Le Fiabe dei fratelli Grimm

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I CLASSICI

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Sofia Gallo, insegnante torinese, si ispira nei suoi lavori alle esperienze di viaggiatrice in giro per il mondo e di formatrice nelle scuole. Da qui nasce anche la passione per i racconti di tradizione orale e l’interesse per la favolistica classica. Per Raffaello ha pubblicato anche Le Fiabe di Andersen.

Il libro è dotato di approfondimenti online

E 7,50

www.raffaellodigitale.it www.grupporaffaello.it

Le Fiabe dei fratelli Grimm

Raperonzolo, Pelle d’orso, I musicanti di Brema, La saggia Ghita, Hänsel e Gretel, La Regina delle Api e tante altre fiabe ci trasporteranno in un mondo di coraggio, di amore, di allegria e di saggezza con una lettura fresca e piacevole per chi legge e per chi ascolta.

Jacob e Wilhelm Grimm

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE,­GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

I fratelli Grimm sono conosciuti in tutto il mondo per aver riunito i racconti della tradizione popolare tedesca ed europea. A loro si devono alcune tra le fiabe più care e più note ai bambini, animate da streghe, folletti, lupi e bambini alle prese con le prime sfide per diventare “grandi”. Qui viene offerta una selezione che, senza allontanarsi dalla versione originale, le rende godibili a tutti con l’uso del tempo presente, legandole alle emozioni e ai primi importanti insegnamenti di vita.

I CLASSICI

Jacob e Wilhelm Grimm

Le Fiabe dei fratelli Grimm Riscritte da Sofia Gallo



IL MULINO A VENTO

IL MULINO A VENTO Per volare con la fantasia

IL MULINO A VENTO

IL MULINO A VENTO Collana di narrativa per ragazzi


Editor: Paola Valente Coordinamento redazione: Emanuele Ramini Approfondimenti e schede didattiche: Paola Valente Impaginazione: AtosCrea, Raffaella De Luca Progetto grafico copertina: Mauro Aquilanti Ufficio stampa: Salvatore Passaretta I Edizione 2017 Ristampa 6 5 4 3 2 1 0

2023 2022 2021 2020 2019 2018 2017

Tutti i diritti sono riservati © 2017 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it

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Le Fiabe dei fratelli Grimm Riscritte da

Sofia Gallo

Illustrate da

Elena Mellano



PARTE PRIMA

Fiabe di amore e di coraggio



Raperonzolo



I

n una modesta casetta di campagna vivono un uomo e una donna, che da tempo desiderano un figlio. La donna si lamenta in continuazione della sua disgrazia e passa le giornate affacciata alla finestra a contemplare i raperonzoli che crescono nel giardino della vicina, una maga potentissima di cui tutti hanno paura. I raperonzoli hanno radici carnose e deliziosi fiori violetti e la donna li desidera con una forza pari a quella con cui desidera un figlio. Non può resistere. I fiori vezzosi, attorcigliati sullo stelo sottile, nascondono sotto terra le belle radici appetitose, che le fanno venire l’acquolina in bocca e l’attraggono come calamite. Se li mangia con gli occhi i raperonzoli della maga, e si dispera di non poterli avere.

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Il marito un bel giorno, stufo di tanti piagnistei, scavalca di nascosto il muro che circonda la proprietà della maga e coglie un ciuffo di raperonzoli per la moglie. Lei neppure lo ringrazia, tanta è la voglia di divorarli. Li inghiotte uno dopo l’altro, cosicché in un baleno sono finiti tutti e la smania di averne altri monta come una marea. L’uomo scavalca il muro una seconda volta, ma i raperonzoli non bastano a saziare la moglie, allora lo scavalca una terza volta e poi una quarta finché viene scoperto dalla maga che lo fulmina con i suoi occhiacci neri. – Come ti permetti? Non è roba tua! Questa è casa mia – urla furiosa. – Sono per mia moglie – si giustifica l’uomo spaventato, – senza i tuoi raperonzoli diventa pallida, dimagrisce e piange. Prima o poi se ne va all’altro mondo. – Rubare non è bello – dice la maga con tono più calmo – però possiamo fare un patto. – Quale patto? – Tu prendi i miei raperonzoli e li dai a tua moglie e io, in compenso, mi prenderò il figlio che metterà al mondo dopo averli mangiati. – D’accordo – dice l’uomo senza pensarci troppo, perché ha soltanto fretta di tornarsene a casa e non vedere più la faccia arcigna della maga. Del patto non fa parola, sperando che il tempo aggiusti ogni cosa.

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Invece quando la moglie, dopo nove mesi, partorisce una bella bambina, a cui dà il nome di Raperonzolo, la maga appare sulla soglia della camera da letto e se la porta via. Raperonzolo viene allevata dalla maga e cresce sana e forte. Quando diventa una bella ragazza dai capelli biondi, la maga le fa due lunghe trecce e la rinchiude in una torre che sorge in mezzo al bosco. Una torre senza porta né scala, con una sola piccola finestra in alto. – Qui sei al sicuro – le dice – e io ti farò visita ogni giorno. Quando senti la mia voce, cala le trecce dalla finestrella e io salgo da te. Raperonzolo sospira all’idea di quel destino di solitudine. Le giornate sono lunghe e noiose, ma che fare? La maga è potente e dalla torre non si può fuggire. Soltanto cantare le dà un po’ di sollievo. Il suono melodioso della sua voce esce dalla finestrella della torre e si diffonde per il bosco. La maga ogni giorno va a trovarla. – Raperonzolo! Raperonzolo! Butta la treccia che mi fa da scala – grida. Raperonzolo si affaccia, lega le sue trecce al cardine della finestra e le lancia giù dalla torre. La maga le afferra, vi si aggrappa stretta e sale fin lassù. Conforta con un po’ di cibo e qualche parola la ragazza, poi di nuovo afferra le sue trecce e si cala fino a terra. La vita di Raperonzolo trascorre così in grande tristezza.

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Per molto tempo. Sempre uguale. Finché un giorno il figlio del re, che cavalca nel bosco, sente un canto dolcissimo e scopre la torre da cui quella voce soave proviene. Ma come arrampicarsi lassù? Il principe si reca di continuo ai piedi della torre, ma non riesce a trovare il modo di salire, si arrovella e si dispera, quand’ecco una mattina vede avvicinarsi la maga. Si nasconde dietro un albero e la sente chiamare: – Raperonzolo, Raperonzolo, butta le trecce! Poi vede che si aggrappa ai lunghi capelli e si issa fino alla finestrella e dopo un po’ ridiscende con lo stesso sistema. – Lo farò anch’io – dice il principe. E, detto fatto, aspetta che scenda la sera, poi chiama Raperonzolo. Lei si accorge che non si tratta della maga, ma incuriosita cala lo stesso le trecce e lo tira su. Quando si trova al cospetto del bel cavaliere si stupisce, ma si lascia abbracciare, gli racconta la sua triste storia e gli propone un piano per scappare dalla torre. – Vieni ogni notte e portami una matassa di seta. Io tesserò una scala. Così potrò scendere e fuggire con te – gli dice. Il principe, pazzamente innamorato, accetta di sfidare l’ira della maga e ogni sera, quando si fa buio nel bosco, va alla torre, chiama Raperonzolo, si aggrappa alle sue trecce, sale, l’abbraccia e la osserva mentre tesse la sua scala di seta. Ogni notte più innamorato della notte precedente.

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Alle prime luci del giorno, le dà un bacio leggero e scende, prima che arrivi la maga con il suo cesto di cibo. La cosa funziona a meraviglia per parecchio tempo e la maga non sospetta nulla. Ma una mattina Raperonzolo si tradisce e, mentre tira su la maga appesa alle sue trecce, le scappa di dire: – Oh, com’è dolce il tuo peso, in confronto a quello del bel principe. Non l’avesse mai detto! La maga diventa una furia. I capelli le si rizzano in testa, la bocca si contorce in una smorfia e sputa insulti, le mani prendono a schiaffeggiare Raperonzolo come impazzite. – Traditrice, bugiarda, svergognata! Me la pagherai! È questa la tua riconoscenza per quanto ho fatto per te! Vedrai di che cosa sono capace! – urla la maga. Detto fatto, la maga le taglia le sue lunghe trecce e, sempre urlando maledizioni, la trasporta in un deserto assolato e lì la abbandona. In quel trambusto Raperonzolo non riesce a dire nemmeno una parola. Spaventata e indifesa, si ritrova sola in quel luogo inospitale, priva di cibo e di un riparo per la notte, e inizia a vagabondare senza meta. Intanto la maga inferocita torna alla torre e si apposta dietro alla finestrella. Seduta a braccia conserte e con l’aria truce aspetta la notte per sorprendere il principe, il quale arriva puntuale non appena si fa buio.

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– Raperonzolo, Raperonzolo! Butta la treccia che mi fa da scala – grida e la maga gli getta dalla finestrella le lunghe trecce che ha tagliato. Il principe vi si aggrappa senza sospettare nulla, e quando si trova di fronte al ghigno cattivo della maga, terrorizzato, si butta giù a capofitto dalla torre. Atterra da quel volo su un cespuglio di spine, salvo, ma ferito agli occhi. È diventato cieco. Così inizia a vagare solo e affranto nel bosco e poi nella pianura, nutrendosi delle bacche che trova tastoni sui suoi passi. Vaga sempre più lontano finché un giorno arriva nel deserto assolato e sente una voce che intona una canzone. “Sto sognando” pensa il bel cavaliere. Eppure il timbro della voce è quello di Raperonzolo. Dolce e soave musica per le sue orecchie disperate.

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Non è un sogno. È proprio lei. Altrettanto sola e triste, cammina tra sassi e cespugli con due bambini gemelli al fianco, frutto del loro amore lassù nella torre. Raperonzolo subito lo riconosce. – Sei tu, bel principe! – esclama e lo abbraccia e lo stringe al petto. Le sue lacrime di commozione inondano i suoi occhi feriti e di colpo lui riacquista la vista. La gioia di ritrovarsi è immensa e, dopo tante disavventure, Raperonzolo e il principe hanno ancora modo e tempo di vivere a lungo felici con i loro due bambini.

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Il Principe senza paura


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