La botticella perduta

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Per volare con la fantasia

Collana di narrativa per ragazzi

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Editor: Paola Valente

Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini

Team grafico: Letizia Favillo, Benedetta Boccadoro

Copertina: Dania Fava, Letizia Favillo

Ufficio stampa: Salvatore Passaretta

Nuova Edizione 2011 Ristampa 7 6 5 4 3 2019 2018 2017 2016

Tutti i diritti sono riservati © 2011

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Anna Maria Locatello Nicola Vitillo

La botticella perduta

Illustrazioni di Silvia Provantini

Che bella la neve quando, soffice e briosa, scende dal cielo!

Il vento pazzerello, sbuffando fra i rami degli alberi, gioca a non farla mai toccare terra. La prende e la riporta in alto, poi l’abbandona e poi ancora la riprende fino a che essa, pian piano, si distende ricoprendo i toni sbiaditi dell’autunno.

Tutto si colora di bianco e il silenzio imbavaglia ogni piccolo movimento.

L’inverno si impadronisce di ogni luogo e perfino il ruscello, chiassoso protagonista dei rumori del bosco, rallenta piano piano la sua corsa fino a fermarsi addormentato sotto uno spesso strato di ghiaccio.

Risveglio fuori stagione

L’orso dorme nella caverna… ROONN… ROOONNN… RRROOONNN…

La marmotta riposa nella tana sotto il grande sasso. La lumaca è chiusa nel suo guscio. Un gufo, appollaiato sul nudo ramo di un mandorlo imbiancato, osserva tutto intorno il soffice tappeto di neve. Guarda fra gli alberi e lungo i sentieri del bosco in cerca di qualcuno con cui poter scambiare qualche parola, ma non vede nessuno, proprio nessuno. Ad un certo punto... – Accidenti e doppio accidenti! – esclama una vocina proveniente dal bel mezzo di un cespuglio di rovi, cresciuto a poca

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distanza dalla grande quercia che domina gli alberi.

– Chi è che ha parlato? – chiede subito il gufo, muovendo la testa come la luce blu sulla macchina dei Carabinieri.

– Chi vuoi che sia?!? Sono io… Scaldino –risponde la vocina.

– Scaldino? Uno scaldino che parla? –borbotta incredulo il gufo che, scoperta la provenienza della vocina, corre svolazzando a posarsi sul ramo più basso del grande albero.

– Ma che scaldino parlante!!! Scaldino è il mio nome! – prosegue la voce.

– Uno scaldino nella neve… eh eh eh… E magari qualcuno lo ha anche perso… –ridacchia il gufo.

Il cespuglio, immobile fino a quel momento, ha come un sussulto e… ecco spuntare dapprima un nasino infreddolito e due occhi intimiditi, poi, piano piano, un musetto candido come la neve che lo cir-

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conda, e, per finire, l’intera sagoma di un cagnolino.

– Sono io Scaldino e… nessuno mi ha perso! Ci sono riuscito da solo! – racconta sconsolato l’animale.

– Riuscito a fare che? – domanda il gufo, sgranando gli occhi.

– Ma come a fare che? A perdermi, no!? –ribatte Scaldino.

– Ahahahah… scusa, ma non posso proprio trattenermi dal ridere – continua il gufo. – Un cane che si perde… mai sentito nulla di simile finora! Usa l’olfatto e troverai presto la via di casa!

– Non posso! Sono raffreddato e non sento nessun odore. Accidenti e doppio accidenti! – Ah ah ah ah ah, mi scappa proprio da ridere!

– Mi stai diventando antipatico, “gufaccio della malora”. Smettila di ridere, altrimenti...

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Altrimenti? Tu dici a me altrimenti? Beh, io so perfettamente dove sono, so dove abito e so anche come fare per tornare a casa! Credo, invece, che tu… tu non sappia affatto dove sei, dove abiti e soprattutto come fare per tornarci!

– Non è vero! Io… io so benissimo dove abito! Io abito a casa mia! Solo che… con questa neve non riconosco più nulla e non mi riesce di trovare la strada…

– Eheheheh… visto che di sicuro non sai volare, come invece so fare io, prova a saltare molto alto! Dall’alto si può vedere lontano, in tutte le direzioni, e sicuramente sarebbe possibile vedere anche la tua casetta…

– Ti diverti a prendere in giro un povero cagnolino smarrito, eh, gufaccio antipatico? Ma ora ti faccio vedere io! Così dicendo il cucciolo raccoglie da terra un bel mucchietto di neve, lo appallottola in fretta e…

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P U FFETE

lo lancia, con tutta la forza che ha, verso il gufo. Scaldino è dotato di una mira eccezionale: suo padre è stato uno stupendo pastore maremmano e gli ha insegnato come fare.

La palla di neve prende a volare nell’aria accompagnata da un lievissimo sibilo… FFFFFFFSSSSSSSSSSSSSS

La forza è quella giusta e anche la direzione.

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