Giugno 2013

Page 1

Poste italiane S.p.A. - Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma1, Aut: 281/CBPA-SUD/NA; val. 29/12/2011.


SOMMARIO 1. Và oltre 2. La Parola di Papa Francesco 6. Come il padre ha mandato me.

Anche io mando voi 7. Noi crediamo nella risurrezione dei morti 8. Leonardo Murialdo

11. Devozione a Maria nella Santa Comunione

13. Il Santo sposo di Maria 16. Maria, Vergine del silenzio 17. Don Pino Pugliesi: BEATO 18. Vocazione 20. Estate Ragazzi 2013 • LA VOCE DI SAN GIUSEPPE mensile del SANTUARIO DI S. GIUSEPPE • Direttore responsabile Gerardo Capuozzo • Redattori Angelo Catapano - Marco Rota • Le foto di cronaca sono di Alessandro Avino • Ufficio Voce Giuseppini del Murialdo piazza Risorgimento, 1 80047 S. GIUSEPPE VESUVIANO (NA) Tel. 081 8271233 - Fax 081.5297399 Parrocchia: tel. 081 8271534 voce@murialdo.org La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.

SE LA TAZZA È RICOLMA Un maestro di sapienza giapponese, noto per la saggezza delle sue dottrine ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per i nterrogarlo sul suo pensiero. Il saggio servi il tè: colmò la tazza del suo ospite , e poi continuò a versare, con espressione serena e sorridente. Il professore guardò traboccare il tè, tanto stupefatto da non riuscire a chiedere spiegazione di una distrazione così contraria alle norme della buona creanza; ma, a un certo punto non poté più contenersi: E' ricolma! Non ce ne sta più! Come questa tazza, disse il saggio imperturbabile, tu sei ricolmo della tua cultura, delle tue opinioni e congetture erudite e complesse.' Come posso parlarti della mia dottrina, che é comprensibile solo agli animi semplici e aperti, se prima non vuoti la tazza?

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge del 7 agosto 1990, n. 250. Iscritta al tribunale di Nola al n. 21 in data 10.10.1996 già iscritta al tribunale di Napoli al n. 1033 in data 01.03.1967 Grafica e stampa:

Rapid Printing di Ivan Cutolo Tel 081.827.50.84

www.rapidprinting.it - info@rapidprinting.it “Voce di San Giuseppe” la trovi anche su www.opera-sangiuseppe.it LIBRERIA EDITRICE MURIALDO

RINNOVA IL TUO ABBONAMENTO con il conto ccp allegato n. 14214803 Per bonifici online l’intestazione è Casa Generalizia Pia Società Torinese di San Giuseppe cpn il cb IBAN: IT84 Q 03359 01600 100000060334 Banca Prossima Ordinario 15 euro - Sostenitore 25 euro Amichevole 50 euro - Benefattore 100 euro


MAGGIO/GIUGNO 2013

Gesù prima del suo sacrificio in croce per noi e della sua ascensione in cielo, ci lascia una divina promessa nel vangelo di Giovanni 14:1-6 “«Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via». Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?» Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».” Anche noi oggi siamo pieni di paure: molte sono dovute alle situazioni che stiamo vivendo. E per queste c’è bisogno solo della capacità puramente umana di aver coraggio e affrontare le difficoltà. Ricordo i periodi della guerra e del dopo.guerra: i problemi erano ugualmente gravi (casa mia fu distrutta in un bombardamento e dovemmo sfollare),r ma i nostri genitori non si persero d'animo, non attesero aiuti dall'alto: si rimboccarono le maniche. Ma non è questo che mi meraviglia, Non sono queste le sicurezze che vi invito a riscoprire. Mi meraviglia l'aver scoperto che molti che dicono di credere in Gesù e nel suo amore, fanno pellegrinaggi e tante altro forme di devozioni, fermano poi la loro

attemzione solo sui problemi di questa terra e non sanno andare oltre.In una parola non credono al Signore Risorto e nemmeno credono che oltre questa vita c'è un futuro. che è il futuro che Dio ha preparato per noi: è il futuro che mi attende, ma che certamente arriverà: il futuro che faceva dire ai nostri santi: "tanto è il bene che mi aspetto.che ogni pena mi è diletto”, e che dava ai nostri martiri di ieri e di oggi la forza di affrontare il martirio. Non desidero certo augurare momenti tristi nella vostra vita:tutt'altro: Ma se il ptesente èpieno di incertezze, il futuro è chiaro. Cristo desidera donare al cuore di ogni uomo e donna una certezza durevole e permanente, la vita Eterna. Dio non vuole che siamo tristi e turbati: se accettiamo Gesù quale personale Salvatore vivremo con lui per sempre. La Bibbia non ci dice che tutto finirà sotto due metri di terra,altrimenti vivremmo da miserabili. Quindi coraggio, Dio non ci vuole miserabili, ma ricolmi delle ricchezze del cielo. Gesù non manderà altri a prenderci, Egli stesso verrà per i redenti e staremo tutta l’eternità con Lui. Ci sarai anche tu? Te lo auguriamo! Ma à un augurio che dipende solo da te: dal riconoscere Gesù Signore non solo di alcuni momenti della vita.ma di tutta la vita. Così da essere io sempre con Lui e Lui sempre con me. Capace di non limitare la attenzione ad uno spazio necessariamente limitato, ma guardare oltre. 3


MAGGIO/GIUGNO 2013

L La Parola di PAPA FRANCESCO CARI FRATELLI E SORELLE, BUONGIORNO! Mercoledì scorso ho sottolineato il legame profondo tra lo Spirito Santo e la Chiesa. Oggi vorrei iniziare alcune catechesi sul mistero della Chiesa, mistero che tutti noi viviamo e di cui siamo parte. Lo vorrei fare con espressioni ben presenti nei testi del Concilio Ecumenico Vaticano II. Oggi la prima: la Chiesa come famiglia di Dio. In questi mesi, più di una volta ho fatto riferimento alla parabola del figlio prodigo, o meglio del padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32). Il figlio minore lascia la casa del padre, sperpera tutto e decide di tornare perché si rende conto di avere sbagliato, ma non si ritiene più degno di essere figlio e pensa di poter essere riaccolto come servo. Il padre invece gli corre incontro, lo abbraccia, gli restituisce la dignità di figlio e fa festa. Questa parabola, come altre nel Vangelo, indica bene il disegno di Dio sull’umanità. Qual è questo progetto di Dio? E’ fare di tutti noi un’unica famiglia dei suoi figli, in cui ciascuno lo senta vicino e si senta amato da Lui, come nella parabola evangelica, senta il calore di essere famiglia di Dio. In questo grande disegno trova la sua radice la Chiesa, che non è un’organizzazione nata da un accordo di alcune persone, ma - come ci ha ricordato tante volte il Papa Benedetto XVI - è opera di Dio, nasce proprio da questo disegno di amore che si realizza progressivamente nella storia. La Chiesa nasce dal desiderio di Dio di chiamare tutti gli uomini alla comunione con Lui, alla sua amicizia, anzi a partecipare come suoi figli della sua stessa vita divina. La stessa parola “Chiesa”, dal greco ekklesia, significa “convocazione”: Dio ci convoca, ci spinge ad uscire dall’individualismo, dalla tendenza a chiudersi in se stessi e ci chiama a far parte della sua famiglia. E questa chiamata ha la sua origine nella stessa creazione. Dio ci ha creati perché viviamo in una relazione di profonda amicizia con Lui, e anche quando il peccato ha rotto questa relazione con Lui, con gli altri e con il creato, Dio non ci ha abbandonati. Tutta la storia della salvezza è la storia di Dio che cerca l’uomo, gli offre il suo amore, lo accoglie. Ha chiamato Abramo ad essere padre di una moltitudine, ha scelto il popolo di Israele per stringere un’alleanza che abbracci tutte le genti, e ha inviato, nella pienezza dei tempi, il suo Figlio perché il suo disegno di amore e di salvezza si realizzi in una nuova ed eterna alleanza con l’umanità intera. Quando leggiamo i Vangeli, vediamo che Gesù raduna intorno a sé una piccola comunità che accoglie la sua parola, lo segue, condivide il suo cammino, diventa la sua famiglia, e con questa comunità Egli prepara e costruisce la sua Chiesa. 4


MAGGIO/GIUGNO 2013

Da dove nasce allora la Chiesa? Nasce dal gesto supremo di amore della Croce, dal costato aperto di Gesù da cui escono sangue ed acqua, simbolo dei Sacramenti dell’Eucaristia e del Battesimo. Nella famiglia di Dio, nella Chiesa, la linfa vitale è l’amore di Dio che si concretizza nell’amare Lui e gli altri, tutti, senza distinzioni e misura. La Chiesa è famiglia in cui si ama e si è amati. Quando si manifesta la Chiesa? L’abbiamo celebrato due domeniche fa; si manifesta quando il dono dello Spirito Santo riempie il cuore degli Apostoli e li spinge ad uscire e iniziare il cammino per annunciare il Vangelo, diffondere l’amore di Dio. Ancora oggi qualcuno dice: “Cristo sì, la Chiesa no”. Come quelli che dicono “io credo in Dio ma non nei preti”. Ma è proprio la Chiesa che ci porta Cristo e che ci porta a Dio; la Chiesa è la grande famiglia dei figli di Dio. Certo ha anche aspetti umani; in coloro che la compongono, Pastori e fedeli, ci sono difetti, imperfezioni, peccati, anche il Papa li ha e ne ha tanti, ma il bello è che quando noi ci accorgiamo di essere peccatori, troviamo la misericordia di Dio, il quale sempre perdona. Non dimenticatelo: Dio sempre perdona e ci riceve nel suo amore di perdono e di misericordia. Alcuni dicono che il peccato è un’offesa a Dio, ma anche un’opportunità di umiliazione per accorgersi che c’è un’altra cosa più bella: la misericordia di Dio. Pensiamo a questo. Domandiamoci oggi: quanto amo io la Chiesa? Prego per lei? Mi sento parte della famiglia della Chiesa? Che cosa faccio perché sia una comunità in cui ognuno si senta accolto e compreso, senta la misericordia e l’amore di Dio che rinnova la vita? La fede è un dono e un atto che ci riguarda personalmente, ma Dio ci chiama a vivere insieme la nostra fede, come famiglia, come Chiesa. Chiediamo al Signore, in modo del tutto particolare in quest’anno della fede, che le nostre comunità, tutta la Chiesa, siano sempre più vere famiglie che vivono e portano il calore di Dio. PIAZZA SAN PIETRMERCOLEDÌ, 29 MAGGIO

Ogni uomo che nasce Dio affida un lume che accende nell'animo: la fede.Nessuno può vivere, camminare, correre ed amare senza questa luce viva. Nascendo il bimbo ha fede nella mamma, il papà nel pilota d'aereo. Ogni mattina ci fidiamo del lattaio, del barista, dell'avvocato e del taxista.

Di Dio allora non dobbiamo fidarci? Lui che ci conosce, ama e dà la vita? Errando vagabondi nei labirinti della storia questo lume acceso ci indica la via. Lungo le coste dove il mare è in tempesta e la mia nave sembra naufragare, lontano ma sicuro ecco un faro di salvezza, un'ancora di speranza: è la fede. A volte questa luce sembra spegnersi, resta un lumino fumigante che si dilegua. Forze avverse sembrano soffiare contro per finirlo del tutto e tu remi senza meta. E' arrivato il tempo per fare il pieno, caricar le pile, ravvivare questa fiamma. Dio è l'unico da ritrovare: più ritorni a Dio, più l'uomo si svela nel suo grande mistero. Ecco il tempo di grazia, tempo favorevole per credere ancora è l'anno della fede! 5


MAGGIO/GIUGNO 2013

(Gv 20.21) Gesù, prima di compiere la sua missione terrena, dona agli apostoli lo Spirito: «Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Lo Spirito permette a ogni uomo di entrare nella salvezza meritata dalla Pasqua di Cristo e di ricevere il perdono dei peccati. Il sacramento della riconciliazione è la celebrazione della Pasqua perché la vita nuova ottenuta dal Risorto riprende vigore nel penitente; contemporaneamente si compie la Pentecoste: è lo Spirito che rinnova l'uomo peccatore e lo rende capace di sperimentare la vita del Risorto. «Ricevete lo Spirito Santo». Non solo gli apostoli hanno ricevuto questo dono ma ogni battezzato: «Tutti ci siamo abbeverati ad un solo Spirito» (1Cor 12,13). Lo Spirito Santo non ha limiti né confini poiché opera in ogni uomo o donna che compie gesti concreti di carità e d'amore verso i fratelli. Le manifestazioni dello Spirito sono impossibili da descrivere perché incalcolabili e infinite; nessun ostacolo può fermare la sua forza creatrice. Uno dei tanti avvenimenti nei quali si è manifestata in modo evidente l'ispirazione dello Spirito è stata l'indizione da parte di Giovanni XXIII del Concilio Vaticano 11, definito come «una nuova primavera». Papa Roncalli, dopo l'elezione, ebbe a dire: «O la Chiesa è una Pentecoste vivente o non è Chiesa». Il Papa" buono' ha creato le disposizioni per parlare una sola lingua, quella della fede, andando oltre ogni ideologia e religiosità, sorprendendo il mondo intero. Illuminato dallo Spirito, egli ha unito il globo terrestre, convocando tutto il mondo, perché la Chiesa si interrogasse su quale rapporto stava costruendo con l'umanità. L'enciclica Pacern in terris rivolta a «tutti gli uomini di buona volontà», ha affermato con forza che la pace si costruisce su quattro pilastri fondamentali: la verità, la giustizia, l'amore e la libertà. In ogni apparizione il Risorto afferma: «Pace a voi». 6


MAGGIO/GIUGNO 2013

NOI CREDIAMO ANCHE NELLA RISURREZIONE DEI MORTI.

Infatti la risurrezione dei morti ci sarà, ci sarà realmente. E dicendo «risurrezione», noi diciamo risurrezione dei corpi. Infatti risurrezione è un secondo sorgere di ciò che è caduto; ma le anime, le quali sono immortali, come risorgeranno? Infatti, se la morte viene definita come separazione dell’anima dal corpo, allora la risurrezione è certamente la riunione dell’anima e del corpo e un secondo sorgere dell’essere vivente, che si era dissolto ed era caduto. Ciò che perisce e si dissolve è proprio il corpo, e proprio esso risorgerà incorruttibile. Infatti Colui che in principio lo costituì dal fango della terra non manca della potenza di ergerlo di nuovo dopo che si è dissolto e - conformemente all’affermazione del suo Creatore (Gn 2,7; 3,19) - è ritornato alla terra dalla quale fu tratto. Se non c’è risurrezione, allora «mangiamo e beviamo» (Is 23,13; 1Cor 15,32), e seguiamo una vita di piaceri e godimenti! Se non c’è risurrezione, in che cosa differiamo dagli esseri non ragionevoli? Se non c’è risurrezione, proclamiamo beati gli animali dei campi,che fanno una vita senza afflizioni! Se non c’è risurrezione, allora non c’è Dio né provvidenza, e tutte le cose sono fatte e portate avanti per caso. Ecco, noi vediamo moltissimi giusti che sono poveri e maltrattati, e non hanno nessuna ricompensa nella vita presente, e invece moltissimi peccatori e ingiusti che prosperano nella ricchezza e in ogni mollezza. E chi ragionando saggiamente potrebbe considerare ciò opera di un giusto giudizio (cf. Rm 2,5) e di una provvidenza sapiente? Ci sarà, dunque, ci sarà la risurrezione. Infatti Dio è giusto Sal 10 (11),7 ed è giusto retributore per coloro che lo attendono Se l’anima ha gareggiato da sola nell’agone della virtù, allora anche da sola essa sarà incoronata. E se essa sola si sarà avvolta nei piaceri giustamente essa sola sarà punita: ma poiché io non ho avuto una costituzione divisa, e poiché l’anima non segue nè la virtù né la malvagità in separazione dal corpo, perciò giustamente ambedue avranno insieme anche la ricompensa. Giovanni Damasceno (749) Tratto da La Fede Ortodossa, IV, 27 7


MAGGIO/GIUGNO 2013

(1828 - 1900) familiarmente Nadino, cresce in un ambiente dal punto di vista sociale di media borghesia benestante, ma profondamente imbevuto di religiosità e caldo di molteplici affetti familiari: padre ( morì quando Nadino non aveva ancora cinque anni), madre (mancata nel 1849, prima della laurea e dell'ordinazione sacerdo tale del figlio), sette sorelle, un fratello. Grazie anche alla amicizie della famiglia con sacerdoti impegnati e operanti nell'apostolato, respira il clima del tempo: difficoltà crescenti della Chiesa, della società civile, della vita politica; crisi economica, miseria della gente. Tra i padri Scolopi di Savona (dove compie, tra il 183 e il 1843, il corso elementare, le scuole medie e inizia il corso superiore) trova un clima soffuso di religiosità, fondata su una seria catechesi, sostenuta dall'esempio degli educatori (socialmente e politicamente impegnati, culturalmente aperti), da pratiche di pietà regolari anche se - in linea con la prassi del tempo - non molto nutrita di sacramenti. Qui, citato a modello dai superiori, ma osteggiato da alcuni compagni-caporioni, vive in età puberale un vero dramma psicologico-morale-religioso, che lo turba nel profondo della personalità e della coscienza. Arriva infatti ad una consapevole scelta di male, benché capisca che essa è contraria all'educazione ricevuta e alla sua stessa personalità, e come tale dolorosamente sentita e sofferta. Il dramma vissuto con angoscia, il susseguente anticipato ritorno in famiglia, la liberatoria confessione generale e l'impensata vocazione allo stato sacerdotale (1844) gli fanno scoprire e sperimentare Dio come Amore personale. Sboccia così il bisogno di rispondere personalmente a questo amore, ritrovando in tal modo la coerenza con il suo temperamento e con l'educazione ricevuta.Vestito l'abito clericale (1844), compiuto il corso liceale (1845) e quello teologico all'Università di Torino con il conseguimento della laurea (1850), viene ordinato sacerdote nel 1851. Si dedica all'apostolato negli oratori cittadini (dal 1850 in quello dell'Angelo Custode, dal 1857 come direttore di quello di S. Luigi), all'insegnamento della religione (dal 1852 nell'istituto delle suore Fedeli Compagne di Gesù), alla predicazione (a ragazzi e ragazze degli istituti cittadini, ai fedeli nelle parrocchie e chiese della città e diocesi), a iniziative varie (carceri, ospedali, visite familiari). Nel frattempo, a cominciare probabilmente dal 1861, vive con il fratello Ernesto avvocato, sposato e padre di due vivaci e affettuosi figlioletti. Trasferitosi con questa famiglia a Parigi, trascorre un anno di revisione 8


MAGGIO/GIUGNO 2013

culturale-spirituale nel seminario parigino di S. Sulpizio, che gli offre occasione di conoscere personaggi e nuove iniziative e metodologie apo¬stoliche, accetta di divenire rettore del Collegio Artigianelli di Torino (1866), da cui dipendono altre tre istituzioni della medesima Opera. Qui fonda la congregazione religiosa di S. Giuseppe (1873), mentre intensifica e approfondisce il suo impegno nell’accoglienza dei giovani poveri e abbandonati, nella formazione professionale, nelle associazioni laicali (Unione Operaia Cattolica e Opera dei Congressi) e nella buona stampa. Colpito da gravissimo attacco di broncopolmonite (1885), e da successive ricadute, dove gradualmente restringere il campo del suo impegno apostolico diretto, indirizzandosi prevalentemente alle cure e allo sviluppo della congregazione da lui fondata e diretta fino alla morte (1900). Viene dichiarato dalla Chiesa: venerabile nel 1961, beato nel 1963, santo nel 1970.

SETTORI PRINCIPALI, DOVE SVOLSE LA SUA ATTIVITÀ

I giovani sbandati e/o disadattati da quelli della periferia torinese degli oratori festivi e quotidiani, ai corrigendi, agli artigianelli senza famiglia o con famiglie sfasciate. Per essi si impegnò nel primo oratorio torinese dell' ngelo Custode, diresse poi quello di S. Luigi e più tardi quello di S. Martino in stretta collaborazione con i laici delle conferenze di S. Vincenzo; fondò quello del S. Cuore a Rivoli. Per essi diresse il Collegio Artigianelli promuovendovi la formazione umana, professionale e cristiana. Favorì la presenza e l'azione di collaboratori e confratelli nel riformatorio di Bosco Marengo. Lavorò con il nipote ing. Carlo Peretti all'impianto della colonia agricola di Rivoli-Bruere e della Casa Famiglia per operai e studenti in Torino.

Il ceto popolare lavoratore e operaio Lavorò attivamente nell’Unione Operaia Cattolica, nella cui organizza¬zione ricoprì per decenni incarichi di assistente ecclesiastico e di membro dei consigli diocesano e regionale. Cooperò nell'ambito della medesima Unione allo sviluppo graduale delle Società di Mutuo Soccorso, alla nascita e sviluppo della sezione giovani deò giornale LaVoce dell0Operaio.alla fondazione di uffici di collocamento al lavoro, di assistenza legale gratuita. Pensò alla creazione di banche di credito e risparmio. Sostenne progetti di legge a favore dei giovani operai. 9


MAGGIO/GIUGNO 2013

La stampa cattolica In questo settore diede vita in Torino e in Piemonte alle biblioteche popolari circolati. Fondò per incarico dell'Opera dei Congressi l'Associazione della Buona Stampa in Torino e il relativo bollettino informativo. Curò e editò attraverso la tipografia degli Artigianelli opere educative di formazione spirituale, morale e culturale.

L'organizzazione ufficiale dei cattolici Fu membro del consiglio regionale e nazionale dell'Opera dei Congressi per molti anni; partecipò personalmente a sette congressi cattolici nazionali in Francia e a due in Italia; fu membro fondatore della Lega O' Connel per la libertà d'insegnamento. Appoggiò in Torino il movimento Famiglie Cattoliche, l'Associazione per la santificazione delle feste, le Conferenze di S. Vincenzo, la partecipazione attiva alle elezioni amministrative. Cooperò al sorgere del primo gruppo giovanile di Azione Cattolica, del primo Circolo di Studi Sociali. Le istituzioni della congregazione da lui fondata: due colonie agricole, cinque collegi, dieci oratori o patronati. Tutte queste iniziative avevano una radice spirituale: egli incontrò Dio sulla sua strada, lo sperimentò come amore personale, attuale, misericordioso; si sentì spinto a dargli una risposta nell'impegno personale a favore della Chiesa locale e dei fratelli più bisognosi. In tal modo trovò il senso della propria esistenza e realizzò pienamente se stesso.

10


MAGGIO/GIUGNO 2013

MODO DI PRATICARE QUESTA DEVOZIONE (A MARIA) NELLA SANTA COMUNIONE Prima della Comunione (266. 1) Ti umilierai profondamente davanti a Dio. 2) Rinuncerai al tuo fondo tutto corrotto e alle tue disposizioni, per quanto buone il tuo amor proprio te le faccia vedere. 3) Rinnoverai la tua consacrazione dicendo: «Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt», Io sono tutto tuo, mia cara Signora, con tutto ciò che ho. 4) Supplicherai questa buona Madre di prestarti il suo cuore per ricevervi suo Figlio con le sue stesse disposizioni. Le farai presente che ne va della gloria di suo Figlio l'esser messo in un cuore così macchiato come il tuo e così incostante, che non mancherebbe di togliergli la sua gloria o di perderlo; ma che se lei vuole venire ad abitare presso di te per ricevere suo Figlio, lo può per il dominio che ha sui cuori; e che suo Figlio sarà da lei ben ricevuto senza macchia e senza pericolo di essere oltraggiato o perso. Le dirai confidenzialmente che tutto ciò che tu le hai donato dei tuoi beni è poca cosa per onorarla, ma che, con la santa Comunione, vuoi farle lo stesso dono che le ha fatto l'eterno Padre, e che ella ne sarà più onorata che se tu le donassi tutti i beni del mondo; e che infine Gesù, che la ama in modo unico, desidera ancora compiacersi e riposarsi in lei, benché nella tua anima più sporca e più povera della stalla, dove Gesù non fece difficoltà a venire perché vi era lei. Le chiederai il suo cuore con queste tenere parole: «Ti prendo per

mio tutto.Dammi il tuo cuore, o Maria!».

Nella Comunione 267. Al momento di ricevere Gesù Cristo, dopo il Pater, gli dirai tre volte: «Domine, non sum dignus, ecc.», come se dicessi, la prima volta, all'eterno Padre, che non sei degno, a causa dei tuoi cattivi pensieri e delle tue ingratitudini nei riguardi di un così buon Padre, di ricevere il suo unico Figlio, ma ecco Maria, sua serva: «Ecce ancilla Domini» (Lc 1,38), che agisce per te, e che ti dà una fiducia e una speranza singolari presso la sua Maestà: «Perché in modo singolare mi hai stabilito nella speranza» (Sal 4,9). 268. Dirai al Figlio: «Domine, non sum dignus, ecc.», che non sei degno di riceverlo a causa delle tue parole inutili e cattive e della tua infedeltà nel suo servizio; ma che tuttavia lo preghi di aver pietà di te perché lo introdurrai nella casa della sua e tua Madre, e che non lo lascerai andare finché non sia venuto ad abitare nella sua casa: «Lo stringi fortemente e non lo lascerò andare finché non lo abbia introdotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice» (Ct 3,4). Lo pregherai di alzarsi e di venire nel luogo del suo riposo e nell'arca della sua santificazione: «Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l'arca della tua santificazione». Gli dirai che non riponi alcuna fiducia nei tuoi meriti, nella tua forza e nella tua preparazione, come Esaù, ma in quelle di Maria, tua cara Madre, come il piccolo 11


MAGGIO/GIUGNO 2013

Giacobbe nelle cure di Rebecca; che, pur essendo un peccatore e un Esaù, osi avvicinarti alla sua santità, appoggiato e ornato dei meriti e delle virtù della sua santa Madre. 269. Dirai allo Spirito Santo: «Domine, non sum dignus», che non sei degno di ricevere il capolavoro della sua carità, a causa della tiepidezza e dell'iniquità delle tue azioni e delle tue resistenze alle sue ispirazioni, ma che tutta la tua fiducia è Maria, sua fedele Sposa; e dirai con san Bernardo: «Ella è la mia più grande fiducia; ella è tutta la ragione della mia speranza». Potrai anche pregarlo di venire ancora in Maria, sua Sposa indissolubile; che il suo seno è puro e il suo cuore ardente come non mai; e che senza la sua discesa nella tua anima, né Gesù né Maria vi saranno formati, né degnamente ospitati.

Dopo la Comunione 270. Dopo la santa Comunione, raccolto interiormente e con gli occhi chiusi, introdurrai Gesù Cristo nel cuore di Maria. Lo darai a sua Madre, che lo riceverà amorosamente, lo collocherà onorevolmente, lo adorerà profondamente, lo amerà perfettamente, lo abbraccerà strettamente e gli renderà, in spirito e verità, parecchi servigi che non conosciamo nelle nostre tenebre fitte. 271. Oppure rimarrai profondamente umiliato nel tuo cuore alla presenza di Gesù che dimora in Maria. O rimarrai come uno schiavo alla porta del palazzo del Re, dove egli sta parlando con la Regina; e mentre essi parlano tra loro, senza aver bisogno di te, andrai in spirito in cielo e per tutta la terra a pregare le creature di ringraziare, adorare e amare Gesù e Maria al tuo posto: «Venite, adoriamo, venite, ecc.». 272. Oppure, domanderai tu stesso a Gesù in unione con Maria la venuta del suo regno sulla terra per mezzo della sua santa Madre, o la divina sapienza, o il divino amore, o il perdono dei tuoi peccati, o qualche altra grazia, ma sempre per mezzo di Maria e in Maria; dicendo guardandoti di traverso: «Ne respicias, Domine, peccata mea». Signore, non guardare ai miei peccati; ma i tuoi occhi guardino in me solo le virtù e i meriti di Maria. E ricordandoti dei tuoi peccati, aggiungerai: «Un nemico ha fatto questo» (Mt 13,28), Sono 12

io, che sono il mio peggior nemico, che ho fatto questi peccati; oppure: «Liberami dall'uomo iniquo e fallace» (Sal 43,1), oppure: «Tu devi crescere, io invece diminuire» (Gv 3,30), Mio Gesù, tu devi crescere nella mia anima e io diminuire. Maria, tu devi crescere in me e io diminuire. «Crescete e moltiplicatevi» (Gn 1,28): O Gesù e Maria, crescete in me e moltiplicatevi al di fuori negli altri. 273. C'è un'infinità di altri pensieri che lo Spirito Santo ispira e ti ispirerà se sarai molto interiore, mortificato e fedele a questa grande e sublime devozione che ti ho insegnato. Ma ricordati che più lascerai agire Maria nella tua Comunione e più Gesù sarà glorificato; e lascerai tanto più agire Maria per Gesù, e Gesù in Maria, quanto più ti umilierai profondamente e li ascolterai nella pace e nel silenzio, senza preoccuparti di vedere, gustare o sentire; perché il giusto vive dappertutto di fede, e particolarmente nella santa Comunione, che è un'azione di fede: «Il mio giusto vive di fede» (Rm 1,17).

TRATTATO DELLA VERA DEVOZIONE A MARIA San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673 – 1716)


MAGGIO/GIUGNO 2013

Il Santo Sposo di Maria La teologia ha tenuto in poco conto il matrimonio di Maria e Giuseppe. Eppure Gesù nacque all'interno di una coppia sposata. Il Verbo ha preso carne in una donna sposata. Il peceto originale era avvenuto all'interno di una coppia e così l'Incarnazione, pegno della Redenzione, doveva cominciare all'interno di una coppia. Parte deIenninante in questo matrimonio ebbe il disegno t li salvezza del Signore, l'azione dello Spirito Santo. ])ice S. Bonaventura che "tutto ciò che riguarda quel matrimonio accadde per intima disposizione dello Spirito Santo. Per gli ebrei il matrimonio non è una istituzione religosa, anche se ha implicazioni religiose. Ai tempi li S. Giuseppe era un contratto privato, nel quale le I parti contraenti non erano principalmente i due fitdanzati, ma i genitori. Se il padre della giovane era già morto lo sostituiva nel contratto il fratello maggiore, li contratto matrimoniale veniva stabilito dietro il versamento di una somma da parte della famiglia dello sposo. Questo versamento, chiamato Măr, poteva essere sostituito da unaprestazione personaale pattuita all'effetto. Versato il Mohàr, firmato il contratto, la ragazza diventava "fidanzata" del giov,me. La "fidanzata" apparteneva allo sposo; i rapporti potevano essere quelli coniugali, anche se erano ma visti, ma la situazione era quella di una moglie, tanto che questo rapporto si scioglieva solo con il divorzio o la morte. Filone osserva che il fidanzamento degli ebrei equivaleva al matrimonio dei greci. Ma secondo la tradizione la pienezza del matrimonio si sarebbe raggiunta quando la giova-

ne, lasciata la casa dei genitori e i lavori paterni, fosse entrata in quella del marito. La festa delle nozze si teneva diversi mesi dopo la firma del contratto - frequentemente dopo un anno - e durava abitualmente una settimana; il centro della festa era l'introduozione della giovane in casa dello sposo. Vi era condotta, in corteo, con il volto coperto da un velo che veniva tolto dallo sposo nella camera nuziale. Cantavano gli sposi, lui e lei, e questo aveva un grande carattere simbolico. Maria quindi rimase incinta prima della festa delle nozze, ma Giuseppe, obbediente ai disegni salvifici feziodi Dio, la introdusse in casa sua perfezio13


MAGGIO/GIUGNO 2013

nando il loro matrimonio. E questo matrimonio di Maria e Giuseppe fa chiaramente parte dei "misteri" della vita di Cristo. Il matrimonio, la vita matrimoniale porta

con sé la comunione dei beni. Che cosa vissero in comune Maria e Giuseppe negli anni del loro matrimonio? In primo luogo condivisero l'amore vicendevole e familiare. L'amore è il perno della santità e la tutta santa e il più grande santo furono esempio di amore di Dio e amore del prossimo. Siccome non c'è prossimo più prossimo dello sposo o della sposa, e dei figli, Maria e Giuseppe ebbero il più grande amore l'uno per l'altro e per Gesù. Come diceva Suarez fa parte della santità e della virtù della moglie amare suo maritp e ovviamente l'inverso. Inoltre possiamo dire che l'amore di Maria e Giuseppe fu per Gesù il paradigma dell'amore del Padre in terra, nel suo rapporto verso il Popolo eletto e verso tutti gli mini. Condivisero l'azione dello Spirito Santo. Giuseppe ebbe il privilegio di essere il più immediato testimone dell'o14

pera dello Spirito Santo in Maria e Maria ebbe il privilegio di vedere l'opera dello Spirito Santo in Giuseppe. Condivisero, con fede, le rispettive annunciazioni, l'attesa del Messia e insieme hanno preparato la nascita di Gesù. Ancora una cosa condivisa da Maria e Giuseppe fu il culto della volontà di Dio. Il si di Maria e il si di Giuseppe a Dio si presentano quasi come due speccchi che riflettono nell'amore alla volontà di Dio tuo i1 il loro amore sponsale. Condivisero anche la loro verginità. Dice S. Tommaso che, poiché Maria si sposò, non fece voto di verginità in modo assoluto prima di sposare Giuseppe. Quindi la verginità fu una cosa decisa di comune accordo con S. Giuseppe. L’insieme Maria e Giuseppe sono i primi depositari (lei mistero divino; fin dall'inizio Giuseppe partecipa, insieme a Maria, alla rivelazione di Dio in Cristo. Maria non sarebbe la "Mater Christi", la madre del Messia, se non fosse stata la sposa di Giuseppe, figliodi Davide, attraverso il quale passa necessariamente la discendenza davidica di Gesù. San Giuseppe fu dato a Maria perché "insieme con Maria e in relazione a Maria - partecipasse alla fase culminante dell'autorivelazione di Dio in Cristo.Insieme, come sposi partecipano al mistero dell'Incarnazione. Insieme diedero al Bambino il nome Gesù. Il prmo atto ufficialee della paternità era l'imposizione del nome otto giorni dopo la nascita. Scegliere il nome di una persona equivaleva, per gli antichi, a svelarne il destino, l'indole segreta, la natura. Perciò il nome non lo scelse Giuseppe, né Maria, ma venne rivelato da Dio a entrambi (Mt 1,21; Lc 1,31). Gesù significa "Dio redime, Dio salva" e Matteo conclude "Egli salverà il suo popolo dai peccati". Condivisero la gioia e


MAGGIO/GIUGNO 2013

le preoccupazioni per Gesù. Ed essendo tutta la vita del Signore Gesù un evento salvifico vissero insieme la circoncisione e l'imposizione del nome, la presentazione al Tempio (e la preoccupazione per le ombre burrascose della profezia di Simeone), l'epifania ai Magi, la fuga in Egitto (con l'apprensione per il pericolo imminente di un'azione di Erode contro il Bambino, che appena fuggiti, prese forma contro gli Innocenti), lo smarrimento di Gesù e il posteriore ritrovamento nel Tempio dopo giorni di angoscia (nel parlare di Maria anche per Giuseppe si vede l'intensità del legame), l'educazione di Gesù e l'insegnamento del mstiere da parte di Giuseppe e in generale tutta la cosiddetta vita nascosta. Ritornando alla permanenza di Gesù nel Tempio Maria e Giuseppe condivisero un altro momento di fede nel proprio figlio, Verbo incarnato di Dio: "Essi non compresero le sue parole" (Lc 2,50). Condivisero anche, come dice il Vangelo, il fatto che "era loro sottomesso". L'obbedienza di Gesù al Padre passa attraverso l'obbedienza di Gesù a Giuseppe e Maria, mentre Maria e Giuseppe hanno educato Gesù all'obbedienza con il loro esempio di obbedienza al Padre, con l'esempio della loro vita. Ciò che la disobbedienza di Adamo aveva distrutto... PadroOlea avvicinandi a S, Giuseppe

IL SOLE LA NUVOLA

15


MAGGIO/GIUGNO 2013

MARIA, VERGINE DEL SILENZIO Maria, Vergine del silenzio, non permettere che davanti alle sfide di questo tempo la nostra esistenza sia soffocata dalla rassegnazione o dall’impotenza Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto, grembo nel quale la parola diventa feconda e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio. Maria, Donna premurosa, destaci dall’indifferenza che ci rende stranieri a noi stessi. Donaci la passione che ci educa a cogliere il mistero dell’altro e ci pone a servizio della sua crescita. Liberaci dall’attivismo sterile, perché il nostro agire scaturisca da Cristo, unico Maestro. Maria, Madre dolorosa, che dopo aver conosciuto l’infinita umiltà di Dio nel Bambino di Betlemme, hai provato il dolore straziante di stringerne tra le braccia il corpo martoriato, insegnaci a non disertare i luoghi del dolore; rendici capaci di attendere con speranza quell’aurora pasquale che asciuga le lacrime di chi è nella prova. Maria, Amante della vita, preserva le nuove generazioni dalla tristezza e dal disimpegno. Rendile per tutti noi sentinelle di quella vita che inizia il giorno in cui ci si apre, ci si fida e ci si dona.

16


MAGGIO/GIUGNO 2013

DON PINO PUGLIESI: 813 martiri sono statu canonizzati dal Papa Francesco: sono i martiri di Otranto. Uomini di umili origini che hanno scelto la morte piuttosto che rinnegare la fede: era il 1480. In epoca più recente, il 15 settembre 1993, nel giorno del suoscompleanno veniva assassinato don PinoLa mafia non poteva sopportare quel sacerdote che lavorava tra i ragazzzi e giovani ed a favore delle legalità Riportiamo alcune frasi dette da don Pino ai suoi ragazzi eai suoi parrocchhiani: Ognuno di noi sente dentro di sé una inclinazione, un carisma. Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi. Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita. E' importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell'uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Lo facciamo per poter dire: dato che non c'è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto...". L'amore per Dio purifica e libera. Ciò non vuol dire che veniamo spersonalizzati ma, anzi, la nostra personalità viene esaltata e potenziata, cioè viene data una nuova potenzialità alle nostre facoltà naturali, alla nostra intelligenza. Viene data una luce nuova alla nostra volontà. “Nessun uomo è lontano dal Signore. Il Signore ama la libertà, non impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi.

BEATO

Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere. Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore è pronto, si aprirà”. E' importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell'uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti".Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno.E' soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani. 17


MAGGIO/GIUGNO 2013

VOCAZIONE È la parola che dovresti amare di più. Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio. È l’indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita. Sì, perché, se ti chiama, vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c’è dubbio. In una turba sterminata di gente risuona un nome: il tuo. Stupore generale. A te non aveva pensato nessuno. Lui sì! Più che “VOCAZIONE”, sembra una “EVOCAZIONE”. Evocazione dal nulla. Puoi dire a tutti: si è ricordato di me. E davanti ai microfoni della storia (a te sembra nel segreto del tuo cuore) ti affida un compito che solo tu puoi svolgere. Tu e non altri. Un compito su misura... per Lui. Sì, per Lui, non per te. Più che una missione, sembra una scommessa. Una scommessa sulla tua povertà. Ha scritto “T’AMO” sulla roccia, sulla roccia, non sulla sabbia come nelle vecchie canzoni. E accanto ci ha messo il tuo nome. Forse l’ha sognato di notte. Nella tua notte. Alleluia. Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me. [Tonino Bello]

18


MAGGIO/GIUGNO 2013

DECALOGO DI UN GRUPPO I. Un gruppo vive,se i componenti sono legati da AMICIZIA, sono consapevoli di formare un NOI, hanno SCOPI COMUNI. 2. L'Amicizia ,il NOI e gli Scopi comuni si richiamano necessariamente. Che non ci può essere realizzazione di scopi comuni senza amicizia e senza intima corresponsabilità,che nasce da un profondo ed. acuto spirito d]. corpo. 3. Il gruppo non deve delimitare il proprio mondo di interessi e di incontri, ma ampliarlo. Perciò non deve essere un rifugio o un luogo dove passare il tempo. 4. Il gruppo è il momento fondamentale della vita giovanile:esso da sapore a tutto il resto e grinta nell'affrontare tutte le altre situazioni. 5. Bisogna assumere un retto comportamento con gli amici personali dei componenti del gruppo. Questi si dovranno fare da garanti della sicurezza e della serietà di quelli. 6. Un gruppo aperto può accettare in sé persone impegnate in tutte le finalità con relativi mezzi o sole, in alcune. Ognuno deve precisare a1 gruppo la sua posizione, perché nei limiti dei fini accettati,si ha il dovere di impegnarsi a fondo e si dà il diritto agli altri di richiamare. 7. Tutto ciò che tocca in qualche maniera le finalità del gruppo,deve essere oggetto di revisione in gruppo. Quindi anche un fatto personale,nella misura e solo nella misura in cui lede i fini del gruppo,può essere oggetto di revisione. 8. Il gruppo non è una livella: è possibile avere una amicizia "privilegiata",che però non deve pesare sul gruppo; anzi deve essere a suo vantaggio: 9. Dare -amicizia a tutti e non tradire mai la fiducia avuta. In concreto dire sempre e quanto prima ciò che si pensa; accettare la spiegazione data; parlare di qualche amico assente solo per cercare il modo- ed il momento migliore per parlargli personalmente. 10. Dialogare mai accapigliarsi, spaccarsi la testa, ma uscire dagli incontri di gruppo INSIEME , un NOI. Sempre ed in tutto. 19


MAGGIO/GIUGNO 2013

20


MAGGIO/GIUGNO 2013

C’è grande entusismo quest’anno fra I ragazzi che quest’anno si sono ritrovati per preparare l’estate ragazzi 2013. Intanto è da notare la affluenza:fra gli “abituati” a vivere e collabborare per la formazione e la crescita dei “soliti” che vivono e frequentano l’Opera , sono numerosissimi i giovano “nuovi” e quest’anno si prevedono numerosissimi i ragazzi che parteciperanno alle attività promosse dall’Estate. E’ intanto interessante il tema di quest’anno: partendo dal film Rio,ci si vuole educare alla accoglienza del diverso e lla ricchezza della diversità. Per prima cosa ai giovani è stata data una scheda che è stata chiamata “alfabeto del bravo animatore: Accoglienza (ascolto –rispetto conoscenza) Animazione Bambini Collsborazione (Condivisione – Dialogo – corresponsabilità) Entusiamo (Energia) Fiducia Gratuità Gioco (preparato – animato –verificato) Ironia Meticolosità Preghiera Responsabilità Testimonianza Umiltà.

21


MAGGIO/GIUGNO 2013

Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente. Ottienimi un cuore semplice che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze; un cuore grande nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male. Formami un cuore docile e umile, che ami senza esigere di essere riamato, contento di scomparire in altri cuori sacrificandosi davanti al Tuo Figlio Divino; un cuore grande e indomabile cosĂŹ che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di GesĂš Cristo, ferito dal Suo amore con una piaga che non rimargini se non in cielo. L. de GrandmaisoN 22


MAGGIO/GIUGNO 2013

Ogni giorno così vi rocrdiamo: Ti raccomandiamo, O Signore, tutti i nostri benefattori vivi e defunti; dà loro quella ricompensa che tu solo puoi dare alle opere di carità e fa che un giorno possiamo con lore uniti lodarti e goderti eternamente in cielo

Ciocchetti Aigista – Migliorisi Margherita – Pascale Giuseppe – Martinelli Giuseppe – Troilo Giuseppe – Campanile Concetta – Belluomo Concetta – Gallo Meo Carmela – Carletti Emilia – ToselloRaffaella – Fallo Rotella Maria – Capuozzo Bianca – Carbotti Giuseppe – Argento Assunta – Nardone Giuseppe – Ruoppo Gennaro – Benincasa Elvira – Rubino Nappi Anna – Confessore Giuseppe – LaPorta Ornella – Cerami Anna – Casella Giuseppina – Caruso Giuseppina – Montino Maria – Cioffi Anna – D'Addesa Mario – Carbonella Carmela – Fierro Daniele – Cavaliere Arturo – Furente Rosaria – Sarlo Concetta – Bruno Antonio – Toma Filomena – Piccgiuca Santa – Barbarossa Cristina - Lorosso Angela Giuseppa – Confessore Giuseppe - Peduto Dato Luciana - Napoletano Bruna – Gazzetti Erio - Fredduccci Giuseppe - Bonasia Simone – Bucci Giuseppe –Di Bella Cosimo – Busiello Vincenzo – Vescarelli Armida – Frisenda <caterina –Lamberti Giovanna –Martino Alfredo Sante Messe

Aliberti Luigia – La Monica Giovanna – Mussoni Carmen – De Caro Margherita – Altamore Audenzia - Narducci Giovanni – Tarantino Lanubile Maria – Di Lorenzo Osvaldo – Lieggi Giovanna – Sico Giuseppe ORFANI Antro Giuseppina

2


Dire di si e abbandonare i difficili sentieri Dire di si per vivere il tuo progetto, o Dio, e realizzarlo Dire di di per andare incontro agli altri ed incontrare te dire di si per guardare innanzitutto al cuore e solo dopo al volto Dire di si per uscire da me e rendermi disponibile per chi ha fame e freddo e solitudine Dire di si al tuo vangelo e lavorare insieme a te per dare a ogniuno la sua parte. Signore,di tico di si 3


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.