Portami con te

Page 1

Fulvia Degl’Innocenti

DIALOGARE PER CRESCERE Storie nate dalla collaborazione con i protagonisti del mondo sociale, per raccontare la vita agli adulti di domani

Fulvia Degl’Innocenti è nata a La Spezia e si è trasferita a Milano per lavorare come giornalista. Ama scrivere per i pubblici più diversi: fiabe piccine per i più piccini, e romanzi per chi si affaccia all’età adulta. I suoi libri hanno fatto il giro del mondo. Ha vinto numerosi premi e dirige la collana “Il parco delle storie” per Edizioni Paoline.

Portami con te

Portami con te

Alla stazione di autobus di una città rumena, Florentin saluta la mamma che parte per l’Italia. Andrà a fare la badante, mentre lui e le sorelline rimarranno con la nonna. Florentin ha paura di quel saluto, ha paura che accada anche a lui come al suo amico Pavel, dimenticato dai genitori e sconfitto dalla tristezza. Ma la mamma di Florentin ha intessuto un filo che li terrà in contatto: un appuntamento settimanale con le mail per raccontarsi la loro vita. Florentin parlerà della scuola, dello sport, degli amici; la mamma della scoperta di una nuova città. A un certo punto, però le mail non bastano più. A Florentin manca la mamma e, per non annegare nelle malinconia, prende una decisione coraggiosa che lo porterà a vivere una grande avventura.

Fulvia Degl’Innocenti

Portami con te

Quest’ombra di nonno che ancora mi tiene per mano...

Con il patrocinio di

Dai 10 anni I S B N 978-88-472-2362-2

€ 9,00

9

788847 223622



DIALOGARE PER CRESCERE


Editor: Patrizia Ceccarelli Redazione: Emanuele Ramini Progetto grafico: Simona Dell’Orto Ufficio stampa: Salvatore Passaretta 1a Edizione 2015 Ristampa 5 4 3 2 1 0 2020 2019 2018 2017 2016 Tutti i diritti sono riservati © 2015 Raffaello Libri Srl Via dell’Industria, 21 - 60037 – Monte San Vito (AN) e–mail: info@grupporaffaello.it www.grupporaffaello.it e–mail: info@raffaelloragazzi.it www.raffaelloragazzi.it Printed in Italy È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.


Fulvia Degl’Innocenti

Portami con te



Capitolo 1

Volare!

– Guardate che cosa mi ha mandato la mia mamma! Prima sentirono la sua voce, poi lo videro arrivare correndo. Un’enorme scatola sobbalzava tra le braccia di Pavel, mentre i piedi sollevavano la polvere, depositata dall’estate rovente sul sentiero che dai campi conduceva nel cortile della casa di Florentin. – Ehi, attento che ti cade! – gli gridò l’amico Radu. Qualunque cosa fosse, ci teneva che arrivasse tutta intera. Erano sempre delle autentiche meraviglie quelle che uscivano dai pacchi di Pavel. L’ultima volta era stata una macchina telecomandata, una quattro per quattro con ruote cingolate che riusciva persino a inerpicarsi su per la montagnetta di calcinacci che stazionava da almeno un anno nel giardino della casa di Iancu. La volta precedente era saltato fuori il pallone ufficiale del 5


Milan con le firme dei calciatori. Senza contare i videogames, le costruzioni, i fucili con i proiettili di gomma… Pavel, ansimando per la corsa, posò il pacco a terra. Il sudore aveva scurito i suoi capelli biondi, che gli cadevano sul viso arrossato come spaghetti appena scolati. Intorno alla scatola c’erano Jorge, il più alto del gruppo, spalle da rugbista, capelli ricci legati con un codino; Radu, con una lieve peluria sotto il naso e grandi occhi verdi, e Florentin, il più magro di tutti, capelli castani lisci e lunghi portati di lato che gli cadevano sull’occhio sinistro e che mandava all’indietro con uno scatto del capo, accompagnato dalla mano. Non c’era moltissimo da fare a Lesini dopo la fine della scuola, e i pacchi di Pavel erano come un piccolo fuoco di artificio che continuava a brillare anche dopo essere esploso. Pavel condivideva volentieri i suoi giochi con gli amici; erano in un certo senso la famiglia che non aveva più. Suo padre non si vedeva da tempo, mentre la mamma era partita per Milano due anni prima. Un lavoro da badante, per comprare una casa e far studiare il figlio, così diceva. Se Pavel avesse prestato orecchio alle chiacchiere del villaggio avrebbe avuto qualche sospetto sull’origine di quei regali. Ma che importava ora che lui poteva mostrare agli 6


amici un aereo dalla struttura leggerissima in polistirolo, “capace di alzarsi fino a 20 metri”, come dicevano le istruzioni. – Andiamo a provarlo al campo di nonno Vlad – propose Florentin. Nonno Vlad non era il nonno di nessuno ed era un po’ il nonno di tutti. Come la maggior parte degli abitanti di Lesini che erano rimasti al paese, faceva il contadino. Non aveva avuto figli ma amava circondarsi di bambini; gli piacevano soprattutto quelli piccoli, più facili da incantare con piccoli giochi di prestigio e innocue burle. Non c’era bambino a cui nonno Vlad non avesse raccontato la storia del suo campo nel quale era riuscito a far crescere caramelle di vari sapori, proprio come fossero ciliegie o susine. Teneva anche in tasca qualche caramella da regalare, così c’era sempre qualche bambino che credeva al racconto di nonno Vlad e andava furtivo nel campo a verificare finendo poi bollato a vita come credulone dagli amici. Era accaduto anche a Pavel quando aveva cinque anni: era un sognatore, e ti guardava con quegli occhi azzurri sgranati come biglie di vetro, affamato di fiabe, soprattutto a lieto fine. Ma ormai i cinque anni erano passati, adesso Pavel di anni ne aveva undici e la storia del campo di caramelle era un ricordo lontano; nel gruppo però qualcuno voleva ancora divertirsi 7


alle sue spalle e, appena nominato il campo di nonno Vlad, fece partire delle risatine ammiccanti in direzione di Pavel. – Fatela finita! – li zittì Florentin, che era allergico alle prese in giro e prendeva la parte dei più deboli. – Vieni Pavel – disse afferrando l’amico per un braccio, – andiamocene a casa mia che questi scemi non capiscono niente. – Stavamo solo scherzando, dai! – protestò Radu che adorava gli aerei e sognava di diventare un pilota. – Ma sì, scusa Pavel, non te la prendere – aggiunse Jorge. Il piccolo incidente si era risolto in fretta, e i quattro ragazzi si diressero correndo verso il campo di nonno Vlad. Era perfetto per il decollo, soprattutto perché il proprietario, al contrario di altri rustici contadini, se li avesse sorpresi ad armeggiare con il nuovo giocattolo, non si sarebbe messo a sbraitare agitando per aria un bastone. Il raccolto era stato appena fatto e il campo, coperto di stoppie giallo oro, rifletteva la luce del sole del caldo pomeriggio di agosto. L’aereo volava che era una meraviglia e i ragazzi si passavano a turno il radiocomando correndo per seguire i volteggi del velivolo. Non si accorsero, però che il campo stava per finire e che si stavano avvicinando a una fila di alberi dritti e imponenti, lungo un ruscello. 8


– Attento Radu, i rami… Il richiamo di Pavel arrivò troppo tardi. L’aeroplanino si era andato a incastrare tra i rami e non rispondeva più ai comandi. – Che imbranato sei! – fece Jorge stizzito. A Pavel erano venuti gli occhi lucidi, mentre Iancu già cominciava a scuotere il tronco dell’albero nella vana speranza di scrollare i rami e recuperare l’aeroplanino. – Datemi una mano, forza! – incitò i compagni. Ma i loro sforzi furono del tutto inutili. Ci sarebbe voluto Hulk per smuoverlo. – Proviamo con un rametto! – propose Jorge. Tra quelli caduti scelsero il più lungo, ma per quanto si tenessero in equilibro sulle punte dei piedi, non riuscivano neppure a sfiorare la coda dell’aereo. – Florentin, tu che sei magro, saltami sulle spalle. Con l’amico a cavalcioni che brandiva il ramo, Radu tentennava malfermo sulle gambe che all’improvviso cedettero e fecero franare a terra i due ragazzi. – Inutile, non ce la faremo mai – scuoteva la testa Pavel. – Sei proprio una lagna – fece Radu. – Te lo tiriamo giù il tuo aeroplanino, frignone. – Proviamo con i sassi – esclamò Iancu. I ciottoli sulla riva del ruscello non mancavano, e i ragazzi cominciarono a bersagliare il velivolo, ma ci sarebbe voluta 9


una mira perfetta e soprattutto una gran forza nelle braccia per far arrivare un sasso fin lassù. – Ho trovato! – esclamò Florentin. – Ce l’hai ancora il pallone del Milan? – chiese a Pavel. – Certo! – E allora corri a prenderlo, casa tua non è lontana da qui. – Ti accompagno io – fece Radu che, nonostante l’aria sfrontata, si sentiva in colpa per aver scagliato l’aeroplano fin lassù.

A breve furono di ritorno con il bel pallone rosso-nero, lucido e nuovo come appena uscito dalla scatola. – La palla al rigorista – fece Florentin che aveva preso in mano la situazione. Consegnarono il pallone a Jorge, che nella squadra della scuola era quello con il tiro più potente. Doveva calciarlo e spedirlo dritto tra i rami. – Che ci vuole?! – fece lui con aria un po’ sbruffona. Però, mezz’ora e decine di tiri dopo, l’aeroplanino era ancora al suo posto. Nel campo si erano invece radunati quasi tutti i ragazzi di Lesini, e poi via via anche qualche anziano. Stavano con lo sguardo per aria, a fare il tifo, a suggerire una diversa angolazione del tiro, a confabulare sulle proposte più strampalate. E ogni nuovo arrivato si fiondava contro il tronco con 10


aria sicura di sé, un po’ come fanno i giovanotti al luna park nel pungiball che misura la loro forza. Ma tutti fallivano miseramente. – Che ci fa tutta questa gente nel mio campo? – tuonò all’improvviso la voce di nonno Vlad. Gli bastò alzare il capo per capire la situazione. – Povero albero, che vi ha fatto di male da tempestarlo di colpi? Ce l’ho io la soluzione giusta. Aspettatemi qua senza fare altri danni! Venti minuti dopo eccolo sbucare con il suo carretto trainato dall’asino: sopra vi era appoggiata una lunga scala, con le due estremità che fuoriuscivano dai bordi. La scala da sola non arrivava alla cima dell’albero, ma dall’ultimo piolo fu facile per il contadino esperto smuovere i rami con il bastone, giusto quel tanto che bastava per liberare le ali dell’aeroplano e contemporaneamente azionare il radiocomando per farlo tornare a volare. Un applauso spontaneo partì all’unisono dalle mani di tutti i presenti. – E per festeggiare l’impresa, che ne dite di una caramella del mio campo? Non erano più dei bambinetti creduloni, ma si avventarono ugualmente sulle gelatine dai colori sgargianti che uscirono dalle tasche di nonno Vlad come una pioggia di coriandoli.

11


Capitolo 2

Addio Pavel

Bianco e nero. Come in uno di quei vecchi film che piacevano alla nonna. Bianco. Il legno e la neve. Nero. Le giacche dei presenti e i corvi appollaiati sui rami. Florentin immaginò che la scena che aveva di fronte fosse quella di una comica muta. Uno degli uomini vestiti di nero sarebbe scivolato nella neve andando a gambe all’aria. Gli altri avrebbero cercato di tenere in equilibro la bara bianca, ma poi sarebbero finiti a terra pure loro. E naturalmente anche la bara. Che si sarebbe sfasciata. Crash... Pavel sarebbe sbucato fuori con il suo abito da cerimonia, tastandosi un enorme bernoccolo sulla testa 12


e guardandosi intorno con aria smarrita. Gli altri, credendo di vedere un fantasma, sarebbero corsi via inorriditi. E Pavel dietro, senza rendersi conto di essere lui l’oggetto del loro terrore. Florentin a quell’immagine si lasciò scappare un sorriso divertito. Sentì accentuarsi la stretta della mano di sua madre. Lo artigliava con tale forza da sentire sulla pelle il segno dei suoi anelli anche se entrambi avevano i guanti. Sembrava lei la barca, e lui, che ancora non gli arrivava al petto, la boa a cui la donna si ancorava per non andare alla deriva. Una stretta accompagnata da un rimprovero sussurrato all’orecchio: – Che c’è da ridere? Non sta bene. Pensa se sua madre se ne accorgesse. – La mamma di Pavel poteva pensarci prima – fece lui indispettito. Dietro gli occhiali scuri, gli occhi della madre si dilatarono, smarriti e infuriati insieme. – Come puoi dire così? Guarda come piange, poverina… Fece per allontanarlo dal corteo funebre che stava uscendo dalla chiesa. Lui reagì, pronto a ribattere: – L’ha detto anche nonna Florea. Un discorso a mezza voce, quello della nonna, quasi rivolto a se stessa, ma che Florentin al mattino, quando nel dormiveglia si godeva il tepore del piumone, aveva distinto molto bene: “Il pullman per Iasi parte 13


tutti i giorni da Milano, ma lei ci è salita solo per venire al funerale di suo figlio. Da quasi un anno non si faceva vedere”. Pavel era stato un buon amico, aveva saputo dividere con gli altri la sua felicità. L’infelicità, invece, se l’era tenuta tutta per sé, chiusa dentro quegli occhi azzurri che si erano fatti solo un po’ più spenti. Era inverno, e come ogni anno quando la temperatura scendeva sotto lo zero, la scuola chiudeva. Troppo freddo, le piccole stufe a cherosene non riuscivano a riscaldare le aule, l’acqua gelava nei tubi. Nelle case, invece, c’era anche troppo caldo, ma le giornate erano interminabili. Per due giorni, Florentin non aveva potuto mettere il naso fuori, tanto la neve cadeva copiosa. Ma quando aveva smesso di nevicare, era passato da Radu che abitava nella casa di fronte. – Andiamo da Pavel – avevano deciso. L’amico abitava con gli zii, a cui la madre l’aveva affidato prima di partire. La camera di Pavel, per gli altri ragazzi era come un parco giochi, un rimedio sicuro contro la noia. La casa degli zii di Pavel era al confine del villaggio, a ridosso dei campi, lontana dalla strada. Avevano impiegato quasi un’ora a raggiungerla, sprofondando a ogni passo nella neve alta e ancora fresca. Pure la casa sembrava essere sprofondata nella neve, con il tetto rosso sommerso da una montagna bianca. 14


Avevano bussato e poi avevano gridato, facendo rimbalzare nell’aria il nome dell’amico. – Pavel! Ehi, ci sei? Nulla, oltre al silenzio ovattato dei paesaggi innevati. – Saranno partiti – si dissero. Stavano per rinunciare quando in quella calma irreale udirono un lamento. Sembrava provenire dall’interno della casa. Con la manica del giaccone avevano sgombrato il vetro di una finestra dalla neve e ci avevano incollato sopra un occhio, per sbirciare all’interno. Arrivati all’ultima finestra, quella che dava sul retro, videro qualcosa che non avrebbero più dimenticato: il gatto grigio di Pavel che miagolava girando intorno a un corpo sospeso e immobile. E gridarono, gridarono, gridarono. Solo la sera, singhiozzando sulle gambe della nonna, Florentin venne a sapere che cosa era successo al suo amico Pavel. Gli zii erano partiti da tre giorni, prima della grande nevicata. Lo zio doveva essere operato di calcoli alla cistifellea all’ospedale della città più vicina. Pavel era un ragazzino responsabile, non dava mai problemi, così tranquillo, così calmo. Aveva insistito lui per rimanere a casa e prendersi cura del gatto Kaka. Il frigorifero era pieno e una vicina sarebbe passata a controllare che andasse tutto bene. 15


Dopo tutto, gli zii sarebbero stati via solo pochi giorni. La vicina il primo giorno era passata, quello dopo c’era troppa neve e aveva rinunciato. Il terzo si era dimenticata. Pavel era solo in quel bianco. E Pavel era stanco di aprire pacchi, era stanco di aspettare. – Dovevo andare prima, dovevo correre più in fretta – si disperava Florentin. Mamma e nonna lo consolavano: – Chissà quanto tempo è passato da quando è successo. Lo ha detto anche il dottore. Non potevi farci niente. Florentin voleva essere consolato. Voleva dimenticare in fretta. E dopo il funerale voleva tornare a giocare con Radu, Dorin, Jorge e tutti gli altri. Coi giochi che Pavel aveva lasciato loro. C’era scritto solo questo nel biglietto trovato sotto il cuscino nella cameretta delle meraviglie. A Florentin era toccata la Ferrari rossa. Era proprio un buon amico Pavel. Per sua madre, invece, neppure una parola.

16


Indice Volare!............................................................ 5 Addio Pavel. . ................................................. 12 In famiglia..................................................... 17 La partenza................................................... 27 Parole........................................................... 33 Il murales...................................................... 40 Sorpresa....................................................... 52 Corrispondenza.. ........................................... 60 Natale........................................................... 65 Via!............................................................... 77 Il viaggio....................................................... 92 A Livorno.................................................... 109 Il mare.. ....................................................... 120


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.