Gli sposi promessi

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Il libro è dotato di approfondimenti online su www.raffaellodigitale.it 788847 224520

E 7,50

Gli sposi promessi

I S B N 978-88-472-2452-0

Alessandro Manzoni

Nato nel 1785, Alessandro Manzoni è stato scrittore, drammaturgo e poeta di fama, oltre che l’esponente più rappresentativo del Romanticismo italiano. Con la stesura del romanzo storico, I promessi sposi (1821-1840), ha dato un contributo rilevante alla lingua e alla letteratura italiana. Scrittrice di moltissimi romanzi, racconti per ragazzi e libri didattici, Gabriella Santini si occupa anche di sceneggiature per cartoni animati, articoli per giornali e per blog, ed è docente di sociologia della comunicazione.

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I CLASSICI

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Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE,­GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

Preziose ricerche storiche e documentali, grande forza narrativa, paesaggi unici, personaggi indimenticabili, fanno de I promessi sposi un capolavoro assoluto. Certa di trascinare i ragazzi in avventure irresistibili, l’autrice ha voluto però offrire un adattamento capovolto: per la prima volta, Gli sposi promessi sono raccontati attraverso gli occhi dei cattivi. Viene così data voce narrante agli antagonisti, che solitamente voce non hanno e che sono costretti a vivere all’ombra dei buoni. Originale tecnica narrativa per dimostrare ancora una volta la bellezza del testo di Alessandro Manzoni.

I CLASSICI

Alessandro Manzoni

Gli sposi promessi Raccontato da Gabriella Santini


IL MULINO A VENTO

IL MULINO A VENTO Per volare con la fantasia

IL MULINO A VENTO

IL MULINO A VENTO Collana di narrativa per ragazzi


Editor: Paola Valente Coordinamento editoriale: Emanuele Ramini Team grafico: AtosCrea Approfondimenti: Paola Valente Ufficio stampa: Salvatore Passaretta 1a Edizione 2016 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0

2022 2021 2020 2019 2018 2017 2016

Tutti i diritti sono riservati © 2016 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.raffaelloeditrice.it www.grupporaffaello.it e-mail: info@ilmulinoavento.it http://www.ilmulinoavento.it Printed in Italy

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È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di ­questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.


Alessandro Manzoni

Gli sposi promessi Adattato da

Gabriella Santini

Illustrato da

Elena Mellano


NOTA REDAZIONALE Le parole evidenziate in azzurro sono parole antiche, difficili o rare. Puoi trovare la loro spiegazione nel glossario finale di pagina 170 e in ordine di apparizione. In corsivo sono riportati stralci dal testo originale di Alessandro Manzoni.


Noi, i feroci bravi!

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i tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, in quel borgo che era anche un castello… correvano strade e stradette, più o men ripide o piane… Per una DON ABBONDIO di queste stradicciole, tornava Professione: parroco di campagna Età: “era riuscito a passare i sesbel bello dalla passeggiata verso sant’anni, senza gran burrasche”. casa, sulla sera del 7 novembre Carattere: “non nobile, non ricdell’anno 1628, don Abbondio, co, coraggioso ancor meno… s’era dunque accorto d’essere, in quella curato d’una di quelle terre. società, come un vaso di terracotta Recitava le preghiere a costretto a viaggiare in compagnia bassa voce, come ogni voldi molti vasi di ferro”. ta, sbirciando all’occorParticolari fisici: ha occhi grigi come nuvole ed è basso e corpurenza il breviario. Subito lento. dopo tornava a chiuderlo, Curiosità: porta sempre con sé il trattenendo l’indice della breviario, come difesa.

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mano destra tra le pagine, a mo’ di segnalibro grassoccio. Quel parroco era goffo e ridicolo, abbiamo stabilito noi bravi con uno sguardo d’intesa. Abbiamo provato compassione per lui: portava scritto in faccia il suo carattere pauroso e insicuro. Ho riflettuto che molti uomini come lui si facevano preti per nascondersi da uomini come noi, senza scrupoli e senza paura. Già da un po’, eravamo lì ad attenderlo, in silenzio; io, cavalcioni di un muretto basso, il mio compare, in piedi, a braccia incrociate sul petto. Ho fatto un altro cenno al mio compare: abbiamo puntato di nuovo gli occhi sul parroco mentre riuniva le mani dietro la schiena e si guardava intorno, circospetto, fissando anche a terra per prudenza. Lui non ci ha visto, e sembrava così contento di non notare nulla di diverso dal solito! Ha ripreso a recitare i salmi, dando calci stizziti ai ciottoli che incrociava lungo il sentiero. Intanto si avvicinava. “A quanto pare ama la vita facile e piana, il nostro don Abbondio, e odia ostacoli e prove” ho pensato, felice di costituire il suo prossimo problema. Era un piacere per me. Peccato che il pover’uomo non riuscisse a immaginare di essere scrutato da noi, due sgherri della peggior specie, armati fino ai denti e alle dipendenze di uno dei signori più potenti della zona, il cui nome faticavo a pronunciare per troppo rispetto.

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I raggi del sole morente hanno illuminato il manico del coltellaccio che spuntava dai miei calzoni, e la grossa spada con il fodero di lamine d’ottone del mio compare. Avevamo portato la nostra collezione di artiglieria da viaggio. Finalmente, don Abbondio ci ha notato. Ha riconosciuto i nostri baffi arricciati in punta, i cinturoni lucidi con le pistole, i corni appesi al collo con la polvere da sparo, le reticelle verdi che trattenevano i capelli, i due ciuffi enormi, tipici di noi bravi. È impallidito. Pareva già morto, nonostante non l’avessimo sfiorato. Ancora… *** Tenendo il breviario davanti a sé e fingendo di continuare a leggere, ha affrettato il passo e aumentato il tono di voce. Mostrava indifferenza, mentre sbirciava oltre il libretto per spiare le nostre mosse. Che ingenuo! Per risposta, noi lo abbiamo fissato diritto negli occhi, con espressioni niente affatto amichevoli. – Signor parroco! – ho esclamato, sbruffone, rimanendo dov’ero. – Che… Chi… Che cosa comanda? – mi ha risposto lui, impallidendo persino di più. Seccamente, il mio compare ha chiesto: – Non avrà intenzione di sposare domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, vero?

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– … Cioè… cioè… lor signori sono uomini di mondo e sanno benissimo come vanno certe faccende. Il povero curato non c’entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi… e poi, vengon da noi come s’andrebbe a un banco a riscuotere; e noi, noi siamo i servitori del comune.

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– Or bene – ho detto pacato, sollevandomi dal muretto e avvicinandomi al suo orecchio come se stessi riferendogli notizie sul tempo. – Or bene, questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai. – Ma signori miei, voi che siete così giusti e ragionevoli! – ha replicato il parroco. – Mettetevi nei miei panni… la cosa non dipende da me… A quel punto, il mio compare, perdendo la scarsa pazienza che aveva, tra una parolaccia e una maledizione, ha esclamato: – Ma il matrimonio non si farà o… o chi lo farà non se ne pentirà, perché non ne avrà tempo. Ha terminato con un’ultima maledizione, lisciandosi la barbaccia unta. – Ma che dici? Non vorrai spaventarlo! – ho ironizzato. – Don Abbondio sa come va il mondo! E noi siamo gentiluomini che non saprebbero fare del male a nessuno, figuriamoci a una persona come lui! Purché abbia giudizio. Signor curato, l’illustrissimo signor don Rodrigo, nostro padrone, la riverisce caramente. Quel nome deve aver rimbombato dentro di lui come un temporale, perché don Abbondio ha fatto un inchino fino a terra. Poi, con voce tremante, ha balbettato: – Se… Se mi sapessero suggerire… Divertendomi a imitare il suo inchino ridicolo, ho esclamato:

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– Oh, no! Suggerire a lei che ha studiato il latino? Che cosa vuole che ne sappiamo noi, poveri servitori senza ingegno? Tocca a lei, che è sapiente…! Soprattutto, non si lasci sfuggire nemmeno una parola! Con nessuno! Altrimenti sarebbe come aver compiuto quel tal matrimonio. Suvvia, caro parroco, che cosa vuole che riferiamo al signor don Rodrigo, nostro amato padrone? – Il mio rispetto… – Si spieghi meglio! – … Disposto. – A che? – ho domandato, accarezzando il mio fedele coltellaccio. La lama era illuminata dal rosseggiare del sole morente. Il mio compare ha seguito il mio esempio aggiustando sul busto il cinturone con la grossa pistola. – Sempre disposto all’ubbidienza. – Benissimo, allora! – ho detto. Tirando l’altro bravo con malagrazia, ho accennato ad allontanarmi. Ho anche intonato una canzonaccia mentre sbirciavo don Abbondio. Per un po’, quello è rimasto immobile a bocca aperta, come paralizzato. Poi ha imboccato la stradina che lo riportava a casa, camminando su gambe incerte come quelle di un pulcino appena nato. Il mio compare e io abbiamo sghignazzato: avevamo appena portato a termine un altro bel lavoro. Sono stato attraversato dal solito brivido di onnipotenza: lo provavo ogni volta che compivo azioni malvagie.

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Don Rodrigo, signorotto spagnolo trasferitosi in provincia di Lecco, mi pagava per farsi proteggere e per esercitare il suo potere, certo, ma avrei fatto tutto lo stesso, pure gratis. – Rimaniamo nei paraggi, amico mio – ho detto al mio compare, con un sorriso di scherno. – Più tardi verremo a controllare se tutti si comportano come dovrebbero, prete compreso. Lui mi ha mollato una manata d’intesa sulla spalla. Era un “sì, d’accordo”. Ho pregustato la scena che andava costruendosi nella mia testa su come sarebbero andate le cose: il parroco sarebbe giunto a malapena fino a casa, avrebbe infilato con mano tremante la chiave nella toppa, avrebbe aperto la porta, chiamato a gran voce quella chiacchierona, brontolona, sempliciotta della sua…

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Impossibile nascondere un segreto a Perpetua

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– erpetua! Perpetua! – ha gridato don Abbondio, appena rientrato a casa. La donna che badava alle pulizie e alla cucina, conosciuta da tutti come Perpetua, stava apparecchiando per la cena, ma lo ha raggiunto, fedele come un cagnolino, dicendo: – Vengo, vengo, vengo! Vista l’espressione di don Abbondio, Perpetua ha esclamato: – Misericordia! Cos’ha? Che cosa le è successo? – Niente, niente... – Come, niente? La sua faccia parla, e non mi piace quello che mi dice. Sembra che lei abbia appena visto un fantasma.

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– Perpetua… quando dico niente, o è niente o è una cosa che non posso dire – ha tagliato corto don Abbondio, spazientito almeno quanto era spaventato. – Non mi costringa a chiedere in giro. – Per carità! Non faccia pettegolezzi come suo solito… ne va della mia vita! – ha implorato il parroco. E in un istante ha ripensato a tutte le figuracce fatte dalla domestica e alla sua malattia cronica, la “spettegolezzite acuta”. – Della vita, addirittura? – si è stupita quella. Tanta era la sua curiosità che non si è offesa per l’accusa di essere una gran PERPETUA chiacchierona. Professione: domestica di don Ab– Della… della vita… bondio. sì. Purtroppo. Età: più di 40 anni. – Io le sono affezionata, Carattere: nubile e chiacchierona ma affezionata e devota al suo pare se insisto, è perché vorrei roco. “Sapeva ubbidire e comandaaiutarla, consigliarla – ha re, secondo l’occasione, tollerare a mormorato Perpetua. Era tempo il brontolio e le fantasticagansiosa di conoscere il segini del padrone, e fargli a tempo tollerar le proprie”. greto del parroco quanto Tanto è cauto don Abbondio lui era ansioso di rivelarlo altrettanto ardita, lei. a qualcuno. Perciò, dopo Curiosità: il suo nome serve a indicare tuttora sia le donne che lavoaverla fatta giurare più rano come domestiche nelle case volte, alla fine, don Abdei parroci sia quelle che amano bondio ha ceduto e le ha troppo chiacchierare.

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rivelato tutto. “Spettegolezzite acuta” o no, lui aveva urgente bisogno di consigli e di sfogo. – Ah, che prepotente, quel don Rodrigo! Che uomo malvagio! – ha esclamato Perpetua quando don Abbondio le ha confidato il nome del mandante dei bravi. – E se lei scrivesse una lettera all’arcivescovo per chiedere consiglio e aiuto? – Idea balorda e pericolosa! Una volta che i bravi mi avranno tirato una bella schioppettata nella schiena, l’arcivescovo potrà togliermela, secondo lei? – Questi sono cani che non mordono tutte le volte che abbaiano. Non tema! I bravi rispettano chi non li teme. – Vuole tacere, insomma? – si è inquietato ancora di più il parroco. Sapeva di non essere in grado di contrastare i malvagi. La cattiveria vinceva sempre sulla vigliaccheria. – Starò zitta, sì, ma è però certo che, quando il mondo s’accorge che uno, sempre, in ogni incontro, è pronto a calar le brag… – PERPETUA! Le pare il momento di dire certe sciocchezze? – Va bene, va bene, starò muta. Ma lei ci pensi su questa notte, che, si sa, le notti portano consiglio. – Già… – ha mormorato don Abbondio, desolato. – Chi dovrà pensarci se non io? Perché, mi domando? Perché è accaduto proprio a me? Per la prima volta, da anni, il poveretto non ha mangiato niente e non ha bevuto il consueto vinello. Ha salito le scale in silenzio. E per la prima volta per di più, i vecchi gradini di legno non hanno scricchiolato: parevano rispettarlo.

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Giunto davanti alla porta della camera, don Abbondio si è voltato verso Perpetua, ha messo l’indice sulla bocca e ha esclamato solennemente: – Per amor del cielo! Subito dopo è sparito oltre la porta, nel buio della camera. *** Dopo una notte affollata di incubi terrificanti popolati da bravi in inseguimento, da don Rodrigo armato fino ai denti, da fughe oscure, rupi scoscese, grida e schioppettate a tradimento, finalmente per il povero parroco è arrivato il mattino. Finalmente? Si fa per dire, poiché con la luce, è arrivato anche il promesso sposo. Don Abbondio lo aspettava, ma avrebbe preferito non rivederlo per tutta la vita. Mai più. E invece… Le penne colorate sul cappello, l’espressione felice, un lucido pugnale nel taschino dei pantaloni, Renzo è apparso. Aveva l’aria sospesa di chi stava per sposarsi e non vedeva l’ora. I bei baffetti neri erano più curati del solito e gli occhi erano lucidi di gioia. – Sono venuto, signor parroco, per sapere da lei a che ora dobbiamo trovarci in chiesa. Don Abbondio l’ha osservato con aria incerta, poi ha mormorato: – Di quale giorno parli, ragazzo mio? – Come... di quale giorno? Il matrimonio è oggi!

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– Oggi? Oggi?! – si è stupito quello, come se avesse sentito parlare delle nozze solo in quel momento. – Abbi pazienza ma oggi proprio non posso. – Come, oggi non può? Che cos’è accaduto? – Beh, vedi, figliolo, prima di tutto non mi sento bene – ha accampato scuse il parroco. Con scarsi risultati, si è tastato la fronte e toccato la pancia prominente. – E poi… poi, ci sono degli imbrogli. Sono piccoli problemucci, ma ci sono… – Problemucci? Quali problemucci? – ha gridato Renzo, perdendo la pazienza. – Se sono così piccoli, saranno poco importanti, non trova? LORENZO TRAMAGLINO – Suvvia, non ti arrabDiminutivo: Renzo. biare, non è il caso. In Professione: filatore di seta. Età: 20 anni. quindici giorni, cercherò Carattere: onesto, equilibrato, piedi risolvere tutto. D’altronno di vigore ed entusiasmo, a volte de, che fretta c’è? E coun po’ avventato e ingenuo. Particolari fisici: snello, forte, con munque, sai quante e quante capelli scuri e baffetti neri. formalità ci vogliono per fare Curiosità: è rimasto orfano presto, un matrimonio in regola? perciò sa cavarsela da solo.

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– Ma come? – ha urlato Renzo ormai fuori di sé, oscillando il pugno nell’aria involontariamente. – Non abbiamo già fatto tutto quello che dovevamo? Lei ci ha torturato, con mille richieste di scartoffie e documenti e bolli e firme! Lucia e io non facciamo altro da settimane! Don Abbondio si è sentito perso. Grattandosi la testa, ha aggiunto: – Beh, dunque, vediamo un po’… vediamo… Che dire? Ah, che rabbia, quando le parole fuggono via dalla bocca! A Renzo è parso che cercasse di prender tempo oltre che tentare di acchiappare le parole giuste. Il parroco si è messo a contare sulle dita e ha elencato: – Beh, dunque, occorrono ancora un nullaostatuttoosta, un ricertificato di atto nonnotorio di illiberazione, un attononatto di riaccertamento di libertà, due nondocumenti di prostrato incivile, cinque impedimenti dirimenti, tre claus… – Si piglia gioco di me? – l’ha interrotto Renzo. – Che cosa vuole che me ne faccia dei suoi superparoloni? Don Abbondio gli ha afferrato l’altro braccio poi ha mormorato: – Ragazzo mio, se non conosci queste parole importanti, almeno fidati di chi le conosce bene, e abbi pazienza. Suvvia, che sarà mai? Voglio venirti incontro. Rimandiamo il matrimonio soltanto di una settimana, se insisti. D’accordo? – E a Lucia che dico? Che i matrimoni evaporano come bolle di sapone? Che si rimandano come se fossero festicciole insulse?

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– Dille che ho sbagliato io, che sono distratto, sbadato, smemorato… e aggiungi che forse è colpa dell’età! Prenditela con me! – Quanti giorni dovremmo aspettare ancora? – … Quindici? – QUINDICI?! – ha urlato Renzo, con gli occhi fuori dalle orbite. – Sono un’enormità. NO! – Che ne dici di dieci? – Dieci nemmeno; anche dieci sono troppi per l’amore mio e quello di Lucia! Ebbene, aspetterò una settimana. Non un giorno di più – ha detto il ragazzo, deciso ma rassegnato. – D’accordo – ha patteggiato Don Abbondio. Ha guardato lo sposo andar via, sfregandosi le mani. Era sollevato; quasi felice. Per ora la sua vita era salva, e la condanna a morte rimandata. Di altri sette giorni. È crollato a sedere su uno sgabello, come un fantoccio. *** Io ero poco lontano ma ben nascosto. Noi bravi siamo tipi svegli, io, poi, sono sempre stato anche prudente, perciò ero tornato a controllare. Tutto stava andando come voleva il mio padrone. Sollevato, me ne sono tornato a casa. Mi aspettavano un fiasco di vinello nuovo e un arrosto appetitoso.

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Ho fischiettato lungo la via, poichĂŠ ero certo che il male trovava sempre le scorciatoie giuste, e che noi malvagi eravamo bravissimi a far fessi quegli sciocchi dei buoni-atutti-i-costi. Inoltre eravamo un vero esercito.

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INDICE Noi, i feroci bravi! Impossibile nascondere un segreto a Perpetua La paura è una malattia? Lucia si confida “Azzecca-garbugli” è il mio soprannome, ed è “azzeccato” Che frate speciale, Fra Cristoforo! Io, don Rodrigo, sono il signore del male Il complotto è la mia specialità: parola di don Rodrigo La notte degl’imbrogli e de’ sotterfugi “Chi è in difetto è in sospetto”, recita un proverbio milanese Dicono che io sia superba. È vero Assalto ai forni All’Osteria della Luna Nera Il male cerca nuovi alleati Prigioniera del castello La notte più lunga Lucia è salva Don Abbondio è di nuovo nei guai? La peste nera Un triste andare e venire di gente La forza del perdono L’epilogo è la fine? Approfondimenti

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