Antonio Pezzini

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SGUARDI DAL ‘900

ANTONIO PEZZINI


ANTONIO PEZZINI

Catalogo n. 2


Antonio Pezzini (Mantova 1930 - Bergamo 2016) “Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore” (Henri Cartier-Bresson) La passione per la fotografia nasce in lui fin da giovanissimo, ma è negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso che vi si dedica con impegno e assiduità, pur sempre in ambito dilettantistico, partecipando a numerosi concorsi e ottenendo importanti riconoscimenti. Sviluppava e stampava personalmente le sue fotografie, con dedizione e competenza. Scatti che hanno catturato sguardi, paesaggi e luoghi in giro per l’Italia, specialmente nelle regioni del Centro e del Sud, ma anche in Francia e in Algeria. È del 1969, in un viaggio in compagnia dell’amico Pepi Merisio, un reportage sul deserto del Sahara, e sulla comunità dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Charles De Foucauld, situata a Benì Abbes, in Algeria. Amava anche seguire, con la sua macchina fotografica, imprese sportive, soprattutto legate alla montagna, di cui era conoscitore e appassionato frequentatore. La sua passione e conoscenza approfondita delle varie forme di arte e il dono di uno sguardo artistico, ma anche empatico e rispettoso, gli hanno permesso di vedere la bellezza in tutte le sue manifestazioni, dagli occhi stupiti di un bambino, all’espressione di un adulto intento nel suo lavoro, alla magnificenza della natura. Nella sua vita, lunga e piena, ha scattato migliaia di foto. Alcune di queste, che raccontano storie di uomini e donne di un mondo ormai lontano, sono presenti in questo catalogo che, con amore e gratitudine, vogliamo dedicargli. I figli, Andrea e Chiara febbraio 2019


“Che l’occhio sia pronto a cogliere tutto quello che offre il mondo, ciò che manifesta e ciò che nasconde.” (François Cheng) Nel modo di fotografare di Antonio Pezzini il normale, l’ordinario diventa sorprendente, a volte commovente, perché la vita riserva sorprese. Le vecchie fotografie non sono forse belle perché ci risultano in qualche modo familiari e assomigliano ai nostri ricordi? Sono fogli di carta. Solo se mostrate, esposte, rivisitate hanno un senso perché le fotografie non dicono mai quello che è, sono semplici suggerimenti, segni, frammenti di lontani ricordi, di memorie, di emozioni che permettono di instaurare legami-visivi tra le persone. Pezzini nel fissare un luogo, un volto, un gesto, un’azione ci dice che le immagini sono lì, basta saperle catturare. Non ci propone un sapere ma ci dona visioni. Nelle sue fotografie l’attimo di vita è forte. Il suo sguardo libero, pieno di pudore, la sua voglia di cogliere la bellezza, di cercare emozioni è un invito a ripensare ciò che Il piccolo principe ci dice: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

In Pezzini i visi, gli sguardi diventano paesaggi umani, rivelano sensibilità, arrivano vicinissimi all’animo umano, ci emozionano e difficilmente li dimenticheremo; l’universo di dettagli, di sfumature di vecchi mestieri ci riportano a un passato lontano che vorremmo ritornasse. Se è vero che tutto appare soltanto una volta, e di quell’una volta, la foto poi fa un sempre: è l’occhio attento del fotografo che svela il movimento della vita e delle emozioni.

Ho sentito dire che se fotografi le persone a colori stai ritraendo i loro vestiti, ma se li ritrai in bianco e nero stai riprendendo la loro anima. Il bianco e nero di Pezzini simboleggia indistintamente tanto la mancanza che l’eccesso: “la fotografia è un’arte nera, come l’alchimia. Trasmuta la materia in spirito e lo spirito in materia”. Per dirla con Fulvio Roitier, “il bianco e nero è il solo metro con cui giudicare un fotografo”. Ancora oggi le fotografie di Antonio Pezzini hanno il potere di accelerare il battito del cuore e questo è una bella cosa.

Rocco Carbone febbraio 2019

Vedere con gli occhi, attraverso la macchina fotografica, è accendere emozioni sulla vita, appropriarsi della cosa fotografata, collezionare immagini-mondo, aprire una finestra per entrare in altri luoghi, provare piacere nel momento in cui si fotografa, andare più in là dell’orizzonte conosciuto: “la fotografia non è un fermo sull’immagine, ma un fermo sulla vita” (Guy Le Quérec)


Confidenze (1954)

Algeria (1969)


Antonella (1959)

Barche nella rete - Lago di mezzo, Mantova (1954)


Bimba d’Abruzzo (1960)

Bimbi d’Abruzzo (1960)


Bosco incantato (1955)

Burano (1958)


Allievo vetraio (1962)

Contadina (1962)


Gelataio (1960)

Gente di Scanno - Abruzzo (1960)


Gelataio (1960)

Il vasaio di Albisola (1957)


La giornalaia di piazza Vecchia (1960)

Liguria (1960)


Lo strillone (1960)

Gente di Valtellina al mercato di Delebio (1956)


Marika la zingarella (1960)

Molise (1960)


Pastorello (1961)

Scrimoni ad Atri, Abruzzo (1960)


Rassegnazione (1960)

Spettacolino a Sant’Ambrogio (1961)


Sguardi (1960)

Silvia (1962)


Un angolo di spiaggia - Riviera di Levante, Liguria (1958)

Tuareg (1969)


Venditore di palloncini (1961)

Venditore di ferri vecchi (1961)


Vincenzo il mugnaio (1957)

Mia moglie Anna (1965)


Mio figlio Andrea (1969)

Mia figlia Chiara (1970)


a cura di Rocco Carbone Flavio Della Vite Augusto Masoni Alberto Panzeri Raimondo Rosiello Andrea Pezzini Chiara Pezzini Filippo Oggionni Luca Oggionni foto di copertina: Mariarosa (1962) particolare


un ringraziamento particolare a

Via Borgo Palazzo, 104 L Bergamo www.cento4.it info@cento4.it


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