Un leone di nome Pericle

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Manuela Piovesan

La città di Atene, con la guida di Pericle, diventò la culla della cultura greca. Le arti e la filosofia furono incoraggiate e vennero realizzate opere che influenzano ancora il pensiero europeo. Tutti i cittadini partecipavano al governo della polis e ciò determinò la nascita della prima forma di democrazia. Nello stesso periodo, gli ateniesi combatterono contro Sparta, la città rivale, i cui abitanti erano dediti all’arte della guerra. Raggiunto il massimo splendore, Atene subì le conseguenze della peste che uccise anche Pericle, il suo cittadino più famoso. Un racconto avvincente e fedele nella sua ricostruzione storica.

Manuela Piovesan, scrittrice veneta, autrice di testi di narrativa per bambini, si occupa di formazione per gli insegnanti. Tiene laboratori di scrittura creativa in tutta Italia.

Online: approfondimenti e schede didattiche www.raffaellodigitale.it

€ 7,50

E N O E L N U DI NOME

PERICLE

La nascita della democrazia nell’ ANTICA GRECIA UN LEONE DI NOME PERICLE

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).

ATENE, 495 A.C.

Manuela Piovesan



Il lieto evento

Atene, 495 a.C.

T

– i prego Santippo, concedimi un momento del tuo tempo. Solo un momento. – Che succede Agarista, che cosa ti preoccupa? – Ho fatto un brutto sogno, Santippo, un incubo. Invece di un bambino, avevo messo al mondo un leone. Nella terrazza della loro villa, posta nel quartiere nobile di Atene, i due coniugi parlavano circondati da piante fiorite e da statue di splendida fattura. Agarista discendeva dall’importante famiglia degli Alcmeonidi e Santippo era un famoso stratega militare che aveva vinto i generali persiani nella battaglia di Micale. La loro casa era ampia e soleggiata. Schiavi e servitori erano impegnati nelle pulizie e nella cucina, le ancelle tessevano stoffe e tappeti, i giardinieri curavano gli orti e le aiuole fiorite. – Calmati, donna – disse Santippo in modo brusco. E lei scoppiò in lacrime.

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Santippo allora riprese con dolcezza: – … È stato solo un sogno. Prima di partorire hai bisogno di riposare e di fare un bagno caldo. Ti affido alle cure della tua nutrice che ti ama e ti è fedelissima. Secondo l’usanza, nell’antica Grecia un uomo non poteva restare con la moglie al momento del parto ma Santippo accompagnò Agarista nella sua camera, chiamò le ancelle e la nutrice raccomandando loro di occuparsi di lei. Nonostante il tentativo di sdrammatizzare, infatti, il sogno aveva provocato anche a lui una forte impressione.

Quando Pericle nacque, qualche giorno dopo, Santippo e Agarista erano felicissimi. Il padre lo accolse sulle proprie ginocchia e quello fu il segno che lo aveva riconosciuto come figlio legittimo. Il bambino era sano e vivace, si attaccò subito con forza al seno della balia e la mamma, piena di gioia, non voleva lasciarlo neppure un attimo da solo. Si ritirava nelle sue stanze e lo coccolava, lo accarezzava, gli parlava. E Pericle abbozzava un sorriso, sembrava volerle rispondere.

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– Sarà famoso in tutta la Grecia, ne sono certa – disse un giorno a Santippo mentre erano a cena. – Sì, lo penso anch’io. Crescerà sano e forte e sarà di esempio per tutto il popolo. – Lo sai – aggiunse Agarista, – sembra che Pericle voglia dirmi qualcosa. Mi pare che riconosca alcune parole. Credo che nostro figlio sia molto precoce. A volte la sua intelligenza mi sorprende. Agarista continuò a sognare ed era come se i suoi sogni prevedessero il futuro del suo bambino. Una volta lo sognò attorniato da altri bambini e sembrava che tutti pendessero dalle sue labbra. E lui, con voce matura e pacata, li invitava

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a fare un gioco. Era Pericle a dettare le regole, era sempre lui a pretendere che tutto si svolgesse con ordine. Gli altri amichetti ascoltavano e, convinti, alla fine facevano sempre quello che lui diceva. La donna ebbe l’accortezza di non parlare con nessuno di queste visioni che la consolavano e la spaventavano nello stesso tempo. Intanto Pericle cresceva e la sua fronte prominente lo faceva davvero assomigliare a un leone. Perfetto in tutte le altre parti del corpo, aveva infatti una testa bislunga e sproporzionata. Affidato a una balia affettuosa di nome Athena, che lo accudiva e lo nutriva, si sviluppò in modo armonioso, dimostrando, fin dalla primissima infanzia, una grande curiosità e un’intelligenza vivissima. Quando ebbe l’età giusta, fu affidato a dei precettori perché lo istruissero. Damone, il suo maestro di musica, gli insegnò l’arte oratoria, cioè la capacità di parlare alle folle e di convincerle. Un altro suo maestro famoso fu Zenone di Elea, un vero e proprio scienziato che difendeva il suo allievo quando era accusato di essere superbo e colmo di vanagloria.

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A quell’epoca, Atene era una polis, una città indipendente governata secondo la riforma di Clistene, del quale Agarista era nipote. Tutti i maschi maggiorenni partecipavano alle assemblee del governo purché fossero cittadini ateniesi. Le classi sociali erano tre: i contadini, piccoli proprietari terrieri; gli aristocratici, discendenti di antiche e nobili famiglie, che vivevano di rendita; i commercianti e gli artigiani che spesso erano dei meteci. Questi ultimi, stranieri residenti ad Atene, non avevano diritto di voto ma potevano entrare a far parte dell’esercito. La città aveva un porto, il Pireo, dove si tenevano i maggiori traffici e commerci del Mediterraneo. La famiglia di Pericle era appunto una delle più antiche e nobili ed esercitava una grande influenza sulla vita della città.

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Continuano i presagi notturni Qualche anno dopo

In un afoso pomeriggio estivo successe ad Agarista un

fatto particolare. La donna si era ritirata all’ombra per proteggere la pelle il cui candore, nell’antica Grecia, era segno di bellezza. Dalla sua posizione assistette a un dialogo tra il figlio e i suoi amici. Il fatto strano era che aveva sognato quel dialogo qualche anno prima: le stesse parole, lo stesso tono di voce, lo stesso luogo. Perfino le vesti indossate erano quelle che aveva già visto in sogno. La donna impallidì: non poteva crederci. Si rese conto che nei sogni era veramente in grado di prevedere il futuro di suo figlio. Il fatto la sconvolse a tal punto che per alcune notti non chiuse occhio per la paura di sognare eventi tragici. Durante il giorno, invece, continuava a essere stupita dal comportamento del suo bambino. Un altro giorno lo osservò mentre, nel patio della sua casa, l’ampio cortile interno, giocava con i suoi coetanei.

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Pericle istruiva i compagni che sembravano pendere dalle sue labbra. – Ora formeremo due squadre – diceva, – e in ognuna ci saranno bambini più grandi e più piccoli, poi cominceremo la caccia al tesoro. – Cosa intendi dire? – gli chiese Leonidas con tono arrogante. – Perché pretendi di stabilire come devono essere le squadre? – Intendo dire che, siccome ci si dovrà arrampicare sugli alberi, non è giusto che una squadra sia formata tutta da quelli che hanno le gambe lunghe e l’altra tutta da chi ha le gambe corte. Le squadre devono essere equilibrate, sarà meglio così. Leonidas, che avrebbe voluto essere sempre il primo, storse la bocca ma non replicò. Sapeva che Pericle era diverso dagli altri bambini e non c’era soddisfazione a contraddirlo. Inoltre non poteva fare a meno di dargli ragione se pur con disappunto. Pericle modulava con sapienza il tono della voce senza aver bisogno di gesticolare; si muoveva con grande sicurezza e fiducia in se stesso, come un oratore esperto, e anche in quel caso aveva le sue ragioni. Quel gruppo di amici però non era sufficiente a organizzare il gioco, servivano altri bambini della stessa età e tutti si accordarono per cercare nuove conoscenze.

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A Pericle l’occasione si offrÏ qualche giorno dopo. Stava passeggiando lungo uno dei vialetti del giardino che circondava la villa e osservava il cedro che stava maturando i primi frutti. Nascosto dietro al tronco, vide un bambino dai grandi occhi e dalla bocca carnosa. Con lui c’era anche un gatto bianco e grigio con gli occhi azzurri.


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