Su il sipario!

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David Conati

Su il sipario!

“L’obiettivo primario del Teatro Educativo non è assolutamente quello di favorire la nascita di Accademie o Scuole di teatro (ce ne sono già tante in Italia), non è quello di sfornare attori, registi, scenografi… ma bensì formare esseri umani attenti, riflessivi, consapevoli, critici, non solo rispetto al fare o vedere gli spettacoli (qui il ruolo dell’insegnante come mediatore alla visione è fondamentale nella scelta e nell’approfondimento con gli alunni), ma nei confronti della società che ci “prende” e spesso ci travolge con i suoi ritmi ed i suoi input mediatici”.

Su il sipario!

La pratica teatrale rappresenta una disciplina a tutti gli effetti che, introdotta regolarmente nella scuola, può aiutare insegnanti e allievi a conseguire risultati strepitosi sia per quanto riguarda l’acquisizione di conoscenze e di competenze, sia in rapporto alla socializzazione e alla comprensione di sé. Questo volume, frutto di anni di esperienza “sul palco” assieme a centinaia di ragazzi, intende fornire strumenti teorici e suggerimenti pratici per avvicinare docenti e alunni a questa straordinaria arte.

Fare teatro a scuola: la teoria, l’azione, il lavoro sul testo

David Conati

Attore e compositore

In allegato, un CD contenente le drammatizzazioni e le musiche di nove titoli a catalogo Il Mulino a Vento.

“Dare valore al teatro come attività didattica formativa è sicuramente un’opportunità per ogni bambino, come esperienza sociale e comunicativa. Favorisce le capacità verbali, creative e di interazione. Stimola l’attenzione per i suoni che ci circondano e permette di intuire il legame profondissimo che esiste tra Voce, Emozione, Corpo e Silenzio.” Sara Ambrosi

Su il sipario!

Antonio Caponigro Attore, regista, operatore teatrale, Direttore Artistico della Rassegna Nazionale di Teatro Educativo “Il Gerione” di Campagna (SA)

David Conati

Logopedista

Scoprire il Teatro come metafora della vita e specchio della società. Come Luogo della parola e della creatività; luogo della comunicazione verbale e non verbale; luogo dell’immaginario individuale e collettivo; luogo dell’avventura e del gioco; luogo del senso e dei significati. Un prezioso manuale, strumento indispensabile per “Fare Teatro a Scuola”, apprendendo e divertendosi. Livio Sossi

Saggista, Professore di Letteratura per l’infanzia Facoltà di Scienze della Formazione

Autore, compositore, traduttore teatrale e regista, con un master in drammaturgia conseguito nel 2003 al Piccolo Teatro di Milano, membro di AGITA (www.agitateatro.it) che si occupa della promozione e diffusione del teatro a scuola e nel sociale; come autore ha collaborato a Zelig e Zelig Lab nel 2003 e 2004, dal 2004 al 2008 è stato docente di recitazione, dizione e fonetica per la Scuola di Teatro del Teatro Stabile di Verona e per l’Accademia Veneta dello Spettacolo, inoltre ha collaborato come drammaturgo per moltissime produzioni teatrali con Stefania e Amanda Sandrelli, Anna Valle, Antonio Catania, Antonio Cornacchione, Gianluca Ramazzotti. Da diversi anni è in tour nazionale con il suo format per ragazzi “Grandi Classici in 60’” di cui fanno parte diversi titoli; in ambito scolastico dal 2004 conduce laboratori sia per docenti che con i ragazzi e ha curato l’allestimento di centinaia di saggi-spettacoli alcuni dei quali sono stati selezionati e rappresentati in varie edizioni del Festival Internazionale di Teatro dei Ragazzi di Marano sul Panaro (MO). Per il Gruppo Editoriale Raffaello ha scritto anche il corso di musica Soundcheck; la Guida Arte, musica & Teatro per la collana Insegnare.LIM, e per il settore narrativa ha scritto Strega Comanda Colori, Il giornalino di Giamburrasca, Le avventure di Peter Pan, Amici virtuali, Il campione che sarò. (www.davidconati.com)

www.grupporaffaello.it www.raffaelloformazione.it

€ 16,00



David Conati

Su il sipario! Fare teatro a scuola: la teoria, l’azione, il lavoro sul testo

T.E.A.T.R.O. Tracce Esercizi Azioni Testi Relazioni Organizzate


Editor: Paola Valente Coordinamento progetto editoriale: Marco Brunella, Salvatore Passaretta, Emanuele Ramini Redazione: Emanuele Ramini Ufficio stampa: Francesca Vici Progetto grafico e impaginazione: PantaRei comunicazione di Daniele Montalbini I Edizione 2019 Ristampa 6 5 4 3 2 1 0

2025 2024 2023 2022 2021 2020 2019

Tutti i diritti sono riservati Š 2019 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it

Printed in Italy

SISTEMA DI GESTIONE CERTIFICATO


Indice Prefazione  .......................................................................................................................................  7 Introduzione: Facciamo teatro?  ............................................................................   11

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Introduzione al FARE.

Qualche spunto per iniziare  ......................................................................................   13 Essere non essere? Perché è sempre giusto fare una premessa…  Laboratorio risorsa

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Un gioco dove tutti vincono  Ogni gioco ha le sue regole

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Un punto di vista privilegiato

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Meglio lasciar fuori i genitori  .. .............................................................................................. 18 Si impara divertendosi

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L’errore, una risorsa creativa  .. ...............................................................................................  19 Il parere di alcuni docenti

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Riassumendo: perché fare Teatro a scuola?  Finalità e obiettivi

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Il progetto e la sorpresa

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2 Giusto un po’ di teoria.  Lo spazio, la voce, il corpo Lo spazio  La voce

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Come funziona  La respirazione

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Dove la voce suona

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Qualche elemento di dizione e fonetica  ✦✦ Il Tono: registro grave, medio, acuto  ✦✦ Volume

✦✦ Velocità  ✦✦ Ritmo

✦✦ Colore

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..........................................................................................................................................  32 .. ........................................................................................................................................  32

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✦✦ Alcuni consigli pratici per leggere a voce alta facendosi sentire e capire. 32

Il corpo

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Linguaggi verbali e non verbali

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3 Finalmente si comincia.   Esercizi propedeutici Importanza del lavoro

.......................................................................................................  35

...............................................................................................................  35

Il rilassamento e la respirazione  Esercizio di rilassamento  Esercizio di respirazione

. . .......................................................................................  36

........................................................................................................  36

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Importanza del riscaldamento

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Esercizi con la voce: il cerchio dei nomi

37  37

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3


Esercizi con la voce: gerundiando

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Esercizi di movimento: la sorpresa nello scatolino  Esercizio di movimento: contare i passi  Esercizi di movimento: le camminate

. . ...............................................  39

........................................................................  39

...........................................................................

Esercizio di movimento e voce: accorcia lo spazio

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Esercizio di movimento e voce: il serpentone sonoro  Esercizio di movimento e voce: buongiorno!

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.............................................  41

..............................................................  42

Esercizio di movimento e osservazione a coppie: il gioco dello specchio

.....  42

Esercizio di movimento in gruppo: marmi, crete e scultori ...............................  43

4 Ora si fa sul serio.

Azioni teatrali strutturate  .........................................................................................  45 Agire consapevolmente

............................................................................................................  45

Prima azione teatrale strutturata: mi presento

........................................................  46

Seconda azione teatrale strutturata: condividere lo spazio

...............................  47

Terza azione teatrale strutturata: l’intenzione  .........................................................   48 Quarta azione teatrale strutturata: la prima battuta del testo  Il mimo

........................  49

. . .............................................................................................................................................  50

Quinta azione teatrale strutturata: il match di improvvisazione teatrale. 51

5 Il pubblico, questo sconosciuto.

Imparare a gestirlo bene è parte del lavoro  ...........................................  53 Senza pubblico non c’è teatro  Il contatto visivo

...............................................................................................  53

...........................................................................................................................  54

Imparare a “sentire” il pubblico   .........................................................................................  54 La “prova aperta”

. . ........................................................................................................................  55

Improvvisare una storia collettiva

...................................................................................  56

Improvvisazione strutturata con pubblico   Confrontarsi prima e dopo

..................................................................  56

.....................................................................................................

57

6 Cosa mettiamo in scena? Le storie per il teatro

.......................................................................................................  59

Il teatro ha sempre bisogno di un testo  S.p.a. Scrivere per azioni

..........................................................................  59

.......................................................................................................

Come si smonta una storia

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✦✦ Sequenza esemplificativa di azioni di Cappuccetto Rosso

Discorso indiretto e discorso diretto  Didascalie  Generi

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60  61  61

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.........................................................................................................................................  64

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7 Alcuni esempi di lavoro sul testo.  Ovvero, dal romanzo al testo teatrale Nel Regno di Belgarbo

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...............................................................................................................  68

✦✦ La prima cosa: gli elenchi.  ................................................................................................  68 ✦✦ La seconda cosa: il lavoro sul testo

Il Natale degli Gnomi

...............................................................................  70

. . ...............................................................................................................

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✦✦ La prima cosa: gli elenchi.  ................................................................................................  74 4


✦✦ La seconda cosa: il lavoro sul testo

L’Odissea

................................................................................  77

............................................................................................................................................  79

✦✦ La prima cosa: gli elenchi  ..................................................................................................  79 ✦✦ La seconda cosa: il lavoro sul testo

...............................................................................  83

8 Finalmente si recita!   La messa in scena

...............................................................................................................  87

Non è obbligatorio farlo  . . ..........................................................................................................  87 Organizzarsi e distribuire i compiti  ..................................................................................  88 Semplici nozioni di regia  ........................................................................................................  89 ✦✦ Caratterizzare il personaggio

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✦✦ La posizione in scena  ✦✦ Stare in luce

✦✦ Bilanciare la scena

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✦✦ Lo spettacolo comincia già in camerino  ✦✦ Applausi e saluti finali

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.. ..................................................................

91

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Importante è che si veda  ......................................................................................................................  91 Costumi, artigianato e scenotecnica  ........................................................................................  94 E luce fu  ............................................................................................................................................................  95 Suoni e canzoni  ..........................................................................................................................................  96 Balletti e coreografie  ...............................................................................................................................  97 La scenografia  ...............................................................................................................................................  97 Lo spazio della rappresentazione  .................................................................................................  99 I microfoni  ....................................................................................................................................................  102 Ricordarsi di documentare il percorso  ...................................................................................  102 Inviti e locandine (comunicazione in generale)  .............................................................  103 Liberatorie e altre amenità burocratiche  .............................................................................  103 Concorsi e rassegne  ..............................................................................................................................  104

9 Baracca, burattini  e telecamera. Il teatro degli oggetti

....................................................................................................  107

Oggetti che cambiano funzione  ........................................................................................  107 Oggetti che prendono vita  ...................................................................................................  108 Il teatrino portatile  ...................................................................................................................  109 ✦✦ Laboratorio 1: costruisci il tuo teatrino portatile  .............................................  109

Dal teatrino portatile alla “baracca”  ................................................................................  115 Tanti tipi di pupazzi  .. ................................................................................................................  116 Costruire i burattini  . . .................................................................................................................  117 ✦✦ Laboratorio 2: costruisci il tuo burattino con un vecchio calzino  ...........  118 ✦✦ Laboratorio 3: costruisci il tuo burattino di carta pesta

. . ..............................  118

Amplificare l’immagine con la telecamera  ................................................................  119 Lavorare con le maschere  . . ..................................................................................................... 120 Maschere e mascheramenti nel teatro a scuola  ....................................................... 120 Consigli conclusivi  Glossario

....................................................................................................................  122

..........................................................................................................................................  124

Opere consultate e citate

.......................................................................................................  127

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Prefazione

Quando l’amico David mi ha proposto la prefazione al suo testo, sono rimasto piacevolmente colpito da una richiesta inaspettata, che però solleticava il mio essere insegnante-teatrante e teatrante-insegnante ormai da più di trent’anni, oltre che Responsabile Nazionale del Teatro Educativo nella U.I.L.T. (Federazione di Teatro Amatoriale con ben 900 Compagnie associate in tutt’Italia) e socio AGITA (Ente di Formazione accreditato presso il M.I.U.R.). Passato il primo momento di goduria (!) dell’ego, confesso che mi sono un po’ scervellato a capire il taglio da dare al mio intervento (“Max 3 pagine!” mi ha detto il buon David): taglio istituzionale, pedagogico, tecnico? Ho chiesto lumi proprio a David. La risposta, da buon “volpino”: “E se toccasse tutti gli aspetti?” “Grazie tante! Ci proverò!” E allora comincio a far scorrere la penna (non ho mai abbandonato l’abitudine a scrivere appunti e bozza con penna rigorosamente nera su foglio bianco usato sull’altra facciata, prima di digitare al computer), e vediamo dove mi porta il rivolo d’inchiostro. Parto proprio dal mio svolgere più ruoli, che mi ha consentito negli anni di acquisire una visione sempre più organica del Teatro Educativo. E allora, non posso non allargare, almeno momentaneamente, la visione all’intera società, di cui la Scuola (e quindi anche la splendida Guida di David) è parte integrante, ma non esaustiva. Diverse le Agenzie che concorrono alla formazione integrale dell’essere umano e del cittadino, al suo recupero per una possibile reintegrazione (oratori, carceri, associazioni, unità di salute mentale, ecc.), anche con l’utilizzo del Teatro Educativo, nell’ottica di una inclusione/integrazione orizzontale e verticale, interculturale e transgenerazionale, in un percorso senza soluzione di continuità dalla nascita (o prima?) alla dipartita (o anche dopo?).

L’obiettivo primario del Teatro Educativo non è assolutamente quello di favorire la nascita di Accademie o Scuole di teatro (ce ne sono già tante in Italia), non è quello di sfornare attori, registi, scenografi… ma bensì formare esseri umani attenti, riflessivi, consapevoli, critici, non solo rispetto al fare o vedere gli spettacoli (qui il ruolo dell’insegnante come mediatore è fondamentale nella scelta e nell’approfondimento con gli alunni), ma nei confronti della società che ci “prende” e spesso ci travolge con i suoi ritmi e i suoi input mediatici (David, nella sua premessa, ne puntualizza opportunamente alcuni aspetti pericolosi). Ma torniamo alla Scuola, istituzione per la quale nasce questa Guida (che comunque non limiterei come utilizzo solo all’ambiente scolastico). La Scuola è sicuramente, insieme alla famiglia, l’Agenzia privilegiata per la formazione dell’essere umano e del cittadino del presente, prima ancora che del futuro. È il luogo deputato, “protetto”, in cui conoscenze e competenze co-costruite si dovrebbero scientificamente applicare, con l’assistenza dell’insegnante, alla decodificazione della realtà quotidiana, per proiettarsi ipoteticamente nel futuro. In un tale ambiente privilegiato, il teatro, seppure come “recita” scolastica, è stato da sempre presente, mantenendo nei secoli la trasmissività dei saperi che per lungo tempo ha caratterizzato la Scuola in generale. 7


Ora, il passaggio che la Legge della “buona scuola” (Legge 107/2015) auspica, anche riguardo al Teatro, è un passaggio sostanziale. Teatro come percorso, prima ancora che come prodotto: percorso di consapevolezza del proprio corpo e della propria voce, dello spazio, di se stesso, dell’altro, del gruppo; percorso di comunicazione ed espressione del sé, di messinscena rispetto a se stesso, agli altri e con gli altri (non solo in palcoscenico, ma in aula, in famiglia, nella società in genere); percorso di conoscenza e competenza nei linguaggi teatrali verbali e non. In questo percorso che può giungere o meno al prodotto finale, diventa fondamentale l’apporto dell’Operatore di Teatro Educativo (figura ancora molto ambigua nella società italiana, non ancora riconosciuta ufficialmente, ma che bisognerà al più presto definire; si può essere bravi attori/registi e non operatori teatrali con le competenze didattico/pedagogiche adeguate).

Le due figure dell’insegnante-teatrante (con conoscenze sulla pratica teatrale) e del teatrante-insegnante (con conoscenze sull’aspetto pedagogico) non si sovrappongono o escludono, ma si integrano tra di loro esaltando l’efficacia del laboratorio (David ne parla in modo approfondito). Dico questo per non creare fraintendimenti sull’indubbio valore di questa Guida, che potrà offrire spunti interessanti per le attività di laboratorio, ma non vorrei incentivare l’idea dell’insegnante “tuttologo”; è un valido strumento di lavoro, la base comune su cui innestare l’attività laboratoriale. L’Insegnante-teatrante sarà più consapevole del proprio ruolo, per nulla facile, ma importantissimo: prepara il terreno, facilita il lavoro dell’Operatore, ne condivide il percorso, collabora, partecipa, interviene opportunamente, osserva gli alunni e la loro evoluzione, riferisce ai colleghi nei Consigli e verifica insieme a loro la ricaduta sulle attività curriculari a livello di attenzione, partecipazione, collaborazione, comportamento, interazione, chiede la collaborazione delle famiglie, fa loro capire il valore del teatro come percorso e della rappresentazione finale come dimostrazione dello stesso (via l’odioso termine di “recita”, segno di una trasmissività purtroppo esercitata ancora a teatro!), fa insomma in modo che il Teatro assuma la funzione che gli spetta, non di luogo fisico e mentale di svago, ma di gioco svolto seriamente e secondo precise regole (molto interessanti le traduzioni che fa della parola “gioco” il nostro David, alle quali mi permetto di aggiungere, da buon campano, quella a mio avviso molto pregna di significato del verbo napoletano “pazzià” = giocare, che ha a che vedere con la parola pazzia; il gioco del teatro è anche pazzia, lo si diventa un po’, pazzi schizofrenici, grazie alle molteplici personalità che si interpretano.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, un passaggio normativo, anche un po’ critico, devo farlo! I vari Protocolli sul Teatro Educativo sottoscritti negli anni da MIUR, MIBACT, AGITA, UILT, FITA e altre Federazioni ed Istituzioni, le Linee Guida sul Teatro Educativo, i progetti PON (Programma Operativo Nazionale) per la prima volta allargati a tutta l’Italia e a tutti gli ordini di scuola (compresa l’Infanzia), sono anche il risultato del Tavolo di Concertazione presso il MIUR, di cui ho fatto parte. Purtroppo da due anni il Tavolo è in una situazione di stallo. Ci siamo fermati nel momento della discussione sulla istituzione della figura dell’Operatore di Teatro Educativo e del relativo Registro Nazionale e/o Regionale. Tra il cambio del Governo, l’avvicendamento dei funzionari e il maggiore o minore interessamento dei componenti, stiamo vivendo l’ennesimo esempio di latitanza istituzionale e lentezza burocratica su aspetti socialmente e culturalmente rilevanti. Spero fortemente che all’atto della pubblicazione della Guida di David i nostri ripetuti solleciti abbiano avuto un riscontro e che abbiamo ripreso la nostra strada di confronto al MIUR, perché c’è tanto da fare. 8


Ringrazio David per avermi coinvolto, auguro ogni bene alla sua pubblicazione che ha spazio di lettura ed impiego non solo a scuola ma nei diversi contesti del Teatro Educativo e Sociale e mi piace chiudere con un messaggio positivo che ho ripreso da un’interessante intervista fatta da Fabio Fazio a Elio Germano. Il bravo attore citava una frase dell’anarchico russo Kropotkin: “Se noi riuscissimo a metterci nei panni degli altri, tanto da sentire gli altri come fossimo noi, non avremmo più bisogno di regole, di leggi”. Come teatrante ci credo; forse è un’utopia, un’idea troppo semplicistica del vivere civile, ma il Teatro, in questo caso il Teatro educativo, anche se forse non è la panacea dei problemi sociali, può senz’altro contribuire a formare l’uomo in tutte le sue età come cittadino riflessivo, consapevole e responsabile del proprio essere e del proprio convivere nella società. Questa è una delle funzioni principali che il Teatro ha da sempre assolto e sempre assolverà. Buon Teatro Educativo a tutti!

Antonio Caponigro

Attore, regista, operatore teatrale, Direttore Artistico della Rassegna Nazionale di Teatro Educativo “Il Gerione” di Campagna (SA)

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Introduzione Facciamo teatro?

Che cosa c’è di più appassionante per un ragazzo che il piacere di essere protagonista? Protagonista di uno spettacolo ma anche protagonista del proprio apprendimento, protagonista delle scelte che lo riguardano. La pratica teatrale rappresenta una disciplina a tutti gli effetti che, introdotta regolarmente nella scuola, può aiutare insegnanti e allievi a conseguire risultati strepitosi sia per quanto riguarda l’acquisizione di conoscenze e di competenze, sia in rapporto alla socializzazione e alla comprensione di sé. Nella realizzazione di una pièce, i ragazzi si mettono in gioco attraverso una serie di attività di vario tipo: dalla scrittura o riscrittura di un copione alla definizione dei personaggi, dalla costruzione delle scene e dei costumi alla messa in opera di effetti speciali e alla scelta delle musiche, dalla ricerca di informazioni ai collegamenti tra le stesse. Attraverso il teatro, il ragazzo diventa attore, regista, ricercatore, musicista, costumista e anche lettore consapevole. Usa la propria abilità nelle tecnologie in modo costruttivo. Entra profondamente nelle grandi opere letterarie. Progetta e riflette, quindi condivide con gli altri il proprio lavoro. Scopre il proprio corpo e le sue possibilità espressive. Controlla la tonalità della voce e ne esplora le varie sfumature. Entra in ruoli diversi immedesimandosi nei personaggi che interpreta. Crea un legame profondo con i compagni di lavoro e con il pubblico che lo ascolta. Esercita la memoria imparando i testi e ricordando le battute. Esce dal guscio della timidezza entrando in altre vite e in nuove situazioni. Il ragazzo che fa teatro riconosce le emozioni e le esterna, fatto oltremodo importante per la crescita e che avviene in modo spontaneo nella pratica della recitazione. Il riconoscimento e la comprensione delle emozioni favorisce la maturità, l’empatia e la socializzazione. Imparare a stare insieme agli altri, a lavorare con loro, a condividere idee e progetti è una delle tappe imprescindibili della crescita. Sentirsi protagonista comporta il miglioramento della fiducia in se stessi e lo sviluppo dell’entusiasmo per il lavoro. Lavoro che favorisce l’espressione artistica, che attiva l’immaginazione e stimola la creatività. Nello spettacolo teatrale, mente e corpo sono armoniosamente connessi. Ogni movimento, ciascuna parola sono pensati per inventare situazioni e suscitare sentimenti, per alludere, far ridere, far piangere e anche per denunciare i gusti sociali e le difficoltà della vita. Rendere chiaro il messaggio al pubblico significa illuminarlo prima di tutto per se stessi. L’arte teatrale è una delle più antiche e complete. Mettendo insieme parole, suoni, immagini, segni, simboli e trame, attori e regista rappresentano innumerevoli vite e situazioni nelle quali si immedesimano insieme con il pubblico. È il grande piacere di essere nello stesso tempo protagonisti e narratori, illuminati e messi in evidenza dalle luci della ribalta, divertiti e commossi nell’accogliere gli applausi del pubblico, che ha penato, ha amato, ha assaporato la storia insieme con noi.

Paola Valente Editor Narrativa Gruppo Raffaello

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Introduzione al FARE. Qualche spunto per iniziare

Essere o non essere? Perché è sempre giusto fare una premessa… Questo libro è frutto di migliaia di interventi, prove, esercitazioni, chilometri, incontri, laboratori, risate, emozioni, paure, fallimenti e successi nati da scritture, riscritture, traduzioni e parodie teatrali realizzate con centinaia di scuole di tutta la penisola in trent’anni di lavoro. Fallimenti sì, perché quando si comincia è necessario mettere in preventivo che le cose possano anche non andare come si immagina, perché le variabili in gioco sono tante e perché lavorare coi ragazzi costituisce sempre un salto nel buio. Poi, dopo anni di interventi, prove, esercitazioni, chilometri, incontri, laboratori, risate, emozioni, paure, fallimenti e successi nati da scritture, riscritture, traduzioni e parodie teatrali realizzate con centinaia di scuole di tutta la penisola in trent’anni di lavoro, qualcuno in “alto” si accorge che l’attività è veramente formativa e non si risolve tutto con una semplice recita. Ed ecco che a sostenere la bontà di ciò di cui stiamo parlando arrivano anche, attraverso una legge, delle nuove linee-guida ministeriali. Per non passare per “millantAutore”, riporto qui di seguito alcuni passaggi presi dalle Indicazioni teoriche per la promozione delle attività teatrali pubblicate dal MIUR che fanno capo alla legge 107 del 13 luglio 2015 detta anche la buona scuola, all’interno della quale, con il comma 180 si introduce la promozione, la diffusione, la valorizzazione della produzione teatrale attraverso l’accesso, nelle varie espressioni amatoriali e professionali, alla formazione artistica, consistente nell’acquisizione di conoscenze e nel contestuale esercizio di pratiche connesse alle forme teatrali mediante il potenziamento della formazione nel settore delle arti nel curricolo delle scuole di ogni ordine Su il sipario! Chi è di scena a scuola

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e grado, compresa la prima infanzia, nonché la realizzazione di un sistema formativo della professionalità degli educatori e dei docenti in possesso di specifiche abilitazioni. In questo documento, al punto 4 si riconosce formalmente il valore pedagogico e didattico del teatro ribadendo che la scuola ha un indiscusso ruolo chiave per lo sviluppo delle giovani generazioni, e che l’arte è una delle forme più complesse e autentiche in cui l’uomo, fin dagli albori, si è espresso e ha cercato delle risposte. E quindi, le arti dello spettacolo, se usate in funzione didattico-educativa, sono efficaci nella misura in cui le scuole ci credono, ovvero sono consapevoli che possano dar risposta ai nuovi bisogni educativi. In sostanza, come riporta il documento, il primo passo è quello di portare, dal punto di vista didattico, il teatro a scuola e viceversa, il secondo passo sarà quello di regolare in modo armonico e omogeneo tali attività. Perché, grazie a tali attività, le scuole si connoteranno sempre più agenti attivi dello sviluppo di una cultura pedagogica degli spettacoli artistici come opportunità didattiche. Perché, attraverso queste attività, si esalta la trasversalità disciplinare e si favorisce la progettazione di percorsi che pongono al centro del processo di apprendimento l’allievo, ossia il suo talento, il suo pensiero, le sue emozioni; insomma, la sua individualità. Sempre seguendo la traccia del testo pubblicato dal MIUR si legge che: “Con l’introduzione del nuovo dettato normativo, l’attività teatrale abbandona definitivamente il carattere di offerta extracurricolare aggiuntiva e si eleva a scelta didattica complementare, finalizzata a un più efficace perseguimento sia dei fini istituzionali sia degli obiettivi curricolari. […] Perché utilizzando le tecniche teatrali a scuola, come mezzo e strumento didattico, si contribuisce a mettere in atto un processo di apprendimento che coniuga intelletto ed emozione, ragione e sentimento, pensiero logico e pensiero simbolico. E poi non dimentichiamo che le esperienze artistiche sono un validissimo alleato in diverse situazioni, per risolvere problematiche di disagio giovanile, ritardi e difficoltà di apprendimento. Non a caso la fruizione di spettacoli strutturati e l’incontro con gli esperti aiuta i ragazzi a potenziare le capacità di osservazione. Sempre secondo le indicazioni del MIUR, che non posso che condividere: “La progettazione e la realizzazione di spettacoli teatrali offre ai ragazzi l’opportunità di comprendere gli spettacoli dal di dentro, di manipolare il linguaggio e sperimentare diverse forme di interpretazione in contesti e realtà storiche del passato o del presente e anche spingere la fantasia a interpretare storie del futuro”. D’altra parte nel corso di un laboratorio ci sono diversi livelli di azione e interazione, si può sceneggiare un evento, scrivere un soggetto, progettare una scenografia o degli oggetti scenici, schematizzare una coreografia, ricercare dei suoni o immagini, disegnare sfondi e fondali, strutturare una colonna sonora, scrivere musiche originali. Secondo le ultime indicazioni ministeriali, i docenti devono quindi, o dovrebbero, sfruttare questa attività come via per promuovere lo sviluppo della qualità dell’istruzione, intesa sia dal punto di vista dell’apprendimento sia della vita sociale, fino a organizzare anche incontri con altre scuole per confronti critici e condivisione di esperienze, perché non c’è sempre un sapere da apprendere, ma un sapere da produrre. Nel corso di un laboratorio teatrale si stimola l’immaginazione per far apparire ciò che non c’è, si finge, ci si immedesima, si evocano atmosfere, ci si mette nei panni di altre persone, si sperimentano punti di vista differenti, si trasforma uno spazio reale in uno vissuto, si fa emergere il significato rispetto all’apparenza. Il documento non fornisce gli strumenti, ma le linee guida, e visto che si tratta di uno spazio educativo che deve essere opportunamente costruito e valorizzato, agli strumenti ci pensiamo noi con questo volume. 14 { 1. Introduzione al FARE - Qualche spunto per iniziare


Laboratorio risorsa L’animazione teatrale, proprio perché è un’attività basata sulle risorse di ognuno, può costituire uno straordinario laboratorio per osservare da un punto di vista privilegiato l’incontro tra le persone, anche quando provengono da culture differenti. Al contempo viene stimolata, tanto nei singoli quanto nei gruppi, la capacità di organizzare e conquistare la propria autonomia, che è la condizione prima e indispensabile per crescere liberi. Anche se di solito nel corso degli incontri ci si diverte e si ride molto, un laboratorio teatrale è un discorso molto serio sul piano della crescita personale e dell’educazione, e non si può pensare di ridurre tutto in modo semplicistico a una serie di indicazioni per realizzare, ogni tanto, uno spettacolino o animare una festa. Il laboratorio di teatro a scuola è importante per sperimentare concretamente un modo diverso di comunicare, di esprimersi, di farsi conoscere dagli altri. Offre la possibilità di mettersi costruttivamente in gioco, di affrontare magari situazioni problematiche, di superare diverse difficoltà. Molto spesso il bambino timido, che fa fatica ad esprimersi con i compagni e nell’attività scolastica curricolare, trova nel teatro il modo di esternare quello che ha dentro. E per tutti è un’occasione di consolidare le proprie sicurezze a partire da quello che veramente si è, all’interno di un’esperienza totale dove non conta arrivare primi, mostrarsi furbi, emergere a qualsiasi costo, o apparire senza essere. Per condurre bene un laboratorio non basta studiare tanto sui libri o partecipare occasionalmente a corsi di aggiornamento di teatro o psicomotricità, se non si è capito bene come queste attività coinvolgono affettivamente ed effettivamente i bambini e i ragazzi. Siccome non esiste un solo modo di fare teatro, oltre alla teoria è molto importante la pratica, la polvere di decine e decine di palcoscenici e il confronto con molti modi di fare per arrivare a definirne uno proprio. Prima di mettere in piedi un laboratorio, il mio consiglio è quindi di sperimentare direttamente per un po’ la pratica teatrale.

Un gioco dove tutti vincono L’analogia tra il gioco dei bambini e quello dell’attore viene sottolineata in molte lingue europee dall’uso di una sola parola: spielen in tedesco, to play in inglese, jouer in francesce, che significano al tempo stesso “giocare” e “recitare”, nonché suonare uno strumento. TO PLAY = suonare, recitare, giocare. Perché l’approccio ludico offre sempre utili e nuove strategie alla didattica, e un’attività divertente spesso sviluppa meglio il pensiero divergente, perciò: “Giocando bene, si impara sempre!” Il gioco è come uno sfogo, per imitazione si impara e si capisce. Tra le forme di espressione, il teatro è quella che più si avvicina al gioco puro e semplice dei bambini. A partire soprattutto dal secondo dopoguerra, molti autori rilevano questa somiglianza, o addirittura coincidenza, del gioco dei bambini e del gioco teatrale. In fondo, anche lo studioso inglese Langdon, parlando del gioco teatrale dei bambini scriveva che “giocando a fare il dentista, lo spazzacamino, l’uomo che pulisce le finestre, egli organizza ciò che ha imparato o osservato a proposito di queste persone e dei loro ruoli. Egli, nel limitato mondo della propria esperienza, li ricostruisce in questo modo proprio perché non può imparare, approfondire quanto impara, soltanto attraverso il mezzo della parola. Le parole seguono l’impatto dell’esperienza, ma l’esperienza deve prima essere compresa attraverso il gioco”. L’osservazione del gioco dei bambini e la valutazione delle sue possibili implicazioni Su il sipario! Chi è di scena a scuola

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educative non sono certo scoperte recenti, già Platone scriveva che: “(...) Il futuro muratore bisogna che giochi a costruire qualcuna delle piccole case che fanno i bambini e in modo analogo il contadino. Si forniscano loro piccoli strumenti di lavoro, fatti ad imitazione di quelli veri (...) bisogna che l’educatore si sforzi di volgere coi giochi i desideri e i piaceri dei fanciulli, là ove, giunti, troveranno il compimento della loro perfezione di adulti”. Di fatto anche il gioco simbolico che si fa al nido o alla scuola dell’infanzia entra di diritto a far parte nella fase propedeutica di animazione teatrale, dove per gioco simbolico si intende un particolare modo creativo di giocare in cui il bimbo “fa finta” che un oggetto sia un’altra cosa o che il suo peluche o giocattolo preferito sia una persona di sua conoscenza. Durante la maturazione e l’evoluzione della capacità di giocare e con l’ampliamento delle conoscenze e competenze, il bambino renderà il gioco simbolico sempre più articolato e complesso, fino a raggiungere lo stadio in cui lui stesso fa finta di essere qualcun altro e finge di compiere azioni che conosce o immagina, mettendo in scena una vera e propria “recita”. Questo gioco “teatrale” è molto importante ai fini dello sviluppo infantile e spesso per i bambini più grandi diventa un modo di confidarsi e raccontare fantasie, desideri o paure. “Fare finta di” per il bambino che frequenta la scuola dell’infanzia può significare molte cose e avere diversi riscontri positivi sulla sua formazione. Ad esempio, mettere in scena ripetutamente un’azione di cui ha paura lo aiuta man mano a trovare coraggio e motivazione per affrontarla nella realtà; può diventare un potente strumento comunicativo per interagire con gli adulti e comunicare loro sentimenti, sensazioni, disagi o pulsioni positive per cui non è ancora in grado o sufficientemente maturo di trovare le parole adatte. Inoltre, cosa non meno importante, la messa in scena stimola la creatività, le capacità cognitive e di astrazione, rafforza l’autostima per imparare a superare in autonomia alcune difficoltà pratiche. Purtroppo, per quanto i bambini della scuola dell’infanzia siano capaci di giocare e rappresentare le cose “facendo finta di”, con il passare degli anni, nel corso dei laboratorio di teatro si osserva una crescente incapacità da parte dei bambini a lasciarsi andare all’immaginazione. Sia negli esercizi di rilassamento, sia in quelli di improvvisazione, si rifanno sempre più a modelli televisivi. Non si tratta, come qualcuno talvolta paventa, di una sorta di “mutazione genetica” che farebbe crescere oggi generazioni “virtuali” con le quali sarebbe sempre più difficile comunicare, bensì del molto più “consueto” e naturale adeguarsi dei bambini, in mancanza di stimoli di segno contrario, alle sollecitazioni del contesto sociale nel quale sono immersi. Come osservava il famoso psichiatra austriaco Jacob Levy Moreno, quando in un’intervista del 1929 affermava che: “I bambini (...) sono dotati del talento di esprimersi spontaneamente fino ai cinque anni, quando si trovano ancora in uno stato inconsciamente creativo, non impediti da norme e costumi fissati dalla lunga successione delle precedenti generazioni. Ma in seguito cadono nell’ere16 { 1. Introduzione al FARE - Qualche spunto per iniziare


dità di metodi espressivi già accettati; divengono imitativi, si trasformano in automi...” Quello che occorre fare, a volte paradossalmente, è “forzare” i bambini a essere bambini. Il che significa nel tempo attuale, in cui entrano in gioco potenti e precise strategie commerciali, imporre uno stop al delirio consumistico, spiazzare magari le loro aspettative iniziali e riportare il discorso su un piano diverso: ascolto reciproco, comunicazione, espressione, collaborazione tra compagni, divertimento genuino non nel consumare ma nel fare le cose, scoprire che si è capaci, si è bravi, si è importanti… E giocare, come sanno fare i bambini. È infatti attraverso il gioco di finzione che il bambino piccolo organizza principalmente la propria conoscenza del mondo, la propria cultura, lasciandosi andare all’immaginazione, alla ricostruzione e reinvenzione delle cose, per approdare alla fine del gioco a nuove sicurezze. Ed è in larga misura attraverso il gioco di finzione che i bambini, anche crescendo, sanno comprendere ed esprimere quello che conoscono e pensano del mondo, come difficilmente riescono a fare per esempio usando la parola.

Ogni gioco ha le sue regole Il teatro è un’attività inclusiva e includente perché è essenzialmente proprio questo: un gioco aperto al quale tutti possono partecipare, ciascuno con le proprie capacità e limiti. Soprattutto è un gioco accessibile a tutti, perché si basa su una materia prima che chiunque è in grado di fornire: la propria presenza umana. Chi conduce il laboratorio è comunque un adulto che dirige un gruppo di bambini o ragazzi e, per farlo bene, richiede attenzione e il rispetto di certe regole precise. È un’idea assolutamente sbagliata che un’attività, per essere piacevole, debba essere sregolata. Ed è un obiettivo educativo fondamentale far capire ai bambini che il piacere non significa sempre e solo fare quello che si vuole, anzi! Qualsiasi gioco però per essere giocato e funzionare ha bisogno necessariamente di alcune regole, anche semplici, che servono a definire i limiti e lo scopo del gioco, il campo dell’azione, lo svolgimento. Anche se è un gioco in cui tutti vincono, il teatro ha le sue regole. Valgono per i bambini come per gli adulti, e derivano dalla comprensione dei meccanismi interni a questo tipo di comunicazione, al tempo stesso istintiva e estremamente complessa. Alla base, per cominciare, valgono regole elementari di comportamento: innanzitutto il rispetto per gli altri, il saper stare in silenzio quando si osservano le esibizioni dei compagni, il saper gestire il proprio corpo, ovvero stare fermi quando c’è da stare fermi e muoversi quando l’azione lo richiede, avere sempre un minimo di umiltà perché, anche se in ogni gruppo c’è sempre chi ha delle spiccate doti naturali, nessuno “nasce imparato”. E poi: giocando bene, si impara sempre.

Un punto di vista privilegiato Un’altra cosa che distingue l’animazione teatrale è il “ruolo del docente”. Perché un laboratorio funzioni, occorre che anche chi conduce, e non solo gli allievi, scopra dentro di sé e impari ogni volta qualcosa di nuovo. Non si può fare bene animazione teatrale senza un coinvolgimento emotivo. Il che, di solito, significa semplicemente fare amicizia e stare bene insieme. Su il sipario! Chi è di scena a scuola

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Chi conduce il laboratorio non è comunque, almeno in quel momento, un insegnante tradizionale. Non svolge un programma in senso tradizionale, non interroga, non verifica, non compila un registro, anche se spesso può ottenere risultati didattici superiori a quelli dell’insegnamento tradizionale. Nel caso in cui il laboratorio sia condotto da un esperto esterno è importante che il docente che fa da “tutor” o supervisore interno dell’attività, non se ne stia in disparte, ma per quanto possibile partecipi attivamente, interagisca, si metta almeno un poco in gioco. Il che può anche semplicemente significare prendere parte ad alcune attività, a partire dal cerchio dei nomi ed altri esercizi in cui si trova a proprio agio. Può prendere parte ad alcuni esercizi e in altri fare semplicemente “l’osservatore”, non è il caso che si sforzi a fare cose che non si sente, importante è che segua l’attività. Agli occhi dei bambini, è importante che il loro insegnante si mostri interessato allo svolgimento del laboratorio. La sua attenzione conferma l’importanza di quello che stanno facendo. Un docente distratto, che intanto corregge i compiti o chiacchiera con un collega, costituisce un forte elemento di disturbo, soprattutto se i bambini sono piccoli oppure non sono ancora sufficientemente motivati nello svolgimento del lavoro. Occasionalmente, può servire anche che per brevi momenti l’insegnante che segue un laboratorio diretto da un esperto esterno giochi il suo ruolo, aiutando per esempio a scegliere i bambini per formare i gruppi o, su richiesta, richiamando all’ordine in situazioni particolari di difficoltà, considerando però che un intervento fuori luogo dal punto di vista disciplinare a volte può risultare molto dannoso in questo tipo di attività. È importante ricordare che un laboratorio di teatro, sia che sia condotto da un esperto esterno o direttamente dal docente, serve per acquisire nuove modalità di approccio alla classe e sperimentare nuovi metodi di insegnamento. È necessario quindi porsi in relazione, osservare e capire gli alunni da un punto di vista originale e diverso. Inoltre, la conoscenza del gruppo e dei singoli elementi, la possibilità che hanno gli insegnanti di osservarli negli altri momenti della vita scolastica, può tornare molto utile anche agli animatori, aiutandoli nella conduzione del laboratorio. Per questo, un laboratorio teatrale all’interno di una scuola dovrebbe prevedere anche un adeguato scambio di idee e impressioni tra tutti i docenti impegnati nel progetto, proprio perché si tratta di un’attività multidisciplinare.

Meglio lasciar fuori i genitori La presenza dei genitori ai laboratori di teatro sarebbe da evitare. I bambini si sentono osservati, si imbarazzano e non riescono più a lavorare spontaneamente e liberamente. Il tempo del “teatro” è un tempo per loro. Mamme, papà e parenti possono essere eventualmente ammessi a qualche fase finale del laboratorio, ma è dimostrato che la loro presenza costante ha un effetto negativo su tutto il gruppo. È importante però non escludere completamente i genitori dal progetto e mantenere con loro una comunicazione aperta, informarli sull’attività, i contenuti, gli obiettivi e le finalità e, se disponibili, cercare di coinvolgerli in attività collaterali, ma senza strafare. Possono essere utili come consulenti tecnici in fase di allestimento, costumisti, truccatori, macchinisti. Capita poi frequentemente che alla fine della fiera si divertano più dei ragazzi. 18 { 1. Introduzione al FARE - Qualche spunto per iniziare


Si impara divertendosi Alla base della proposta di ogni nuova attività ci deve essere innanzitutto la curiosità e la voglia di mettersi in gioco da parte degli alunni. Questo però generalmente non si rivolge alle attività che insegnano apertamente qualcosa, ma a quelle in cui ci si diverte di più, che stimolano l’immaginazione, la curiosità. L’errore più comune è di pensare che se un’attività è divertente non sia istruttiva. Al contrario, durante un laboratorio teatrale ci si diverte e si ride molto, però si imparano anche molte cose, soprattutto a conoscersi e a conoscere meglio gli altri. Si approfondiscono inoltre la scrittura, la manualità, il disegno, la conoscenza e l’uso diretto degli strumenti tecnici di comunicazione. E lo si fa divertendosi.

L’errore, una risorsa creativa Realizzare un laboratorio finalizzato a un allestimento teatrale implica anche una grande capacità di adattamento e di elasticità per saper immediatamente trasformare un errore in opportunità. In fondo, l’errore è parte creativa del progetto, è egli stesso azione e molte gag nascono proprio da errori o incidenti capitati durante le prove, tanto che, quando conduco i laboratori, i ragazzi cercano sempre di attenersi rigidamente al testo per il timore che continui a modificarlo prendendo ogni errore come opportunità per una nuova aggiunta al testo. In ogni caso, che ci sia o meno l’errore, la cosa importante è, quando accade in scena, non sottolinearlo mai. Per tacito accordo qualsiasi cosa accada in scena è sempre “voluta”. In fondo lo spettatore non conosce il testo e anche se lo conoscesse non può sapere se il regista ha avuto un’idea diversa per metterlo in scena in quella rappresentazione.

Il parere di alcuni docenti (Proff. Luisa Consuma e Fausta Cadei - Docenti di Lettere Scuola Secondaria di Primo grado) Quando si parla di scuola, solitamente si inizia con una lunga elencazione di lamentele: “Non va questo, non va quello…”. Cerchiamo allora di cambiare il punto di vista e valorizziamo le tante iniziative che ci sono all’interno dell’offerta formativa didattica. Quando ero alunna, c’era un’altra scuola. Non so dire se fosse migliore o peggiore e poco importa, a parer mio, dare un giudizio… Guardiamo ora a ciò che abbiamo, a ciò che possiamo fare, a ciò che possiamo proporre. Tra le tante attività che la scuola offre ci sono i corsi di teatro. Insegno da tanto, posso dire di avere una certa esperienza. Ho sempre partecipato a laboratori teatrali grazie ai quali dismetto i panni di insegnante e, con i ragazzi, mi “metto in gioco” in piccoli camei recitativi. Questo “mettersi in gioco” è la cosa più bella! È la linfa che nutre la voglia di oltrepassare le nostre sicurezze e ci proietta in scenari affascinanti, in sfide che ci distolgono dalla consuetudine e dalla quotidianità fatta di ruoli e certezze quasi granitiche. Gli alunni non sono alunni, diventano attori. Si apre un mondo nuovo pieno di affascinanti sorprese. Su il sipario! Chi è di scena a scuola

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Il ragazzo che in classe solitamente è taciturno diventa un mattatore; la ragazzina timida inizia ad “aprirsi”, a entrare nel personaggio, chi sui banchi è tra i “deboli” sul palco è un leone. Intendiamoci, c’è anche chi è bravo in classe ed è anche bravo a recitare! La memoria viene esercitata e tutti, proprio tutti, creano la meravigliosa magia che solo il teatro può fare. Vedo i ragazzi con altri occhi, li osservo, scopro attitudini, passioni, competenze che non sempre emergono in classe. I ragazzi vedono me con altri occhi. Mantengo sempre una certa autorevolezza in quanto sono convinta che ci debba essere un certo distacco: i genitori sono genitori non gli amici dei figli; lo stesso gli insegnanti. Un insegnante è sempre tale, non è un amico. Può però diventare un simpatico complice e ci si può accorgere che ha lati nascosti piuttosto simpatici. Le nostre risorse non ci permettono sontuosi costumi, ci arrangiamo con quello che riusciamo a recuperare; ecco allora i genitori che si prodigano per recuperare vestiti, oggetti di scena, si aprono le cantine, si rovistano le mansarde, ciò che era nel dimenticatoio riprende vita e i ragazzi scoprono oggetti del “paleolitico” e abiti che aprono il loro sorriso perché decisamente demodè!!! Gli stessi genitori rimangono sbalorditi vedendo cosa possono fare i figli. L’attività teatrale è una palestra: rinforza la conoscenza di se stessi, la memoria, l’autostima, la socializzazione.

Riassumendo: perché fare teatro a scuola? Potrà sembrare paradossale, ma più i ragazzi sono “informatizzati” e più è utile recuperare a scuola uno spazio in cui imparino a relazionarsi tra loro. Imparino a usare il corpo, lo spazio e la voce e soprattutto a vincere la propria timidezza. Un laboratorio non potrà mai trasformare alcun docente in un regista professionista, ma l’obiettivo di questo manuale è fornirgli strumenti validi per approcciarsi dinamicamente al linguaggio teatrale, aiutando a definire tempi, modi, spazi, risorse e azioni. C’è una premessa che sta alla base del lavoro teatrale con i bambini e i ragazzi: non si tratta di insegnare ai ragazzi a fare il teatro, ma di aiutarli alla consapevolezza di una forma di espressione e comunicazione, complessa e completa, che essi fondamentalmente già possiedono, come possiedono la capacità di parlare e disegnare, senza che nessuno glielo abbia mai intenzionalmente insegnato. Si tratta di offrire, prima ancora che un aiuto, un riconoscimento culturale a questa loro capacità, che la maggior parte di loro sostanzialmente neppure sa di avere. Perché il fare teatro è una pratica che dinamizza, richiede partecipazione e prestazioni, coinvolge, sprona, stimola, mette alla prova, aiuta a superare le paure, a imparare ad affrontare la gente, a relazionarsi. Il teatro a scuola richiede e rinforza la comunità, genera la cooperazione e la coesione tra gli insegnanti e gli alunni, mettendo in gioco ogni componente, cercando e trovando soluzioni per “rappresentare” al meglio una situazione con quello che c’è a disposizione. Anche se apparentemente non sembra, un laboratorio di teatro è un’attività altamente formativa. Si sviluppano competenze corporee come l’autocontrollo respiratorio e motorio, perché si impara a muoversi in modo coerente rispettando tempi e spazi, inoltre si sviluppano competenze emotivo affettive, competenze percettive e del pensiero, competenze comunicativo-sociali e culturali. Un laboratorio di teatro spesso è anche veicolo di esperienze e conoscenze linguistiche, storiche, antropologiche, artistiche, letterarie e storiche. 20 { 1. Introduzione al FARE - Qualche spunto per iniziare


Insomma, fare teatro costituisce una delle più importanti e utili attività integrative scolastiche insieme alla danza, alla musica, alle arti plastiche, ed è un campo fertilissimo di progettazione educativa. È vero anche che è un’esperienza che assorbe moltissima energia, ma l’energia che assorbe la restituisce amplificata. In sintesi, da suggestioni raccolte dai bambini e ragazzi alla fine dei laboratori, facendo teatro si evade, si sogna, si riesce a spiegare fatti concreti, permette di capire meglio la realtà, si lascia una traccia, ci si rispecchia, si comunica, ci si identifica, ci si diverte, incuriosisce, si sta insieme. Inoltre, didatticamente: ✦✦ arricchisce il linguaggio ✦✦ stimola la memoria ✦✦ sviluppa la capacità immaginativa ✦✦ sviluppa il pensiero divergente ✦✦ incoraggia l’emulazione ✦✦ si impara a trovare sempre una soluzione al problema ✦✦ si crea un linguaggio comune ✦✦ si rispettano i ruoli e gli spazi ✦✦ ci si mette in gioco assieme I racconti di ieri e di oggi, le storie individuali e collettive rivivono attraverso l’esperienza visiva ed emozionale, e poi ogni genere di spettacolo offre esperienze che attivano molti registri della mente. Perché questo si chiede ai partecipanti: tirar fuori da se stessi, liberare le risorse che si hanno dentro, le abilità, le potenzialità che ciascuno possiede a volte senza nemmeno saperlo.

Su il sipario! Chi è di scena a scuola

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Ecco, forse la parola giusta è consapevolezza. Consapevolezza di ciò che si sta facendo, del perché lo si sta facendo, del come lo sto facendo e chi sta seguendo l’azione, ovvero chi è il destinatario; perché il teatro è dato dall’intera situazione, chi agisce, chi guarda, lo spazio e il testo. Quando si fa teatro, sia che si sia attori o spettatori, c’è un’azione che si condivide, si fa comunicazione. È espressione della progettualità delle persone. È esperienza interdisciplinare e, anche se sembra anacronistico dire una cosa del genere, il teatro costituisce una tradizione. Anche quando qualcosa va storto o non funziona come dovrebbe, accade comunque qualcosa.

Finalità e obiettivi Riassumendo, organizzare un laboratorio teatrale all’interno della propria scuola, sia con i bambini della scuola dell’Infanzia, sia con quelli più grandi della Scuola Secondaria, significa realizzare un percorso dove poter potenziare le capacità creative, espressive e di relazione, approfondire la conoscenza di se stessi per aumentare la propria autostima e la coesione di gruppo. Per semplificare tutte queste finalità si potrebbe schematizzare nel seguente elenco: ✦✦ socializzare attraverso le varie attività ✦✦ percepire il proprio corpo come uno strumento di comunicazione ✦✦ utilizzare la voce in modi diversi ✦✦ imparare semplici canzoncine ✦✦ caratterizzare e immedesimarsi in un personaggio ✦✦ riconoscere lo spazio scenico ✦✦ superare la paura di esibirsi in pubblico ✦✦ presentare in pubblico un saggio del percorso svolto ✦✦ divertirsi in modo intelligente (che non guasta mai)

Il progetto e la sorpresa Nel realizzare questo tipo di esperienza è fondamentale documentare sempre l’attività. Un’esperienza così complessa non si improvvisa, ma va pianificata e strutturata in modo da indicare tutti i passaggi significativi del processo e riportare quali sono stati i fattori critici, nonché le strategie messe in atto per la soluzione di problemi, e i cambiamenti intervenuti rispetto ai problemi iniziali. Nella pianificazione si mettono in chiaro gli obiettivi didattico-educativi che hanno motivato l’esperienza artistica, la scelta della tematica da trattare rispetto ai bisogno degli allievi, i prerequisiti, le conoscenze e le capacità dei docenti, le risorse e gli spazi disponibili, e, cosa non meno importante, i tempi. Va ricordato che la scuola non si deve porre il problema di “fare produzione”. Non è uno spettacolo perfetto che ci da la misura di un laboratorio efficace; più volte mi è capitato di assistere a spettacoli ineccepibili dal punto di vista teatrale ma che hanno lasciato un pessimo ricordo nei ragazzi e nei docenti che hanno seguito l’attività, vivendola come un momento fortemente stressante. Non è così che dovrebbe essere. E perché ciò non accada va progettato prima e programmato bene ogni singolo passaggio, ricordando che gli obiettivi iniziali possono di volta in volta essere ridefiniti o ridimensionati, e comunque la regola che vale sempre è semplificare! 22 { 1. Introduzione al FARE - Qualche spunto per iniziare


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