Cuori da campioni - italia

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CUORI DA CAMPIONI

Monica Matano è nata a Salerno nel 1978. Laureata in Lettere Classiche, è entrata in Rai nel 1997. Nel 2001 è stata inviata de “La vita in diretta” su Raiuno, poi, nel 2004, si è trasferita al Tg2 come redattrice. Dal 2008 è giornalista di Rai Sport. Nel 2011 è stata la padrona di casa de “La Domenica Sportiva estate”, dal 2014 al 2016 ha condotto “Sabato Sprint”. Nel 2019 ha presentato il Mondiale femminile e gli Europei Under 21 di calcio, in prima serata su Raiuno.

L’emozionante romanzo della Nazionale italiana attraverso i “cuori da campioni” che hanno vestito e reso celebre la maglia azzurra. Meazza, Rivera, Paolo Rossi, e poi Baggio, i campioni del mondo del 2006... in più una sezione dedicata alla Nazionale femminile. Oltre al racconto di gol mitici e di partite memorabili, troverai episodi inediti e curiosità, per scoprire anche i lati umani di vere leggende del calcio. Con le storie di Calì, Meazza, Piola, Rivera, Riva, Scirea, Tardelli, Rossi, Mancini, Baggio, Schillaci, Cannavaro, Buffon, Totti, Bertolini, Gama, Bonansea.

ione Presentaz ionale a Naz del CT dell

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ANC ROBERTO M

I grandi calciatori raccontati da Monica Matano

I grandi calciatori raccontati da Monica Matano

MONICA MATANO

ITALIA italia

Le storie mitiche di grandi calciatori che hanno brillato in campo e nella vita, raccontate dalla penna prestigiosa di una famosa giornalista.

ITALIA

CUORI DA CAMPIONI

ITALIA italia Quando si dice che la maglia azzurra è il punto di arrivo per ogni giocatore si dice solo la verità. ROBERTO BAGGIO Ritaglia il tuo segnalibro

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CUORI DA CAMPIONI

ITALIA I grandi calciatori raccontati da Monica Matano

illustrazioni di Francesco Morici


A mia sorella Cristiana e agli amici Maria Grazia Capulli e Franco Lauro, che mi hanno insegnato ad amare il giornalismo, a viverlo con passione, a riconoscere e a raccontare “tutto il bello che c’è”.

Editor: Patrizia Ceccarelli Autrice: Monica Matano Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini Progetto grafico e copertina: Mauro Aquilanti Illustrazioni: Francesco Morici Ia Edizione 2021 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0

2027 2026 2025 2024 2023 2022 2021

Tutti i diritti sono riservati © 2021 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it e-mail: info@grupporaffaello.it www.raffaelloragazzi.it e-mail: info@raffaelloragazzi.it Printed in Italy È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di q ­ uesto libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright. L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.


La parola a... Questa collana di libri sullo sport rappresenta la narrazione della passione e del talento, ed è dedicata a voi giovani, che siete il futuro per lo sport e per il calcio. Mondo a me caro, a cui appartengo con orgoglio, e che cerco, con il mio lavoro di CT della Nazionale di calcio italiana, di rappresentare al meglio. Ragazzi, fatevi ispirare da questa lettura: buon divertimento a tutti!

Roberto Mancini Commissario Tecnico della Nazionale Italiana



Francesco Calì, primo capitano della squadra azzurra Volete sapere quando avvenne la prima selezione di calciatori che dovevano rappresentare l’Italia in sfide internazionali? Nel lontano 1899, quando la Federazione Italiana del Football scelse undici giocatori che militavano nel campionato italiano per affrontare la Svizzera in un incontro amichevole al Velodromo Umberto I di Torino. Vinsero gli avversari per 2 a 0. A dire la verità, di italiano quella formazione aveva ancora ben poco, essa era composta dai migliori rappresentanti delle due squadre più forti, l’Internazionale Torino e il Genoa, ed erano quasi tutti giocatori inglesi. Fu soltanto il 13 gennaio del 1910 che nacque la Nazionale di calcio italiana vera e propria, simbolo del patriottismo di quei tempi antecedenti la Prima Guerra Mondiale.

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A volerla fu Luigi Bosisio, il Presidente dell’allora Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il calcio era in divenire, non c’erano gli allenatori, perciò a guidare la squadra venne nominata una Commissione Tecnica Arbitrale: si pensò che i direttori di gara fossero i più preparati per poter seguire gli atleti in vista degli impegni. Da qui il nome di “Commissario Tecnico” che è in uso ancora oggi. Il primo di essi fu Umberto Meazza. L’esordio della squadra avvenne pochi mesi dopo in una bella domenica di primavera, il 15 di maggio, all’Arena Civica di Milano. Si giocò davanti a 4000 spettatori e l’Italia vinse per 6 a 2 contro la Francia. I nostri avversari, turbati dalle guerre in seno alle varie federazioni, non schierarono la migliore formazione, ma anche nell’Italia mancarono i calciatori più forti, quelli della Pro Vercelli, visto che il club piemontese era stato squalificato per una protesta in occasione dello spareggio con l’Inter per l’assegnazione dello scudetto. Quel successo sui cugini d’Oltralpe fece nascere un grande interesse attorno alla Nazionale. Per i tabellini, la prima storica rete fu segnata da Pietro Lana, attaccante del Milan, con un gran tiro da 20 metri al 13° minuto di gioco.

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A vestire la fascia di capitano fu un uomo leggendario dai larghi baffoni: Francesco Calì, detto “Franz”, difensore siciliano dell’Andrea Doria, squadra da cui ebbe origine la Sampdoria. La Gazzetta dello Sport ne esaltò il temperamento, la padronanza di gioco e la sua capacità di effettuare traversoni precisi per gli attaccanti. Soprattutto in occasione del quarto gol dell’Italia, al 66° minuto, Calì ebbe molti meriti: calciò il pallone al volo da metà campo e mise l’attaccante Rizzi in condizione di segnare agevolmente; gli applausi del pubblico furono tutti per lui.

Calì era un vero leader, il primo degno capitano azzurro! Un ruolo delicato, che allora coincideva un po’ con quello di allenatore e che gli era perfettamente congeniale.

Da calciatore più anziano in campo, con i suoi 28 anni, era una garanzia di esperienza. Aveva carisma e conosceva perfettamente varie lingue, imparate in Svizzera dove era emigrato da bambino con la famiglia e dove aveva iniziato a giocare al calcio.

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Nel 1910 la maglia della Nazionale era bianca e portava una coccarda tricolore sul petto. Pare che il bianco fosse stato scelto per ragioni economiche e in omaggio alla Pro Vercelli, la squadra più blasonata. I calzettoni erano di tinte diverse, perché ognuno indossava quelli del proprio club di appartenenza. Nel 1911, all’Arena di Milano contro l’Ungheria, l’Italia, guidata sempre da capitan Calì, indossò per la prima volta la maglia azzurra. La maglia bianca rimase come seconda divisa. Solo quattro anni più tardi, nel 1915, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Francesco Calì fu chiamato alle armi, andò a combattere in trincea e fu ferito. Sono state raccontate tante leggende sulla scelta del colore azzurro della divisa: per qualcuno è stata una imitazione del blu della Nazionale Francese, per altri ci si è ispirati alla tonalità unica dei mari e del cielo italiani, altri ancora narrano della necessità di trovare un’alternativa al bianco, che si sarebbe confuso con la neve e con il clima nebbioso della partita con l’Ungheria. In realtà, l’ipotesi storica è l’unica credibile: l’azzurro era il colore dei Savoia e del mantello di Maria Vergine, a cui gli stessi sovrani erano fortemente devoti. Sulla maglia venne cucita anche la croce bianca sullo sfondo rosso, presente sullo stemma della Casa Reale.

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In una sola partita, quella del 12 giugno 1938, nei quarti di finale del Mondiale contro la Francia, l’Italia abbandonò l’azzurro e si presentò con la divisa nera, imposta dal regime fascista. Dal 1946 si mantenne l’azzurro, ma la croce fu sostituita dallo scudetto tricolore. La Nazionale è simbolo di unità del Paese, fa riscoprire valori e sentimenti comuni, appassiona a tutte le età, rappresenta per molti un’occasione di riscatto perché annulla le distanze e abbatte le differenze. Quando in campo c’è la Nazionale non esistono i giovani e gli anziani, il Nord e il Sud, i poveri e i ricchi. Esistono tanti cuori che battono all’unisono e trepidano per quel colore azzurro che ci ha resi protagonisti di tante, esaltanti notti magiche.

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Peppino Meazza, istinto e passione

Nessun bambino, oggi, sa chi sia stato Giuseppe Meazza, tutti, però, conoscono lo stadio di Milano, a me intitolato. Se la Scala del calcio porta il mio nome vuol dire che ho lasciato un segno in questo sport. Sono nato nel capoluogo lombardo nel 1910 e la mia infanzia non è stata facile. Sono cresciuto senza padre, morto durante la Prima Guerra Mondiale, per cui ho potuto contare solo sull’affetto e sull’aiuto di mamma Ersilia, che vendeva frutta al mercato, da sempre preoccupata per la mia salute cagionevole. Pensate che quando sono diventato professionista, andava in Duomo ad accendere le candele e a pregare, perché gli interventi degli avversari nei miei confronti non fossero troppo duri.

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Da bambino, tiravo calci a un pallone di stracci nel quartiere popolare di Porta Romana, non potevo permettermi di comprarne uno vero. Quando lo ricevetti da un mio estimatore, piansi per la felicità. Ai nostri tempi si desideravano gli oggetti più semplici, quelli che voi considerate scontati. Per i miei scatti rapidi, le mie fughe solitarie, la mia efficacia sotto porta, i miei dribbling, che erano un dono di natura, in poco tempo venni notato da un osservatore dell’Inter. A 14 anni ero nelle giovanili, a 17 in prima squadra. Dovetti, però, superare le perplessità di chi riteneva fossi troppo giovane e mingherlino per poter giocare. Per il mio fisico gracilino (pesavo 40 kg), ero già stato scartato dal Milan, la squadra per la quale tifavo. Mi chiamavano Balilla, termine con cui venivano soprannominati i ragazzi tra gli 8 e i 14 anni durante il regime fascista. Nel 1927 giocai nella Coppa Volta, segnai due gol, regalando di fatto il Trofeo all’Inter e ripagando la fiducia dell’allenatore Arpad Weisz, tecnico ungherese. In seguito ho sofferto molto per la sua morte: fu deportato e ucciso, come molti ebrei, nel campo di concentramento di Auschwitz. Fu un dolore che mi accompagnò tutta la vita, è incredibile di quali orrori si sia macchiato l’uomo. Da Weisz ho imparato a coltivare l’umiltà.

12


INDICE Francesco Calì

5

Giuseppe Meazza

11

Silvio Piola

21

Gianni Rivera

31

Gigi Riva

39

Gaetano Scirea

45

Marco Tardelli

55

Paolo Rossi

63

Roberto Mancini

69

Roberto Baggio

79

Salvatore Schillaci

91

Fabio Cannavaro

101

Gianluigi Buffon

109

Francesco Totti

115

Milena Bertolini

123

Sara Gama

131

Barbara Bonansea

137

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CUORI DA CAMPIONI

Monica Matano è nata a Salerno nel 1978. Laureata in Lettere Classiche, è entrata in Rai nel 1997. Nel 2001 è stata inviata de “La vita in diretta” su Raiuno, poi, nel 2004, si è trasferita al Tg2 come redattrice. Dal 2008 è giornalista di Rai Sport. Nel 2011 è stata la padrona di casa de “La Domenica Sportiva estate”, dal 2014 al 2016 ha condotto “Sabato Sprint”. Nel 2019 ha presentato il Mondiale femminile e gli Europei Under 21 di calcio, in prima serata su Raiuno.

L’emozionante romanzo della Nazionale italiana attraverso i “cuori da campioni” che hanno vestito e reso celebre la maglia azzurra. Meazza, Rivera, Paolo Rossi, e poi Baggio, i campioni del mondo del 2006... in più una sezione dedicata alla Nazionale femminile. Oltre al racconto di gol mitici e di partite memorabili, troverai episodi inediti e curiosità, per scoprire anche i lati umani di vere leggende del calcio. Con le storie di Calì, Meazza, Piola, Rivera, Riva, Scirea, Tardelli, Rossi, Mancini, Baggio, Schillaci, Cannavaro, Buffon, Totti, Bertolini, Gama, Bonansea.

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