San Giuseppe un santo amico, vicino, simpatico, premuroso del nostro bene terreno e celeste, umano e spirituale. Non resta altra scelta che invocare san Giuseppe, certi del suo patrocinio, come hanno testimoniato molti santi, soprattutto santa Teresa d'Avila che ebbe a dire: «Non mi ricordo di aver chiesto una grazia a san Giuseppe e di non averla ottenuta». Teresa d'Avila è “dottore della Chiesa”, dunque conosce bene la… medicina per la vita.

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I SANTI E SAN GIUSEPPE

San Giovanni Paolo II a cura di P. Angelo Catapano csj Il papa Giovanni Paolo II (1920-2005), proclamato santo il 27 aprile, rimane nella storia dei devoti di san Giuseppe soprattutto per la sua Esortazione apostolica, dedicata al nostro santo e pubblicata nel 1989, col titolo “Redemptoris Custos” (Custode del Redentore). Questa lettera è come una pietra miliare e rappresenta una sintesi del magistero pontificio su san Giuseppe. Già il titolo è significativo e condensa la visione della sua figura e della sua missione innestata nella vita di Cristo e della Chiesa. Proprio quest'anno ricorre il 25° anniversario di questo documento. Il papa presenta il quadro evangelico che lo riguarda (in particolare il matrimonio con Maria), lo vede come il depositario del mistero di Dio (sottolinea il servizio della paternità e ripercorre i fatti che lo vedono protagonista, come il censimento, la nascita a Betlemme, la circoncisione, l'imposizione del nome, la presentazione al tempio, la fuga in Egitto, la permanenza di Gesù a 12 anni, il sostentamento e l'educazione a Nazaret), lo indica come l'uomo “giusto” e lo sposo, vede il suo lavoro come espressione dell'amore, evidenzia il primato della sua vita interiore, ce lo affida come Patrono della Chiesa. E' forte l'affermazione conclusiva, collegandosi all'invocazione del predecessore Leone XIII: “E' certo, infatti, che questa preghiera e la figura stessa di Giuseppe acquistano una rinnovata attualità per la Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano”. Bisogna dire che Giovanni Paolo II, in 8

tutto il suo lungo pontificato di oltre 26 anni, non ha mai omesso di ricordare la figura di san Giuseppe, in particolare nel tempo di Avvento e di Natale, come pure nelle sue feste del 19 marzo e del primo maggio. Lo ha presentato in più occasioni come Patrono dei lavoratori, secondo la proclamazione di Pio XII, recandosi anche nelle fabbriche per incontrare gli operai nel nome di san Giuseppe artigiano. Nel suo libro “Alzatevi, andiamo!”, ha visto nel servizio paterno svolto dal Custode del Redentore a favore della Santa Famiglia il modello del ministero per il papa, il vescovo, il sacerdote, il diplomatico… Il Papa ha confidato di aver pregato san Giuseppe ogni giorno, con le preghiere tradizionali rivolte dai celebranti a san Giuseppe, come sono riportate nel Messale Romano all'inizio e al termine


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della Messa. E' stata memorabile la beatificazione di fratel Andrea Bessette, umile fondatore della basilica di san Giuseppe a Montreal in Canada, il più imponente santuario del nostro santo nel mondo. Un suo ritratto è immortalato anche in un tondo nel nostro santuario, sotto il dipinto dello Sposalizio di san Giuseppe con la Vergine Maria. E' da ricordare infine la sua storica visita al santuario polacco di san Giuseppe a Kalisz e il dono del suo anello papale, che ha fatto incastonare tra le dita del nostro santo sulla pala dell'altare nella chiesa carmelitana di san Giuseppe a Wadowice, suo paese natale. Nel contempo ha elevato la chiesa a santuario di san Giuseppe. Era il 25° del suo pontificato, quasi un testamento in onore del padre terreno del Signore. E' bello pregare il nostro santo con le sue parole: “O san Giuseppe, con te, attraverso di te, noi benediciamo il Signore. Egli ti ha scelto tra tutti gli uomini, per essere il casto sposo di Maria,

colui che sta alla soglia del mistero della sua maternità e che, dopo di lei, accoglie questa maternità nella fede come opera dello Spirito Santo. Tu hai dato a Gesù una paternità legale nella stirpe di Davide. Tu hai continuamente vegliato con affettuosa premura sulla Madre e sul Bambino per rendere sicura la loro vita e permettere loro di compiere la loro missione. Il Salvatore Gesù si è degnato di sottomettersi a te come ad un padre, durante la sua infanzia e la sua adolescenza e ricevere da te gli insegnamenti per la vita umana, mentre tu condividevi la sua vita, nell'adorazione del suo mistero. Tu ora dimori presso di lui. Continua a proteggere tutta la Chiesa, la famiglia nata dalla salvezza portata da Gesù. Guarda alle necessità spirituali e materiali di tutti coloro che ricorrono alla tua intercessione. Ricordati delle famiglie e in particolare dei poveri: per mezzo di te essi sono sicuri di raggiungere Io sguardo materno di Maria e la mano di Gesù che li soccorre. Amen”. 9


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La Famiglia del Murialdo Il carisma murialdino: storia di un incontro che cambia la vita a cura della dott.ssa Nunzia Boccia L'esperienza di essere amati è una scoperta unica, che ci fa scorgere le orme di Dio nella nostra vita proprio in quel tratto di strada dove ci sentivamo soli, angosciati, dubbiosi, senza speranza. In quella esperienza scopriamo la verità su noi stessi: siamo fatti per amare, ma abbiamo infinito bisogno di essere amati. Siamo stati amati fin dalla notte dei tempi, prima ancora che nascessimo, ma questo non è un amore che è solo “pensiero”, è un amore che si fa concreto, che si realizza attraverso chi ci passa accanto. Il Murialdo ha vissuto questo amore in tutta la sua vita e con tutta la sua vita, imparando, passo dopo passo, caduta dopo caduta che la relazione con Dio, la scoperta di essere infinitamente amati, l'esperienza del perdono per Amore e con Amore, ma soprattutto l'esperienza della propria vita di fede non possono restare un fatto personale, non possono fermarsi ad una scoperta intima. Quell'amore vissuto, quell'amore che lo ha alimentato, per essere pieno, ha dovuto camminare attraverso le sue gambe per andare incontro “all'altro”, per incontrare veramente l'altro, facendolo diventare fonte ed oggetto del suo amore. Quell'amore è una chiamata personale a vivere la propria fede incarnandola nella vita di tutti i giorni. Questa rubrica vuole essere il luogo, appunto, della riflessione e della testimonianza di chi sentendosi parte della Famiglia del Murialdo ha fatto 10

esperienza dell'amore di Dio attraverso il carisma murialdino. Non sarà quindi, questo, il luogo nel quale verranno descritte le varie componenti della Famiglia del Murialdo, ma sarà il luogo nel quale si potrà trovare la riflessione semplice e personale di uomini e donne,che siano essi laici o religiosi che si sforzano di fare del carisma murialdino il senso del loro essere cristiani. Provare gioie, sentire gioia è una delle esperienze più ricercate dell'uomo moderno e contemporaneo. Per molte persone, però, sentire gioia è un'emozione, un sentimento passeggero legato spesso ad un esperienza breve e intensa, ma non continuativa. Per questo motivo occorre sempre alimentare la sensazione di gioia ricercando e riproducendo attimi, istanti di felicità o di piacere assimilabili a brevi esperienze emotive sempre bisognose di essere alimentate. Provare gioie, o meglio, sentire piacere o vivere attimi di felicità è, però, ben altra cosa dal vivere nella gioia, dall'essere nella gioia! Questa seconda esperienza, di natura più interiore e spirituale, non è generata dall'appagamento di desideri o dal raggiungimento di mere aspirazioni umane che, in quanto tali, sono di per sé passeggere, limitate e parziali. Essa è essenzialmente il frutto di un incontro significativo e trasformativo; di una


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relazione che cambia la vita dandogli vera luce ed orizzonte di senso. Ebbene, questa esperienza di vita nella gioia è ciò che ha vissuto san Leonardo Murialdo nel suo percorso umano e cristiano. Ci chiediamo: da dove nasce per san Leonardo questo vivere ed essere nella gioia? Esso nasce dall'esperienza dell'essere amato da Dio. Un amore di Dio che si fa Perdono nella delicata fase adolescenziale, che si fa Provvidenza concreta nei difficili momenti della direzione degli 'Artigianelli', che si fa Speranza nelle scelte importanti legate alla fondazione della Congregazione, etc. Dio mi ama, Dio c'è nella mia vita, mi tiene per mano, mi protegge e ciò è fonte di vera e piena gioia interiore e spirituale. Solo Accogliendolo, riconoscendolo come l'Altro che illumina la propria esistenza dandogli senso e direzione, si sperimenta la gioia vera. Dio è gioia, è serenità, è Amore. Essere in Dio, vuol dire, dunque, essere nella gioia: “Ci hai fatti per te, Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te” dice S. Agostino. Ci chiediamo: Quale testamento ci lascia in tal senso San Leonardo Murialdo? Quale sfida, appello, messaggio egli lancia oggi ai giovani? Egli ci consegna, certamente in contro tendenza con la mentalità odierna ed il comune sentire dei nostri contemporanei, che la gioia cristiana non è mera felicità, un'esultanza di brevi istanti, un frutto di stordimenti e/o di euforie collettive, un'emozione passeggera costantemente da alimentare con sempre nuove sensazioni che, paradossalmente, ci impediscono di essere coscienti e consapevoli, e perciò stesso incapaci, di vivere appieno la gioia. La gioia cristiana è, piuttosto, la risultante

mai scontata di un incontro autentico con Dio e con i fratelli in Dio; è un cammino, uno stato interiore non eclatante ed euforico, ma non per questo meno vero ed intenso. Ancora una volta la gioia vera e piena non sta nel possesso incrementale di oggetti, nell'accumulo dei beni, nelle novità ricercate ostinatamente ma vuote. La gioia piena sta nella scoperta dell'Altro (Dio), nel suo riconoscimento, nell'accoglienza e nella risposta ad un dono: essere amati in modo personale, infinito, concreto da Dio. Questo amore ricevuto spinge a generare altro amore per gli altri; l'amore non viene semplicemente scambiato e/o ricambiato simmetricamente come una merce, ma diventa seme, lievito, si moltiplica. La gioia cristiana, generata da questa esperienza forte e trasformativa, non è eclatante, non è episodica; essa è, piuttosto, un frutto, un percorso, una scoperta, un dono da donare!...e moltiplicandosi, facendosi gioia per gli altri diventa, così, anche fonte di gioia per se stessi: questa è la 'lezione' di san Leonardo Murialdo

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Incontro di preghiera San Giuseppe Sposo e Padre Vergine G. “Il padre del giusto gioirà pienamente; gioisca tuo padre e tua madre e si rallegri colei che ti ha generato”. (Pr 23,24-25)

T. “Gesù tornò a casa con i suoi ed era loro sottomesso”. (Lc 2,51)

G. Il Signore, Padre onnipotente e misericordioso, conceda a noi, riuniti nel nome di San Giuseppe, la sua grazia.

T. Benedetto nei secoli il Signore. G. Preghiamo. T. Padre santo, che hai unito con vincolo verginale la gloriosa Madre del tuo Figlio e l'uomo giusto san Giuseppe, perché fossero fedeli collaboratori del mistero del Verbo incarnato, per loro intercessione, concedi a noi di camminare gioiosamente nella via dell'amore.

L. Dal Vangelo secondo Matteo (1,18-25) Ecco come è nato Gesù Cristo. Maria, sua madre, era fidanzata con Giuseppe; essi non vivevano ancora insieme, ma lo Spirito Santo agì in Maria ed ella si trovò incinta. Ormai Giuseppe stava per sposarla. Egli voleva fare ciò che era giusto, ma non voleva denunziarla di fronte a tutti. Allora decise di rompere il fidanzamento, senza dire niente a nessuno. Ci stava ancora pensando, quando una notte in sogno gli apparve un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, discendente di Davide, non devi aver paura di sposare Maria, la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta è opera dello Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu gli metterai nome Gesù, perché lui salverà il suo popolo da tutti i suoi peccati».

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E così si realizzò quel che il Signore aveva detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco, la vergine sarà incinta, partorirà un figlio ed egli sarà chiamato Emmanuele. Questo nome significa: “Dio è con noi”». Quando Giuseppe si svegliò, fece come l'angelo di Dio gli aveva ordinato e prese Maria in casa sua. E senza che avessero avuto fin allora rapporti matrimoniali, Maria partorì il bambino e Giuseppe gli mise nome Gesù. G. Dio Padre, che nella tua grande bontà hai chiesto, per la realizzazione del tuo piano di salvezza, il consenso di una creatura, la beata Vergine Maria, e l'hai costituita madre di Cristo, aumenta la nostra fiducia nel tuo amore.

T. Dio Padre, che in san Giuseppe, hai trovato un uomo giusto che si è abbandonato docilmente al tuo volere divenendo capo della santa Famiglia, fa' che la nostra vita sia un continuo e generoso “sì” ai tuoi progetti.

G. Dio Padre, che nella famiglia di Nazaret ci hai offerto un modello di comunione e di fede, arricchisci la nostra comunità della tua grazia e dei tuoi doni, perché sia unita e viva nella pace, così “da rappresentare la stessa Santa Famiglia”.

T. Dio Padre, che in Maria e Giuseppe hai dato al tuo Figlio genitori umili e premurosi, fa' che, sul loro esempio, conosciamo, amiamo e imitiamo sempre più Cristo, il nostro unico Signore.

L. Dall'esortazione apostolica Redemptoris custos (nn. 2-3) «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21). In queste parole è racchiuso il nucleo centrale della verità biblica su san Giuseppe, il momento della sua esistenza a cui in particolare si riferiscono i padri della Chiesa. L'evangelista Matteo spiega il significato di questo momento, delineando anche come Giuseppe lo ha vissuto. Il messaggero divino introduce Giuseppe nel 13


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mistero della maternità di Maria. Colei che secondo la legge è la sua “sposa”, rimanendo vergine, è divenuta madre in virtù dello Spirito Santo. E quando il Figlio, portato in grembo da Maria, verrà al mondo, dovrà ricevere il nome di Gesù. Il messaggero si rivolge a Giuseppe come allo “sposo di Maria”, a colui che a suo tempo dovrà imporre tale nome al Figlio che nascerà dalla Vergine di Nazaret, a lui sposata. Si rivolge, dunque, a Giuseppe affidandogli i compiti di un padre terreno nei riguardi del Figlio di Maria.

G. Dio onnipotente ed eterno, che, nella tua provvidenza, hai posto san Giuseppe, “sposo e padre verginale”, a capo della santa Famiglia per educare e custodire il tuo unico Figlio Gesù Cristo.

T. Concedi a noi di vivere sempre in comunione con lui, nostro salvatore.

G. Dio onnipotente e provvidente, che hai voluto che tuo Figlio, fatto uomo, appartenesse a una famiglia umana e ne condividesse gioie e dolori,

T. Guarda le famiglie dei nostri giovani, proteggile e custodiscile sempre perché, sostenute dalla tua grazia, vivano nella prosperità e nella concordia.

G. Dio onnipotente e sapiente, che ci hai dato come modello di vita la famiglia di Nazaret. T. Fa' che uniti tra noi dal vincolo dell'amore, siamo ferventi nello spirito, assidui nella preghiera, premurosi nel reciproco aiuto, solleciti alle necessità dei fratelli, testimoni della fede in parole ed opere, in modo che nella comunità regni “l'atmosfera stessa dell'umile dimora di Nazaret”.

G. «La carità aiuterà tutti a trasformare ogni famiglia simile a quella di Nazaret» (Cost. 6). T. Il Signore Gesù, che visse con la sua famiglia nella casa di Nazaret, rimanga sempre con noi, ci preservi da ogni male e ci conceda di essere un cuor solo e un'anima sola. Amen.

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Notizie dal nostro Santuario

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Papa Francesco

a cura di p. Vincenzo De Rosa

Tra le “ gocce di miele “…da TWITTER !

Abbiate fiducia nella potenza della Croce di Cristo. Accogliete la sua grazia riconciliatrice e condividetela cogli altri.

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Signore davanti a tanta violenza in Iraq; perseveriamo nella preghiera e nella generosità.

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La misericordia di Dio ci salvi; non stanchiamoci mai di diffondere nel mondo questo gioioso messaggio.

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Preghiamo perché la Chiesa sia più santa e più umile e sappia amare Dio servendo i poveri e le persone sole e malate.

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Chiediamo al Signore questa grazia che il nostro cuore diventi libero e luminoso per godere la gioia dei Figli di Dio.

!

Grazie, Amici Coreani, con l' aiuto di Dio tornerò moto presto in Asia.

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Tanti innocenti sono stati cacciati dalle loro case in Iraq. Signore, ti preghiamo perché possono presto ritornarvi.

!

Abbiate fiducia nella potenza della Croce di Cristo. Accogliete la sua grazia riconciliatrice e condividetela cogli altri.

!

La nostra testimonianza cristiana è autentica se è fedele e senza condizioni.

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Un cristiano che non sente la Vergine Maria come madre è un orfano.

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Il Signore sempre ci perdona e sempre ci accompagna. A noi spetta lasciarci perdonare e lasciarci accompagnare.

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Cristo sulla croce ci insegna ad amare anche quelli che non ci amano.

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Non si può misurare l'amore di Dio: esso è senza misura!

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Un cristiano sa dare. La sua vita è piena di atti generosi – ma nascosti – verso il prossimo.

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Chiediamo al Signore questa grazia: che il nostro cuore diventi libero e luminoso, per godere la gioia. 15


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Se ti piace vantarti perché ti credi perfetto, fai un po' di elemosina e quello guarirà la tua ipocrisia.

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Continuate a chinarvi su chi ha bisogno per tendergli la mano, senza calcoli , senza timore, con tenerezza e comprensione.

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Gesù è il Buon Pastore. Ci cerca e ci sta vicino, anche se siamo peccatori, soprattutto perché siamo peccatori.

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La nostra vita cristiana è autentica se è fedele e senza condizioni.

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La Chiesa è mia madre: devo guardare ai peccati e alle mancanze di mia mamma.

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E quando io mi ricordo di lei, mi ricordo di tante cose belle e buone che ha compiuto, non tanto delle mancanze e dei suoi difetti.

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Il Matrimonio è uno dei sette sacramenti della Chiesa, il patto con cui l' uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita.

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L' immagine di Dio è l' immagine della coppia matrimoniale, l'uomo e la donna, tutti e due.

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Cari giovani, ascoltate dentro di voi: Cristo bussa alla porta del vostro cuore.

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Maria, donaci la grazia di essere gioiosi nella libertà dei figli di Dio.

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Il Signore sempre ci aspetta per accoglierci nel suo amore: è una cosa stupenda, che non finisce di sorprenderci.

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Nonostante i nostri peccati, possiamo ripetere come Pietro: Signore, Tu conosci tutto, Tu sai che ti voglio bene.

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Non possiamo confidare nelle nostre forze, ma solo in Gesù e nella sua misericordia.

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La fedeltà di Dio è più forte delle nostre infedeltà e dei nostri tradimenti.


NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

I sensi di una vocazione a cura di p. Giuseppe d’Oria

“Guarda tocca vivi”, è questo il titolo di un libro scritto da Claudio Risé dove descrive la situazione dell'uomo moderno, e di tanti dei nostri giovani, che sognano di sostituire i sensi con strumenti tecnologici, con centrali di informazioni precise, pronte a connettersi e comunicare al suo bisogno o comando. Si è così realizzata la fantasia di collegare direttamente la mente umana al mondo, a Dio, tagliando fuori il corpo, ritenendolo un peso inutile da sempre ingombrante. Riscoprire i sensi per essere felici e per scoprire la propria vocazione. Udito, vista, olfatto, gusto, tatto… porte entro cui il Dio che chiama può entrare in contatto con il nostro cuore, dove la bellezza di Dio può irrompere nel nostro

quotidiano, nel vissuto di ogni giorno. Non possiamo dimenticare che la parola “senso” può anche significare direzione, orientamento nello spazio. Così diciamo “vado in quel senso”, oppure “senso vietato”. Ma è proprio tramite i “sensi” che individuiamo l'orientamento: normalmente con la vista, ma anche con l'udito, con l'olfatto o con il tatto… allora sembra utile riattivare i sensi per poter riconoscere la direzione che Dio ci sta indicando. Riflettere quindi sui sensi corporali, e sui loro fratelli che conserviamo nel cuore, i sensi spirituali, mi sembra bello e utile perché l'incontro con Dio avviene sì nella fede ma è un incontro che coinvolge tutto l'uomo, spirito e corpo, sensi compresi, 17


NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

“in tutti i sensi” potremmo dire. Mi piace ricordare che quando sant'Agostino scrive: “Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me… Tu eri con me… Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l'ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace.” (Confessioni X, 27, 38), non fa che presentare la propria esperienza di fede e la narra ricorrendo alle azioni inerenti ai sensi umani: in questo modo fa emergere i sensi spirituali. Oggi più che mai è necessario riprendere contatto con i nostri sensi… soprattutto insegnarlo a fare ai nostri giovani, perché, un po' tutti noi, li abbiamo addormentati, o li valorizziamo poco o li usiamo male… così facendo corriamo il rischio di non farci coinvolgere totalmente dalla presenza e dalla chiamata di Dio attraverso cui tutto diventa interessante, attraente e finalmente suonano le campane che risvegliano la sana inquietudine del cuore dei ragazzi (cf. la bellezza educherà il mondo, p. 25): Che bello! Cosa dovrebbe avere in dotazione un giovane per mettersi in ascolto della chiamata del Signore? A me sembra che la capacità di sognare, di desiderare in grande, lo stupore che consente di apprezzare la bellezza e di sceglierla… permette di rendere tutta la vita bella… “in tutti i sensi”. 18


Notizie dal nostro Santuario

NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

19 ottobre 2014 Il 19 ottobre alla presenza del p. Generale p. Mario Aldegani è stata per il nostro santuario e la nostra realtà di San Giuseppe Vesuviano una giornata importante. Abbiamo dato inizio alle tantissime attività pastorali attraverso il mandato pastorale dato a tutti gli operatori dei vari settori che a nome del santuario e della parrocchia agiscono sul territorio ma soprattutto abbiamo festeggiato tre confratelli giuseppini che quest'anno hanno festeggiato 85 anni di vita gran parte passata a san Giuseppe Vesuviano. Potremmo dire senza ombre di dubbio che hanno fatto la storia di questo paese con la loro azione pastorale portata avanti per decenni. I tre festeggiati sono p. Vincenzo De Rosa, p. Fedele Campana e p. Gerardino Capuozzo

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NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

Notizie dal nostro Santuario

Padre Gerardino

Ora si dedica all'animazione di un piccolo gruppetto di giovani con cui si ritrova quasi tutte le sere per recitare o la preghiera della sera o il Santo Rosario. Viene considerato da loro come il loro nonno a cui rivolgersi per buoni consigli grazie alla sua lunga esperienza e saggezza. Potremmo dire la sua una vita passionale per Cristo attraverso la figura di San Giuseppe. 20

P. Gerardino per molti devoti lettori della nostra rivista era il nome a capo di molti articoli ma soprattutto l'articolo di redazione. Per anni ha seguito con passione e competenza la realizzazione e la pubblicazione della nostra rivista “La Voce di San Giuseppe.” Uomo devotissimo della figura di San Giuseppe e del nostro santuario ha sempre messo cuore e anima nel diffondere a tutti coloro che lo accostavano questa sua sensibilità. Il santuario e la rivista sono stati gli strumenti assieme a miriadi di altre possibilità. In ogni difficoltà si affidava ma ancora oggi si affida a San Giuseppe e in ogni situazione legge la sua presenza. Quest'anno ha festeggiato i suoi 85 anni di vita. Da alcuni anni si è ritirato dalla redazione della rivista per problemi di vista: ha una cecità incipiente ma la segue sempre soprattutto nella preghiera e nel sostenere il nuovo incaricato.


Notizie dal nostro Santuario

NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

Pellegrinaggio Lucera L'11 ottobre scorso sono stati ospiti graditi del nostro Santuario un gruppo di fedeli provenienti da Lucera (Fg). Un pellegrinaggio organizzato dal Sig. Vito Bondanese nel desiderio di esprimere tutto l'amore per la Madonna di Pompei e per San Giuseppe Nel nostro santuario. Hanno avuto anche la possibilitĂ di ritrovare persone a loro care per aver speso alcuni anni del loro sacerdozio proprio a Lucera: p. Antonio Appratto e p. Carlo Da Gualdo.

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NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

Ogni giorno così vi ricordiamo: Ti raccomandiamo, o Signore, Tutti i nostri benefattori vivi e defunti; Dà loro quella ricompensa che tu solo puoi dare alle opere di carità E fà che un giorno possiamo con loro uniti Lodarti e goderti eternamente in Cielo

BENEFATTORI Triolio Giuseppe – Capristo Domenico – La Porta Ornella – Vitale Maria Rosa – Fiorillo Carlo – Antro Giuseppina – Carlomagno Giuseppe – Stanziola Angela – Rinaldi Lucia – Dentale Giuseppe – Carmeli Squeri Palmira – Capolupo Giuseppe – Di Giovanni Maria Lina – Buzzacchino Vincenzo – Boldrini Maria Teresa – Borsellino Anna – De Martinis Luigi – Albanese Gandolfa – Di Giacomo Lidia – Capuozzo Bianca – Cozzolino Felicia – Russo Francesco e Anna – Palermo Bianca – Battaglia Concetta – Gentile Maria Grazia – Luccio Tancredi – Carlomagno Giuseppe – Buonaiuto Cibelli Anna – Barone Tilde – Andreoni Giusepppe – Dedda Serafina – Figlia Ornella – Catapano Onofrio – Pellizzi Nicola – La Rocca Anna Maria – Baretta Arrigo – Nardone Giuseppe – Mercurio Giovanni – Potenza Giuseppe – Massadoro Giuseppe – Chiarizzi Giuseppe – Morisco Maria A. – Mucci Giuseppe – Cofano Caterina – Trollo Giuseppe – Apruzzese Amalia

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LUGLIO-AGOSTO 2014

OFFERTE PER ... DA ... Preghiere

Sante Messe

Belluomo Concetta Romanò Giuseppe Guielmo Antonietta D'Adessa Mario Ambrosio Salvatore D'Adessa Mario

Mazza Giuseppe Sico Giuseppe e Scala Adriana Frascatore Carolina Moretti Ilario Aloise Maria Rosaria Sinisi Maria Silvia Colucci Monaco Anna Mussoni Carmen Simari Sigismina Riccardo Teresa

Poveri / Missioni/ Orfani/BeneďŹ cenze

Grazia Ricevuta

Simeone Rosa Franco Rosa Fieni Felice

Battalia Teodolinda

Voto Confessore Giuseppe

Sante Messe Perpetue in memoria di

Santuario San Giuseppe Valentino Anna Affatato Aldo

Arruzza Maria Rosa

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FESTA DEL

CARISMA GIUSEPPINO Maria è madre specialmente per coloro che onorano in modo particolare san Giuseppe, suo castissimo sposo, e quindi la sua amorosa assistenza deve generare in noi una soave allegrezza e saperla nostra madre e madre tenerissima deve eccitare nei nostri cuori una piena confidenza in lei.

Giuseppini del Murialdo Tel.: 081.827.12.33 (P. Marco Rota) E-mail: voce@murialdo.org - padremarco@libero.it


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