Telefonino, non friggermi la zucca!

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Il libro è dotato di approfondimenti online su www.raffaellodigitale.it

E 7,00

Telefonino, non friggermi la zucca!

A corredo del testo, un utile fascicoletto per la drammatizzazione.

Simone Fornara - Mario Gamba

Mario Gamba vive a Borgomanero. Insegna storia e filosofia nei licei del Piemonte e da anni si dedica, tra le altre cose, alla composizione di favole e storie per ragazzi.

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Simone Fornara, nato a Omegna, paese di Gianni Rodari, si occupa di formazione degli insegnanti di ogni ordine e grado, ma è anche scrittore appassionato di divertenti racconti per ragazzi.

ROSSA SERIE

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE,­GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

Mentre dieci scienziati di livello mondiale conducono grossi esperimenti per attestare la pericolosità e i danni alla salute causati da un uso esagerato dei telefonini, i genitori del piccolo Ernesto, ignari del pericolo, gli regalano... proprio un telefonino nuovo di ultima generazione! E lui, felicissimo, lo usa talmente tanto che le orecchie gli vibrano, gli diventano rosse, enormi, simili a due parabole... e un soffio di vento lo porta via dalla finestra. Atterra in un paese stranissimo, popolato solo da bambini con le orecchie giganti che, come lui, hanno fatto troppo uso del telefonino. Lo attendono emozioni, avventure e incontri di tutti i tipi.

ROSS E I R SE anni

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Simone Fornara - Mario Gamba

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Telefonino, non friggermi la zucca! Dieci scienziati, un bambino e un fantastico viaggio tra le nuvole



IL MULINO A VENTO Per volare con la fantasia

IL MULINO A VENTO

Collana di narrativa per ragazzi

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Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo 1a Edizione 2011 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013

Tutti i diritti sono riservati © 2011 Raffaello Libri Srl Via dell’Industria, 21

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Simone Fornara – Mario Gamba

Telefonino, non friggermi la zucca! Illustrazioni di

Giovanni Lombardi


A tutti quanti i bravi bambini che usano poco i telefonini. E ai nostri cari “nipotini�: Elisa, Andrea, Riccardo, Clarissa, Isabella, Beatrice, Patrick, Denis, Robert e Rossella. Zio Mario e zio Simone


Dieci scienziati e un problema Un giorno, per ordine del governo, una

commissione di scienziati si riunì. Doveva stabilire se le radiazioni dei telefonini facevano male alla salute. Gli scienziati erano dieci, come le dita delle mani. Prima provarono a misurare le radiazioni con degli apparecchi complicatissimi. Ogni scienziato trovò risultati diversi e tutti volevano avere ragione. – I telefonini producono un megatone di radiazioni, secondo me! – disse il primo. – Altroché: due gigatoni e tre quarti, per me! – disse il secondo. – Siete proprio fuori strada – esclamò il terzo. – Secondo i miei calcoli, nei telefonini di radiazioni non ce ne sono! 5


– Ma sei pazzo? – ribatté il quarto. – Ce ne sono almeno due vagoni e mezzo, quattro centilitri e una scarpa! E così via. Alla fine si tirarono per i capelli (è per questo che gli scienziati hanno spesso i capelli dritti o pochi capelli) e decisero di fare altre prove. Fecero arrivare altri innovativi apparecchi di controllo dall’America e ognuno atterrò all’aeroporto dentro uno scatolone. Da ogni scatolone saltò fuori anche un omino che disse: – Sono l’omino delle istruzioni. Devo spiegarvi il funzionamento delle macchine, per non fare pasticci. Ma gli scienziati, che sono a volte un po’ troppo orgogliosi, risposero tutti assieme: – Ma per chi ci avete presi? Siamo scienziati, mica dei tonti! – Mica babbei! – Mica macachi! – Mica maccabei! 6


E rispedirono indietro gli omini negli scatoloni e tennero gli apparecchi. Sta di fatto che combinarono un bel pasticcio: a voler fare tutto di testa loro gli apparecchi si ruppero, e furono costretti a buttarli nella spazzatura. Il governo protestò con l’America perché gli apparecchi erano difettosi. Gli omini degli scatoloni spiegarono che non era così. Per poco non scoppiò una guerra. Intanto gli scienziati avevano deciso di cambiare metodo: ognuno di loro avrebbe provato sulla propria pelle quali sarebbero state le conseguenze dell’uso esagerato del telefonino. Cinque scienziati si sedettero davanti agli altri cinque, a faccia a faccia, a dieci centimetri di distanza, e si chiamarono col telefonino. Andarono avanti a parlarsi per sette giorni di seguito. – Pronto, mi senti? – chiedeva il primo al secondo. 7


– Forte e chiaro! E tu? – rispondeva il secondo al primo. – Pronto, come va? – chiedeva il terzo al quarto. – Come poco fa! – rispondeva il quarto al terzo. – Pronto, che fai? – chiedeva il quinto al sesto. – Quello che fai tu! – rispondeva il sesto al quinto.


– Pronto, dove sei? – chiedeva il settimo all’ottavo. – Di fronte a te! – rispondeva l’ottavo al settimo. – Pronto che si fa? – chiedeva il nono al decimo. – Si chiacchiera un po’! – rispondeva il decimo al nono. Alla fine non sapevano più che cosa dire e iniziarono a dirsi le parolacce e a farsi linguacce e boccacce.


Poi uno disse: – Fermi tutti! Noi siamo scienziati! Siamo persone molto intelligenti e perbene, abituati a ragionare con calma e con metodo. Certe cose noi non le facciamo! Basta! Mettete dentro quelle lingue! Silenzio! SSST! E un altro aggiunse: – Silenzio?! Mi è venuta un’idea! Facciamo il gioco del silenzio al telefonino. Accostiamo l’apparecchio all’orecchio e fissiamoci in faccia. Il primo che parla perde! Il primo che ride resta escluso dal gioco! Vediamo cosa succede! Fecero così per altri sette giorni di fila, senza dormire: si misero l’uno davanti all’altro nel silenzio più totale, sguardo nello sguardo. Si sentiva solo il ronzio dei telefonini appiccicati alle orecchie. Ogni tanto uno degli scienziati grugniva, cercando di soffocare un risolino. Al settimo secondo del settimo minuto del settimo giorno i dieci scienziati crollarono di schianto tutti assieme, a faccia avanti, 10


con la medesima angolazione di caduta, con precisione matematica. Erano distrutti dalla stanchezza, ma si risvegliarono immediatamente per via delle zuccate date sui tavolini ai quali erano seduti. Poi decisero che poteva bastare e andarono a letto sfiniti. Era chiaro che non era successo niente, con quei telefonini. Forse l’eccessivo uso del telefonino non aveva effetti nocivi sulla salute. Forse sbagliava chi li criticava troppo. Forse erano utili e non pericolosi per niente. Forse.

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Il responso della prova Il giorno dopo, tutti e dieci gli scienziati

fecero le stesse cose di tutti i giorni: si alzarono e salutarono le rispettive mogli. Appena visti i loro mariti, però, le mogli urlarono dallo spavento. Sembravano veramente atterrite. – Aiutoooooooo! Cosa ti è successo? – Non ti riconosco più! – Qualcuno mi aiuti! Aiuto, qualcuno mi aiuti! Ecco che cosa avevano visto quelle donne al risveglio, dopo che i loro mariti avevano parlato per giorni al telefonino.

Il primo scienziato aveva tre occhi: i due soliti più uno in mezzo alla fronte, che girava in tutte le direzioni senza fermarsi mai.


Il secondo aveva un naso lunghissimo, come quello di Pinocchio, che però ogni tanto si raggomitolava verso la faccia come la coda di un porcellino. Il terzo aveva perso tutti i denti, che erano rimasti a forma di bocca sul cuscino (lo scienziato dormiva sempre a faccia in giù) e ballavano la macarena. Il quarto aveva perso tutti i capelli e la testa gli era diventata lucida come uno specchio (la moglie si era spaventata perché aveva visto la propria faccia riflessa e deformata, infatti al marito non faceva più caso). Il quinto aveva il sedere al posto della faccia e la faccia al posto del sedere, e sua moglie fu l’unica che non si spaventò: non si accorse della differenza (se ne accorse lui davanti allo specchio quando si tagliò il sedere con il rasoio da barba).


Il sesto era diventato peloso peggio di uno scimpanzé, ma quando si grattava le ascelle perdeva ciuffi di peli pazzeschi, lunghi come spaghetti. Il settimo picchiò la testa sul soffitto perché era diventato gigantesco e anche un po’ verde, come quel super-eroe di cui non ricordiamo il nome... forse Gulk o Kulk, insomma... un nome così. L’ottavo era diventato tutto arancione come una carota e la testa gli si era allungata di un metro e mezzo. Il nono si ritrovò un paio di corna da far invidia a un grande cervo, e quando girava la testa tutti gli altri si dovevano abbassare di scatto per non essere incornati.


Il decimo non c’era più: gli era rimasta solo la voce, che per di più parlava spesso in rima o attraverso filastrocche un po’ sciocche. I nove scienziati più la voce del decimo si ritrovarono nel laboratorio per tirare le somme. Dopo essersi guardati in faccia scoppiarono a ridere, poi subito a piangere come delle sirene. Quando si furono un pochino calmati, la voce del decimo disse: – Dobbiamo scrivere una lettera al governo, facciamo presto, prima che venga l’inverno! I nove scienziati si guardarono intorno senza capire da dove venisse la voce e che cosa c’entrasse mai l’inverno, ma alla fine annuirono: – Sì, facciamo così! Mi sa che hai proprio ragione. Così la voce si mise a dettare la lettera, ma al posto della lettera le uscì dalle labbra invisibili una filastrocca: 15


Cari governanti che lassù state, noi abbiam fatto ciò che volevate: complessi e terribili esperimenti a uno han fatto cascare tutti i denti, a un altro è cresciuto un terzo occhio, a uno è spuntato il naso di Pinocchio, un altro è pelato come una boccia, uno è gigantesco come una roccia, un altro ha chiappe al posto delle guance, uno ha due corna lunghe come lance, a un altro si è allungata la zucca, a uno è cresciuta folta la parrucca, a me è rimasta sol questa vocina: siamo davvero una brutta decina! Cari governanti che lassù state, avvisate tutti, non esitate: dite alla gente che i telefonini se usati troppo ci rendon cretini!



Gli altri nove scienziati rimasero un po’ perplessi, e alla fine furono d’accordo nel ritenere che la filastrocca fosse poco adatta a una comunicazione ufficiale. Lo scienziato con le corna propose questa versione:

Gentilissimi signori del Governo, dopo aver condotto esperimenti complicatissimi, siamo arrivati a capire che usare i telefonini per troppo tempo provoca senza alcun dubbio gravi danni alla salute. Pertanto ci sentiamo in dovere di avvertire la popolazione che sono pericolosi e che vanno usati con molta cautela. Insomma, usateli ma non troppo! Se non ci credete, venite a guardarci un po’ in faccia. Firmato: i nove scienziati e la voce del decimo, che purtroppo non può firmare perché gli mancano anche le mani.

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Sigillarono la busta e la inviarono al governo (in realtà la voce del decimo non era d’accordo, e continuò a protestare, ma nessuno la ascoltò più). Il giorno dopo, il telegiornale diffuse però una strana notizia: La commissione di esperti, dopo lunghi e precisi esperimenti, ha stabilito con certezza che i telefonini non fanno male per niente alla salute. Si può chiacchierare tranquillamente, insomma, senza paura di diventare sordi o di prendere qualche brutta malattia! Ma secondo voi gli scienziati avevano scritto davvero così, nella lettera? Comunque andò a finire che gli scienziati sparirono (non si sa perché) dalla circolazione. Rimase in giro solo la voce del decimo, che urlava cose di questo tipo: 19


– Attenti, signori, attenti! Usare troppo il telefonino fa perdere i denti! Fa diventare brutti, arancioni e bislunghi, come mostri, carote e funghi! E magari vi frigge pure il cervello, senza lasciarvi neppure un capello! Nessuno, però, ci faceva caso. In fondo, era solo una voce, senza mani, senza labbra e senza cervello attaccati. Non avendo le mani, non poteva far schioccare le dita per attirare l’attenzione; non avendo le labbra, parlava troppo piano per farsi udire bene; e siccome mancava anche di cervello, la gente pensava che le parole che diceva a bassa voce fossero proprio delle sciocchezze.

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