La famiglia Millemiglia tra le bellezze

Editor: Paola Valente
Redazione: Emanuele Ramini Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo 1a Edizione 2010 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1 2020 2019 2018 2017 2016 2015 Tutti i diritti sono riservati © 2010
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È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.
A tutti i bambini che non hanno mai viaggiato, ma che muoiono dalla voglia di farlo...
In compagnia della famiglia Millemiglia potrai intraprendere viaggi allegri, avventurosi e divertenti, ma nello stesso tempo interessanti e molto istruttivi. Insieme ai protagonisti ti divertirai, ti emozionerai, potrai scattare foto-ricordo e prendere appunti.
E alla fine del percorso nascerà spontaneo in te il desiderio di approfondire le conoscenze sulle bellezze dell’Italia scoperte nel libro e di ricercarne altre, magari accontentandoti di viaggiare solo via internet. Così, senza neanche accorgertene, imparerai a scoprire e ad amare il tuo Paese.
Con l’arrivo delle vacanze estive tutti i componenti della famiglia Millemiglia iniziarono di nuovo ad entrare in fibrillazione, in attesa dell’ormai prossimo viaggio. Questa volta sarebbero andati a caccia delle bellezze naturali più caratteristiche d’Italia.
- Teo… dove sei finito? Teooo!!! - gridava mamma Adele dall’uscio di casa, tutta intenta a controllare zaini, provviste, cartine stradali e guide turistiche. - Svelto, pigrone, è ora di partire!
- Scendo, scendo… Non trovo una cosa… - rispose il ragazzo, ancora assonnato e scarmigliato, alla ricerca della sua macchina fotografica.
- Su, muoviamoci! È tutto l’anno che aspetto di evadere dall’ufficio, di fuggire da scartoffie e grattacapi... - vociò felice e scalpitante papà Noè.
- Teo! Ancora non sei pronto? Svelto! - lo chiamò nuovamente Adele, che stava perdendo la pazienza.
- Arrivo... - rispose il ragazzo.
- Bau! - abbaiò un minuscolo meticcio sbucando da sotto il letto e trascinando a fatica la tracolla della macchina fotografica di Teo.
- Amico mio, per fortuna ci sei tu! - disse sollevato il ragazzino, accarezzando il suo cagnolino.
Sua sorella Gaia, agghindata come un confetto, con minigonna a fiori rosa, occhiali da sole rosa, a forma di cuore, visiera rosa, zainetto rosa, si avvicinò al padre.
- Papà - chiese con tutta la dolcezza che poteva, - quest’anno mi dai il permesso di usare il computer in vacanza? Ti prego, mi serve solo per scrivere qualche e-mail a Domitilla… Dobbiamo tenerci aggiornate. Solo qualche riga… Tilla è la mia amica del cuore. Ti prego…
- Solo se è d’accordo anche la mamma - rispose papà Noè con tono diplomatico.
- Va bene, cara - confermò mamma Adele, - a condizione che se lo vorrà potrà scrivere qualcosa anche Teo. Inoltre, internet andrà usato per poco tempo e mai senza il nostro permesso.
- D’accordo! Grazie - esclamò saltellando Gaia, che aveva già promesso all’amica un resoconto del viaggio.
- Allora, famiglia - spiegò Noè, - adesso che ci siamo tutti vi illustro il programma. Questa volta andremo alla scoperta delle meraviglie del paesaggio italiano. La nostra prima tappa sarà la Liguria con le sue splendide Cinque Terre! Vedrete che spettacolo!
Il signor Millemiglia si mise subito in posizione di guida, con le mani sul volante, mentre il camper arancione con le sue enormi margherite ai lati, l’arcobaleno sul cofano, un’onda qua e là e il fulmine a zig-zag sulla cappotta, si metteva in moto tossendo e scoppiettando.
- Ci siamo quasi… - esclamò papà Noè premendo sull’acceleratore più che poteva. - Forza Torpedine!
Fu così che dopo l’ultimo tremendo ruggito, che a dire la verità sapeva di sbadiglio rugginoso, il camper si risvegliò e la famiglia Millemiglia partì per un nuovo giro turistico attraverso l’Italia.
Torpedine percorreva un po’ a fatica, tra salite e discese, la carreggiata ripida e scoscesa. Il paesaggio che si alternava tra la montagna e il mare faceva pensare al saliscendi delle montagne russe. Teo e Gaia si tenevano ben stretti ai sedili, allacciati alle cinture di sicurezza.
- Caspita, quante curve! Ma dove stiamo andando esattamente? - chiese Teo guardando dal finestrino la strada
che metteva a dura prova freni e ammortizzatori del vecchio camper.
- Un po’ di pazienza, Teo. Siamo già in Liguria e stiamo percorrendo la Riviera di Levante. Prendete la cartina, ragazzi, e… a chi per primo troverà le Cinque Terre verrà aggiudicato un bonus di 10 minuti in più sul turno mattutino del bagno! - sfidò giocoso papà Noè.
- Eccole! - disse Gaia mostrando la mappa. - È molto originale la Liguria, con la sua forma di mezzaluna stretta e con il capoluogo, Genova, quasi al centro.
- Brava Gaia, hai perfettamente ragione - confermò Noè sorridendo. - Sapete, ragazzi, la città di Genova fa un po’ da spartiacque. Infatti tutte le località liguri ad ovest del capoluogo fanno parte della Riviera di Ponente; quelle ad est, invece, appartengono alla Riviera di Levante.
- E perché le Cinque Terre sarebbero così belle? - chiese Teo tenendo in mano la sua macchina fotografica.
- Bellissime! - rispose pronta sua madre Adele. - Si tratta di cinque piccoli borghi marinari appesi ad un lembo di costa rocciosa e collegati tra loro da un percorso panoramico, il Sentiero Azzurro, conosciuto in tutto il mondo per la sua bellezza. Per attraversarlo interamente occorrono circa cinque ore, ma noi visiteremo soltanto il tratto più breve, che è lungo poco più di un chilometro e collega il paese di Riomaggiore a quello di Manarola. È spettacolare, vedrete. Il tratto sembra immerso in una tavolozza di colori, tra terrazze di vigneti, ulivi, rocce di scogliera, fitta
vegetazione e falesie a strapiombo sul mare. È così bello che è stato chiamato La Via dell’Amore.
- Che romantico! - esclamò Gaia sognante.
E il pensiero le andò al suo amico più caro. “Come mi piacerebbe percorrerlo mano nella mano con Alex!”
Da un po’ di tempo il ragazzino occupava gran parte dei suoi pensieri e delle sue conversazioni con l’amica del cuore, Domitilla, con la conseguente ascesa vertiginosa della bolletta telefonica di casa e i relativi brontolii dei genitori.
Teo intanto stava osservando dal finestrino la forte pendenza dell’aspro paesaggio accidentato che precipitava verso il mare.
- Ehi, ma qui inizia una salita ed io non ci vedo niente di romantico… Per i miei gusti ci stiamo elevando un po’ troppo… - brontolò il ragazzo che soffriva di vertigini. - Siamo a picco sul mare… Ecco, lo sapevo… Pulce, aiutami… mi stanno tornando…
- Coraggio, Teo, non ci badare, le vertigini passeranno presto - disse sorridendo Adele. - Goditi invece l’incanto di questa costa meravigliosa e dei suoi dolci declivi.
Di fronte a loro si apriva un paesaggio collinare fatto di tanti fazzoletti di terra dalle diverse sfumature di verde, sospesi tra il cielo e le onde. Ogni fazzoletto era disegnato da terrazze di terra brulla, dal colore caldo come di polvere di caffè. Le coltivazioni a vigneti e ad ulivo, divise da
muretti di pietra che risalivano il crinale della montagna, sembravano tuffarsi verticalmente nell’acqua salmastra.
- Pensate - intervenne Noè ammirato, - questo suolo è stato lavorato con fatica e sudore dalle braccia di tante generazioni di liguri. Questa gente forte e parsimoniosa ha saputo trasformare la poca terra che aveva a disposizione in vaste colture d’ulivo e di vite. E per giunta... ad una pendenza di 500 metri sopra il livello del mare! Altro che vertigini…
- Gente eroica! - esclamò Teo stringendo a sé Pulce, mentre la testa cominciava a girargli paurosamente.
- Fino a non molti anni fa - riprese Adele leggendo la guida - le colture si raggiungevano attraverso un’arrampicata a piedi. Adesso, invece, le cose sono diventate più facili. Ci si muove grazie ad un nuovo sistema a monorotaia, una specie di piccolo trenino in verticale che viene usato soprattutto durante il periodo della vendemmia.
- Tutto cambia, ragazzi - rifletté Noè, - e il progresso arriva dovunque! Ogni tanto, però, è bello che anche la modernità venga bandita: prima di partire mi hanno detto che nelle Cinque Terre, ad esempio, non si può circolare con l’auto. La viabilità è rimasta quella di un tempo, quando i borghi si raggiungevano solo a piedi o per mare. Questo per evitare che il paesaggio venga deturpato e l’inquinamento possa intaccare il fascino che ancora emanano queste antiche località.
Anche i Millemiglia, quindi, dopo aver lasciato il
Lo sai che...
Le case a torre sono le case tipiche delle Cinque Terre: risalgono al Medioevo e furono costruite per difendersi dai pirati. In queste case esiste un ingresso principale ma è possibile anche entrare da un passaggio segreto, situato nel retro.
camper nel parcheggio di un camping, iniziarono la loro passeggiata. Riomaggiore lasciò i ragazzi senza parole. Il piccolo paese di pescatori, aggrappato ai fianchi di una stretta valle, aveva le case a torre di tre o quattro piani, tinteggiate di colori giallo e rosa pastello, che si addossavano le une alle altre, divise solo dai grigi tetti di ardesia. Anche il paesaggio umano sembrava fuori dal tempo. Le anziane signore portavano ancora il fazzoletto legato sotto il mento, e i pescatori, dai volti bruciati dal sale e dal vento, aggiustavano, cucendo a mano, qualche rete nella baia.
Dall’alto della gradinata su cui si trovavano, Teo scattava foto ricordo per il suo album, mentre Gaia, scesa nella piccola spiaggia di ghiaia e ciottoli, si mise alla ricerca di qualche sasso dalla forma curiosa per la sua scatola dei ricordi.
- Il paesaggio sembra fatto a gradoni - osservò Adele. - Nel primo c’è il mare, nel secondo la collina, nel terzo la montagna con gli Appennini.
- Altro che gradoni… - interruppe Teo imbronciato. - Qui è tutto un saliscendi di gradini e scale di pietra! Dove sono le strade?
- Teo, queste sono le vie del paese, i famosi carruggi…rispose Noè un po’ ansimante, - ma non ti dar pena: siamo all’ultima scalinata! Ecco la piazzetta e di fronte c’è l’ingresso al Sentiero.
- Che spettacolo! - esclamarono a bocca aperta i due fratelli. Il colpo d’occhio che offriva la Via dell’Amore era impareggiabile. La stretta e alta stradicciola abbracciava la montagna pietrosa, aprendosi sullo stupendo litorale. Alcuni tratti erano a picco sulla scogliera, tra la roccia e la battigia, dove il vento faceva schiumare il mare con onde biancheggianti.
- Sembra il Paradiso Terrestre - commentò Noè.
- È sicuramente affascinante ma mi sembra di stare tra le nuvole - mugugnò Teo in preda ad una ondulante vertigine azzurra. - Siamo così in alto che potrei essere il protagonista di un documentario dal titolo “Dove volano le aquile”…
- Non guardare di sotto, fratello - consigliò Gaia, mentre il poveretto se ne stava incollato come una ventosa alla parete di roccia. - Il segreto è guardare in alto e respirare a fondo…
- Giusto, guarda in alto… - disse Adele, soddisfatta di saper riconoscere le piante che incontrava per aver frequentato il corso serale del Professor Rastrelli, insigne cattedratico di Botanica e Scienze Naturali. - Guarda in alto che vegetazione rigogliosa: castagni, pini, lecci, uli-
vi, viti. Annusa i profumi della macchia mediterranea… Senti che buon odore di timo, basilico e rosmarino.
“…Guardare in alto e inspirare…” si ripeteva di continuo Teo, finché a forza di guardare in alto non vide qualcosa che catturò la sua curiosità e chiese:
- Mamma, che albero è quello?... Quello laggiù, che spunta con i frutti arancioni proprio vicino al cespuglio.
Lo sai che...
Il corbezzolo è una pianta diffusa nei paesi del Mediterraneo occidentale. Il frutto è una bacca sferica di circa due centimetri, carnosa e rossa quando è matura. Può causare gravi inconvenienti nelle persone sensibili alle sue sostanze.
- È il corbezzolo, Teo, chiamato anche “Albero Italia ”. È uno dei pochi alberi che hanno contemporaneamente fiori e frutti. I frutti sono commestibili, ma è bene mangiarne non più di uno.
- Ah, adesso ricordo dove li ho già visti. Sono quei frutti che ha pure zia Cornelia a Roma. Lei li chiama ‘mbriachelle - confermò Gaia.
Adele e la figlia passeggiavano tranquille ammirando le meraviglie di quel luogo, mentre Noè e il figlio, con Pulce al guinzaglio, si erano un po’ attardati.
- Ragazzo mio - disse papà Noè, - ho sentito dire che i corbezzoli sono una squisitezza. Forse mamma dice di non mangiarne più di uno per via della dieta… Io, invece, ho una gran voglia di farne una scorpacciata!
E lesto lesto fece man bassa dei grappoli di quei frutti
arancioni. Dopodiché, con la bocca un po’ impastata e uno strano senso di euforia, riprese il cammino. Intanto Adele e Gaia erano giunte nel giardino delle agavi e stavano osservando il mare nella speranza di scorgere qualche delfino.
Non sempre ci si pensa, ma anche l’inquinamento acustico danneggia l’ambiente e può disturbare gli animali che vivono in determinati spazi. Ricorda di non strillare e non fare rumori inutili quando sei in presenza di animali!
- …Solo gabbiani e falchi. Di delfini niente, mamma, neanche l’ombra - si lamentò Gaia un po’ delusa. - Sai, credo che sia per via dell’inquinamento acustico provocato dal traffico marino. È per questo che i delfini tendono sempre più ad allontanarsi dalla costa. - Ha proprio ragione signorina! - si intromise in maniera compita un signore dall’aria distinta e il fare esperto. - Purtroppo il grande afflusso di imbarcazioni rappresenta un’enorme fonte di disturbo per la fauna marina e il mondo sottomarino.
Adele non poteva credere ai suoi occhi. - Ma… ma… - iniziò a balbettare emozionata. - Professor Rastrelli! Che sorpresa, anche lei qui alle Cinque Terre. Lasci che le presenti mia figlia Gaia. Mio marito e mio figlio li conoscerà tra poco, sono in procinto di raggiungerci.
Il professor Rastrelli iniziò una serie di ossequiosi complimenti ad Adele, allieva brillante del suo corso serale di Botanica e Scienze Naturali.
- Certo, mia cara signora Millemiglia. Comunque il fondale ligure rispecchia perfettamente, sott’acqua, il paesaggio che si trova in superficie: immensi fondali fioriti di margherite di mare, gorgonie rosse, sconfinate praterie di posidonia… Un vero tesoro da conservare.
- Caspita! - esclamò ammirata Gaia. - Non pensavo esistesse un paesaggio così variegato in fondo al mare.
- E a proposito di conservazione - proseguì il professore - avrete già notato le meravigliose piante di questo giardino pensile: buganville, fichi d’India, piante grasse e le povere, splendide, centenarie agavi…
- Perché povere professore? - chiese Gaia preoccupata.
Le incisioni sui tronchi degli alberi sono delle ferite che possono portare anche alla morte delle piante. Evita sempre di farle e intervieni se vedi che qualche tuo amico trasgredisce!
- Orbene, cara Gaia, osserva le foglie di queste piante… Ci troviamo di fronte all’operato di qualche scapestratoriprese il professore con l’aria molto avvilita. Gaia osservò le grandi piante grasse e notò che erano state brutalmente incise con date, nomi e frasi d’amore per mano di qualche incosciente che voleva rendere eterno il suo sentimento, ma che di eterno aveva reso solo la sua stupidità.