1 minute read

Ulisse il gufo

G. Durrell, La mia famiglia e altri animali, Adelphi

Un giorno portai a casa un piccolo gufetto e lo chiamai Ulisse.

Quando diventò più grande perse la sua soffice peluria infantile e mise il bel piumaggio color grigio cenere, rosso ruggine e nero della sua specie. Mise anche due lunghi ciuffi di penne ai lati della testa.

Scelse come dimora la mantovana sopra la finestra e passava le sue giornate dormendo lassù, con gli occhi chiusi, simile a un ceppo d’ulivo. Quando il sole tramontava, Ulisse si svegliava, si puliva la coda e poi rabbrividiva con tanta violenza che tutte le sue penne si arruffavano come i petali di un crisantemo sotto una raffica di vento.

Spiccava poi il volo, silenzioso come un fiocco di cenere, e atterrava sulla mia spalla. Per un poco restava lì, poi volava sul davanzale ed emetteva un “chiùù!”, fissandomi con i suoi grandi occhi color miele. Questo era il segnale che voleva le persiane aperte. Non appena io le spalancavo, lui volava fuori dalla finestra. Dopo un momento risuonava un forte “chiùù!

Chiùù!”: Ulisse stava per cominciare la caccia.

Inserisci gli elementi della descrizione nella mappa.

This article is from: