Salvate il pianeta orz!

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Le meraviglie della scienza: il sistema solare

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Adamantia Paizis Piergiorgio Siena

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Collana di narrativa per ragazzi


Editor: Paola Valente Coordinamento di redazione: Emanuele Ramini Impaginazione: AtosCrea, Raffaella De Luca Progetto grafico copertina: Mauro Aquilanti Approfondimenti: Adamantia Paizis e Piergiorgio Siena Esperimenti: Adamantia Paizis e Piergiorgio Siena Ufficio stampa: Francesca Vici I Edizione 2018 Ristampa 6 5 4 3 2 1 0

2024 2023 2022 2021 2020 2019 2018

Tutti i diritti sono riservati © 2018 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it

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Adamantia Paizis e Piergiorgio Siena

SALVATE IL PIANETA ORZ!

Illustrazioni di Marga Biazzi



al museo

E

– questo è l’ultimo minerale della collezione, proviene dall’Isola d’Elba e si è formato circa sei milioni di anni fa. Ora andiamo nella prossima sala, dedicata agli insetti. – Bello! – disse Valerio, mettendosi a correre, inseguito dai suoi compagni. La guida e la maestra tentarono invano di contenere l’assalto alle teche degli insetti. Sofia rimase con la fronte attaccata alla vetrina del minerale. – Ci pensi – le disse Alex, rimasto nella sala con lei, – si è formato sei milioni di anni fa ed è ancora qui con noi. 5


– Incredibile. – Vederlo dal vivo è emozionante, molto più che in internet. – Già. In rete sembrava un sasso comune, visto da qui sembra… diverso. Alex e Sofia guardarono il minerale cercando di immaginare il suo lungo viaggio nel tempo. – Hai visto? – urlò a un tratto Sofia, – si è mosso! – Che? – Si è mosso, il minerale si è mosso! – Ma va, te lo sei sognato. – No, si è mosso, non me lo sono sognato! Fissarono entrambi il minerale, senza fiato. Dopo qualche secondo il sasso si mosse di nuovo. – Ecco! Hai visto? – Non fare la furba, hai scosso tu la vetrina. – Ma se non la sto nemmeno toccando… Si allontanarono dalla teca continuando a fissarla. Il minerale iniziò a tremare, poi d’un tratto si fermò. I ragazzi rimasero in silenzio, finché Alex osò parlare: – Forse c’è un terremoto. Si guardarono intorno, ma tutto sembrava in ordine. Fissarono di nuovo il minerale e videro un puntino rosso apparire al suo centro. – Ma che è? I ragazzi guardarono in alto per vedere se c’era una lampada che illuminava il minerale, ma non scorsero 6


niente. Intanto sul minerale il puntino iniziò a disegnare delle lettere, formando una parola. Alex e Sofia lessero insieme ad alta voce: – AIUTO. Pausa. – AIUTATEMI PER FAVORE. Le parole apparivano e scomparivano una a una. – Che sta succedendo? – chiese Alex eccitato. – MI CHIAMO PRAX. STO USANDO QUESTO MINERALE PER COMUNICARE CON VOI. VORREI PARLARVI. SCRIVETE QUESTI SIMBOLI: ––%oo%oo–– Alex estrasse subito il suo cellulare e fece una foto ai simboli, ma non successe niente. Ne fece un’altra, ancora niente. – Forse non funziona con la foto – disse Sofia. – Dice di scriverli. I ragazzi cercarono un pezzo di carta. – Io non ho nulla, Sofia. Tu? – Io ho una matita, ma non ho la carta. Uffa, lo sapevo che dovevo venire con un quaderno. Aspetta, sì, scriviamo sul biglietto della metro, eccolo. Sofia copiò i simboli sul biglietto. – Fatto – disse Alex con un soffio di voce. – Bravi ragazzi, grazie, ora va meglio! – disse una voce. Alex e Sofia urlarono impauriti e fecero un salto indietro, gettando il biglietto a terra. 7


– Il biglietto ha parlato! – urlò Alex. – Oh! Scusatemi, avrei dovuto avvertirvi. I simboli hanno aperto un canale di comunicazione vocale, così facciamo prima. Non sta parlando il biglietto, ma sempre io, Prax. Parlo attraverso il biglietto. – M-ma come fai? – chiese Alex raccogliendolo dal suolo. – Oh, è un gioco da ragazzi. Il mio corpo è qui, ma la mia mente è lì da voi e vi sta parlando. – Fantastico! – disse Alex che già si era dimenticato della stranezza della situazione. – Che cosa possiamo fare per te, Prax? – chiese Sofia in bilico fra l’eccitazione e il timore. – Innanzitutto, disegnatemi sul foglietto, così vi posso vedere anch’io. – Come disegnarti? Non sappiamo come sei fatto! – disse Alex. – Oh, basta che facciate un cerchio per il viso e due pallini come occhi. Sofia esitò, ma alla fine si decise e disegnò quanto richiesto. I pallini si animarono e si aprirono. – Buongiorno Sofia, buongiorno Alessandro. Che bello vedervi dal vivo. – Come fai a sapere i nostri nomi? – chiese stupito Alex. – Vi stiamo seguendo da un po’, siete molto amici e molto curiosi e pensiamo che sareste perfetti per aiu8


tarci. Sofia, mi sento un po’ strano, potresti disegnarmi anche il resto della faccia, per favore? Sofia disegnò una riga verticale come naso e una orizzontale come bocca. – Oh, scusa, non mi sei venuto benissimo, non sono brava a disegnare. Il viso a matita si animò e si illuminò di un bellissimo sorriso. – Ah, ora sì che mi sento meglio, grazie ragazzi. Adesso vi spiego… – Ma insomma voi due! Cosa state facendo?! I ragazzi si girarono di scatto. Era la loro insegnante. – … sempre in disparte, volete farmi morire di paura? Sofia, cos’hai in mano? Vi sembra il momento di disegnare? Andiamo, gli altri sono già due sale più in là! La maestra accartocciò il biglietto e lo buttò in un cestino. Terrorizzato, Alex si fiondò a recuperarlo, ma non riuscì a controllare lo stato di salute di Prax. Sofia, spaventatissima, gli chiese sotto voce: – Oh mamma, l’avrà ucciso?

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UN’ASTRONAVE

Alex avvicinò il biglietto all’orecchio e sentì la voce

di Prax: – Chi ha spento la luce? Che succede? Fingendo un colpo di tosse, Alex bisbigliò: – Aspetta, Prax, siamo stati scoperti, aspetta… I due amici finsero interesse per le teche successive, poi, trovato il momento opportuno per nascondersi, Alex aprì il biglietto e rivide la faccia sorridente di Prax. Era solo un po’ accartocciata. – Scusa amico, abbiamo rischiato grosso. – E continueremo a rischiare finché starete lì. Forza venite con me. – Dove? Come? – chiesero i ragazzi contemporaneamente. – Allora, ascoltatemi bene: dovete andare vicino al reperto più vecchio del Museo. – Perché? – Beh, è lunga da spiegare. Diciamo che io sono lon10


tano, molto lontano, e per raggiungermi dovete andare vicino a un oggetto molto antico. Se andate vicino a un oggetto che ha 100 anni, vi potrò tele-trasportare a 100 anni luce, se andate vicino a uno di 1000 anni, vi potrò tele-trasportare a 1000 anni luce e così via. Chiaro? – Cos’è un anno luce? – chiese Alex stralunato. – L’anno luce è la distanza che percorre la luce in un anno. – Oh… e quanto sarebbe? – Tantissimo, ora non abbiamo tempo. Forza, cercate il reperto più vecchio. – Non basta il minerale da sei milioni di anni, quello su cui ci hai scritto? – chiese Sofia. – No, scovate qualcosa di più antico – rispose Prax. Sofia e Alex iniziarono a guardare tutte le teche, leggendo ad alta voce le età segnate sulle etichette. – Duemila, tremila, diecimila, sei milioni, dieci milioni! Va bene dieci milioni di anni, Prax? – chiesero i ragazzi. – No, ci deve essere qualcosa di molto più vecchio, la Terra ha quasi quattro miliardi e mezzo di anni. Alex si bloccò di colpo. – Quattro MILIARDI e mezzo di anni? – Certo – disse Sofia, – non hai sentito la guida? – Quattro miliardi e mezzo? – ripeté Alex. – Ma scusa, questo ci porterebbe a quattro miliardi e mezzo di anni luce, ma è… è stra-tantissimo. Prax, finiremo fuori dall’Universo! 11


– Alessandro, non credo ci sia un “fuori” dall’Universo e comunque no, non finirete fuori: al massimo sarete solo a circa un terzo. Però arriverete più o meno dove sono io, quindi va benissimo, cercate un reperto che sia più o meno vecchio come la Terra. I ragazzi corsero fra le teche di varie sale, finché a Sofia venne un’idea. – Ma scusa, chiediamo, no? Giunsero nella sala delle farfalle e, cercando di nascondere l’eccitazione, Sofia chiese alla guida del Museo: – Mi scusi, signora, quanti anni ha il reperto più vecchio? – Il reperto più vecchio è un meteorite lunare, ha circa quattro miliardi di anni. Dal foglietto si sentì Prax festeggiare: – Sììì! Va bene quello! Alex lo nascose in tasca, imbarazzato, Sofia continuò serafica: – Molto interessante… e dove si trova? – È nella sala dei meteoriti. Alex e Sofia attesero il momento opportuno per sgattaiolare nelle sale seguenti, a caccia del meteorite lunare. Eccitatissimi, iniziarono a correre fra le teche fino a quando Sofia urlò: – Eccolo! – Bravi ragazzi, ora stategli il più vicino possibile – disse Prax. – Quanto pesate? – Cosa? 12


– Quanto pesate sulla Terra? – Io trentadue chili – rispose Sofia. – E io trentasei – disse Alex. La faccia sul biglietto si girò, occhi naso e bocca sparirono e si sentirono confabulare numeri e conti. – Ma che sta facendo? – chiese Alex. Sofia fece spallucce e si guardò intorno, nel timore che arrivasse qualcuno. – Fatto, tutto a posto, ragazzi. Fra poco vi tele-trasporteremo qui da noi. – Farà male? – chiese Sofia che stava iniziando a rendersi conto della situazione. – Non credo. – Come sarebbe a dire “non credo”? – chiese Alex. – No, non vi farà niente, abbiamo sperimentato il teletrasporto su tutte le specie del nostro pianeta e anche le simulazioni fatte con la vostra esile struttura corporea e molecolare garantiscono che arriverete senza problemi. I due ragazzi non si sentirono per niente rassicurati, tanto più che in quel momento Sofia si rese conto di un altro problema e gridò: – Aspetta, non dovremmo dirlo a qualcuno? Staranno in pensiero! – Tranquilli, non se ne accorgeranno nemmeno – rispose Prax, – potere del tele-trasporto! Ci siamo ragazzi, siamo pronti, tenetevi forte, tre, due, uno!

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!

P Silenzio. – Sofia? – chiese Alex, – io non vedo niente. – Nemmeno io. Prax? Silenzio. – PRAX? – urlò Sofia spaventata. – Sì, ragazzi, tutto ok. Ci ho messo un attimo per raggiungervi. Vi sento, ma non vi vedo, voi mi vedete? – No – disse Alex. – Vi vedete fra voi? – chiese Prax. – No – disse Sofia. – Prax cos’è successo? – Aspettate. I ragazzi sentirono confabulare altri conti e numeri. – Che sta succedendo? – la voce di Alex iniziò a tradire nervosismo. – Prax, che succede? – Ci avete detto giusto il vostro peso? – Ma sì – risposero i ragazzi esasperati. – Ecco, dobbiamo aver sbagliato qualcosa, apparentemente non abbiamo messo abbastanza energia nel canale di trasmissione e non siamo riusciti a portare qui anche la vostra materia, ma solo la mente. – Cosa? AVETE TOLTO LA MENTE DAL NOSTRO CORPO? – urlò Alex. – Niente paura, state bene. Il ricongiungimento è possibilissimo, dobbiamo solo capire dove abbiamo sbagliato e correggere. – Alex, io ho paura – bisbigliò Sofia. 14


– Tranquilli ragazzi. Il fatto è che ci sembra di aver fatto le cose per bene, non capiamo. Dietro Alex e Sofia si sentì una voce tremolante: – R-ragazzi, d-dove siamo? Che succede? – BOMBOLO! – Alex e Sofia urlarono all’unisono. – S-sì? – Che stai facendo qui? – chiese Alex pieno di rabbia e di paura. – Vi ho visto correre e vi ho seguito, ma dove siamo? – Allora è tutto spiegato, ragazzi – disse Prax. – Non abbiamo tenuto conto della massa del vostro amico. Solo che… Bombolo? Non trovo questo nome sulla lista. – Si chiama Marco – spiegò Sofia, – lo chiamiamo Bombolo perché mangia sempre i bomboloni. – Bene, Marco-Bombolo, potresti dirci quanto pesi sulla Terra? – Eh? – IL TUO PESO, BOMBOLO! Devi dire a loro il tuo peso! – urlò Sofia. – Oh, quarantadue chili – disse Bombolo, imbarazzato.

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I tre ragazzi ruzzolarono l’uno sull’altro. – Prax, ce l’hai fatta! – urlarono toccandosi la faccia e abbracciandosi a vicenda. Finiti i festeggiamenti, si fermarono e iniziarono a guardarsi intorno. – Dove siamo? – chiese Sofia. – Non lo so – rispose Alex. Bombolo si sistemò gli occhiali e si guardò in giro, poi sgranò gli occhi e urlò: – Un’astronave!

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Il Sistema Solare

Il Sistema Solare è uno dei tanti sistemi stellari dell’Universo. Si è formato circa 4,6 miliardi di anni fa da una nebulosa, un ammasso di gas e polveri nello Spazio. La rotazione della nebulosa e la contrazione dovuta alla forza di gravità hanno portato alla formazione di un disco di materia con un centro molto denso, l’antenato del nostro Sistema Solare. Infatti, dal disco si sono formati i pianeti e tutti i corpi celesti minori, mentre nel centro, sempre più denso e caldo, si è formato il Sole. Il nostro Sistema Solare

Mercurio

Saturno

Sole

Venere Terra

Marte Nettuno

Urano

Plutone Giove

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Il Sistema Solare è dunque composto dal Sole e da tutto quello che gli orbita intorno: otto pianeti (Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno), i loro satelliti naturali (come la nostra Luna), i pianeti nani (Cerere, Makemake, Haumea, Eris e Plutone) e un numero elevatissimo di asteroidi, comete e meteoroidi. La maggior parte dei pianeti e dei loro satelliti naturali (le “lune”) è stata nominata ispirandosi alla mitologia greca e romana. Ad esempio, Marte, Dio della guerra (anche noto come Ares) aveva due figli: Deimos (Terrore) e Phobos (Paura). Marte è il nome del quarto pianeta e Deimos e Phobos sono i suoi due satelliti naturali. Se mettiamo insieme tutti e otto i nostri pianeti, i loro satelliti naturali (più di un centinaio!) e tutti i corpi minori, otteniamo lo 0,2% della massa totale del Sistema Solare. E il resto? Sta tutto nel Sole che (da solo) ha il 98,8% della massa totale. È per questo motivo che, con la sua tremenda attrazione gravitazionale, governa il moto di tutti gli altri corpi celesti che gli orbitano intorno. Ma quanto è grande il Sistema Solare? Fra gli otto pianeti, quello più interno, Mercurio, dista circa 57 milioni di chilometri dal Sole, mentre quello più esterno, Nettuno, circa 4530 milioni di chilometri. Quanto tempo ci mette la luce per coprire queste incredibili distanze? Vediamo: partendo dal Sole e viaggiando alla straordinaria velocità di 300 mila chilometri al secondo, la luce impiega circa 3 minuti per raggiungere 18


Mercurio, 8 minuti per raggiungere la Terra e 4 ore per arrivare a Nettuno. Per incontrare la stella più vicina al Sole (Proxima Centauri), la luce deve uscire dal Sistema Solare e viaggiare per ben 4 anni. E se volessimo attraversare tutta la nostra Galassia, la Via Lattea, alla velocità della luce? Ci metteremmo un po’ di più: 100 mila anni. Il Sistema Solare è veramente un puntino all’interno della nostra Galassia e, come se non bastasse, la nostra Galassia è un puntino all’interno dell’Universo. Insomma, noi siamo proprio piccini!

Immagini della Via Lattea (Sopra: vista dalla Terra; sotto: rappresentazione artistica.) 19


La ricerca di pianeti abitati

A differenza delle stelle, che emettono luce propria, i pianeti riflettono la luce della stella più vicina. Questo li rende molto difficili da scoprire e, infatti, fino a qualche decennio fa, conoscevamo solo i pianeti del nostro SiNGC 4414 è una ga lassia a spirale stema Solare. Ma ce ne sono molti di più: nell’Universo, infatti, sono presenti centinaia di miliardi di galassie, ciascuna formata da centinaia di miliardi di stelle e ogni stella può avere uno o più pianeti! Grazie alle nuove tecnologie, oggi conosciamo oltre 2000 esopianeti (pianeti al di fuori issima galassia NGC 4650A, una rar po ad anello lare del nostro Sistema Solare), alcuni dei quali potrebbero avere caratteristiche adatte a forme di vita come quelle terrestri. Sono infatti già stati individuati pianeti con caratteristiche simili alla Terra. La ricerca della vita extra-terrestre è appena iniziata! M104, la Galassia Sombrero

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Sole, Antares, Terra

Le dimensioni delle stelle sono molto varie. Il Sole ad esempio, con il suo diametro di 1 392 000 km, è una stella mediopiccola. Nella Via Lattea, ci sono stelle molto piÚ grandi del Sole: ad esempio la stella Antares ha un diametro ben 850 volte maggiore.

Il Sole

La stella Antares

La Terra

La Terra ha invece un diametro 100 volte minore di quello del Sole. Un puntino davvero minuscolo. 21



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