Il mistero delle piramidi

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Valeria Conti

Con questo racconto potrai affacciarti sull’incredibile mondo dell’Antico Egitto: scoprirai i segreti della scrittura e della mummificazione, conoscerai le tecniche di costruzione delle piramidi e la vita quotidiana degli Egizi. Tiy e suo fratello Isesi, sulle tracce di due profanatori di tombe, entreranno in una piramide colma di oggetti preparati per la vita ultraterrena della defunta e, inseguendo i malviventi, percorreranno le terre inondate dalle acque del Nilo, per arrivare, infine, al cospetto del grandissimo faraone Chefren. Un racconto colmo di suspence e ricco di informazioni sul popolo più affascinante della Storia antica.

Valeria Conti vive a Roma, dove traduce e adatta dialoghi di film e telefilm per ragazzi. Ha scritto vari libri di narrativa per bambini, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti. Per Raffaello ha pubblicato Attento Gegé; Archimede, lo scienziato che difese Siracusa; Mozart e lo spartito perduto.

Online: approfondimenti e schede didattiche www.raffaellodigitale.it

€ 7,50

O R E T S I M IL DELLE PIRAMIDI Mummie, medici, maghi nell’ ANTICO EGITTO

IL MISTERO DELLE PIRAMIDI

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).

GIZA, 2575 A.C.

Valeria Conti



Pane, focacce e dolciumi Egitto, durante l’Antico Regno, sotto il faraone Chefren, intorno all’anno 2575 a.C.

Tiy stava accendendo il fuoco sotto il forno di ter-

racotta poggiato al suolo, quando avvertì il profumo del pane caldo e fragrante. Sorrise tra sé: quell’odore le metteva sempre allegria. Tiy era una ragazzina di nove anni, alta per la sua età, con i capelli bruni sciolti sulle spalle e gli occhi color nocciola, incorniciati da lunghe ciglia. Suo padre, Hergedef, entrò in casa, portandosi dietro una folata di odore di farina e di legna bruciata. – Ecco qui, tesoro mio – disse mostrando con entusiasmo quanto aveva nella cesta. – Focacce al sesamo e pane al latte a forma di cono. Per te inoltre c’è una sorpresa speciale – aggiunse, – un panino all’uvetta! – Grazie, papà! Tiy ne andava matta. Hergedef era uno dei migliori fornai di Giza, un villaggio

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poco lontano da Menfi, la capitale dell’Alto e Basso La prima capitale dell’antico Egitto Egitto, e il suo pane, insiefu Menfi, poi Tebe. Giza era una piccola cittadina non lontana da Menfi me a pesce, ceci e lattuga, dove sorsero tre famose piramidi: di sarebbe stata la cena della Cheope, di Chefren e di Micerino. famiglia. Qui si trova anche la Grande Sfinge. – Isesi è tornato dalla scuola del tempio del dio Ptah, creatore del mondo e sovrano degli dei? – domandò solenne Hergedef. – No, ma starà per arrivare – rispose Tiy, cercando di resistere agli assalti della scimmietta Byblos che voleva appollaiarsi sulla sua spalla. DENTRO LA STORIA...


La bambina spiegò con dolcezza alla bestiola: – Adesso non posso giocare con te, Byblos, ho da fare. La bertuccia, però, era la creatura più insistente e dispettosa del mondo, quando ci si metteva, e stava rendendo impossibile alla sua padroncina avvicinarsi al focolare. Finalmente si distrasse e Tiy poté riprendere a spignattare. – Scusate il ritardo – dichiarò Isesi piombando nella piccola stanza. Era un ragazzone molto cresciuto per i suoi tredici anni, con lunghe braccia che non sapeva mai dove mettere e mani enormi con le quali però riusciva a compiere operazioni minute e delicate. Per questo era stato selezionato per diventare imbalsamatore, una professione complessa e carica di onori. – La lezione è andata per le lunghe. Oggi abbiamo imparato a estrarre il cervello dalla scatola cranica con un uncino. È semplicissimo, basta tirarlo con delicatezza dalle narici… – Ti prego! – lo interruppe Hergedef, – sai che sono un tipo impressionabile. Se continui, non riuscirò a mangiare neanche un boccone. Tiy, invece, era interessatissima e sussurrò al fratello: – Dopo cena mi racconti tutto, eh. Non vedo l’ora di sapere che aspetto ha un cervello umano. – Giusto – approvò Isesi, – un medico deve saperle, certe cose.

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Il sogno di Tiy, infatti, era diventare medico, anche se non sarebbe stata impresa facile, soprattutto per una ragazza. In quel momento, però, l’aspirante dottoressa aveva tutt’altro per la testa e urlò arrabbiatissima, rivolta alla scimmietta: – Byblos, cattiva, quel panino all’uvetta era mio! La bertuccia, senza la più vaga ombra di pentimento, si appollaiò rapida nel varco della finestra per terminare in pace il delizioso spuntino. – Questa volta me la paghi, avrai una punizione esemplare! – dichiarò Tiy. – Non essere troppo severa con lei, è come un bambino piccolo – intervenne Hergedef, – ti prometto che domani ti porterò due panini all’uvetta, anzi tre, ma perdona Byblos. – Sei troppo buono con lei, padre – intervenne Isesi, – per questo è viziata. – Forse è vero – ammise Hergedef – ma ho avuto il cuore pesante per tutto il giorno e quando vi vedo allegri e in salute, non riesco a infuriarmi per delle sciocchezze.

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Sapete – aggiunse con tono funereo, – la notte scorsa ho sognato un nano. – Un nano? – domandò Tiy con una sfumatura di incredulità nella voce. Isesi, che aveva imparato a prestare fede alle premonizioni nascoste nei sogni del padre, le affibbiò una gomitata. – È bene o male? – domandò il ragazzo. – Male – strillò il padre, – malissimo! Significa che metà della vita mi sarà portata via! – Andiamo, padre, si tratta solo di un sogno – lo consolò Tiy. – Tu, bambina mia, sei convinta che il mondo obbedisca a leggi che l’uomo, con la sua ragione e le sue conoscenze, può capire. Ma non è così! I sogni mi arrivano dal regno ultraterreno governato dal grande e potente dio Osiride – spiegò Hergedef. Tiy sospirò, da quando sua madre non c’era più, il padre era diventato fragile e impressionabile. Hergedef viveva molto più nel mondo dell’oltretomba che in quello reale e il dio Osiride era la sua divinità preferita. A Tiy venne in mente che forse, però, suo padre viveva da sempre all’ombra del dio dell’aldilà. D’un tratto, un ricordo affiorò alla sua mente: era lontano, quasi inafferrabile, ma la bambina sentiva che si trattava di un’immagine preziosa.

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Si concentrò e dal passato emerse il suono della voce di Hergedef che le narrava come una favola il mito del grande Osiride. – Iside e Osiride erano innamorati e si sposarono. Divennero faraoni e Osiride insegnò agli uomini a coltivare la terra. Era un faraone molto amato e suo fratello Seth, per invidia, decise di ucciderlo. Fece costruire un sarcofago prezioso e dichiarò che ne avrebbe fatto dono a colui che vi sarebbe entrato. Tiy continuava a concentrarsi affinché il ricordo non svanisse. C’era un frammento di memoria che le sfuggiva, ma lei sentiva che era unico, insostituibile. Ed eccolo, il ricordo inestimabile: una voce femminile, dolcissima, terminava il racconto. La voce di sua mamma! Tiy aveva poche immagini della madre e quelle poche stavano scolorendo con il tempo. Il cuore le batteva forte per l’emozione. – Osiride raccolse subito la sfida, ma, una volta che fu disteso nel sarcofago, Seth lo sigillò e tagliò il corpo del fratello Osiride, poi ne sparpagliò tutti i pezzi in mare. Iside, disperata e amareggiata, cercò ovunque le membra del suo sposo, lo ricompose e lo riportò in vita. Così Osiride divenne il dio dell’oltretomba, colui che garantisce la vita oltre la morte. La voce si dissolse come nebbia.

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Tiy si riscosse. Era commossa fin nel midollo, ma le seccava darlo troppo a vedere. D’impulso abbracciò quel piccolo uomo grassottello che sembrava così indifeso e disse: – Padre, andiamo a cena. – Era ora! – sbottò il fratello. Anche Byblos saltò giù dalla finestra, pronta per un nuovo pasto; precedette di corsa a quattro zampe i padroni e si accomodò su uno sgabello intorno al basso tavolo, dove attese piena di speranza qualche altro bocconcino appetitoso.

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Geroglifici e sgorbi

Il giorno dopo, Tiy si recò alla Casa della Vita per se-

guire le lezioni. L’edificio aveva un unico piano e sorgeva accanto al tempio del dio Ptah. Le dimore degli dei erano costruite in pietra e circondate da un muro di mattoni di argilla che racchiudeva un giardino rigoglioso di alberi, fiori profumati e un orto in cui si coltivavano lattughe, cipolle, lenticchie e altri ortaggi che servivano alla mensa dei sacerdoti. Accanto al tempio c’era la biblioteca, la residenza dei sacerdoti e la Casa della Vita, vero centro culturale della città. Come ogni mattina, Tiy aveva appuntamento vicino al laghetto con Amosi. Lei era la sua compagna preferita, senza contare che era l’unica altra femmina della classe: le lezioni della Casa della Vita erano frequentate soprattutto da ragazzi. Amosi era bassa e grassottella, con una grande forza fisica: poteva battere qualunque maschio della sua età nel tiro con l’arco e negli altri esercizi di ginnastica.

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