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Il cerchio delle EMOZIONI e del CITTADINO per crescere insieme


In allegato ItaMAP

Il cerchio delle EMOZIONI e del CITTADINO per crescere insieme
In allegato ItaMAP
6 Che tipo di testo è?
8 Il testo narrativo
LEGGERE e COMPRENDERE
10 Il viaggio di Aiko
12 I jolly del maestro
14 Un arrivo imprevisto
16 La vacanza
LEGGERE e RIFLETTERE
18 Perché non stai con me?
34 Ricordi di scuola
36 Una banda di sbruffoni
38 Un tiro che è una cannonata!
40 La camicetta dei ricordi
42 Il compleanno di Tom
44 Faccio il punto analizzo - comprendo
In viaggio
47 Divertiamoci con le emozioni
Una parola che fa paura
48 Leggiamo per emozionarci
Un abile detective
50 Scopriamo le tipologie INSIEME
Un orribile delitto
52 Cominciamo a lavorare INSIEME
Uno strano avvertimento
20 Paesaggio
21 Quando inizia l’autunno?
22 Laboratorio di ascolto
La leggenda della pioggia
23 Lavoretto Il bastone della pioggia
24 Leggiamo per emozionarci
Registrazione n. 5 (8 min e 52”)
26 Scopriamo le tipologie INSIEME
La gara di Italiano
28 Cominciamo a lavorare INSIEME
Il cacciatore sfortunato
29 Un invito… in bottiglia
30 Il naso bagnato
32 Scopriamo le tipologie INSIEME
Quel bullo di Joe
53 Un’ultima parola: Anubi
54 Assassinio sul treno
56 La donna misteriosa
58 Un fiuto infallibile
60 Faccio il punto analizzo - comprendo
Un caso per Desy Curiosi
63 Divertiamoci con le emozioni
E poi non rimase nessuno
64 Leggiamo per emozionarci
Uno scherzo… terribile
66 Scopriamo le tipologie INSIEME
Il signor Veneranda
68 Cominciamo a lavorare INSIEME
La pioggia di Piombino
69 La Erre
70 Una digestione difficile
71 Alì Tosi, un cane mozzafiato
72 Un mostro sotto il letto
74 Faccio il punto analizzo - comprendo
Uno zaino… pesante
77 Divertiamoci con le emozioni
Il trattamento Ridarelli TEMPO
78 Natale, un giorno
79 Finalmente ha nevicato!
80 Laboratorio di ascolto
La leggenda del panettone
81 Lavoretto Pupazzo di neve
82 Leggiamo per emozionarci
In balìa della tempesta
84 Scopriamo le tipologie INSIEME
Il destino di Kleidemos
86 Cominciamo a lavorare INSIEME
Il giorno delle Panatenee
87 Il giovane gladiatore
88 Il prodigio del picchio
90 Un giorno a Pompei
92 Faccio il punto analizzo - comprendo
Le fatiche di Pericle
95 Divertiamoci con le emozioni
Quadrighe in gara
96 Leggiamo per emozionarci
Zaha Hadid (1950-2016)
Grace Hopper (1906-1992)
98 Scopriamo le tipologie INSIEME
Da bambina
Cominciamo a lavorare INSIEME
Chaplin
Thunberg. Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza
103 Rodari: il potere della fantasia
104 Gae
106 Sono Leonardo
108 Faccio il punto analizzo - comprendo
Steave Jobs
111 Divertiamoci con le emozioni
La mia giornata
112 Leggiamo per emozionarci
La coppa del mondo di Quidditch
114 Scopriamo le tipologie INSIEME
Nel labirinto di ghiaccio
116 Cominciamo a lavorare INSIEME
L’unicorno
117 La profezia
118 Il raduno
120 La fuga di Bilbo
122 Faccio il punto analizzo - comprendo
La missione di Atreiu
125 Divertiamoci con le emozioni
I cavalieri neri
126 Leggiamo per emozionarci
Intergalactic Bed & Breakfast
128 Scopriamo le tipologie INSIEME
Il mio nome è Roz
130 Cominciamo a lavorare INSIEME
Gli alieni sono sbarcati
131 La sentinella Turg
132 Un passaggio tra due universi
134 A caccia di schiavi
136 Faccio il punto analizzo - comprendo
L’astronabus di Deneb
139 Divertiamoci con le emozioni
Un atterraggio… sbagliato
140 Tutto è un cerchio: la bandiera del CIO
142 Che cos’è la vergogna?
143 Che brutta, la prepotenza!
144 Dove si trova la felicità?
145 Ridere è bellissimo
146 Sei coraggioso?
147 Quando provi disagio…
148 Leggiamo per emozionarci
La ragazza dei lupi
150 Scopriamo le tipologie INSIEME
La bottega delle conchiglie
152 Cominciamo a lavorare INSIEME
Un cortile che scoppia
153 Una spiaggia nascosta
154 La radura
155 Nevicata
158 Pescespada o pescecane?
159 Creature uniche
160 La signora Pratchett
161 Anna dai capelli rossi
162 Mio nonno
163 Due strane creature
164 Faccio il punto analizzo - comprendo
Caterina controvento
167 Divertiamoci con le emozioni
Il palazzo di gelato
168 Leggiamo per emozionarci Il cielo è di tutti
Bambini e bambole
170 Scopriamo le tipologie INSIEME
Penna
172 Cominciamo a lavorare INSIEME
Il libro
173 Versi e strofe
174 La rima
176 Similitudini e metafore
178 Personificazione
179 Musicalità
180 La parafrasi
182 Haiku
183 Calligramma
184 Faccio il punto analizzo - comprendo
Che bestia sono
186 Divertiamoci con le emozioni
Alla fiera
Per i pizzi di Paolina
La libellula
Canto delle lumache
188 Mi ha stupito primavera
189 Le rondini
190 Laboratorio di ascolto
Nell’orto
191 Lavoretto L’agnello di Pasqua
192 Leggiamo per emozionarci
Attenzione alla dipendenza da tecnologia
194 Scopriamo le tipologie INSIEME
Il pane, un cibo antico
196 Cominciamo a lavorare INSIEME
10 curiosità sui Lego
197 Coding: che cos’è e dove impararlo
198 Le case etrusche
200 Giochi e giocattoli nell’antica Roma
202 Faccio il punto analizzo
L’ultima scalata di Ötzi
204 Scopriamo le tipologie INSIEME
Scoperti venti sarcofagi a Luxor...
206 Rocco si è cacciato nei guai
207 Faccio il punto analizzo
Apre in Italia il primo Legoland Water Park
208 Grand Prix e Super Pirat
209 Pubblicità per vendere
210 Pubblicità progresso
211 Il cerchio del cittadino… che sarai!
212 Responsabilità
214 Legalità
216 Che cosa significa legalità?
217 Diritti e doveri
218 Leggiamo per emozionarci
Chi tace acconsente
220 Scopriamo le tipologie INSIEME
Diversi e uguali
222 Cominciamo a lavorare INSIEME
La penna è più potente della spada
223 Piccoli gesti importanti
224 Bulli e cyberbulli
226 E adesso basta!
227 Come nasce la pace?
228 Faccio il punto analizzo - comprendo
Internet sì, internet no
231 Oh Estate!
232 L’estate passata in città
Leggi questi brani, indica con una x di che tipo di testo si tratta e scrivi lo scopo.
Molti secoli fa, nei territori del Nord Europa quasi interamente coperti da foreste, gli uomini si procuravano il miele come fanno gli orsi: cercavano le cavità dove vivevano le api selvatiche, si arrampicavano sugli alberi e staccavano i favi, distruggendo così gli alveari.
Racconto storico
Racconto di avventura
Lettera
Testo informativo
Testo regolativo
Testo poetico
Scopo
Avere un drago in casa non è poi tanto male, quando fa molto freddo, c’è un gelo invernale. Se gli tiri la coda diventa furioso, sputa fuoco e fiamme: è assai permaloso.
C. Albaut, Filastrocche per giocare alla paura, Motta Junior
Racconto storico
Racconto di avventura
Lettera
Testo informativo
Testo regolativo
Testo poetico
Scopo ...........................................
Torino, 8 giugno
Cara Lisa, stasera andrò a letto con il cuore pieno di pace, ma con la testa in fermento.
Mentre eravamo insieme, mi sembrava di provare dentro di me quello che provavi tu. Questo mi capita sempre con le persone con le quali ho un profondo legame. Un abbraccio forte.
Valentina
A. Petrosino, Hello, Valentina! 2, Piemme
Racconto storico Racconto di avventura
Lettera
Testo informativo
Testo regolativo
Testo poetico
Scopo ...........................................
P. Socha, Il regno delle api, Electa KidsThotis puntò i piedi sulle sponde della leggera imbarcazione di giunchi di papiro e fasce di palma.
– Ani! Kheti! Non così veloci! – gridò sua sorella Ashira. La barca degli avversari ruotò agilmente su se stessa e si mise in posizione di difesa.
– Attento, Apos! Ci stiamo sbilanciando! – ammonì Kheti.
A. Melis, La mummia rubata, Piemme
Racconto storico Racconto di avventura
Lettera Testo informativo Testo regolativo Testo poetico
Scopo
C’era un sentierino che correva parallelo alla cima della montagna e quando arrivò davanti alla grotta, all’inizio gli parve identica alla seconda. L’imboccatura rotonda, alta un metro e mezzo. Perfettamente rotonda. Avanzò cauto e guardò dentro.
P. Enquist, La montagna delle Tre Grotte, Feltrinelli
Racconto storico Racconto di avventura
Lettera Testo informativo Testo regolativo Testo poetico
Scopo ..................................................................................
Materiale per il gioco: un pezzo di stoffa che simboleggia la bandiera da rubare. Formare due squadre composte dallo stesso numero di giocatori.
Al centro del campo di gioco c’è il bambino che tiene la bandiera e che chiama i giocatori a turno. I giocatori saranno numerati in ordine crescente e in modo uguale per ogni squadra.
Racconto storico Racconto di avventura
Lettera Testo informativo Testo regolativo Testo poetico
Scopo ..................................................................................
Leggi i testi e completa le attività.
C. Carminati, Le avventure di Augusta Snorifass, Mondadori
Augusta Snorifass era nata da un paio di forbici. L’uomo che la teneva in mano aveva dita lunghe e ossute. Era lungo anche il suo naso, la sua faccia e il cilindro che portava in testa.
– Cara Amelie, la tua nuova amica è quasi pronta – disse l’uomo, piegando il collo verso il fianco della poltrona. Lì accanto, con le guance affondate tra le mani e i gomiti piantati sul bracciolo, c’era la bambina.
– Ti presento Augusta Snorifass – continuò lui quando ebbe finito di ritagliare. – È delicata, ma piena di carattere. Le piace viaggiare, vivere avventure e conoscere gente nuova. È di modi semplici, ma non rinuncia mai a un tocco di eleganza. Così dicendo l’uomo la tese alla bambina. Lei però esitava a prenderla.
– Ma non ha... è senza... – disse la bambina in un sussurro. Indicò la carta da cui era nato il corpo di Augusta:
– Indossa solo questo vestito?
Indica il completamento e la risposta corretti.
Augusta Snorifass è: una bambola di carta. un personaggio fantastico.
Chi è Amelie?
Un personaggio fantastico. Una bambina.
Secondo te, questo è un racconto: realistico. fantastico.
– Perbacco, certo che no! Questa è solo la sottoveste. Augusta ama fabbricarsi da sola i vestiti, infatti... L’uomo afferrò di nuovo le forbici, tagliò un pezzettino di carta grande come un confetto e lo incollò sulla sottoveste di Augusta.
– Questa è una tasca – spiegò alla bambina. – Una tasca importante, perché qui dentro Augusta tiene un paio di minuscole forbici d’oro, con cui potrà farsi un intero guardaroba di vestiti meravigliosi. La bambina si illuminò.
– Così sì che va bene! – esclamò e tese la mano a ricevere Augusta.
C’è chi nasce con la camicia e si dice siano persone molto fortunate. Augusta Snorifass era nata in sottoveste: quanto a fortuna batteva tutti.
Anco Marzio avanzò tra due file di sacerdoti. Era il 640 a.C. Nel silenzio spezzato soltanto dal mormorìo del fiume, il re disse:
– Possente Tevere, abbiamo ascoltato i tuoi ordini: nessun chiodo in ferro o in bronzo unisce le tavole di legno di questo ponte... come ci hai richiesto, ogni anno sacrificheremo al centro del fiume e su entrambe le sue sacre sponde... Subito furono portati quindici fantocci di canne e furono gettati nel fiume. La corrente li catturò e, dopo alcuni girotondi, li trascinò via. La folla urlò di gioia: il dio aveva gradito il dono!
– Dedico a te, possente dio, questo ponte! – tuonò il re. – Si chiamerà Sublicio, cioè senza chiodi. Nessun chiodo in metallo verrà infisso nel suo legno.
Il sovrano scese dal ponte e poggiò di nuovo i piedi sulla piattaforma. Non poté trattenere un sospiro di sollievo: era stata una lotta dura, ma finalmente il ponte era ultimato e il dio sembrava placato. Si voltò un attimo a contemplare il ponte alle sue spalle, mentre un sorriso di soddisfazione gli saliva alle labbra. Quel ponte avrebbe portato ricchezza e prosperità alla sua città.
La folla che si era accalcata sulla riva sinistra per seguire la cerimonia si aprì in due ampie ali per lasciar passare il sovrano. Si era dimostrato un buon re fino a quel momento. Aveva dato il via alla costruzione della colonia sul mare, proprio alla foce del Tevere, aveva aperto la strada alle preziose saline e adesso il ponte!
Scegli il completamento corretto. Il fiume Tevere: è un fiume italiano. non esiste nella realtà.
Il racconto di questi fatti è: realistico. fantastico.
Questo è un racconto: di paura. fantastico. storico. di avventura.
Vero o falso? Cancella le affermazioni false.
Il re si chiamava Romolo. Furono sacrificati 15 fantocci di canne.
Sublicio significa senza piloni. Il re aveva aperto la strada alle saline.
Il popolo pensava che Anco Marzio non fosse un buon re.
Il racconto è ambientato nel VII secolo a.C.
Per entrare in un testo non è sufficiente conoscere il significato delle parole, ma bisogna dare la giusta interpretazione per comprendere il più possibile il pensiero dell’autore, il messaggio o le emozioni che ha voluto trasmettere. Anche svelare il senso delle espressioni figurate, il cui significato non è quello delle parole prese alla lettera, ma diverso e più fantasioso, aiuta a entrare in sintonia con il testo, permettendo di goderne appieno il contenuto.
L’estate avanza. E anche il piccolo bruco. Un piccolo passo. Un altro piccolo passo. La schiena del bruco s’inarca e disegna un verde punto di domanda: quanti piccoli passi mancano per arrivare in cima? I suoi minuscoli occhi, tondi e scuri, scrutano intorno. Chissà se vedono il mondo. Il sottile corpo si allunga sulle tozze zampine e le antenne, quasi invisibili, interrogano l’aria: quanto dista la bianca vetta? Altri due occhi grandi di bimba, puntano lassù.
– Non guardarla, mia cara Aiko.
La bambina si volge verso l’anziano maestro.
– Non puoi salire sul vulcano, lo sai – prosegue lui. Aiko stringe le spalle.
Un soffio d’aria fresca scuote le pareti in legno e carta di riso della casa dell’artista. Gli spifferi dalle fessure creano un allegro turbine colorato, sollevando granelli di polveri variopinte. L’insetto, ancora senz’ali, vorrebbe forse salire sopra quel vento magico e volare in cima al Fujiyama, invece che consumarsi di piccoli passi.
La bimba allunga una mano e lo coglie. L’animaletto aspetta incerto. Non conosce quella rosea pelle, ma sente che è soffice; lo terrà con delicatezza. Ci sale e si ritira acciambellato
Il pittore osserva la giovanissima aiutante di bottega. Vorrebbe chiederle di preparare quel blu speciale che ravviva le sue opere, ma la lascia giocare col bruchetto ancora un po’. Aiko muove la mano come fosse l’ala di un uccellino inesperto.
Pensa a un arco... e capirai il significato dell’azione da come è costruita la parola.
Questa espressione è molto bella e ha un significato particolare... secondo te il bruco ha un pennarello?
Anche questa espressione ha un significato particolare... hanno voce le antenne del bruco?
Leggendo le due righe sopra puoi capire il significato della parola.
Pensa a una ciambella... e capirai il significato dell’azione da come è costruita la parola.
R. Morgese, Aiko sul vulcano, EpokéAttraversa danzando la stanza di lavoro sui suoi sandali di sambuco. Fa scorrere lo scuro telaio di mogano della porta. Esce. Dispettosi sbuffi d’aria si precipitano dentro per godersi la bellezza della pittura e correre a raccontarla ovunque.
Il maestro allora lascia un po’ che la brezza s’intrufoli curiosa tra gli attrezzi e i colori, poi la spinge fuori e richiude. Aiko intanto deposita il bruco su una foglia in giardino: in casa non avrebbe sopravvissuto. Non sa come e perché sia entrato, ma ora è libero di proseguire, se vuole. La montagna si è avvicinata di qualche passo di bimba.
Quando sarà farfalla, forse le renderà il favore e la trasporterà in volo sulla cima del Fuji, l’immensa casa di Madre Natura.
COMPRENDERE le espressioni
Disegna il bruco mentre...
Per comprendere il corretto significato della parola puoi cercare sul vocabolario.
... si inarca. ... disegna un punto interrogativo. ... si acciambella.
“Le antenne del bruco interrogano l’aria” significa: che le antenne fanno domande all’aria. che le antenne si muovono di qua e di là come curiosando.
Sottolinea le parole che ti fanno capire che cos’è “l’allegro turbine colorato” nella seguente frase.
“Un soffio d’aria fresca scuote le pareti in legno della casa dell’artista. Gli spifferi dalle fessure creano un allegro turbine colorato, sollevando granelli di polveri variopinte.”
COMPRENDERE il lessico
Cerca sul vocabolario la parola “telaio”. Quanti e quali significati può avere?
Nel testo ci sono parole che hanno funzioni particolari: capirne bene il ruolo e lo scopo è indispensabile per comprendere i rapporti tra le varie parti scritte e, quindi, per interpretare correttamente il significato del testo
In realtà erano contenti di tornare a scuola per dare inizio a quello che sarebbe stato l’ultimo anno della Scuola Primaria. Borbottavano e si lamentavano, tuttavia sotto sotto erano contenti, aspettavano il primo giorno di scuola, nonostante avessero un pizzico di paura del nuovo maestro.
Intanto bisogna dire che non si aspettavano un maestro del genere. Se ne stava lì, seduto dietro la cattedra come un vecchio gufo. Carlo si chiedeva com’era possibile che un nuovo maestro fosse così.
Maamar si avvicinò per vedere se tutti quei capelli bianchi erano veri... Gli scolari si guardarono l’un l’altro turbati. Erano realmente, assolutamente, inequivocabilmente delusi. Si aspettavano un bel maestro giovane e sportivo, invece qualcuno aveva pensato bene di rifilare loro quel grosso signore con i capelli bianchi che gli andavano da tutte le parti, gli occhialini sulla punta del naso e una pancia come un pallone.
Anche la voce li colse di sorpresa: bassa e grave sembrava provenire da un altro mondo.
Perciò furono sconcertati dalla prime parole emesse da quella voce:
– Ho un regalo per voi
Poi posò un pacchetto regalo sul banco di ogni alunno, quasi volesse farsi perdonare l’aspetto fisico e l’età.
Costanza aprì il suo pacchetto e scoprì un mazzo di carte identico a quello di tutti gli altri.
Sul dorso di ogni carta c’era scritto “jolly” e dall’altra parte c’erano scritte diverse frasi.
“Un jolly per fare una coccola a chi vuoi”.
“Un jolly per prendersela comoda”.
“Un jolly per una ricreazione che non finisce mai”.
“Un jolly per prolungare le vacanze”.
Il maestro spiegò:
– Quando si nasce ci vengono dati automaticamente dei jolly.
Quali sono secondo voi?
Carlo esclamò:
– Il jolly per vivere.
– Il jolly per parlare – lo copiò Maddalena.
– Il jolly per parlare le lingue.
Tuttavia la fila di Maddalena continuò con il jolly per imparare la storia, la geografia, le scienze e tutti i campi del sapere.
– Il jolly per amare – aggiunse in tono sognante Benedetta.
– Il jolly per essere felice.
– Il jolly per piangere.
– Il jolly per decidere.
– Sì, credo che adesso abbiate capito. Il solo fatto di nascere ci ha regalato tutti quei jolly. Ed è meglio spenderli! Domani faremo una festa di compleanno collettiva per festeggiare la vita e i suoi jolly. Porto io la torta.
Le parole tuttavia e nonostante sono connettivi che uniscono due frasi apparentemente in contrasto tra di loro. Rileggi nel testo. Ora completa le frasi scegliendo tra i seguenti sinonimi.
benché ma sebbene però malgrado
Faceva caldo fosse inverno.
................................. non avesse fame, mangiò tutto ciò che aveva nel piatto.
Eseguì in fretta il compito ................................. non avesse voglia.
Voleva gridare, non lo fece.
Era grossolano ................................. gentile.
Realmente, assolutamente, inequivocabilmente sono tre avverbi che vengono utilizzati dall’autore per rafforzare un pensiero. Quale, secondo te? .....................................................................................................................................................
Loro, voi, quello, quali sono pronomi, cioè parole che ne sostituiscono altre. Quali? Indicale.
Loro: Voi:
Quello: .............................................. Quali: ..................................................
Per capire bene un testo è necessario ricavare tutte le informazioni: alcune sono esplicite, cioè sono scritte chiaramente e si individuano leggendo, altre sono implicite, cioè vanno ricavate dagli indizi nel testo.
L. Ballerini, L’estate di Nico, Giunti Junior
Nell’ora in cui i grilli assordano la campagna coi loro canti, Andrea stava seduto esattamente nello stesso punto del giorno prima, intento a tener d’occhio la casa degli zii e il cancello. Di lì a poco sarebbero arrivati i nuovi villeggianti. Non aveva fatto capire a nessuno quanto fosse emozionato e si sforzava di non darlo a vedere, mostrandosi concentrato a sistemare in fila il suo esercito di soldatini verdi di plastica. I grandi erano rientrati in casa: a quell’ora faceva troppo caldo anche solo per tenere fuori il naso.
Proprio nel momento in cui Andrea stava rimproverando Pepe, che gli aveva buttato giù mezzo battaglione sfrecciandogli davanti come un matto, una macchina nera, stracarica di bagagli, fece ingresso nell’aia accecata dal sole e sollevò un polverone bianchissimo che per un istante offuscò la visuale. Incredibile! Dall’auto non uscirono i soliti anziani, ma una famiglia giovane, con una mamma, un papà e... quella.
Subito, al primo sguardo, Andrea mise una faccia scura. Nel suo cuore si sentì di doversi difendere, come se un pericolo sconosciuto lo stesse minacciando; un po’ come succede quando si sente qualcosa strisciare sotto un sasso e si ritira svelti la mano.
Era una sorpresa, ma... chi ha detto che le sorprese debbano essere per forza belle?
Certo, era arrivata una famiglia giovane, ma quella era... una femmina!
A lui le femmine non piacevano proprio, gli sembravano proprio delle specie di extraterrestri: troppo strane da capire, meglio evitarle. Certe volte in classe era costretto ad averne una vicina di banco, ma che noia!
Se proprio Andrea doveva passare l’estate in compagnia di un coetaneo sconosciuto, avrebbe almeno preferito fosse stato un maschio, uno con cui giocare a pallone o magari scavare buchi nel campo per cercare l’acqua di una fonte sotterranea.
Quell’arrivo imprevisto suscitò in lui un misto di ansia ed eccitazione. Non voleva dare importanza alla nuova venuta, ma al tempo stesso la teneva costantemente sotto controllo con la coda dell’occhio. Se solo avesse provato a prendergli i suoi giochi o toccare i suoi animali...
“Una cosa è sicura: non le parlerò mai. Mai, per tutto il tempo che si fermerà qui!” giurò solennemente a se stesso, incrociando gli indici delle mani e baciandoli due volte.
COMPRENDERE le informazioni
Rispondi alle domande indicando se la risposta è un’informazione esplicita (E) o implicita (I).
Dove si trova il protagonista? ................................................... E I
In che momento della giornata avviene il fatto? E I
In quale stagione? ................................................... E I
Che cosa sta facendo il protagonista? ................................................... E I
Chi è Pepe? E I
Leggi le domande, sottolinea nel testo le frasi che ti aiutano a rispondere e scrivi.
Perché l’arrivo dell’auto viene definito “incredibile”?
Perché per il protagonista la sorpresa non è bella? ..........................................................................................................................................................................................
Che cosa pensa il protagonista delle femmine? ..........................................................................................................................................................................................
Che cosa ha paura che accada? ..........................................................................................................................................................................................
Quanti anni ha la bambina? ..........................................................................................................................................................................................
Andrea percepisce una situazione di pericolo. Con quali parole la descrive l’autore del racconto? ..........................................................................................................................................................................................
Un testo presenta sempre due tipi di informazioni: quelle principali, cioè indispensabili per comprendere i fatti, e quelle secondarie, cioè meno necessarie per la comprensione e di arricchimento.
V. Cercenà, Il mistero della torre saracena, Fatatrac
Il traghetto avanzava lentamente nel piccolo porto girando su se stesso. L’isola si stagliava scura nel cielo azzurrissimo. L’unica macchia chiara era rappresentata dalle bianche case sgranate come perle di una collana lungo l’insenatura. Alessandro e Giulia erano eccitatissimi. Quando il babbo era tornato a casa, due mesi prima, annunciando che aveva preso in affitto una casetta in una piccola isola nel sud della Sicilia per trascorrervi le vacanze, gli erano saltati al collo facendogli quasi perdere l’equilibrio.
Non erano andati in macchina, perché nell’isola non sarebbe servita.
Tonino, il padrone della casa, era venuto a prenderli.
La casa, imbiancata a calce, era composta da due corpi simmetrici a un piano: uno più grande che conteneva una camera e la grande cucina con la porta finestra che dava su un cortile lastricato a ciottoli e ombreggiato da una pergola; l’altro formato praticamente da un solo ambiente e da un ripostiglio.
In mezzo era stato costruito, probabilmente da tempi immemorabili, un forno per cuocere il pane. Mentre la mamma lo contemplava estasiata, i due ragazzi si liberarono in un baleno degli zaini e dei vestiti annunciando, senza attendere risposta, che avrebbero fatto un bagno, ma i ciottoli della riva li costrinsero a rallentare la corsa. L’acqua era trasparente; banchi di pesciolini argentati si frangevano sulle loro gambe bianche di città, ricongiungendosi subito dopo. Quando tornarono a riva si scontrarono quasi con un gruppetto di coetanei che li squadrarono con aria minacciosa.
– Questa spiaggia è nostra – affermò perentorio quello che sembrava il capo, scuro d’occhi, di capelli e di sguardi.
Alessandro diede di gomito alla sorella che già prendeva fiato per rispondere per le rime.
– Scusa, non lo sapevamo – disse tendendo la mano – siamo arrivati oggi, stiamo nella casa di Tonino.
Il “capo” sembrò preso di sorpresa, saettò lo sguardo vivace sugli altri e poi borbottò fra i denti: – Va bene, ma non si può pescare. Sparirono all’improvviso, come erano apparsi.
Il mattino successivo Giulia si svegliò che ancora albeggiava: quasi all’improvviso tutto si era colorato di rosa e l’unghia di luna, che poco prima era ancora appesa all’angolo della montagna, impallidì fino a scomparire. Giulia respirò a pieni polmoni l’aria salmastra
e frizzante che saliva dal mare. Poi uscì all’aperto. Seduto su un grosso sasso c’era il ragazzo che il giorno prima li aveva affrontati.
– Potete stare sulla spiaggia e fare il bagno... – disse lanciando dei sassolini contro l’invisibile bersaglio.
– Potete anche pescare, se volete... – aggiunse.
– Noi non peschiamo: siamo amici degli animali e non uccidiamo i pesci! –affermò Giulia.
Il ragazzo la guardò con aria di compatimento: – Vedi, noi uccidiamo i pesci... non solo per mangiarli, ma per campare. Nell’isola siamo tutti pescatori.
Giulia arrossì fino alla radice dei capelli: per la prima volta si trovava a fare una riflessione sulla sua convinzione di avere sempre la verità in tasca.
– Ciao – disse all’improvviso il ragazzo e sul suo volto piccolo, abbronzato, balenò un sorriso saggio e amichevole che in qualche modo la consolò.
COMPRENDERE le informazioni
Indica se le seguenti informazioni sono principali (P) o secondarie (S). Barra la casella.
Il traghetto viaggia adagio. P S
Il babbo aveva preso in affitto una casa in Sicilia. P S
Nella casa c’è un forno per cuocere il pane. P S
Sulla riva ci sono molti ciottoli. P S
Si scontrarono con un gruppo di coetanei. P S
– Questa spiaggia è nostra. P S
Giulia respirò a pieni polmoni l’aria del mare. P S
– Siamo amici degli animali. P S
– Nell’isola siamo tutti pescatori.
Giulia arrossì.
Nel testo sono presenti due descrizioni d’ambiente. Sottolineale.
Ricostruisci brevemente la successione dei fatti sul quaderno, come accadono cronologicamente.
COMPRENDERE l’argomento generale
Di che cosa parla il racconto? Scrivilo in tre righe.
Comprendere correttamente significa trovare spunti per riflettere sul pensiero dell’autore, sul messaggio che vuole trasmettere, sulle sue opinioni personali, sulle emozioni, andando oltre la trama e il contenuto.
Arrivò il primo giorno di scuola.
Eravamo tutti in cortile, facevamo chiasso. Ecco Alex, finalmente. Ero felice di vederlo. Gli andai incontro, lo salutai, avrei voluto dirgli tante cose, ma bisognava salire in classe.
Entrammo tutti in aula di corsa, spintonandoci tra i banchi per prendere i posti migliori. Io mi ero seduto e avevo buttato lo zaino sulla sedia accanto, ma vidi che lui stava andando in fondo, allora lo afferrai per lo zaino e gli dissi:
– Ehi, dove vai? Sediamoci qua.
Lo spinsi nel banco, ridendo. Alex si sedette, docile, ma non rise. Quando suonò la ricreazione mi distrassi appena un momento e Alex era già sparito. La cosa mi infastidì perché mangiavamo sempre insieme la merenda e ce la scambiavamo.
Quando suonò l’uscita non lo persi di vista: volevo parlargli.
– Come stai? – gli domandai.
– Bene.
– E le vacanze. Che hai fatto?
– Il solito.
– Ce l’hai con me?
– No.
– Ci vediamo in piscina?
– Non lo so.
– Oggi vuoi venire a giocare da me? Ho un nuovo videogioco.
– Non posso.
– Perché? Non vuoi più stare con me?
– No, non è questo...
Per tutto il corridoio e per le scale fu così. Uno strano Alex non mi voleva parlare, si comportava proprio come se ce l’avesse con me. L’avevo offeso in qualche modo, ero sicuro di no. Eppure era cambiato. Mi sfuggiva senza motivo. Stavo perdendo un amico e non sapevo perché. Pensai e ripensai e decisi che avrei fatto un’indagine.
Rispondi sul quaderno.
Quello che ricavo dal testo...
Che rapporto c’è tra il protagonista del racconto e Alex?
Perché il protagonista getta subito lo zaino sulla sedia accanto alla sua?
Dove voleva sedersi Alex?
Perché il protagonista è infastidito durante l’intervallo?
Come sono le risposte che dà Alex alle domande che l’amico gli rivolge?
Che cosa capisce il protagonista da quelle risposte?
Quello che penso io...
L’amico di Alex si sente preoccupato.
Perché, secondo te?
Che cosa significa “sentirsi preoccupato”?
Ti è capitata una situazione simile con un amico o un’amica?
Dal racconto si capisce che cos’è accaduto tra i due?
Tu che cosa pensi possa essere successo?
Come ti comporteresti se Alex fosse il tuo amico?
Nel testo c’è una lunga parte di dialogo. Dal punto di vista delle emozioni, che cosa ti fa capire? Pensaci, poi scegli le risposte che “senti” più tue.
Il protagonista incalza Alex perché vuole capire il suo comportamento.
Il protagonista è un po’ troppo insistente.
Alex è in difficoltà perché non vuole rispondere.
Alex è arrabbiato.
Il protagonista vuole recuperare la loro confidenza.
Alex non vede l’ora di finire la conversazione.
Quanto ti ha emozionato questa poesia? Colora.
Sapresti definire l’emozione principale che ti ha suscitato?
Il pomeriggio distratto si vestiva di freddo.
Dietro i vetri offuscati i bambini, tutti insieme vedono un albero giallo tramutarsi in un uccello.
Il pomeriggio si stende sulle rive del fiume.
E un rossore di mela si dondola sui tetti.
Il 21 settembre è il primo giorno d’autunno, vero? E invece no! Le stagioni non cambiano sempre lo stesso giorno!
Quest’anno, il 2020, l’autunno inizia astronomicamente il 22 settembre, ed esattamente alle ore 13:31, momento in cui si verifica l’equinozio d’autunno Che cos’è l’equinozio? E suo “fratello” solstizio? Conoscete la differenza tra questi due momenti astronomici?
I solstizi e gli equinozi scandiscono il cambiare delle stagioni, infatti distano tra loro circa 3 mesi.
I due solstizi, solstizio d’estate e solstizio d’inverno, indicano il giorno in cui l’emisfero nord e quello sud della Terra ricevono rispettivamente il massimo e il minimo numero di ore di luce solare dell’anno.
Gli equinozi, invece, che segnano l’inizio di primavera e autunno, sono i momenti dell’anno che indicano che la durata del dì e della notte sono uguali e, in tutti i punti del pianeta, vi sono 12 ore di luce e 12 di buio. La parola deriva dal latino equi-noctis, ossia notte uguale (al giorno). In questi giorni così particolari, il Sole sorgerà quasi perfettamente a est e tramonterà quasi perfettamente a ovest.
Seduto bene, braccia conserte appoggiate sul banco, ascolta l’insegnante che legge... se vuoi puoi chiudere gli occhi.
Ascolta bene l’insegnante, poi completa le frasi sotto. A una seconda lettura verifica la correttezza dei completamenti.
• Un indio gettò un ............................ dorato in direzione dell’ ............................. pescatore.
• Il volatile liberò il foro e sulla Terra ...................................... per la prima volta.
• Oggi, prima che la pioggia cada, nel ci sono dei bagliori: sono i pesci dorati lanciati dall’indio.
• La pioggia che scroscia è uno dei ............................... più rilassanti in assoluto.
• Per riprodurre il suono rilassante si può usare un della pioggia.
• Questo bastone fu usato da Dio per far cadere sulla Terra il ................................ universale.
• Il bastone fu usato dalle tribù per le ............................... religiose propiziatorie per il ......................................
• Il suono rilassante che produce questo strumento sembrava potesse avere magici.
• Una caratteristica importante di questo bastone è che per realizzarlo si usavano già morte naturalmente.
• Nel cactus si secca la polpa e si ottiene ...................................... vuoto, si recuperano anche le che venivano conficcate nel tronco
• Al suo interno venivano inserite delle o dei pezzetti di Disegna nello spazio qui accanto la leggenda della pioggia.
Chiodi, gomitoli di lana, pennello e colori, 2 tubi di carta da cucina, scotch di carta, riso, legumi, gusci di frutta secca, pezzettini di plastica.
1
Con l’aiuto di un adulto, applica i chiodi sui tubi a 2 cm di distanza, seguendo la linea che gira intorno. Poi appoggia un tubo su un cartoncino e con una matita traccia il contorno. Ritaglia i due cerchi e fissa il primo a un’estremità con lo scotch.
2
Sempre con lo scotch di carta unisci i due tubi.
Usa l’estremità aperta per inserire nel tubo: il riso, la plastica, i gusci, i legumi. Poi chiudi con il secondo cerchio.
Fascia tutto il tubo con lo scotch di carta. Spennellalo di colla vinilica e arrotola il filo di lana tutto intorno, oppure usa i colori acrilici per decorarlo come più ti piace.
J. Cheng, Arrivederci tra le stelle, Giunti
Va bene, ci riprovo. Prima volevo raccontarvi cos’è successo in stazione, ma mi sono messo a piangere e parlavo a vanvera, perciò ho cancellato la registrazione.
Quando mi vedeva piangere, Ronnie mi ripeteva sempre di comportarmi da uomo. Secondo lui dovevo darci un taglio perché i mocciosi piagnucoloni non piacciono a nessuno, ma certe volte non riesco a trattenermi. Certe volte le nuvole che ho in testa si fanno grandi e grigie e dagli occhi mi viene fuori il temporale. Non è che mi esce davvero un temporale dagli occhi...
Stamattina io e Carl Sagan eravamo pronti a partire, ma mi sono accorto che il borsone era troppo pieno anche se avevo lo shampoo-balsamo 2 in 1. Ho provato a tirarmelo dietro ma niente, TROPPO pesante. Dopo cinque passi ero esausto.
Ieri sera non sembrava così pesante: le cose dentro non sono pesanti di per sé, ma la loro somma sì. Ho chiesto a Carl Sagan:
– Adesso che facciamo?
Lui mi ha guardato del tipo “Dovrei saperlo io?”.
Allora ho cercato di caricargli il borsone sulla schiena e lui se l’è svignata con un’aria da “Per chi mi hai preso? Per un asino?”.
– Lo so che non sei un asino – gli ho detto, poi mi è venuta un’idea grandiosa.
L’idea era di andare in garage e prendere il carrellino che uso per la spesa. Ci ho messo dentro il borsone e ci stava, problema risolto!
Così ho bussato piano piano alla porta della camera di mamma per capire se era sveglia e, siccome non lo era, mi sono avvicinato al letto e le ho sussurrato all’orecchio:
– Noi partiamo, sai già che torniamo domenica e ti voglio bene.
Magari poteva sentirmi dal mondo dei sogni. Io e Carl Sagan ci siamo incamminati e all’altezza della casa di Justin Mendoza abbiamo svoltato a sinistra su Mill Road. Con una mano tiravo il carrellino, nell’altra tenevo il guinzaglio. Abbiamo superato la stazione di servizio del signor Bashir e il motel Super 8 lì accanto.
Mi sarebbe piaciuto salutare il signor Bashir, ma non volevo fare tardi. E poi avevo paura che il personale dell’Amtrak non mi lasciasse portare il carrellino sul treno. Non piangevo ancora, però è successo dopo. Siamo arrivati in stazione che mancavano quindici minuti all’orario previsto per il treno e, quando ho mostrato il mio e-ticket al tizio dei biglietti, lui mi ha chiesto dov’erano i miei genitori e gli ho risposto che eravamo solo io e Carl Sagan. Il tizio dei biglietti mi ha squadrato e ha detto:
– Questo biglietto è per un adulto.
E io: – Sì, sul sito è possibile comprare solo questi. Lui ha detto che avevo bisogno di un biglietto per bambini e, quando io gli ho chiesto come potevo procurarmene uno, lui ha risposto che era possibile acquistarlo insieme a un biglietto per adulti... e allora io non ci ho capito più niente.
L’autore di questo testo si chiama Jack Cheng, è nato a Shanghai, cresciuto in Michigan e, poi, a Brooklyn per dieci anni, prima di trasferirsi a Detroit.
Questo brano è tratto dal libro Arrivederci tra le stelle, il suo primo libro per ragazzi tradotto in 30 lingue.
Quanto ti ha emozionato questo racconto?
Come sai già, il TESTO NARRATIVO racconta una storia che può essere REALISTICA, se racconta vicende che possono accadere nella realtà, oppure FANTASTICA, se racconta di fatti che non possono accadere nella realtà o che presentano elementi fantastici.
A scuola c’è un po’ di agitazione, Marco non capisce bene perché: maestre che corrono nei corridoi, bidelle che le inseguono e s’infilano tutti nell’ufficio della dirigente: c’è una riunione?
Finalmente la maestra Gabriella torna in classe, è tutta rossa in faccia. Marco chiede ad Amedeo che a sua volta chiede a Lucilla, ma nessuno sa cosa stia bollendo in pentola.
I bambini si incuriosiscono e Marco ha la sua idea fantasiosa.
– Per me stanno progettando una vacanza in crociera... – dice.
– Ma nooo, io dico che vogliono fare l’orto della scuola – ribatte Amedeo.
– Uff! Figurati! Io credo che ci sia sotto un mistero, forse qualcuno ha fatto sparire il computer della dirigente, ve lo immaginate? Lei senza computer e telefono non vive! – dice Lucilla
Naturalmente le cose non stanno così. Subito dopo l’intervallo, la dirigente, la signora Resi, riunisce le classi terze in palestra Marco raggiunge le scale e si unisce agli altri bambini che corrono come un fiume in piena. Arriva scivolando sul pavimento lucido della palestra e vede la dirigente già pronta con il microfono in mano che aspetta che tutti siano seduti per terra davanti al suo sguardo pungente. – Ci siete tutti? Posso parlare? – chiede al suo pubblico come se stesse per intonare una marcia militare. Poi prende il respiro, guarda le maestre radunate in un angolo e parte. – La nostra scuola ha deciso di partecipare alle miniolimpiadi di Italiano. Si tratta di una bella gara, con prove differenti: conta essere preparati in grammatica, ma anche essere svelti nelle risposte! In palio ci sono bellissimi premi per voi e una bella figura per la nostra scuola. È una grande sfida e un’ottima opportunità per tutti noi. Dobb... ehm possiamo vincere, lo so!
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
Marco
Amedeo, Lucilla, maestra Gabriella, la dirigente Resi
esterno
NARRATORE
Chi racconta la storia; può essere interno se racconta in 1a persona, o esterno se racconta in 3a persona.
PROTAGONISTA
personaggio più importante
PERSONAGGI SECONDARI
personaggi meno importanti
PERSONAGGI
Possono essere persone o animali, realistici o fantastici.
TEMPO
Indica quando si svolgono i fatti.
Indica dove si svolgono i fatti.
un giorno durante l’anno scolastico
FATTI
Sono gli avvenimenti che accadono e costituiscono la trama del racconto. Sono organizzati in tre parti:
a scuola, in palestra
c’è agitazione; le maestre e le bidelle si infilano nell’ufficio della Dirigente
Marco e i suoi compagni si interrogano su che cosa sta succedendo e vengono convocati in palestra
la dirigente spiega che la scuola ha deciso di partecipare alle miniolimpiadi di Italiano
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del testo narrativo; chi deve rispondere copre la sua mappa.
– Prendi il fucile, Giuseppe, e vai a caccia – disse la madre al figlio.
– Domani tua sorella si sposa e vuol mangiare polenta e lepre. Giuseppe prese il fucile e andò a caccia. Vide una lepre che correva in un campo. Puntò il fucile, prese la mira e premette il grilletto.
Ma il fucile disse: “Pum!” con voce umana e, invece di sparare, fece cadere per terra la pallottola.
Giuseppe osservò attentamente il fucile, scrutò anche dentro la canna. Ma dentro la canna non c’era niente e nessuno. In quel momento la lepre ripassò, ma stavolta aveva un velo bianco in testa e dei fiori d’arancio sul velo, teneva gli occhi bassi e camminava.
– Toh – disse Giuseppe, – anche la lepre si sposa. Tirerò a un fagiano.
Vide un fagiano che passeggiava sul sentiero. Prese la mira, tirò il grilletto e il fucile fece: “Pam!”, invece di sparare.
– Ma benone – disse Giuseppe che cominciava ad arrabbiarsi.
Ricaricò il fucile con gran cura e si guardò intorno. C’era soltanto un merlo su un ramo e fischiava come per dire: “Sparami, sparami”.
E Giuseppe sparò. Ma il fucile disse: “Bang!” e aggiunse una risatina. Il merlo fischiò più allegramente di prima, come per dire: “Hai sparato, hai sentito, hai la barba lunga un dito”.
– Me l’aspettavo – disse Giuseppe. – Ma si vede che oggi c’è lo sciopero dei fucili.
– Hai fatto buona caccia, Giuseppe? – gli domandò la mamma, al ritorno.
– Sì mamma. Ho preso tre arrabbiature... Chissà come saranno buone, con la polenta.
Completate scegliendo con una x.
Il protagonista del racconto è: la madre di Giuseppe. Giuseppe.
La vicenda si svolge: nel bosco. nel paese.
Il fucile:
è caricato a salve. emette suoni invece di sparare.
Questo racconto è: realistico. fantastico.
Cambiate il titolo: quale scegliete?
Un fucile disubbidiente.
Una mamma noiosa.
Una sorella capricciosa. Lo sciopero dei fucili.
Siccome il postino amava il proprio lavoro, non poteva fare a meno di domandarsi se anche lui, un giorno, avrebbe ricevuto un messaggio. A dire la verità, tutte le volte che apriva una bottiglia, sperava di vedere il proprio nome campeggiare in cima al foglio. Poi, però, ricordava che sarebbe stato facile come trovare sulla spiaggia un frammento d’unghia del piede di una sirena. Lui non aveva un nome. Non aveva amici, puzzava di sale e di sogni di marinaio. Nessuno gli avrebbe mai scritto un messaggio.
Però gli sarebbe piaciuto.
Un giorno, le onde inclinarono i propri cappellini bianchi verso il postino per consegnargli una bottiglia. Dentro c’era un messaggio molto particolare: “Questo invito potrebbe non arrivare in tempo, ma sto organizzando una festa. Domani, marea della sera, in riva al mare. Per piacere, verrai?”.
– Oh cielo! – disse il postino. Non aveva idea di chi fosse il destinatario del messaggio né dove poteva recapitarlo. Però era davvero curioso. Non era mai stato invitato a una festa e sospettava che gli sarebbe piaciuta.
ANALIZZARE
Rispondi.
Chi è il protagonista del racconto? ............................................................................................................
Quando si svolge la storia?
In un giorno del passato.
In diversi momenti del passato. Nel presente.
In diversi momenti della giornata.
Secondo te, si tratta di un racconto realistico o fantastico?
Dove si svolgono i fatti? In
Realistico, perché i fatti raccontati possono accadere nella realtà.
Fantastico, perché i fatti raccontati non possono accadere nella realtà.
Vai a p. 142
Il primo giorno di scuola non lo ricordo, ricordo invece altri giorni della prima classe, come questo. La maestra ha in mano una candela e l’accende. Chiama alla cattedra un bambino e gli dice: – Spegni. Lui ci soffia su e la fiamma muore. La maestra accende di nuovo la candela e chiama un altro bambino a spegnerla. E quello soffia. A uno a uno usciamo tutti dal banco e andiamo a spegnere la fiammella. Dice ora la maestra:
– Noi abbiamo fatto così “f”.
E con un pezzo di gesso traccia una grande effe sulla lavagna. Quel giorno scriviamo pagine e pagine di effe. Anche oggi, quando mi accorgo di pronunciare la effe, vedo la fiamma che si spegne. Per le tabelline non c’era invece un “metodo”:
si dovevano imparare a memoria e su questo la maestra era intransigente, “Per il nostro bene” diceva. Ed erano purtroppo d’accordo anche le mamme. Tutti i giorni interrogazione generale. Chi rispondeva esatto e con più sicurezza era premiato con l’incarico di bagnare il naso a chi aveva sbagliato. Quel dito umido di saliva era schifoso e umiliante.
LEGGERE e COMPRENDERE il lessico
Indica con una x i completamenti giusti.
“La maestra era intransigente” significa che la maestra: dava brutti voti. era inflessibile. dava buoni voti. era impreparata.
L’espressione “ed erano purtroppo d’accordo anche le mamme” si riferisce al fatto che:
le tabelline dovevano essere studiate a memoria. anche le mamme erano intransigenti.
le mamme erano d’accordo con i bambini.
Hai mai provato vergogna?
Il cerchio delle emozioni
Toccò anche a me un giorno quell’incarico.
Forza, allora! Bagna il naso ai somari! – disse la maestra.
Fra i somari c’è Baldo, il mio amico, che mi fissava con gli occhi rassegnati. L’idea mi venne proprio da lui: finsi di bagnare il dito e gli toccai solo il naso. Mi venne da sorridere, ma mi trattenni e la maestra non mi scoprì.
Ora anche Baldo, quando gli capita, fa lo stesso; da quella volta, anche altri. Ma non tutti. Qualcuno quando riesce ad avere quel piccolo potere dà leccate di rabbia senza pietà. Non ci sono amici per lui in quel momento: è “bravo”, ha vinto.
Rispondi sul quaderno.
sul testo
Nella frase “Chi rispondeva esatto era premiato con l’incarico di bagnare il naso a chi aveva sbagliato”, di quale gesto si parla? Pensi anche tu, come il protagonista, che fosse un atto umiliante?
ANALIZZARE
Il narratore può essere:
- interno alla storia: di solito il protagonista, che racconta quello che gli accade in prima persona;
- esterno alla storia: qualcun altro racconta, in terza persona, gli avvenimenti.
Indica con una x il completamento giusto.
In questo racconto l’autore per narrare usa: un narratore esterno. il protagonista.
Trasforma la parte di testo riportata sotto da narratore interno a narratore esterno: completa le frasi e rispondi con una x.
Fra i somari c’era Baldo, il amico, che fissava con gli occhi rassegnati.
L’idea ............. venne proprio da lui: .................... di bagnare il dito e gli ........................... solo il naso.
venne da sorridere ma trattenne e la maestra non scoprì.
Quali parti della frase hai modificato? Verbi. Pronomi personali. Articoli. Nomi.
Dividi il testo nelle tre parti: inizio, svolgimento, conclusione.
Il testo NARRATIVO si basa su una struttura ben precisa. Leggi e osserva la mappa con le sue CARATTERISTICHE.
D. Almond, Klaus e i ragazzacci, Sinnos
Una sera, quando il cielo si andava tingendo di una fosca luce rossa dietro al campanile di Saint Patrick e quando era ormai chiaro che nessuno di noi aveva idee nuove da mettere in pratica, Joe ha cominciato a fregarsi le mani. Un sorriso furbo gli si allargava sulla faccia. Nella tasca posteriore dei jeans aveva un giornale arrotolato.
– Stasera fa proprio freddino, vero ragazzi? – ha detto – Che cosa ne pensate di un bel fuoco per riscaldarci un po’?
– Un fuoco? – ha chiesto Tonto.
– E che te lo dico a fare? – ha detto Joe e ha agitato una scatola di fiammiferi, strizzandoci l’occhio. – Andiamo!
Abbiamo seguito Joe per Swards Road e poi attraverso il viale.
Ci siamo fermati al buio, sotto una grossa siepe non potata. Joe ci ha fatto segno di rimanere in silenzio e avvicinarsi.
– Guardate un po’ questa roba – ha sussurrato.
Ha infilato la mano nel cespuglio e lo ha scosso. Polvere, foglie morte e cartacce sono cadute giù. Io ho tolto con una mano qualcosa che mi stava camminando in testa.
– Vostro padre lascerebbe mai la siepe in questo stato pietoso? – ha chiesto.
– No – abbiamo risposto.
– Certo che no – ha ripetuto Joe. – E questo cespuglio è proprio come il suo proprietario: pazzo stupido e incivile.
– Come chi? – ha sussurrato Frank.
– Come lui – ha detto Joe, indicando la casa.
– Come Eustace il Buono a nulla!
Il signor Eustace viveva nella casa al di là della siepe. Non aveva famiglia, e neanche amici. In passato, per qualche anno, aveva fatto l’insegnante, ma ben presto aveva smesso di lavorare del tutto. Ora passava quasi tutto il tempo chiuso nella casa dove scriveva poesie, leggeva libri e ascoltava strana musica.
– E noi ora gli daremo fuoco! – ha detto Joe.
– Daremo fuoco a cosa? – ho detto io.
– Alla siepe, no? – ha risposto Joe.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
flashback: il lavoro del signore Eustace
ORDINE NARRATIVO
Può rispettare l’ordine cronologico (fabula) o essere intrecciato, cioè fare salti in avanti (flashforward) o indietro nel tempo (flashback).
Joe Tonto, Frank, Eustaceuna sera in città: Swards Road
SEQUENZE
NARRATIVE raccontano i fatti, cioè sviluppano la trama
RIFLESSIVE DESCRITTIVE DIALOGICHE
riportano le riflessioni di un personaggio o del narratore
descrivono luoghi o personaggi
riportano i dialoghi dei personaggi
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del racconto, chi deve rispondere copre la sua mappa.
Anche tu stai per terminare la Scuola Primaria: racconta sul quaderno quali esperienze degli anni passati ti sono rimaste più impresse.
N. Costa, Quando avevo la tua età, Fabbri Editori
In quarta elementare ho cambiato scuola: la nuova scuola era fatta di mattoni rossi, non aveva un giardino, ma un grande cortile di cemento, molto luminoso. La maestra si chiamava Maria, aveva gli occhi azzurri e sorrideva. Di quei giorni mi ricordo di aver disegnato molto.
Non ricordo nulla delle lezioni di aritmetica o di geometria, che certamente ci sono state; mi ricordo filastrocche, storie inventate e fogli bianchi che allegramente si riempivano di segni colorati...
In quinta elementare mi sono ammalata di scarlattina. Allora non esistevano ancora gli antibiotici e bisognava stare in camera per più di un mese. È stato un periodo stupendo! Passavo lunghe mattine a letto, leggendo, ascoltando la radio e succhiando caramelle.
Mi portavano i miei cibi preferiti su un vassoio e il gatto Birba entrava dalla finestra e aveva il permesso di dormire nel mio letto. Io l’amavo molto.
Era grasso, un vero buongustaio, di pelo bianco e nero e di carattere molto dolce.
Mangiava assolutamente tutto: spaghetti al pomodoro, spinaci, brioche e una volta ha persino succhiato una pastiglia per la tosse dal fortissimo sapore di menta. Durante il periodo della scarlattina mi compravano molti giornalini. In uno di questi giornalini c’era il regolamento di un concorso di disegno per bambini, organizzato da una ditta di biscotti. Bisognava spedire alla redazione un disegno della propria mamma. I migliori disegni sarebbero stati pubblicati e agli autori sarebbero state spedite enormi scatole di biscotti. Naturalmente ho spedito un disegno, allettata sia dai biscotti sia dall’idea di vedere il mio disegno stampato.
Per qualche settimana ho controllato con ansia ogni nuovo giornalino per vedere se ci fosse il mio disegno tra quelli scelti; visto che non c’era, sono rimasta delusa.
Poi la scarlattina è passata, sono tornata a scuola e il concorso dei biscotti è rimasto tra i ricordi. Quando è arrivata la lettera doveva essere già estate; diceva che forse avevo vinto il primo premio al concorso dei biscotti, ma che volevano controllare che avessi proprio fatto io il disegno. Così andai a casa di una signora, una pittrice bionda e gentile che mi ricevette in uno studio luminoso pieno di libri e quadri nel quale, dopo una merenda deliziosa, ho disegnato molto, mentre lei, silenziosa, mi guardava. La bionda disse che i miei disegni sembravano fatti da un adulto che voleva disegnare come un bambino. Io ero molto perplessa, ma anche un po’ offesa, ma non ho detto niente. Alla fine hanno deciso di darmi il primo premio.
Rispondi.
Qual è, secondo te, lo scopo delle sequenze descrittive inserite nel testo? ...................................................... .....................................................
La narratrice è una bambina o un’adulta? ...................................
Da che cosa lo puoi capire? ......................................................
Le sequenze narrative raccontano i fatti, quelle descrittive arricchiscono la narrazione descrivendo luoghi, personaggi, situazioni...
Riassumi nella tabella le sequenze evidenziate nel testo.
Sequenze narrative Sequenze descrittive
Il cerchio delle emozioni
Hai mai provato o subìto della prepotenza?
Vai a p. 143
Le mie OPINIONI
Ti è capitato di subire o di assistere a una prepotenza? Che cosa hai pensato? Come hai reagito? Che cosa pensi si debba fare in quei momenti?
Parlane coi compagni.
S. Dolce, La battaglia delle bambine, Mondadori
Il dolce in una mano e il passo deciso. Sa dove vuole portarle, ha qualcosa di importante da mostrare loro.
– Eddai, non ho ancora finito! – protesta Agnese. Fanno due o tre passi, verso la grande Roma. Un attimo prima di attraversare, arriva Malpelo a sbarrare loro la strada. Insieme a lui c’è tutta una banda di sbruffoni insopportabili al completo. Hanno un ghigno sulla faccia.
– Vi stavamo cercando – si pavoneggia Malpelo. Cammina con una sigaretta accesa tra le dita. Finge sempre di essere più grande dei suoi tredici anni.
Elda lo guarda. Malpelo si mette impettito di fronte a loro. Troppo impettito, sembra quasi un piccione.
Marialuce e Agnese, vedendoli avvicinarsi, provano subito a nascondere i dolci dietro la schiena. Non Aurora, perché lei sa che non proverebbero mai a prendere il suo.
– Che cosa nascondi, eh?
Malpelo si avvicina ad Agnese e le afferra il braccio che teneva dietro la schiena. Lo tira. Agnese è praticamente la metà di lui.
Il biscotto che tiene in mano si è un po’ sciolto sulla punta delle dita che ora sono ricoperte di cioccolato.
– Dammelo – le dice prepotente Malpelo. – Dammelo ho detto.
Si avvicinano anche gli altri. Fanno cerchio attorno a loro.
Elda e Marina d’istinto fanno un passo indietro, sperando che nessuno le abbia notate. Ma come potrebbero non notarle?
Sono così diverse da quei ragazzini. Capelli luccicanti, vestiti stirati. È impossibile non far caso a loro.
Fammelo assaggiare! – urla Pacchiuneddu, mentre Malpelo afferra il dolcetto.
È mio, ridammelo! – protesta Agnese mentre Malpelo solleva il braccio sopra la sua testa.
– Lasciala stare! – si intromettono Aurora e Marialuce.
Faccio come mi pare – ride Malpelo, poi consegna il biscotto a Pacchiuneddu guardando Agnese con un grande sorriso stampato in faccia. Perché è chiaro a tutti che non ne rimarrà nemmeno una briciola.
Pacchiuneddu lo afferra e lo manda giù con un boccone. Gli altri si mettono a ridere. Elda e Marina non capiscono se le risate siano perché Pacchiuneddu si è ingozzato ed è sporco di cioccolato sulla faccia e intorno alla bocca o perché ci sono significati nascosti che loro non comprendono.
Rispondi.
“Si pavoneggia” è un atteggiamento che deriva da quello di un animale: quale? .................................................
Quindi, che cosa significa “pavoneggiarsi? ................................. .............................................................
L’atteggiamento di Malpelo è rafforzato da una similitudine: qual è? Sottolineala nel testo.
Le sequenze dialogiche riportano i dialoghi tra i personaggi, cioè il discorso diretto.
Evidenzia nel testo la sequenza dialogica e inserisci nella tabella sotto il dialogo tra i personaggi.
Sequenza dialogica
Pacchiuneddu: ...........................................................................................................................................................
Agnese: ....................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................................
Aurora e Marialuce: .....................................................................................................................................................................................
Malpelo: ......................................................................................................................................................................
Ero un po’ seccato quando la mamma mi ha detto che aveva invitato una sua amica a prendere il tè con sua figlia. A me le bambine non dicono niente. Sanno giocare solo con le bambole, a mamme o a negozio, e non fanno che frignare.
Alle quattro, l’amica della mamma è arrivata con sua figlia Luigina. La mamma ha servito il tè e questa, almeno, era una cosa piacevole perché quando abbiamo ospiti ci sono i pasticcini.
Dopo la mamma ha detto:
– Adesso bambini andate a giocare. Le ho chiesto se potevamo andare in giardino, ma lei non era d’accordo perché faceva troppo freddo. Luigina ha fatto però due o tre sbattutine di ciglia e ha detto che le sarebbe tanto piaciuto andare ad ammirare i fiori. Allora la mamma ci ha permesso di uscire.
Mi sa che dovrò imparare anch’io il trucchetto delle ciglia! In giardino Luigina mi ha detto che i fiori non le interessavano affatto.
– Non ne ho di giocattoli qui, c’è solo il pallone.
– Questa sì che è un’idea! – ha detto Luigina.
Abbiamo preso il pallone e io stavo sulle spine perché avevo paura che i miei compagni mi vedessero giocare a calcio con una femmina.
Qual è, secondo te, il pensiero dell’autore di questo brano?
Tutte le bambine giocano solo con le bambole.
Alcune bambine giocano con le bambole.
Tutte le bambine giocano a pallone.
Alcune bambine giocano a pallone.
Maschi e femmine non possono giocare insieme.
Maschi e femmine possono giocare insieme.
Tu ti metti fra gli alberi – ha risposto
Luigina – e poi cerchi di fermare il pallone. Luigina ha preso la rincorsa e... pum!
Un tiro micidiale che ha mandato in frantumi il vetro della finestra del garage. Le mamme si sono precipitate fuori di corsa. La mia ha visto la finestra e ha gridato: – Nicola!!!
Luigina era un po’ più in là, tutta intenta a odorare le begonie. La sera, per punizione, mi hanno tenuto senza dolce, ma non importa. È proprio fantastica Luigina e, quando sarò grande, la sposerò. Ha un tiro che è una cannonata!
Un compito di realtà
Maschi e femmine… che dice la storia?
Vai a p. 78 di MI METTO ALLA PROVA
ANALIZZARE
Le sequenze riflessive esprimono i pensieri, le opinioni, i sentimenti dei personaggi.
Individua nel testo le sequenze narrative e le sequenze riflessive, poi completa sotto.
Sequenze riflessive (di Nicola)
infastidito: ................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................................
riflessivo: .....................................................................................................................................................................................
sulle spine: .....................................................................................................................................................................................
non dispiaciuto: .........................................................................................................................................................
P. MacLachlan, Un’estate particolare, Mondadori
Il mattino Cassie si svegliò che il sole era già alto e restò seduta sul letto, pensando.
– Cass – la chiamò la mamma, dabbasso. – Sei in ritardo. Stai bene?
– Sto benissimo! – gridò Cassie di rimando.
– Avrò bisogno del tuo aiuto – disse la mamma salendo le scale. Si fermò sulla soglia. – Stasera arriva la nonna. Potresti metterti la camicia che ti ha regalato, quella ricamata. Le farebbe piacere. Cassie annuì. La mamma la scrutò con occhi acuti e luminosi come quelli di Nonna, ma non disse nulla e, dopo un istante, se ne andò.
Lentamente Cassie si diresse verso l’armadio, prese una camicia azzurra di jeans e la sollevò, guardando tutti i ricordi che Nonna aveva ricamato per lei. Un grande albero, il suo albero della vecchia casa. Una rosa, quella che lei e Nonno avevano coltivato insieme.
– Dannata rosa! – aveva urlato una volta Nonno e, notando lo sguardo sorpreso di Cassie, le aveva spiegato – I fiori hanno bisogno di parole rudi. Tutte le cose hanno bisogno di parole rudi, di tanto in tanto.
Una barchetta a remi, azzurra: lei e Nonna avevano remato insieme sul lago, chiacchierando e lasciandosi scorrere l’acqua fra le dita, osservando le tartarughe che prendevano il sole e si tuffavano al loro avvicinarsi.
LEGGERE e COMPRENDERE il contenuto
Osserva i ricordi di Cassie, confrontali con il racconto, poi metti una x su quelli sbagliati.Una scatola di dolci legata con un fiocco rosso. Cassie sorrise, ripensando ai cioccolatini che lei e Nonna avevano sempre mangiato di nascosto. Una volta erano sul sedile posteriore dell’auto di mamma e si erano abbuffate di cioccolatini tiepidi, di quelli che si squagliano in bocca.
– Che cosa state mangiando? – aveva indagato mamma. – Ricordate, niente spuntini prima di cena. La Nonna aveva risposto tutta seria:
– Lo sappiamo, Kate. Sono soltanto un po’ di gambi di sedano e carote – aveva aggiunto, facendo quasi strozzare Cassie.
– Ma non sento sgranocchiare! – aveva insistito mamma, tentando di guardarle nello specchietto retrovisore, mentre loro due scoppiavano a ridere, felici di avere un segreto tutto loro.
Sospirando, Cassie infilò la camicetta e si guardò nello specchio.
Il tempo della narrazione si dice intrecciato quando non segue la successione cronologica. Se il salto avviene all’indietro nel tempo, si tratta di un flashback.
Rispondi e scegli il completamento corretto.
Qual è l’oggetto che ha scatenato i ricordi di Cassie? ...................................
Gli episodi con la Nonna sono avvenuti: mentre la ragazza guarda la camicia. nel passato. Come si interrompe il ricordo?
Le mie ESPERIENZE
Cerca un oggetto che ti sta a cuore, per esempio un gioco di quando eri piccolo, chiudi gli occhi e riporta alla mente tutte le cose che ci facevi, le situazioni in cui lo usavi, le persone che erano con te; poi scrivi quello che hai “visto”. Puoi decidere se farlo in prima o in terza persona. Comincia così:
(prima persona) Mentre riordinavo la camera ho ritrovato... Guardandolo... (terza persona) Mentre (... il tuo nome) riordinava la camera ha ritrovato... Guardandolo...
Il protagonista del racconto vuole vivere alle isole Samoa... aiutalo tu!
Vai a pag 79 di MI METTO ALLA PROVA
P. Zannoner, Il grande Martin, Mondadori
I miei oggi, per tutto il pomeriggio, staranno sotto lo stesso tetto.
Mi festeggeranno. Saranno contenti. Oggi infatti è il mio compleanno. A casa trovo la vera sorpresa. Ci sono i nonni con un regalo veramente super, la mountain bike. C’è lo zio Franco con un pacco enorme, che contiene un altro pacco e poi un altro ancora, finché, scartando, scartando, trovo una busta con i soldi dentro. Zio Franco è troppo forte. Ci sono anche zia Marina, i nonni dalla parte di papà, un’amica della mamma e c’è la mamma tutta vestita elegante, che sembra una regina. Ha fatto una torta speciale e i bignè al cioccolato.
E tutti dicono: – Lidia, che brava!
Mi sento orgoglioso di avere una mamma così.
E poi arriva papà. Anche lui è vestito elegante e ha un pacco enorme. Io lo scarto con il cuore che batte forte: ma che mi avrà regalato papà?
È un aereo da montare. Come quelli di Martin. Sono così contento che gli salto al collo.
– Non sapevo che ci tenesse tanto agli aerei – dice zia Marina, che è sempre un po’ polemica. Lei mi ha portato un modellino di Ferrari Testarossa.
– Ma noi uomini parliamo, vero Tom? – dice papà.
– Perché, invece con me non parla? – insiste zia Marina. Adesso ho un po’ paura che succeda qualcosa.
E se la mamma si arrabbierà? E se manderà via il papà?
E se papà andrà via davvero, magari prima che io riesca a spegnere le candeline?
Invece la mamma è allegra e dice:
– Marina, lascia perdere. Gianni, vuoi un bignè?
E il papà, con un bignè in mano, si siede accanto al nonno. Per un attimo penso che forse i miei si sono riappacificati, ma poi vedo che se ne stanno uno qua e l’altra là. E poi non si vedono più da mesi. Oggi sono tutti e due qui per me, è chiaro.
La mamma spegne le luci, perché arriva la torta con le candeline. E in quei pochi istanti di buio io penso che fino a ieri ero solo un bambino di nove anni e vedevo le cose in un altro modo. Ma ora ne ho dieci ed è tutto cambiato.
In un attimo ripenso a quello che io e Martin abbiamo immaginato per il nostro futuro. Avremo una casa tutta nostra e ci vivremo da soli. Martin farà il pilota, e forse anch’io. Allora andremo a vivere nelle isole Samoa, quegli sputini in mezzo all’oceano. Perché pare che in quegli sputini lontani ci siano ancora dei tesori sepolti dai pirati. Tesori tutti da scoprire.
E io questo lo vedo bene, adesso che non mi fa più paura andarmene lontano. Perché non sono più un bambino. Sono un ragazzo.
Indica con una x i completamenti giusti.
I genitori di Tom: vivono separati. abitano insieme.
Martin è:
il nonno di Tom.
il padre di Tom. un amico di Tom.
lo zio di Tom.
Quali emozioni prova Tom durante la festa? Cancella quelle che, secondo te, sono sbagliate.
gioia • rabbia • orgoglio ansia • paura • dolore sollievo • curiosità frustrazione • delusione
Nel tempo intrecciato, se il salto avviene avanti nel tempo, si tratta di un flashforward
Il racconto inizia con un’anticipazione: quale? ..........................................................
Enrico, il papà di Andrea, cerca il pulsante del condizionatore e lo preme. Il ronzìo cessa.
– Perché hai spento, papà? – gli chiede Andrea. – Fa caldo. L’uomo sorride, abbassa i finestrini della station wagon e l’aria irrompe nell’abitacolo.
– È un caldo buono, profumato. Lo senti?
Il bambino annusa odori, più che profumi, un misto di sentori sconosciuti. Guarda fuori. La luce è forte, quella di un pomeriggio d’estate. Forte e gialla. La macchina corre in un mare di grano. Lui non ha mai visto una distesa simile, dorata, accarezzata da un vento secco che la fa muovere come se fosse davvero la superficie di un oceano. La strada deserta si srotola davanti a loro, stretta. Enrico rallenta, si rilassa sul sedile, si sgranchisce le vertebre del collo.
– Siamo quasi arrivati – dice.
– Quanti papaveri! – osserva suo figlio. – E poi ci sono anche quei fiori che sembrano margherite.
– È camomilla, quella.
– Camomilla? Qui?
– Sei proprio un cittadino, un cementaro.
– Cementaro è una parola che hai inventato tu.
– Però rende l’idea. La campagna praticamente non la conosci e non sai cosa ti perdi. Hai visto quanto è bella?
– Sei tu che non mi ci porti.
Il papà di Andrea annuisce. È vero, non ce lo porta. Andrea ha dieci anni e conosce bene solo la città e il mare, dove di solito vanno in vacanza.
A Lancimago non c’era venuto mai e dire che le sue radici sono qui.
Qui dove sono nati suo padre, suo nonno, il suo bisnonno. Ai lati della strada cominciano a infittirsi le fattorie e compaiono le prime case del borgo. Infine, il paese vero e proprio, un migliaio di abitanti o poco più.
– Quand’ero piccolo, lì c’era un campo di cocomeri dove mi piaceva correre – dice Enrico, indicando il parcheggio del supermercato. – E là, al posto di quelle palazzine, c’era una distesa di prati dove giocavo a pallone con gli amici. Questo posto si ingrandisce ogni anno di più.
Ad Andrea pare invece piccolo, piccolissimo. Non sa immaginare come doveva essere quando suo padre era bambino. E non sa come sia viverci, in un posto così. L’automobile infila una stretta stradina polverosa.
Nel cortile un cane scodinzolando gli corre incontro.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
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PERSONAGGI
NARRATORE ORDINE NARRATIVO
TESTO NARRATIVO
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PROTAGONISTA PERSONAGGIO SECONDARIO TEMPO LUOGHI
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SEQUENZE
NARRATIVE RIFLESSIVE DESCRITTIVE DIALOGICHE .................................................. .................................................. ..................................................
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
Scegli con una x.
Come si svolgono i fatti nel racconto? In modo intrecciato. In modo lineare. Il racconto è narrato: in prima persona. in terza persona.
Rispondi.
Che cos’è una station wagon?
Un tipo di automobile. Una stazione di servizio. Un vagone del treno.
Che cosa significa la parola “cementaro” inventata da Enrico?
Che vive in campagna. Che vive al mare. Che vive in città.
Evidenzia le similitudini e le metafore che trovi nel testo.
Sottolinea tutti gli aggettivi qualificativi.
Rispondi poi segna con una x il completamento giusto.
Perché il papà spegne il condizionatore? .................................................................................................................................................................
L’informazione è: implicita, ho dovuto dedurla. esplicita, è scritta nel testo.
Perché il bambino non conosce la camomilla?
L’informazione è: implicita, ho dovuto dedurla. esplicita, è scritta nel testo.
Andrea a Lancimago non ci era stato mai. E il padre? .................................................................................................................................................................
L’informazione è: implicita, ho dovuto dedurla. esplicita, è scritta nel testo.
Che cosa c’era prima del parcheggio? .................................................................................................................................................................
L’informazione è: implicita, ho dovuto dedurla. esplicita, è scritta nel testo.
Riflettere sul testo
Rispondi.
Qual è lo stato d’animo del papà di Andrea ritornando nel luogo in cui è cresciuto?
Qual è la causa di questo stato d’animo? .............................................................................................................................................................
Secondo te, Andrea riesce a capire le emozioni del padre? Prova anche lui le stesse emozioni?
M. Strianese, L’altalena della felicità, Raffaello
Il giorno dopo sentii dei compagni che parlavano di Alex.
È vero, me l’ha detto mio fratello – disse Luigi.
– lo non ci credo – rispose Daniel.
– Io sì, ha lo zaino dell’anno scorso! – intervenne Giovanni.
Dillo anche a lui, allora – suggerì Daniel, indicando me.
– Alex è tuo amico, vero? – mi domandò Luigi.
– Certo – risposi io.
– E non lo sai che Alex è povero? – continuò Luigi.
– Povero? Ma dai... Che cosa vuol dire povero?
– Questo, che è diventato povero! Tutta la sua famiglia è povera.
– E tu come lo sai? – chiesi incredulo e perplesso.
– Mio fratello. Lui frequenta le medie, queste cose le sa.
– È un bugiardo – gridai.
Arrivò la maestra e la disputa finì. Quel giorno la parola povero mi sembrò un’offesa. Come dire a qualcuno una parolaccia.
“Alex è povero” mi ripetevo. “Tutta la sua famiglia è povera”. Sapevo che nel mondo ci sono i poveri, ma li immaginavo come straccioni e mendicanti. Che c’entrava quindi il mio amico Alex?
Organizzai una nuova riunione con gli amici, a casa mia, per fare il punto e informarli su quello che mi era stato detto.
– Nessuno ha più visto Alex in giro, vero? – domandò Toni.
– Questo è sicuro – rispose Fabio. – Pare proprio che resti a casa.
– Sì, ma a casa di Alex è tutto normale – riferii.
– Ho sentito dire – disse Paolo – che il padre è stato licenziato.
– E cosa aspetti a dirlo?! Questo spiega tutto! – esclamai.
– Allora è per questo che non hanno soldi! – commentò Federica.
– Chissà perché licenziarlo. Forse lavorava male – insinuò Fabio.
– Mia madre ha detto che la ditta dove lavorava ha chiuso –raccontò Paolo – per colpa della crisi economica.
– Crisi economica! E che cos’è? – domandai.
– Anche mio padre lo dice ogni tanto – aggiunse Fabio, – quando è arrabbiato: “Ci mancava solo la crisi economica”.
– Alex non può più uscire con noi per colpa di questa crisi – dissi.
– Almeno sapessimo che cos’è! – osservò Federica. – Così potremmo aiutarlo.
Rimanemmo tutti zitti a rimuginare su quelle parole misteriose, almeno per un minuto, e fu un minuto parecchio lungo.
Dividetevi gli 8 ruoli: il narratore farà sentire nella voce lo stupore, la tristezza, l’incredulità; Luigi, Daniel, Giovanni, Toni, Fabio, Paolo, Federica leggeranno accompagnando con un’espressione del viso e un gesto ogni battuta del dialogo.
Due investigatori sono sulle tracce di un abilissimo ladro di gioielli, soprannominato il “Gatto”. Sono riusciti a scoprire che il ladro calza scarpe eleganti con suole di gomma, perciò stanno cercando un calzolaio che può averle preparate.
Il calzolaio che cercavamo era in Albermarle Street. Entrammo nel negozio, ponendogli la solita domanda: – Qualcuno le ha ordinato un paio di scarpe eleganti con suole di gomma?
Ci aspettavamo la solita risposta, ossia che nessuno fa applicare suole di gomma a scarpe eleganti, invece un sorriso si disegnò sul volto rugoso del nostro anziano interlocutore.
– Strano che siate venuti a chiedermelo – rispose incuriosito. – Giusto un mese fa un signore mi ha chiesto di preparargliene un paio.
Mi sentii mancare il fiato per mezzo minuto buono, mentre il mio collega, Bob Fabian, chiedeva piano:
– E lei ha per caso segnato l’indirizzo di questo signore?
Il calzolaio annuì. – Ma certo – rispose, aprendo un vecchio libro contabile. Fece scorrere il dito sulla lista delle ordinazioni. - Eccolo qui!
Ci precipitammo fuori dal negozio dopo aver accuratamente ricopiato l’indirizzo su un foglietto.
– È stato un gioco da ragazzi! – sogghignai. Bob non sorrideva: – Non può essere così facile – disse. – Se tu fossi un ladro in gamba, lasceresti il tuo vero nome?
– Bè... no – fui costretto ad ammettere. Mi caddero le braccia. – Ma allora ci troviamo con un pugno di mosche e abbiamo solo buttato via due giorni?
– Ma no, ma no! – esclamò Bob. – Il calzolaio ci ha almeno fornito una descrizione del nostro uomo, giusto? L’aspetto e, soprattutto, l’accento americano.
– Non è un granché. Da dove cominciamo?
– Dall’indirizzo, naturalmente – rispose senza esitazione Bob Fabian.
– 27 Half Moon Street.
Questo brano è tratto dal libro Detective di William Terence Deary, conosciuto come Terry Deary, uno scrittore britannico che ha pubblicato più di 200 romanzi e racconti per ragazzi appartenenti a tutti i generi letterari, vendendo nel mondo più di 25 milioni di copie.
È molto famoso per la serie Brutte storie (Horrible Histories), un “manuale” di Storia nel quale descrive con tono ironico e poco rispettoso avvenimenti e popoli antichi.
Il RACCONTO GIALLO è un testo che propone enigmi, delitti, intricati misteri. Vuole coinvolgere il lettore, lasciandolo spesso col fiato sospeso. Termina con la soluzione di un caso e con il sollievo del lettore!
Cercando di non fare rumore, presi la copia del giornale e lessi da capo a fondo l’articolo, che era intitolato: DEGLI ASSASSINII MOLTO SINGOLARI.
Stamattina verso le 3, gli abitanti del quartiere di Saint-Roch sono stati svegliati da grida spaventose, provenienti dal quarto piano di una casa di Rue Morgue, occupata da una certa madame L’Espanaye e dalla figlia Camille Otto o nove vicini, dopo vari tentativi di farsi aprire normalmente, insieme a due gendarmi hanno scardinato il portone, sono entrati e hanno imboccato le scale. Le grida erano cessate, ma si sentivano due o più voci dall’accento rude, che venivano dal piano superiore della casa e sembravano litigare furiosamente. Quando il gruppo è arrivato in cima, tutto era tornato tranquillo. In una vasta stanza, della quale hanno forzato la porta perché era chiusa dall’interno, è apparso loro uno spettacolo orrendo: un gran disordine, mobili spezzati e sparsi dappertutto, un letto disfatto, con i materassi gettati sul pavimento. Su una sedia c’era un coltello e sul camino tre grosse trecce di capelli grigi che sembravano essere state tagliate con un colpo di forbici. Sparsi sul pavimento quattro napoleoni d’oro, un orecchino di topazio, tre cucchiai d’argento e altri cucchiaini e due sacchetti contenenti circa quattromila franchi in oro. I cassetti di un comò erano spalancati e sembravano saccheggiati alla rinfusa. Sotto il materasso, non sotto il letto, una piccola cassaforte di ferro, aperta e con la chiave nella serratura, contenente qualche vecchia lettera e delle carte senza importanza. C’era molta fuliggine sul pavimento intorno al camino e, guardando intorno, è apparso qualcosa di terribile: il cadavere della giovane Camille. Poco dopo, in un cortiletto di selciato dietro la casa, è stato trovato il corpo senza vita della signora L’Espanaye. Al momento, pare non sia stato trovato nessun indizio che possa spiegare l’orribile delitto.
Quando Dupin uscì dalla concentrazione, parlammo della faccenda.
– Da come il caso si presenta, sembra che le indagini saranno piuttosto complicate – commentai. – Ma la polizia di Parigi è celebre in tutto il mondo...
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
investigatore: Dupin; vittime: madame L’Espanaye e la figlia Camille
Rivestono ruoli specifici: investigatore, colpevole, vittima, sospettati, testimoni.
Realistico e ben descritto.
Ben determinato.
3 di mattina appartamento nel quartiere di Saint-Roch
LINGUAGGIO cadavere, corpo senza vita, indagini, indizio, polizia
Fa riferimento al mondo della polizia e dei tribunali.
Suspense, intreccio narrativo, descrizioni.
TECNICHE la porta chiusa dall’interno, l’appartamento devastato
FATTI
Solitamente descritti a ritroso.
scoperta del crimine svolgimento dell’indagine
soluzione del caso
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del racconto giallo; chi deve rispondere copre la sua mappa.
Appuntamento con la paura, Mondadori
Il detective Hercule Poirot entrò nella sua camera da letto. Era molto vasta. Mentre si dirigeva verso il grande letto a baldacchino, notò una busta posata sul cuscino. La aprì e ne estrasse un foglio di carta. Sopra vi era scritto a caratteri maiuscoli “NON MANGIATE IL DOLCE. UNA PERSONA CHE VI AUGURA OGNI BENE”. Hercule Poirot mormorò: – Ermetico e inaspettato.
Il pranzo di Natale cominciò alle quattordici e fu davvero una gran festa. Al termine, ecco che il dolce veniva servito in tavola con tutte le cerimonie del caso. La signora Lacey era riuscita a convincere il maggiordomo a posare il piatto con il dolce davanti a lei che avrebbe distribuito le porzioni agli ospiti. Rapidamente i piatti furono passati tutt’intorno. La signora Lacey si appoggiò allo schienale con un sorriso di soddisfazione. L’operazione Dolce di Natale era stata un successo. Era così concentrata a godere del suo successo da non accorgersi dell’espressione piuttosto strana che si era disegnata sulla faccia di Poirot, mentre esaminava la porzione che aveva nel piatto.
“NON MANGIATE IL DOLCE”. Cosa voleva dire quel sinistro avvertimento? Che cosa c’era di diverso nella sua porzione rispetto a quella di chiunque altro?
Rispondete con una x. Chi è Poirot?
Una guardia.
Un commissario.
Un detective.
Di fronte alla sua porzione di dolce Poirot com’è?
Distratto.
Affamato.
Sospettoso.
Poirot si pone delle domande a cui per il momento non sa rispondere: individuatele e sottolineatele.
Raccogliete gli indizi e completate. La presenza del , il messaggio ermetico e anonimo, le ................................................ a cui dover rispondere, l’atmosfera di suspense: questo è un racconto .........................................
Lo scricchiolìo di un’asse del parquet lo costringe a voltarsi. Incapace di controllare il tremito delle mani, un sudore gelido gli corre lungo la schiena, muove un passo, poi un altro...
Una lieve corrente d’aria all’altezza delle caviglie lo fa rabbrividire.
“Lui” è là – riesce ad articolare con un filo di voce, la gola secca. – “Lui” è entrato in casa mia. “Lui” è venuto a prendermi...
Léonard Mélisson sa che dovrebbe girarsi verso il telefono, comporre il numero del commissariato di polizia o quello dei Béranger, i suoi vicini. Potrebbe gridare aiuto, fare in modo che qualcuno venga a soccorrerlo.
Sarebbe inutile.
Un secondo scricchiolìo del parquet risuona in corridoio, a soli cinque metri dal professore. Dietro il tramezzo.
Mélisson è paralizzato dalla paura. Rimane in piedi in mezzo alla stanza, percorso da fremiti via via più convulsi. Attende.
Sa di non poter fare nient’altro. Fra meno di un minuto, lui, il professor Léonard Mélisson, il celebre egittologo, non sarà più di questo mondo.
Pronuncia un’ultima parola: – ANUBI.
Quali di questi particolari determinano la suspense in questo brano? Indicali.
Lo scricchiolìo di un’asse del parquet.
Il tremito delle mani.
La gola secca.
Léonard Mélisson dovrebbe girarsi verso il telefono.
Un secondo scricchiolìo del parquet.
Mélisson rimane in piedi in mezzo alla stanza.
Mélisson pronuncia un’ultima parola: – ANUBI.
A. Christie, L’espresso per Plymouth, Mondadori
La scorsa notte è stato ritrovato il cadavere di una giovane donna su un vagone del treno. Si tratta di Flossie Holliday, figlia di un ricco signore americano. La donna non aveva niente con sé: né bagagli né valigette.
Il vecchio Holliday non crede ai suoi occhi mentre legge sul giornale del mattino la terribile notizia.
Flossie aveva preso, solo due giorni prima, l’espresso per Plymouth. Andava a trascorrere alcuni giorni nella tenuta della duchessa di Swansea ad Avonmead Court, dov’era invitata una folta compagnia di persone. Viaggiava sola nella sua carrozza, prenotata fino a Bristol, ma nel vagone adiacente, di terza classe, c’era la sua cameriera Jane Mason.
Il soggiorno ad Avonmead Court si annunciava molto divertente, movimentato da balli e feste, perciò Flossie aveva con sé quasi tutti i suoi gioielli, per un valore complessivo di forse centomila dollari. Li teneva in una valigetta di cuoio blu.
Rispondi, poi indica con una x i completamenti giusti.
Il racconto inizia con una terribile notizia: quale?
La narrazione si svolge: rispettando l’ordine cronologico dei fatti. intrecciando i fatti.
Durante la narrazione l’autore ricostruisce i fatti avvenuti: prima del delitto. dopo il delitto. durante il delitto. molti anni dopo.
La tecnica di introdurre un fatto avvenuto in precedenza si chiama: flashforward. flashback.
Con le lacrime agli occhi il vecchio padre manda a chiamare la cameriera. La donna, sconvolta, comincia a raccontare:
– A Bristol, la signorina Flossie non è scesa dal treno e mi ha comunicato che avrebbe proseguito. Ma ha ordinato di scaricare i bagagli, di depositarli alla stazione e di sedermi nella saletta da tè. Dovevo aspettarla, perché lei sarebbe tornata indietro con un treno del pomeriggio. Ero stupefatta, ma ho obbedito.
La cameriera tira fuori un fazzoletto e si asciuga le lacrime, poi continua. – Ho depositato i bagagli e bevuto qualche tazza di tè. Ma i treni si sono susseguiti per tutto il pomeriggio e Flossie non è comparsa. Arrivato anche l’ultimo treno, ho lasciato i bagagli al deposito e mi sono cercata un alberghetto nei pressi della stazione per trascorrervi la notte. La mattina successiva ho letto sul giornale la terribile notizia. Che disgrazia!
Dopo aver ascoltato il racconto della cameriera, il vecchio Holliday decide di chiamare un bravo investigatore a cui poter affidare il caso.
LEGGERE e COMPRENDERE il contenuto
Rispondi.
I nomi Plymouth e Bristol che cosa indicano?
Indica con una x se le affermazioni sono vere (V) o false (F).
Il delitto avviene tre giorni dopo la partenza.
La vittima e la cameriera viaggiano nella stessa carrozza.
La vittima è diretta a Bristol.
La vittima si chiama Jane Mason.
I gioielli della vittima valgono centomila dollari esatti.
La cameriera scende a Bristol.
La cameriera scende volontariamente dal treno.
La cameriera passa la notte alla stazione.
Indica se le informazioni sono implicite (I) o esplicite (E).
Il vecchio Holliday è il padre della vittima.
Flossie viaggia con la cameriera.
Flossie e la cameriera non viaggiano nella stessa carrozza.
Flossie muore due giorni dopo la partenza.
Flossie viene ritrovata senza le valigie.
La cameriera non vorrebbe scendere dal treno.
Il vecchio Holliday non crede sia stata una disgrazia.
F
F
F
J. Sukach, Le indagini lampo dell’ispettore Bracco, Piemme
Indica quali espressioni, presenti nel testo, sono adatte per un racconto giallo.
Fermate quella donna!
La collana è qui!
Arresti quell’uomo!
Io vado in biblioteca a controllare.
Presto lo scopriremo. Diamo un’occhiata in giro.
Secondo te, come ha fatto l’ispettore Bracco a capire che la persona con i vestiti da donna non poteva essere la donna misteriosa? Indizio: attenzione ai tacchi e all’altezza.
Qual è il modo di dire più adatto a questo caso?
Si salvi chi può!
Mal comune mezzo gàudio.
Chi la fa l’aspetti.
L’apparenza inganna.
La festa nella villa di Fred Furbi era davvero fantastica e gli ospiti eleganti conversavano gustando gli antipasti serviti dai camerieri.
– Avete idea di chi possa essere la donna misteriosa? –chiese Fred Furbi all’ispettore Bracco.
– Assolutamente no – rispose il detective. – L’ultima volta che l’ho vista sembrava alta più o meno come te, ma indossava dei sandali con i tacchi alti. È bravissima nel travestimento, perciò è improbabile che oggi abbia lo stesso aspetto.
La donna misteriosa era un’abilissima ladra capace di intrufolarsi alle feste delle persone facoltose per rubare gioielli. Questa volta però l’ispettore Bracco la stava aspettando: aveva organizzato una trappola a casa del suo amico Fred Furbi. Aveva fatto circolare la voce che una famosa collana fosse depositata nella cassaforte di Furbi e che quella sera si sarebbe tenuta una festa alla villa.
– Secondo voi ha fiutato la trappola o cercherà di rubare la collana? – chiese ancora Fred Furbi all’ispettore Bracco.
– Presto lo scopriremo – rispose il detective.
– La cosa migliore che possiamo fare è cercare fra gli sconosciuti: siccome conosco la maggior parte delle persone che hai invitato, se ne deduce che tutti gli altri siano sospetti.
– Bene. Io vado in biblioteca a controllare –disse Fred.
L’ispettore Bracco lo guardò farsi strada fra gli invitati e salire al piano di sopra. Proprio in quel momento una sconosciuta iniziò a salire le scale. L’ispettore Bracco la seguì con lo sguardo finché scomparve in corridoio. Il detective sapeva che da quella parte si trovavano solo due stanze: la biblioteca e la camera da letto con cassaforte.
È lei! – esclamò Bracco facendosi strada tra gli ospiti. Lui e il tenente Manetta raggiunsero le scale e le salirono di corsa.
Quando arrivarono in camera da letto, trovarono la cassaforte aperta. La collana era sparita! Ma della donna misteriosa nessuna traccia.
– Eppure la donna non è tornata di sotto – protestò il tenente. L’ispettore controllò le finestre che erano state bloccate proprio per impedire alla ladra di fuggire. Erano intatte. Nella camera da letto tutto era in ordine. Solo l’armadio era leggermente aperto.
Diamo un’occhiata in giro – disse l’ispettore Bracco.
– Guardi! – esclamò il tenente Manetta, mostrando un sacchetto trovato dietro la porta. – La collana è qui!
– La ladra non deve essere lontana – disse il detective.
Deve essere ancora al piano di sopra. Cerchiamola. Lungo il corridoio c’erano solo tre persone. Una era Fred Furbi, l’altra era un uomo un po’ più basso, ma con molti più capelli. La terza era una donna, un po’ più alta dei due, nonostante indossasse scarpe senza tacco.
Fermate quella donna! – esclamò il tenente Manetta.
– No, arresti quell’uomo! – ordinò l’ispettore Bracco al tenente. – È lui la donna misteriosa, ne sono sicuro!
Quali tra i personaggi tipici del racconto giallo NON trovi nel brano? Indicali con una x.
Ladro Poliziotti
Aiutante Vittima
Maggiordomo Colpevole
Testimone Sospettato Ispettore o detective
Rispondi alle domande.
Chi è il protagonista? ..............................................................
Chi è il colpevole? ..............................................................
Chi aiuta il detective? ..............................................................
Dove si svolgono i fatti principali?
Com’è descritta la villa? Quali stanze vengono nominate? .............................................................. ..............................................................
Un compito di realtà
L’ispettore Bracco è stato rapito: tu che lo conosci bene, puoi aiutare le indagini...
Vai a p. 80 di MI METTO ALLA PROVA
Il cerchio delle emozioni
Essere soddisfatti del proprio lavoro regala felicità.
Vai a p. 144
LEGGERE e COMPRENDERE il lessico
Sul quaderno sostituisci le seguenti espressioni con una simile.
Neutralizzare il sistema di allarme.
Scassinare la cassaforte.
Svaligiare la banca.
Perquisire la villetta.
Essere innocente.
Smascherare qualcuno.
Il commissario Valerio era considerato il più bravo poliziotto del mondo e tutti i giornali parlavano di lui come del “commissario dal fiuto infallibile”. Gli venivano affidati i casi più difficili e lui immancabilmente li risolveva arrestando il colpevole. Come ci riuscisse era però un mistero: si sapeva soltanto che nelle indagini disdegnava ogni metodo normalmente usato dalla polizia. Quando si verificava un furto o un delitto non cercava infatti le impronte digitali o qualsiasi altro indizio lasciato dal colpevole, e neanche perdeva tempo in interrogatori, pedinamenti o nella ricerca di qualsiasi altro genere di prova Eppure, immancabilmente, nel giro di poche ore rintracciava e arrestava il colpevole. Nessuno poteva immaginare che “il commissario dal fiuto infallibile” si servisse proprio del suo fiuto, vale a dire: del suo naso. La sua tecnica consisteva infatti nel fiutare e seguire le tracce lasciate dalle idee dei malviventi. Quelle idee le riconosceva immediatamente: non solo sapeva com’erano - nere, tenebrose, infide come la coscienza dei criminali - ma ne percepiva il particolare odore. Un giorno fu compiuto uno spettacolare furto miliardario nella più importante banca della capitale, e naturalmente il commissario Valerio fu incaricato delle indagini. Recatosi nella banca, neanche esaminò come era stata forzata la porta, neutralizzato il sistema d’allarme e scassinata la cassaforte, né considerò gli indizi lasciati dal ladro: alcune impronte digitali, dei capelli biondi, un bottone. Gli bastò annusare l’ambiente, individuare le tracce delle idee del ladro e, inseguendole come un segugio, arrivò a una lussuosa villetta in periferia. Suonò il campanello. Dopo un po’ aprì un distinto signore biondo che indossava un’elegante vestaglia di seta.
Desidera? – chiese compitissimo il signore. “Un ladro gentiluomo” pensò il commissario Valerio.
– Desidero arrestarla – disse. Perquisì la villetta certo di trovare la refurtiva, ma non la trovò.
È chiaro – disse. – Lei ha nascosto il bottino prima di rientrare a casa.
– Mi scusi – chiese il signore biondo – in base a quali indizi mi accusa?
– Gli indizi non mi interessano – disse il commissario, – ma siccome me lo chiede, la accontento.
Confrontò i capelli biondi con quelli del signore, trovò una sua giacca alla quale mancava un bottone simile a quello rinvenuto nella banca, e persino le impronte digitali corrispondevano.
– Come vede, indizi ce ne sarebbero a iosa...
– Sono innocente – protestò imperturbabile il signore biondo.
ANALIZZARE
Trova un sinonimo per ogni termine sottolineato nel testo, poi rispondi.
Colpevole ................................................................
Furto
Delitto
Interrogatorio .........................................................
Pedinamento
Prova
Fiuto ...........................................................................
Malvivente
Criminale ...................................................................
Indizio ........................................................................
Refurtiva
Sono parole che utilizzi normalmente quando parli? Sì. No.
In quale ambito si utilizzano queste espressioni?
Completa scegliendo tra le seguenti parole.
ritmo • dialoghi • prima • rapido • commissario • suspense • seconda
Nella parte del racconto il ritmo della narrazione è calmo: presenta le caratteristiche e la personalità del ....................................... protagonista. Nella ....................................... parte ci sono parecchi che contribuiscono a rendere il della narrazione
....................................... creando momenti di .......................................
5 10
Sono le 7 di un comune martedì. Come sempre il direttore del Museo Egizio si reca al lavoro, ma si accorge che, durante la notte, è avvenuto un furto. Chiama immediatamente la polizia.
Alle 8 sono sul posto la detective Desy Curiosi e la scientifica. Da un primo sommario esame, risulta evidente che la serratura è stata scassinata, mentre il sistema di allarme è stato messo fuori uso con un colpo di arma da fuoco.
La stanza n. 7 è sottosopra. Il direttore del museo fornisce una foto della stanza prima del furto e Desy la confronta con quella che la scientifica ha appena scattato.
Osserva con attenzione, come un detective: che cosa manca?
All’appello manca il famosissimo ................................................................ Il direttore è disperato: conteneva un segreto ancora da decifrare che stava studiando da anni.
Le telecamere di sorveglianza hanno fissato chiaramente la sagoma di un uomo. La guardia notturna, interrogata, rivela di aver visto il direttore proprio nella stanza n. 7 a notte fonda. Erano circa le tre.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa. ...............................................................................................
RACCONTO GIALLO
Titolo: ...............................................
SVOLGIMENTO
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
Completa.
Caso da risolvere: ......................................................................................................................................................................................
Indizi:
Indica con una x.
L’espressione “Serratura scassinata” (righe 5-6) indica: una serratura sgangherata. una serratura difettosa.
una serratura aperta in modo forzato. una serratura facile da rompere.
L’espressione “Sistema di allarme” (riga 6) indica: un’uscita di sicurezza. un sistema di segnalazione.
un’indicazione antincendio. un antifurto.
Cancella i termini che NON sono sinonimi di “alibi”. scusa
opinione annuncio giustificazione avviso presentazione
Cancella i termini che NON sono sinonimi di “movente”. motivazione conseguenza motivo movimento causa passeggiata
Riassumi in sequenze il racconto usando frasi che diano il senso dell’incalzare dei fatti.
Riflettere sul testo
Rispondi.
Come mai Desy non è convinta della colpevolezza del direttore? ..............................................................................................................................................................
Quale potrebbe essere il movente che ha spinto il vero ladro a compiere il furto? ..............................................................................................................................................................
Secondo te, la detective Desy è stata brava? Perché? .............................................................................................................................................................. ..............................................................................................................................................................
La barca girò intorno alle rocce. E finalmente la villa apparve. Fred spense il motore e il battello filò dentro un’insenatura.
Il generale Macarthur rimase incantato, ma nello stesso tempo era maledettamente strano quel posto. All’ingresso della villa un maggiordomo aspettava gli ospiti per condurli, insieme alla moglie, nelle rispettive stanze.
*A Vera era stata assegnata una camera con vista sul mare. – Può suonare il campanello quando desidera qualcosa –le disse la signora Rogers, la moglie del maggiordomo.
Vera la guardò incuriosita. Che pallido spettro di donna! La signora Rogers aveva una voce piatta e monotona. Ma che strani occhi... continuavano a spostarsi da un punto all’altro. “Sembra che cammini e agisca in preda a una paura mortale” pensò Vera.
*Un leggero brivido la percorse. Di che cosa poteva aver paura quella donna? La signora Rogers si girò per uscire. Si muoveva senza rumore sul pavimento. Sparì dalla camera come un’ombra. Vera andò alla finestra. Provava un vago turbamento.
Tutto era strano: l’assenza misteriosa dei proprietari della villa, la signora Rogers. E gli ospiti! Sì, anche gli ospiti erano strani.
*Passeggiò nervosamente per la stanza. Poi la sua attenzione fu catturata da un quadro appeso sopra il caminetto: conteneva una pergamena, con una poesia: «Dieci piccoli indiani se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione, solo nove ne restarono». Vera continuò a leggere: «Solo, il piccolo indiano in un bosco se ne andò e nessuno ne restò». Fu scossa da un brivido: “Strana poesia” pensò. Più tardi gli ospiti si trovarono in sala da pranzo. Anthony Marson notò un gruppo di statuine di porcellana.
– *Graziose queste statuine, vero?
– Quante sono? Vediamo... – Vera si chinò a osservare.
– Dieci... Sì, sono dieci, come i protagonisti della poesia.
– Anche in camera mia c’è quella poesia. – disse Lombard.
– Nella mia pure. – Tutti fecero eco.
– Anche noi siamo dieci... – disse Emily Brent. – Strana coincidenza. Gli ospiti si guardarono. Un silenzio pesante calò sulla stanza.
Il narratore leggerà il brano “in crescendo”. Inizierà sottovoce, lentamente, scandendo le parole.
Al primo * la sua voce dovrà alzarsi di un tono, accelerando leggermente.
Al secondo * il tono e il ritmo dovranno salire.
Al terzo * la voce rallenterà, abbassandosi in un soffio.
Al quarto * non sarà che un sibilo, che finirà nel silenzio.
A. Arato, A. Parola, Il mio nome è strano, Lapis Edizioni
Una volta a scuola mi ricordo che mi hanno fatto uno scherzo terribile. Stavamo giocando a pallacanestro in palestra. A un certo punto quel deficiente di Matteo si è avvicinato ad Alex e gli ha tirato giù i pantaloncini. Tutti si sono messi a ridere perché gli hanno visto le mutande: erano delle mutande a fumetti. Naturalmente il gioco è continuato e Matteo mi è venuto vicino e li ha tirati giù anche a me. SOLO CHE IO HO AVUTO UN PROBLEMA. Quella mattina sapevo che c’era ginnastica. Così avevo deciso di mettermi i pantaloncini sotto i pantaloni lunghi.
A me non piace cambiarmi in palestra sempre per via del fatto che gli altri ti possono vedere le mutande. Così sono andato nello spogliatoio e, quando mi sono tolto i calzoni, ero già bell’e pronto. E ho fatto anche prima degli altri. Peccato che a casa mi sono dimenticato di mettermi le mutande... così quando quel cretino mi ha tirato giù i pantaloncini sono rimasto senza niente!
Le femmine hanno urlato e io sono rimasto come un deficiente in mezzo al campo. Sono stato velocissimo a tirarmi su i pantaloncini, ma la maestra Adele mi ha chiamato a bordo campo:
– Sei scemo? Perché non hai le mutandine?
Come facevo a spiegare che me le ero dimenticate?
Allora ho inventato una scusa:
– Posso dirtelo in un orecchio? – le ho chiesto.
Lei si è abbassata.
Le ho sussurrato:
– Vedi in bagno me la sono fatta addosso e così me le sono tolte. Mi capitava sempre quando andavo alla scuola materna.
Lei ha alzato gli occhi al cielo, ha sospirato e poi mi ha detto:
– Dove le hai messe quelle sporche?
– In un sacchetto di una merendina.
Meno male che non mi ha chiesto di fargliele vedere, altrimenti avrebbe scoperto che io non potevo metterle in un sacchetto delle merendine perché la mia mamma, come ho già detto, non mi fa mangiare le merendine.
Questo brano è tratto da Il mio nome
è strano. Gli autori sono Alberto Arato, scrittore per ragazzi, e Anna Parola, scrittrice e libraia.
Insieme hanno scritto anche: La banda degli scherzi
Il RACCONTO UMORISTICO ha lo scopo di far ridere il lettore attraverso esagerazioni, malintesi e situazioni paradossali.
C. Manzoni, 50 scontri col signor Veneranda, Rizzoli
– Scusi – disse il signor Veneranda al pescivendolo indicando le cassette di pesce – questo pesce è fresco?
– Freschissimo! – disse il pescivendolo.
– Allora – disse il signor Veneranda – se è molto fresco me ne metta mezzo chilo dentro la scollatura della camicia.
– Come ha detto? Nella scollatura della camicia? – chiese il pescivendolo, che credeva di non aver capito.
– Certo – confermò il signor Veneranda – ho caldo. Lei non ha caldo?
– Va bene, ma perché vuol mettere il pesce nella scollatura della camicia?
– Perché è fresco – disse il signor Veneranda – lei ha detto che è fresco e, se è fresco, perché non ne approfittiamo? Lei quando fa caldo che cosa fa?
– Mi... faccio vento – balbettò il pescivendolo, confuso.
– Si fa vento col pesce?
– No, con un ventaglio – disse il pescivendolo.
– Perché lei vende anche ventagli? – chiese il signor Veneranda.
– No, non vendo ventagli – disse il pescivendolo – ho solo pesce.
– Allora, se uno ha solo il pesce e deve farsi vento, è costretto a farsi vento col pesce – disse il signor Veneranda.
– Accidenti... io non... – balbettò il pescivendolo che non ci capiva più niente.
– Lasciamo stare – disse il signor Veneranda – altrimenti lei mi fa perdere tutta la giornata. Salutò e se ne andò tranquillamente.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
il signor Veneranda, sbadato; il pescivendolo, confuso
Reali o immaginari, stravaganti, pasticcioni, distratti, surreali oppure normali, ma che si trovano in situazioni strane o imbarazzanti.
TEMPO
Può essere passato o presente.
LUOGHI
Reali, della vita di tutti i giorni.
un giorno qualunque al mercato del pesce
FATTI
Le situazioni possono essere normali, comiche o assurde.
Situazione normale.
il signor Veneranda vuole acquistare del pesce
Sviluppo comico o assurdo.
Finale inaspettato.
il signor Veneranda se ne va il signor Veneranda vuole usare il pesce fresco per rinfrescarsi confondendo il pescivendolo
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del racconto umoristico; chi deve rispondere copre la sua mappa.
G. Rodari, Favole al telefono, Einaudi
Una volta a Piombino piovvero confetti. Venivano giù come chicchi di grandine, ma erano di tutti i colori: verdi, viola, rosa, blu.
Un bambino si mise in bocca un chicco verde, tanto per provare, e trovò che sapeva di menta. Un altro assaggiò un chicco rosa e sapeva di fragola. – Sono confetti! Sono confetti!
E via tutti per le strade a riempirsene le tasche. Ma non facevano in tempo a raccoglierli, perché venivano giù fitti fitti.
La pioggia durò poco ma lasciò le strade coperte da un tappeto di confetti profumati che scricchiolavano sotto i piedi. Gli scolari, tornando da scuola, ne trovarono ancora da riempirsi le cartelle. Le vecchiette ne avevano messi insieme dei bei fagottelli coi loro fazzoletti da testa. Fu una grande giornata. Anche adesso molta gente aspetta che dal cielo piovano confetti, ma quella nuvola non è passata più né da Piombino né da Torino e forse non passerà nemmeno da Cremona.
Rispondete in coppia.
Secondo voi, qual è lo scopo dell’autore? .......................................................................................
Quale reazione ha suscitato in voi questo testo? .........................................................................
Quali parti vi sono piaciute di più?
Secondo voi, l’autore ha raggiunto lo scopo?
Sì. No.
Scegliete gli aggettivi che, secondo voi, sono adatti per questo breve racconto: allegro. divertente. noioso. umoristico. triste. pauroso.
Un giorno Ugone stava parlando con un amico. Arrivò una ventata e gli portò via la Erre.
Stava giusto dicendo “ti voglio vedere presto” e gli uscì dalla bocca “ti voglio vedere pesto”. L’amico si offese moltissimo e andò via senza salutarlo.
Un altro giorno Ugone andò dal macellaio per comprare “un chilo di carne” e disse invece “un chilo di cane”. Ugone era disperato perché parlava e voleva dire una cosa e ogni volta gliene usciva un’altra. Diceva “gratto” e gli usciva “gatto”, diceva “Carlo” e gli usciva “callo”, diceva “bruco” e gli usciva “buco”, diceva “rotto” e gli usciva “otto”, diceva “corto” e gli usciva “cotto”, e via così. I suoi amici incominciarono a pensare che Ugone si ubriacasse e qualcuno disse che era diventato matto. Ugone andò in giro per la città a cercare la sua Erre e fece mettere anche un’inserzione sul giornale promettendo una lauta mancia, ma nessuno si fece vivo. Allora decise di rubare la Erre da una iscrizione di marmo che diceva “Via del Corso”.
Rubò la Erre e la scritta diventò “Via del Coso”. Quelli che la leggono non capiscono e se capiscono si mettono a ridere.
Quali conseguenze subiscono le parole senza la erre? Completa la tabella. presto carne gratto Carlo bruco rotto corto Corso
Completa lo schema sulla successione dei fatti.
Inizio: normalità ...................................................
Sviluppo: assurdo ................................................... ...................................................
Finale: inaspettato ...................................................
Rispondi con una x.
Indica gli elementi che rendono questo testo umoristico. Il protagonista è un orco. Il medico tratta l’orco come un normale paziente. Il protagonista non digerisce le fragoline.
Il protagonista mangia il medico. Secondo te, il ruolo dell’orco nel rendere umoristico il testo è: indispensabile. importante ma non indispensabile. secondario.
il contenuto
Sottolinea di rosso le informazioni principali e di blu quelle secondarie.
All’orco viene da vomitare.
L’orco va dal dottore.
L’orco ha mangiato tante persone.
A cena l’orco si è fatto un panino.
L’orco ha mangiato una fragolina. Il dottore prescrive una cura.
L’orco ringrazia.
L’orco mangia il dottore.
B. Friot, Il mio mondo a testa in giù, Il Castoro
– Ah, dottore – geme l’orco – sento come un peso sullo stomaco e mi viene da vomitare. Bisognerà che mi metta a dieta?
– Ora vediamo – dice il medico – non si preoccupi. Non sarà nulla di grave. Mi dica che cosa ha mangiato negli ultimi giorni.
L’orco facendo mente locale:
– Avantieri ho messo sotto i denti una guardia campestre, un ciclista e una signora che vendeva la frutta. Tutto freschissimo e non troppo grasso.
– Non è certamente questo ad averla fatta ammalare –dice il medico. – E ieri cos’ha mangiato?
– Ieri – risponde l’orco – ho divorato una maestra e qualcuno dei suoi allievi. Non mi ricordo più quanti: sono così piccoli a quell’età.
– Ma non avrà mangiato tutta la classe in un sol boccone, vero? – chiede gravemente il medico.
– No, no – risponde l’orco – ne ho tenuto qualcuno da parte per la merenda. E per cena mi sono fatto un panino con un carabiniere. Per dolce ho scelto una ballerina con tutto il tutù.
– Nient’altro? – domanda il medico.
– Ho mangiato una fragolina di bosco.
– Non dica altro! – dice il medico. – È stato sicuramente questo a farla stare male.
– E pensa che sia grave? – chiede preoccupato l’orco.
– Ma niente affatto – risponde il medico. – Tenga, ingoi questa pillola e fra trenta secondi si sentirà meglio.
– E non sarò costretto a mettermi a dieta?
– Ma niente affatto. Riprenda tranquillamente la sua alimentazione abituale, ma eviti frutti di bosco.
– Oh grazie, dottore, mille grazie!
E l’orco, tutto felice, ritrova il suo appetito. Si riveste velocemente e divora il medico in un sol boccone.
C’era una volta un cagnolino di nome Alì, che viveva con la famiglia Tosi. Alì Tosi era un bravissimo cane ma, ironia della sorte, soffriva di alitosi, che vuol dire “alito cattivo”. Proprio così!
Ogni volta che apriva la bocca, succedevano cose tremende. Poi ci fu la goccia che fece traboccare il vaso. Un giorno venne a trovarli nonna Tosi e Alì pensò bene di darle il suo più caloroso benvenuto!
– Basta! – urlò il signor Tosi, vedendo la cara vecchietta stramazzare per terra. – Da domani gli cerchiamo una nuova famiglia!
I bambini sapevano che c’era un unico modo per salvare il loro cane: togliergli quel suo alito nauseabondo. Così lo portarono in cima a una collina, da cui si godeva un panorama mozzafiato. Un simile panorama, speravano, avrebbe potuto mozzare il fiato anche a lui... Be’, non glielo mozzò affatto! Allora lo portarono al cinema, dove c’era un film horror. Un film così, si auguravano, l’avrebbe lasciato senza respiro... invece niente. Alla fine decisero di portarlo al Luna Park. Un giro sull’ottovolante gli avrebbe sicuramente tolto il fiato... ma era un’idea che non stava in piedi! Insomma, i loro piani per eliminare il fiato cattivo di Alì erano falliti. Quella sera salutarono il cane con le lacrime agli occhi e andarono a dormire.
A notte fonda due ladri penetrarono nella villetta dei Tosi. Allora Alì si fece avanti scodinzolando e li salutò con una vigorosa, cordialissima leccata!
Immaginatevi la sorpresa della famiglia Tosi quando trovò i due malandrini stecchiti sul pavimento del salotto!
La famiglia fu premiata per aver consegnato i due furfanti e in breve Alì Tosi divenne il cane-poliziotto più celebre del paese. Così la famiglia Tosi decise di tenere quel cane da guardia fantastico.
Cancella il completamento sbagliato. Questo racconto è umoristico/ fantastico perché presenta situazioni assurde/fantastiche ed esagerate/realistiche.
LEGGERE e COMPRENDERE il lessico
Cerca sul vocabolario le seguenti parole e scrivi il loro significato sul quaderno.
alitosi - nauseabondo - malandrino
Che collegamento c’è tra le seguenti parole ed espressioni?
alitosi - mozzafiato - senza respiro - tolto il fiato ........................................................... ...........................................................
J. Connoly, Le porte dell’inferno si sono aperte, Salani Quando si svegliò nel cuore della notte, Samuel trovò un mostro sotto il letto. Da sotto il letto giungeva un suono che faceva pensare a pezzi di gelatina passati da una mano all’altra da piccoli giocolieri. Senza contare che Boswell era salito sul letto e ringhiava tremando tutto. “Forse me lo sono immaginato” pensò Samuel anche se sapeva che non era così. Uno non si immagina una cosa che fa squish squish sotto il letto. O fa squish o non lo fa e quella cosa aveva decisamente fatto squish. Il ragazzo si guardò intorno e vide uno dei suoi calzini appeso alla sponda del letto. A titolo di esperimento, si allungò a prendere il calzino, quindi lo fece penzolare dal bordo del materasso e infine lo lasciò cadere. Un qualcosa di lungo e roseo che avrebbe potuto essere una lingua o un braccio o persino una gamba afferrò il calzino e lo fece sparire sotto il letto. Samuel sentì masticare, poi il calzino venne sputato e una voce fece:
– Bleaaaaaaah!
– Ehi? – disse il ragazzo. – Lo so che ci sei. Non ebbe risposta.
– Senti, è stupido. Io non scendo dal letto. Puoi stare lì quanto ti pare, ma io non scendo.
Samuel contò a mente fino a cinque, poi sentì un sospiro da sotto il materasso.
– Come facevi a saperlo? – chiese una voce.
– Ti ho sentito fare squish
– Oh, sono nuovo a queste cose! Mi ci devo ancora abituare. Mi hai fregato con il trucco del calzino. Molto furbo. Aveva un saporaccio. A proposito, dovresti fare qualcosa per i tuoi piedi. Puzzano da far paura.
– È un calzino da ginnastica. Deve essere lì da un po’.
– Be’, forse questo spiega tutto, però... ci puoi ammazzare qualcuno. È un’arma letale, quel calzino. Mi ha fatto venire la nausea.
“Squish” è una parola che riproduce un suono. Rispondi.
Ricordi come si chiamano queste parole?
Ne conosci altre? .........................................................................................................
– Così impari – disse Samuel. – Non dovresti andare in giro sotto i letti della gente. – Be’, per me è un lavoro, no?
Come lavoro non è un granché.
D’accordo, ma provaci tu a essere un demone senza una forma definita, di questi tempi. Non è che posso trovare lavoro come dogsitter o cantare la ninna nanna ai bambini. Insomma, bisogna prendere o lasciare.
– In che senso senza una forma definita?
Il demone si schiarì la voce: – Da un punto di vista tecnico, sono un’entità ectoplasmica vagante.
– Cioè? – chiese Samuel, impaziente.
Cioè, se mi lasci finire – rispose il demone, seccato,
– un demone capace di assumere quasi ogni forma, basandosi sulle vibrazioni psichiche rilasciate dalla sua vittima.
Ho perso il filo – disse il ragazzo.
– Oh, senti, non è così complicato. Il concetto è che devo diventare qualunque cosa ti faccia paura. Ho scelto la cosa con i tentacoli che fa squish squish perché... be’, è un classico.
– Non sei simpatico – disse Samuel.
– Io sono un demone. Cosa ti aspetti che faccia? Il gentile?
Ti rimbocco le coperte e ti leggo una favola? Non devi essere molto intelligente, tu.
– No, sei tu che non sei molto intelligente a venire qui nel cuore della notte per farti fregare da un calzino vecchio.
E poi non hai assunto una forma che mi fa paura. Sei un polpo.
Sono come un polpo. Ma più spaventoso. Credo. Qui sotto non ci si vede molto bene.
– Be’ – disse il ragazzo – ma adesso te ne vai?
– Non ho molta scelta, effettivamente, se tu fai tutte queste difficoltà.
– Allora vai pure – lo invitò Samuel.
– Va bene. Ciao – E con uno squish scomparve.
Com’è il luogo in cui si svolge il racconto? Cancella gli aggettivi non adatti. straordinario – insolito – normale – consueto – eccezionale
Com’è il tempo nel quale si svolge il racconto? Cancella gli aggettivi non adatti. reale – immaginario – inesistente – normale – abituale
Il cerchio delle emozioni
Quando si ride si sta in allegria...
Vai a p. 145
Era venerdì pomeriggio e mancavano due ore alla partenza del pullman. In attesa davanti alla scuola, sia Olle che il padre tremavano al pensiero della gita in montagna. Il padre, il signor Mons, sapeva che avrebbe trascorso tre giorni col terrore che il figlio annegasse in un laghetto di montagna, o che si perdesse nelle nebbie, o precipitasse in un burrone. Olle non sapeva esattamente di cosa avesse più paura. Mons aveva aiutato Olle a preparare lo zaino, che assomigliava a un elefantino sovrappeso.
– Siamo riusciti a farci stare lo stretto indispensabile! Olle diede un’occhiata allo zaino stracolmo:
– Così sembrerebbe.
– Ricontrolliamo la lista – disse il padre – calzettoni di lana, maglietta di lana a maniche lunghe, mutandoni di lana, canottiera e mutande, camicie, maglioni, sciarpa, guanti, tuta imbottita, scarpe da ginnastica, stivali di gomma, giacca a vento, pantaloni impermeabili, asciugamano, spazzolino da denti, dentifricio, termometro, cerotti, vitamine, macchina fotografica, Shangai... perché, conoscendoti, farai sicuramente una partita a Shangai, vero?
Olle annuì.
– Bene – continuò il padre – bussola, pigiama, occhiali da sole, occhiali di riserva, crema abbronzante, corda, latte in polvere, fiammiferi...
– Non fumo, papà.
– Lo so Olle. Soltanto per sicurezza.
– In che senso?
– Nel caso in cui fosse necessario accendere un fuoco. – Ah già.
– Fazzoletti, cioccolato fondente, binocolo, sacco a pelo, pala...
– Che me ne faccio di una pala?
– Non si sa mai, potrebbe servire.
Mons aiutò Olle a infilarsi lo zaino in spalla.
– Pesa? – domandò vedendo Olle barcollare in cerca di equilibrio.
– Un po’: forse dovresti togliere il termometro.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
............................................................................................................. .............................................................................................................
PERSONAGGI
RACCONTO UMORISTICO
TEMPO
Titolo: ................................................
FATTI
LUOGHI
situazione normale: ..........................................................
sviluppo comico: .................................................. ..................................................
finale inaspettato: ..................................................
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
Indica con una x gli aggettivi che attribuiresti al padre di Olle.
Reale. Immaginario. Stravagante. Pasticcione. Distratto. Surreale.
Imbarazzante. Strano.
Indica con una x gli aggettivi che attribuiresti a Olle.
Reale. Immaginario. Stravagante. Pasticcione. Distratto. Surreale.
Imbarazzante. Strano.
Rispondi.
A che cosa viene paragonato lo zaino di Olle?
Ricordi come si possono anche chiamare i paragoni? ........................................................................
Che cosa significa l’espressione “lo stretto indispensabile” (riga 10)? ...........................................
Secondo te, è un’espressione adatta allo zaino di Olle? Sì. No.
Perché?
Scrivi domande adatte per queste risposte.
.....................................................................................................................................? In gita in montagna.
.........................................................................................................................................................? Tre giorni. ? Che annegasse, si perdesse o precipitasse.
.......................................................................................................................................? Ricontrolla la lista.
..........................................................................................................? Perché lo zaino è troppo pesante. ? Di togliere il termometro.
Riflettere sul testo
Da che cosa è determinato l’aspetto comico del racconto? Indica con una x.
Dal carattere di entrambi i protagonisti.
Dalla meta del viaggio.
Dalle risposte del figlio.
Dalle domande del padre.
Dall’assurdità delle osservazioni del padre.
Dal carattere del figlio.
Come definiresti il padre di Olle?
Tranquillo. Ansioso. Premuroso. Sereno.
Evidenzia le parti che te lo fanno capire.
Ti è mai capitata una situazione simile partendo per una gita? Racconta.
R. Doyle, Il trattamento Ridarelli, Salani
Chi sono i Ridarelli?
I Ridarelli si prendono cura dei bambini. E sono bravissimi, ma lo fanno in modo talmente discreto che nessuno li ha mai visti.
Come fanno a prendersi cura dei bambini?
Li seguono dappertutto: a scuola, nei negozi, in bagno, dappertutto. Dovunque vanno i bambini, i Ridarelli sono sempre molto vicini per potersi prendere cura di loro. Che aspetto hanno?
Ottima domanda. Pochissime persone hanno visto i Ridarelli, ma non hanno mai detto niente a nessuno. Perciò è difficile sapere che aspetto hanno. Sono piccolissimi e molto pelosi. E il loro pelo cambia colore quando si muovono.
Come un camaleonte?
Sì, come un camaleonte. Se sono accanto a un muro bianco diventano bianchi. Se sono su un albero diventano verdi e marroni. Se sono vicino a un’automobile – bè, dipende dal colore dell’automobile, ma hanno difficoltà a diventare viola, perciò cercano di non avvicinarsi mai troppo alle automobili viola.
Perché seguono i bambini?
Seguono i bambini per essere sicuri che i grandi li trattino bene. Genitori, maestri, zie, negozianti. Tutti i grandi. Se qualcuno tratta male i bambini si becca il trattamento Ridarelli. Se qualcuno è disonesto con un bambino, se, per esempio gli dà da mangiare il pesce e gli dice che è pollo, si becca il trattamento Ridarelli. Che cos’è il trattamento Ridarelli?
La cacca sulla scarpa.
E poi cosa succede?
I grandi si beccano il trattamento ogni giorno, magari anche due o tre volte al giorno, fino a quando la smettono di trattare male i bambini.
Hanno sempre fatto questo i Ridarelli? Sì, dalla notte dei tempi. I Ridarelli sono sempre esistiti.
Da quando il primo uomo delle caverne ha sgridato il primo bambino delle caverne. È uscito dalla caverna, furibondo, ed è andato a finire dritto in un enorme mucchio di cacca preistorica.
Al telegiornale c’è un servizio sui Ridarelli. Tu sei l’esperto in Studio, un tuo compagno sarà il giornalista che ti intervista. Ricorda di parlare lentamente, scandendo bene le parole... e ogni tanto guarda la telecamera...
Perché dappertutto ci sono così tanti recinti? In fondo tutto il mondo è un grande recinto.
Perché la gente parla lingue diverse? In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché il colore della pelle non è indifferente? In fondo siamo tutti diversi.
Perché gli adulti fanno la guerra? Dio certamente non lo vuole.
Perché avvelenano la Terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale – un giorno – gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele. Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno “Buon Natale!” a Natale, un giorno.
Quanto ti ha emozionato questa poesia? Colora.
Sapresti definire l’emozione principale che ti ha suscitato?
28 gennaio, ore 21:43
Finalmente la tanto desiderata nevicata “sostanziosa” è caduta, come previsto dai meteorologi nei giorni precedenti. I fiocchi erano davvero grandi, tanto che raramente ne ho visti di così grandi cadere sulla mia città! Le scuole sono rimaste chiuse fin dalla mattina perché coperte da uno strato spesso almeno 20 centimetri. Non puoi immaginare la dolce sorpresa quando, ancora mezzo assonnato, mi sono affacciato alla finestra della mia camera e ho visto TUTTO BIANCO! Non ci potevo credere: ne era scesa e ne continuava a scendere davvero TANTA!!
Allora mi sono vestito in fretta e furia e, senza dire niente a nessuno, sono uscito di casa con la mia Nikon. Ho fatto una passeggiata lunghissima a piedi, dalla campagna fino alla città, e ho fatto centinaia di foto! Ora ti attacco qui quelle che mi piacciono di più fra tutte. La camminata è stata lunga e faticosa e, nonostante avessi le scarpe da trekking, a metà strada avevo già tutti i piedi zuppi!
E che freddo faceva! Anche se mi ero vestito a cipolla non è bastato: i fiocchi di neve mi si infilavano ovunque. Ma è stato BELLISSIMO!
Le mie ESPERIENZE
Ti piace l’inverno? E la neve?
Ti piace come cambia il paesaggio intorno a te?
Quale emozione ti suscita? Racconta sul quaderno.
Seduto bene, braccia conserte appoggiate sul banco, ascolta l’insegnante che legge... se vuoi puoi chiudere gli occhi.
Scrivi sotto ogni immagine che cosa accade in quel momento.
1
2
forbici, colla e pennarelli
calzino
sale grosso
ovatta
elastici
spilli, bottoni, nastri ecc...
3 4
1
Prendi un paio di forbici e taglia all’altezza del tallone la punta del calzino.
2
Prendi la parte di calzino con la punta e riempila prima con sale grosso, poi con ovatta.
Chiudi l’estremità con un elastico così da creare un ciuffetto.
Con un secondo elastico stringi una parte del calzino imbottito, proprio come se fosse la testa di un pupazzo di neve. Infine utilizza la parte di calzino rimasta come cappello e decora il tuo pupazzo: con degli spilli fai gli occhi e il naso; con dei bottoni e un nastrino decora
Un improvviso scossone del timone sottrasse Kiros ai propri pensieri.
Si spaventò quando tornò a fissare la distesa scura che li circondava.
Il mare si era ingrossato e ora le onde sempre più possenti si scagliavano contro le assi dipinte di rosso dello scafo.
– Ritirate la vela e l’albero, poi tutti ai remi! – gridò il comandante Elyros.
Era quello un ordine noto ai marinai quando il mare si agitava.
In un attimo sul ponte fu un brulicare di uomini che si affannavano attorno alle boline e alle scotte, le corde di fibre e cuoio che ancoravano la vela quadra e l’albero della nave.
Guidati dai capisquadra, gli uomini si mossero all’unisono e in pochi minuti vela e albero scomparvero nel ventre della nave. Allora ciascun marinaio si portò ai remi mentre il vento fischiava e già cominciavano a cadere le prime pesanti gocce di pioggia.
Elyros chiamò il secondo timoniere a sostituirlo e si diresse a prua. Raggiunse a fatica l’estremità anteriore della nave rischiando più volte di cadere, l’imbarcazione oscillava a causa delle onde imponenti.
Pulendosi il viso dagli spruzzi, Elyros scrutava l’orizzonte: si rallegrò notando che la costa non era lontana. Se avessero trovato un’insenatura sabbiosa in cui ripararsi, sarebbero stati in salvo. – Coraggio! – urlò all’equipaggio mentre ripercorreva la nave verso la poppa – La costa ci attende! In cuor suo sperò di avere ragione.
Poco dopo che il comandante aveva parlato, la tempesta si scatenò in tutta la sua furia. La pioggia s’infittì e il vento ululò rabbioso, spazzando la superficie delle acque e sollevando onde che superavano in altezza le querce più alte degli altipiani cretesi. I marinai non impegnati a remare si affannavano con recipienti di ogni genere per gettare fuoribordo l’acqua di mare: appesantito dalle merci che trasportava, il gaulos non avrebbe resistito a lungo altrimenti.
Presto, però, quest’operazione non bastò ed Elyros fu costretto a urlare l’ordine che nessun mercante marittimo vorrebbe sentire:
– Gettate il carico in mare!
Kiros, dalla sua postazione, osservava la scena: le zanne di elefante furono le prime a sparire tra i flutti, seguirono le casse e le anfore contenenti gli oggetti preziosi acquistati nei porti d’Oriente. Quando però i marinai giunsero alle ceste, si udì di nuovo la voce del comandante:
– Quelle no! Appartengono a Minosse, non possiamo gettarle! Ma la sua voce fu coperta da un’onda più terribile delle altre, che si rovesciò sul ponte con la forza di un maglio. Lo scafo intero scricchiolò, numerose cime furono troncate di netto, diversi remi si spezzarono. La nave fu sollevata come una foglia, girò su se stessa assieme alle acque e si piegò fra le urla impotenti dell’equipaggio. Infine il mare la sommerse.
Questo brano è tratto da L’isola del labirinto. L’autore è Michele Santuliana, autore di numerosi racconti storici.
Tra i suoi racconti:
• Alessandro Magno
• La pietra del sole
• L’eco delle battaglie
Quanto ti ha incuriosito questo racconto? Colora.
Il RACCONTO STORICO vuole appassionare il lettore ai fatti accaduti in un determinato periodo storico, sia narrando sia trasmettendo informazioni e conoscenze mediante un linguaggio adeguato all’epoca in cui si svolgono. Per fare questo lo scrittore si documenta, cioè consulta le fonti storiche.
Con il cuore pieno di amarezza sedeva il grande Aristarchos e guardava il figlioletto Kleidemos dormire tranquillo nel grande scudo paterno che gli fungeva da culla.
Sparta, l’invincibile, era avvolta dalla notte e solo il fuoco che ardeva sull’acropoli mandava bagliori rossastri verso il cielo percorso da nubi nere.
Aristarchos pensò che era giunto il momento di compiere ciò che doveva, se gli dèi lo chiedevano.
Staccò il mantello dalla parete gettandoselo sulle spalle, poi si chinò sul figlioletto, lo sollevò, lo serrò piano al petto e si avviò a passo leggero mentre la nutrice del piccolo si girava nel sonno tra le coperte. Si fece forza, uscì dalla camera attraversando l’atrio appena rischiarato da una lucerna di coccio. Si affacciò sul cortile e, mentre si girava per richiudere la pesante porta di rovere, vide ritta davanti a sé, come una divinità della notte, sua moglie Ismene, pallida, con gli occhi scuri lucidi e sbarrati. Aristarchos si sentì gelare il sangue nelle vene; le gambe possenti come pilastri si fecero di giunco.
– Non per noi... – mormorò con la voce rotta. – Non per noi che l’abbiamo generato... Doveva essere questa notte o non avrei più trovato la forza...
Il piccolo si svegliò e si mise a piangere. Aristarchos si lanciò allora all’esterno fuggendo nella campagna. Ismene, ritta sulla soglia, restò a guardare per qualche tempo l’uomo che correva, ascoltando il pianto sempre più debole di suo figlio: il piccolo Kleidemos, che gli dèi avevano colpito quando era ancora nel suo ventre facendolo nascere storpio, condannandolo a morte, secondo le leggi implacabili di Sparta.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
Aristarchos Kleidemos; Ismene
uomini, donne e bambini delle società antiche, oppure grandi personaggi storici
fanno parte della vita del protagonista; sono suoi contemporanei
PERSONAGGI
Possono essere vissuti realmente oppure inventati, ma inseriti in un contesto storico ben preciso.
I fatti si svolgono in un passato lontano, in un’epoca storica ben determinata.
RACCONTO STORICO
Reali, ricostruiti con precisione storica e descritti nei particolari.
al tempo di Sparta, Grecia antica la casa, l’acropoli, la campagna
Sono inventati, ma verosimili e si intrecciano con eventi storici realmente accaduti.
Aristarchos osserva il figlioletto
Aristarchos porta via il figlio
Ismene li guarda allontanarsi sulla soglia
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del racconto storico; chi deve rispondere copre la sua mappa.
N. Vittori, L’alloro e la spada, Raffaello
Era il 397 a.C.
Finalmente arrivò il giorno delle Panatenee, i giochi in onore di Atena, figlia di Zeus. Alessandro, Apelle, Policleto, Milone e altri atleti partirono da Sparta e giunsero entusiasti ad Atene per partecipare ai giochi e allenarsi all’incontro più rilevante di tutti, l’Olimpiade. Ebbe inizio la prima gara, la corsa: vi parteciparono, tra gli altri greci, Apelle e l’ateniese Ikkos.
L’araldo diede il via e gli atleti scattarono. Il pubblico si alzò tutto in piedi urlando. Ikkos si portò subito in vantaggio, ma Apelle, passo dopo passo, si mangiava il distacco dell’avversario. E, infatti, il giovane ateniese parve perdere di colpo il ritmo della corsa, cominciò a scomporsi in alcune falcate disordinate, poi si accorse del recupero di Apelle e tentò di allungare il passo.
Inutilmente! Apelle guadagnava terreno senza pietà. Gli Spartani, dalla loro postazione, lo videro rimontare implacabilmente il terreno e cominciarono a urlare come ossessi, incitando il loro eroe.
Poteva farcela! Lo capirono tutti, poteva davvero vincere!
Apelle avanzava sicuro. Sembrava non sentire la fatica e pareva volare. Il povero Ikkos era ormai lontano e si lasciò superare da altri concorrenti che trottavano dietro ad Apelle.
Lo stadio era tutto per Apelle: il pubblico in piedi gridava il suo nome, lo incitava e lo sosteneva. Milone era in piedi e, mentre saltellava per l’entusiasmo, vide il suo amico sollevare le braccia in segno di vittoria e tagliare il traguardo.
Apelle aveva vinto! La prima vittoria era stata di Sparta.
In questo brano ci sono alcune indicazioni che vi guidano a capire quando e dove si svolge il racconto. Sottolineatele.
Completate le frasi inserendo le seguenti parole.
lessico
• Atene • vicenda • perciò • titolo • storico
La .......................................... narrata nel libro è ambientata ad ...........................................
L’ho capito dal e dal utilizzato, questo è un racconto ...........................................
S. Scarrow, Il gladiatore. Guerra di strada, Giunti Junior
– Ebbene? Che cosa pensi di lui? Il ragazzo è veloce e abile con la spada – rispose Festo.
– Allora è deciso. Gli insegnerai a combattere. Un giorno il giovane Marco potrà diventare un bravo gladiatore per l’arena, fino ad allora voglio che continui l’addestramento. Però, devi insegnargli anche i modi della strada, se vogliamo farne un guardiaspalle per mia nipote. Con un inchino Festo rientrò in casa e l’uomo rivolse a Marco la sua attenzione.
– Tu sai che qui a Roma ho molti nemici, giovane Marco. Nemici che vorrebbero nuocere a me, Gaio Giulio Cesare. Ecco perché mi serve una persona fidata per proteggere Porzia.
Farò del mio meglio, padrone. – Voglio più del tuo meglio, ragazzo – ribatté deciso Cesare. – Dovrai tenere continuamente occhi e orecchie ben aperti per cogliere ogni dettaglio intorno a te. E dovrai usare il cervello. Sei un ragazzo sveglio, lo hai dimostrato a Capua. Cesare tacque mentre entrambi ripensavano a quel combattimento: Marco aveva sconfitto Ferax, un ragazzo grosso quasi il doppio di lui, poi era stato costretto ad affrontare due lupi perché si era rifiutato di finirlo.
Ma non era stato nessuno dei due gesti a conquistargli l’ammirazione di Cesare, era successo quando aveva salvato la vita di sua nipote Porzia, caduta nell’arena alla mercé dei lupi affamati. Quello era il motivo per cui era in debito con lui. Inoltre, Cesare aveva riconosciuto un’opportunità di investire in un ragazzo che un giorno poteva diventare un gladiatore popolare: un po’ della sua popolarità si sarebbe senza dubbio riversata sul suo proprietario. Perciò aveva acquistato Marco dalla scuola dei gladiatori.
Completa la tabella con i seguenti termini che forniscono indizi sul periodo storico in cui si svolge il racconto. Poi spiega il perché delle tue scelte.
ragazzo • spada • gladiatore •
addestramento • nemici • arena •
Marco • Caio Giulio Cesare • Capua •
combattimento • Porzia • Ferax • lupi • ammirazione
Fornisce indizi Non fornisce indizi ................................ ................................ ................................ ................................
Il cerchio delle emozioni Il racconto STORICO
................................ ................................ ................................ ................................
Indica con una x i significati giusti.
Nella frase “un prodigio avvenne sotto i suoi occhi” la parola sottolineata significa:
un fatto terribile e pauroso.
una trasformazione.
un tipo di uccello.
un fatto meraviglioso, incredibile.
Nella frase “i segni della morte imminente” la parola sottolineata significa:
che accadrà presto.
che è già accaduto.
che non può accadere.
che sta accadendo ora.
M. Santuliana, La pietra del sole, Raffaello
Il bosco in cui Petru avanzava si fece più fitto, gli alberi sembrava facessero a gara per ostacolare il suo percorso.
Eppure, nemmeno allora provò paura o stanchezza. Sentiva che la presenza divina lo guidava e per niente al mondo avrebbe interrotto il suo viaggio.
Si fermò a un ruscello per dissetarsi. L’acqua fredda gli provocò un brivido, gocce trasparenti gli imperlarono la barba.
Fu allora che, nel silenzio impenetrabile che avvolgeva il sogno, udì un rumore inconfondibile, regolare e ripetitivo. Era quello di un picchio all’opera. Petru capì cosa doveva fare: superò con un balzo il ruscello e si diresse deciso verso l’origine del rumore.
Il cuore di Petru iniziò a battere più rapido. Il picchio era l’animale sacro del suo popolo, i Piceni.
Ora Petru quasi correva in direzione del rumore. I rami degli alberi gli graffiavano le braccia e il volto, ma egli non si curò delle minuscole ferite che si formavano. Non provava alcun dolore.
All’improvviso il bosco ebbe fine e Petru si ritrovò in una modesta radura delimitata da rocce e alberi. Al centro di essa si stagliava un lago dalle acque limpide e, a poca distanza dallo specchio d’acqua, si innalzava una maestosa quercia. Il picchio era appollaiato sopra uno dei suoi rami, intento ad aggredire il fusto. Petru rimase immobile a osservare la scena. L’albero, per quanto possente, mostrava chiari i segni della morte imminente. Le foglie infatti erano secche, a differenza di quelle degli altri alberi, verdi e rigogliose.
Petru pensò che sarebbe stato meglio nascondersi, ma proprio in quel momento il picchio si volse verso di lui e spiccò il volo, atterrando ai suoi piedi. Stupito, il vecchio si chinò, ed ecco che un prodigio avvenne sotto i suoi occhi. L’uccello depose due uova stranissime, molto più grandi di quelle di un picchio e nient’affatto bianche, com’erano quelle che l’animale deponeva nella realtà. Erano di un colore giallo dorato, con al centro una macchia rossa che pulsava come un tizzone ardente. L’uomo allungò la mano verso una delle due uova. Pareva che il picchio, saltellando e muovendo la testa, lo invitasse proprio a fare ciò. Petru cercò di portare a termine il gesto, ma una forza arcana lo bloccò.
Sintetizza con una frase la sequenza di fatti di cui Petru è protagonista.
Indica la risposta corretta.
Secondo te, come sono i fatti narrati in questo racconto storico?
Realmente accaduti.
Probabilmente accaduti. È impossibile che siano accaduti.
Rispondi.
“Ave” è un saluto romano. Oggi con quale parola lo sostituiresti? ..........................................................
Sottolinea i nomi propri di luogo con il rosso e quelli di persona con il blu.
C. Lawrence, Avventure nell’antica Roma. I segreti del Vesuvio, Piemme Junior
Da Ostia a Laurento c’erano solo poche miglia di strada costiera. Il carro che trasportava i quattro ragazzini percorse il vialetto che portava alla villa di Plinio. Sul carro viaggiavano Flavia, figlia del capitano Marco
Flavio Gemino, Nubia, una ragazza africana che Flavia aveva salvato da un mercante di schiavi, Gionata, il vicino di casa di Flavia, e Lupo, un piccolo vagabondo che si era unito al gruppetto qualche tempo prima.
Appena giunti alla villa, uno schiavo li guidò, attraverso una fila di stanze e cortili, fino alla sala da pranzo.
– Salve ragazzi! – disse l’ammiraglio Plinio entrando.
– Ave! – dissero i nuovi arrivati, restituendogli il saluto. Plinio invitò i ragazzi a sedersi. Il cibo era semplice ma delizioso. Mentre mangiavano, Plinio raccontò alcune storie divertenti sull’imperatore Vespasiano di cui era stato amico.
Dopo due giorni di gradevole permanenza alla villa, Flavia e i suoi amici si imbarcarono su Mirtilla, la nave del capitano Gemino, diretti verso il porto di Pompei. Ma Mirtilla entrò in porto a pomeriggio inoltrato. Pompei si trovava su una collina e il sole del tramonto tingeva di arancione le sue mura imponenti.
I quattro amici trascorsero la notte nella fattoria di Caio, lo zio di Flavia. La mattina seguente, Caio accompagnò i ragazzi a visitare il frenetico mercato del porto.
D’un tratto i ragazzi sbucarono nel foro, un piazzale aperto e luminoso circondato da templi e porticati. Lo zio incominciò a spiegare:
– Ecco il tempio di Giove, con il Vesuvio alle spalle.
– E continuò. – Laggiù ci sono le Terme Stabie, sono magnifiche! E dall’altra parte della piazza ci sono le fontane pubbliche...
Pompei era meravigliosa e i quattro ragazzi si guardavano intorno con interesse e curiosità. Non potevano di certo immaginare che un giorno il Vesuvio avrebbe distrutto e sepolto quella bellissima città con una delle più terribili eruzioni della storia.
Un compito di realtà
La tua classe va in gita a Pompei... È necessario informarsi sul sito e sui musei!
Vai a p. 81 di MI METTO ALLA PROVA
Sottolinea nel testo le frasi che descrivono i luoghi visitati dai ragazzi, poi rispondi.
Sono utili queste informazioni? Perché?
Dove si svolge il racconto? ..................................................................................................................................................
L’eruzione del Vesuvio avvenne nel 79 d.C. Che cosa significa l’abbreviazione d.C.?
E l’abbreviazione a.C.? ....................................................
Rispondi e colloca l’evento sulla linea del tempo.
Quando accadono i fatti narrati in questo racconto?
Prima del 79 d.C. Dopo il 79 d.C. Durante l’anno 79 a.C. Prima del 79 a.C.
Segna con una x i personaggi che ti indicano con certezza che si tratta di un racconto storico.
Mercante di schiavi Flavia
Ammiraglio Nubia
Capitano Gionata
Figlia del capitano Lupo
Ragazza schiava Plinio
Zio di Flavia Vespasiano
Piccolo vagabondo Gemino
Imperatore Caio
M. Piovesan, Un leone di nome Pericle, Raffaello
429 a.C.
Tutto faceva presagire che sarebbe stata una noiosa giornata autunnale. Pericle aveva una moltitudine di incombenze da svolgere, ma stava invecchiando e iniziava a fare fatica a portare avanti i suoi impegni politici.
Il secondo anno di guerra del Peloponneso non nasceva sotto i migliori auspici. L’esercito aveva riportato sconfitte e vittorie, ma era ormai indebolito. Atene pullulava di forestieri che arrivavano da ogni regione per difendersi dalle rappresaglie spartane e racimolare qualcosa con cui placare i morsi della fame, ma la richiesta di cibo era troppa e il numero dei forestieri, unito a quello dei cittadini, era diventato ormai esorbitante.
– Padre, bisogna prendere provvedimenti, la gente è ammassata come formiche – aveva detto Paralus a Pericle dopo una passeggiata al Pireo.
– E non si lava! Senti come puzzano!? – aveva aggiunto Santippo, l’altro figlio.
Da parecchi mesi la popolazione viveva per strada, scoraggiata e senza aiuto, e la mancanza di acqua creava una situazione perenne di sporcizia.
Pericle non aveva risposto alle domande dei figli, era avvilito e stanco. Erano giorni che mangiava poco, faticava ad alzarsi dal letto. Era stato un duro colpo sentirsi attribuire la responsabilità di quanto stava accadendo. L’epidemia era sicuramente una conseguenza della guerra da lui voluta.
– Dobbiamo prendere provvedimenti, mio caro amico – lo consigliò il suo medico. – Dovrai startene immobile e bere molto.
Pericle non rispondeva quasi mai, aveva come la sensazione che nemmeno il dottore fosse in grado di curarlo come conveniva.
– Ci riprenderemo! – Ripeteva ai figli che chiedevano consigli sul da farsi. – Io pure mi riprenderò, ne sono certo. In effetti, dopo una fase acuta di prostrazione Pericle poté condurre di nuovo una vita abbastanza normale. Si sentiva però fiaccato nell’animo. Avvertiva su di sé e sulla città di Atene tutto il risentimento del mondo greco.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
PROTAGONISTA
PERSONAGGI
TEMPO
Titolo:
LUOGHI
FATTI
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
Leggi le informazioni e indica con una A quelle attendibili dal punto di vista storico e con una I quelle inattendibili.
Pericle iniziava a invecchiare.
La gente puzzava.
Nel 429 a.C. c’era la guerra nel Peloponneso.
Ad Atene giungevano molti forestieri in fuga.
Il Pireo era il porto di Atene.
Pericle avverte il risentimento del mondo greco.
Pericle aveva la nausea.
L’epidemia era una conseguenza della guerra.
Rileggi le parole che trovi nel testo, poi segna con una x il sinonimo giusto.
Auspicio (riga 7): aiuto. presagio. attività. contagio.
Pullulare (riga 8): partecipare. piagnucolare. essere pieno. purificare.
Il contenuto
Rispondi.
Forestiero (riga 8): persona. fenomeno. fanatico. straniero.
Rappresaglia (riga 9): vendetta. attacco. armi. soldato.
Epidemia (riga 24): disciplina. contagio. enciclopedia. terapia.
Prostrazione (riga 34): gioia. depressione. cortesia. complicità.
Perché la gente si ammassa ad Atene? ....................................................................................................................
Qual è il problema che colpisce la popolazione?
A chi viene attribuita la responsabilità di quanto sta accadendo? ..........................................................
Indica con una x il completamento giusto.
Il racconto che ho letto è storico perché...
... gli avvenimenti sono introdotti dalla data.
... i protagonisti sono un padre e i suoi figli.
... parla di malattie.
... riguarda fatti realmente accaduti.
Riflettere sul testo
Scrivi domande adatte per le seguenti risposte. ................................................................................................................................................................................................................
Guerra del Peloponneso.
L’epidemia.
Mangiava poco, faticava ad alzarsi dal letto e aveva la nausea.
Era il compleanno dell’imperatore Claudio. A Ostia erano stati indetti i giochi del Circo. C’era una grande calca. Marco si strinse alla tunica del padre. Il sole era già alto quando finalmente riuscirono a entrare.
– Fai attenzione, Marco, arriva la processione! – sussurrò Fortunato al figlio, invitandolo a osservare.
Un corteo di persone entrò dall’ingresso principale e cominciò a sfilare mentre il pubblico applaudiva.
A un tratto le tribune del Circo cominciarono a vibrare: il pubblico stava battendo i piedi per manifestare il suo entusiasmo. Stavano entrando nell’arena i cavalli e gli aurighi che, allineati sulla pista coperta di sabbia, aspettavano il segnale di inizio delle gare.
– Quanti sono? – chiese Marco.
– Sono quattro, ma non correranno tutti insieme... gareggeranno due quadrighe alla volta. Le quadrighe si stavano schierando alla linea di partenza, mentre gli altri due cocchi si spostavano in un angolo.
Ogni auriga indossava una casacca di colore diverso: c’erano i Verdi, i Rossi, gli Azzurri e i Bianchi. In testa ogni fantino aveva un elmetto, in una mano la frusta, nell’altra le briglie. A un tratto, nell’arena scese il silenzio. Dall’alto della tribuna apparve il magistrato che presiedeva ai giochi. Mentre la folla pareva trattenere il respiro, l’uomo alzò la mano che reggeva un fazzoletto bianco, poi di colpo lo lasciò cadere.
I cavalli scattarono velocissimi e la folla riprese a urlare.
L’uomo al fianco di Marco cominciò ad agitarsi al quarto giro.
– Corri, Artemidoro, lazzarone infame! – gridava. – Corri o quando scendi dal cocchio ti farò correre io con la mia frusta! La quadriga di Artemidoro continuava, però, a perdere terreno, mentre il carro degli Azzurri sembrava trascinato da mani invisibili verso il trionfo.
– La mia paga di un mese ci ho giocato! – disse sconsolato l’uomo alla fine. – E proprio oggi quel miserabile ha deciso di perdere!
Dividete i ruoli e leggete come indicato: narratore: con tono da cronista sportivo;
Marco: con tono curioso; Fortunato: con tono paziente e premuroso; l’uomo accanto a Marco: con tono nervoso e arrabbiato; i rumoristi: che produrranno i suoni della folla, dei carri...
Zaha compì dieci anni, decise che voleva diventare un’architetta. Era una bambina molto determinata, e crescendo divenne uno dei più grandi architetti del nostro tempo. Si guadagnò anche un soprannome: la “regina della curva”, perché gli edifici che progettava erano strutture molto audaci e sinuose.
Un giorno, salì a bordo di un aereo. Il pilota annunciò che ci sarebbe stato un breve ritardo nel decollo. Zaha non volle saperne e pretese che la facessero salire subito su un altro volo. – Impossibile – protestò l’equipaggio – il bagaglio è già stato imbarcato.
Ma Zaha tanto disse e tanto fece, che l’ebbe vinta lei. Come al solito. Zaha era fatta così. Le piaceva superare i limiti, fare le cose che tutti gli altri consideravano impossibili. Era così che aveva creato un genere di edifici che nessun altro avrebbe mai potuto immaginare.
Progettò stazioni dei vigili del fuoco, musei, ville, centri culturali, un centro di sport acquatici e molto altro ancora. Zaha si forgiò da sola un percorso personale. Non aveva mai paura di essere diversa. Uno dei suoi mentori disse che era come “un pianeta sulla propria, inimitabile orbita”. Sapeva sempre cosa voleva e non si dava pace finché non lo otteneva. In effetti, dicono sia questo il segreto per ottenere grandi risultati nella vita.
Zaha fu la prima donna a ricevere la Medaglia d’Oro del Royal Institute of British Architects, uno dei maggiori riconoscimenti al mondo nell’ambito dell’architettura.
E. Favilli, F. Cavallo, Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori
C’era una volta una bambina di nome Grace che voleva tanto capire come funzionavano le sveglie. Così iniziò a smontare tutti gli orologi che riuscì a trovare. Prima uno poi l’altro, poi un altro ancora... Quando arrivò a sette, sua madre si rese conto che in casa non c’erano più orologi e le disse di smettere! Grace continuò ad armeggiare con qualunque cosa destasse la sua curiosità. Alla fine, diventò professoressa di matematica e fisica. Durante la Seconda Guerra Mondiale si arruolò in Marina come suo nonno, che era ammiraglio. Fu assegnata a un progetto speciale. – Vieni a conoscere Mark – le dissero. Grace entrò in una stanza, ma, anziché incontrare una persona, fece la conoscenza del primo computer! Si chiamava “Mark I”, occupava l’intera stanza e, siccome era il primo, nessuno sapeva bene come usarlo.
Così Grace cominciò a studiarlo. Lavorò molto, ma grazie ai programmi che scrisse per Mark I e per i suoi successori, le forze armate degli Stati Uniti riuscirono a decifrare i messaggi del nemico durante la guerra. Invecchiando, Grace cercò di andare in pensione più di una volta, ma fu sempre richiamata in servizio, in virtù della sua straordinaria esperienza.
Alla fine divenne ammiraglio, proprio come suo nonno. Per tutta la vita Grace andò a letto molto presto e si svegliò alle cinque del mattino per lavorare ai suoi programmi informatici. Il suo incredibile lavoro ha dimostrato al mondo quello che i computer sono in grado di fare. Grace non smise mai di essere curiosa.
Questi due brani sono tratti dal libro Storie della buonanotte per bambine ribelli di Francesca Cavallo e Elena Favilli, un libro che ha venduto oltre un milione di copie in tutto il mondo.
Francesca Cavallo è scrittrice e regista teatrale. Elena Favilli è scrittrice e giornalista professionista.
Quanto ti ha emozionato questo racconto? Colora.
• Storie della buonanotte per bambine ribelli 2
• Io sono una bambina ribelle
• Timbuktu, la prima rivista iPad per bambini.
Hanno scritto inoltre:Il RACCONTO BIOGRAFICO è un testo in cui l’autore ha lo scopo di far conoscere una persona famosa, così ne ricostruisce e racconta la vita. Se l’autore racconta in prima persona le vicende della propria vita, allora il testo diventa un RACCONTO AUTOBIOGRAFICO.
M. Hack, Nove vite come i gatti, Rizzoli BUR
Quando il mio babbo mi portava a giocare ai giardini pubblici io mi divertivo come una matta: mi arrampicavo sugli alberi e cascando mi sbucciavo come una pera.
Gli altri bambini erano tenuti a guinzaglio da genitori che non facevano altro che strillare: «Non fare questo! Non fare quello! Non correre! Non bere! Guarda come sei sudato!».
Il babbo invece non mi diceva nulla, mi lasciava completamente libera. Eppure, non ero mica un angioletto. Anzi, devo essere stata davvero insopportabile. Facevo talmente tante bizze che una volta i vicini vennero a controllare che non mi stessero maltrattando.
Soprattutto, quando diventai più grandicella, cominciai a litigare con i miei genitori per affermare ancora di più la mia indipendenza. Per esempio, a undici anni mi impuntai perché non volevo essere più accompagnata a scuola. Da quel punto di vista il babbo era davvero iperprotettivo. Lui lo faceva per il mio bene, per la mia sicurezza. Mi ricordo una scena in particolare. Avrò avuto tre o quattro anni e mi trovavo in viale Volta, all’inizio della salita che porta a Fiesole. Stavo giocando per strada e qualcuno mi si avvicinò per darmi una caramella. Probabilmente il poveretto era del tutto in buona fede, ma il babbo scattò come una tigre e mi trascinò via. Questa immagine non la scorderò mai, sembrava in tutto e per tutto la reazione di una belva quando le toccano i cuccioli.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
Margherita Hack
il padre di Margherita, altri bambini, uno sconosciuto
il personaggio principale è l’autore che racconta in prima persona la propria vita
familiari, amici, colleghi, persone incontrate per caso...
PERSONAGGI
Un personaggio famoso per il suo talento o per il coraggio delle sue azioni e le persone che ha incontrato durante la vita.
TEMPO
I fatti si collocano in momenti precisi del passato del protagonista.
da bambina a tre, quattro anni, a undici anni
LUOGHI
Reali, nei quali ha vissuto il protagonista.
ai giardini, per strada
FATTI
Episodi significativi accaduti nel corso della vita dell’autore/protagonista, narrati in prima persona e arricchiti dai ricordi, dalle emozioni e sensazioni da lui provate.
momenti trascorsi da Margherita con il padre durante l’infanzia, primi litigi con i genitori per l’indipendenza da ragazzina, si fissano dei ricordi “questa immagine non la scorderò mai più”
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi domande sugli elementi del racconto autobiografico; chi deve risponde copre la sua mappa.
A. Surget, A. Marnat, L’isola degli squali, Giunti Junior
Vincent van Gogh nacque il 30 marzo 1853 a Zundert, in Olanda.
La sua pittura è famosa come diretta espressione dei suoi stati d’animo: nei momenti sereni i suoi quadri hanno colori caldi, in quelli infelici le tinte sono fredde e cupe.
Nel periodo di Arles, nel Sud della Francia, dove visse fra il 1888 e il 1889, Van Gogh descriveva ambienti comuni, come la propria camera da letto, con un uso molto personale del colore, con il quale esprimeva la propria serenità.
Nell’opera “La camera di Vincent ad Arles”, l’artista accosta con sapienza i tre colori fondamentali con i loro
complementari: il rosso e il verde, il giallo e il viola, il blu e l’arancione; il bianco e il nero appaiono invece nello specchio sulla parete. Per dipingere
“La notte stellata sul Rodano”, van Gogh usava il cavalletto che zavorrava ogni qual volta il forte vento avrebbe potuto abbatterlo. Per dipingere di notte escogitò
la strana soluzione di montare sul cappello una pericolosa serie di candele.
Van Gogh morì a Auvers-sur-Oise
nel 1890, a soli 37 anni.
Rispondete con una x.
Chi è van Gogh?
Un poeta.
Un pittore.
Un uomo qualunque.
Che cosa sapete di lui dopo
aver letto il testo?
Che cosa diceva van Gogh.
Che cosa fece nella sua vita.
Come dipingeva.
Sottolineate nel testo con i colori corrispondenti:
le date
i nomi dei luoghi
i nomi dei quadri
Scegliete la frase con cui siete d’accordo.
Questo testo è una biografia perché un autore racconta la vita di un artista famoso.
Questo testo è un’autobiografia perché un pittore famoso racconta di se stesso.
F. Albertazzi, Charlot. Il passo del pendolo, Raffaello Ragazzi
Sai che c’è un piccolo mistero attorno alla nascita di Charles Chaplin?
Secondo la biografia ufficiale Chaplin nasce il 16 aprile 1889 nel sobborgo di Wallworth, a Londra. Tuttavia non esiste alcun documento che lo certifichi e spesso sono state indicate località e date di nascita diverse.
Lui stesso si divertiva a confondere le acque: una volta dichiarò perfino di essere nato a Fontainbleau, in quella che fu la residenza di tanti re di Francia!
Chaplin è un bambino prodigio. A soli cinque anni sale sul palco dell’Adershot Canteen, un locale di Londra. Lo spettacolo sta per avere inizio, ma la madre di Chaplin ha un improvviso calo di voce e non può andare in scena. Chi la sostituisce? Il piccolo Charles! A soli cinque anni riceve così i primi applausi come cantante.
Chaplin è figlio d’arte, entrambi i genitori sono attori di varietà, uno spettacolo che unisce canto, ballo e recitazione, un po’ come certi videoclip di oggi.
Il papà di Chaplin è cantante e ballerino; la mamma è anche lei una cantante e, quando conosce il futuro marito, aveva già un figlio, Sydney. Indovina che mestiere faceva? L’attore!
I genitori di Chaplin presto si separano e il padre muore quando lui è ancora piccolo. La madre, sempre alle prese con problemi di soldi, affida i due figli a un orfanotrofio per due anni. Le condizioni di miseria in cui Chaplin vive durante l’infanzia sono spesso rappresentate nei suoi film.
Rispondi alle domande.
Chi è il protagonista? Di chi si tratta?
Ci sono altri personaggi? Se sì, quali?
Perché Chaplin è un bambino prodigio?
Perché cresce in un orfanotrofio.
Perché canta a soli 5 anni.
Perché i suoi genitori sono artisti.
Perché rimane orfano di padre.
Perché Chaplin è “figlio d’arte”?
Perché cresce in un orfanotrofio.
Perché canta a soli 5 anni.
Perché i suoi genitori sono artisti.
Perché rimane orfano di padre.
Il cerchio delle emozioni
Sentirsi in difficoltà, a disagio ... Parliamone insieme.
Vai a p. 147
ANALIZZARE
Sottolinea nel testo le indicazioni di tempo e luogo.
Rispondi con una x.
Chi scrive questo testo? Un narratore esterno. La protagonista.
www.focusjunior.it
Dopo essere stata iscritta dal quotidiano Time nella classifica dei 25 teenager più influenti del mondo, l’inarrestabile Greta Thunberg è stata candidata al Premio Nobel per la Pace da tre parlamentari norvegesi, per lo straordinario impegno profuso nel sostenere la causa ambientale.
Nata a Stoccolma il 3 gennaio del 2003, Greta Thunberg è la studentessa svedese che ha dato il via ai Fridays For Future, i venerdì di protesta in cui i ragazzi di tutto il mondo disertano le aule per manifestare contro l’immobilismo dei potenti nell’affrontare il problema del cambiamento climatico.
A 13 anni le fu diagnosticata la Sindrome di Asperger – un disturbo vicino all’autismo che rende difficoltose alcune abilità ma non implica ritardi cognitivi.
Spesso gli Asperger trovano la vita complicata, confusa. Ma questo non la fermò. Il suo attivismo è cominciato quando, dopo essersi informata sulle conseguenze devastanti del global warming, si rese conto che nessuno parlava del problema: “Se l’uomo stesse davvero cambiando il clima, di certo non parleremmo d’altro” pensava Greta. Eppure sembrava che la cosa non interessasse a nessuno. Per questo nel 2018 la ragazzina svedese ha iniziato a esporre il suo cartello con la scritta Skolstrejk för klimatet (“sciopero scolastico per il clima”) davanti al Parlamento svedese.
Era il suo modo per riportare l’attenzione delle autorità sull’imminente disastro. In poco tempo, complice l’efficacia del suo messaggio e la grinta con la quale lo portava avanti, Greta è riuscita a trasformare la sua protesta solitaria in un fenomeno globale!
www.treccani.it
Gianni Rodari nacque il 23 ottobre 1920 a Omegna sul Lago d’Orta dove i genitori si erano trasferiti per lavoro. Gianni era un bambino con una corporatura minuta e un carattere piuttosto schivo. Era molto affezionato al fratello Cesare mentre, a causa della notevole differenza di età, era poco in confidenza con il fratello Mario. Il padre Giuseppe faceva il fornaio e morì di broncopolmonite quando Gianni aveva solo dieci anni. In seguito a questa disgrazia la madre preferì tornare a vivere a Gavirate, il suo paese natale.
Le Il racconto BIOGRAFICO e AUTOBIOGRAFICO
mie
Gianni Rodari è stato uno degli scrittori italiani più fantasiosi e creativi del secolo scorso. Tutte le sue opere sono animate dal gusto per ciò che è creativo e non banale. Le sue prime filastrocche e i primi racconti compaiono sulla pagina domenicale del quotidiano L’Unità, per il quale lavorava
Il suo modo di raccontare la realtà è originale, stravagante, ma soprattutto pieno di fiducia in un mondo migliore.
Gianni Rodari continuò a scrivere per tutta la vita ricevendo importanti riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Più importante di tutti arriva, nel 1970, il prestigiosissimo Premio Andersen, considerato il premio Nobel per la letteratura per l’infanzia.
Alla sua scomparsa - avvenuta nel 1980, all’età di sessant’annilo scrittore Italo Calvino disse:
– Rodari è morto e il mondo si è impoverito.
Osserva i verbi evidenziati nel testo e rispondi con una x.
Qual è la persona di questi verbi?
3a singolare.
1a plurale.
1a singolare.
3a plurale.
Che cosa deduci?
Che il narratore è interno.
Che il narratore è esterno.
Quindi di che tipo di racconto si tratta?
Si tratta di una biografia.
Si tratta di un’autobiografia.
LEGGERE e RIFLETTERE sul testo
Rileggi la frase sottolineata e commentala in classe.
Che cosa significa, secondo te?
Oggi sono cambiate le cose?
Hai mai sentito parlare di “parità di genere”?
Che cosa significa?
C. Carminati, Le 7 arti in 7 donne, Mondadori
– Gaetana!
C’era una sola persona che poteva chiamarmi così. E quando lo faceva non era di buon augurio.
Ho ereditato il nome di mia nonna paterna. A mia mamma non piaceva; quindi tutti mi hanno sempre chiamata Pupa. Quando avevo undici anni e ci siamo trasferiti a Biella, mia mamma ha pensato che quella fosse l’occasione giusta per farmi cambiare nome: città nuova, nome nuovo. E da quel momento sono sempre stata Gae, abbreviazione di Gaetana! Tranne che per mio padre quando era arrabbiato.
– Sono qui papà, sto mettendo a posto i libri. Per me i libri erano una vera passione. Li divoravo. E quando ero nervosa non c’era niente di più rilassante per me che dare un nuovo ordine ai libri sugli scaffali: per autore, per altezza, per colore...
Io e papà ci volevamo bene, ma capitava che facessimo scintille. Dal canto mio ho sempre avuto un grande desiderio di indipendenza. Deve essere per questo che una sera a cena ho avuto il coraggio di iniziare un discorso su un argomento delicato: la scelta della scuola superiore.
– Tenendo conto della tua passione per i libri – stava dicendo mia madre – abbiamo pensato che forse il liceo classico...
Ho interrotto il discorso con un gesto gentile ma risoluto.
Ho già deciso, farò il liceo artistico. Mamma e papà non sono stati subito d’accordo, ma sono riuscita a convincerli. A Biella il liceo artistico non c’era, così sono andata a Firenze. Poi è arrivata la guerra e mi sono trasferita a Torino, in collegio. Non molto tempo dopo il nostro collegio è stato chiuso, quindi sono tornata a casa.
Quando la guerra è finita, un giorno sono tornata a Torino. Volevo rivedere i posti dove avevo vissuto. Volevo tornare a vedere il collegio. Ma quando sono tornata il collegio non c’era più. Al suo posto solo macerie. E in quel momento ho avuto una rivelazione. Dovevo ricostruire. L’idea di costruire e ricostruire edifici mi affascinava. Mi sono iscritta al Politecnico di Milano. Ero curiosa di tutto: i miei occhi soppesavano forme, alla ricerca del giusto equilibrio, dell’armonia. A studiare architettura però non c’erano molte donne. A fare il mestiere dell’architetto ancora meno. In ogni caso io sono andata avanti per la mia strada con curiosità e creatività e al limite qualche risata, quando succedevano scene come queste: suona il telefono, vado a rispondere.
– Buongiorno – dice una voce – Vorrei parlare con l’architetto Aulenti.
– Sono io.
– Mi scusi signora, intendevo dire che vorrei parlare con l’architetto Gae Aulenti. Il signore è in studio?
– Il signore sono io.
– Ah chiedo nuovamente scusa, sembrava la voce di una donna...
– Non si preoccupi, capita spesso.
Chi racconta? Indica con una x se le affermazioni sono vere (V) o false (F).
La protagonista è l’architetto Gae Aulenti. V F
Il narratore coincide con la protagonista. V F
I fatti sono narrati dal papà della protagonista. V F
Gae ha vissuto le esperienze che racconta. V F
Questo testo è un’autobiografia. V F
Indica con una x.
L’espressione “Quando lo faceva non era di buon augurio” significa che chi la chiamava:
era triste. era distante. era arrabbiato. era felice.
L’espressione “Ho interrotto il discorso con un gesto risoluto” vuol dire che:
Gae si era stufata.
Gae aveva già deciso.
Gae cambiò idea.
Gae si arrabbiò.
L’espressione “In quel momento ho avuto una rivelazione” significa che: Gae prova dolore per le conseguenze della guerra.
Gae ha deciso che cosa studierà all’università.
Gae temeva il giudizio del padre. Gae non voleva più mangiare.
LEGGERE e RIFLETTERE sul testo
Rispondi con una x. Secondo te, chi ha scritto questo brano?
Leonardo da Vinci. L’autore del brano fingendosi Leonardo.
Quando è stato scritto?
Al tempo di Leonardo. Ai giorni nostri.
L. Novelli, Leonardo e la penna che disegna il futuro, Editoriale Scienza
Sono Leonardo, figlio di Ser Piero da Vinci, notaio. Sono nato ad Anchiano, un pugno di case vicino a Vinci, il 15 aprile dell’anno 1452.
Sono nato di sabato, alle ventidue e trenta direste voi, che avete al polso l’orologio. “Nella terza ora della notte”, così invece ha scritto nonno Antonio sul suo libro.
Lui annota tutto, è il suo mestiere: quante olive sono state raccolte, quanto olio ne è stato tratto, quanto grano è stato trebbiato... e quando sono nato io.
Sono venuto alla luce in un modesto casolare di campagna di proprietà della famiglia di mio padre.
Mia mamma si chiama Caterina. La ricordo bella e dolce. Ma mio padre non l’ha sposata. Lei è contadina, lui è un nobiluomo, della famiglia più importante di Vinci. In casa i nonni parlano poco di questa storia, anche perché papà Piero ha preso in moglie Albiera, figlia di un notaio di Firenze.
Caterina invece ha sposato un tale di nome
Attaccabrighe, dal quale ha avuto cinque figli: quattro femmine e un maschietto. È andata a vivere in un borgo vicino, in una casetta piccola. Da quando vivo con i nonni l’ho rivista una sola volta. Aveva tanti marmocchi appesi alle sue gonne. Mi ha sorriso, la Caterina.
Mi piace vivere con i nonni: poca scuola e molta libertà. Nonno Antonio mi ha insegnato a leggere. Per scrivere uso la mano sinistra, perché sono mancino.
Vado a caccia per i boschi, da solo o con zio Francesco. Zio Francesco mi racconta favole incredibili sugli animali e sulle piante delle nostre parti.
Talvolta, durante le mie esplorazioni sulle colline attorno a Vinci, raccolgo degli oggetti straordinari: sono conchiglie e resti di strani animaletti marini. – Creature portate qui dal Diluvio universale –dice la nonna.
Ma io non ne sono tanto convinto.
Insomma la mia vita qui scorre serena, ma il paese mi sembra sempre più piccolo. Mi piacerebbe essere un uccello e prendere il volo. Anzi credo che il volo sia nel mio futuro.
Completa con le informazioni ricavate dal testo.
Leonardo è figlio di
Nasce a ....................................... il ........................................
Il padre è un ricco notaio sposato con ................................, la madre è una ........................... e si chiama ........................
Vive con un altro marito e con
Da piccolo Leonardo vive con i .............................................., va a caccia con e ha imparato a scrivere con .............................. ed è ......................................
Rileggi le ultime dieci righe di testo e confrontati con Leonardo: anche a te piace esplorare il luogo in cui vivi? Ti chiedi il perché di ciò che vedi intorno a te? Fai già progetti per il tuo futuro?
www.focus.it/cultura/storia/steve-jobs-chi-era
Se oggi sono il computer e lo smartphone (non più il cane) a essere i migliori amici dell’uomo, se è cambiato il modo in cui ascoltiamo la musica, se il cellulare è diventato un apparecchio tuttofare, molto del merito è suo.
Di un californiano geniale e irascibile, Steve Jobs, l’inventore della Apple, che il 5 ottobre 2011 ci ha lasciato, a soli 56 anni. Era nato infatti a San Francisco, il 24 febbraio 1955.
Il padre era uno studente siriano, Abdulfattah “John” Jandali, che sarebbe diventato in seguito un professore di scienze politiche; la madre biologica era una studentessa universitaria che, temendo di non potergli garantire un futuro dignitoso, lo diede in adozione.
– Voleva che fossi affidato a una coppia di laureati – raccontò Jobs in un discorso. – Quando scoprì che mia madre adottiva non aveva finito il college, e il marito neppure il liceo, si rifiutò di firmare le carte. Finché non le garantirono che sarei andato all’università.
Come stabilito anni prima, nel 1972 Steve Jobs si iscrisse all’università, al Reed College, in Oregon. Ben presto capì che quei corsi non erano poi tanto interessanti, così iniziò ad affidarsi a due consigliere che non lo avrebbero più abbandonato: la curiosità e l’intuizione. Decise di mollare i corsi ufficiali e di seguire solo quelli che gli interessavano. Come quello di calligrafia, dove imparò tutto su scrittura, lettere e caratteri: queste conoscenze sarebbero state alla base, molti anni dopo, delle capacità tipografiche del Macintosh, il primo computer “per tutti” e non solo per smanettoni da laboratorio. Per risparmiare lasciò la camera del dormitorio e si fece ospitare da amici; iniziò a raccogliere bottiglie di Coca-Cola vuote, per restituirle ai venditori e avere in cambio 5 centesimi di cauzione; arrivò perfino a farsi 10 chilometri a piedi per raggiungere il tempio Hare Krishna dove, la domenica, si mangiava gratis.
Secondo l’autore Leander Kahney provò pure una dieta di sole mele, nella speranza che ciò (chissà perché) gli permettesse di non lavarsi. Non funzionò, ma forse quelle mele gli portarono fortuna...
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
PROTAGONISTA
RACCONTO
BIOGRAFICO AUTOBIOGRAFICO Titolo: ................................
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
Rispondi.
Com’è il linguaggio? Serio e complesso. Spontaneo e semplice.
Sottolinea le parole che te lo fanno capire.
Indica la riga in cui si trova l’espressione e scegli con una x il completamento giusto.
Riga : con l’espressione “madre biologica” si indica una donna che: adotta un bambino. nutre un bambino. partorisce un bambino. cresce un bambino.
Riga : con l’espressione “smanettoni da laboratorio” nel testo ci si riferisce a: dei poliziotti. dei tecnici informatici. degli studenti. dei docenti.
Il contenuto
Elenca le date indicate nel testo e gli avvenimenti collegati.
DATA AVVENIMENTO ....................... .................................................................................................................................................................................. ....................... ..................................................................................................................................................................................
Riassumi con una frase...
... righe 5-12: ... righe 18-22: ............................................................................................................................................................................... ... righe 28-33: ... righe 34-37: ..............................................................................................................................................................................
Riflettere sul testo
Con quale delle seguenti affermazioni sei d’accordo? Indicala con una x.
Questo testo è: una biografia perché a raccontare i fatti è un narratore. una biografia perché racconta la vita di un personaggio che ha cambiato il mondo. un’autobiografia perché ci sono le parole di Steve Jobs. una biografia perché i fatti non sono realmente accaduti. un’autobiografia perché Steve Jobs è realmente esistito.
Quali aneddoti sono stati inseriti? Sottolineali e rispondi sul quaderno.
Qual è il loro scopo?
Steve si affidò a due consigliere, quali?
A che cosa si riferisce l’autore scrivendo “Forse quelle mele gli portarono fortuna”?
F. Pellegrini con M. Giunta, Il mio stile libero, Mondadori
Voglio soddisfare quelli più curiosi tra voi descrivendovi la mia giornata tipo.
Ore 7.00 Sveglia. Accendere i motori è la parte più difficile della giornata. Poi mi dico: “Forza Fede, sarai stanca anche durante le gare, reagisci!”. Faccio colazione, accendo la tv e ascolto le notizie dal mondo. Poi preparo la borsa e sono pronta a partire.
Ore 7.45 Arrivo in piscina, agguanto un tappetino e inizio gli esercizi di riscaldamento.
Ore 10.30 Due ore e mezza di riscaldamento, sette/otto chilometri di media... non ci si abitua mai.
Ore 11.30 Dopo una doccia rilassante, rientro a casa, preparo il pranzo: è ora di rimettere carburante nel serbatoio.
Ore 12.30 Finito di mangiare, guardo un po’ la tv, navigo su Internet, oppure metto a posto la casa (sono una maniaca dell’ordine), ma all’improvviso mi arriva la “botta”, come un macigno da 1000 chili sulla testa e non posso fare altro che sdraiarmi sul letto e spengermi.
Ore 15.30 Di nuovo sveglia. La odio, a volte non so nemmeno dove sono, se è mattino o sera.
Ore 16.00 Eccomi in palestra. È arrivato il momento di allenare il cervello e i muscoli.
Ore 17.30 È l’ultima fatica, l’ultimo allenamento in acqua.
Ore 20.00 Sono a casa. Senza alcuna fretta mi preparo la cena, guardo un bel film sdraiata sul divano.
Ore 23.00 Vado a letto, felice di aver vissuto un’altra giornata che mi porta sempre più vicina a raggiungere i miei obbiettivi, contenta di riuscire a coltivare il mio amore per questo sport.
Per questa lettura servono due bambini: uno sarà la sveglia e scandirà, con voce metallica, le ore della giornata; l’altro interpreterà Federica, facendo sentire le emozioni che prova in quel momento: stanchezza, fatica, rilassamento, sonno...
J. K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco, Salani
Tenendo ben stretti i loro acquisti, il signor Weasley in testa, si affrettarono tutti a entrare nel bosco, seguendo il percorso illuminato dalle lanterne. Sentivano i rumori di migliaia di persone che si muovevano attorno a loro, urla e risate, frammenti di canzoni. L’atmosfera di eccitazione febbrile era altamente contagiosa; Harry non riusciva a smettere di sorridere. Camminarono nel bosco per venti minuti, parlando e scherzando a voce alta, finché uscirono all’aperto e si trovarono all’ombra di uno stadio gigantesco. Anche se Harry riuscì a vedere solo una piccola porzione degli immensi muri d’oro che circondavano il campo, si rese conto che dieci cattedrali ci sarebbero state dentro comodamente.
– Ha centomila posti – disse il signor Weasley, intercettando l’aria sbalordita di Harry. – Una task force del Ministero, cinquecento persone, ci ha lavorato per un anno. Incantesimi Respingi-Babbani dappertutto. Tutte le volte che i Babbani ci si avvicinavano, gli venivano in mente certi appuntamenti importanti a cui non potevano mancare e filavano via, benedetti loro – aggiunse con calore, guidandoli verso l’ingresso più vicino, che era già circondato da uno sciame di streghe e maghi urlanti.
– Posti in prima classe! – disse la strega all’ingresso, staccando i biglietti. – Tribuna d’onore! Dritto di sopra, Arthur, più in alto che puoi. Le scale dentro lo stadio erano coperte di tappeti viola. Si arrampicarono col resto della folla, che lentamente si disperdeva nei vari settori. Il gruppo del signor Weasley continuò a salire finché non arrivarono in cima e si ritrovarono in una piccola tribuna posta nel punto più alto dello stadio e sistemata esattamente a metà tra gli anelli d’oro per segnare i goal. C’erano una ventina di poltrone viola e oro disposte su due file, e quando Harry, infilandosi nei posti davanti coi Weasley, guardò verso il basso,
vide una scena che non avrebbe mai potuto immaginare. Centomila maghi e streghe prendevano posto sui sedili che si elevavano a strati sul lungo campo ovale. Tutto era pervaso da una misteriosa luce dorata che sembrava emanare dallo stadio stesso. Da lassù, il campo sembrava liscio come velluto. Alle due estremità del campo c’erano tre cerchi d’oro a quindici metri di altezza; proprio di fronte a loro, quasi al livello dello sguardo di Harry, c’era un tabellone gigantesco. Una grafia d’oro continuava a sfrecciare su di esso come se la mano di un gigante invisibile lo scarabocchiasse e poi cancellasse tutto; guardandolo, Harry vide che sparava messaggi pubblicitari per tutto il campo.
BLUEBOTTLE: UNA SCOPA PER TUTTA LA FAMIGLIA.
SICURA, AFFIDABILE, CON ALLARME ANTIFURTO
INCORPORATO... SOLVENTE MAGICO DI NONNA
ACETOSELLA PER OGNI TIPO DI SPORCIZIA: VIA LA MACCHIA, VIA IL DOLORE! ABBIGLIAMENTO PER MAGHI
STRATCHY & SONS: LONDRA, PARIGI, HOGSMEADE...
Questo brano è tratto da Harry Potter e il calice di fuoco, quarto di sette episodi che hanno come protagonista il giovane Harry Potter, scritti da J. K. Rowling e ambientati nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
I volumi sono:
• Harry Potter e la pietra filosofale
• Harry Potter e la camera dei segreti
• Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
• Harry Potter e il calice di fuoco
• Harry Potter e l’Ordine della Fenice
• Harry Potter e il principe mezzosangue
• Harry Potter e i Doni della Morte
Il RACCONTO FANTASY vuole appassionare il lettore trascinandolo in vicende incredibili che si svolgono in un mondo immaginario e senza confini, dove le forze del Bene lottano contro le forze del Male per annullarle.
Nickolai si ritrovò immerso nell’oscurità. Era un luogo freddo e umido. A parte un lento gocciolio regolare, regnava un silenzio di tomba. Un lampo di luce annunciò la comparsa di Elvina: la piccola fata iniziò a svolazzargli davanti, illuminando l’ambiente. Nickolai scorse davanti a sé una lunga galleria
All’improvviso si accorse di avere qualcosa in tasca. Era un talismano. Lo esaminò con attenzione: era una figura umana, con una mostruosa faccia verde, terribili occhi scuri e un ghigno raccapricciante. Ma dove l’aveva già vista? Di colpo se ne ricordò. Era la stessa, orribile immagine che gli era apparsa il giorno della processione, la prima volta che aveva visto la Regina Magda. Nickolai sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Quella era la vera natura di Magda: dietro il viso dolce e ammaliante si nascondeva una creatura mostruosa.
A un tratto Elvina si infilò nella galleria, invitandolo a seguirla. Era un vero e proprio labirinto sotterraneo, completamente ghiacciato, che sembrava estendersi all’infinito sotto la città. Nickolai era solo, intrappolato in quel luogo inospitale, e lo assalì una profonda disperazione: – Ma come faccio a uscire da qui e a fermare la mostruosa Regina?
Elvina cominciò a indicare con insistenza un punto del soffitto. Era giunto il momento per Nickolai di mettere alla prova i suoi poteri per tentare di aprire uno squarcio nella roccia. A poco a poco Nickolai cominciò a sentire una forza impetuosa salire dal centro della Terra e avvolgerlo come una corrente oceanica. L’energia fluì lentamente dentro di lui.
Nickolai si concentrò con tutto se stesso e la indirizzò verso il punto che Elvina gli stava indicando. Pochi istanti dopo nel soffitto di roccia si aprì un varco.
L. D. Raby, L’Elfo del Nord, Piemme JuniorAnalizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
Nickolai
PROTAGONISTA
coraggioso, dotato di poteri, predestinato dal fato
la Regina Magda
ANTAGONISTA
mette in atto strategie per ostacolare il protagonista
Elvina
AIUTANTE
aiuta il protagonista, può essere un oggetto magico
PERSONAGGI
Creature fantastiche: maghi, elfi, troll, unicorni, demoni, ma anche personaggi realistici.
Imprecisato, un’epoca remota.
RACCONTO FANTASY
Magici e fantastici, mondi immaginari.
imprecisato labirinto sotterraneo e ghiacciato
FATTI
Straordinari: missioni da compiere, popoli o regni da salvare dai malvagi.
il protagonista si appresta a una missione il protagonista affronta una o più prove grazie ai suoi poteri o a un aiutante
Nickolai si ritrova in una galleria oscura scopre di avere un talismano, segue la fata e mette alla prova il suo potere
porta a termine la missione
apre un varco nella roccia per uscire
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del racconto fantasy; chi deve rispondere copre la sua mappa.
B. Coville, Nella terra degli Unicorni, Piemme Junior
Diana aprì gli occhi. Si sentiva confusa e avvertiva un lieve calore al petto. Osservandosi, scoprì che la sua maglietta presentava un piccolo buco, proprio vicino al cuore e sulla pelle c’era un minuscolo segno a forma di stella. L’unicorno posò gentilmente il suo lungo corno sulla spalla della ragazzina. Poi disse:
– Ti ho fatto quel segno, ma tu non devi avere paura. In realtà l’animale non emise alcun suono, le aveva parlato con il pensiero e il significato del messaggio le giunse in una strana combinazione di immagini, di suoni, di sensazioni e persino di odori.
– Non voglio farti alcun male – aggiunse.
– Se parli a voce alta – proseguì l’unicorno – non posso capirti. Basterà che formuli un pensiero e che me lo invii mentalmente. Ma prima devi stabilire un contatto. Diana posò cautamente una mano sul corno appoggiato alla sua spalla.
– Sei nella tana del Dimbolthum, l’uomo orso. E la tana si trova nella Terra degli Unicorni – proseguì lui. Poi dopo una pausa domandò:
– Mi chiamo Lampo d’Argento. E tu?
– Diana.
– Che cosa ti ha portato fin qui, Diana? Sono pochi gli umani che riescono ad attraversare il confine di Luster.
Rispondete con una x.
Di quale animale si parla nel racconto?
Un cavallo.
Un pony.
Un unicorno.
Esiste nella realtà?
Sì. No. Non so.
Sapreste indicare sulla cartina geografica la Terra degli Unicorni? No, non è possibile. Sì, è possibile.
Secondo voi, questo racconto è: fantasy. reale. non so.
Da che cosa l’avete capito?
Dal personaggio dell’unicorno. Dal personaggio di Diana.
G. Stilton, L’anello di luce, Piemme Junior
Il gruppo di orchi si stava dirigendo verso il margine del Bosco degli Incubi. Era il luogo più terrificante che Favilla avesse mai visto: lì il Male sembrava farsi più denso e acquistare una consistenza quasi fisica. Favilla e il mago non erano riusciti a scoprire nulla su Ombroso: la giovane del popolo dei Nani Grigi tremava al pensiero dell’amico rimasto solo oltre lo Specchio creato da Stellarius.
Dall’altra parte dello Specchio, Ombroso, sul dorso di Codamozza, sorvolava le terre e i mari del Regno della Fantasia.
Il drago blu batteva le enormi ali, librandosi sulla superficie del mare. Era tutto il giorno e tutta la notte che volavano ad alta quota. Il ghiaccio si stava incrostando sulle mani e sugli abiti di Ombroso. Anche il corpo di Codamozza era ricoperto di sottili aghi di ghiaccio, ma a lui pareva non importare.
In quel momento a Ombroso tornò in mente la profezia che lo aveva portato fin lì: “Solo l’Arco, l’Oca, il Drago e la Spada vinceranno un giorno l’oscura masnada”. Ombroso strinse la spada e appoggiò una mano sul dorso di Codamozza. Doveva trovare l’Arco e l’Oca.
I quattro elementi dovevano essere nuovamente riuniti. Soltanto allora avrebbero potuto sconfiggere le streghe. E spettava a lui riunirli. Anche se ancora non sapeva come fare.
Rispondi a voce.
In che tempo si svolge il racconto?
Riesci a capirlo?
In che luogo si trova Favilla?
E Ombroso?
LEGGERE e COMPRENDERE il contenuto
Rispondi sul quaderno: le informazioni sono nascoste.
Come si chiama la giovane del popolo dei Nani Grigi?
Chi è Codamozza?
Chi doveva sconfiggere Ombroso?
Nel testo è presente un flashback: sottolinealo.
Rispondi con una x.
Un raduno è:
un posto dove le persone si incontrano. una riunione di più persone nello stesso luogo. un posto magico dove si incontrano i maghi.
Il banditore è:
chi legge ad alta voce il contenuto di un bando. chi porta la bandiera. chi non rispetta la legge.
Individua gli aggettivi nel brano poi scrivi, per ciascuno, il contrario.
burbero
malvagio
puzzolente
armonioso
malefico
Che cos’ha di strano questa affermazione?
Rispondi.
Alla chiamata è necessario esclamare: “presente!” se si è presenti e “assente!” se si è assenti.
Il 36 agosto di ogni anno nella contea di Heregon si tiene un raduno molto importante, quello dei personaggi che popolano i racconti fantasy. Per essere certi che non manchi nessuno, il banditore, all’inizio della cerimonia, legge una lunga lista dove sono elencati i nomi e le caratteristiche di ogni partecipante.
Alla chiamata è necessario esclamare: “presente!” se si è presenti e “assente!” se si è assenti.
Un corno scandisce il tempo tra un nome e l’altro. Ecco l’elenco con il numero dei partecipanti attesi e le loro caratteristiche.
Hobbit 247: simili agli umani, ma molto più piccoli di statura (da 90 a 120 centimetri), con grossi piedi ricoperti da una folta peluria, non indossano calzature. Non portano barba, salvo folte basette. I capelli variano dal bruno al nero, raramente biondo.
Gnomi 702: piccoli esseri vecchi, barbuti e burberi. Vivono sottoterra e custodiscono tesori.
Troll 187: creature generalmente malvagie. Appaiono come uomini innocui. Possono avere un aspetto orripilante (anche con due teste). Si trasformano in pietre quando sono colpiti dalla luce del sole. Si muovono di notte o nelle fitte foreste. Molto puzzolenti.
Elfi 304: simili agli umani, alti, magri, forti, velocissimi. Volto pulito, sereno, orecchie leggermente a punta. Vista acutissima, udito molto sensibile. Non hanno barba, capelli biondi o argentei, occhi brillanti, leggono nei pensieri delle persone. Hanno voce splendida e chiara. Sono intelligenti e armoniosi, hanno grande rispetto per la natura. Hanno conoscenze di magia.
Unicorni o liocorni 24: cavalli bianchi dotati di poteri magici, con un unico lungo corno avvolto a torciglione sulla fronte.
Draghi 15: somiglianti a rettili. Possono avere grandi ali, due zampe o quattro zampe. Possono essere ricoperti da piume o avere più di una testa. Possono essere malefici o portare fortuna.
Orchi 49: mostri giganteschi dalle forme umane, crudeli e divoratori di bambini e/o adulti.
Al termine della lettura, verificate le presenze, possono iniziare i festeggiamenti.
Leggi con attenzione la descrizione dei personaggi, poi verifica se l’illustratore è stato attento e segna gli eventuali errori. Infine disegna tu il drago seguendo le indicazioni e rispondi.
Le mie OPINIONI
Che cosa pensi del testo fantasy? È un genere che ti piace? Che cosa pensano i tuoi compagni? Confrontate i vostri punti di vista.
J. R. R. Tolkien, Lo hobbit, Adelphi
Bilbo sbatté gli occhi e improvvisamente vide gli orchi: orchi armati da capo a piedi con le spade sguainate che sedevano proprio sulla soglia, sorvegliavano con gli occhi bene aperti la porta e il passaggio che portava a essa.
Lo videro prima ancora che lui vedesse loro. Con urla di gioia si precipitarono su di lui. Bilbo, dimenticando perfino di sfoderare la spada, si ficcò una mano in tasca. L’anello c’era ancora, e gli si infilò al dito. Gli orchi si fermarono di botto. Non c’era più traccia di lui.
Era svanito.
– Dov’è? – gridarono.
– Risalite il passaggio! – strillarono alcuni.
– Di qui! – uno gridò. – Di là! – urlarono gli altri.
– Attenti alla porta! – latrò il capitano.
I fischietti fischiarono, le armature cozzarono, le spade suonarono, gli orchi corsero di qua e di là, cadendo l’uno contro l’altro e infuriandosi: ci fu un terribile clamore, scompiglio e tumulto
Bilbo era spaventato da morire, ma ebbe il buon senso di strisciare dietro una grossa botte, in modo da togliersi di mezzo ed evitare che lo urtassero, lo calpestassero a morte o lo catturassero al tatto.
“Devo arrivare alla porta!” continuava a ripetersi, ma passò un bel po’ di tempo prima che si azzardasse a tentare.
Allora fu come un orribile gioco a mosca cieca. Il posto era pieno di orchi che correvano tutt’intorno, e il povero hobbit si scansò di qua e di là, venne colpito da un orco che non riuscì a capire contro che cosa avesse urtato, sgattaiolò a quattro zampe, scivolò appena in tempo tra le gambe del capitano, si alzò e corse alla porta. Un orco l’aveva quasi chiusa, ma un po’ di spazio restava ancora. Bilbo si sforzò ma non riuscì a muoverla. Cercò di infilarsi attraverso la fessura. Pigiò, pigiò e rimase incastrato! Era una cosa tremenda. I bottoni gli si erano impigliati tra lo spigolo e lo stipite della porta. Poteva guardare fuori all’aperto: c’erano pochi gradini che correvano giù in una stretta valle tra le alte montagne; il sole uscì da dietro una nuvola e brillò luminoso sulla parte esterna della porta, ma egli non riusciva a passare.
LESSICO
Le parole clamore, scompiglio e tumulto sono sinonimi.
Trova almeno 3 termini che rappresentano il loro contrario.
A un tratto all’interno, un orco gridò:
C’è un’ombra vicino alla porta! C’è qualcuno fuori!
A Bilbo balzò il cuore in gola. Dette uno strattone terribile: i bottoni schizzarono in tutte le direzioni. Era riuscito a passare. Strappando giacca e panciotto, balzò giù per i gradini come una capra. Naturalmente gli orchi si affrettarono a corrergli dietro, urlando, aizzandosi e dandogli la caccia attraverso gli alberi. Ma essi non amano il sole, che rende molli le gambe e fa girar la testa. Non riuscirono a trovare Bilbo, che con l’anello al dito sgusciava dentro e fuori l’ombra degli alberi, correndo veloce e silenzioso, così, ben presto tornarono indietro a sorvegliare la porta brontolando e imprecando. Bilbo ce l’aveva fatta.
Perché la sequenza n. 5 comincia con “Allora fu come un orribile gioco a mosca cieca”?
Gli orchi sono dei furboni.
Gli orchi colpiscono alla cieca.
Gli orchi hanno voglia di giocare.
Il piccolo hobbit non vedeva più.
Quali azioni a catena compie il povero hobbit? Elencale e rispondi.
Si scansò, ................................................................................... ................................................................................... ................................................................................... ...................................................................................
La maggior parte dei verbi sono tutti: all’imperfetto.
al passato remoto.
al trapassato remoto.
Ogni sequenza racchiude un fatto importante. Completa la tabella.
M. Ende, La storia infinita, Longanesi
Cairone era un centauro. Aveva le sembianze umane fino alla vita e il resto del corpo era quello di un cavallo. Era un cosiddetto “centauro nero”. Era venuto da terre lontane del profondo sud. Per cui la sua parte umana aveva il colore dell’ebano, solo i capelli e la barba erano bianchissimi e crespi, mentre la parte equina era zebrata. Portava uno strano cappello di giunchi intrecciati e al collo aveva, appeso a una catena, un grande amuleto d’oro sul quale si vedevano due serpenti, uno chiaro e uno scuro, che si mordevano la coda a vicenda.
Nel Regno di Fantàsia chiunque conosceva il significato di quel medaglione; era il segno distintivo di colui che agiva per incarico dell’Infanta Imperatrice. Si diceva che esso conferisse a colui che lo portava forze misteriose.
Tutti conoscevano il suo nome: Auryn. Ma molti non osavano nemmeno pronunciare quel nome: lo chiamavano il Pantakel o semplicemente il gioiello o, ancora più semplicemente, lo Splendore.
Cairone scalpitò per qualche istante, poi disse:
– Amici, non meravigliatevi troppo. Io porto Auryn solo per breve tempo. Ben presto cederò lo Splendore a uno ben più degno di me.
Nella sala si era diffuso un grande silenzio.
– Noi tutti ci troviamo qui, impotenti di fronte alla malattia dell’Infanta Imperatrice. L’unica cosa che sappiamo è che la distruzione di Fantàsia si sta verificando contemporaneamente a questa malattia. Di più non sappiamo. È mia ultima e unica speranza che in qualche parte di questo sconfinato reame esista un esploratore che non arretri di fronte ai pericoli, che sia in grado di allontanare sforzo e fatica, in breve, un eroe.
E l’Infanta Imperatrice mi ha confidato il nome di questo eroe, al quale essa affida la sua sorte e quella di tutti noi: questo eroe si chiama Atreiu e abita nel mare erboso; a lui io porterò Auryn...
E a quelle parole il vecchio centauro uscì dalla sala scalpitando con fragore.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
AIUTANTE
PERSONAGGI
Titolo: ................................
FATTI
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
Rispondi con una x.
Come sono i personaggi?
Fantastici e coraggiosi.
Realistici e pieni di iniziativa.
Fantastici e scoraggiati.
Come sono i luoghi in cui si svolge il racconto?
Realistici.
Fantastici.
Indica il significato delle seguenti parole.
Sembianza (riga 1): somiglianza. sensibilità. aspetto esteriore.
Scalpitare (riga 19): battere le mani. battere gli zoccoli. battere i piedi.
Sconfinato (riga 28): senza paura. senza significato. senza confini.
Il contenuto
L’oggetto magico ha tre nomi differenti: quali?
1. 2.
Cerchia nel testo la descrizione del centauro e completala.
3.
Era come un ........................................... fino alla vita e il resto del corpo era quello di un Era un cosiddetto “ ” per cui la sua parte umana aveva il colore ............................................, solo i capelli e la erano bianchissimi e , mentre la parte equina era .......................................
Qual è lo scopo della missione di Cairone?
Trovare l’Auryn. Salvare Fantàsia.
Quale missione deve compiere Atreiu?
Trovare l’Auryn. Salvare Fantàsia.
Trovare un eroe.
Trovare un eroe. Sposare l’Infanta Imperatrice.
Sposare l’Infanta Imperatrice.
Si possono ricavare queste informazioni dal testo? Indica con la x.
Com’è fatto un “centauro”. Sì. No.
Qual è la malattia dell’Imperatrice. Sì. No.
Il significato del medaglione. Sì. No.
Il nome dell’eroe. Sì. No.
A chi sarà ceduto il medaglione. Sì. No.
Com’è il regno di Fantàsia. Sì. No.
Come si chiamano le informazioni già presenti nel testo? Implicite. Esplicite.
Sull’orlo della piccola conca, dalla parte opposta del colle, sentirono, piuttosto che vederla, un’ombra che si ergeva, o forse più di una. Scrutando le tenebre, le forme parvero ingigantirsi e presto non ebbero più alcun dubbio: tre o quattro alte figure erano in piedi lì sul pendìo e li guardavano. Erano talmente nere che sembravano buchi neri nell’ombra scura che li circondava. Frodo credette di sentire una specie di sibilo e un brivido gelido gli attraversò la schiena. Le forme avanzarono lentamente.
Il panico si impadronì di Pipino e Merry, che si gettarono per terra. Sam si avvicinò a Frodo. Questi non era meno terrorizzato dei suoi compagni; ma il suo spavento fu improvvisamente come inghiottito dalla forte tentazione di infilarsi l’Anello. Non riusciva a pensare ad altro. Non era la speranza della fuga, ma semplicemente il bisogno di prendere l’anello e metterselo al dito. Era muto e paralizzato. Sentiva che Sam lo stava guardando, come se sapesse che il suo padrone era in grave turbamento, ma non riusciva a voltarsi verso di lui. Chiuse gli occhi e lottò qualche minuto con se stesso; ma ogni resistenza fu vana, ed egli cedette, tirando fuori la catenella e infilando l’anello.
Immediatamente le forme diventarono chiarissime, benché tutto il resto rimanesse tenebroso e scuro. Egli riusciva a vedere al di sotto dei manti neri; delle cinque alte figure, due erano in piedi sull’orlo della conca e tre stavano avanzando. Nei loro visi bianchi fiammeggiavano occhi penetranti e spietati; sotto le cappe portavano un abito lungo e grigio, e sui capelli un elmo d’argento; le loro mani scarne stringevano spade d’acciaio.
Il loro sguardo cadeva su di lui ed essi si precipitarono mentre, disperato, egli sfoderava la propria spada che pareva rossa e incandescente come un tizzone.
Due delle figure s’arrestarono. La terza era più alta delle altre: i capelli lunghi luccicavano e sull’elmo era posta una corona. In una mano stringeva una lunga spada, nell’altra il coltello; sia la mano che il coltello ardevano con una pallida luce; fece un balzo in avanti e si lanciò su Frodo.
Scegli con l’insegnante una musica di sottofondo che crei suspense. Tu sarai il narratore. Sam e Frodo e le tre forme saranno interpretate dai tuoi compagni mentre tu, leggendo, farai sentire la tensione che c’è in quell’incontro inquietante.
Questo brano è tratto dal libro Alieni in vacanza di Clete Barrett Smith. Da ragazzino si inventava tantissime storie su avventure che gli potevano accadere mentre era da solo nel bosco. Ha studiato e ha svolto diversi lavori, tra cui l’insegnante, poi ha iniziato a scrivere le sue storie.
Dello stesso autore:
• Alieni in missione per conquistare il mondo
Il RACCONTO DI FANTASCIENZA si chiama così perché unisce “fantasia” e “scienza”. Ha lo scopo di proiettare il lettore nel futuro, verso mondi lontani e irraggiungibili, dove vivono altre forme di vita con cui combattere o fare amicizia.
P. Brown, Il robot selvatico, Salani
L’aeronave veniva avvicinandosi da sud. Era un elegante lucido triangolo con un’unica scura finestra aperta sul davanti. Da lì tre robot identici guardavano fuori. I robot assomigliavano a Roz, ma erano più grandi e più massicci e più lucidi. La scritta RECU era impressa su ciascuno di loro.
I RECU volarono in cerchio sull’isola a bassa quota per poi abbassarsi su un piccolo prato ai piedi della montagna. Un portello si aprì e uscirono tre RECU. Fecero alcuni lunghi passi nel prato e poi si fermarono. Una strana figura era apparsa sul limite della foresta.
I RECU si volsero a fronteggiarla. Poi la strana figura prese a muoversi. Era sporca e impolverata. Farfalle svolazzavano attorno ai fiori che germogliavano dal corpo. Uno dei suoi piedi era fatto di legno. E poi la creatura parlò.
– Salve, il mio nome è Roz.
– Salve, unità Rozzum 7134 – risposero in coro. – Siamo qui per recuperare tutte le unità Rozzum. Devi venire con noi.
– Da dove venite? Dove volete portarmi?
Ci fu un breve silenzio, mentre RECU 1 ricalcolava le sue prossime risposte.
– Un anno fa un cargo che trasportava alcune unità Rozzum è affondato nell’oceano per un uragano. Siamo venuti qui per recuperarti. Unità Rozzum 7134, sei di proprietà delle industrie TecLab. Noi ti restituiremo alla fabbrica che ti assegnerà a un luogo di lavoro. Ora vieni con noi.
– Ma io vivo qui! – obiettò Roz. – Qui ci sono i miei amici!
– Ciò è inopportuno. Unità Rozzum 7134, qualsiasi ulteriore resistenza sarà prova di difetto e noi ti disattiveremo.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
Roz i RECU
coraggioso, spesso ha una missione: difendere la Terra, esplorare lo spazio, evitare una catastrofe...
completano il mondo del protagonista; sono abitanti di mondi da esplorare, scienziati, strane creature, robot...
Realistici (esseri umani): scienziati, astronauti, bambini... Fantastici (creature immaginarie): robot, alieni, extraterrestri...
TEMPO
Il tempo può essere ben determinato (anche con date); spesso le vicende avvengono nel futuro.
RACCONTO DI FANTASCIENZA
LUOGHI
Pianeti sconosciuti, galassie inesplorate, universi paralleli o ambienti terrestri visitati dagli alieni.
un anno imprecisato un’isola
Non reali ma, a volte, realistici; riguardano l’esplorazione dello spazio, invasioni di alieni, avventure su altri pianeti o sulla Terra.
i RECU atterrano sull’isola Roz incontra i RECU i RECU vogliono riportare Roz sul loro pianeta
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi domande sugli elementi del racconto di fantascienza, chi deve rispondere copre la sua mappa.
F. Brown, Il vagabondo dello spazio, Urania Mondadori
Tutti sono spaventati ma c’è qualcuno che non ha paura...
– Non capisco perché ti preoccupi tanto – disse la signora Macy alla sorella. – Finora non ci hanno fatto niente, no? Altrove, in tutte le città, regnava il panico. Ma non nel suo giardino.
Con calma, serenamente, ella alzò gli occhi e guardò gli invasori, mostruose sagome alte più di mille metri. Erano sbarcati una settimana prima da un’astronave lunga almeno cento chilometri. Erano usciti in lunga fila – almeno in mille – e ora se ne andavano in giro per tutta la Terra, ma non avevano toccato nulla, non avevano fatto male a nessuno. Non erano abbastanza densi per rappresentare un pericolo. Quando uno di loro ti calpestava o calpestava la casa in cui ti trovavi, tutto si oscurava finché non avesse spostato il piede: ma tutto finiva lì. Non avevano mostrato alcun interesse per gli esseri umani e ogni tentativo di comunicare con loro s’era dimostrato vano.
– Questa è la prova che non vogliono farci male, non trovi? –insistette la signorina Macy.
– Speriamo bene, Amanda – replicò la sorella. – Ma guarda cosa stanno facendo adesso.
Il cielo, fino a poco prima d’un azzurro terso, ora s’andava annebbiando. Due invasori tenevano un oggetto cilindrico da cui spruzzavano grandi nubi di una sostanza vaporosa che scendeva lentamente sulla Terra.
– Fanno delle nuvole. Forse è il loro modo di divertirsi – disse la signorina Macy.
E tornò al suo lavoro.
Indicate con una x i completamenti giusti.
La signorina Macy e sua sorella sono: robot. umani. extraterrestri.
Gli invasori sono: robot. umani. extraterrestri.
Gli invasori sono sbarcati da: un’astronave. una nave. una scialuppa.
Eravamo sul pianeta Smoo già da qualche giorno. Spuckler camminava in testa alla fila e il signor Beeba lo seguiva avanzando con fatica. A giudicare dalla pendenza della strada, eravamo sicuramente diretti verso la montagna. A un tratto il signor Beeba urlò:
– Spuckler! Guarda a destra! Quelle non sono le sentinelle Turg?
– Sentinelle Turg? – domandai io.
– Sì, Akiko. Si tratta di robot generici – mi rispose Spuckler. – Si possono programmare per qualsiasi funzione.
All’improvviso sentimmo un fortissimo rumore metallico. Da dietro un grosso macigno, un enorme robot grigio saltò fuori e arrivò in mezzo alla strada, a una quindicina di metri da noi.
– Santo cielo! – strillò il signor Beeba. – Un Turg! Era alto una decina di metri, aveva due gambe enormi e sei sottili braccia meccaniche che gli penzolavano dal corpo. Si sporse in avanti e alzò un braccio snodabile che terminava con una pistola laser fumante. Si sentì un clic veloce, segno che si stava nuovamente preparando a fare fuoco. Spuckler si chinò di lato, raccolse un sasso e lo scagliò contro il robot, schivando per un pelo un secondo lampo di luce gialla che gli sfrecciava accanto.
Boing! All’improvviso si sentì un gemito terrificante. Il robot gigante fece un colossale salto in aria, colto da un fremito che lo fece oscillare paurosamente di qua e di là, dopo di che si arrestò di colpo con uno stridìo. Un paio di secondi più tardi, le sue sei braccia si contorsero e ricaddero penzoloni con un sommesso cigolìo che si disperse nella brezza gelida.
Un compito di realtà
Una spedizione di scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica ha bisogno di te...
Vai a p. 82 di MI METTO ALLA PROVA
ANALIZZARE
Rispondi e completa. Dove si svolge la vicenda? ..................................................................
Hai indicazioni circa il tempo in cui si svolgono i fatti? Sì. No.
I personaggi sono: tutti realistici. tutti fantastici. alcuni realistici altri fantastici.
ANALIZZARE Il racconto di FANTASCIENZA
Rispondi.
In questo brano compare un personaggio tipico dei racconti di fantascienza: chi è?
come si chiama? .............................. com’è fatto? ......................................
Disegnalo su un foglio, poi confrontalo con i disegni dei tuoi compagni.
Indica il completamento giusto. Gli altri personaggi del racconto sono:
Ma lo aveva fatto. Aveva fatto muovere la torcia solo con il pensiero e uno stupido gesto della mano. In un modo o nell’altro era vero. Mio fratello aveva sul serio un superpotere!
Telecinesi, per chiamarlo con il suo nome ufficiale.
– Come è successo?
Fissando un punto indistinto sul muro alle mie spalle, Zack iniziò a raccontare gli incredibili (e incredibilmente recenti) fatti.
– Non appena sei andato via, ho sentito questo rombo in lontananza, così ho guardato fuori dalla casa sull’albero. C’erano delle luci, in cielo, e ho pensato che potesse essere una pioggia di meteoriti. Poi mi sono reso conto che il rumore veniva da questa parte... velocissimo. Il cielo era pieno di centinaia di scie bianche splendenti. Ma, proprio quando stavano per colpirmi, all’improvviso hanno fatto una gran frenata. E a quel punto ho visto che non si trattava di una pioggia di meteoriti...
Si fermò a prendere un lungo respiro, prima di sussurrare: – Era un veicolo spaziale transdimensionale. Era un grande apparecchio ovale blu, sospeso a mezz’aria, proprio qui fuori. – Allungò un dito tremante a indicare. – Mentre lo osservavo, sul fianco del veicolo, con un rumore simile a un blup-whoosh, si è aperta una porta scorrevole e se ne è uscita una figura splendente sopra un raggio di luce. Indossava un abito viola lucido, un mantello con il collo dorato rialzato e stivali, dorati anch’essi. Sul petto gli pulsavano come cuori tre stelle d’oro. Aveva un cranio macrocefalo, completamente pelato, e una barbetta sottile che si accarezzava mentre parlava. Mi ha fatto un saluto con tre dita e si è presentato come Zorbon il Decisore, viaggiatore interdimensionale e ambasciatore dell’Alto Consiglio di Frodax Wonthreen Rrr’n’fargh. Sembrava parlare tutto maiuscolo. Zorbon mi ha spiegato che veniva da un universo parallelo al nostro...
Zack si destò dalla trance in cui era caduto. – Ah sì. Bè, Zorbon mi ha detto che sono stato scelto dall’Alto Consiglio per una missione della massima importanza per entrambi i nostri universi. Una missione vitale, al punto che, se dovessi fallire, le conseguenze sarebbero catastrofiche per migliaia di esseri viventi. – Due universi? Devi salvare due universi? – Tipico. Mio fratello non poteva accontentarsi di salvarne uno solo. Era un tale sgobbone. – Ma perché tu? – piagnucolai.
Zack guardò assorto fuori dalla porta. – A quanto pare, questa casa sull’albero è il punto di passaggio tra i due universi.
Era incredibile. Strabiliante. La nostra casa sull’albero un portale tra due mondi.
LEGGERE e COMPRENDERE il lessico
Rispondi.
Lo sportello dell’astronave si apre con un rumore: quale? .................................................
Ricordi come si chiamano le parole che riproducono rumori?
Se rifletti sui termini “macro” e “micro”, riesci a spiegare che cos’è un cranio “macrocefalo”? Se non ci riesci, cerca nel dizionario. Che cosa significa viaggiatore “interdimensionale”? Sottolinea nel testo il punto che te lo fa capire.
Indica il completamento giusto. Le informazioni che ti sono servite per rispondere sono: esplicite. implicite.
All’interno del cubo metallico, la luce aveva una sinistra sfumatura che conferiva un colorito verdastro al biancore malsano della creatura seduta ai comandi. Nel bel mezzo della testa c’era un unico occhio sfaccettato che osservava i sette quadranti. Da quando erano partiti da Xandor, mai una volta quell’occhio si era distratto dall’osservazione dei quadranti. Il sonno era sconosciuto alla razza cui Kar-388Y apparteneva, e così pure la pietà. Kar allungò il braccio superiore destro e premette il pulsante dello stabilizzatore. Poi si volse verso il proprio compagno di viaggio, un essere del tutto simile a lui.
– Ci siamo – disse – la nostra prima tappa, la stella Z-5689. Ha nove pianeti, ma solo il terzo è abitabile. Speriamo di trovarvi delle creature adatte a diventare dei buoni schiavi per le nostre miniere.
Kar premette un pulsante e attivò una videopiastra per osservare il panorama sottostante.
– Siamo sulla parte in ombra del terzo pianeta – disse – guarda, Lal, sotto di noi ci sono delle luci poste a intervalli regolari... è una città! Questo pianeta è abitato!
– Bene, allora andiamo in cerca di qualche esemplare. Non appena avrò attivato il megacampo, saremo invisibili ai loro occhi.
– disse Lal regolando una manopola.
Il cubo si abbassò lentamente e Kar azionò il meccanismo di apertura dei portelli stagni. Uscì subito, seguito da Lal.
LEGGERE e COMPRENDERE il contenuto
Riordina i fatti e ricostruisci lo svolgimento della storia.
I bipedi vengono portati a bordo del cubo metallico per essere analizzati.
Kar e Lal si rendono invisibili agli occhi dei terrestri.
Ai bipedi viene somministrato un test di intelligenza.
I bipedi non sono considerati adatti al lavoro in miniera.
Lal immobilizza due bipedi puntando su di loro un cilindro.
Lal e Kar si dirigono verso un altro sistema solare.
– Guarda, due bipedi. Due braccia, due occhi... sono i nostri esemplari!
Nelle tre dita della mano Lal stringeva un cilindro. Lo puntò alla prima creatura, poi alla seconda, ed entrambe si immobilizzarono all’istante.
Portiamoli a bordo per analizzarli – disse. Un minuto dopo, il cubo decollò. Intanto Lal aveva già iniziato ad analizzare gli esemplari.
Bipedi – disse – pentadattili, con mani adatte a lavori complessi. Ma adesso passiamo al test più importante, quello dell’intelligenza. Lal mise ai due esemplari due cuffie gemelle.
Dopo alcuni minuti disse sconfortato:
– Di sette punti inferiore al minimo. Non potremmo fare imparare loro neppure il più semplice dei lavori delle miniere. Puntiamo su un altro sistema solare.
Sottolinea nel testo le parole e le espressioni che caratterizzano il linguaggio della fantascienza. Poi rispondi.
Hai compreso il significato di tutte? Confrontati con i compagni per vedere se avete dato la stessa interpretazione.
Rispondi.
Secondo te, che pianeta
è il “terzo pianeta”?
...............................................................
Sottolinea nel testo le informazioni che te l’hanno fatto capire.
Bipedi, pentadattili, due braccia, due occhi: a quali esseri si riferisce questa descrizione?
Dalla descrizione dei protagonisti si comprende che cosa?
Che gli abitanti di Xandor sono buoni.
Che gli abitanti di Xandor sono crudeli.
Che gli abitanti di Xandor dormono spesso.
Che gli abitanti di Xandor non dormono mai.
Dalle righe finali del racconto che cosa si deduce?
Che gli abitanti di Xandor sono una specie molto evoluta.
Che gli abitanti di Xandor sono una specie poco evoluta.
Che gli abitanti di Xandor sono più evoluti dei terresti.
Che gli abitanti di Xandor sono meno evoluti dei terrestri.
Mentre si lavava i denti Caterina vide dalla finestra del bagno l’astronabus di Deneb che atterrava nel campo di calcio dietro al municipio. Lo guardò con interesse, perché l’arrivo di un astronabus non era un fatto che capitava tutti i giorni. Caterina sapeva che la congiunzione favorevole al viaggio fra la Terra e la stella Deneb si verificava soltanto ogni dieci anni. Ne parlò con suo fratello Andrea mentre andavano a scuola.
– Io lo so perché si è fermato qui in città – disse Andrea –probabilmente a bordo c’era il ragazzo denebiano che gli zii hanno invitato a casa loro.
Deneb, la stella più brillante della costellazione del Cigno, dista dalla Terra soltanto 12 anni luce. Una distanza abbastanza breve per l’astronabus spaziale, che la percorreva in sole 22 ore.
Solo da poco tempo l’I.R.T.D. (Istituto per i Rapporti TerraDeneb) aveva promosso la campagna per uno scambio reciproco di ospitalità fra i ragazzi dei due pianeti e il giovane viaggiatore, sbarcato dall’astronabus, era forse uno dei primi ad affrontare l’esperienza terrestre.
I due terrestri che lo ospitavano erano disorientati. Erano iscritti da poco all’I.R.T.D., ma quando la Segreteria aveva proposto di ospitare per 10 anni un ragazzino denebiano, avevano accettato con entusiasmo.
Poi era arrivata una lettera che annunciava l’arrivo di Mo e avevano pensato che si trattasse di un maschio, perché il suo nome terminava con la “o” e perché gli aggettivi e i pronomi che lo riguardavano nella lettera erano al maschile.
I terrestri dunque si erano preparati ad accogliere un maschio. Purtroppo non erano assolutamente preparati ad accogliere Mo, di cui i genitori non si erano preoccupati di sapere se fosse maschio o femmina!
Su Deneb nessuno si chiede se i propri figli siano maschi o femmine fino a che non abbiano compiuto 50 anni denebiani e Mo aveva 29 anni. Secondo le informazioni fornite dall’I.R.T.D corrispondevano ai 9/10 anni di vita terrestre. La sua statura e il suo linguaggio corrispondevano a quelli di un ragazzino di tale età, ben sviluppato e intelligente.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
INIZIO SVOLGIMENTO CONCLUSIONE
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
Completa la tabella.
Personaggi realistici
Personaggi fantastici
Collega ogni parola al significato che ha nel racconto.
costellazione
anno luce terrestre disorientato denebiano
Unità di misura usata per misurare le distanze fra oggetti celesti.
Abitante della stella Deneb.
Raggruppamento di stelle.
Abitante della Terra.
Incerto sul comportamento da tenere, smarrito, confuso.
Indica quale caratteristica del racconto di fantascienza è presente nel brano.
I personaggi sono persone comuni.
I personaggi sono umani che hanno cambiato le loro sembianze.
I personaggi sono robot che vogliono dominare gli umani.
I personaggi sono alieni amichevoli che vogliono conoscere gli umani.
I fatti si svolgono su altri pianeti.
I fatti si svolgono sulla Terra.
Gli alieni hanno a loro disposizione armi futuristiche.
La Terra viene invasa e distrutta.
La Terra ospita alieni.
Colora gli elementi che fanno sembrare il racconto verosimile.
Il personaggio di Caterina.
La stella Deneb.
I luoghi reali.
La lettera che arriva agli zii di Caterina.
L’atterraggio dell’astronabus.
La costellazione del Cigno.
L’Istituto per i Rapporti Terra-Deneb. Il personaggio di Mo.
Riflettere sul testo
Scrivi domande adatte per le seguenti risposte.
? Ogni dieci anni. ............................................................................................................................................... ? 12 anni luce. ............................................................................................................................
? Sono fratello e sorella.
? Gli zii di Caterina. .................................................................................................................. ? All’età di 50 anni denebiani.
? Né maschio né femmina.
.......................................................................................................................
J. Gaarder, Cosa c’è dietro le stelle, Salani
Un attimo dopo la sfera con dentro Lik e Lak atterrò nel cuore di Bergen. Subito i due bambini si precipitarono fuori, tutti eccitati.
– Che bellezza! – sospirò Lik. – Guarda che cielo blu e che montagne alte!
– Guarda l’acqua e gli alberi e tutti gli esseri umani! – fece Lak. Ma non riuscirono a dire altro, perché in piazza le persone più vicine indietreggiarono. Qualcuno scappò in bicicletta, altri se la diedero a gambe in preda al panico.
– Guarda là! – sbottò una vecchia signora di Bergen. – Una bottiglia con dentro due bambini!
– Ma un attimo fa non c’era – constatò un altro.
– Guardi che i bambini erano dentro la bottiglia, sa?
Lik e Lak capirono che non era stata una buona idea scegliere quella piazza per il loro primissimo incontro con il Mondo. Gli abitanti della Terra non erano abituati a visitatori che atterravano in mezzo alla città a bordo di una sfera di cristallo.
– Non abbiate paura! – gridò Lik – Non vogliamo farvi del male! Nessuno osava avvicinarsi: tutti restavano a distanza di sicurezza.
Lik e Lak fecero qualche passo in avanti, ma questo fece arretrare la folla. I bambini allora tornarono alla sfera, e questa volta la gente li seguì.
Improvvisamente si udirono in lontananza delle sirene.
– Che cos’è? – chiese Lak spaventato.
– Credo siano delle auto della polizia – rispose Lik.
– Sono pericolose?
– Non me lo ricordo. Prendono i ladri. Catturano quelli che si intrufolano da qualche parte usando la forza...
– E noi lo abbiamo fatto?
Improvvisamente arrivò nella piazza un’auto della polizia.
E subito dopo un’altra, dalla direzione opposta, con la luce blu che lampeggiava sul tetto. Sette, otto poliziotti scesero dalle auto e si diressero verso la sfera di cristallo.
– Sbrigati! – disse Lik.
Proprio in quell’istante uno dei poliziotti toccò la sfera.
– Allora, cosa succede qui? – chiese con aria severa.
– Meglio sparire subito! – gridò Lik.
Un istante dopo Lik e Lak erano già lontani da quel parapiglia.
Attribuite i ruoli ai lettori e rumoristi.
Narratore: legge come al telegiornale.
Lik e Lak: parlano come i robot.
I signori di Bergen: parlano a voce alta, preoccupati.
Poliziotto: voce severa. Sirene della polizia: suono forte e intermittente.
Scegliete un colore e create il cerchio della vostra classe. Chiedete alle altre classi di fare altrettanto e mettete insieme il tutto su uno sfondo bianco: avrete così formato la bandiera “POTERE DEL CERCHIO (PDC)” della vostra scuola!
I cinque cerchi intrecciati su fondo bianco sono il simbolo della bandiera del Comitato Internazionale Olimpico (CIO) e dei giochi olimpici fin dal 5 aprile 1896, giorno in cui ad Atene furono aperte le prime Olimpiadi dell’era moderna. A ogni colore corrisponde un continente: blu per l’Oceania, nero per l’Africa, rosso per le Americhe, verde per l’Europa e giallo per l’Asia. Con questo simbolo il barone francese Pierre de Coubertin, che lo aveva ideato insieme ai Giochi olimpici, voleva sottolineare lo spirito di fratellanza cui la manifestazione doveva ispirarsi. Insieme al bianco, i colori dei cinque anelli sono quelli utilizzati nelle bandiere di tutto il mondo. Ogni cerchio ha il potere di racchiudere un popolo, in ogni cerchio vivono, idealmente, milioni di persone che interagiscono, parlano, si confrontano, lavorano, soffrono e condividono le loro vite. Il valore del cerchio, un potere che hai già sperimentato l’anno scorso e che puoi continuare a utilizzare anche quest’anno!
In quarta hai sperimentato i poteri del cerchio. Sapresti riassumerli con parole tue? Puoi completare l’elenco insieme ai compagni.
IL POTERE...
... della parola: nel cerchio si parla ad alta voce, si raccontano storie ed emozioni.
... della libertà di essere se stessi: nel cerchio ognuno è libero di esprimersi senza vergogna.
L’anno scorso hai sperimentato che la condivisione in cerchio, per funzionare in modo armonico, richiede delle regole. Adesso che tu e i tuoi compagni siete più grandi, potete deciderle da soli.
•Si sta seduti sulle sedie.
•Si parla a turno.
•Ci si prenota alzando la mano.
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•...................................................................................
... della condivisione: ............................................. ....................................................................................
... dell’attesa: ........................................................... .................................................................................... ....................................................................................
... delle diversità: ................................................... ....................................................................................
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Allora forza, ragazzi!
DEL GRUPPO: .......................................................... .....................................................................................
È ora di iniziare a riaccendere il potere del cerchio e parlare di emozioni!
A. Pellai, Il mio cuore è un purè di fragole, Erickson
POTERE 1
Che cosa pensi di Luca? Che cos’è per te la vergogna?
POTERE 2
A turno, ognuno racconta un episodio in cui ha provato vergogna; chi non ha niente da raccontare ascolta.
POTERE 3
Ogni bambino si sposta e va a sedersi vicino a chi ha espresso una sofferenza uguale o simile alla sua e scambia con lui un abbraccio.
POTERE 4
L’insegnante sceglie coppie di bambini per fare il “gioco dello specchio”: ogni bambino, a turno, dovrà mimare la vergogna con espressioni del viso e posture del corpo, il compagno riproduce
POTERE 5
Ogni bambino sceglie una delle situazioni che ha ascoltato e propone una soluzione per superare il momento difficile.
POTERE DEL GRUPPO
Costruire un repertorio scritto di reazioni da mettere in atto nei momenti di vergogna.
Qualche volta Luca si sente triste. Prova un’emozione particolare che non sa raccontare molto bene. È come se il suo cuore diventasse un purè di fragole che si scioglie al centro del suo corpo. Più volte, negli ultimi mesi, il suo cuore è diventato un purè di fragole. È successo il giorno che il suo compagno Paolo lo ha chiamato “Cicciopalla” di fronte ai compagni, soltanto perché Luca ha un po’ di pancetta. Paolo gli si era avvicinato puntando il dito sulla sua pancia e sghignazzando aveva detto di fronte a un gruppo di bambini:
– Cicciopalla, ti sgonfio io coi miei poteri speciali. Tutti si erano messi a ridere e Luca aveva sentito il suo cuore sgocciolare come un purè di fragole. Quella mattina Luca non era più riuscito a stare concentrato su nulla.
A casa avrebbe voluto raccontare alla mamma ciò che era successo, ma aveva troppa vergogna.
SOLUZIONE PER TUTTI: il cavatappi delle parole.
Aiuta a tirare fuori la vergogna per poterla
superare: è un cavatappi magico, che prende la forma di una mano che accoglie, un abbraccio che riscalda, un sorriso...
Bruno Serpi, un cognome, un programma. Velenoso come i rettili e silenzioso come un alligatore pronto a mordere la sua preda.
Bruno Serpi, il terrore di tutti i bravi bambini anche per il suo aspetto. Dotato già di una traccia di baffi scuri sopra il labbro superiore, alto poco meno dello standard accettabile, ma tarchiato e muscoloso. Un piccolo Hulk, ma quando lo incontravi eri tu a diventare verde. Verde di fifa. A me succedeva regolarmente. Non riuscivo, infatti, a reagire alle sue prepotenze gratuite, soprattutto se a fare il coro alle prese in giro c’era il suo branco di scagnozzi. Non ero capace di affrontare da solo la situazione nella realtà. Meno che mai avrei potuto parlarne ai miei genitori, che si aspettavano da me prove di coraggio e spirito battagliero; chissà poi perché. Per questo non mi rimaneva che una sola strada da percorrere: rifugiarmi nella fantasia.
SOLUZIONE PER TUTTI: gli stickers scaccia-prepotente!
Fatevi valere, ma senza essere aggressivi: rispondete alle prepotenze con decisione, attingendo al repertorio di stickers scaccia-prepotente!
POTERE 1
Conosci dei prepotenti? Quali sono, secondo te, le caratteristiche di un prepotente? Un prepotente è anche un bullo?
POTERE 2
A turno, ognuno racconta un’esperienza in cui ha sofferto per una prepotenza o in cui è stato prepotente verso gli altri.
POTERE 3
Ogni bambino sceglie un compagno cui porre una domanda sulla situazione che ha vissuto.
POTERE 4
L’insegnante sceglie coppie o piccoli gruppi per rappresentare situazioni di prepotenza: un bullo e una vittima oppure un gruppo di prepotenti e una vittima.
POTERE 5
Ogni bambino, a turno, commenta e suggerisce soluzioni per le situazioni che sono state drammatizzate.
POTERE DEL GRUPPO
Costruire un repertorio scritto di azioni da mettere in atto se si subiscono azioni di prepotenza.
D. Calì, Il venditore di felicità, Kite Edizioni
Arriva su un vecchio furgoncino scoppiettante. Lo si riconosce da lontano per via della campana. DLIN! DLIN! È il signor Piccione, il venditore di felicità.
Ma come? La felicità si vende?
POTERE 1
Che cosa pensi del brano che hai letto? Dove si trova la felicità? Si può comprare?
POTERE 2
A turno, si raccontano esperienze in cui si è vissuta la felicità.
POTERE 3
Ogni bambino pensa una domanda da rivolgere a un altro componente del cerchio, per comprendere meglio il suo racconto.
POTERE 4
L’insegnante sceglie coppie di bambini e si sviluppa una discussione sul tema “Secondo te, dove si trova la felicità?”, su cui si confrontano i componenti delle coppie.
POTERE 5
Ogni bambino prenderà l’impegno di annotare ogni giorno sul diario un momento felice che ha vissuto.
POTERE DEL GRUPPO
Costruire un libro collettivo dal titolo “Dov’è nascosta la felicità?”; ogni pagina riporterà la spiegazione e l’illustrazione dei momenti che rendono felici.
Certo! In barattolo piccolo, grande o confezione famiglia.
SOLUZIONE PER TUTTI: il barattolo della felicità
È un barattolo in cui si possono inserire bigliettini con i ricordi dei momenti e dei pensieri felici vissuti durante l’anno scolastico.
Alla fine della classe quinta si riaprirà il barattolo della felicità ripercorrendo tutti i momenti vissuti insieme.
R. Doyle, Il trattamento Ridarelli, Salani
– Quattro passi, tre passi, due passi, uno. Il piede sinistro del signor Mack era sospeso sopra la cacca del cane. La suola della scarpa si trovava esattamente a quarantadue centimetri dalla cima della cacca. La cacca era al centro del marciapiede. Il marciapiede era accanto al muro di un giardino. E, nascosti dall’altra parte, c’erano i Ridarelli che stavano lì a guardare il signor Mack che si avvicinava alla cacca... Il povero signor Mack ancora non lo sa, ma lungo la strada gli è stato preparato il pestilenziale trattamento Ridarelli. Di cosa si tratta? Un enorme mucchio di umidiccia cacca di cane messa lì apposta non da un cane, ma dai Ridarelli, esseri minuscoli e pelosi che, avendo a cuore la difesa dei diritti dei bambini, li seguono ovunque per essere sicuri che i grandi li trattino bene. Ma cosa ha mai fatto ai suoi bambini il mite signor Mack per meritarsi questo?
SOLUZIONE PER TUTTI: il film Il piccolo Nicolas e
Guardare il film in compagnia di adulti o amici, per risate assicurate!
POTERE 1
Che cosa pensi del trattamento Ridarelli? A te piace ridere?
POTERE 2
A turno, si raccontano episodi divertenti che si sono conclusi con una gran risata.
POTERE 3
Ogni bambino sceglie un compagno cui porre una domanda, scegliendo tra: Chi? (il protagonista), Dove? (il luogo), Quando? (il tempo), Perché? (la causa), Come? (la scena).
POTERE 4
L’insegnante sceglie coppie di bambini per il gioco “Vediamo se resisti”: un componente dovrà mimare espressioni buffe mentre il compagno cerca di non ridere.
POTERE 5
Durante l’intervallo o quando la classe ne ha bisogno, scatta il “solletico time”: ci si fa il solletico finché non se ne può più!
POTERE DEL GRUPPO
I componenti del cerchio potranno liberamente aggregarsi per inventare uno spettacolo di scenette buffe o di barzellette, con lo scopo di far ridere gli amici.
www.fondazionefedericapelissero.it
POTERE 1
Partendo dall’esperienza di Federica, ognuno espone il proprio punto di vista rispondendo alla domanda: che cos’è il coraggio?
POTERE 2
A turno, ognuno narra un’esperienza in cui si è sentito coraggioso e una in cui non ha avuto coraggio.
POTERE 3
Ogni bambino sceglie un compagno e si complimenta per il coraggio che ha dimostrato o lo consola per non averlo avuto.
POTERE 4
L’insegnante sceglie coppie di bambini; ognuno dovrà porre all’altro queste domande: come ti sei sentito quando sei stato coraggioso? E quando ti è mancato il coraggio?
POTERE 5
Ogni bambino sceglierà una delle situazioni che ha ascoltato e proporrà una soluzione per affrontarla.
POTERE DEL GRUPPO
Creare un elenco di azioni condivise da tutta la classe, scriverle sul quaderno con il titolo “Essere coraggiosi significa...”.
Vorrei essere un girasole per seguire il sole e la luce; vorrei essere un lupo per poter osservare, anche al buio, tutto ciò che accade attorno a me; vorrei essere il gioco dell’oca perché so che per raggiungere un obiettivo devo fare tanta strada e fatica, ma poi ci arrivo.
Vorrei essere l’AMORE, scritto con le maiuscole, semplicemente perché l’AMORE è TUTTO!
Io sono nata con un problema, la MAV, ma non bisogna disperarsi, tantomeno agitarsi, bisogna star calmi e ascoltare in silenzio. Sono una ragazza con una disabilità e non è la fine del mondo, anzi, il mondo sta ancora in piedi. Adoro stare con i miei amici, ci vogliamo tanto bene, ma mi sento a mio agio anche nei momenti in cui sono da sola; non ho paura e non chiedo nulla.
Federica PelisseroSOLUZIONE
F. Cartacci, Bambini che chiedono aiuto, Edizioni Unicopli
Estha era sempre stato un bambino silenzioso, così nessuno fu in grado di stabilire con precisione (l’anno, se non il mese, se non il giorno) quando esattamente avesse smesso di parlare. Smesso del tutto, cioè. Il suo silenzio non era mai scomodo né invadente né rumoroso... con il tempo aveva acquistato la capacità di confondersi con qualsiasi sfondo: una libreria, giardini, tende, quasi ad apparire invisibile a un occhio poco addestrato. Di solito gli estranei ci mettevano un po’ prima di notare la sua presenza, anche se erano nella stanza insieme... Estha occupava un piccolo spazio nel mondo. Una bolla silenziosa, fluttuante, in un mare di rumori.
L’ascoltatore
Un’attività facile, bastano due orecchie funzionanti per intervenire nei momenti di disagio. Chiamatelo quando serve! (È un mestiere molto adatto agli amici veri!)
POTERE 1
Secondo te come si sente Estha?
Come mai non parla? Che cosa gli sarà successo? Ti sei mai sentito così?
Sai dare un nome a questo sentimento?
POTERE 2
A turno, si raccontano esperienze in cui si è vissuta una situazione di disagio. Chi non ha nulla da raccontare, ascolta.
POTERE 3
Insieme si analizzano e si condividono gli stati d’animo associati al disagio: smarrimento, tristezza, solitudine, insicurezza, infelicità...
POTERE 4
L’insegnante sceglie coppie di bambini: ogni componente pone domande relative alla situazione vissuta dall’altro: eri solo? Chi avresti voluto con te? Qualcuno ti ha aiutato? Come è andata a finire?
POTERE 5
Ogni bambino sceglie una delle situazioni che ha ascoltato e la commenta.
POTERE DEL GRUPPO
Produrre un cartellone con le situazioni che generano pianto, dividendole in: lacrime che liberano, lacrime di gioia, lacrime che fanno male...
K. Rundell, La ragazza dei lupi, BUR
C’era una volta, cento anni fa, una ragazza buia e tempestosa.
La ragazza era russa e, sebbene i suoi capelli, gli occhi e le unghie fossero bui come la notte a ogni ora del giorno, il suo carattere diventava tempestoso solo quando pensava che servisse davvero. Il che capitava abbastanza spesso. Si chiamava Feodora.
Abitava in una casa costruita con legname raccolto nella foresta che la circondava. Le pareti erano foderate con lana di pecora per tenere lontano l’inverno russo e all’interno era illuminata da lanterne antivento. Feo le aveva dipinte usando tutti i colori che aveva a disposizione nella sua scatola di acquerelli e la casa proiettava nella foresta luci rosse, verdi e gialle. Sua madre aveva tagliato e carteggiato la porta con le proprie mani e il legno era spesso venti centimetri. Feo lo aveva dipinto di azzurro-neve. Nel corso degli anni i lupi avevano aggiunto le loro zampate, che erano d’aiuto per scoraggiare l’avvento di ospiti sgraditi.
Tutto ebbe inizio – tutto quanto – con qualcuno che bussava alla porta azzurro-neve.
Anche se “bussare”, pensò Feo, non era la parola giusta per descrivere quel rumore. Sembrava più qualcuno che cercava di scavare un buco nel legno con le nocche.
Ma la cosa più strana era il gesto in sé. Nessuno bussava mai: c’erano solo lei, la madre e i lupi. Feo posò gli sci su cui stava spalmando la sciolina e tese le orecchie. Era presto e indossava ancora la camicia da notte. Non possedeva una vestaglia, così infilò il maglione fatto a mano da sua madre, che le scendeva fino alla cicatrice del ginocchio, e corse alla porta d’ingresso.
Sua madre cercò di fermarla. – Aspetta! Feo!
Ma Feo aveva già aperto e prima ancora che riuscisse a scansarsi con un balzo, la porta si spalancò del tutto, colpendola alla tempia.
– Ehi! – Feo incespicò e cadde seduta. Disse una parola che fece sollevare le sopracciglia e storcere le labbra allo sconosciuto che in quel momento le passò davanti. Il volto dell’uomo era squadrato: naso sporgente e rughe scolpite, tanto profonde da gettare ombre nell’oscurità.
Questo brano è tratto dal libro La ragazza dei lupi , vincitore del Premio Andersen 2017. L’autrice si chiama Katherine Rundell: ha scritto numerosi libri e vinto premi.
• Sophie sui tetti di Parigi
• Il Natale di Teo
Quanto ti ha emozionato questo testo? Colora.
• Capriole sotto il temporale
• Racconti della giungla
• L’esploratore
Con il TESTO DESCRITTIVO gli scrittori “fotografano con le parole” la realtà che li circonda ma anche la realtà interiore dei loro personaggi: i pensieri, le emozioni e i sentimenti che li caratterizzano.
C. Sala i Vila, Cornelio e la bottega degli Impossibili, Piemme
Prima di entrare nel locale, alzai lo sguardo per rileggere l’insegna sopra la porta: La bottega degli Impossibili. Sentii subito un brivido giù per la schiena. Entrammo in fila indiana, adagio e senza aprire bocca. La prima cosa che notai, oltrepassata la soglia, fu un fresco delizioso di casa antica con le pareti di pietra e, subito dopo, un odore gradevole che non avevo mai sentito prima. Ma quello che più mi colpì fu la luce che si riverberava tutto intorno come un enorme faro acceso.
Opposti al finestrone c’erano due banconi di legno che erano uno un palmo più alto dell’altro e, dietro di loro, file di scaffali fino al soffitto. Alcuni ripiani erano vuoti, altri erano pieni di boccette di vetro; ma la cosa meravigliosa era che su alcuni erano appoggiate centinaia di conchiglie. Era un paradiso. Non avevo mai visto delle conchiglie così grandi, con sfumature e colori tanto eccezionali.
Poi Tobia aprì le tende, decorate con motivi marini, che portavano a una specie di retrobottega. Ed ecco apparire il laboratorio. Quando entrai, mi arrivò un odore delizioso.
La stanza era piccina, con un soffitto sorprendentemente basso, ed era così piena di oggetti che a malapena c’era spazio per muoversi.
Sull’altro lato, di fronte alle tende, si inerpicava una ripida scala a chiocciola, con gradini alti e irregolari, che conducevano ai piani superiori.
Appoggiati alla parete c’erano tre lunghi tavoli, ricoperti di oggetti di ogni tipo: contenitori, fornelli, alambicchi, boccette, imbuti... e ovviamente conchiglie! Ma era su uno scaffale che riposava la conchiglia più straordinaria che avessi mai visto: grandissima, di forma allungata e con delle preziose sfumature viola, protetta da una campana di vetro che pareva fatta su misura per lei.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
spaziale
La descrizione di solito segue un ordine:
- spaziale, quando si descrive partendo da un punto di osservazione, che può essere fisso o mobile, e usando i dati di posizione;
- logico, quando si descrive il soggetto in generale per poi analizzare i particolari o viceversa;
- temporale, quando si descrivono i cambiamenti che il soggetto ha subìto nel tempo.
STRUTTURA
I soggetti della descrizione possono essere di vario tipo: persone, animali, ambienti e fenomeni atmosferici, realistici o fantastici.
ambiente realistico
La descrizione può essere:
Sensoriali: visivi, uditivi, olfattivi, gustativi, tattili. Statici: di posizione. Dinamici: di movimento.
sensoriali: visivi, olfattivi, tattili
- oggettiva: fornisce osservazioni valide per tutti, è scritta in modo impersonale, usa un linguaggio ricco di termini specifici;
- soggettiva: esprime il punto di vista dell’autore, le sue impressioni, emoziona chi legge, usa un linguaggio suggestivo, ricco di aggettivi, personificazioni e paragoni.
Aggettivi: delizioso, gradevole, meravigliosa, eccezionali, straordinaria… Similitudini: come un enorme faro acceso.
Metafore: era un paradiso.
La descrizione è soggettiva, esprime il punto di vista dell’autore.
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del testo descrittivo; chi deve rispondere copre la sua mappa.
Darkus corse giù dal capanno sgangherato in fondo al giardino, si issò sul davanzale della finestra per arrampicarsi sul tetto coperto di muschio, avanzò quindi fino al muro e lì si acquattò.
Non poté trattenere un lieve fischio di sorpresa quando girò lo sguardo. Il cortile dei vicini era stipato di mobili. Lo zio Max gli aveva detto che quei tizi ammassavano cataste su cataste di roba inutile, ma non aveva mai visto nulla del genere in vita sua. Era zeppo di rottami fino a scoppiare.
Pareva una rissa di arredi inferociti immobilizzata da una pistola a raggi. Gambe di tavoli e sedie sbucavano tese, i piedi come pugni serrati per sferrare un colpo. Un attaccapanni tentava la fuga sul lato sud del cortile, trattenuto da viticci di rampicanti. C’erano armadi che si rintanavano sotto a teli cerati, e portalampade nudi legati a una corda. Le molle facevano capolino dai materassi e una gigantesca vasca da bagno s’impennava nel bel mezzo del cortile.
– Wow! – sospirò Darkus, smanioso di mettersi subito in esplorazione.
Accanto all’edificio si stagliava un platano imponente. La chioma era sufficientemente rigogliosa da ripararlo, e se avesse dovuto scappare avrebbe trovato mille nascondigli fra i mobili.
Rispondete alle domande.
Secondo voi, l’autrice del brano ha fotografato con le parole? Sì. No.
Chiudete gli occhi: riuscite a vedere il cortile che vi ha descritto? Sì. No.
Che idea vi siete fatti?
Prendete un foglio e disegnate il cortile come ve lo siete immaginato.
Inizialmente era nascosta alla nostra vista dalle dune, una successione di grandi banchi di sabbia come onde di un mare asciutto e tormentato dai venti. Vi cresceva, protetta dalle acacie e dagli arbusti bruciati dalla salsedine, una straordinaria flora profumata: gigli selvatici, fiorellini simili ai narcisi e piante spinose con fiori piccini, ma dall’aroma potente. Sulle dune non c’era anima viva, neanche un cane, neanche una capra avventurosa. Era territorio vergine e sporco, ma di uno sporco tutto naturale: non un sacchetto di carta o di plastica, non una bottiglia di vetro, non uno straccio. Sulla sabbia dorata, finissima, e coperta da rami volati via dalle dune e da quanto era stato portato dal mare – alghe secche o moribonde, conchiglie vuote, rottami di barche affondate – scorrazzavano, padroni incontrastati, velocissimi scarafaggi. Noi ci toglievamo subito i sandali e correvamo, saltavamo, ci buttavamo sulla sabbia. Poco dopo ci avventuravamo fino alle ginocchia nell’acqua, pulitissima e trasparente, con i pesciolini che ci nuotavano intorno alle caviglie; bastava grattare il fondo del mare per prendere una manciata di patelle, che poi mangiavamo aprendo le valve e succhiando il mollusco.
Faceva caldo. Morivo dal desiderio di entrare nel mare, ma ci era proibito; infine immergevo le mani e mi leccavo la salsedine, dito per dito, lo sguardo fisso sulle onde.
ANALIZZARE
Rispondi con una x.
I dati che ha utilizzato la scrittrice per descrivere la spiaggia a quali sensi fanno riferimento?
Vista. Tatto. Olfatto. Gusto. Udito. In base a questi dati, come valuti la descrizione? Realistica. Fantastica.
Rifletti sulle parole evidenziate e scegli: la descrizione segue un ordine temporale. la descrizione segue un ordine logico.
Segui il modello che ti fornisce il testo e descrivi sul quaderno il tuo luogo di vacanza preferito.
Nel brano sono presenti sei indicatori di luogo. Sottolineali.
Che cosa ti fanno capire?
Che la descrizione segue un ordine logico.
Che la descrizione segue un ordine temporale.
Che la descrizione segue un ordine spaziale.
LEGGERE e COMPRENDERE il lessico
Sottolinea e scrivi le tre similitudini che trovi nel testo. ............................................................
J. Steinbeck, Al Dio sconosciuto, Mondadori
Erano giunti a una radura aperta, quasi circolare e piana come uno stagno. Intorno crescevano alberi oscuri, dritti come colonne e gelosamente stretti uno sull’altro.
Nel centro sorgeva una roccia grande come una casa misteriosa e smisurata. Sembrava che fosse stata fatta con intelligenza e scaltrezza, eppure si trovava nella memoria una forma a cui paragonarla. Un muschio, denso e verde, copriva la roccia di una soffice lanugine. Da un lato della roccia c’era una grande grotta nera, frangiata di felci a cinque dita, da dentro la grotta scorreva silenziosa una corrente che attraversava la radura e scompariva nella sterpaglia scompigliata che cresceva intorno a quel vuoto.
Accanto al ruscello, era steso un grande toro nero con le zampe anteriori piegate sotto di sé.
Quando gli uomini entrarono nella radura il toro stava ruminando il suo pasto e fissava la roccia verde.
Da giorni nevica incessantemente, a volte sono larghi fiocchi fradici, a volte sono puntuti aghetti di ghiaccio.
Il paesaggio non ha più colori. Tutto è bianco, un bianco che a tratti fa male agli occhi. La città è completamente immobile. Alberi e cespugli, cresciuti lungo il fiume che si snoda tutt’intorno, sono piegati fino a terra, reggendo a fatica il peso di tutta quella neve. Oltre il fiume si stende una distesa di tetti senza comignoli, sotterrati da una coltre spessa un metro. Le strade sono ricoperte da uno strato compatto, scivoloso e lucido, prodotto dal via vai delle automobili, costrette a procedere a passo d’uomo. In fondo al corso principale la piazza ha perso le caratteristiche di spazio vuoto per diventare il deposito di montagne di neve, che gli spazzaneve raccolgono lungo le strade. Camion procedono avanti e indietro, senza sosta: caricano la neve per scaricarla nel fiume. Intorno alla piazza i marciapiedi sono pressoché impercorribili, i rari passanti procedono a fatica, restando imprigionati in una coltre pesante, a tratti farinosa.
Le scuole del centro sono chiuse: le condizioni delle strade da e per la città non permettono al traffico di svolgersi in modo regolare.
LEGGERE e COMPRENDERE il contenuto
Quali conseguenze genera il fenomeno atmosferico descritto?
Sottolineale nel testo e sintetizzale sul quaderno in questo ordine.
1. alberi e cespugli 4. piazza
2. tetti 5. marciapiedi
3. strade 6. scuole
Indica se le affermazioni sono vere (V) o false (F).
L’autore si emoziona di fronte alla neve. V F
L’autore si limita a fotografare la situazione. V F
Il testo è una descrizione oggettiva. V F
L’autore descrive in successione temporale. V F
L’autore descrive utilizzando dati sensoriali. V F
L’autore descrive dal generale al particolare. V F
D’estate, dopo cena giocavamo a nascondino nel cortile.
Una volta che ero io alla tana, al via cominciai a cercare i compagni nascosti. Ma era una notte buia, senza luna, e tutto era nero intorno a me. A un tratto mi parve di sentire un brusìo sul fienile e alzai lo sguardo verso l’alto. In quel momento vidi un cielo fitto di stelle come mai lo avevo visto. Uno spettacolo.
C’erano stelline così piccole come granelli di sabbia, altre invece grandi e luminose, rosse e gialle. E in mezzo al cielo c’era una nuvola chiara e sfumata che non era una nuvola, ma polvere di stelle.
Lo spettacolo fu interrotto dalle grida dei compagni che, approfittando della mia distrazione, correvano come lepri da tutte le parti verso la tana.
Quella sera, finito il gioco, mi sedetti su un muretto e continuai a guardare le stelle: erano tantissime. Provai a contarle: una, due, tre, quattro, dieci… ma ben presto la numerazione diventò impossibile: il mio occhio frugava nell’infinito stellare, ma si smarriva.
Allora cominciai a fissare alcune stelle: dapprima le più lucenti che brillavano qua e là come fari, poi quelle più piccole che si individuavano a fatica in quel mare immenso di puntini luminosi. Intanto pensavo: “Cosa fanno lassù tutte quelle stelle? E perché sono diverse: piccole e grandi, lampeggianti e non? E perché ci sono?”.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
L’ordine della descrizione è: temporale. spaziale. logico.
DATI
SOGGETTO
Il soggetto descritto è: realistico. fantastico.
TESTO DESCRITTIVO
Titolo: ................................................
Sensoriali: ............................................ ......................................................................
Statici: .......................................................................
Dinamici: ...............................................
Aggettivi: .............................................................................................................................................................................. .......................................................................................................................................................................................................
Similitudini: ......................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................
Metafore: ...............................................................................................................................................................................
Questa descrizione è: soggettiva oggettiva perché ........................................................................................................................................................................................................
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
In questo testo, quali dati non sono presenti? Indicali. Tattili. Olfattivi. Uditivi. Gustativi. Visivi.
E. Hemingway, Il vecchio e il mare, Mondadori
Il pescecane era salito dal fondo del mare quando una nube scura di sangue si era allargata e dispersa nell’acqua. Era un grossissimo pescecane ed era bello in ogni sua parte tranne che nelle mascelle. La schiena era azzurra, la pancia era argentea e la pelle era liscia ed elegante. Aveva le forme di un pescespada a parte le mascelle enormi, serrate adesso che nuotava in fretta, appena sotto la superficie con l’alta pinna dorsale che fendeva l’acqua senza vibrazioni. Dentro il doppio labbro chiuso dalle mascelle, tutte le otto fila di denti erano inclinate verso l’interno. Non avevano la solita forma piramidale che hanno i denti di quasi tutti i pescecani. Avevano la forma di dita umane contorte come artigli e avevano i bordi affilati come rasoi su tutti e due i lati.
Ora, all’odore più fresco della scia di sangue, accelerò l’andatura e l’azzurra pinna dorsale fendé l’acqua appena sotto la superficie. Questo era un pescecane che non aveva la minima paura e avrebbe fatto esattamente tutto quello che voleva.
Individua le tre parti di questa descrizione e separale con una linea. Poi scrivi a fianco:
informazioni generali – aspetto fisico – comportamento.
Rispondi sul quaderno.
Qual è lo scopo dell’autore?
Secondo te, quale emozione prova?
Tu che cosa hai provato leggendo?
Secondo te, questa descrizione è oggettiva o soggettiva? Perché?
Che accadrà dopo? Continua il racconto.
J. L. Borges, Il libro degli esseri immaginari, Adelphi
In genere si immagina il drago con la testa di cavallo, la coda di serpente, grandi ali e quattro artigli, ognuno fornito di quattro unghie.
A volte, questo animale fantastico ha le corna che somigliano a quelle del cervo, la testa a quella di un cammello, il collo a quello di un serpente, il ventre a quello di un mollusco, le squame a quelle di un pesce, gli artigli a quelli dell’aquila e le orecchie a quelle di un bue. Inoltre, il drago può, a suo piacimento, rendersi visibile oppure invisibile.
Secondo vecchie credenze popolari, le ossa, i suoi denti, la sua saliva posseggono virtù medicinali e curano efficacemente numerose malattie.
I re draghi marini vivono sott’acqua in scintillanti palazzi e si cibano di perle. Sono rivestiti di un’armatura di squame gialle. Hanno la barba e le zampe e la coda sono pelose. La fronte sporge sugli occhi fiammeggianti, le orecchie sono piccole e carnose. La bocca, sempre aperta, mostra la lingua lunga e i denti affilati.
I draghi sono immortali e possono comunicare fra loro nonostante le distanze che li separano e senza bisogno di parole.
Questa descrizione si divide in cinque parti. Scrivi il numero di fianco alla sezione giusta.
1. Aspetto fisico del drago.
2. Caratteristiche di tutti i draghi.
3. Come ci si immagina un drago.
4. Le credenze sui draghi.
5. I draghi marini.
In base al soggetto e ai dati questa descrizione è: realistica. fantastica.
Sottolinea di verde i dati relativi all’aspetto fisico della signorina Pratchett e con il blu quelli relativi al suo comportamento.
Completa con È oppure NON È. ........................... avara. ........................... una vecchia strega. disgustosa. ........................... generosa. educata. ........................... sporca.
Il negozio di Llandaff era il centro della nostra esistenza. Senza di quello non avremmo avuto ragioni per vivere. Ma quel negozio aveva un inconveniente: la sua proprietaria era orribile, noi la odiavamo e ne avevamo mille ragioni. Si chiamava Pratchett. Era una vecchia megera piccola e magra, baffuta e con un’espressione acida come l’uva spina acerba. Non ci salutava mai quando entravamo e le sole parole che le uscivano dalla bocca erano: «Vi tengo d’occhio, così non ficcate quelle ditacce ladre nei cioccolatini!» o «Non crediate che venite qua solo per guardarvi intorno. O sganciate i soldi o filate!».
Ma la cosa più disgustosa della Pratchett era la sua sporcizia. Aveva il grembiule grigio e unto, la blusa cosparsa di resti della colazione, briciole di pane tostato, chiazze di tè. Ma erano le sue mani a disgustarci di più di tutto. Mani schifose, nere e lerce che lei affondava nei barattoli di dolci quando le chiedevamo caramelle mou, gomme o praline. C’erano ben poche norme igieniche a quei tempi. La sola vista della sua lurida mano che estraeva pochi grammi di cioccolatini da un barattolo avrebbe messo in fuga un vagabondo affamato. Ma non noi. Quei dolciumi erano la nostra linfa vitale. L’altro motivo per cui odiavamo la signorina Pratchett era la sua avarizia. A meno che spendessimo sei pence tutti in una volta, non ci metteva i dolci in un sacchetto di carta, ma li ficcava in un pezzo di giornale attorcigliato che prendeva da una pila di vecchi giornali ammucchiati sul banco.
Il capostazione si allontanò baldanzoso, lasciando il povero Matthew a un compito difficile: raggiungere una ragazzina sconosciuta, per di più orfana, e chiederle perché non fosse un maschio. Matthew sospirò e lentamente la raggiunse sulla banchina. Lei lo teneva d’occhio fin da quando gli era passato davanti e ora il suo sguardo era fisso su di lui. Matthew non la guardava e anche se l’avesse fatto non avrebbe badato a com’era fatta, ma un normale osservatore avrebbe visto questo: una bambina di undici anni rivestita da un abito di flanella giallo-grigiastro molto corto, molto stretto e vecchio. Indossava un berretto da marinaio marrone sbiadito e da sotto il berretto scendevano, fin sulla schiena, due grosse trecce di capelli decisamente rossi. La faccia era piccola, bianca e magra, piena di lentiggini, il mento era molto appuntito e pronunciato; la bocca era larga, così come gli occhi, che a seconda della luce apparivano ora verdi, ora grigi. A Matthew fu risparmiata la dura prova di dover parlare per primo, perché appena si accorse che lui la stava raggiungendo, la bambina si alzò, afferrando con una mano sottile e scura la borsa da viaggio malandata e fuori moda, e gli tese l’altra mano.
– Tu devi essere Matthew Cuthbert dei Tetti Verdi – disse – sono molto lieta di vederti. Cominciavo a temere che non saresti più venuto a prendermi.
Confronta le descrizioni di queste due pagine e indica le affermazioni corrette.
Poi trai le conclusioni: oggettiva o soggettiva?
La signora Pratchett
Tutti descriverebbero la Pratchett così.
Solo i bambini la descriverebbero così.
Il narratore non sopporta la Pratchett.
Il narratore non esprime emozioni.
Il narratore utilizza un linguaggio neutro.
Il narratore utilizza un linguaggio colorito.
AnnaTutti descriverebbero Anna così.
Solo Matthew la descriverebbe così.
Il narratore non sopporta Anna.
Il narratore non esprime emozioni.
Il narratore utilizza un linguaggio neutro.
Il narratore utilizza un linguaggio colorito.
Tutti vanno rispettati, ma in modo particolare gli anziani. Che ne dici?
Potrebbe essere utile una Carta del Rispetto…
Vai a p. 83 di MI METTO ALLA PROVA
C. Nöstlinger, Il nonno segreto, Einaudi Scuola
Mio nonno era molto alto ma non molto magro. Era piuttosto magro. Soltanto tutt’intorno nel mezzo era un po’ più grasso perché aveva una pancetta rotonda. Non era una panciona. Era una pancia dura, gonfiata da una cattiva digestione. Un cucchiaio da tavola di bicarbonato di sodio, ingerito con acqua tiepida, rendeva la pancia gonfia un po’ più morbida ed un po’ più piccola. Mio nonno aveva gli occhi blu elettrico, riccioli bianchi e sopracciglia bianche. Perfino dai fori del naso e dalle orecchie spuntavano peli bianchi, rigidi come le setole di una spazzola. La sua pelle era scura. Anche d’inverno. Rugosa come la carta crespata, soltanto un po’ morbida e molto calda. Sembrava che mio nonno avesse sempre la febbre.
Le sue mani erano belle, scarne e ossute con lunghe dita sottili. Sul dorso della mano apparivano grosse vene scure.
Se appoggiavo un dito su di una grossa vena, sentivo il sangue battere. Qualche volta batteva forte, qualche volta batteva piano, dipendeva dall’umore. Era allegro, batteva forte. Era triste, batteva piano. Per lo più batteva forte.
Il nonno aveva anche dei piedi enormi. Non si trovavano nemmeno scarpe grandi come quelle di cui aveva bisogno il nonno per i suoi piedi.
Il nonno doveva farsi fare le scarpe dal calzolaio Fazio. Erano piuttosto care.
L’aspetto fisico del nonno è caratterizzato da aspetti precisi. Sottolinea nel testo con i colori corrispondenti e completa uno schema sul quaderno.
Corporatura Testa Mani Piedi
La confezione di carta della farina vibrò. Simone fece un passo indietro e andò a sbattere con la schiena al muro. Vi restò appiccicato come un quadro. Una nuvoletta di farina si librò nell’aria, poi la confezione cadde e un animaletto sottile vi si arrampicò sopra tossendo. Non era un animaletto. Sembrava più un omino. Era alto più o meno un palmo ed era tutto imbiancato. Indossava una tuta da ginnastica e il cappuccio della felpa gli copriva la testa. Sembrava, in miniatura, il writer che aveva disegnato sul muro della scuola e che lui aveva spiato di nascosto. Nel complesso aveva un’aria buffa, mentre con le manine agitate si scrollava la farina di dosso e non la smetteva più di tossire e starnutire. A mano a mano che si ripuliva dalla farina, si rendeva di nuovo invisibile.
– Aspetta! – gridò Simone quando quello fu sul punto di scomparire del tutto.
– Si chiama Grimm – disse una vocina che lo fece sobbalzare – e ha un pessimo carattere. Delle piccole orme stavano prendendo forma sulla farina sparsa sul tavolo, poi due manine bianche che piano piano infarinavano una figura, come fa la mamma con le cotolette. Questo secondo tizio, in tutto simile all’altro, era però vestito elegante, con il papillon e la bombetta in testa. Portava anche un piccolo bastone, grosso quanto uno stuzzicadenti, che ogni tanto faceva roteare con un certo stile, come se danzasse.
Sottolinea con due colori diversi i dati delle descrizioni dei due personaggi.
Poi indica con una x.
Questa descrizione è: realistica. fantastica.
Adesso disegnali su un foglio.
A. Stoppa, Caterina Controvento, Ediciclo
– Caterina! Caterina, dove sei finita? Caterina! Silenzio.
Caterina ha sciolto le trecce e sulla testa bionda si spande una cascata di capelli che le coprono le orecchie, ma sotto ci sente bene, solo che a volte sceglie di fare la sorda proprio come adesso.
Caterina ha undici anni, due fratelli rumorosi, una mamma sempre in movimento e un papà lontano.
Ora è in un angolo del cortile, accovacciata su una pietra, sotto l’ombra di un alberello. Dentro di lei si agitano mille desideri e lievi ricordi: davanti a lei si stende un campo che bisbiglia come una piazza colma e che sembra un mantello di sole.
Le sue mani frugano per terra in cerca di un sasso tondo. Li colleziona e li conserva in una vecchia scatola; su alcuni ci disegna occhi, ciglia e bocca che mostrano un sorriso oppure fanno il broncio. Sono i suoi gioielli.
Caterina è lì e pensa e aspetta. Una gallina le fa compagnia. Raspa tutt’intorno alla ricerca anche lei di un qualche tesoro, di un verme distratto, di un chicco sfuggito dal pugno del contadino. – Caterina, infilati il vestito, datti una pettinata, su, da brava e di corsa. Prendi la cartella e finisci il latte. Se ti sbrighi ti porto io a scuola. Silenzio.
Caterina pensa alla scuola, all’aula, ai compagni, alla maestra. I suoi pensieri sono cupi. Per lei, seduta all’ultimo banco, la “signora maestra” (così devono chiamarla gli alunni) è un’ombra minacciosa che dall’alto della sua cattedra incute soggezione.
A dire la verità, fin da piccola, in famiglia le hanno affibbiato un soprannome che a lei piace tanto. Un nomignolo guadagnato nel tempo per la sua voglia di fare la bastian contraria, ribaltata come una cuffia di lana infilata a rovescio, insomma adatto a una tipa smaniosa di tirare dritto per la sua strada, cocciuta e tenace come chi pedala, magari in salita, sfidando la forza del vento. Se tutti per tornare a casa prendono la via più lunga ma più veloce, lei sceglie quella più breve, ma più dura.
Caterina controvento è il suo nome intero, quello vero.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
La descrizione segue un ordine , infatti .........................................................................................................................................................
SOGGETTO
Il soggetto descritto è: realistico. fantastico.
Perché ...................................... ......................................................
TESTO DESCRITTIVO
Titolo: ................................
STILE E LINGUAGGIO
Dati sensoriali: ......................................................................
Dati dinamici: .................................... ......................................................................
Dati statici: ......................................
Aggettivi:
Similitudini: ...........................................................................................................................................................................
Metafore:
Questa descrizione è soggettiva oggettiva perché ........................................................................................................................................................................................
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del racconto.
Analizzo
Su che cosa si sofferma maggiormente la descrizione di Caterina?
Sul suo carattere. Sul suo aspetto fisico. Sulle sue abitudini.
Caterina viene definita “cocciuta” e “tenace”. Indica con una x altri sinonimi. Ordinata. Docile. Paziente. Caparbia. Malleabile. Testarda.
Rispondi con una x.
Che cosa significa “Fare il bastian contrario” (riga 31)?
Prendere la strada al contrario. Fare il contrario rispetto alla maggioranza. Brontolare continuamente. Camminare al contrario.
Scrivi domande adatte per queste risposte.
.................................................................................................................? Perché le piace isolarsi. ..........................................................................................? Due fratelli, una mamma e un papà. ......................................................................................................................? Su una grossa pietra. ..........................................................................................................................? Sassi da dipingere.
? No, le fa venire pensieri cupi e lugubri.
Rispondi alle domande.
Qual è il tesoro di Caterina? ...........................................................................................................
Qual è il tesoro della gallina?
Com’è il soprannome di Caterina? ...............................................................................................
Come mai le hanno dato quel soprannome?
Riflettere sul testo
Rispondi.
In che stagione si svolgono i fatti?
Da che cosa lo capisci? ....................................................................................................................
Secondo te, si tratta di un’informazione esplicita o implicita? ............................................
Che cosa significa “tirare dritto per la sua strada, sfidando la forza del vento” (righe 34-35)? ................................................................................................................................................................
Definisci Caterina con due aggettivi.
G. Rodari, Favole al telefono, Einaudi
Una volta, a Bologna, fecero un palazzo di gelato proprio sulla Piazza Maggiore, e i bambini venivano da lontano a dargli una leccatina.
Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. Tutto il resto era gelato: le porte di gelato, i muri di gelato, i mobili di gelato.
Un bambino piccolissimo si era attaccato a un tavolo e gli leccò le zampe una per una, fin che il tavolo gli crollò addosso con tutti i piatti, e i piatti erano di gelato al cioccolato, il più buono. Una guardia del Comune, a un certo punto, si accorse che una finestra si scioglieva.
I vetri erano di gelato alla fragola, e si squagliavano in rivoletti rosa.
– Presto, gridò la guardia, più presto ancora!
E giù tutti a leccare più presto, per non lasciare andare perduta una sola goccia di quel capolavoro.
– Una poltrona! – implorava una vecchiettina, che non riusciva a farsi largo tra la folla, – una poltrona per una povera vecchia. Chi me la porta? Coi braccioli, se possibile.
Un generoso pompiere corse a prenderle una poltrona di gelato alla crema e pistacchio e la povera vecchietta, tutta beata, cominciò a leccarla proprio dai braccioli. Fu un gran giorno, quello, e per ordine dei dottori nessuno ebbe il mal di pancia.
Ancora adesso, quando i bambini chiedono un altro gelato, i genitori sospirano: – Eh già, per te ce ne vorrebbe un palazzo intero, come quello di Bologna.
Sei capace di leggere in modo “goloso”? Allora questa è la descrizione che fa per te! Fai sentire l’acquolina in bocca del bambino e poi l’ansia della guardia e il piagnucolìo della vecchietta. Alla fine, insieme ai compagni, fate il bel sospirone dei genitori.
G. Rodari, Il libro degli errori, Einaudi
Qualcuno che la sa lunga mi spieghi questo mistero: il cielo è di tutti gli occhi di ogni occhio è il cielo intero. È mio quando lo guardo. È del vecchio, del bambino, del re, dell’ortolano, del poeta, dello spazzino. Non c’è povero tanto povero che non ne sia il padrone. Il coniglio spaurito ne sa quanto il leone.
Il cielo è di tutti gli occhi, e ogni occhio, se vuole, si prende la luna intera, le stelle comete, il sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa e non manca mai niente: chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente.
Spiegatemi voi dunque, in prosa o in versetti, perché il cielo è uno solo e la terra è tutta a pezzetti.
Quanto ti ha emozionato questa poesia?
G. Rodari, Il libro degli errori, Einaudi
La mia bambina ha una bambola, e la sua bambola ha tutto: il letto, la carrozzina, i mobili da cucina e chicchere, e posate e scodelle, e un armadio con i vestiti sulle stampelle, in folla, e un’automobile a molla con la quale passeggia per il corridoio quando le scarpe le fanno male.
La mia bambina ha una bambola, e la sua bambola ha tutto: perfino altre bamboline più piccoline, anche loro con le loro scodelline, chiccherine, posatine eccetera. E questa è una storiella divertente ma solo un poco, perché ci sono bambole che hanno tutto e bambini che non hanno niente.
Queste poesie sono tratte da Il libro degli errori di Gianni Rodari. Gianni Rodari è nato a Omegna il 23 ottobre 1920 ed è morto a Roma il 14 aprile 1980. Ha scritto decine e decine di libri per bambini, tutti bellissimi. È stato poeta di filastrocche e poesie.
Il TESTO POETICO è fatto di sogni che il poeta trasforma in parole. Può far sorridere, commuovere o volare con la fantasia. Per “raccontare” la poesia puoi fare la PARAFRASI, cioè riscriverla o rielaborarla oralmente in forma narrativa.
C. Carminati, Rime chiaroscure, Sorella dei miei sogni compagna dei miei viaggi tramuti i suoni in segni che lasciano messaggi.
Mi esprimo e tu mi spremi imprimi la mia impronta danzando con la mano un valzer che racconta.
Sardina trasparente che ha lisca con inchiostro nel mare delle tasche per te c’è sempre posto.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
versi sciolti e rime
penna
VERSI
Ci sono i versi, sciolti o legati dalle rime.
TITOLO
Di solito è tratto dalle parole della poesia.
tre strofe
STROFE
I versi possono essere raggruppati in strofe, separate da uno spazio bianco.
CONTENUTO
L’argomento di cui parla la poesia.
STRUTTURA
LINGUAGGIO
similitudini
metafore
la penna è una sardina; la lisca è inchiostro; mare
delle tasche
sorella dei sogni, compagna di viaggi, danza
il valzer
Ciò che il lettore prova leggendo.
GIOCHI DI SUONI E IMMAGINI
personificazioni onomatopee
allitterazioni
EMOZIONE allegria calligrammi
A voce alta Lavorate a coppie: ripetete gli elementi che caratterizzano la poesia, aiutandovi con la mappa; dite un elemento a testa.
Lo so che qui dentro si trova il mondo: è come un pozzo ma non ha fondo.
È come un ruscello che sgorga da un monte, è una fontana meglio ancora, una fonte. È così piccolo ma contiene i giganti, contiene i paesi anche i più distanti.
Le cose diverse le tiene insieme, abbraccia la Terra e la contiene.
Ma dargli vita da me dipende: se non lo apro lui non si accende.
Quando lo chiudo in un secondo torna il silenzio, finisce il Mondo.
Rispondete con una x e completate.
Come sono organizzate le parole del testo?
A gruppi, in verticale.
A righe, in orizzontale.
Quando scrivete un testo, lo scrivete così?
Sì. No.
Come mai l’autore va a capo così spesso?
Perché scrive versi in rima.
Perché si è sbagliato.
Come mai ogni tanto lascia uno spazio?
Per fare leggere meglio.
Perché separa i versi in strofe.
Quali parole-immagine riuscite a “vedere”?
Il libro è come
Il libro è come ......................................................
Dalle risposte che avete dato, potete capire che tipo di testo avete letto?
Narrativo. Descrittivo. Poetico.
J. P. Siméon, Questa è la poesia che guarisce i pesci,
Una poesia
è quando hai il cielo in bocca, è calda come il pane: ne mangi e ancora ne rimane.
Una poesia
è quando senti battere il cuore delle pietre. Quando le parole battono le ali, è un canto in prigionia.
Una poesia
è quando rigiri le parole da cima a fondo e hop!
Diventa un nuovo mondo.
Rispondi con una x.
Avere il cielo in bocca significa: sentire la leggerezza delle parole. aprire la bocca. respirare.
Le parole battono le ali significa: che le parole fanno volare. che le parole escono dalla bocca. che le parole volano come farfalle.
Rigirare le parole significa: scriverle al contrario. cambiare il significato. ricopiarle.
Completa.
Ogni riga di una poesia si chiama
Quanti ne trovi in questa poesia? ..............................
Come si chiamano i gruppi di versi separati da uno spazio?
Quante ne trovi in questa poesia? .............................
Esistono tre tipi di rime:
∙ baciata: segue lo schema AABB.
∙ alternata: segue lo schema ABAB
∙ incrociata: segue lo schema ABBA
Torrente
C. Carminati, Gocce di voce, Fatatrac
Terra sabbia secco tutto A
il torrente ha il letto asciutto A
alghe pesci onde niente B
non c’è acqua nel torrente B
goccia goccia mangia i sassi
l’acqua avanza a grandi passi
l’acqua mangia anche la terra
e il torrente ora si sferra
sale l’acqua e in un baleno
il torrente ha il letto pieno
corre folle senza fiato
l’aria fredda ha divorato
salta l’acqua e la corrente
sfreccia a valle prepotente
balza sbalza sbuffa e sbruffa
e nel fiume poi... si tuffa!
Riordina le frasi rispettando la descrizione del torrente fatta dal poeta.
Ha il letto pieno. Si getta nel fiume. Sfreccia a valle. Ha il letto asciutto.
L’acqua avanza. L’acqua sale.
Corre forte.
M. Solari, Il libro delle filastrocche, Libritalia
Voglio dipingere il mondo intero A con i colori che piacciono a me! B
Innanzitutto scarto il nero, A perché è il colore più triste che c’è! B Desidero fare il sole arancione. Le nuvole rosse, il cielo violetto e tutti i fiori di un giallo limone, e gli altri colori dove li metto?
Coloro i prati di verde e di blu, farfalline azzurre sopra ogni cosa, ma ciò che amo di più
è la mia mamma vestita di rosa!
Le mie OPINIONI
Che cosa hai provato leggendo la poesia?
Secondo te, chi ha scritto questi versi?
Parlane con i compagni.
Leggi le poesie, osserva lo schema delle rime e completalo con le lettere come negli esempi. Completa le frasi.
Nella poesia Torrente la rima è ....................................
Nella poesia Il mondo colorato la rima è
Nella poesia Di sera la rima è ...................................
Immagina il mondo colorato come lo vorrebbe il poeta e disegnalo sul quaderno.
P. Carpi, Nel bosco del mistero, Einaudi
Dalla capanna dei pescatori A guardavamo verso il mare. B Le nebbie della sera erano chiare B e si alzavano in celesti vapori. A
Si accendevano i lumi della riva a uno a uno e sul mare lontano. Vedemmo i lampi di un uragano e un veliero che andava alla deriva.
Parlavamo di tempeste e naufragi, della vita che fanno i marinai, sempre tra mare e cielo e rischi e guai, gioie e paure, bonacce e nubifragi.
Le similitudini (o paragoni) mettono a confronto due immagini creando una nuova emozione. Sono introdotte dalla parola come
Le metafore sono similitudini abbreviate nelle quali viene eliminata la parola come
P. Neruda
Dall’inverno una montagna di luce gialla, una torre fiorita spuntò sulla strada e tutto si riempì di profumo. Era una mimosa.
J. Carioli, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatrac
Delle volte mi sento solitario come un’isola persa in mezzo al mare Fermo, in silenzio, col respiro lieve i pensieri li lascio galleggiare. Delle volte sento il fuoco dentro e ho bisogno del chiasso della gente, di urlare forte, ridere, giocare e allora divento continente.
C. Carminati, Il mare in una rima, Giunti
Nel cielo mandrie di nuvole nere con l’aureola.
Il vento gonfia tende alle finestre come fazzoletti d’addio.
Una barca ancorata al mare Parte e non parte.
Al porto resto saldo io.
Quando succede?
J. Carioli, Io cambierò il mondo, Mondadori
Diventare grandi quando succede?
E quando succede, da cosa si vede?
Succede ogni giorno, ogni poco, ogni tanto?
Si vede dal riso, dalla rabbia, dal pianto?
Si vede dai piedi, sempre più lontani?
Si vede nello specchio? Nel viso? Nelle mani?
Diventar grandi è un viaggio solitario e a indicar la strada non c’è nessun binario.
Scopri sentieri nuovi solo se li percorri a passi lenti e lievi, o anche quando corri.
Ma è importante andare guardando l’orizzonte. Non lo raggiungi mai, però ce l’hai di fronte.
Là c’è l’arcobaleno, il tuo traguardo e il sogno e l’uomo lo rincorre perché ne ha bisogno.
Diventar grandi è questo: non smettere di andare e anche a cento anni, continuare a sognare.
Le mie OPINIONI
Tu che cosa pensi del diventare grandi?
Che idea ti sei fatto? Che cosa immagini?
Hai delle paure? Discutine con i compagni.
Trasforma le similitudini in metafore eliminando il come.
Temporale al porto
Le tende gonfiate dal vento sono ..............
Solitudine
Delle volte mi sento solitario, sono ...........
Trasforma le metafore in similitudini aggiungendo il come.
La mimosa
La mimosa è ................................................ .......................................................................
Temporale al porto
Nel cielo le nuvole sono .............................
Solitudine
Delle volte ho bisogno del chiasso della gente e allora divento ................................ ......................................................................
Quando succede?
Diventare grandi è ......................................
Nella personificazione il poeta attribuisce comportamenti, pensieri, tratti umani a qualcosa che non lo è: per esempio oggetti, animali o concetti astratti, come la pace.
S. Vecchini, Acerbo sarai tu, Topipittori
Tra le ossa della cassa toracica ho un nido non ditelo in giro ma sento battere sul guscio a volte sento pigolare chiedere aiuto
LEGGERE e COMPRENDERE il contenuto
Rispondi.
Che cos’è il nido che la poetessa sente nella cassa toracica? ..................................................
Le immagini che ha utilizzato ti sono piaciute?
Dai un voto da 6 a 10 a questa poesia: ..............
ANALIZZARE
Scrivi sul quaderno le azioni attribuite al nido che hanno caratteristiche umane.
ESPERIENZE
Hai mai avuto il batticuore? Se sì, raccontalo anche tu con una poesia.
S. Bordiglioni, Quante zampe ha il coccofante, Emme Edizioni
Tic, tic, tic : cade una goccia d’acqua e bagna il pavimento.
Bll, bll, bll: questo invece è il cielo che bolle da far spavento.
Schh, schh, schh: scivola cera calda lungo la candela.
Tac, tac, tac : gocce di tempesta, brividi lungo la schiena.
Frr, frr, frr : il vento sbatte un ramo contro la mia finestra.
Uhhh, uhhh: ulula come un lupo questa notte di tempesta.
È una notte fumetto, piena di rumori: son sveglio e mi giro nel letto, ma è meglio che essere fuori.
LEGGERE e COMPRENDERE il contenuto Rispondi.
Perché, secondo te, la poesia si intitola “Notte fumetto”? ............................................................
Perché la notte è piena di rumori? ..............................................................................
ANALIZZARE
Leggi le definizioni e completa con il nome della poesia giusta.
L’allitterazione è la ripetizione di una stessa lettera e del suo suono: è presente nella poesia ........................................................
L’onomatopea imita i suoni naturali o i rumori: è presente nella poesia ........................................
R. Piumini, Dall’ape alla zebra, Edizioni EL Senza violenza o impazienza lei ronza
nella stanza, svolazza a zonzo: imprudenza, anzi incoscienza, nell’azzurra sera, essere senza la zanzariera.
Tre casettine dai tetti aguzzi, un verde praticello, un esiguo ruscello: Rio Bo, un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero, paese da nulla, ma però… c’è sempre di sopra una stella, una grande, magnifica stella, che a un dipresso
occhieggia con la punta del cipresso di Rio Bo. Una stella innamorata?
Chi sa se nemmeno ce l’ha una grande città.
Scegli il sinonimo adatto per ogni termine.
Esiguo: minuscolo/esagerato.
Vigile: distratto/attento.
Microscopico: minuscolo/piccolo.
A un dipresso: all’incirca/da lontano.
Completa la forma narrativa della poesia.
Rio Bo è un piccolissimo ...................................... in cui ci sono poche case dal ......................................, un prato verde, un ...................................... che vigila intorno. Ma sopra questo ............................................ senza importanza c’è una che brilla sempre e che sembra fare alla punta del ..................................... La stella sembra essere ...................................... del paese.
Il poeta si chiede se una grande ha la fortuna di avere una
Completa il commento alla poesia cancellando le parole errate.
Il poeta descrive cose semplici/complicate, ma speciali per la loro bellezza/complessità che non sempre l’uomo/animale riesce a percepire, perché troppo intelligente/occupato.
E ora trasforma la poesia in un bellissimo disegno: come immagini tu Rio Bo?
LEGGERE e COMPRENDERE il lessicoFare la parafrasi di una poesia significa trasformarla in prosa, cioè in un testo senza rime e con parole più semplici.
1. Leggi attentamente la poesia cercando di coglierne il significato globale;
2. individua i termini e le espressioni lessicali più difficili e sostituiscili con altri più semplici;
3. trasforma le metafore, i paragoni e le personificazioni in espressioni di uso comune;
4. costruisci le frasi seguendo un ordine lineare: soggetto, predicato, complemento;
5. riscrivi il testo aggiungendo altre parole utili a rendere più chiaro il senso della poesia, ma senza aggiungere commenti personali.
L. Fenici Piazza, Lo specchio, Marzocco
rossi come una bocca che ride sulla via.
Non c’è malinconia
nella stradetta grigia
finché tutto quel rosso
c’è di lassù che spia.
Fai la parafrasi della poesia. .............................................................................................. .............................................................................................. .............................................................................................. ..............................................................................................
L’haiku è un testo poetico formato da tre versi. È la fotografia di un attimo, rappresenta un’atmosfera, un sentimento, la bellezza della natura… Le nubi
Rispondi.
Quale di questi haiku senti più vicino al tuo cuore?
Che cosa provi leggendolo?
Scrivi, sotto ciascun haiku, una parola che lo riassuma.
ANALIZZARE
Osserva le immagini qui sotto e dedica un haiku a ciascuna di loro sul quaderno.
Col lucido filo di bava sottile un nido d’argento che oscilla nel vento si fabbrica il ragno fra il bosco e lo stagno la mosca curiosa sulla tela si posa il ragno si avvicina lento e la mosca pensa: “Che terribile momento.”
Col lucido filo di bava sottile unnidod’argento
vento
snep a : “Che terribile momento . ”
al
il ra gn o s i
si fabbrica il ragno fra il bosco e lo stagno la mosca curiosa
Leggi, osserva e completa il testo inserendo le seguenti parole: letta – poeta – poesia – disegno – guardata
Nel calligramma il ..................................... dispone le parole per formare un ..................................... Il calligramma è un tipo di ..................................... fatta per essere ....................................., oltre che per essere .....................................
S. Vecchini, Acerbo sarai tu, Topipittori
Avessi un interruttore mio cuore
ti spegnerei senza pudore quando voglio riposare da tutto questo daffare che mi dai oppure ti metterei al minimo volume
giusto un disturbo un fruscìo, per ricordarmi dove sei, chi sono io.
Trasforma sul quaderno questa poesia in un calligramma.
J. Carioli, I sentimenti dei bambini, Mondadori
Mi sento dentro come il camaleonte che cambia colore su ogni foglia e invece vorrei essere un pavone che fa la ruota solo se ne ha voglia.
Mi sento dentro come un grosso struzzo che nasconde la testa nella sabbia invece vorrei essere una tigre che ruggisce e racconta la sua rabbia.
Mi sento dentro come una formica che ha paura di essere schiacciata invece vorrei essere una scimmia che si spulcia tranquilla, da sfacciata.
Dentro non so ancora come sono se un gatto oppure una leonessa ma forse più che essere animale mi piacerebbe essere me stessa.
Sottolinea nella poesia gli elementi che ti servono per completare la mappa.
.................................................
Per ogni nome cerchia l’aggettivo adatto e sottolinea le relative espressioni nella poesia.
Il pavone è timido/vanitoso. Lo struzzo è coraggioso/pauroso.
La tigre è dolce/aggressiva. La formica è arrogante/minuscola
La scimmia è riservata/sfacciata.
Riflettere sul testo
Completa la parafrasi con le seguenti parole: spontanea • nascondersi • stati d’animo • sfacciata • mimetizzarsi • assomigliare • coraggiosa • timorosa
La protagonista della poesia spiega i suoi A volte si sente come un camaleonte, perché cerca di ............................................, mentre vorrebbe essere più ......................................
Altre volte si sente come uno struzzo, perché tende a però vorrebbe essere più ...................................................... In altri momenti si sente .................................................... come una formica, mentre le piacerebbe essere un po’ più Conclude dicendo che forse è meglio essere se stessi piuttosto che cercare qualcuno a cui
Leggi i seguenti testi poetici e segui le indicazioni che ti vengono date per ognuno.
Leggi soffffffffiando: allunga il più possibile la f
Offre Fuffo alla farfalla fitte fette di affettato fischi e fiaschi nella muffa fichi soffici e soffietti fra le frasche della fiera.
Ora divertiti a cambiare le lettere: leggi questa filastrocca sostituendo la p prima con la t, poi con la f. Puoi continuare con tutte le lettere che preferisci…
B. Munari, Alfabetiere, Corraini Edizioni
Per i pizzi di Paolina porta a Pippo la pelliccia prende a prestito i pennini e purtroppo un po’ pasticcia piglia un papero posticcio e gli appioppa un polipetto presso un pioppo un plettro pianta e sul pulpito del papa apparecchia un putiferio preparandosi a pensare l’ippopotamo la impiccia.
Leggi aggiungendo il suffisso -ula ogni volta che trovi la doppia ll
T. Scialoja, Versi del senso perso, Einaudi
Una libellula non pesa nulla non pensa nulla se oscilla sulla corolla lilla, non si ribella alla folata che la cancella.
Leggi adagio, come una lumaca! Lascia una scia sulle parole.
J. Prévert
Al funerale d’una foglia morta vanno due lumachine han la conchiglia nera
e il lutto sulle corna se ne vanno nel buio d’una sera d’autunno ma ahimè quando son giunte
è di già primavera le foglie che eran morte sono tutte risorte!
Quanto ti ha emozionato questa poesia? Colora.
Sapresti definire l’emozione principale che ti ha suscitato?
Mi ha stupito primavera nell’aprile di quest’anno, è arrivata puntuale come non faceva più. Ha il respiro gonfio e largo fa solletico a ogni ramo, gocce d’oro sulle labbra quando ride appena sveglia. Ha le dita profumate se le lecca e corre via. Al mantello della notte ogni notte taglia l’orlo e fischiando s’addormenta quasi sempre a testa in giù.
Come in un sogno stava d’innanzi a noi la casa. Sulla facciata rustica, per tutte le sporgenze, lungo il gocciolatoio, sopra gli architravi, sotto i davanzali delle finestre, sotto le lastre dei balconi, dovunque le rondini avevano nidificato.
I nidi di creta innumerevoli, vecchi e nuovi, agglomerati come le cellette di un alveare, lasciavano pochi intervalli liberi. Su quelli intervalli e su le stecche delle persiane e sui ferri delle ringhiere gli escrementi biancheggiavano come spruzzi di calcina. Benché chiusa e disabitata, la casa viveva. Viveva d’una vita irrequieta, allegra, tenera. Le rondini fedeli l’avvolgevano dei loro voli, dei loro gridi, dei loro luccichìi, di tutte le loro tenerezze senza posa. Mentre gli stormi s’inseguivano per aria in caccia con la velocità delle saette, allontanandosi e riavvicinandosi in un attimo, radendo gli alberi, levandosi nel sole; ferveva dentro ai nidi e intorno ai nidi un’altra opera.
E tutta quella mobilità intorno alla casa chiusa, tutta quella vivacità di nidi intorno al nostro antico nido erano uno spettacolo così dolce, un così fino miracolo di gentilezza che noi, per qualche minuto, ci obliammo a contemplarlo.
Le mie ESPERIENZE
Ti piace la primavera?
Qual è l’emozione che ti suscita vedere la natura che si risveglia intorno a te? Quali animali osservi con curiosità durante questa stagione? Scrivi sul quaderno.
Seduto bene, braccia conserte appoggiate sul banco, ascolta l’insegnante che legge… se vuoi puoi chiudere gli occhi.
Ascolta la poesia. Poi in ogni ramo completa le coppie di rime con la parola mancante. Durante il secondo ascolto, verifica le tue risposte.
Rispondi e completa.
Quale tipo di rima hai ascoltato?
Rima incrociata. Rima baciata. Rima alternata.
Elimina le parole che non sono presenti nella poesia che hai ascoltato.
elefante – miracolo – mandorlo – catena – farfalle – bambino – topo – sorriso – luna
cartoncino bianco, matita, forbici, pennarelli, cotton fioc, colla, mollette
1 Disegna e ritaglia su un cartoncino bianco due ovali: per il corpo e la testa dell’agnello.
2 Taglia la testa di cotone dei cotton fioc, lasciando mezzo centimetro di bastoncino.
3 Inizia a incollare le teste dei cotton fioc sull’ovale più grande (il corpo) riproducendo il manto dell’agnello.
4 Prendi l’ovale di cartoncino più piccolo (la testa) e incollaci alcune teste di cotone, che saranno il vello, e due che saranno le orecchie. Poi con i pennarelli disegna il muso. Incolla la testa al corpo e il corpo alle mollette; lascia asciugare bene per almeno un’ora.
www.ilmioprimoquotidiano.it
Il “gaming disorder ” ossia la dipendenza dai videogiochi ora è una vera e propria malattia mentale. Lo ha deciso l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non è solo un vizio. E neppure una semplice cattiva abitudine. Ma è una patologia che va curata.
Quando si leggono queste cose la prima cosa che viene da pensare è “che c’entro io? Sono mica un malato mentale! Riguarderà quattro smanettoni che passano la nottata su internet...”.
E allora cerchiamo di capirci qualcosa di più...
In Italia, secondo una ricerca Aesvi-Gfk, i giocatori sono 29,3 milioni.
E a rischio per gaming disorder ci sarebbero circa 270mila ragazzi, quasi tutti maschi, in una fascia d’età tra i 12 e i 16 anni.
Non tutti i giocatori però sono malati! Per fortuna solo una piccola parte... tuttavia è bene stare attenti al tempo che passiamo giocando, a come ci sentiamo alla fine, se riusciamo a controllare il gioco. Insomma se siamo padroni della nostra vita, oppure se ci facciamo telecomandare dalla consolle. E allora è meglio non esagerare, e non solo con i videogiochi. La tecnologia non è mai solo “cattiva”. Dipende sempre dall’utilizzo che ne facciamo. Basta non esagerare! Circa il 60% dei ragazzi controlla lo smartphone come prima cosa appena si sveglia e come ultima prima di dormire. Il 63% (tra 14 e 19 anni) usa inoltre lo smartphone a scuola durante le lezioni; il 50% dichiara di trascorrere dalle 3 alle 6 ore extrascolastiche al giorno con lo smartphone in mano.
Lo smartphone “ruba” fino a 6 ore e mezzo di sonno a settimana, e il rischio di dipendenza è triplicato nelle ragazze.
Da abitudine a dipendenza il passo può essere breve. E allora che fare? Ecco alcuni consigli:
1. Al risveglio non prendere subito il cellulare: fai colazione, preparati e ottimizza al meglio la giornata che sta iniziando.
2. Nel percorso da casa a scuola, alza gli occhi dallo smartphone. Osserva il paesaggio.
3. Considera un dono chiacchierare con gli altri. Rispettali, mentre parli con gli amici o con i familiari guardali negli occhi.
4. Mentre sei a scuola concentrati sulla lezione. Non cercare un collegamento ipertestuale e digitale.
5. Il pranzo e la cena sono occasioni di dialogo. Goditi il momento, chiacchiera con gli amici o i genitori. Tieni il cellulare in tasca o almeno controllalo poche volte.
6. Fai sport e attività all’aria aperta. In quelle ore dimenticherai completamente il cellulare. E se i tuoi ti chiedono di uscire per buttare la spazzatura, lascia il cellulare a casa. È solo per cinque minuti.
7. Non andare in bagno con lo smartphone. Non concepirla come una “una seduta di lunga durata”.
8. Attento al fenomeno del “Vamping ”: chattare fino a notte fonda. L’ideale, per evitarlo, sarebbe lasciare il cellulare in un’altra stanza ma, se è un’indicazione troppo punitiva, almeno stacca 15 minuti prima di metterti a letto.
E per finire... chiedi ai tuoi genitori di dare il buon esempio!
Questo brano è tratto dal sito www.ilmioprimoquotidiano.it, un giornale online rivolto a bambini e ragazzi. Unica raccomandazione: consulta i siti sempre con l’assistenza di un adulto!
Se cerchi altre testate simili, puoi trovare
• www.echino.it
• www.meraweb.it
• www.focusjunior.it
• www.avvenire.it/popotus
I TESTI INFORMATIVI hanno lo scopo di fornire informazioni e conoscenze su argomenti di cultura generale, argomenti storici, geografici e scientifici. Il testo informativo prende il nome di testo ESPOSITIVO quando riguarda contenuti disciplinari (le materie del sussidiario) che devono essere “compresi”, studiati ed esposti a voce o per iscritto.
G. Quarenghi, A. Mastrangelo, Fame di pane, Slow Food Editore
I cereali vengono dalla terra. Fin dall’antichità, ci si accorse che il più adatto a fare il pane era quello di frumento (sinonimo di grano) del tipo tenero. Diverse testimonianze ci confermano l’uso del pane nelle antiche civiltà mediterranee: gli Egizi erano esperti panificatori e nella Grecia classica si producevano ben 72 varietà di pane. Gli antichi Romani con i cereali facevano soltanto zuppe e polente, finché i Greci non insegnarono loro l’arte della panificazione.
I cereali sono la base dell’alimentazione umana: si consumano in chicchi, in fiocchi, soffiati, arrostiti; con le farine derivate dalla macinazione si fanno paste e impasti. Per un pane compatto e soffice è più indicato il frumento perché contiene il glutine, una proteina che assicura la lievitazione. Le farine di cereali privi di glutine si aggiungono al frumento per il loro valore energetico e per le sfumature di sapore.
mais
Senza glutine
La farina è ciò che si ottiene macinando qualcosa di essiccato. Si ricavano farine da ogni tipo di chicco, anche da patate, ceci, castagne e pesce. Bisogna sbucciare il chicco, frantumarlo e farlo passare almeno sei volte in un mulino costituito da alcune coppie di rulli. A seconda della qualità dei residui di germe e crusca rimasti, le farine sono dette integrali, di tipo 2, tipo 1, tipo 0 e doppio zero (00).
La 00 è la farina più soffice e bianca, quindi impoverita di proteine, sali minerali e vitamine.
cereali pseudocereali
grano saraceno
riso quinoa
sorgo amaranto
miglio
steff
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
il pane, un cibo antico anticipa l’argomento
TITOLO
ORDINE
Il testo informativo segue un ordine
- logico: quando crea collegamenti tra le informazioni;
- cronologico: quando presenta le informazioni in ordine temporale.
STRUTTURA
suddividono l’argomento in base al contenuto; possono essere preceduti dai sottotitoli; alcune parole sono evidenziate
ordine cronologico: prima la presentazione storica, dopo gli elementi e infine la lavorazione
LINGUAGGIO
È chiaro e preciso: usa termini specifici della disciplina affrontata.
IMMAGINI
Possono essere: grafici, tabelle, schemi, fotografie... e tutto ciò che aiuta a comprendere il testo. Spesso sono accompagnate da didascalie.
termini specifici di Scienze, Storia e alimentazione: farine derivate, lievitazione, valore energetico, proteine, sali minerali, vitamine...
TIPOLOGIA
Informativo: fornisce informazioni.
Espositivo: riguarda contenuti disciplinari (le materie del sussidiario).
Cronaca: informa sui fatti di attualità.
Pubblicità: informa su prodotti o iniziative.
informativo
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del testo informativo; chi deve rispondere copre la sua mappa.
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Sono nati nel 1932 e molti bambini li usano da quando erano piccolissimi. Con i mitici mattoncini puoi creare ogni mondo possibile, semplicemente incastrandoli. Ecco 10 curiosità che non ti aspetti sui Lego!
1. La testa degli omini Lego ha un buco in alto che la trasforma in un tubo, permettendo a un bambino di continuare a respirare anche se la inghiottisse.
2. Gli omini Lego hanno raramente i capelli biondi perché il biondo è troppo simile al giallo del corpo.
3. 19 miliardi di mattoncini Lego vengono prodotti ogni anno.
4. 130 nuovi set Lego vengono lanciati in USA ogni anno. In media 7 set Lego vengono venduti ogni secondo nel mondo.
5. Se costruisci una colonna con oltre 40 miliardi di mattoncini di Lego puoi raggiungere la Luna.
6. La Germania è il primo mercato per Lego.
7. In media, ci sono solo 18 pezzi difettosi su ogni milione.
8. Lego non produce pezzi che ricordano le armi.
9. La parola Lego viene dal danese “leg godt” ossia “gioca bene”.
10. Ci sono oltre 915 milioni di modi per combinare sei mattoncini Lego.
Indicate con una x il proseguimento giusto.
Il testo che avete letto è organizzato: come un racconto. come uno schema a punti. come una serie di istruzioni.
Il testo:
racconta come sono nati i Lego. spiega come si montano i Lego. elenca alcune curiosità sui Lego.
Le informazioni che ne potete ricavare sono: troppe e confuse. chiare e ben organizzate. poche e non complete.
Secondo voi, questo testo è stato tratto da: una rivista. Internet. un sussidiario.
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Programmazione informatica: è questo il significato della parola inglese “coding”. E non si tratta solo di insegnamenti per esperti informatici: il coding è anche alla portata dei bambini. Si tratta di una nuova lingua che permette di “dialogare” con il PC (il computer) per assegnargli dei compiti e dei comandi in modo semplice. Giocando a programmare si impara a usare la logica (cioè il ragionamento), a risolvere problemi e a sviluppare il “pensiero computazionale”, un processo logico-creativo che consente di dividere un problema complesso in diverse parti per affrontarlo più semplicemente, un pezzetto alla volta. Con il coding anche i bambini possono risolvere problemi “da grandi” e diventare soggetti attivi della tecnologia, creando un piccolo videogioco e delle storie in pochissimo tempo. Con il computer o il tablet si possono inventare giochi ed esercizi interattivi per far svolgere ai personaggi sullo schermo le azioni utili al raggiungimento di un obiettivo. Basterà spostare blocchi, mattoncini o oggetti grafici sul monitor, creando una sequenza che permetta al personaggio protagonista di completare il livello. Ogni blocco corrisponde a un codice che in questo modo non è necessario digitare. Per chi parte da zero, la piattaforma ideale è code.org, dove si impara a vincere le sfide e a risolvere i problemi: basterà leggere le istruzioni, osservare con attenzione i tranelli e ragionare sulla migliore soluzione.
Una di queste frasi è sbagliata. Indicala con una x.
Il coding è un linguaggio per esperti informatici. Il coding è una lingua che permette di “parlare” con il PC.
Con il coding si possono creare semplici videogiochi. Con il coding si impara a risolvere problemi.
Indica con una x solo le affermazioni che condividi.
Al termine della lettura si ha un’idea chiara sul coding.
Le informazioni non sono sufficienti per comprendere che cosa sia il coding.
Il titolo non aiuta a comprendere il contenuto del testo.
Il titolo anticipa le informazioni presenti nel testo.
Inizialmente è probabile che le abitazioni etrusche fossero capanne quadrangolari. Solo successivamente, nell’VIII e nel VII secolo a.C., venne introdotto l’uso delle tegole per la copertura dei tetti. Di conseguenza venne modificata anche la struttura delle case: la capanna non poteva reggere il peso di un tetto in tegole e per questo le pareti verticali cominciarono a essere costruite con un’intelaiatura in legno e con argilla essiccata. Le tombe etrusche ci forniscono interessanti informazioni sulla forma delle case: infatti, grazie ai dipinti delle tombe di Tarquinia, si può capire che il soffitto era costituito da travi in legno, con una trave centrale e delle decorazioni. Allo stesso modo, si è scoperto che le case potevano avere una o più stanze. Inoltre, nelle case dei ricchi era presente anche un cortile con colonnato: il peristilio, che utilizzeranno anche i Romani. Le colonne del peristilio probabilmente erano in legno dipinto. Per quel che riguarda l’arredamento, attorno alle tavole si trovavano i triclini con sopra stoffe e cuscini sui quali i commensali appoggiavano i gomiti. Infatti gli Etruschi, come i Romani, mangiavano in posizione sdraiata. Questi e altri arredi come tavolini, sgabelli, letti e cassapanche, utilizzate sia per sedersi sia per riporre stoviglie e panni, erano sicuramente costruiti in legno, perciò non sono pervenuti fino a noi. Le uniche notizie che abbiamo derivano dai dipinti.
TITOLO INTRODUZIONE
1° PARAGRAFO
la struttura delle case
2° PARAGRAFO
la forma delle case
3° PARAGRAFO
l’arredamento delle case
Rispondi con una x.
L’autore esprime un parere personale sull’argomento?
Sì, si capisce che è un appassionato degli Etruschi.
Sì, si capisce che non gli piacciono gli Etruschi.
No, perché si limita a esporre delle informazioni.
Come sono esposte le informazioni?
In modo confuso e poco chiaro.
In modo chiaro e ordinato.
Seguono le emozioni e le sensazioni dell’autore.
Le informazioni contenute nel testo che hai letto sono collegate tra loro grazie ai connettivi, che si comportano come dei link.
Osserva i connettivi messi in evidenza nel testo, poi indica con una x la parola giusta per ogni frase.
Nell’introduzione le informazioni rispettano l’ordine: logico. cronologico.
Nei paragrafi successivi le informazioni rispettano l’ordine: logico. cronologico.
Completa lo schema.
Viene modificata la struttura della casa.
perché (causa)
Viene introdotto ........................... .......................................................
perciò (conseguenza)
Le pareti ....................................... .......................................................
Elimina il connettivo sbagliato nelle seguenti frasi.
I dipinti delle tombe etrusche sono importanti perché/perciò rappresentano una delle poche fonti storiche giunte fino a noi.
Gli arredi erano costruiti in legno perché/perciò non sono pervenuti fino a noi.
Focus extra
Duemila anni fa i giochi elettronici non c’erano, ma i bambini romani si divertivano lo stesso. I reperti archeologici, i dipinti sui vasi, i bassorilievi ci raccontano di decine di passatempi e giocattoli. Gli animali di terracotta si usavano nell’infanzia, ma solo per le femminucce. I maschi preferivano carrozze in miniatura e cavallini di coccio. Quest’ultimi venivano montati su ruote e trascinati per mezzo di lacci di cuoio, per farli correre e imitare le corse con le bighe e le campagne militari degli adulti. Un capitolo a parte meritano le bambole. Le bambine romane ne andavano matte. Ce n’erano di molti tipi, ma tutte rappresentavano ragazze e non bambine, un po’ come le nostre Barbie. Fuori dal comune è la splendida bambola di Crepereia, la giovane del II secolo d.C. la cui tomba è stata scoperta a Roma nel 1889. Si tratta di una bambola in avorio con gli arti snodabili, che aveva persino i propri minuscoli gioielli d’oro: anelli, orecchini, bracciali. Un’altra bambola simile, alta 16,5 centimetri, è stata rinvenuta accanto alla mummia di Grottarossa.
Ai bambini poveri non andava così bene: bastoni o canne da cavalcare al posto dei cavallucci e bambole di pezza. Fra coetanei si giocava anche a nascondino, che i Romani chiamavano latibulo, e a mosca cieca.
Ed è inutile dire che già allora andava di moda fare giochi diversi con la palla, che si chiamava follis, una leggera palla di cuoio gonfiata d’aria. Uno dei giochi più comuni era il trigon, una sorta di pallamano a tre giocatori.
Molto diffuso era anche il gioco delle noci, tanto che l’età della fanciullezza era definita “l’età delle noci”. Accumulate generosamente, si potevano lanciare e far rotolare. Esistevano molte varianti di questo gioco, una di queste consisteva nel lanciare e far entrare una noce nel collo di un’anfora.
Simile al gioco delle noci era il gioco degli aliossi in cui, al posto dei dadi, venivano usati gli ossicini delle zampe di piccoli animali, chiamati astragali. A ciascuno dei quattro lati degli astragali si assegnava un punteggio e il gioco consisteva nell’ottenere una determinata combinazione: il colpo vincente, lo iactus Veneris, mostrava i quattro astragali ognuno con un punteggio diverso.
Con i compagni fai un elenco dei giochi che usano più spesso i bambini della vostra età. Poi scrivi un testo seguendo la traccia di quello che hai appena letto.
Per ogni immagine inserisci il numero della didascalia corrispondente.
1. Bambola di avorio proveniente da un sarcofago romano di Grottarossa.
2. Statua romana di una ragazza che gioca agli aliossi.
3. Tipico dado da gioco romano.
4. Aliossi naturali.
5. Bambola di pezza.
Rispondi.
Le immagini ti hanno aiutato a comprendere? Sì. No. E le didascalie? Sì. No.
Nel testo ci sono tre espressioni in latino, la lingua dell’antica Roma: cerchiale.
Rispondi.
A quale categoria di nomi appartiene la parola “passatempi”?
Collettivo. Derivato. Alterato. Composto. Nel testo ce ne sono altri: sottolineali.
Collega ogni termine al suo significato.
reperti archeologici
trigon
campagne militari
anfora
bassorilievo
biga
astragali
Rispondi con una x.
guerre sculture in rilievo cocchio a due posti fonti materiali
pallamano
vaso con collo stretto ossicini
In quale disciplina trovi termini come questi? Scienze. Geografia. Storia. Matematica
Questo testo potrebbe far parte del tuo sussidiario delle discipline? Sì. No.
www.nationalgeographic.it
Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio, trascorse gli ultimi giorni della sua vita sulle Alpi, fino a essere colpito mortalmente da una freccia sul dorso. Circa 5 300 anni dopo, gli archeologi sono ancora impegnati nel risolvere il mistero che avvolge la sua morte. Nuove analisi, effettuate sui resti di muschi provenienti dal sito in cui l’Uomo del Similaun fu ucciso, hanno rivelato dettagli delle sue ultime ore.
Dal 1991, quando due escursionisti scoprirono il suo corpo congelato e naturalmente mummificato sulle Alpi Venoste, su un valico di confine fra Italia e Austria, i ricercatori hanno individuato più di 60 tatuaggi sul corpo di Ötzi e dimostrato che indossava una sopravveste di pelle fatta di diverse pelli di pecora e di capra cucite insieme.
Analizzando il contenuto del suo stomaco, gli studiosi hanno scoperto che Ötzi fu ucciso solo un’ora dopo aver assunto l’ultimo pasto a base di stambecco essiccato, carne di cervo e farro monococco e hanno dimostrato che l’uomo, di un’età di circa 40 anni, quando morì soffriva probabilmente di dolori allo stomaco e aveva un taglio profondo alla mano destra, fra indice e pollice.
Inoltre, alcuni dei muschi trovati nel sito della morte di Ötzi - incluso il muschio piatto del genere Neckeraprosperano nella gola presente nella parte inferiore della Val Senales, in Trentino-Alto Adige, ma non vi è invece traccia in nessuna delle valli che si estendono a nord.
Secondo la mappa tracciata da Dickson, Ötzi, nel suo ultimo viaggio, sarebbe sceso fino al Senales prima di effettuare un’ultima scalata.
L’analisi del kit di attrezzi di Ötzi suggerisce che l’uomo fu colto alla sprovvista in un momento in cui le sue armi erano usurate. Questo studio rappresenta un’ulteriore conferma del fatto che Ötzi andò incontro a una morte violenta.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa. ............................................................................ ............................................................................
...........................................................................
PARAGRAFI TITOLO
L’ordine di questo testo è: logico. cronologico.
Perché
ORDINE LINGUAGGIO
IMMAGINI STRUTTURA
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Titolo: ................................................
TIPOLOGIA
Analizzo
1.
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A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del testo. 203
La CRONACA è un tipo particolare di testo informativo. Viene scritta dai giornalisti o cronisti, sui giornali o raccontata in televisione.
Narra fatti realmente accaduti in vari ambiti: accadimenti della vita quotidiana, politica, sport, criminalità, vita di personaggi famosi. Gli articoli di cronaca sono scritti in terza persona e presentano le informazioni seguendo la regola inglese delle 5W.
17 OTTOBRE 2019
Una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi anni secondo il Ministero delle Antichità
Venti sarcofagi in legno in buone condizioni, probabilmente risalenti a un periodo fra il XX secolo e il IV secolo a.C., sono stati scoperti nel sito dell’antica Tebe, a Luxor. Le autorità egiziane hanno definito il ritrovamento come “una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi anni” ma le notizie sono ancora scarne in attesa della conferenza stampa in programma sabato.
I sarcofagi sono stati scoperti nella necropoli di Asasif, sulla riva occidentale del Nilo, vicino alla valle dei Re, dove si trovano alcune tombe dei più conosciuti Faraoni risalenti a diversi periodi dell’antico Egitto, dalle dinastie del Medio Regno, al Nuovo Regno, fino al periodo Tardo, e quindi lungo un vastissimo arco di tempo che va dal 1994 al 332 a.C. Le tombe sono disposte su due livelli sovrapposti e sono ben conservate come si vede dalle iscrizioni e dai dipinti che le ricoprono, ancora di colori vivi. Una condizione non impossibile visto il clima asciutto dell’Egitto. Le autorità egiziane danno sempre grande evidenza alle scoperte nelle aree archeologiche, fiduciose che ciò possa facilitare anche la ripresa del turismo, tra le voci più importanti dell’economia nazionale, che sebbene abbia goduto di buoni risultati negli ultimi anni non è ancora tornato ai livelli precedenti al periodo turbolento cominciato con la rivoluzione del 2011 e i pericoli di attacchi terroristici. Dal dicembre 2017 è in corso nella Valle dei Re una missione archeologica alla ricerca delle tombe della regina Nefertiti e di sua figlia, che era la vedova del re Tutankhamon. I ricercatori stanno anche cercando i siti di sepoltura di tre grandi faraoni – Ramses VIII, Re Thutmose II e Re Amenhotep.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
una missione archeologica
WHO?
la ricerca delle tombe della regina Nefertiti e della figlia
WHY?
Le cause che hanno provocato i fatti.
Il protagonista dell’accaduto.
dopo il dicembre 2017
WHEN?
Quando sono accaduti i fatti.
WHAT?
I fatti accaduti.
sono stati scoperti 20 sarcofagi in buone condizioni
Fonte: il luogo da cui arriva l’informazione.
WHERE?
I luoghi dove sono accaduti i fatti.
rainews.it
Luxor, l’antica Tebe
Cane rimane intrappolato in un albero, pompieri costretti a fare un buco con la motosega
Quando i vigili del fuoco di Salem, una città del Kentucky, sono stati chiamati per un animale in difficoltà in un albero hanno pensato a un gatto. Ma questa volta non era un felino a essersi cacciato nei guai, bensì Rocco, un cane bassotto che è rimasto intrappolato all’interno del tronco dell’albero. Il piccoletto era probabilmente riuscito a entrare nel tronco attraverso un buco in una parte più alta, ma quando è sceso alla base dell’albero non è stato più in grado di tornare indietro. Di lì la chiamata ai vigili del fuoco. I pompieri arrivati sul posto non hanno avuto scelta: per salvarlo si sono armati di motosega e hanno praticato con precisione un foro attraverso il quale tirare fuori il cagnolino. E conoscendo il carattere curioso del peloso, il foro che hanno fatto è abbastanza grande da permettergli di uscire da solo, nel caso si cacciasse nuovamente nei guai. Fulvio Cerutti, www.lazampa.it
Indica con una x.
Chi racconta questo fatto di cronaca?
Rocco.
I vigili del fuoco.
Fulvio Cerutti.
Qual è lo scopo dell’articolo, secondo te?
Raccontare una storia.
Informare su un fatto curioso, realmente accaduto.
Informare su un evento sportivo.
Informare su un evento culturale.
Nelle righe introduttive sotto il titolo sono state eliminate due parole per essere brevi. Riscrivile in modo corretto.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare lo schema.
Apre in Italia il primo Legoland Water Park d’Europa. Da giugno 2020 Gardaland, a Castelnuovo del Garda, s’impreziosisce di un parco acquatico a tema Lego. È in costruzione nell’area attualmente occupata dal teatro PalaMagic, di fronte alle montagne russe Raptor. E tutto (o quasi) sarà costruito con i famosi mattoncini colorati. Il maestoso portale, largo 13 metri per 6,5 d’altezza, sarà realizzato con 400 mattoni Lego giganti. E per decorare le varie attrazioni, sono già stati costruiti 240 Lego Models con tre milioni di mattoncini. Un’impresa non da poco: solo per incastrare i 135mila mattoncini che compongo un Orso Polare, per fare un esempio, sono stati necessari ben sei operatori per oltre 512 ore di lavoro. “Saranno in tutto ben 488 i Models appositamente pensati per Gardaland e costruiti in diverse parti del mondo tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Repubblica Ceca e Malesia”, fanno sapere da Gardaland. “Uno di questi sarà un grande e simpatico polpo viola formato da addirittura 258 126 mattoncini Lego e collocato proprio all’ingresso del parco acquatico”. Per saperne di più, bisognerà aspettare ancora qualche mese. Legoland Water Park Gardaland sarà il primo parco acquatico a tema Lego in Europa, il quinto nel mondo. www.lastampa.it
La PUBBLICITÀ fa parte della nostra vita quotidiana: la troviamo in televisione, nelle riviste, sui giornali di ogni genere e sui siti Internet (prima di leggere una pagina siamo costretti a chiudere numerose finestre pubblicitarie, chiamate “pop-up”).
Per scrivere un TESTO PUBBLICITARIO serve un’idea originale realizzata graficamente in modo creativo, utilizzando un linguaggio essenziale fatto di slogan, testi brevi e immediati, studiati per restare impressi.
Lo slogan abbinato al prodotto che si vuole “vendere” è accattivante e simpatico, di solito breve e facilmente memorizzabile, scritto con caratteri grandi.
Parte scritta del testo pubblicitario.
Parte visiva del testo pubblicitario.
Osserva e rispondi con una x. Qual è lo scopo di questi messaggi?
Far riflettere.
Divertire.
Far acquistare un prodotto. Sensibilizzare sul cibo.
Che cosa noti confrontando le due pubblicità?
Non ci sono differenze.
Sono entrambe accattivanti. Pubblicizzano prodotti diversi.
Quale delle due pubblicità contiene uno slogan? Riscrivilo.
Rispondi.
Perché il bambino si trova davanti un labirinto?
È una metafora.
È un parco giochi.
È una scuola per disabili.
Che cosa rappresenta il labirinto? .................................................................
Qual è lo scopo di questa pubblicità? Informare.
Divertire. Sensibilizzare. Invogliare a comprare un prodotto.
“Scegli il rispetto nelle tue azioni, contrasta la cultura della violenza intorno a te... così puoi fare molto, ogni giorno!”. Discuti questa frase con i tuoi compagni: violenza o gentilezza, tu da che parti stai?
LEGGERE e COMPRENDERE le informazioni
Copia lo slogan, poi rispondi.
A che cosa serve, secondo te?
Adesso sei in quinta: il tuo gruppo classe è cresciuto con te!
Con i compagni e gli insegnanti hai vissuto momenti importanti, belli e, qualche volta, faticosi.
Le parole di queste pagine ti accompagneranno per diventare grande e grazie al PDC ti trasformerai da “bambina/o” della scuola Primaria a “ragazza/o” cittadino del futuro!
La Costituzione italiana è l’insieme delle regole principali che stabiliscono come si vive insieme in Italia, rispettando i diritti e le libertà di tutti.
È composta da 139 articoli suddivisi in tre parti:
12 articoli, regole generali o princìpi fondamentali;
42 articoli, diritti e doveri dei cittadini; 84 articoli, leggi che descrivono come funziona lo Stato italiano.
Quali diritti tutelano questi articoli? Completa con: diritto alla libertà – diritto alla pace – diritto al lavoro – diritti dell’infanzia – parità di genere.
Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
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Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso.
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Art. 11 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli.
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Art. 13 La libertà personale è inviolabile.
Art. 31 La Repubblica protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù.
Ricorda: troverai tutte le parole che segnano la via maestra da seguire nella Costituzione Italiana!
Discorso dell’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in occasione dell’apertura dell’anno scolastico.
So che per molti di voi questo è il primo giorno di scuola. Qualcuno sta pensando con nostalgia all’estate e rimpiange di non aver potuto dormire un po’ di più stamattina. So cosa vuol dire. Quando ero giovane mia madre non aveva abbastanza denaro per mandarmi alla scuola che frequentavano tutti. Così decise di darmi lei stessa delle lezioni extra, dal lunedì al venerdì alle 4,30 di mattina. Io non ero proprio felice di alzarmi così presto. Il più delle volte mi addormentavo al tavolo della cucina. Ma ogni volta, quando mi lamentavo, mia madre mi dava un’occhiata delle sue e diceva: «Anche per me non è un picnic, ragazzo». Io ho molto parlato di responsabilità. Della responsabilità degli insegnanti che devono motivarvi all’apprendimento e ispirarvi, della responsabilità dei genitori che devono tenervi sulla giusta via e farvi fare i compiti e non lasciarvi passare la giornata davanti alla tv. Ma alla fine, noi possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo e non ottenere nulla se voi non tenete fede alle vostre responsabilità: andare a scuola ogni giorno, prestare attenzione ai maestri, dare ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorare sodo.
Questa è la condizione necessaria per riuscire. Questo è quello che voglio sottolineare oggi: la responsabilità di ciascuno di voi nella vostra educazione. Ognuno di voi sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire. Avete la responsabilità di scoprirlo. Il vostro obiettivo può essere molto semplice: fare tutti i compiti, fare attenzione a lezione o leggere ogni giorno qualche pagina di un libro. Potreste decidere di difendere i ragazzi che vengono presi in giro o che sono vittime di atti di bullismo per via del loro aspetto o delle loro origini perché, come me, credete che tutti i bambini abbiano diritto a un ambiente sicuro per studiare e imparare.
Potreste decidere di avere più cura di voi stessi per rendere di più e imparare meglio. Qualunque cosa facciate, voglio che vi ci dedichiate. Non sei mai un grande atleta la prima volta che tenti un nuovo sport. Non azzecchi mai ogni nota la prima volta che canti una canzone. Occorre fare esercizio. Con la scuola è lo stesso. Può capitare di dover fare e rifare un esercizio di matematica prima di risolverlo o di dover leggere e rileggere qualcosa prima di capirlo, o dover scrivere e riscrivere qualcosa prima che vada bene. Le vostre famiglie, i vostri insegnanti e io stiamo facendo di tutto per fare sì che voi abbiate l’istruzione necessaria per diventare persone capaci di fare grandi cose. Ma anche voi dovete fare la vostra parte. Rendeteci orgogliosi di voi. So che potete farlo.
Adesso, insieme ai tuoi compagni, è il momento di attivare il potere del cerchio!
Ogni anno, in un giorno di febbraio si festeggia la giornata nazionale “M’illumino di Meno”, contro gli sprechi energetici.
Una giornata dedicata al risparmio energetico e agli stili di vita sostenibili, alla bellezza del camminare e dell’andare a piedi…
Sotto i nostri piedi c’è la Terra, salvarla è una responsabilità che riguarda tutti, adulti e bambini!
POTERE 1
Che cosa significa la parola “responsabilità”? Quali emozioni ti ha suscitato il brano? Quali sono le responsabilità di un bambino?
POTERE 2
Ogni bambino, a turno, fornisce un esempio di situazione in cui si è sentito responsabile o gli è stata affidata una responsabilità: il fratellino, un lavoro, lo studio…
POTERE 3
Ogni bambino, a turno, specifica le emozioni che ha provato in quella situazione e si confronta col gruppo.
POTERE 4
L’insegnante sceglie coppie di bambini. Ogni componente dovrà porre all’altro le seguenti domande: quali sono i comportamenti di un bambino responsabile a scuola? E a casa? E nell’ambiente che lo circonda?
POTERE 5
Ognuno sceglie un’azione di responsabilità che attiverà per una settimana; ogni settimana l’azione cambierà seguendo un repertorio.
POTERE DEL GRUPPO
Costruire un repertorio scritto di atteggiamenti rispettosi suddividendolo in tre sezioni: Responsabili a scuola significa… Responsabili a casa significa…
Responsabili nei confronti dell’ambiente significa…
L. Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, Rizzoli Valentina sostiene che l’occhio nero, in fondo, mi sta anche bene.
POTERE 1
Che cos’è la legalità? Da che parola deriva? Che rapporto c’è tra legalità e regole? E tra legalità e coraggio? Che cosa significa “illegale”? Che cosa succede a chi compie azioni illegali?
POTERE 2
Ogni bambino racconta un episodio che ha vissuto o che ha visto in televisione di mancato rispetto della legalità.
POTERE 3
Ogni bambino, a turno, dà un nome all’emozione che ha provato leggendo il racconto, dichiarando se avrebbe fatto come Simone e spiegando perché.
POTERE 4
L’insegnante sceglie gruppi di tre bambini: i componenti interpreteranno liberamente i ruoli di Giovanni, Tonio e Simone, scambiandosi poi i ruoli.
POTERE 5
Ognuno si impegna a “denunciare” comportamenti che infrangono la legalità a scuola.
POTERE DEL GRUPPO
Scrivere collettivamente la “Dichiarazione di legalità” della classe.
– Giovanni sembri un panda! – mi ha detto l’altro giorno mentre tornavamo a casa da scuola – E il panda è il mio animale preferito. L’occhio nero me l’ha fatto un destro di Tonio, che ho incassato malissimo.
Sono scoppiato a piangere davanti a tutti, in corridoio. Una figuraccia. Lo so che gli uomini non piangono mai, ma un pugno nell’occhio fa un male cane.
E poi io in famiglia non ho neppure un eroe, ma solo uno zio gelataio, uno geometra e uno disoccupato. Comunque, nonostante questo, il coraggio di dire a Tonio che i soldi d’ora in poi me li sarei tenuti, da qualche parte l’ho trovato. Gli ho spiegato chiaramente che le mance di papà non potevo darle a lui ogni settimana, perché mi servivano per le figurine dell’album. Gli ho detto anche che se tirava fuori il coltellino sarei andato dal preside. Non ha tirato fuori il coltellino, ma quel gran destro che mi ha colorato l’occhio.
È accorsa subito la maestra. Tonio le ha spiegato che ero caduto e avevo sbattuto la testa contro il termosifone. Nessuno dei miei compagni, anche se erano lì a un metro di distanza, aveva visto la scena. Nessuno, eccetto Simone, che ha spiegato alla maestra: – Non è stato il termosifone, è stato Tonio a tirargli un pugno in faccia.
Siamo finiti tutti dal preside: io, Tonio, Simone, la maestra. Simone ha raccontato la storia dei soldi che Tonio ci chiedeva ogni settimana. Io ho confermato tutto.
Il preside ha sospeso Tonio dalla scuola e io sono diventato grande amico di Simone: andiamo a Mondello insieme in bicicletta, giochiamo a calcio o a tennis, la domenica mio padre ci porta a vedere il Palermo.
Abbiamo fatto anche un nostro giuramento. L’idea è stata mia, ma a Simone è piaciuta subito. – Possano bruciare le nostre carni come questo calciatore – ho detto io solennemente – se un giorno tradiremo la giustizia e ci piegheremo alla violenza!
Poi ho dato fuoco con un fiammifero a un orlo della figurina e abbiamo cominciato a passarcela tra le mani: Tieni... Tocca a te... È tua... No è tua... Brucia... Ahiaaaa.
L’abbiamo fatta cadere a terra dopo cinque secondi e siamo scoppiati a ridere che non smettevamo più.
Adesso, insieme ai tuoi compagni, è il momento di attivare
Il 23 maggio è una data diventata simbolo nella lotta contro tutte le mafie. In quella giornata viene promosso il viaggio della Nave della legalità, un’imbarcazione con a bordo circa 1 500 studenti in rappresentanza degli alunni di tutta Italia che raggiungono
Palermo, la città in cui furono uccisi i giudici Falcone e Borsellino, che hanno dato la vita per la legalità nel nostro Paese.
Leggi questi comportamenti e dai la tua valutazione mettendo una x nella colonna giusta. Confronta le risposte con quelle dei compagni, ragionando sulle differenze. Alla fine della discussione cercate di trovare un accordo che convinca tutti.
Trasgredire le regole date dai genitori.
Rubare oggetti di poco valore nei supermercati.
Mentire per difendere un amico.
Appropriarsi di oggetti o denaro dei compagni.
Abbandonare o maltrattare un animale.
Sottrarre un libro alla biblioteca.
Fare a botte per far valere le proprie ragioni.
Dire di aver studiato quando non è vero.
Fare la spia.
Scrivere sui muri con lo spray.
Non pagare il biglietto sull’autobus.
Danneggiare i bagni della scuola.
Offendere le persone per le loro caratteristiche fisiche.
Accusare ingiustamente qualcuno.
Ridere di un compagno.
Tacere su un atto di bullismo che hai visto.
Diffondere i segreti dei tuoi amici.
Gettare rifiuti per strada.
Litigare con gli amici.
Questo è un libro che parla dei diritti dei bambini. Leggilo per prepararti alla discussione.
F. Franco, La leggerezza delle nuvole, Raffaello
POTERE 1
Dalla lettura del libro hai capito quali sono i diritti e i doveri?
POTERE 2
Ogni bambino racconta una situazione che ha vissuto o di cui è venuto a conoscenza in cui i diritti dei bambini non sono stati rispettati.
POTERE 3
Il 20 novembre si festeggia l’anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo, approvata nel 1989.
L’adozione della Convenzione Internazionale è stata una pietra miliare per i diritti dei bambini.
Ognuno, a turno, condivide le sensazioni che ha provato durante la lettura del libro, assegnando un’emozione o uno stato d’animo specifico.
POTERE 4
L’insegnante forma coppie di bambini: un bambino sceglie un diritto, prendendo spunto dal libro, e il compagno contrappone un dovere che tutti dovrebbero rispettare.
POTERE 5
Creare la “Carta dei diritti e dei doveri dello studente” e impegnarsi a rispettarla, apponendo la firma al documento finale.
POTERE DEL GRUPPO
A coppie, creare la flashcard dei Diritti, da regalare ai bambini delle altre classi.
Adesso, insieme ai tuoi compagni, è il momento di attivare
il potere del cerchio!
C. Cubeddu, F. Taddia, Penso Parlo Posto, Il Castoro
IL MANIFESTO della comunicazione non ostile
1. Virtuale è reale Dico e scrivo in rete le cose che ho il coraggio di dire di persona.
2. Si è ciò che si comunica Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
3. Le parole danno forma al pensiero Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quello che penso.
4. Prima di parlare bisogna ascoltare Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
5. Le parole sono un ponte Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
6. Le parole hanno conseguenze So che ogni parola può avere conseguenze, piccole e grandi.
7. Condividere è una responsabilità Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
8. Le idee si possono discutere e le persone si devono rispettare Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
9. Gli insulti non sono argomenti Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
10. Anche il silenzio comunica Quando la scelta migliore è tacere, taccio.
Parole O_stili è un’associazione no profit che è nata per sensibilizzare ragazzi e adulti a una cultura della comunicazione non ostile. È sempre più evidente che le varie forme di aggressione, violenza e ostilità nell’espressione online possano avere conseguenze reali e molto concrete nella vita di ognuno di noi. Hai pensato che “virtuale è reale”? Che ogni cosa che scrivi o leggi al computer può avere un riflesso, una conseguenza sulla vita quotidiana tua o di chi ti circonda? Ti trovi d’accordo nel pensare che una frase, detta magari superficialmente, dia di te un’impressione diversa da quello che sei in realtà?
O che un’affermazione o un invito verbale possano costruire un ponte, un’amicizia, l’inizio di una relazione con il tuo interlocutore?
Questo brano è tratto dal libro Penso Parlo Posto di Carlotta Cubeddu e Federico Taddia.
Carlotta Cubeddu è scrittrice, redattrice di libri di scuola e animatrice alla lettura. Ha scritto inoltre Perdenti con la ali, vincitore di “A caccia di storie”, concorso di scrittura creativa organizzato dalla Fondazione Nazionale Collodi.
Federico Taddia scrive per ragazzi, inventa e conduce programmi per la radio e la televisione. Nel 2013 ha vinto il “Premio Andersen” con Teste Toste per la miglior collana di divulgazione scientifica per bambini.
Il TESTO ARGOMENTATIVO è un testo in cui l’autore espone un’opinione su un argomento e la sostiene. Usa un linguaggio convincente arricchito da connettivi che collegano le idee e le riflessioni.
Si trova sui giornali, nei messaggi pubblicitari, nei libri scolastici, nelle recensioni di libri o film.
Le razze umane non esistono, il razzismo invece è una pericolosa realtà. I razzisti cercano di sostenere che esistono forti differenze tra gli uomini e alcuni popoli sarebbero superiori agli altri.
È falso. La “razza” umana è un’invenzione nata dall’idea di suddividere gli esseri umani in diverse categorie in base al loro aspetto fisico, in particolare il colore della pelle. Nei secoli passati, applicando lo stesso criterio di classificazione degli animali (per esempio le specie canine) si pensò di fare altrettanto con gli uomini: classificandoli in razze a seconda del loro aspetto. Questa bizzarra suddivisione servirà a giustificare una pretesa superiorità degli Europei.
I progressi della Scienza dimostrano che gli esseri umani sono, in realtà, il risultato di numerose stratificazioni e incroci di popoli avvenuti nel corso dei millenni. È perciò assurdo pensare che esistano popoli che si sono sempre riprodotti tra loro. La cosiddetta “razza pura” è un’idea falsa. A prescindere dal colore della pelle, gli uomini hanno tutti gli stessi gruppi sanguigni e gli stessi geni nelle cellule.
Gli esseri umani formano sulla Terra un’unica comunità: il genere umano. Le differenze fisiche (capelli chiari, pelle scura, statura alta…) sono adattamenti esteriori alle diverse condizioni climatiche e ambientali.
Tra i popoli esistono solo differenze sociali e culturali.
È l’ambiente quotidiano che influenza il modo di vivere. Siamo diversi per l’educazione ricevuta, non per i fattori genetici.
Ogni essere umano ha caratteristiche diverse e irripetibili rispetto a tutti gli altri e, allo stesso tempo, è uguale a tutti gli altri nei bisogni, nelle aspirazioni e, soprattutto, nel diritto a vivere sulla Terra.
Analizza la mappa insieme ai compagni confrontandola con il testo.
le razze umane non esistono
razze e razzismo
gli uomini appartengono a razze diverse
TESI
Opinione sostenuta dall’autore.
ARGOMENTAZIONI A FAVORE DELLA TESI
la Scienza ha dimostrato che gli esseri umani sono frutto di incroci tra popoli; hanno stesso sangue e stessi geni; le differenze fisiche sono dovute a fattori ambientali
TEMA
Ciò di cui si parla.
ANTITESI
Opinione contraria.
ARGOMENTAZIONI A FAVORE DELL’ANTITESI
TESTO ARGOMENTATIVO
le razze si distinguono dal colore della pelle e dall’aspetto fisico, come gli animali
CONCLUSIONE
L’autore conferma la propria tesi.
gli essere umani hanno caratteristiche fisiche diverse, ma sono uguali nei bisogni, nei desideri e nei diritti
A voce alta Lavorate a coppie: a turno scambiatevi delle domande sugli elementi del testo argomentativo; chi deve rispondere copre la sua mappa.
dal discorso all’Onu di Malala Yousafzai
Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando vediamo le tenebre. Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere. Allo stesso modo, in Pakistan, abbiamo capito l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi. Il saggio proverbio “La penna è più potente della spada” dice la verità. È il momento di alzare la voce. Vogliamo scuole e istruzione per il futuro luminoso di ogni bambino e bambina. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e per la causa dell’istruzione e la nostra voce porterà al cambiamento. Le nostre parole possono cambiare il mondo perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell’istruzione. Non dobbiamo dimenticare che milioni di bambini e bambine sono fuori dalle loro scuole, in attesa di un luminoso futuro di pace. Il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. La pace è necessaria per l’istruzione.
Cerchiamo di condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa.
Rispondete alle domande con una x.
Quale tema propone Malala?
La fame nel mondo.
La pace nel mondo.
Il diritto all’istruzione.
Qual è la tesi principale sostenuta da Malala?
I bambini devono avere libri, matite e penne.
L’istruzione migliora il mondo. La scuola è destinata ai maschi.
Nel suo discorso Malala ha uno scopo ben preciso. Quale?
Far conoscere la storia dei bambini del suo Paese.
Far riflettere sulle guerre.
Chiedere che tutti i bambini possano andare a scuola.
Malala vi ha convinto con il suo discorso?
Sì. No.
Perché?
.......................................................................................
Caro lettore, anche tu devi fare la tua parte nella vita familiare sbrigando piccoli lavori di casa. Quando più persone condividono uno spazio – la casa, ma anche la classe, la palestra o il giardino – è importante che questo spazio venga pulito e tenuto in ordine. Infatti, se ciascuno collabora, si fa prima e l’ambiente diventa più accogliente. Tu dici che ti piace più giocare che sparecchiare la tavola, ma anche i tuoi genitori preferirebbero dedicarsi ai loro passatempi invece di fare la spesa, cucinare, tenere pulito. Prova a pensare come sarebbe la tua casa se nessuno rifacesse i letti, riordinasse, pulisse: che confusione!
Dopo qualche giorno sono sicuro che non ne potresti più, nessuno è felice di vivere nel disordine. E poi non troveresti più i tuoi giochi, i tuoi vestiti e di conseguenza perderesti un sacco di tempo per cercare qualsiasi cosa. Tenere in ordine la casa richiede molto tempo. I tuoi genitori lo fanno volentieri perché ti vogliono bene e si preoccupano di te. Fare la tua parte, maschio o femmina che tu sia, è un modo per contraccambiare il loro amore. E se ci pensi, ti verranno in mente tante piccole azioni per collaborare.
Ogni volta che apparecchi la tavola o metti in ordine la tua camera dimostri di apprezzare quello che fanno per te. E poi in questo modo regali loro un po’ di tempo libero che potrete passare insieme. Insomma, inizia a vivere i piccoli lavori di casa di ogni giorno come gesti d’amore, così ti peseranno di meno.
Sei d’accordo con l’opinione dell’autore? Come funziona a casa tua?
Confrontati con i compagni.
Scrivi F se si tratta di un fatto (un’azione che accade) oppure O se si tratta di un’opinione (un parere).
Tenere pulita la casa richiede tanto lavoro.
Nessuno è felice di vivere nel disordine.
Un ambiente pulito è più accogliente.
Se ciascuno collabora si fa prima.
I genitori preferirebbero dedicarsi ad altri passatempi. Puoi fare tante piccole azioni utili.
A tutti i ragazzi capita di litigare. Questo vuol dire che sono bulli?
Il bullo è un prepotente e basta? Non proprio. O, meglio, non solo. Il bullismo è qualcosa di molto diverso.
Il bullismo coinvolge sempre diverse persone: c’è un bullo, una vittima e dei complici o fiancheggiatori del bullo. Il bullo è “contento” di essere un bullo e le sue prepotenze si ripetono nel tempo. La cosa giusta da fare è parlarne con qualcuno: un genitore, un insegnante, oppure un amico.
Il bullo, la vittima e i complici devono passare del tempo insieme, nello stesso posto. Spesso questo posto è reale, come il cortile della scuola. A volte, invece, si tratta di un luogo virtuale, che non esiste. Questo luogo è la rete. Ogni volta che il bullo usa la tecnologia e le prepotenze vengono fatte su un social network, tramite un messaggio dello smartphone o con un video su YouTube, allora parliamo di “cyberbullismo”.
A prima vista il cyberbullismo può sembrare meno grave del bullismo “vecchio stile”. Ma non è così. In rete abbiamo l’impressione di essere al sicuro dietro uno schermo, dove nessuno può farci male davvero. Ma le ferite non sono solo quelle che si vedono. I bulli possono colpirci anche usando una tastiera. Se chiedi a un cyberbullo perché ha fatto una cosa tanto brutta, la risposta sarà probabilmente che si trattava “solo di uno scherzo”. Ma è davvero così? Per niente. Bisogna distinguere fra scherzi e bullismo.
La prima regola è affidarsi al famoso proverbio: lo scherzo è bello quando dura poco. Anche tu avrai preso in giro qualcuno e sarai stato preso in giro da altri. Ma perché sia uno scherzo deve durare poco tempo e poi finire. Se invece lo stesso scherzo ritorna per giorni, settimane, mesi o anni, può ferire in maniera molto grave.
Ecco quindi la seconda regola per distinguere fra scherzi e bullismo: lo scherzo ride con la vittima, il bullismo ride della vittima. Se fai una foto stupida a un amico, lui ne fa una a te e poi ve le scambiate e ci ridete sopra, state scherzando e vi divertite. Ma se quella stessa foto viene spedita a settecento persone e tutte iniziano a prendere in giro l’uno o l’altro, non è più divertente. A questo punto è possibile che ti sia sorto un dubbio: ma non è che una volta, senza volere, proprio tu, sei diventato un cyberbullo o uno dei suoi complici? Diventare complici del bullo non è difficile: basta ridere alle sue battute, applaudire alle sue prepotenze o semplicemente limitarsi a guardare senza dire nulla. Per non diventare complici serve coraggio. A volte c’è bisogno di uscire dal gruppo, magari mettersi contro gli altri “amici”. Si può avere paura di essere presi in giro o di rimanere soli. Ma il coraggio è quello che rende le persone grandi.
Scrivi sul quaderno le due regole che permettono di distinguere fra scherzi e bullismo.
Colora la barra accanto al testo come indicato. tema tesi antitesi conclusione argomentazioni tesi argomentazioni antitesi
Con quali argomentazioni gli autori sostengono la loro tesi? Cancella quelle non esatte.
Il bullismo coinvolge sempre diverse persone. Il cyberbullismo è più grave del bullismo classico. Non è bullismo se si ride con la vittima dello scherzo. Diventare complice del bullo non è difficile. Chi non denuncia diventa complice. Chi ha paura non deve denunciare.
Qual è la loro conclusione? ........................................................................................................................................
Indica con una x le definizioni giuste.
Il fiancheggiatore (riga 5) è colui che: sta di fianco.
sostiene qualcuno. spinge qualcuno.
Un luogo virtuale (riga 10): non esiste nella realtà. esiste nella realtà. esiste ma non si vede.
Affidarsi (riga 21) significa: ferirsi. consegnarsi. dare retta.
Qual è lo scopo del testo?
Parlare dell’amicizia. Far capire che le cattiverie feriscono.
Dare consigli su come comportarsi per rispettare un’amicizia.
Rispondi sul quaderno.
Quale tema affronta questo testo?
Qual è il problema dell’amica di Alessia?
Quali sono i motivi per cui sarebbe meglio “non raccontare”?
Quali sono i motivi per cui sarebbe meglio “raccontare”?
Qual è la conclusione che viene proposta?
B. Weinstein, E se nessuno mi becca? Breve trattato di etica per ragazzi, Il Castoro
La mia migliore amica ha molto successo a scuola e, di conseguenza, un sacco di ragazze sono gelose di lei. A volte, a mensa sento che alcune dicono delle cattiverie su di lei. Siccome sono amica di Alessia, naturalmente non prendo mai parte a questi discorsi e a volte dico loro di stare zitte, però mi chiedo se essere una buona amica significhi anche raccontarle che cosa si dice alle sue spalle.
Penso che a volte ci dobbiamo attivare per evitare che venga fatto del male a qualcuno. In questa situazione, il comportamento giusto è ribellarmi quando sento che vengono dette queste cose e poi finirla lì.
Ecco perché: prima di tutto, molti di noi la fanno franca anche quando dicono o fanno cose sbagliate, proprio perché nessuno dice loro di smetterla. Avrai sentito il detto: chi tace acconsente. Non dire niente può comunicare che quello che fanno per me va bene, mentre invece non è vero.
Quelle offese la ferirebbero e non voglio farle del male.
Se, però, Alessia mi avesse detto che vuole sapere quando qualcuno parla male di lei, allora sarebbe diverso.
Che fare, allora? Rispondere con le stesse cattiverie che ho sentito?
La tentazione è grande, ma meglio dare il buon esempio. Per esempio potrei dire: “Alessia è una mia amica e vorrei che non diceste queste cose su di lei”, così difenderei la mia amica. Questo comportamento dimostrerà inoltre che sono una persona
Per restare in pace è importante sapere che la pace non è qualcosa di naturale. Ma gli uomini fanno fatica a ricordarsene. Qualcuno dice “Buongiorno” entrando in un negozio o ringrazia quando qualcuno fa qualcosa per lui: è una persona educata. È naturale? No. Quando eri piccolo, non eri educato per natura.
Le regole della buona educazione le hai dovute imparare.
Per la pace, è la stessa cosa: bisogna rispettare le regole, imparare a ubbidire alla legge, imparare a non usare la propria forza naturale.
Se gli uomini si dimenticano di costruire la pace, la guerra rischia di ritornare.
La pace si può costruire dappertutto, sempre. Si costruisce quando impariamo la storia del mondo, quando discutiamo con quelli che hanno idee diverse dalle nostre, quando reagiamo di fronte alle ingiustizie.
In una scuola i più piccoli sono vittime di una banda di studenti più grandi. Un allievo va dal dirigente per farla finita con questi soprusi: questo studente, che non chiude gli occhi ma che reagisce, costruisce la pace. Il dirigente trova gli autori delle estorsioni, li punisce e spiega loro perché sono puniti. Il dirigente costruisce la pace.
I capi di tutte le religioni del mondo si riuniscono per parlare di quello che hanno in comune. Dimostrano che si può discutere, anche se non si è d’accordo su tutto: costruiscono la pace.
Gli uomini scelgono di non dimenticare il passato, tenendo vivo insieme il ricordo di una guerra passata: costruiscono la pace.
A scuola, i professori insegnano la Storia. Con gli studenti cercano di capire perché scoppiano le guerre e tutti riflettono insieme: che cosa bisogna fare perché questo non succeda? Costruiscono la pace.
Gli autori sostengono la loro opinione con alcuni esempi di persone che costruiscono la pace.
Rileggili nel testo e completa con parole tue sul quaderno. Lo studente che…
Il dirigente che…
I capi di tutte le religioni del mondo che…
Gli anziani che…
I professori che…
Che cos’è internet? Questa è una domanda importante da porsi perché internet è ormai diventato uno strumento “centrale” nella vita delle persone.
Internet è una rete virtuale che collega tutto il mondo! È uno strumento meraviglioso che offre molte possibilità, tuttavia è necessario conoscerne il funzionamento perché presenta dei pericoli di cui è meglio essere consapevoli per poterli evitare. Per quanto riguarda gli aspetti positivi, internet permette di fare nuove conoscenze attraverso social come Facebook, Twitter, YouTube, Instagram, Snapchat, di dare e ricevere consigli, discutere, chiacchierare, fare viaggi virtuali, creare spazi tuoi (blog), informarsi, studiare, tradurre in tutte le lingue, vendere o acquistare, scaricare app e giochi...
Presenta però anche molti aspetti negativi, per esempio il rischio che ti rubino informazioni sulla privacy: foto, identità, abitudini.
In rete, inoltre, si corre il rischio di diventare vittime di malintenzionati (a volte nascosti dietro identità false) o di essere presi in giro, bullizzati o insultati. Ci si può imbattere in informazioni inattendibili (le fake news) o superate, si possono vedere immagini sconvolgenti o angoscianti, c’è il pericolo che ti rubino soldi o il credito. Si corrono rischi legati alla persona come la difficoltà di concentrazione, lo sviluppo di dipendenze, la solitudine.
Dunque internet e i social non vanno demonizzati, ma usati in modo responsabile, senza danneggiare se stessi o gli altri, con intelligenza e furbizia, ricordando che gli altri vedono quello che posti, che puoi cadere nelle trappole di sconosciuti o costruirti un mondo di idee false. Di conseguenza è meglio mantenere gli account privati, non fermarsi alla prima informazione che leggi, ma verificare l’attendibilità del sito confrontandolo con altri, scegliere siti sicuri, non spedire soldi se non si è certi del destinatario, non accettare di incontrare persone conosciute in rete, pensare sempre a quello che si sta facendo e alle conseguenze che ne possono derivare, ricordando che, finché si è piccoli, internet va utilizzato sempre con la supervisione di un adulto.
Sottolinea nel testo gli elementi che ti servono per completare la mappa.
A voce alta Utilizza la mappa come guida e ripeti il contenuto del testo.
Sottolinea nel testo i connettivi logici.
Indica con una x.
“Un’identità virtuale falsa” (riga 18) è: un documento. una vecchia carta di identità. una persona che, in rete, utilizza una falsa identità. una persona che, in rete, utilizza documenti falsi.
“Demonizzare” (riga 25) significa considerare qualcosa come: fortemente negativo. positivo. caotico. difficile.
Il contenuto
Rispondi. Che cos’è internet? ........................................................................................................................... ................................................................................................................................................................
A che cosa servono i social? ...............................................................................................................................................................
Quali sono le informazioni legate alla privacy? ................................................................................................................................................................
Che cosa sono le fake news? ......................................................................................................... ................................................................................................................................................................
Quali sono i rischi legati alla persona? ........................................................................................ ................................................................................................................................................................
Riflettere sul testo
Segna con una x le affermazioni con cui ti trovi in accordo.
L’autore pensa che sia necessario conoscere bene il funzionamento di internet.
L’autore è contrario a internet.
L’autore è favorevole a internet.
Questo testo ha lo scopo di far riflettere sull’uso di internet.
Questo testo ha lo scopo di convincere a non usare internet.
Per farsi un’opinione personale è sufficiente leggere gli argomenti della tesi.
Per farsi un’opinione personale bisogna leggere attentamente sia gli argomenti della tesi sia quelli dell’antitesi.
Oh estate abbondante, carro di mele mature, bocca di fragola in mezzo al verde, labbra di susina selvatica, strade di morbida polvere
sopra la polvere, mezzogiorno, tamburo di rame rosso, e a sera
riposa il fuoco, la brezza
fa ballare
il trifoglio, entra nell’officina deserta;
sale
una stella fresca
verso il cielo cupo, crepita
senza bruciare la notte dell’estate.
Quanto ti ha emozionato questa poesia? Colora.
Sapresti definire l’emozione principale che ti ha suscitato?
La gente per undici mesi l’anno amava la città: i grattacieli, i negozi, i cinema, i centri commerciali, tutti motivi d’indiscutibile attrattiva. L’unico abitante cui non si poteva attribuire questo sentimento con certezza era Marcovaldo. A un certo punto dell’anno cominciava il mese di agosto.
Ed ecco, la gente non desiderava altro che andarsene al più presto e, a furia di riempire treni e ingorgare autostrade, al 15 del mese se n’erano andati tutti. Tranne uno. Marcovaldo era l’unico abitante a non lasciare la città.
Una mattina uscì a camminare per il centro. S’aprivano larghe e interminabili le vie, vuote di macchine e deserte; le saracinesche erano abbassate e le stecche delle persiane erano chiuse.
Per tutto l’anno Marcovaldo aveva sognato di poter usare le strade come strade, cioè camminandoci nel mezzo: ora poteva farlo.
Si sarebbe detto che, appena disertata dagli uomini, la città fosse caduta in balìa di abitatori fino a ieri nascosti, che ora prendevano il sopravvento: la passeggiata di Marcovaldo seguiva per poco l’itinerario di una fila di formiche, poi si lasciava sviare dal volo di uno scarabeo smarrito, poi indugiava accompagnando il sinuoso incedere di un lombrico. Così, dimenticando la funzione dei marciapiedi e delle strisce bianche, Marcovaldo percorreva le vie con zig-zag da farfalla. Era l’unico momento, durante tutto l’anno, in cui Marcovaldo si sentiva davvero a suo agio in città e pensava con tristezza a quando tutta la gente sarebbe rientrata dalle vacanze: la folla, la coda delle automobili, il traffico, i rumori, avrebbero sicuramente cambiato l’aspetto della città e Marcovaldo l’avrebbe sentita meno sua.
Per quale motivo Marcovaldo ama il mese di agosto?
A te piace la città deserta? Pensaci e completa una tabella come questa sul quaderno.
Dell’estate mi piace Dell’estate non mi piace
a casa.
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Coordinamento di redazione: Emilia Agostini
Redazione: Emilia Agostini, Valentina Cammilli per Equilibri servizi editoriali
Coordinamento grafico: Mauro Aquilanti
Grafica e impaginazione: Mauro Aquilanti, Barbara Cherici per Equilibri servizi editoriali
Illustrazioni: Elisa Bellotti, Patrizia Manfroi, Elena Mellano, Richolly Rosazza, Rita Del Sorbo
Copertina: Mauro Aquilanti
Referenze fotografiche: Archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello, iStock, Alamy
Coordinamento multimedia: Paolo Giuliani
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Ufficio multimedia: Enrico Campodonico, Claudio Marchegiani, Luca Pirani
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2020
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ISBN978-88-472-3491-8
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