LIBRO DIGITALE





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• Commento degli articoli più significativi
• Traduzione multilingue dei Princìpi fondamentali
Il presente volume contiene il testo vigente al momento della stampa della Costituzione della Repubblica italiana aggiornato alla legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1 (G.U. n. 95 del 23 aprile 2012).
Si ringraziano l’ANCI e il Ministero dell’Interno per l’utilizzo delle traduzioni della Costituzione.
Il commento agli articoli della Costituzione è a cura di Biagio Goldstein Bolocan.
Redazione: Emanuele Palazzi, Benedetta Zaccarelli
Progetto grafico, impaginazione e copertina: Giorgio Lucarini
© 2021
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La Costituzione della Repubblica italiana si compone di 139 articoli: gli articoli possono essere suddivisi in commi e sono raggruppati in base all’argomento in titoli e sezioni.
Princìpi fondamentali (articoli 1-12)
In questi articoli è riassunto lo spirito della Costituzione: contengono i princìpi supremi e stanno alla base di tutti gli altri articoli della carta.
Parte prima – Diritti e doveri dei cittadini (articoli 13-54)
Comprende 42 articoli sulle libertà individuali e collettive dei cittadini, sui loro doveri e regolano su queste basi i comportamenti e le responsabilità delle persone e lo Stato. È suddivisa in:
• Titolo I – Rapporti civili (artt. 13-28)
• Titolo II – Rapporti etico-sociali (artt. 29-34)
• Titolo III − Rapporti economici (artt. 35-47)
• Titolo IV – Rapporti politici (artt. 48-54)
Parte seconda – Ordinamento della Repubblica (articoli 55-139)
Le norme di questa parte regolano la struttura e il funzionamento dello Stato e la divisione e i compiti dei suoi organi. È suddivisa in:
• Titolo I – Il Parlamento (artt. 55-82)
• Titolo II – Il Presidente della Repubblica (artt. 83-91)
• Titolo III – Il Governo (artt. 92-100)
• Titolo IV – La Magistratura (artt. 101-113)
• Titolo V – Le Regioni, le Province e i Comuni (artt. 114-133)
• Titolo VI – Garanzie costituzionali (artt. 134-139)
Disposizioni transitorie e finali
Queste norme si riferiscono al passaggio dal regime monarchico, precedente alla promulgazione della carta, al nuovo ordinamento repubblicano.
Riportiamo di seguito il testo integrale della Costituzione italiana con il commento agli articoli più significativi.
Vista la deliberazione dell’Assemblea Costituente, che nella seduta del 22 dicembre 1947 ha approvato la Costituzione della Repubblica italiana; Vista la XVIII disposizione finale della Costituzione;
La Costituzione della Repubblica italiana nel seguente testo
Princìpi fondamentali
Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Il 2 giugno 1946 i cittadini italiani (comprese, per la prima volta nella storia del Paese, le donne), attraverso il voto al referendum istituzionale, scelsero a maggioranza di trasformare l’Italia da monarchia in repubblica. Nasceva così la Repubblica democratica, nella quale la sovranità appartiene al popolo e gli italiani non erano più sudditi, ma cittadini. Il riconoscimento del lavoro come fondamento della Repubblica democratica rappresenta una importante novità nella tradizione delle costituzioni europee.
Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
In questo articolo si afferma l’esistenza di diritti umani, come il diritto alla vita, all’espressione del proprio pensiero, che non sono concessi dallo Stato, ma sono originari dell’essere umano e, come tali, «inviolabili».
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Questo fondamentale articolo riconosce la piena e completa eguaglianza di tutti i cittadini italiani di fronte alla legge. Nel riferimento alla «razza» (concetto oggi superato dalla scienza, ma che nel 1946 era ancora accreditato) è possibile avvertire l’eco della legislazione razziale antisemita che nel 1938 aveva colpito gli ebrei italiani. Alla Repubblica democratica nata dalla guerra di liberazione nazionale contro il nazifascismo i «padri costituenti» riconoscono una funzione fondamentale: rimuovere gli ostacoli che impediscono il godimento effettivo dei diritti dei cittadini.
Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Il lavoro è riconosciuto come diritto-dovere del cittadino. Ciò non significa che il cittadino debba aspettarsi un lavoro dallo Stato, ma che lo Stato deve mettere tutti i cittadini nelle condizioni di poter lavorare.
Art. 5. La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i princìpi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
L’articolo, pur riconoscendo l’unità e l’indivisibilità dello Stato italiano, afferma due princìpi, il decentramento e l’autonomia, che mettono in discussione la tradizione centralistica dello Stato italiano. Come vedremo, il contenuto di questo articolo è stato in gran parte superato dalla riforma del Titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001.
Art. 6. La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
Art. 7. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
La Costituzione repubblicana riafferma la validità dei Patti Lateranensi sottoscritti nel 1929 tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica.
Art. 8. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
La conferma della validità dei Patti Lateranensi non significa che la Costituzione italiana neghi la libertà di culto, cioè la presenza di confessioni diverse dal cattolicesimo romano sul territorio italiano.
Art. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Art. 10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.
Art. 11. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
In questo articolo si riconosce la rottura radicale con la storia e la cultura del fascismo, che era stato un movimento politico e ideologico fortemente bellicista e che aveva dato vita a un regime guerrafondaio. La ripulsa della guerra come strumento di risoluzione delle contese internazionali si spinge addirittura a prevedere una limitazione volontaria della propria sovranità nazionale.
Art. 12. La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
Art. 13. La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di Pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’Autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.
Art. 14. Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale. Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali.
Art. 15. La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’Autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.
Art. 16. Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.
Art. 17. I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
Il diritto di riunione è un elementare riconoscimento di libertà dei cittadini che tuttavia rappresenta una novità sostanziale rispetto al passato totalitario fascista, quando tale diritto era negato.
Art. 18. I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.
Le eccezioni al diritto di libera riunione riguardano: a) gli scopi illeciti (non ci si può riunire in un’associazione per commettere rapimenti), b) la segretezza (le associazioni segrete possono avere come fine quello di influenzare il Parlamento, il Governo o pubblici amministratori), c) il carattere militare (non possono esistere organizzazioni militari al di fuori delle forze armate dello Stato).
Art. 19. Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Art. 20. Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività.
Art. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’Autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare
denunzia all’Autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
La libertà di pensiero è un cardine dello Stato liberale. Essa può essere esercitata da chiunque nei limiti definiti dalla Costituzione (il Codice penale, per esempio, punisce l’offesa o la calunnia). La stampa non può essere censurata preventivamente: qualora abusi della libertà di pensiero calunniando o diffamando, andrà incontro alle sanzioni previste dalla legge.
Art. 22. Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome.
Art. 23. Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.
Art. 24. Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.
Il diritto alla difesa in un procedimento penale, indipendentemente dalla propria condizione sociale ed economica, viene riconosciuto come un basilare diritto di cittadinanza proprio di uno Stato democratico, nel quale tutti i cittadini sono riconosciuti uguali davanti alla legge.
Art. 25. Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge. Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge.
Art. 26. L’estradizione del cittadino può essere consentita soltanto ove sia espressamente prevista dalle convenzioni internazionali. Non può in alcun caso essere ammessa per reati politici.
Art. 27. La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte.
Il principio del carattere rieducativo della pena e l’abolizione della pena di morte rappresentano un passaggio fondamentale nel superamento del regime fascista e del suo carattere illiberale.
Art. 28. I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.
Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
La famiglia, costituita dai genitori e dai figli, è riconosciuta come una società naturale che precede lo Stato, quando fondata su un accordo solenne come il matrimonio, sia civile sia religioso. Nel corso degli anni varie leggi sono intervenute a modificare il significato sociale della famiglia: nel 1970 è stato reso possibile il divorzio, nel 1975 è stata riconosciuta l’eguaglianza dei due coniugi, nel 2016 sono state riconosciute giuridicamente le unioni civili tra persone dello stesso sesso.
Art. 30. È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.
Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge
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