Amici virtuali

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David Conati

Autore e compositore, ha lavorato con Tito Schipa Jr, Gino & Michele, Mogol. Collabora come traduttore con un’agendi testi teatrali, molti per ragazzi, premiati ad importanti festival nazionali. Ha anche pubblicato saggi, manuali educativi, canzoni, filastrocche, romanzi, guide didattiche e testi di parascolastica per diversi editori.

Un romanzo che guarda al mondo dei giovani e alla tematica del Social network in modo moderno e intrigante. A corredo del testo, un apparato finale di approfondimento delle tematiche, un fascicolo di comprensione del testo, una proposta operativa di schede interattive sul sito www.raffaellodigitale.it

La realtà del Social network, la realtà di tutti i giorni Amici

Amici virtu@li

zia teatrale e ha scritto decine

Amici virtu@li

David Conati

DAVID CONATI

Grazie a un video pubblicato in rete da uno sconosciuto, Marco, che ha appena traslocato con la sua famiglia, diventa subito popolare. E per Dragan, Anna, Miliça e Francesco, i suoi nuovi compagni di scuola, Marco non è più invisibile. Ma a volte è meglio essere popolari o essere invisibili? O meglio essere come Xorro, che grazie alla sua identità segreta si sente un supereroe? E i supereroi, fino a quanto sono disposti a mettere a rischio la loro identità segreta per aiutare un vero amico in difficoltà?

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La realtà del social network, la realtà di tutti i giorni

Completano la lettura: Approfondimenti finali Fascicolo di comprensione del testo Schede interattive su www.raffaellodigitale.it

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E 8,30 Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE, ­GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).



Per volare con la fantasia

Collana di narrativa per ragazzi


Redazione: Emanuele Ramini Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo Ia Edizione 2012 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1 2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 Tutti i diritti sono riservati © 2012 Raffaello Libri Srl Via dell’Industria, 21 60037 – Monte San Vito (AN) e–mail: info@grupporaffaello.it www.grupporaffaello.it e–mail: info@ilmulinoavento.it http://www.ilmulinoavento.it Printed in Italy

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di ­questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.


David Conati

Amici virtu@li La realtĂ del Social network, la realtĂ di tutti i giorni


A Luna costretta, suo malgrado, a viaggiare

I personaggi coinvolti in questo racconto sono di fantasia e ogni riferimento a persone luoghi o avvenimenti reali è casuale. È però doveroso ringraziare coloro che, direttamente o indirettamente, consapevolmente o inconsapevolmente, hanno contribuito a scrivere questa storia: gli alunni della classe 2aD della scuola Secondaria di Primo Grado di Valeggio sul Mincio (VR), anno scolastico 2010-2011, Riccardo, Sharon, Gaia, Sara, Andrea, Larisa, Antonio, Martina, Luca, Diego, Andrei, Andrea, Claudio, Francesca, Greta, Signo, Sem, Annalisa, Giorgia, Manuel; la loro insegnante di italiano Luisa Fazzini e il loro Vicario Agostino Falconetti per le preziose informazioni; Daniele Facciolli, Davide Galbiati, Andrea Venturi e Marianna Venturi per la disponibilità e gli spunti forniti come base di partenza per questo lavoro; Elisa Cordioli che, al solito, ha avuto la pazienza e la costanza di correggere le diverse stesure fino a quella definitiva.


Capitolo

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Home. E di nuovo cambio casa Piove.

So benissimo che potrei usare un sacco di altre parole per definire meglio la situazione meteorologica. Lo so. Me lo faceva notare sempre la prof di Lettere: pioggerella, pioggerellina, pioggia, scroscio, rovescio, temporale, acquazzone, nubifragio, burrasca, bufera, diluvio, tempesta, tormenta, tifone… oppure poeticamente potrei dire che il cielo piange. Cara vecchia prof Sciapeconi. Per tutta la prima media si è ostinata a farci apprezzare “le bellezze della lingua italiana”, come le chiamava lei. Fiato sprecato: per me se cade acqua dal cielo piove, punto. A cosa serve fare tanti discorsi? Però lei quando correggeva i miei temi non faceva altro che ripetere: – Borghesi! Perché sei così stitico quando scrivi?... Perché sei così stitico quando scrivi? Perché…. “Non sono stitico, semmai sintetico” avrei voluto urlarle un sacco di volte. Ogni volta però la voce mi moriva in gola e usciva solo una risatina isterica che non le faceva capire il mio pensiero ma, in compenso, mi faceva sembrare di certo molto tonto. Comunque sia, oggi piove e io seguo col dito le gocce che si stampano sul vetro e colano giù. Faccio a gara per vedere quale arriva prima. – Chiudi le tapparelle che si bagnano i vetri! È mia madre, sempre in ansia per le pulizie, per gli aloni, la polvere, le ditate e i vetri sporchi. 5


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– Perché non mi dai una mano a sistemare? – urla ancora. Tiro giù la tapparella e la raggiungo nella stanza accanto mentre lei si sta affannando dietro una muraglia di scatoloni. Ti rendi conto di quanta roba ci sta in una casa solo quando traslochi. Un’infinità di scatoloni pieni che mia madre ha contrassegnato con un’etichetta adesiva. Sull’etichetta c’è scritto cosa contiene lo scatolone e in quale stanza va: mia madre è molto precisa, è una manager, una che non sbaglia mai. – Prendi le tue cose e sistemale! Imperativo materno. – Agli ordini, mamma! @@@ Ho quasi tredici anni ed è già la terza volta che trasloco. Ormai ci ho fatto l’abitudine. L’ultima è stata cinque anni fa, quando facevo la seconda elementare. Obbedisco quindi senza fiatare al comando di mia mamma e prelevo il mio scatolone: vado in camera e inizio a sistemare le cose sulla scrivania e sulle mensole. La casa nuova comunque non mi piace. Anche se è abbastanza recente si trova al quarto piano di un palazzone grigio, è più piccola e meno luminosa di quella dove abitavamo prima. Le pareti sono tutte bianche come i soffitti, ci sono due stanze, una per me e una per mia mamma, un bagno e un soggiorno con angolo cottura. La cosa che mi ha colpito entrando è che non ha nessun odore. Per dirla tutta: mi ha colpito l’assenza di un odore definito. 6


Home. E di nuovo cambio casa

Ha un solo balcone che dà su una strada stretta di fronte a un palazzo alto uguale. C’è l’ascensore, ma la mamma dice che serve per le persone anziane e noi dobbiamo salire a piedi. Le scale non hanno finestre ma profumano di pulito. Sulla strada, un marciapiede asfaltato fa da contorno all’intero isolato e tutto intorno le macchine assediano le case. Di alberi non c’è traccia. Al massimo c’è qualche fioriera con delle specie di siepi verde smorte. La strada è un viavai continuo di auto e motorini. Meno male che è a senso unico, altrimenti sarebbe stato rischioso anche uscire. Quando siamo arrivati non pioveva e il cielo era color grigio topo. L’aria puzzava di gas di scarico. E pensare che fino a un paio di giorni fa abitavamo in un appartamento al primo piano in una tranquilla casetta di due piani appena fuori dal centro di un paesino di provincia. Avevamo pure un pezzetto di prato, con in mezzo un ulivo, e vicino a casa c’era un grande parco giochi dove andavo con i miei compagni di scuola tutti i pomeriggi a giocare a pallone. In certi periodi dell’anno, girando per le vie del paese, si respiravano profumi di cose buone da mangiare. Ripieno per i tortellini soprattutto, la specialità del posto, una vera delizia. Io non sarei voluto andare via, soprattutto perché il mio papà è rimasto a vivere là e nonostante non vivessimo più insieme da qualche anno potevo andare a trovarlo tutte le volte che volevo. Ora lo vedrò solo ogni quindici giorni. Per non parlare dei miei compagni di scuola. Mi mancheranno parecchio, dato che qui non conosco nessuno. 7


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Appena finito di portare gli scatoloni apro il portatile. Con questo tempo mi sa che è meglio farsi una partitella a tetris. – Marco, hai finito di sistemare? – mi chiede ancora mia madre dall’altra stanza. – Sì, mamma… – E adesso cosa stai facendo? – Niente – rispondo intento a giocare. – Cosa vuoi per cena? Mia mamma è completamente negata per la cucina. Senza accorgermene faccio una smorfia con la bocca, ma quando me la trovo di fianco mostro un sorriso falsissimo. È poco più alta di me, eccessivamente magra, porta sempre i pantaloni, o almeno, io non l’ho mai vista con le gonne. Possibilmente indossa camicia o giacca, poco trucco, odora di henné che usa periodicamente per tingersi i capelli mossi, lunghi fin sopra le spalle. – Dobbiamo festeggiare la nuova casa. Ordino due pizze? – propone. “Già meglio” penso. Poi azzardo: – Senti ma’. Possiamo fare l’allacciamento all’ADSL? – L’ADSL? E a cosa ti serve? Tentenno. – Per internet… Per fare le ricerche. – Le ricerche si fanno sui libri – dice lei. Cerco di ribattere: – Sì, però, il papà ce l’ha… – Quello che ha tuo padre non mi interessa! – puntualizza. – Qui per il momento non serve. Per le ricerche in internet puoi sempre andare in biblioteca. 8


Home. E di nuovo cambio casa

– Ma qui non so dov’è – protesto. Non capisco perché non la vuole; ormai ce l’hanno tutti. Anche nella mia classe di prima ero uno dei pochi che non aveva internet, per questo a volte mi sentivo…“diverso”. – Lunedì quando andrai a scuola chiederai ai tuoi nuovi compagni dove si trova la biblioteca. Fine del discorso! Poi cambia tono e chiede: – Wurstel e patate? – Sì... – acconsento malvolentieri. – Che hai? Potrei rispondere che non capisco perché non possiamo fare l’allacciamento all’ADSL, che ormai è una cosa che hanno tutti, come il telefonino o l’antenna parabolica, che per questo mi sento inferiore ai miei compagni e rischio di essere tagliato fuori per sempre dal mondo dei normali, però rispondo solo: – Nulla… Mamma scuote la testa, prende il telefonino e chiama Pizza Express. Siamo arrivati qui stamattina, non conosciamo ancora il quartiere e i ristoranti. La casa, la mamma l’ha trovata tramite agenzia. Per fortuna c’era il volantino della pizza a domicilio nella cassetta delle lettere. Contrariato riprendo a giocare con il pc e la sento mentre parla al telefono. – Marco?! – Sì, mamma… – rispondo un po’ sbuffando. – Come si chiama questa via? – Ciro Menotti. Mi pare… Sì. Ciro Menotti – confermo senza entusiasmo. – Grazie. 9


Capitolo 1

Mezz’ora dopo stiamo cenando con due pizze e due coche in mezzo agli scatoloni semivuoti. Papà dice sempre che fare trasloco è come montare e smontare un piccolo circo. Nel nostro circo mancano i clown. Forse è per questo che da un pezzo non si ride più.

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Capitolo

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Cambiare scuola, classe e compagni a fine gen-

naio non è la cosa migliore che si possa sperare. La scuola è un edificio pesante, arancione e marrone, con grandi finestre che danno sulla strada. Si trova a circa un chilometro e mezzo dalla mia nuova casa, dalla parte opposta dell’isolato. È molto diversa da quella che frequentavo al paese. Prima di tutto l’odore, un misto tra ospedale e convento. Non so perché mi faccia venire in mente un convento dato che qui suore non ce ne sono, però quando sono entrato e ho annusato l’aria, è stata la prima cosa che ho pensato. Poi mi è venuto in mente anche l’ospedale. Dentro è grande. Decisamente grande. E io mi sento piccolo piccolo. È un po’come ricominciare da zero. Mi hanno messo in seconda D. Su al secondo piano. Dalla finestra si vede il cortile interno e poi la facciata di un altro palazzo. Dalla mia vecchia scuola si vedeva il profilo del castello scaligero. Sospiro. – Ragazzi! Silenzio, ragazzi! – urla la prof riuscendo a ottenere un po’ di attenzione. – Vi presento Marco Borghesi. Da oggi è il vostro nuovo compagno di classe. Guardo i miei nuovi compagni e trattengo il fiato. Mi sento completamente fuori posto. L’aria odora di 11


Capitolo 2

sudore riscaldato. Al primo banco c’è una tipa che indossa una maglietta con la scritta “sono una Truzza”, al suo fianco una che potrebbe essere sua sorella gemella, solo per come sono vestite. A sinistra della cattedra un misto di figure più o meno sullo stesso stile della tipa truzza. A destra della cattedra un gruppetto di metallari mi squadra dalla testa ai piedi. In fondo un paio di rapper. Con la mia felpona, i jeans e le Superga basse mi vergogno un po’ per come sono vestito. Veramente per Natale avevo chiesto un paio di All Star, ma sono arrivate queste: bisogna adattarsi. – Ti abbiamo assegnato il banco in terza fila – dice la prof. Scrollo le spalle e faccio finta di niente mentre mi dirigo ciondolando verso il banco. Evito di guardarmi attorno. – Aprite tutti l’Antologia a pagina sessantotto! Mi lascio cadere sulla sedia e lentamente tiro fuori l’Antologia. Il mio nuovo compagno di banco si chiama Dragan. Credo che sia un emo. L’unico in tutta la classe, forse è un po’ sfigato. Tra truzzi e metallari evidentemente non lo voleva vicino nessuno. Anche se al mio paese non ne ho mai visti, da come porta i capelli direi proprio che lo è. – Ciao, io sono Marco, ma gli amici mi chiamano Borghetz. – Ciao. Parla poco Dragan. Dopo due ore di Italiano si va in aula di Informatica e lì “si sbottona” un po’: – Io sono quello che ha più amici di tutti. Guardo Dragan con aria interrogativa. Non si direbbe che sia così popolare. Almeno nella sua classe. 12


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Faccio fatica a dire nostra, non la sento ancora mia. – Qui dentro… – spiega e mi indica il pc. – Ah, lì dentro… Faccio di sì con la testa e comincio a pensare che il mio vicino di banco non abbia tutte le rotelle a posto. Probabilmente ha ragione la mamma quando dice che emo è l’abbreviazione di scemo. Evidentemente intuisce qualcosa. – Ma cosa hai capito? Tu usi facebook? – No – rispondo. – Twitter? My space? Badoo? – No… – dico ancora. – Però ne ho sentito parlare. – Ah. Ma ce l’hai almeno skype? – Cos’è? – chiedo. – Ma dove vivi?! Non sai nemmeno cos’è skype? In breve mi rendo conto di essere l’unico che non ha il profilo su facebook e non usa nessuno dei Social network che qui usano tutti. Starà pensando che sono vecchio o arretrato. Provo un senso di umiliazione. – Ma ce l’hai il computer a casa?!! – domanda Dragan a bruciapelo. – Sì... – rispondo automaticamente. – Ma non ho la connessione a internet. – Perché? – Mia mamma dice che non serve. – E per le ricerche come fai? – si informa lui bisbigliando. – Di solito vado in biblioteca. A proposito, sai dov’è? – Cosa? – La biblioteca! – insisto. Il mio compagno mi risponde distrattamente. – Si trova al pianterreno, in fondo al corridoio, dopo la porta della preside. 13


Capitolo 2

– Non qui! Fuori!! – preciso io. – Fuori?! La chiacchierata viene bruscamente interrotta dalla prof di Informatica che ci riporta alla dura realtà. @@@ Durante la ricreazione usciamo nel cortile interno della scuola. All’ombra si sente un vago odore di muffa e umidità, al sole un odore di polvere e cemento. Dragan parla sempre a un volume di voce bassissimo, quasi un sussurro che a volte si fa fatica a sentire. Anche se dice che in internet ha un sacco di amici qui lo schivano tutti. La cosa però sembra lasciarlo indifferente. Tira fuori una specie di quadernino e si mette a disegnare. – Che fai? – chiedo addentando il mio panino. – Manga. – Ah! – dichiaro interessato. Poi comincia a parlare con un filo di voce sicché riesco a seguire solo qualche brandello di discorso, e mi distraggo a fissare gli altri ragazzi. – Quello è Francesco… Mi indica con la matita un ragazzo che si trova dalla parte opposta del cortile. – … Lo scorso anno rubava le merende. Una volta mi ha persino rubato dei soldi. Francesco è un rapper robusto, coi capelli color miele e la frangetta. Si trova a diversi metri da noi, ma evidentemente si accorge che lo stiamo guardando perché si dirige subito nella nostra direzione. – Accidenti! – esclama Dragan e si affretta a mettere via il suo quadernino. 14


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Nonostante la stazza Francesco è molto agile e si piazza rapidamente davanti a me con aria minacciosa. Puzza di fumo. – Cha hai da guardare? – dice lui. – Niente – rispondo calmo. – Tu mi stavi fissando – insiste il bullo. – Perché?! Non ti stavo fissando. – Sì invece! Mi spintona. In un attimo ci troviamo avvinghiati e ci molliamo un sacco di pugni. Primo giorno di scuola e già sono dalla preside. Un record! Mi ritrovo con una nota sul libretto e telefonino sequestrato. – Lo fanno sempre – mi spiega Dragan all’uscita. – Così se vuoi recuperare il telefonino devi mandare i tuoi genitori a parlare con la preside. – E se non ci vanno? – chiedo io. Lui si stringe nelle spalle. – Si tengono i telefonini. Ne hanno un armadietto pieno. – E cosa se ne fanno? – Boh! Aggiorna stato

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Xorro Ho capito subito quello che stava per accadere. L’ho capito da come è partito Francesco verso quello nuovo. – Adesso lo mena. In un secondo ho tirato fuori il telefonino e ho ripreso tutto. Oggi lo carico su youtube e lo condivido sul mio portale di Facebook. Francesco deve piantarla di fare il prepotente. Meno male che ci sono io!

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Capitolo

3 Nickname: Xorro

La mamma non è molto contenta di com’è anda-

to il mio primo giorno di scuola. – Cosa ci facevi con il telefonino?! – mi urla. – Ma non lo stavo usando – reclamo. – Allora perché te l’hanno sequestrato? – incalza lei. – Dragan dice che lo fanno sempre, altrimenti i genitori non si presentano mai a parlare con la preside! – E chi è Dragan? – insiste mamma. – Il mio nuovo compagno di banco – dichiaro. – Pazzesco! – esclama lei. – Comunque, visto che te l’hanno sequestrato, adesso per un po’ resterai senza! – sentenzia. – Ma non sono stato io – piagnucolo. – Ha cominciato lui. – Non mi interessa! Hai fatto proprio una bella figura… – ribatte mentre infila i piatti nella lavastoviglie. – Però non posso stare senza telefonino – controbatto. – Perché? – Perché come faccio a parlare con papà?! Mi presti il tuo? La mamma tace. Ha un’espressione cupa. Stringe i denti. – Dovrei dirglielo… – annuncia seria avviando il programma di lavaggio. – No. Ti prego. Per favore… Lei mi scruta, poi inspira profondamente. – D’accordo… Andrò a parlare con la preside e 16


Nickname: Xorro

me lo farò restituire. Però tu da oggi in poi il telefonino lo lascerai sempre a casa. Siamo intesi? – Sì. – Ora fila a fare i compiti, e per stasera niente tivù. @@@ Stamattina a scuola mi guardano tutti in modo strano. Mi osservano e poi parlottano tra loro. Due ragazze che non conosco mi fanno ciao con la mano. Io rispondo timidamente al saluto, poi infilo le mani in tasca e avanzo verso l’ingresso a testa bassa. Dragan mi viene incontro raggiante. – Ma che hanno tutti da guardare? – chiedo. – Sono così strano? – Allora non sai niente?! – esclama lui. – Cosa dovrei sapere? Dragan incalza: – Ieri Xorro ha pubblicato sul suo portale di facebook un video della tua scazzottata con Francesco. Credo di non aver capito bene, e domando conferma: – Zorro?! – Ma quale Zorro! Xorro! – insiste lui. – Chi? – Xorro, con la ics – precisa. – Con la ics? – esclamo incredulo. – Che razza di nome è? – Un nome in codice – sussurra il mio compagno di banco. – Una versione moderna di Zorro, ma più misteriosa… – E chi è? – domando ancora. – Non lo sa nessuno! Te l’ho detto: è un’identità segreta. Poi prosegue abbassando ulteriormente la voce: 17


Capitolo 3

– Ma deve essere uno della scuola. – Come fai a dirlo? – azzardo io. – Lo è per forza! Altrimenti come avrebbe fatto a riprenderti col telefonino?! – Non lo so. Mi guardo attorno sospettoso. – Ha pubblicato anche una didascalia. “Condannato ingiustamente un innocente” – conclude serio. – Scusa, e tu come hai fatto a saperlo? – Perché Ghigo, un emo della F, ha condiviso il video sul suo portale di facebook. Torno alla carica. – E lui come lo ha saputo? Dragan non si scompone. – Ghigo è uno che ha quasi settecento contatti… è uno informato. Comunque ieri sera il video l’avevano condiviso praticamente tutti gli alunni della scuola. – Tutti?! – esclamo sorpreso. – Beh.. Non proprio tutti… Tutti quelli che non sopportano Francesco e che hanno il profilo su facebook. Mi mordo il labbro seriamente preoccupato. – E adesso cosa succederà? – Che te ne importa?! Ora sei una star, goditelo! Mi molla una pacca sulla spalla. – Esagerato – rispondo ridendo. – Ti dico di sì. Borghetz, se avessi facebook lo avresti visto anche tu. – Ma non ce l’ho! – rispondo lamentandomi. – Senti… – azzarda lui. – Perché oggi non vieni a casa mia così te lo mostro? Scuoto la testa. – Non posso… Sono in castigo… – Perché? – Per la storia del telefonino… – dico rammaricandomi. Non è giusto che mia mamma sia così severa 18


Nickname: Xorro

quando prende una posizione “educativa”, come dice lei, però taccio e il pensiero me lo tengo per me. – Trova una scusa! – propone Dragan. – No. Mia madre lo scoprirebbe e poi sarebbe peggio. – Dici? – Fidati, conosco mia madre. Aggiorna stato

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Xorro Quando stamattina quello nuovo è arrivato a scuola lo hanno notato tutti. Anche quelli che non sapevano che nella scuola ci fosse uno nuovo. Gli ho fatto un sacco di pubblicità. Per questo ieri mi sono arrivati una marea di messaggi su facebook: chi per sapere chi è il ragazzo che si pesta con Francesco, chi per sapere come è finita, chi per farmi sapere che le aveva prese anche lui da Francesco però aveva paura di dirlo, perché temeva che poi le avrebbe prese ancora. È stata una giornata intensa. Ho risposto puntualmente a tutti. E tutti hanno commentato il video sul mio portale. Qualcuno mi ha ringraziato per il mio gesto. Ho avuto anche sette richieste di amicizia. Ora ho quasi cinquecento contatti. Mica male! Verso sera ho trovato un post di Francesco: ha scritto che se scopre chi sono mi ammazza. C’erano tre persone a cui piaceva il suo post: Edy, Fango e Picaciu. Comunque non lo scoprirà mai! Né lui, né i suoi amici. Io sono Xorro. Nessuno può scoprirlo. Per questo sul mio profilo ho messo un’immagine in cui si intravede un soggetto mascherato di nero con una X sul cappello e ho inserito tutti dati inventati. Ho mentito anche sull’età… Questo è il vantaggio di essere Xorro! Mentre suonava la campanella ed entravamo tutti a scuola è arrivato Francesco insieme a Edy e Fango, i bulli della terza E. Li ho intravisti che stavano complottando insieme. Ma non temete ragazzi! Xorro è sempre pronto a colpire!!

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Capitolo

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Youtube a volte aiuta

Verso le nove e mezza mi chiama la preside.

Dragan mi batte la mano sulla spalla e mi fa l’occhiolino per farmi coraggio. Ho le mani sudate e mi tremano le gambe. Non so perché ma quella donna mi fa paura. Non riesco a guardarla in faccia. È piccola e ossuta, sembra una cavalletta distratta. Non ti fissa ma ti legge dentro, ha l’alito fetido e il suo ufficio odora di disinfettante. Mi sembra di essere nell’ambulatorio del mio dottore. Solo che lui è grassottello, ha una faccia simpatica e l’alito che odora di menta. – Si sieda! – dice la preside. L’ordine è categorico e lo eseguo meccanicamente. Cerco di restare impassibile ma il cuore mi batte in gola. Rimbomba nella tempie. Caldo. Guardo la preside che parla ma non capisco una parola di quello che dice. Faccio di sì senza rispondere. Lei riprende a parlare. Dice qualcosa circa un video che le hanno mostrato su youtube. Ho la mente ovattata. Sono paralizzato. Mi gira la testa. Se non la smette di parlare mi sa che svengo. Improvvisamente tace e mi restituisce il telefonino. Capisco solo “…Può andare”. 20


Youtube a volte aiuta

Mi alzo barcollando ed esco ancora confuso. Vado verso la mia classe con la vista annebbiata. Non so perché ma ho voglia di piangere. Mi ha restituito il telefonino, eppure ho voglia di piangere. Sono così confuso che sbatto con qualcuno. – Stai attento!! – dice una voce rivolta a me. – Scusa! – rispondo con mente annebbiata e gli occhi appannati. – Non ti ho vista! – Per forza! – incalza lei. – Se non guardi dove vai! Non riesco a mettere a fuoco chi ho travolto. Vedo solo un maglione fucsia e sento un profumo di violetta. Riesco solo a ripetere. – Scusa… – Tu sei quello nuovo – dice lei con una voce calda e gentile. – Sì… Scusa, ho un po’ di fretta… Cerco di scappare via a testa bassa. Non voglio che mi vedano piangere, tanto meno una ragazza. – Aspetta! – grida lei. Io parto ignorando il comando e cercando di non guardare, ma ho la vista talmente confusa che non vedo nemmeno la scala, così inciampo e sbatto la faccia contro i gradini. Sento una cosa calda che cola dal naso. Mi tocco il naso. La mano è impiastricciata di un liquido appiccicoso. Apro gli occhi e finalmente metto a fuoco. È rosso scuro. – Borghesi... Ancora lei?! – è la voce della preside. – Non le sembra di essersi fatto notare abbastanza? E lei... signorina…? – Cozzolino… – risponde la voce che profuma di violetta. – … Anna – precisa subito dopo. 21


Capitolo 4

– Cozzolino, sì… Cosa ci fa fuori dall’aula? – Stavo andando in biblioteca. – Perché? – Sono la referente per la seconda A. Ho una lista di libri da portare in classe. – Allora vada! – ordina la dirigente. Tengo gli occhi chiusi e stringo il naso con la mano mentre sento i passi e il profumo di violetta che si allontanano. – Borghesi… – La voce della preside sembra meno marziale. – Se lo lasci dire. Sembra proprio che se le cerchi… Guarda che disastro! Signora Mazzolari, per favore lo accompagni in bagno. La Signora Mazzolari evidentemente è la bidella che mi aiuta ad alzarmi e mi accompagna a lavarmi la faccia. Sento addosso gli occhi della preside ed evito di girarmi. La bidella odora di lacca. Mi vergogno talmente tanto che vorrei sprofondare immediatamente. Quando torno in classe evidentemente ho la faccia stravolta, dato che diversi compagni mi chiedono come è andata dalla preside. Persino “Sono una Truzza” e la sua gemella si spostano al mio banco, mi guardano con aria preoccupata e mi rivolgono addirittura la parola! – Cosa ti ha fatto la preside? – Perché ti ha ridotto così? Incalzano loro quasi all’unisono. – È stato un incidente – rispondo calmo. – Un incidente? Le tipe truzze fanno un’espressione seria e corrucciata. Poi sibilano. – È stata lei? 22


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– No – dichiaro con la voce che rimbomba nel naso. Si guardano e confermano: – È stata lei. E se ne tornano al loro posto a commentare la punizione che credono io abbia subito. Dragan ha ragione: per merito di facebook sono diventato una star. Non sono del tutto convinto che sia proprio una bella cosa, ma intanto meglio godersi il momento. Durante la ricreazione Francesco si mantiene alla larga mentre Dragan, tutto eccitato, mi fa da pierre. – Lui è Marco e io sono Dragan, il suo compagno di banco!! Mi presenta così tanti ragazzi e ragazze che faccio fatica a ricordare tutti i nomi. – Secondo te è qui fuori? – chiedo al mio pierre. – Chi?! – ribatte Dragan. – Xorro! – esclamo io. Lui scruta gli studenti nel cortile, poi sottovoce dice: – Penso di sì. – Chi potrebbe essere? – incalzo io. – Non saprei – risponde. – Ieri c’era anche la prof di Inglese che faceva sorveglianza... – La prof diInglese? Tu dici... Dragan alza le spalle, tira fuori il suo quadernino e si mette a disegnare. Cambio discorso. – Senti ma… è difficile crearsi un’identità segreta? – Io non ci ho mai provato – dice lui perfezionando un drago stilizzato. – Però… cioè… immagino di no. Se oggi vieni a casa mia… 23


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– Oggi no! Te l’ho detto! Sono in castigo! – ribatto con foga. – Ma sei innocente! – insiste. – C’era scritto anche su internet. – Capirai…. Vallo a spiegare a mia madre. @@@ Dragan disegna e mastica un chewing gum facendo delle bolle che esplodono rumorosamente. – Ciao. Stai meglio? Profumo di violetta e maglione fucsia. Mentre la guardo ho le guance in fiamme. – Ti chiami Marco, giusto? Mi si è incollata la lingua e riesco solo a fare di sì con la testa. – Io sono Anna, e lei è Miliça. – Ciao! – biascico. Miliça ha gli occhiali tondi e profuma di sapone di Marsiglia, indossa un felpone di Hello Kitty e sorride troppo, mostrando l’apparecchio per i denti pieno di brillantini. – Io sono Dragan. – Ciao!! – rispondono in coro Violetta e Marsiglia. Intervengo ancora io. – Scusa per prima – farfuglio a testa bassa. – Non volevo venirti addosso. È che non ti ho vista. – Me ne sono accorta! – squittisce lei. – Volevo solo restituirti questo… Ti è caduto quando sei inciampato sui gradini. Anna mi tende il telefonino. Dragan mi guarda sbalordito. – Sei inciampato…? Allora non è vero… Sta per scoppiare a ridere, così gli mollo un pugno sul braccio. 24


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– Ahia! Ma sei matto? – sibila lui. Prendo il telefonino, lo infilo subito in tasca e mi affretto a rispondere. – Grazie!! Non me ne ero nemmeno accorto. – Prego. – Ci vediamo! – Ciao! Violetta e Marsiglia si allontanano. – Perché mi hai dato un pugno? – protesta Dragan. – Ma và, che ti ho appena sfiorato… – Ti piace? – commenta lui. – Chi? – Lei. – No.

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Ciak

ira si g

Tutti pazzi per il web Un mare di informazioni a portata di mouse

APPROFONDIMENTI

A cura di David Conati


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Ciak

ira si g

Panoramica Le reti sociali, la rete virtuale

Il romanzo che hai appena letto parla di un tema molto attuale: la contrapposizione tra le relazioni sociali e quelle virtuali. Quando si parla di relazione sociale o relazione interpersonale solitamente ci si riferisce al rapporto che intercorre tra due o più individui. Queste relazioni hanno luogo in ogni contesto, dai rapporti di amicizia, alla famiglia, alla scuola, agli ambienti di lavoro, allo sport, alla religione, comprendono qualsiasi forma di aggregazione umana e si possono basare su sentimenti o sulle passioni e interessi condivisi. Di conseguenza per rete sociale si intende un qualsiasi gruppo di persone che sono collegate e messe in relazione tra loro. La rete sociale è prima di tutto una rete fisica, reale, all’interno della quale ciascuno può porsi degli obiettivi e essere facilitato e aiutato a raggiungerli. Quindi, anche la scuola è una rete sociale. La rete virtuale Se le reti sociali nascono come gruppi di interazione fisica, tra persone che hanno degli interessi comuni e si ritrovano in spazi definiti per condividere le loro esperienze, al mondo esistono altri tipi di reti che collegano le persone a distanza. Tra queste la rete telefonica è sicuramente una delle prime. 138


Successivamente se ne è sviluppata una più avanzata che attualmente collega decine di migliaia di reti di computer e milioni di persone in tutto il mondo, senza che esse abbiano la necessità di uscire di casa per incontrarsi. Questa rete è internet. Nata nel 1969 negli Stati Uniti con il nome di Arpanet, il suo uso fu inizialmente solo militare, in quanto permetteva di collegare tra loro i computer dell’esercito americano. Successivamente la rete venne sviluppata all’interno delle università statunitensi fino a diffondersi in tutto il mondo. Arrivò in Italia nel 1994. Da allora internet costituisce uno dei principali mezzi di comunicazione, facilissimo da utilizzare: per accedervi basta connettersi con un computer collegato alla rete. Una volta in rete si possono inviare messaggi di posta elettronica, visualizzare file, scriverli, trasferirli sul nostro pc… e inoltre effettuare ricerche navigando nel web. Quando si parla di internet, spesso si usa il termine virtuale. Virtuale significa che una cosa non esiste, è immateriale, non si può toccare, annusare, assaporare. In sostanza, internet esiste solo all’interno della rete e scompare, diventa inaccessibile, se manca la corrente o il computer si guasta. Noi siamo riusciti a conoscere le popolazioni antiche grazie ai reperti materiali che hanno lasciato, ma se un giorno verrà a mancare la corrente elettrica, della nostra civiltà resterà poco o nulla.

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Zoom Un mare di informazioni a portata di mouse

Il web Il web, anche conosciuto come Grande Rete Mondiale, nasce il 6 agosto del 1991 quando lo scienziato Berners-Lee pubblicò on line il primo sito. È uno spazio elettronico e digitale di internet destinato alla pubblicazione di contenuti multimediali quali ad esempio testi, immagini, audio, video… La sua caratteristica principale è che i contenuti sono tra loro collegati tramite link formando un ipertesto, e i suoi servizi possono essere resi disponibili dagli stessi utenti di internet e raggiungere un pubblico potenzialmente vastissimo, distribuito in tutto il mondo. Chiunque disponga di un computer, di un accesso a internet, degli opportuni programmi e di uno spazio web, può pubblicare contenuti multimediali. I contenuti del web sono infatti costantemente online quindi sempre fruibili da chiunque disponga di un computer e di un accesso a internet, alcuni in modo gratuito, altri a pagamento.

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I siti I contenuti principali del web sono costituiti da testo e grafica, visualizzati sullo schermo del proprio computer mediante il browser. Tutti i siti web sono identificati dal cosiddetto indirizzo web, una sequenza di caratteri che ne permette la rintracciabilità in rete attraverso il motore di ricerca.

Dato che non c’è nessuno che controlla la qualità del materiale pubblicato in internet, i contenuti dei siti possono essere di qualunque tipo, quindi le notizie che appaiono in rete a volte possono essere completamente false. Per tale ragione non è facile navigare in questo mare di informazioni e ogni volta che si compie una ricerca in internet occorre verificare precisamente i dati acquisiti. Ecco perché la mamma di Marco, il protagonista del romanzo appena letto, dice: “le ricerche si fanno sui libri, non in internet”.

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Vocabolarietto informatico Link: per link si intende il collegamento di parti di testo e immagini tra diverse pagine web. Tali collegamenti possono servire per approfondire o comprendere meglio un argomento. Ipertesto: l’ipertesto è un insieme di testi suddivisi in documenti diversi, collegati da vari link. Spazio web: per spazio web si intende una porzione di memoria destinata alla memorizzazione di contenuti multimediali. Browser web: il programma che permette, come si dice in gergo, di “navigare” nel Web, cioè di fruire dei contenuti e dei servizi del Web. Motore di ricerca: data la moltitudine di informazioni che vengono pubblicate costantemente in rete è impossibile creare un indice aggiornato in tempo reale dei contenuti web. Per questo nel corso degli anni sono nati i motori di ricerca. Si tratta di siti web da cui è possibile cercare contenuti nella rete internet, in modo automatico, sulla base di parole chiave inserite dall’utente.

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Primo piano I Social media

I Social media sono un gruppo di applicazioni internet che consentono la creazione e lo scambio di contenuti prodotti dagli utenti e rappresentano fondamentalmente un cambiamento nel modo in cui la gente apprende, legge e condivide informazioni e idee. Essi trasformano le persone da fruitori di contenuti ad editori e sono diventati molto popolari perché permettono alle persone di utilizzare il web per stabilire relazioni di tipo personale o lavorativo. I Social media, rispetto ai mass media industriali tradizionali come giornali, televisione, radio e cinema, sono strumenti relativamente a basso costo che permettono a chiunque di pubblicare e avere accesso alle notizie. Inoltre, per gestire un Social media non è richiesta nessuna competenza specifica e a volte la velocità con cui viaggiano le informazioni in rete è superiore a quella con cui le notizie si propagano attraverso i media tradizionali. Considerata la velocità di comunicazione, l’ampia diffusione e l’incisività, sembrerebbe che i Social media non abbiano limiti: i lettori possono partecipare ai Social media lasciando commenti e messaggi ogni volta che vogliono o anche pubblicando articoli per conto proprio. 143


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Dato però che nessuno ne verifica i contenuti, vale la stessa regola che per i siti web: non tutto ciò che si legge va preso per oro colato. Esempi di applicazione del concetto di Social media sono: La chat Dal sostantivo inglese “to chat” che significa chiacchierare. Si tratta di un sistema di comunicazione in tempo reale che permette a più utenti collegati nello stesso momento di scambiarsi brevi messaggi scritti emulando una conversazione o, appunto, chiacchierata. I messaggi delle chat non sono permanenti. I blog Il termine deriva dalla contrazione di weblog e significa letteralmente “diario”. Si tratta di uno strumento che consente di pubblicare, postare, pensieri personali, immagini, video, collegamenti e di raccoglierne i relativi commenti. Ne esistono di diversi tipi: • Blog personale: è la categoria più diffusa. L’autore vi scrive le sue esperienze di ogni giorno, poesie, racconti, desideri, disagi e proteste. Il contributo dei lettori nei commenti è in genere molto apprezzato e dà vita a discussioni molto personali.

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Il blog personale può essere anche tematico nel caso in cui l’autore lo usi per condividere esclusivamente un suo hobby o una sua passione, o anche un blog vetrina nel caso in cui l’autore lo usi per pubblicizzare le proprie opere come ad esempio fumetti, testi, poesie…. • Blog di attualità: molti giornalisti utilizzano i blog per dare voce alle proprie opinioni su argomenti d’attualità o fatti di cronaca o, più semplicemente, per esprimere la propria opinione su questioni che non trovano quotidianamente spazio fra le pagine dei giornali. Altre persone utilizzano il blog per commentare notizie lette su giornali o siti internet. • Blog collettivo: si tratta di un blog nel quale gli articoli vengono scritti da un gruppo ristretto di autori. Di solito questi blog sono orientati verso un campo d’interesse particolare come ad esempio letteratura, informatica, politica, attualità.

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• Social Blog: è un tipo di blog dove gli articoli vengono pubblicati da tutti gli utenti del blog. Come dice il nome si tratta di blog “sociali” ovvero scritti dalla massa. Il social blog nasce dall’esigenza di non far disperdere nel web i contenuti scritti dagli utenti, bensì di raccoglierli in un unico grande contenitore dove tutti possano postare liberamente. • Blog aziendale: il blog tenuto da uno o più dipendenti di un’azienda. I blogger sono tenuti a rispettare un codice aziendale, ma i blog aziendali sono spesso visitati per la semplicità e l’immediatezza delle informazioni che vi si trovano.

• Blog politico: vista l’estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, diversi politici utilizzano i blog per comunicare direttamente con i cittadini, per esporre i problemi e condividere le soluzioni. 146


• Watch blog: blog in cui vengono criticati quelli che l’autore considera errori in notiziari on-line, siti web o altri blog.

• Urban Blog: blog riferiti ad un’entità territoriale definita, come può essere una città, un paese, un quartiere e che ospitano immagini e video riferiti alla comunità.

• Photoblog: blog su cui vengono pubblicate prevalentemente fotografie invece che testi.

• Blogames: sono blog su cui vengono pubblicati giochi invece che testi.

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• M-blog: blog utilizzati per pubblicizzare le proprie scoperte musicali e renderne gli altri partecipi.

• Vlog o video blog: un blog che utilizza filmati come contenuto principale, a volte accompagnato da testi e immagini.

• Audio Blog: la peculiarità di questo tipo di blog è la possibilità di scaricare automaticamente gli aggiornamenti sia sul proprio computer che sui lettori mp3 portatili come l’iPod. • Blognovel o blog novel o blog fiction: è un romanzo o un racconto suddiviso in brevi episodi che si sviluppa su un blog. Il più delle volte i commenti di altri blogger o visitatori possono essere utili indicazioni per l’autore nello sviluppo della storia. 148


• Lit-blog o blog letterario: si tratta di un blog, personale o collettivo, nel quale vengono pubblicati articoli di natura letteraria come ad esempio recensioni, brevi saggi critici, poesie, interviste…

• Blog didattico: tipo di blog utilizzato in contesti scolastici e universitari come strumento di apprendimento online, di condivisione di contenuti didattici, di comunicazione tra il docente e gli allievi.

Vocabolarietto informatico Post: è definito il messaggio pubblicato dall’autore/i del blog. Commento: è l’intervento attinente al tema scritto dai lettori-utenti. L’insieme dei commenti ad un post è consultabile cliccando all’interno del messaggio. Generalmente in fondo, si trova il modulo per aggiungere un nuovo commento che può essere lasciato iscrivendosi al blog. Tag: è l’etichetta che segnala le parole chiave di ogni post.

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