deCOLLIamo 4° numero

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Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera dei Colli Monaldi - Cotugno - Cto [distribuzione gratuita]

numero 4/novembre 2014

Azienda Ospedaliera dei Colli Monaldi - Cotugno - CTO


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numero 4/novembre 2014

sommario

IN QUESTO NUMERO Le opportunità dell’Europa per la ricerca nel campo della salute

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Il saluto dell’Azienda dei Colli ai pensionati dell’anno corrente

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Conclusa la ristrutturazione dell’ala anteriore destra dell’Ospedale Monaldi

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“Le voci di dentro”

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Interventi per l’implementazione dell’offerta chirurgica aziendale

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9° Forum Risk Management in Sanità

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La prevenzione del rischio biologico in Radiologia

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U.Ma.C.A.: riferimento per oncologo e paziente

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Prevenzione degli errori in chemioterapia

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Il miglioramento della qualità di cura attraverso la negoziazione di budget

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Horizon 2020 Open to the World!

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“Parliamone tour” prosegue il suo giro per la città e termina la sua corsa al Monaldi

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Focus on 1 dicembre Giornata Mondiale contro l’AIDS

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Il test rapido salivare per la diagnosi di infezione da HIV

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Seminare ortaggi in ospedale per sradicare pregiudizi

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Pluralismo, diversità e identità: un approccio multidisciplinare alla malattia

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Gamma Camera SPECT/TC nei nuovi locali di Medicina Nucleare del Monaldi

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Medicina Trasfusionale: un sistema di Qualità

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Cinema e Comunicazione in Sanità. Intervista alla dr.ssa Maria Paola Garofalo

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Il tango: una cura per il cuore Direttore Responsabile Antonio Giordano

Iscritto al n. 51 del 09.10.2012 Registro Stampa Tribunale di Napoli NUMERO 4 - NOVEMBRE 2014 decolliamo@ospedalideicolli.it

Responsabile di redazione Francesca Laudato Ufficio Relazioni con il Pubblico Tel. 081.7067354 - urp@ospedalideicolli.it

Redazione Azienda Ospedaliera dei Colli Via L. Bianchi snc - 80131 Napoli Foto di Enrico Teperino Fotocomposizione e stampa: Poligrafica F.lli Ariello Editori sas - Napoli


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editoriale

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EDITORIALE

Le opportunità dell’Europa per la ricerca nel campo della salute

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na copertina evocativa ed ambiziosa per questo nuovo numero di deCOLLIamo, ha il sapore di una sfida, quella su cui gli Stati europei sono chiamati a confrontarsi, nell’immediato futuro circa le importanti trasformazioni sociali, economiche e del sistema produttivo che hanno ricadute dirette sulla vita dei cittadini. Per affrontare queste sfide è necessario puntare proprio su innovazioni sociali ossia “nuove idee – prodotti, servizi e modelli – capaci al tempo stesso di rispondere ai bisogni sociali e di creare nuove relazioni o collaborazioni”, secondo la definizione dell’Open book of social innovation. http://youngfoundation.org/publications/theopen-book-of-social-innovation/

Essere in Europa rappresenta per la Sanità campana un’opportunità di crescita e di attrazione di nuove risorse; iniziative come Horizon 2020, il nuovo programma del sistema di finanziamento integrato, destinato alle attività di ricerca della Commissione europea, (a cui è stato dedicato un ampio articolo)costituiscono opportunità alle quali il nostro sistema regionale dovrà presentarsi preparato. La chiave per raggiungere obiettivi di risanamento, in un contesto di scarse risorse finanziarie, come quello della Sanità Campana, può essere quella di attivare reti di collaborazione tra le diverse parti interessate, costruendo una governance che riesca ad integrare capacità e risorse anche attraverso partenariati tra il pubblico e il privato. La Commissione Europea ha da sempre ri-

conosciuto alla politica regionale un ruolo chiave per tradurre le priorità individuate a livello comunitario, in azioni pratiche nei singoli territori. Attraverso Horizon 2020 sono emerse nuove opportunità. Sostenere la crescita e l’innovazione vorrà dire dare stabilità al quadro normativo e forza a tutte le parti nella creazione di un ambiente stimolante. Tutto ciò richiede una nuova cultura che sarà molto meno avversa al rischio e più aperta al progresso e alla partecipazione. Creare reti di collaborazione, in particolare in ambito sanitario, è un obiettivo fondamentale per arricchire le informazioni ottenibili e poter così contribuire in modo più efficiente alla definizione delle policy da adottare, l’integrazione di più fonti può aiutare in modo considerevole a produrre

Antonio Giordano Direttore Generale Azienda Ospedaliera dei Colli

innovazione sociale, come leva strategica per il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. La storia è piena di “buoni esempi” di innovazione che hanno trasformato in modo profondo e duraturo la società. Il traguardo finale è lo sviluppo di un modello economico per l’innovazione sociale, applicabile al contesto europeo attraverso partenariati e network europei e internazionali. Perché un sistema sociale consegua l’accrescimento della dotazione tecnologica, è indispensabile che siano modificate le legislazioni in senso più liberale, mantenendo i principi di equità e solidarietà, solo così potranno migliorare anche i fattori dello sviluppo umano; si tratta di puntare a uno sviluppo che innalzi la qualità del lavoro, dell’ambiente, delle relazioni: la qualità della vita. Evidentemente si tratta di un obiettivo difficile, che certo non può essere conseguito rimanendo isolati dal contesto e senza un opportuno confronto con tutte le parti interessate, in particolare con quelle più dinamiche come le associazioni dei pazienti, le organizzazioni professionali, le società scientifiche, i gestori dei servizi sanitari e l’industria della salute. In questo senso bisogna individuare bene le mosse da compiere, adattarle nel migliore dei modi ai presupposti, scoprire vocazioni, individuare preesistenze e spingerne l’evoluzione. Noi crediamo che questo sia possibile e necessario. Indispensabile, persino. Siamo convinti, per dirlo alla maniera di Sen (2000) che sia necessario avanzare, contemporaneamente, sulla strada del progresso economico, produttivo, tecnologico, e sulla via della libertà, della democrazia, della giustizia sociale.

REDAZIONALE Il saluto dell’Azienda dei Colli ai pensionati dell’anno corrente

T

anti sorrisi ed un po’ di commozione per i 66 dipendenti dell’Azienda dei Colli che il 31 ottobre, durante una cerimonia di commiato svoltasi nell’Aula Magna dell’Ospedale Monaldi, hanno ricevuto dalla Direzione aziendale il ringraziamento per il lavoro svolto all’interno dell’Azienda. I 10 dirigenti medici e i 56 professionisti dell’area sanitaria ed amministrativa si sono congedati per effetto del decreto legge 90/14 dopo la sua trasformazione in legge. Tra le novità introdotte dalla normativa, infatti, vi è quella per la quale le pubbliche amministrazioni pos-

sono mandare a riposo i loro dipendenti, motivando la scelta, a 62 anni, purché abbiano l’anzianità massima. Si tratta di uscite anticipate di 4 anni rispetto al limite dei 66 anni. La possibilità era già prevista, ma la ricetta è stata modificata, così da facilitarne l’applicazione, includendo nella platea degli interessati anche i dirigenti. La soglia d’età non è però uguale per tutti, per i medici sale a 65 anni. Sono esclusi invece magistrati, professori universitari e primari. La cerimonia è stata l’occasione per ripercorre le tappe più significative del percorso svolto insieme e al contempo per ricordare e ringraziare i colleghi rimasti in

servizio, per l’impegno ulteriore di cui verranno investiti, alla luce del blocco automatico del turn over imposto dal Governo centrale alla nostra Regione, per effetto del piano di rientro. I risultati raggiunti dalla Regione Campania, nell’arco del 2014, rispetto al pareggio di bilancio nella Sanità e un attivo di 6 milioni di euro, fanno ben sperare nello sblocco delle assunzioni ma fino ad allora è richiesto agli operatori della Sanità pubblica di sobbarcarsi un’ ulteriore mole di lavoro dei colleghi che, andando in pensione, non vengono sostituiti. Anche la redazione di deCOLLIamo vuole unirsi al saluto ai colleghi che si sono congedati, rinnovando Loro il ringraziamento per l’impegno svolto fino ad oggi nel delicato compito di garantire con il loro lavoro un’adeguata offerta di salute all’utenza dell’Azienda dei Colli.


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Conclusa la ristrutturazione dell’ala anteriore destra dell’Ospedale Monaldi

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i aggiunge un ulteriore tassello al complesso processo di potenziamento, ampliamento e ristrutturazione dell’Ospedale di Monaldi. Con la consegna degli spazi dedicati alla UOC di Pneumologia ad indirizzo oncologico, guidata dal dr. Illiano, si completa l’ala anteriore destra, ma si è già pronti a partire con la ristrutturazione dell’ala posteriore destra destinata alla Chirurgia con accesso diretto al blocco operatorio. Alla base dell’enorme progetto vi è la necessità di correlare la struttura a quegli standards qualitativi ormai imprescindi-

bili anche per le strutture pubbliche. L’intervento prevede un nuovo assetto distributivo degli ambienti interni per ottenere una migliore e più razionale distribuzione delle funzioni e dei servizi. Non è sufficiente, comunque, limitarsi a guardare questa enorme opera solo da un punto di vista tecnico-strutturale: uno degli obiettivi principali dell’intervento è lo sviluppo qualitativo degli spazi di ricezione e fruizione sanitaria che si traduce nella costante ricerca di offrire un ambiente più accogliente e adeguato alle esigenze di operatori e degenti, in modo tale da con-

tribuire ad alleviare quel disagio emotivo dovuto, talvolta, anche al cambio radicale di abitudini che un ricovero ospedaliero porta con sé. La repentina e costante evoluzione delle metodiche assistenziali conseguenti alle importanti conquiste della ricerca e della clinica, associate alle sempre più efficienti tecnologie diagnostiche, ha sensibilmente modificato il modo di “fare salute”. Tale contesto innovativo, che ha prodotto forti ricadute sui modelli organizzativi sanitari, ha parallelamente determinato la necessità di ripensare e rimodellare la struttura ospedaliera al fine di renderla funzionali a tali nuovi criteri, efficienti sotto il profilo clinico-sanitario, confortevoli e sicure dal punto di vista strutturale e tecnologico. I nuovi requisiti prestazionali delle degenze si propongono di portare lo standard del comfort alberghiero anche nei complessi storici: la tecnologia dell’industria ed il comfort alberghiero sono i nuovi, reali e contemporanei riferimenti delle esigenze odierne nell’ambito degli spazi e delle strutture sanitarie, è intuibile, però che in un edificio di carattere storico, la risposta a tali esigenze è complessa e si interseca con altre problematiche, sia organizzative che economiche, ed è per questo che la realizzazione del progetto assume il sapore di una sfida che si vince ogni qualvolta che un piccolo passo viene compiuto.

Le voci di dentro “I nuovi spazi hanno rinnovato un entusiasmo ed uno spirito di squadra tra gli operatori, che hanno partecipato attivamente alla progettazione e all’arredo del reparto” 1

Alfonso Maria Illiano Direttore UOC Pneumologia ad indirizzo oncologico

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orrei iniziare ringraziando sinceramente il Direttore Generale, dr. Antonio Giordano, che ha permesso la realizzazione del nuovo reparto di pneumologia ad indirizzo oncologico. Il reparto nuovo ci permette di lavorare meglio da un punto di vista tecnico e l’aspetto alberghiero, rendendo più

lieve l’ospedalizzazione, consente agli operatori di esprimersi al meglio dal punto di vista umano. La nuova condizione logistica, consentendoci di aumentare le prestazioni e migliorare la qualità delle cure ci permette di rappresentare un punto di riferimento per i nostri ammalati. La valutazione clinica e l’iter diagnostico-


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approfondimenti

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1, ingresso del reparto; 2, corridoio; 3, sala terapia; 4, stanza degenze.

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terapeutico del paziente oncologico sono spesso complessi e necessitano di un approccio multidisciplinare che coinvolge pneumologi, radiologi, medici nucleari, endoscopisti, patologi, oncologi, chirurgi toracici. La frequente presenza, in questi pazienti, di malattie respiratorie e cardiache, associate a quella tumorale, richiede l’intervento del medico specialista. In pochi ospedali sono presenti sinergicamente tutte queste figure professionali e di certo l’Azienda dei Colli è tra queste, rendendo per il paziente vantaggioso il ricovero presso questa struttura. Questa peculiarità associata al fatto che da gennaio, grazie alla sala dedicata alle terapie, daremo l’avvio al day hospital pneumo-oncologico, rappresenta una ulteriore, importante, tappa di un processo di crescita dell’offerta di salute al cittadino, incidendo significativamente anche sul fenomeno della migrazione sanitaria. I nuovi spazi hanno anche rinnovato un entusiasmo ed uno spirito di squadra tra gli operatori, che hanno partecipato attivamente alla progettazione oltre che all’arredo del reparto: si sono ritrovati a scegliere i colori più adatti, prestando attenzione alle esigenze dei pazienti, hanno voluto rendere più accogliente il corridoio che porta alle singole stanze adornandolo con quadri che sono stati selezionati e collocati da loro stessi. Questo clima familiare non può non essere percepito dai pazienti che hanno accolto con gratitudine e partecipazione i nuovi spazi, soprattutto la saletta di accoglienza loro dedicata, che gli consente di ricevere i propri ospiti rispettandone la privacy. Ci tengo, dunque, a ringraziare per il loro impegno i dirigenti medici che mi accompagneranno in questa nuova avventura: Ciro Battiloro, Valeria De Marino, Giulio Giuliarini, Antonio Rea, Danilo Rocco, la borsista Rosa Cantile e ovviamente tutti gli infermieri con la dirigente infermieristica Carmela Petito.


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memorie di carta

Interventi per l’implementazione dell’offerta chirurgica aziendale Maria Veronica Diana Alfonso Bernardo Staff Direzione Sanitaria Aziendale

L’

assetto strutturale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, costituita, come ricordiamo, a seguito della riorganizzazione della rete regionale disposta nel decreto commissariale 49/2010, si è andato configurando in modo graduale nel corso del triennio 2011-2013, per effetto delle azioni di accorpamento aziendale e di progressiva applicazione degli indirizzi derivati dal piano ospedaliero, cui si è sovrapposto il disegno strategico individuato dall’atto aziendale. Attualmente l’Azienda risulta articolata in nove dipartimenti strutturali e due funzionali, con complessivi 783 posti letto attivi. Tra i dipartimenti strutturali, figura un dipartimento chirurgico polispecialisitico che aggrega competenze chirurgiche con indirizzo generale, quali la chirurgia toracica, addominale, endocrina ed oncologica, oltre che chirurgie di specialità quali l’urologia, l’otorinolaringoiatria, l’oculistica e l’endoscopia digestiva. L’attività di tale Dipartimento viene svolta avvalendosi di due blocchi operatori centralizzati, ubicati presso gli Ospedali Monaldi e CTO, che assorbono la quasi totalità delle attività chirurgiche aziendali. Da un punto di vista strutturale, il blocco operatorio dell’Ospedale Monaldi costituisce un’area ad elevata complessità, unica nel suo genere, progettata in modo da garantire la gestione ottimale del percorso peri-operatorio dei pazienti candidati ad interventi di elezione e dei degenti sottoposti, per aggravamento improvviso dello stato clinico, a procedure chirurgiche d’urgenza. L’attività clinica viene svolta utilizzando 15 sale operatorie polifunzionali e 5 letti emodinamici, di cui 2 pediatrici. Tutte le sale sono dotate di moderne e sofisticate strumentazioni, che consentono di eseguire procedure ad elevata complessità, tra cui interventi di chirurgia robotica, garantendo la piena sicurezza dei pazienti e degli operatori. Il complesso operatorio rappresenta, inoltre, la prima struttura in Italia e la seconda in Europa a disporre ed utilizzare a pieno regime sale di tipo multimediale. Una simile tecnologia, infatti, pur migliorando in modo significativo la qualità dell’atto chirurgico, è presente ad oggi solo in poche altre realtà sanitarie in cui, per altro, il suo utilizzo risulta di tipo esclusivamente saltuario e sperimentale. Nel complesso chirurgico sono eseguiti sia interventi laparoscopici che a cielo aperto; inoltre vengono assicurati ai pazienti tutti i tipi di monitoraggio anestesiologico e nello specifico: il monitoraggio emodinamico (in-

vasivo e non invasivo); il monitoraggio respiratorio; il monitoraggio del blocco neuromuscolare; il monitoraggio della profondità anestesiologica; il monitoraggio del dolore intra-operatorio. Relativamente al blocco operatorio dell’Ospedale CTO, l’attività chirurgica viene svolta utilizzando 4 sale operatorie polifunzionali, una delle quali dotata di un moderno sistema di video laparoscopia HD, al cui interno vengono assicurate ai pazienti tutte le tipologie di monitoraggio anestesiologico elencate in precedenza, ad eccezione del monitoraggio emodinamico invasivo. Nel corso del triennio costitutivo dell’Azienda sono stati posti in essere molteplici interventi volti a razionalizzare ed implementare l’offerta chirurgica aziendale. Tali azioni hanno compreso i notevoli investimenti fatti sia in interventi strutturali (inclusa la realizzazione delle succitate sale operatorie integrate 3D e la ristrutturazione, tuttora in corso, delle unità di degenza chirurgiche dell’Ospedale Monaldi) che in sistemi di monitoraggio ed ap-

parecchiature biomedicali (es. acquisizione del sistema di video laparoscopia HD della Chirurgia Generale CTO, del sistema Laser Tullio dell’Urologia Monaldi, del sistema di colonna artroscopica HD Ortopedia Monaldi e del sistema di topografia a coerenza ottica 3D Oculistica Monaldi). Unitamente agli interventi strutturali e a quelli per il potenziamento della dotazione tecnologica aziendale, nel triennio 2011-2013, sono stati anche realizzati numerosi interventi di tipo organizzativo che hanno riguardato sia i singoli percorsi chirurgici sia le interfacce operative tra processi differenti. Tra gli interventi di maggior rilievo si ricordano: – l’informatizzazione delle liste di attesa per le attività di ricovero chirurgico; – la centralizzazione dell’attività di preospedalizzazione e la sua estensione alla quasi totalità delle branche chirurgiche aziendali; – la realizzazione di percorsi assistenziali per la presa in carico globale del paziente, dalla fase diagnostica alla riabilitazione

GRAFICO 1. NUMERO RICOVERI ORDINARI CHIRURGICI 2011 ANDAMENTO NEL TRIENNIO 2011-2013

2012

2013

8.942 8.326 7.626

7.364 7.477 6.809 1.264 713 568 234

AZIENDA

MONALDI

237

201

COTUGNO

GRAFICO 2. DEGENZA MEDIA PRE-OPERATORIA ANDAMENTO NEL TRIENNIO 2011-2013

2011

CTO 2012

2013

9,03 6,64 5,44 3,74

3,63 3,43

3,52

4,29 3,37

2,89

3,04

2,66

AZIENDA

MONALDI

COTUGNO

GRAFICO 3. PESO MEDIO DEI RICOVERI CHIRURGICI ANDAMENTO NEL TRIENNIO 2011-2013

2011

CTO 2012

2013

2,97 2,47 2,13 2,06 2,08

2,17

2,28

2,09 2,09 1,64

AZIENDA

MONALDI

COTUGNO

1,81 1,74

CTO


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convegni

post-intervento; – la razionalizzazione dei processi organizzativi e l’integrazione delle risorse umane e strutturali dei diversi Ospedali aziendali, con ottimizzazione delle sedute operatorie e riduzione dei tempi massimi di attesa. Le soluzioni organizzative adottate hanno permesso di assicurare una maggiore appropriatezza e trasversalità dei percorsi diagnoTABELLA 1.

stico-terapeutici, la massima flessibilità organizzativa e la qualità dei servizi, l’efficace ed efficiente utilizzo delle risorse disponibili. Come conseguenza delle molteplici azioni poste in essere, nel triennio 2011-2013, è stato registrato un incremento significativo sia del numero complessivo di ricoveri ordinari chirurgici (17,26%) sia della percentuale di dimessi con DRG di tipo chirurgico sui di-

messi ordinari totali (11,79%). Sono stati, inoltre, osservati una riduzione di quasi il 19% della degenza media pre-operatoria ed un incremento del 3,40% del peso medio dei DRG chirurgici. L’aumento del numero e della complessità dei ricoveri chirurgici ha determinato, inoltre, un notevole incremento (35,7%) dei ricavi per i DRG prodotti (tabella 1 e grafici 1-3).

ATTIVITÀ DI RICOVERO ORDINARIO CHIRURGICA- TREND

2011-2013

Anno

Dimessi chirurgici

% Dimessi chirurgici sui dimessi totali

Degenza media pre-operatoria

Degenza media post-operatoria

Peso medio

Rimborso

2011 2013 Trend

7.626 8.942 17,26%

37,84% 42,30% 11,79%

3,74 3,04 -18,72%

4,57 4,64 1,53%

2,06 2,13 3,40%

€ 51.247.447 € 69.543.954 35,70%

Relativamente ai day surgery, in particolare grazie al potenziamento delle aree centralizzate dedicate a tale attività, è stato registrato un aumento del 25,08% del numero di dimessi, con incremento del 17,65% del peso medio dei DRG prodotti ed un aumento del 31,79% del rimborso ottenuto (tabella 2 e grafici 4-5). TABELLA 2.

ATTIVITÀ DI

DAY SURGERY - TREND 2011-2013

Anno

Dimessi

Peso medio

Posti letto attivi

Rimborso

2011 2013 Trend

4.254 5.321 25,08%

0,84 0,88 4,76%

17 20 17,65%

€ 6.150.849 € 8.106.024 31,79%

La ridefinizione di alcuni dei percorsi maggiormente impattanti sulle attività chirurgiche aziendali, ha consentito inoltre di ottenere un miglioramento significativo di molti degli indicatori di qualità dell’assistenza monitorati a livello nazionale dall’AGENAS, come quelli inerenti i percorsi orto-riabilitativi per i pazienti sottoposti ad artroprotesi di anca o ginocchio (tabelle 3 e 4). TABELLA 3. INDICATORI DI APPROPRIATEZZA PER ARTROPROTESI DI ANCA Anno 2011 2013 Trend

N. protesi Tempo % pazienti valutati dalla Degenza Degenza post-ope- % pazienti trasferiti in riabilitazione impiantate di attesa ≤ 60 gg UVBR entro 96 ore dal ricovero pre-operatoria ratoria ≤ 7 giorni in continuità assistenziale 167 188 12,57%

49% 97% 97,96%

0% 100% 100%

7,63 3,28 -49,5%

49% 70% 42,86%

18% 95% 427,78%

TABELLA 4. INDICATORI DI APPROPRIATEZZA PER ARTROPROTESI DI ANCA Anno 2011 2013 Trend

N. protesi Tempo % pazienti valutati dalla Degenza Degenza post-ope- % pazienti trasferiti in riabilitazione impiantate di attesa ≤ 60 gg UVBR entro 96 ore dal ricovero pre-operatoria ratoria ≤ 7 giorni in continuità assistenziale 82 55% 0% 4,70 27% 46% 122 99% 100% 2,89 71% 97% 48,78% 80,00% 100% -49,5% 162,96% 110,87%

“Da un punto di vista strutturale il blocco operatorio dell’Ospedale Monaldi costituisce un’area ad elevata complessità”

GRAFICO 4. NUMERO DI DIMESSI DI DAY SURGERY ANDAMENTO NEL TRIENNIO 2011-2013

2011

2012

2013

5.321 4.599

4.754 4.186 4.254

3.732

722 323 153

AZIENDA

MONALDI

131

0

COTUGNO

GRAFICO 5. PESO MEDIO DEI DAY SURGERY ANDAMENTO NEL TRIENNIO 2011-2013

2011

0,98 0,83 0,84 0,85

0,83 0,84

0,87

433

CTO 2012

0,92

0,89

2013

0,97 0,93

0

AZIENDA

MONALDI

COTUGNO

CTO


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attualità

9° Forum Risk Management in Sanità “L’evento avverso non è conseguenza di un singolo errore umano, ma il frutto di una interazione tra fattori tecnici, organizzativi e di processo”

I

l Risk Management, letteralmente “Gestione del Rischio”, identifica, valuta e gestisce gli eventi e le azioni che possono colpire la capacità delle organizzazioni di raggiungere i propri obiettivi. Considerando che un’organizzazione sanitaria ha come obiettivo primario la tutela della salute della popolazione, il Risk Management ha per suo campo specifico l’attività intrinsecamente rischiosa delle Strutture Sanitarie, e ricerca ed individua gli strumenti per valutare e governare i rischi insiti in questa attività: • Tendendo al miglioramento complessivo del sistema di gestione. • Sviluppando strumenti efficienti per il governo delle aziende. • Identificando le conseguenze morali ed economiche derivanti dall’esposizione al rischio dei pazienti. Il sistema di gestione del rischio in sanità deve pertanto essere un sistema integrato, è per questo che il Forum Risk Management in Sanità di Arezzo, giunto alla sua IX edizione, si conferma un appuntamento importante, un punto di riferimento fondamentale nell’offerta formativa tecnico-scientifica

della Sanità, focalizzandosi sulle tematiche di gestione dei rischi, sia dal punto di vista organizzativo che degli strumenti a disposizione delle strutture sanitarie per affrontare i rischi legati all’assistenza sanitaria ed alla sostenibilità dei sistemi sanitari. L’Azienda dei Colli sarà presente alle quattro giornate congressuali che, per l’edizione di quest’anno avranno luogo dal 25 al 28 novembre, partecipando al confronto appro-

fondito tra istituzioni, mondo scientifico ed operatori sanitari su programmi e progetti di innovazione in Sanità. Malattia da Virus Ebola. Predisposta una procedura operativa da attivare nel caso di sospetta malattia L’Azienda dei Colli ha predisposto una procedura operativa da attivare nel caso di sospetta malattia da Virus Ebola (MVE), recependo le indicazioni ricevute del Ministero della Salute, attraverso la nota circolare del 6 ottobre 2014, n. prot. 26708 della Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, concernente: “Malattia da Virus Ebola (MVE) - Protocollo centrale per la gestione dei casi e dei contatti sul territorio nazionale”. La procedura aziendale, oggetto di rivalutazione ed aggiornamento nel corso del tempo, qualora il mutamento dell’andamento epidemiologico lo rendesse necessario, ha lo scopo di ridurre al minimo il rischio di trasmissione del virus Ebola durante l’assistenza di pazienti con malattia sospetta in corso di accertamento ad altri pazienti, agli operatori, ai visitatori dell’ospedale. A tal fine, sono state definite le modalità operative e le procedure attuative utili a dare concreta operatività ed omogeneità di approccio relativamente alla segnalazione e gestione di eventuali casi sospetti di malattia e dei possibili contatti. Il documento di lavoro, frutto di un’azione sinergica che ha visto impegnati professionisti di diversi settori, sarà argomento della terza pubblicazione de “I Quaderni di deCOLLIamo”, collana editoriale nata con l’obiettivo di fornire un approfondimento su diversi temi che, di volta in volta, si presentano alla nostra attenzione e che costituiscono un interesse collettivo. Il primo numero della collana è stato curato dal dr. Alfonso Bernardo e dalla dr.ssa Veronica Diana che hanno proposto, in un’unica pubblicazione, il risultato sintetico dei primi tre anni di attività dell’Azienda Ospedaliera dei Colli. Il secondo numero è stato invece redatto a cura dal Comitato Etico dell’Azienda dei Colli e ha raggruppato gli interventi del convegno “Il dolore nella patologia ed oltre”, la pubblicazione, testimoniando l’impegno nello sviluppo di una cultura sul tema si propone di fornire una valida informazione sull’organizzazione della rete di servizi sanitari e sociali della nostra Azienda a sostegno di questi diritti.

APPROFONDIMENTO La malattia da virus Ebola (MVE) è stata identificata per la prima volta nel 1976 nelle province equatoriali occidentali del Sudan e a 800 Km di distanza nello Zaire (ora Repubblica Democratica del Congo). Attualmente i Paesi interessati sono: Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone, Stati Uniti dʼAmerica e Spagna. Il genere Ebola è uno dei 3 membri della famiglia dei Filoviridae e comprende 5 specie distinte, quali: 1. Bundibugyo ebolavirus (BDBV); 2. Zaire ebolavirus (EBOV); 3. Reston ebolavirus (RESTV); 4. Sudan ebolavirus (SUDV); 5. Taï Forest ebolavirus (TAFV). Il serbatoio naturale dellʼEbolavirus rimane sconosciuto, anche se in Africa le infezioni da Ebola sono correlate ad un contatto con gorilla, scimmie e porcospini morti o uccisi nelle foreste pluviali. Come livello di biosicurezza i virus Ebola sono classificati BSL-4 (gruppo di rischio 4) e richiedono speciali misure di contenimento e barriere di protezione, in particolare per gli operatori sanitari. Modalità di trasmissione Le informazioni scientifiche disponibili, desunte dalle pregresse epidemie di Ebola, evidenziano come il virus Ebola si trasmetta attraverso: – il contatto diretto (per via cutanea o mucosale) con sangue o altri liquidi/materiali biologici, quali saliva, feci, vomito, sperma, incluse le secrezioni salivari (droplets); – il contatto indiretto (per via cutanea o mucosale), con oggetti contaminati con sangue o altri liquidi biologici. Non vi sono evidenze di trasmissione del virus per via aerea. Periodo di incubazione Il periodo di incubazione è mediamente di 8-10 giorni con un range compreso fra 2 e 21 giorni. Al momento non è possibile identificare i pazienti infetti durante il periodo di incubazione (ovvero prima dellʼinizio dei sintomi), neanche con i test molecolari. Manifestazioni cliniche La MVE è una malattia acuta grave, caratterizzata da comparsa improvvisa di febbre elevata, astenia intensa, dolori articolari e muscolari, inappetenza, mal di stomaco, mal di testa, mal di gola. Questi primi sintomi possono essere seguiti da vomito, diarrea, esantema cutaneo diffuso, iniezione congiuntivale, singhiozzo, tosse, dolore al petto, difficoltà respiratorie o di deglutizione. I fenomeni emorragici, sia cutanei che viscerali, possono comparire in genere al sesto-settimo giorno, soprattutto a carico del tratto gastrointestinale (ematemesi e melena) e dei polmoni. Si accompagnano a petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, meno-metrorragie. La letalità della malattia è compresa tra il 50 e il 90%.


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attualità

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La prevenzione del rischio biologico in Radiologia* Michele Coppola Direttore UOC Radiodiagnostica Ospedale Cotugno

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a struttura sanitaria è il luogo ove l’igiene, la salute e la sicurezza raggiungono i massimi livelli di attenzione; al contempo l’ospedale è una struttura complessa già in base alla tipologia del lavoro (erogazione del bene salute) con varie problematiche e vari rischi, di varia natura, nel caso in specie il rischio biologico. Nella classe dei rischi di natura biomedica, derivati dalla presenza dell’uomo e delle attività svolte (oltre i rischi derivati dai luoghi e dalle strutture, dal tipo di organizzazione, ecc), è incluso il rischio biologico in ospedale che contempla la possibilità e la probabilità di sviluppare una malattia in conseguenza di un contatto con un agente biologico. L’agente biologico è per definizione (DLgs 81/08) “qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni”. Il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro affronta il rischio biologico nel “Titolo X Esposizione di agenti biologici”, dall’articolo 266 all’articolo 286 ed all’art. 268 (Classificazione degli agenti biologici); gli agenti biologici sono ripartiti in 4 gruppi a seconda del rischio e della gravità delle infezioni ad essi correlate. Le misure di prevenzione e protezione dei lavoratori, dei pazienti e della popolazione afferente, rispetto a tale rischio, riflettono l’impostazione di massima che ha informato il legislatore nella stesura del Testo Unico e l’organizzazione generale prevista può essere mutuata ai vari livelli organizzativi ospedalieri di carattere generale, dipartimentale, di unità operativa fino ad arrivare alle strutturazioni più periferiche attraverso le procedure operative. I servizi ed in particolare la Radiologia, sono quindi inseriti in un ambito operativo più vasto, che presenta peculiarità specifiche, derivate dal tipo di attività svolta. Nell’ambito del percorso assistenziale, i pazienti portatori di infezioni in atto, manifeste o latenti, trasmissibili, possono afferire, per una valutazione diagnostica o anche interventistica, in un Servizio di Radiologia diventando anche, in tale contesto una fonte di potenziale contagio per gli addetti alle procedure assistenziali (medici, paramedici, personale amministrativo ,ecc) oltre che per gli altri pazienti afferenti al servizio e la popolazione ospedaliera in genere (accompagnatori, visitatori,etc.).

Per ridurre il rischio di trasmissione di infezioni bisogna mettere in atto, anche in Radiologia, delle precauzioni codificate di isolamento che sono di due livelli: • Precauzioni standard: da utilizzare nell’assistenza di tutte le persone. • Precauzioni basate sulle modalità di trasmissione: sono da adottare nell’assistenza di persone nelle quali sia stata accertata o venga sospettata una specifica infezione, della quale sia nota la modalità di trasmissione. Esistono inoltre delle precauzioni aggiuntive da mettere in atto in situazioni particolari: • Chemioprofilassi: es. meningite • Immunoprofilassi: es. epatite b Le precauzioni standard sono volte a ridurre il rischio di trasmissione di microrganismi nell’ambito delle strutture sanitarie e sono di carattere generale e, come detto, sono da applicare a tutti i pazienti a prescin-

dere dalla possibilità o meno che ci possano essere infezioni trasmissibili. La loro applicazione fa parte di una strategia generale per il controllo delle infezioni ospedaliere ed è tesa ad evitare che gli operatori non siano vettori di agenti infettanti attraverso le proprie mani o attraverso altri strumenti e presidi utilizzati per l’assistenza. Ad esse vanno aggiunte quelle basate sulla via di trasmissione. Nell’insieme, il loro scopo è la protezione sia del personale sanitario sia dei pazienti nonché della popolazione per il prevedibile contatto derivato dal rapporto obbligato di convivenza e con prevedibile esposizione reciproca a materiale biologico contaminato. Nell’Azienda dei colli è stato messo a punto un Decalogo di norme di prevenzione e protezione del Rischio Biologico in Radiologia.

IL DECALOGO 1.

PIANIFICARE IL PERCORSO E FACILITARE LʼACCESSO DEI MALATI INFETTIVOLOGICI.

2.

METTERE IN ATTO NORME DI PREVENZIONE DEL CONTAGIO IN SALA DI ATTESA.

3.

EFFETTUARE UN LAVAGGIO ACCURATO DELLE ANI E METTERE IN PRATICA LE ALTRE NORME DI IGIENE PERSONALE.

4.

METTERE IN ATTO LE ADEGUATE MISURE DI BARRIERA ED USARE I DPI.

5.

SEGUIRE LE NORME DI SICUREZZA PER LʼUSO E SMALTIMENTO DI AGHI, SIRINGHE, ETC.

6.

METTERE IN ATTO MISURE E PRECAUZIONI AGGIUNTIVE A SECONDA DELLA VIA DI TRASMISSIONE.

7.

DECONTAMINARE LE ATTREZZATURE E I MATERIALI UTILIZZATI.

8.

DECONTAMINARE DAL MATERIALE BIOLOGICO SUPERFICI, AMBIENTI ED ARREDI.

9.

METTERE IN ATTO LE PROCEDURE DI DECONTAMINAZIONE ED IL PROTOCOLLO PREVISTO IN CASO DI PUNTURE E FERITE ACCIDENTALI

10.

ESEGUIRE LA FORMAZIONE DEL PERSONALE ANCHE CON PERIODICI CICLI DI ADDESTRAMENTO

Tale decalogo tende a sintetizzare in vari punti le misure di prevenzione e protezione necessarie affinché il paziente potenzialmente infetto, nel suo percorso nellʼambito del servizio di radiologia, ottenga una prestazione diagnostica o terapeutica, in condizioni di igiene tali che vi sia il minore detrimento sanitario possibile inteso in termini di rischio biologico per tutti quanti coloro vengono a contatto con il paziente stesso. Il rischio biologico è un rischio reale, a volte subdolo, e comporta problematiche complesse, varie e di difficile gestione anche in ambito radiologico. È fondamentale, per la prevenzione delle infezioni anche in tale ambito, una corretta informazione associata ad una idonea formazione e ad un adeguato addestramento del personale afferente al servizio sul rischio biologico e sullʼuso delle misure di prevenzione e protezione individuali e collettive che possono e devono essere messe in atto.

* Procedure sul rischio biologico in ambito radiologico adottate nell’Unità Operativa

Complessa di Radiologia dell’Ospedale Cotugno


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U.Ma.C.A.: riferimento per oncologo e paziente Adriano Cristinziano Direttore UOC Farmacia Ospedale Monaldi

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n laboratorio dove Farmacisti ed Infermieri dell’Azienda Ospedaliera dei Colli preparano giornalmente le terapie antitumorali personalizzate, nel pieno rispetto dei criteri di sicurezza previsti dalla normativa vigente, in un ambiente pertanto chiuso, protetto, circoscritto, ma assolutamente integrato nel resto della Farmacia ospedaliera. È la nuova “Unità di manipolazione chemioterapici antiblastici” (U.Ma.C.A.) della UOC Farmacia, un’unità specifica per la preparazione dei farmaci antitumorali, la cui peculiarità è garantire la qualità del prodotto finito e la sicurezza operativa in tutti i momenti dell’attività di preparazione. La costruzione di una nuova U.Ma.C.A. dedicata allo stoccaggio ed alla preparazione dei farmaci antitumorali, nonché alla manutenzione degli impianti, è una misura di protezione importante per ridurre il rischio professionale. Tale Unità è: Centralizzata: evitando la diffusione di attività a rischio e riducendo così al minimo il numero degli addetti esposti, realizza un considerevole risparmio nei costi di gestione; Isolata: da risultare strutturalmente circoscritta e chiaramente identificabile nell’ambito dell’ambiente sanitario; Chiusa: con garanzie di smaltimento e adesione ai criteri di protezione ambientale; Protetta: consentendo l’accesso al solo personale autorizzato. Compito della U.Ma.C.A. è garantire la qualità e la sicurezza delle preparazioni attraverso una serie di controlli di qualità, il tutto in linea con l’attività della Farmacia in oncologia, che riconosce ed attua la “qualità” come obbligo istituzionale e come risorsa organizzativa e professionale. La struttura è situata al piano terra dell’Ospedale Monaldi collocata tra il Day Surgery e il Day Hospital Pneumoncologico, nei vecchi locali del Banco di Roma; ad essa fanno riferimento i vari reparti di Pneumologia Oncologia ed Urolgia dell’Ospedale Monaldi, ma a breve faranno capo tutti i reparti operanti in ambito oncologico dell’Azienda Ospedaliera, per l’allestimento personalizzato di ogni terapia antitumorale. Si tratta di una struttura di rilevanza nell’ambito della rete ospedaliera regionale, paragonabile ad un reparto di alta specializzazione e la cui operatività avrà notevoli e positive ricadute, sia per i pazienti che per i reparti utilizzatori. Infatti la nuova struttura occupa un’area di circa 200 metri quadri, realizzata secondo gli standars stabiliti dalla Farmacopea Ufficiale e dalle good manu-

facturing practies, dotata di quattro cappe a flusso laminare per chemioterapici ed una cappa per Terapia Nutrizionale Parenterale a flusso orizzontale posizionate in due ambienti di “Classe A” per la miscelazione di prodotti sterili; si tratta di ambienti assimilabili a quelli presenti nelle officine farmaceutiche industriali. I lavori per la costruzione dell’U.Ma.C.A. sono iniziati a marzo di quest’anno e si sono conclusi a ottobre, con inizio dell’attività all’interno dei nuovi locali nel mese di novembre. Sono locali moderni, studiati secondo linee specifiche; progettati e realizzati con l’obiettivo di centralizzare la preparazione dei farmaci antiblastici di tutta l’Azienda. Prima dell’avvento di questa nuova struttura, le terapie antitumorali venivano preparate nei laboratori di galenica presso la Farmacia dell’Ospedale Monaldi e la Farmacia dell’Ospedale Cotugno, ormai obsoleti e

non adeguati all’attività della nuova Azienda Ospedaliera dei Colli. Attualmente nella nostra Azienda vengono allestite circa 15.000 le terapie annue, numero che tende ulteriormente ad aumentare in funzione dell’incremento di attività delle diverse oncologie presenti, nonché dell’aumento dei posti letti ad esse dedicate con l’apertura dei nuovi reparti. L’U.Ma.C.A. si traduce quindi in un’adeguata risposta alla richiesta di salute da parte del cittadino e garantisce la piena sicurezza operativa del personale che vi lavora e il rispetto delle norme di tutela ambientale: quella dell’Azienda Ospedaliera dei Colli è stata realizzata con il contributo di Baxter, che si è aggiudicata la fornitura in service delle materie prime per la manipolazione degli antiblastici per la durata di quattro anni. Il farmacista nella nuova U.Ma.C.A. può allestire in modo personalizzato anche: terapia del dolore, terapie ancillari e nutrizione parenterale. La nuova U.Ma.C.A. è stata progettata per ottimizzare la cura e minimizzare l’errore nell’ottica della personalizzazione di tutte le terapie collegate e nel coinvolgimento di un team multidisciplinare.

Prevenzione degli errori in chemioterapia

Micaela Spatarella Responsabile UOSD Farmacia Ospedale Cotugno

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causa dell’elevata tossicità dei farmaci antineoplastici e del loro basso indice terapeutico, gli errori in corso di terapia oncologica possono determinare gravi danni anche alle dosi approvate, pertanto, è necessario avere a disposizione indicazioni, condivise ed uniformi, mirate alla prevenzione. Nella Raccomandazione n° 14 “Prevenzione degli errori in terapia con farmaci antineoplastici”, dell’ottobre 2012, il Ministero della Salute ha elaborato una procedura come strumento necessario a supportare gli operatori che prestano servizio in ambito oncologico. Prevenire il verificarsi di eventi avversi dovuti ad un uso non corretto dei farmaci antineoplastici, è necessario non solo per accrescere il grado di consapevolezza tra gli operatori sanitari e per implementare azioni di miglioramento, ma è indispensabile per favorire l’umanizzazione delle cure oncologiche. L’assistenza e la gestione del paziente vede la partecipazione organizzata di numerosi soggetti, le cui attività si svolgono in step successivi, tale sistema di collaborazione determina una responsabilità articolata e coordinata tra coloro che collaborano alle cure, che si realizza con un controllo degli uni sugli altri nel pieno rispetto dei ruoli. Ciascun professionista che interviene nel percorso terapeutico, oltre alla necessaria

competenza personale, ha l’obbligo di attivarsi al verificarsi di situazioni che facciano sorgere in lui il dubbio che la pratica posta in essere dall’altro sia errata, inappropriata o non pienamente diligente. Il farmacista responsabile della galenica oncologica ha un ruolo fondamentale nell’intero percorso ma la sua attività professionale non può prescindere dalla informatizzazione dello stesso, al fine di poter meglio controllare tutte le varie fasi di competenza che vanno dalla verifica dell’appropriatezza prescrittiva, sulla base di protocolli condivisi e validati, fino all’etichettatura. Anche la fase dell’allestimento dei bags chemioterapici, «preparazione galenica magistrale sterile», regolamentata dalle Norme di Buona Preparazione (NBP) della Farmacopea Ufficiale XII della Repubblica Italiana, deve essere effettuata utilizzando un sistema informatizzato che coinvolge gli infermieri preparatori e il Farmacista ospedaliero responsabile, al fine di strutturare un processo rintracciabile. L’obiettivo di prevenire gli errori in chemioterapia, prevede, nell’Azienda dei Colli, un’ulteriore implementazione e superamento dei sistemi informatici già in essere con l’obiettivo di gestire al meglio anche il crescente carico di lavoro relativo alla realizzazione della nuova U.Ma.CA. La gestione di eventuali terapie ancillari e terapie galeniche non oncologiche, segue necessariamente analoga standardizzazione del percorso di minimizzazione degli errori, in modo da poter al meglio soddisfare la crescente domanda di salute dei cittadini che desiderano farsi curare presso l’Azienda dei Colli, garantendo sempre l’erogazione di un prodotto di qualità.


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Il miglioramento della qualità di cura attraverso la negoziazione di budget Alfredo Salvatore Amodio Direttore U.O.C. Programmazione Controllo e Pianificazione

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e organizzazioni ospedaliere sono strutture complesse, al cui funzionamento concorrono numerosissimi fattori, alcuni che coinvolgono la sfera umana, altri il flusso delle attività che si intersecano nel disordinato fluire degli eventi della vita reale. La astrazione dei modelli teorici, quindi, spesso mal si adegua ai livelli sempre crescenti di laboriosità che caratterizzano il concreto intrecciarsi delle vicende umane, apparentemente governate dalle leggi della teoria del caos. Le organizzazioni che tentano di regolare puntualmente ogni catena di eventi attraverso procedure standardizzate e rigide si scontrano con questa semplice ma ineludibile circostanza: non è possibile prevedere l’universo mondo della realtà in costante divenire. Possono, infatti, regolare un istante nel flusso degli eventi, ma, in contesti rapidamente mutevoli, sono destinati ad una obsolescenza ineludibile. Ne consegue che tentare di migliorare la qualità dell’outcome sanitario, specialmente in contesti che richiedono un contenimento significativo di risorse umane ed economiche (con conseguente stress del sistema complessivo), spesso porta a risultati opposti agli obiettivi. Al converso, le organizzazioni che fissano regole, anche ferree, non per prevedere ciecamente, ma per orientare i comportamenti degli attori coinvolti negli inestricabili processi espressi dalla realtà,spesso riescono in un lasso di tempo ragionevole, ad elevare la qualità complessiva dei risultati globali conseguibili. Tra l’altro, regole imposte dall’alto, senza condivisione reale da parte della massa critica degli operatori, di norma durano il tempo di una breve stagione, per venir rapidamente spazzate via dal vento dell’indifferenza non appena i singoli proponenti del cambiamento si spostano dalla struttura. In definitiva, è la costruzione di un modello culturale che segua una spirale ascendente di responsabilizzazione e di consapevolezza della necessità di autoanalisi, ad ogni livello decisionale, che può portare ad uno stabile miglioramento del livello qualitativo dell’assistenza, anche contestuale ad una significativa contrazione delle risorse impiegate. Uno dei mezzi per realizzare la trasformazione virtuosa verso il miglioramento dell’outcome sanitario e l’umanizzazione del trattamento alla persona, in parole povere il miglioramento della qualità di cura e la garanzia che i pazienti vengano trattati con dignità in ogni momento della degenza, può passare anche attraverso la negoziazione di

budget. Può apparire eterodosso indicare uno strumento di norma associato all’aridità delle cifre e del contenimento cieco delle risorse come soluzione ad un problema sociale, in realtà, come tutti gli strumenti, anche il budget è estremamente sensibile alle modalità di utilizzo. Nell’Azienda Ospedaliera dei Colli è in sperimentazione una metodologia di negoziazione degli obiettivi multilivello, che prevede differenti sezioni, legate ad obiettivi di performance sanitaria, organizzativi, comportamentali e, solo alla fine, economici. La performance sanitaria è indispensabile per rilevare comportamenti devianti dalla good practice (l’aspettativa di una cura adeguata e secondo standard internazionalmente accettati), gli obiettivi organizzativi tendono all’aspetto culturale di creare procedure via via più raffinate che progressivamente responsabilizzino gli operatori, ai differenti livelli, evidenziando ad un livello di volta in volta più alto le incongruenze che bloccano le sinergie per ottenere migliore efficacia con risorse adeguatamente allocate, la cui misurazione è delegata all’ultima sezione della scheda di negoziazione. Il maggior pregio della negoziazione budgetaria, tuttavia, è che, correttamente impiegata, costringe all’emersione i comportamenti negativi, scorretti non in quanto negativi di per se, ma perché inefficienti a livello di sistema. In altre parole, nel fluire dei processi complessi (e quelli sanitari lo sono in pieno), quasi sempre i difetti non sono nei singoli spezzoni di processo, ma nell’intersezione tra un sottoprocesso e l’altro. In pratica, il ricovero di ogni singolo paziente è caratterizzato da numerose attività

specifiche, tra cui la gestione del ricovero, la gestione delle analisi chimico cliniche, la diagnostica radiologica, le attività consulenziali specialistiche, la pianificazione delle sedute operatorie, la disponibilità di un numero adeguato di posti letto liberi in terapia intensiva, solo per citarne alcuni più evidenti. I sottoprocessi occulti sono però quelli che rallentano il processo complessivo o inducono ad errori gravi oppure riducono l’efficacia globale della cura al paziente. Ad esempio, se non è ben definito il criterio con il quale i differenti reparti [n] possono effettuare attività diagnostica (erogata da una pluralità di unità di diagnostica [m], quindi con un rapporto n-m), potrebbe verificarsi un rallentamento dei tempi di degenza, semplicemente per la discrezionalità lasciata dal sistema nella redazione delle liste di esecuzione degli esami. Viceversa, se viene preventivamente pianificata la disponibilità di esami per ciascun reparto, in modo strutturale su ciascuna settimana, tutto fluisce in modo regolare e senza tempi morti. Applicando tale banale cura a ciascuno degli aspetti meramente organizzativi, anche legati a titolo di esempio ai criteri di trasferimento dei pazienti secondo i livelli di cura decrescenti (preoperatorio, operatorio, postoperatorio di terapia intensiva e postoperatorio successivo), si rivelano inaspettate riduzioni dei tempi di degenza e un netto incremento della qualità dei risultati. L’attenzione al ripensamento dei processi porta, infatti, all’innalzamento del livello globale della qualità della cura, con un netto vantaggio per il cittadino ricoverato. In definitiva, l’adozione della negoziazione strutturata di budget, legata alla condivisione da parte dei valutati di un progetto globale di miglioramento continuo, in ottica di qualità, porta all’emersione di difetti strutturali che possono essere man mano corretti. Lo sviluppo della good practice fa si che le esigenze di monitoraggio siano indicate dagli stessi valutati, coscienti che “un occhio esterno”, che svolga un corretto arbitraggio super partes, possa più facilmente verificare il buon andamento dei processi condivisi tra differenti unità operative. La negoziazione condivisa del budget non è quindi uno strumento di coercizione, ma si rivela piuttosto un metodo di crescita comune che porta ad immediate ricadute sull’esperienza concreta di ciascun ricovero durante il periodo di fragilità legato alla malattia. Il processo, tuttora sperimentale, in atto presso l’Azienda dei Colli dimostra che un procedimento altrove spesso sterile ed asettico può, al contrario, rappresentare il collante per associare livelli di attività, decisionalità e progettualità apparentemente inconciliabili e confliggenti, sfociando in maggiore tutela sia per gli operatori che per i pazienti.


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Horizon 2020: Open to the World!

Rosa Nunziata Clinical Trial Coordinator Staff Direzione Generale Aziendale

“Per comune consenso delle sue popolazioni l’ Europa sta avanzando verso un’ era nuova, un’unione (…) in cui tutti porteranno il loro contributo a un’impresa comune i cui frutti sono destinati a espandere e a rendere più sicura la vita di tutti” Giuseppe Mazzini, 1853

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ORIZON 2020 - un nome che mette in moto un meccanismo evocativo abbastanza efficace: scrutare un “orizzonte”, sperimentando in maniera contrastante quel senso del limite, richiama in sé quell’atto d’intensa osservazione, principio base della scienza moderna. Bisogna navigare verso l’“orizzonte” per uscire dalla crisi, quell’orizzonte che non vuol più essere una linea irraggiungibile e indefinita, ma uno spazio concreto, fatto di ricerca e sviluppo, partenariati internazionali, progettazione impeccabile, competizione e ricerca dell’eccellenza. Al centro di questo nuovo “orizzonte” sono finalmente RICERCA e INNOVAZIONE, come produttori e moltiplicatori di eccellenza e dunque possono e devono tradursi in un vero “motore” dello sviluppo di un Paese. Nell’ottica di una Unione Europea (UE) più forte, più coesa, più competitiva, i programmi di sviluppo propongono come centrale – per il mondo della ricerca - la necessità di “fare sistema”, puntare sulla costruzione di una mentalità di competizione a livello continentale, acquisire più forza sullo scenario europeo specialmente nell’approccio ai fondi dedicati, ma soprattutto impegnarsi a 360 gradi nella creazione di nuove reti di collaborazione (partenariati pubblico-privato e/o pubblico-pubblico) in grado di stilare progetti che possano attrarre fondi rilevanti sui nostri territori. E le reti hanno bisogno anche di luoghi, fisici o virtuali, di incontro e confronto, incontri, seminari di approfondimento, attività di networking come occasioni per sviluppare modelli organizzativi e strategie di cooperazione, al fine di innescare azioni sinergiche tra gli attori della Ricerca e il Territorio, per favorire il trasferimento delle in-

novazioni e sostenere i processi virtuosi dello sviluppo economico e culturale, contribuendo così alla realizzazione dello Spazio Europeo della Ricerca, ERA. Da anni ormai, la progettazione europea offre una decisiva occasione per il potenziamento degli standard di sviluppo e innovazione, anche in vista di un allineamento tra i diversi paesi, oltre che per il rilancio dell’economia e per la competitività delle nostre imprese. In particolare, i Programmi Quadro rappresentano il principale strumento di attuazione della politica di ricerca dell’UE il cui obiettivo è quello di rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’industria comunitaria e favorire lo sviluppo della sua competitività a livello internazionale. Il finanziamento per la ricerca dell’UE nell’ambito dei precedenti programmi quadro ha già riunito scienziati e industria, sia all’interno dell’Europa che nel resto del mondo, per trovare soluzioni a una vasta gamma di sfide. Le loro innovazioni hanno migliorato la vita delle persone, aiutato a proteggere l’ambiente e reso l’industria europea più sostenibile e competitiva. Ad esempio, nell’ambito del programma Salute dell’UE, la Commissione Europea ha presentato, durante la Conferenza sul programma di Salute Pubblica tenutasi il 3 maggio 2012, la relazione Health for the EU in 20 success stories - una selezione di progetti di successo finanziati che coprono una vasta gamma di argomenti in materia di salute pubblica quali la nutrizione e gli stili di vita sani, la salute dei giovani, il cancro, le minacce sanitarie o informazioni sanitarie. Questi progetti dimostrano come il Programma di sanità abbia contribuito ad aumentare la consapevolezza sulle malattie cardiovascolari e il diabete, ad implementare lo screening del cancro per le donne o a sviluppare le risorse informative online sulle malattie rare e molto altro ancora. Tra questi 20 progetti figurano anche progetti gestiti da capofila italiani (l ‘Istituto Superiore di Sanità, la Regione Veneto, l’Università di Perugia, l’Osservatorio nazionale sulla salute della Donna di Milano) e progetti in cui partecipano partners italiani di eccellenza. L’esperienza maturata è stata essenziale per lo sviluppo di questo programma pioneristico: la Commissione Europea ha raccolto i loro suggerimenti e ha tenuto conto delle raccomandazioni degli Stati membri e del Parlamento europeo, nonché delle lezioni apprese durante i programmi precedenti. Il messaggio è stato chiaro: rendere HORIZON 2020 più semplice per gli utenti. E così è stato! HORIZON 2020, (http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/), punto di riferimento nella ricerca della UE che punta a costruire “l’eccellenza europea”, pone alle comunità scientifiche sfide ambiziose da

raccogliere per vincere nei settori a più alto potenziale di sviluppo scientifico, sociale e tecnologico. Si propone di contribuire a realizzare una società basata sulla conoscenza e sull’innovazione, orientata alla crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, secondo quanto delineato in Europa 2020, la strategia dell’Unione Europea per il decennio 2010 - 2020. L’adozione del più grande programma UE per la ricerca, HORIZON 2020, è un “momento storico’’, l’Unione Europea investe in Ricerca e Innovazione, per contribuire alla creazione di posti di lavoro e alla crescita economica. Questo é un treno che l’Italia non deve perdere, in particolare le regioni del mezzogiorno devono sfruttare a pieno questa occasione perché...Ricerca (e Innovazione) significa Crescita! Tra le principali novità di HORIZON 2020 ci sono regole più semplici di partecipazione al programma per università, aziende ed enti e maggiore focalizzazione sulle sfide che la società si troverà ad affrontare nei prossimi anni, tra cui la salute, l’energia pulita e i trasporti sostenibili. Un’attenzione particolare è riservata ad alcune questioni trasversali per tutte le priorità, che includono, per esempio: la parità di genere nelle carriere e nell’attività di ricerca; il contributo alla cooperazione tra l’Unione Europea e i suoi partner internazionali; la valorizzazione della innovazione; il ruolo delle scienze umane e socio-economiche nel rispondere ad alcune sfide della società; il sostegno alla realizzazione dello Spazio Europeo della Ricerca e dell’Unione dell’Innovazione. Infine, misure specifiche saranno destinate alle piccole e medie imprese (PMI) innovative che mostrano un’ambizione a sviluppare, crescere e internazionalizzarsi. A differenza del passato, per il periodo 2014 – 2020, con una dotazione di circa 70 miliardi di euro HORIZON 2020 riunisce in un unico programma di finanziamento le iniziative che, in precedenza, erano previste dal Programma Quadro per la ricerca e lo Sviluppo Tecnologico (FP7), dal Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP) e di quelle legate all’Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia (EIT). HORIZON 2020 rappresenta il principale strumento finanziario volto a rafforzare lo Spazio Europeo della Ricerca – che prevede la creazione di un’area comune in cui ricercatori, conoscenze scientifiche e tecnologie possano circolare liberamente – e ad attuare l’Innovation Union, l’iniziativa “faro” finalizzata a garantire la competitività dell’Europa nel contesto internazionale. L’eccellenza scientifica, l’industria competitiva e le sfide sociali sono al centro di


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spondere alla sfida sociale “Health, demographic change and wellbeing” e rappresenteranno un contributo importante alla strategia Europa 2020. Si pensi, ad esempio, a quanta importanza rivestirà il tema dell’invecchiamento della popolazione ed il miglioramento dei servizi alla persona per una società, quella europea, in cui la proporzione tra popolazione anziana e popolazione giovane si va lentamente invertendo. La scelta di focalizzarsi sulla “Personalizzazione della Salute e della Cura” (Personaling Health and Care - PHC) è determinata dall’invecchiamento della popolazione europea, dal crescente carico delle malattie trasmissibili e non e dalla ricaduta dovuta alla crisi economica. Questi fattori combinati stanno mettendo a rischio la sostenibilità e l’equità dei sistemi sanitari e di assistenza europei, per cui l’Europa spende già quasi il 10% del proprio PIL. La “Personalizzazione della Salute e della Cura” mira a creare opportunità per una reale ricerca d’avanguardia e innovazione radicale in risposta a tali sfide, sostenendo la traduzione dei risultati nella pratica clinica e più in generale nel mantenimento della salute e della qualità dell’assistenza, al fine di ridurre le disuguaglianze di salute e promuovere l’invecchiamento sano e attivo.

HORIZON 2020. Un finanziamento mirato contribuirà ad assicurare che le idee migliori siano commercializzate più velocemente e quindi usate nelle città, negli ospedali, nelle fabbriche, nei negozi e nelle case il più presto possibile. Eccellenza scientifica: mira a rafforzare e ampliare l’eccellenza della conoscenza dell’UE e a consolidare lo Spazio Europeo della Ricerca. Sosterrà la posizione della UE come leader mondiale nel campo della scienza, attraendo i migliori cervelli e aiutando i nostri scienziati a collaborare e condividere idee in tutta Europa. Aiuterà le persone di talento e le aziende innovative a migliorare la competitività europea, creando posti di lavoro e contribuendo a uno standard di vita migliore, a vantaggio di tutti. Leadership industriale: per fare della Europa un luogo più attraente per investire nella ricerca e nell’innovazione (compresa l’innovazione ecologica), promuovendo attività strutturate dalle aziende. In questo modo si incentiverà la realizzazione di grandi investimenti in tecnologie industriali essenziali e si favorirà la crescita delle aziende europee più innovative fornendo loro livelli adeguati di finanziamento. Sfide per la società: rispecchia le priorità della strategia Europa 2020 e affronta grandi preoccupazioni condivise dai cittadini europei e di altri paesi. La soluzione alle attuali sfide della società richiede necessariamente un approccio multidisciplinare; per tale ragione verrà stimolato il dialogo fra tecnologie e discipline diverse comprese le scienze

sociali e le discipline umanistiche, al fine di trovare, sperimentare, testare e diffondere nuove soluzioni. All’interno di queste grandi sfide si collocano aspettative e necessità che coinvolgono tutti, anche in relazione alla propria vita privata. La salute e il benessere per tutta la durata della vita per tutti, bambini, adulti e anziani, sistemi sanitari e assistenziali di alta qualità, economicamente sostenibili e innovativi nel quadro dei sistemi di welfare, nonché opportunità di nuovi posti di lavoro e di crescita costituiscono gli obiettivi del sostegno fornito alla ricerca e all’innovazione per ri-

HORIZON 2020 finanzia, inoltre, azioni di sostegno: al Centro comune di ricerca, il servizio scientifico interno della Commissione europea; all’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, l’organismo della UE con l’obiettivo di migliorare la capacità innovativa dell’Europa; e alle ricerche svolte nell’ambito del trattato EURATOM, che contribuisce alla condivisione di conoscenze, infrastrutture e fondi per finanziare l’energia nucleare. HORIZON 2020 è aperto a tutti - c’è un solo insieme di semplici regole e procedure da seguire - ciò significa che i partecipanti possono concentrarsi su quello che è veramente importante: RICERCA, INNOVAZIONE E RISULTATI. Questo approccio assicura che i nuovi progetti vengano lanciati velocemente e otten-


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gano risultati più rapidamente. Le regole sono pensate per garantire l’equità, proteggere i partecipanti e assicurare che il denaro pubblico sia impiegato in modo adeguato. Il programma viene attuato attraverso i cosiddetti bandi (“calls”) ovvero inviti a presentare proposte. Sono previsti unicamente due tassi di finanziamento: verrà coperto il 100 per cento dei costi diretti per i progetti di ricerca (tasso che si ferma al 70 per cento nel caso di azioni più vicine al mercato) e, per quanto riguarda i costi indiretti, il cofinanziamento è calcolato forfettariamente nel 25 per cento dei costi diretti ammissibili. Gli esperti chiamati a valutare le proposte dovranno basare il loro giudizio sull’eccellenza, il valore aggiunto europeo dell’iniziativa, l’impatto e la qualità, e l’efficienza dell’attuazione dell’idea progettuale presentata. La commissione europea ha dedicato un portale al programma “Horizon 2020” http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020. “Il programma comunitario per la ricerca HORIZON 2020 è certamente un sistema complesso e articolato, ma rappresenta una grande sfida per l’Italia, per l’Europa, per Tutti”. Il manager dell’A.O. dei Colli, dr Antonio Giordano, ha aperto così il seminario informativo dedicato a HORIZON 2020, che si è svolto la mattina del 24 settembre u.s., lanciando una sfida a tutti i colleghi: “dobbiamo essere in grado di costruire progetti concreti e qualificati per accedere a quante più risorse possibili… “È ora di mettersi all’opera, scendere in campo con progetti innovativi e idee vincenti, creare un contesto, sistemi di relazioni, reti, collegamenti, perché la sfida di HORIZON 2020 – importante per tutta l’Europa - è decisiva per il futuro dell’Azienda”. Un’azienda orgogliosa della propria tradizione, ma aperta all’innovazione; determinata a valorizzare la propria natura multidisciplinare e consapevole della propria missione pubblica, intesa come impegno e come risorsa”. “Se la Ricerca, l’Innovazione e, più in generale, la Conoscenza, dunque, sono – e sono sempre stati, d’altronde – i fondamentali strumenti che abbiamo a disposizione per rilanciare l’economia e la crescita, per l’emancipazione dei nostri bisogni – sottolinea il dr Giordano…HORIZON 2020, in quest’ottica, non può limitarsi ad essere un mero programma di finanziamento della Ricerca, ma l’ambizione deve essere più alta: un futuro in cui Scienza, Tecnologia, Ricerca e Innovazione concorrano concretamente alla costruzione della felicità individuale e collettiva”. La Direzione Strategica dell’Azienda Ospedaliera dei Colli si propone di essere una lente di ingrandimento per meglio evidenziare tutti quegli aspetti concreti che rendono difficile la realizzazione di questo intento e rivolge così un invito/appello a tutto il personale affinché partecipi al programma: “È arrivato il momento di “Allargare lo sguardo, allungare il passo, andare incontro al cambiamento”. Ora si può!”

HORIZON 2020 SFIDA SOCIALE :“Health, demographic change and wellbeing” http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/h2020/ SCADENZA

BANDO

BUDGET (€) DISPONIBILE

TEMATICA

17/12/2014

PHC-12-2014 Validazione clinica dei biomarcatori e/o dispositivi medico-diagnostici

66,1 milioni €: 6,61 M€ (fase 1); 58,17 M€ (fase 2); 1,32 M€ (mentoring e coaching fase 3)

Biomarcatori e dispositivi medico/diagnostici

PHC-09-2015 Sviluppo di vaccini 21/04/2015 per le malattie legate alla povertà e infezioni neglette: HIV/AIDS

21 milioni €

Vaccino HIV/AIDS

21/04/2015

PHC-15-2015 Ricerca clinica sulla medicina rigenerativa

35 milioni €

Medicina rigenerativa

21/04/2015

PHC-21-2015 Promuovere lʼinvecchiamento sano e attivo con lʼICT: diagnosi precoce dei rischi e intervento

21 milioni €

Invecchiamento sano e attivo

21/04/2015

PHC-25-2015 Sistemi ICT avanzati e servizi per la cura integrata

20 milioni €

ICT per cura integrata

21/04/2015

PHC-27-2015 Auto-gestione della salute e della malattia ed empowerment del paziente supportato dalle ICT

15 milioni €

Autogestione malattie/ empowerment paziente

PHC-28-2015 Autogestione della salute e malattia e sistemi di supporto decisionali 21/04/2015 basati su modelli predittivi computerizzati utilizzati dal paziente stesso

20 milioni €

Autogestione salute a malattia

10 milioni €

Servizi eHealth innovativi

20 milioni €

Digitalizzazione dati sanitari

45 milioni €: 4,5 M€ (fase 1); 39,6 M€ (fase 2); 0,9 M€ (mentoring e coaching fase 3)

Biomarcatori e dispositivi medico/diagnostici

21/04/2015

PHC-29-2015 Appalti pubblici di servizi e-Health innovativi

PHC-30-2015 Rappresentazione digitale dei dati sanitari per migliorare 21/04/2015 la diagnosi e il trattamento delle malattie

16/12/2015

PHC-12-2015 Validazione clinica dei biomarcatori e/o dispositivi medico-diagnostici


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“Parliamone tour” prosegue il suo giro per la città e termina la sua corsa al Monaldi Nuova veste per il bus che si amplia con lo spazio hospitality

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arte da piazza Dante la V edizione di “Parliamone Tour”. L’ormai noto appuntamento dell’Azienda dei Colli con le piazze napoletane inizierà la sua corsa il 1 dicembre e concluderà il suo giro al Monaldi il 15 dicembre con un evento finale ricco di iniziative. Il bus attrezzato per test e controlli, con a bordo una equipe multidisciplinare formata da medici, psicologi e psichiatri cambia veste e si arricchisce di uno spazio hospitality dedicato ad accogliere un maggior numero di persone in uno spazio più riservato ed accogliente. Non mancano le iniziative per avvicinare i giovani alla manifestazione: a bordo del bus viaggerà una makeup artists che, attraverso il facepainting userà i colori per trasmettere il messaggio di prevenzione, verrà poi chiesto ai partecipanti di girare un video che descriva la loro idea di salute. L’iniziativa, sponsorizzata da Unicredit e patrocinata da Provincia, Regione, Comune, Ordine dei Medici e Ufficio Scolastico Regionale rientra in un progetto sociale che l’Azienda dei colli persegue dal 2010 e che mira a proporre l’azienda ospedaliera come soggetto attivo sul territorio, portatrice di un modo nuovo di vivere e pensare la salute. L’idea è quella di una Sanità che punta sull’apertura degli ospedali alla città, portando i medici sul territorio affinché si attui quel progetto di promozione della salute che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla. La salute, dunque, intesa come un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche. Il programma di Parliamone Tour prevede l’organizzazione di giornate tematiche dedicate a diverse branche della medicina: si partirà con un focus sulle malattie infettive e a trasmissione sessuale, proseguendo con oncologia, pneumologia, cardiologia, area ortopedico – riabilitativa. Quest’anno, inoltre, sarà possibile eseguire anche un check up percettivo del corpo, un percorso messo a punto dal dr. Giuseppe Nardini, direttore f.f. dell’ Unità di Psichiatria e per l’integrazione delle cure e condotto dalla dr.ssa Simona Lisi esperta in estetica della corporeità. Ad ogni incontro, le persone che si avvicineranno al bus, avranno la possibilità di effettuare un un colloquio informativo con lo specialista e, laddove necessario, saranno indirizzati a maggiori approfondimenti attraverso un sistema di prenotazione di visite che saranno successivamente effettuate presso gli ambulatori ospedalieri. Le vi-

site potranno essere eseguite senza impegnativa e senza il pagamento del ticket in specifici giorni. Questi open day saranno svolti in orari pomeridiani per non accavallarsi con gli appuntamenti ambulatoriali degli ospedali coinvolti. Sul bus non mancheranno i mediatori culturali di Insieme per la vita, associazione che collabora attivamente con l’Azienda dei Colli, per l’abbattimento delle barriere linguistiche culturali e per avvicinare le persone straniere ai servizi ospedalieri. Le informazioni dettagliate sulle tappe del bus sono disponibili sul portale aziendale http://www.ospedalideicolli.it/ L’evento del 15 dicembre al Monaldi La giornata conclusiva del viaggio di Parliamone tour culminerà in un evento ricco di iniziative che si terranno negli spazi esterni dell’ospedale Monaldi. Dalle 9 del mattino fino al pomeriggio inoltrato il bus proseguirà la sua opera di informazione e promozione della salute, Saranno presenti specialisti di ognuna delle discipline che

hanno tematizzato le giornate del viaggio itinerante e sarà proiettata una rassegna di foto scattate in questa edizione e durante le precedenti, le attività coinvolgeranno anche gli operatori sanitari, come nel caso dell’esperienza di movimento somatico e anatomia percettiva, che nella giornata del 15 sarà loro dedicata: si proporranno esercizi di immaginazione guidata, movimento somatico, tocco e sonorizzazione. L’evento rappresenterà anche l’occasione per lanciare il progetto “Piatto di Salute”, campagna educativa ed informativa pianificata dall’Azienda dei Colli in collaborazione con il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Università Federico II e realizzata grazie all’attiva partecipazione di insegnanti e studenti degli istituti alberghieri napoletani. Durante la giornata, infatti, saranno allestite cucine da campo e gli studenti si misureranno nella preparazione di ricette “salutari” che saranno poi sottoposte alla valutazione di una apposita giuria che ne decreterà la migliore. La promozione di interventi di educazione alimentare rientra a pieno titolo tra le strategie di educazione alla salute, la partecipazione dei giovani, poi, rappresenta una ulteriore opportunità per la diffusione di stili di vita correttivi e protettivi.


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Focus on 1 dicembre Giornata Mondiale contro l’AIDS

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l viaggio di “Parliamone Tour” ha inizio in una data particolare: il 1 dicembre: Giornata Mondiale per la lotta all’AIDS e da inizio al suo percorso di promozione della salute affrontando proprio la tematica delle malattie infettive e a trasmissione sessuale. L’obiettivo del bus itinerante è quello di raggiungere quante più persone possibile, per lo più giovani, per i quali l’informazione è l’unica vera arma contro la diffusione del virus. Un giovane su tre non considera l’AIDS un rischio reale e ritiene che “non faccia più vittime”. Solo il 35% dei ragazzi e delle ragazze in Italia, nonostante sappiano perfettamente che la via di trasmissione principale è quella sessuale, non usa abitualmente il preservativo e appena il 29% dichiara di aver fatto il test dell’Hiv. Questi gli allarmanti dati rilevati da un sondaggio effettuato nel 2013 dalla Doxa su iniziativa della Cesvi. Oggi i farmaci antiretrovirali costano meno di un tempo, esistono più centri per la diagnosi e i trattamenti e nuovi modelli di cura più accessibili ai pazienti. Nei posti in cui le persone possono accedere a questi servizi, il numero delle nuove infezioni diminuisce ogni anno. I risultati positivi però hanno trasformato quella che era una condanna a morte in una malattia cronica gestibile, per chi segue il trattamento. Non dimentichiamo, però, che in Italia le persone contagiate da Hiv nel 2012 sono state

quasi 4000. Si tratta di casi diagnosticati, e non è dato sapere quale sia il sommerso di questo virus, quante persone cioè ne siano portatrici senza saperlo. Si tratta di una malattia che è ormai divenuta cronica, ma non per questo meno insidiosa. L’Azienda dei colli, attraverso l’attività della sezione di screening in anonimato dell’ospedale Cotugno, è in prima linea nella lotta all’Aids e l’attività di “Parliamone Tour” rientra in una più ampia campagna di sensibilizza-

zione e prevenzione. Quest’anno, accanto all’attività di informazione sarà effettuata anche una distribuzione di preservativi, messi a disposizione dall’associazione NPS (network persone sieropositive) e soprattutto sarà possibile effettuare il test rapido salivare per la diagnosi da HIV. Si tratta di una metodica diagnostica di recente introduzione in Italia, che permette una rilevazione più semplice e veloce del prelievo ematico.

Il test rapido salivare per la diagnosi di infezione da HIV Miriam Gargiulo Dirigente ff VIII divisione Ospedale Cotugno

La diagnosi di infezione da HIV si pone ricercando la presenza degli anticorpi contro HIV in vari liquidi corporei. Il test salivare rapido, di recente introduzione in Italia, è un nuovo sistema che rende più facile la rilevazione rapida dellʼinfezione da HIV. Il test, non invasivo, ha unʼelevata accuratezza diagnostica pari a quella ottenuta con i test immunoenzimatici utilizzati abitualmente per la diagnosi su prelievo ematico. Il test negli Stati Uniti può essere utilizzato anche da un soggetto al proprio domicilio e si acquista anche nei supermercati. In Italia può essere gestito solo da personale sanitario e può essere utilizzato per ottenere una diagnosi rapida in situazioni di emer-

genza o in condizioni ambientali non convenzionali come camper stradali collocati in zone frequentate da persone potenzialmente a rischio le quali non si sottoporrebbero facilmente a prelievo di sangue. Il test si pratica semplicemente passando una spatolina sulle gengive del soggetto da testare e ponendo poi la stessa in un liquido rivelatore. Il risultato del test si ottiene dopo appena 20 minuti, mentre il sanitario può operare un counselling in-

formativo-preventivo. Ciò permette una diagnosi e un avvio immediato ad ulteriori indagini. Una su sei persone che vivono con lʼHIV non ne è consapevole. Ciò significa che la persona non diagnosticata avrà una diagnosi tardiva e non sarà curata adeguatamente e per tempo. Inoltre potrà trasmettere inconsapevolmente il virus HIV ad altri individui. Le popolazioni a rischio di infezione (gay e bisessuali, pazienti con malattie a trasmissione sessuale, tossicodipendenti per via venosa, persone che praticano sesso promiscuo) dovrebbero essere testate almeno una volta allʼanno. Spesso però per i più svariati motivi è difficile raggiungere queste popolazioni a rischio ed è difficile sottoporli al test per determinare la presenza degli anticorpi contro lʼHIV. La diagnosi è inoltre il primo passo verso la prevenzione perché permette la modifica dei comportamenti a rischio. Eʼ infatti dimostrato che il 75% dei soggetti che sa di essere infetto dopo aver saputo della propria infezione da HIV cambierà il proprio comportamento.



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Seminare ortaggi in ospedale per sradicare pregiudizi Giuseppe Nardini Direttore ff. UOC Psichiatria e per l’integrazione delle Cure

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n’orto in ospedale, un piccolo spazio ricavato su un pianerottolo di cemento all’ingresso della struttura, vasi a terra e vasetti sospesi, aggrappati ad una balaustra ricavati da bottiglie di plastica e decorati a mano dai ragazzi di un quartiere periferico dell’altra parte della città, qualche pianta di ortaggi e di aromatiche curate da persone che si rivolgono all’ospedale Cotugno per le loro cure. È partita così l’esperienza dell’ortocultura in ospedale a Napoli. Il seme è stato piantato alla fine di giugno scorso al Cotugno e l’intento è quello di propaghare/disseminare gli orti si al Monaldi che al CTO. L’esperienza dell’istallazione di orti in ospedale e dell’orto-terapia non è la prima in Italia, varie esperienze si registrano in diversi ospedali e soprattutto in strutture sanitarie intermedie di riabilitazione psicosociale. “Disseminazione assistita” è prima esperienza a Napoli che si tiene in un ospedale pubblico. Si parte con l’inseminazione in vaso ad ortaggi, aromatiche e piante ornamentali. Ogni pianta è corredata da una scheda tecnica che, con linguaggio semplice, offre indicazioni nutrizionali, di coltivazione e proprietà curative specifiche. L’esperienza si pone l’obiettivo di sviluppare nel luogo deputato alla cura (l’ospedale) la capacità di prendersi cura da parte dei pazienti degli spazi della struttura. L’istallazione, realizzata all’ingresso dei gli ambulatori di psichiatria, nutrizione clinica e odontoiatria dell’ospedale Cotugno in parte a terra, in vaso, ed in parte sospesa è stata realizzata dall’associazione “Arteteca”, come conclusione di un progetto formativo condotto nell’area di Ponticelli con gli studenti dell’istituto tecnico industriale statale Marie Curie. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Rotary Club Napoli Est e con il sostegno del Gruppo Partenopeo, ha sviluppato nell’anno 2013/14 il laboratorio intitolato “L’Orto Zero”, per l’approccio creativo all’orticoltura urbana con gli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Marie Curie di Napoli, che ha sede nel quartiere Ponticelli. L’esperienza degli orti urbani Gli orti urbani sono realtà di agricoltura partecipata e di autoproduzione in contesti urbani, dove solitamente non si immagina possibile coltivare. Un appezzamento di risulta tra edifici, un giardino condominiale, un terrazzo di copertura di un grande palazzo, un’aiuola di una piazza pubblica, un piccolo balcone; gli orti urbani educano a pratiche ambientali sostenibili, rispondono all’esigenza di “fare comunità” e costitui-

scono dei micro-polmoni verdi in città. Ai motivi di economia domestica che spingono 21 milioni di italiani ad avvicinarsi agli orti urbani (dati Censis-Istat 2013) si sommano quelli salutistici, come il volersi garantire cibo sano da offrire a se stessi e agli altri, o anche la voglia di voler trascorrere più tempo a contatto con la natura. Una tendenza che si accompagna anche a un diverso uso del verde privato, con i giardini e i balconi delle abitazioni che sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di legumi da raccogliere all’occorrenza. Dall’orto portatile a quello verticale, dall’orto “riciclabile” a

quello in terrazzo, da quello rialzato a quello didattico, ma anche l’orto urbano e le tecniche di “guerrilla gardening” che possono essere adottate da quanti non hanno spazi disponibili per piantare ortaggi e frutta nei terreni disponibili nei centri delle città. Gli “hobby farmers” (è così che vengono detti questi 21 milioni di italiani) sono una fascia di popolazione composta da giovani e anziani, da esperti e nuovi appassionati, che coltivano piccoli appezzamenti famigliari, strisce di terra lungo ferrovie, parchi e campi di calcio, balconi e terrazzi arredati con vasi di diverse dimensioni o piccole aree con acqua e piccoli capanni per gli attrezzi messi a disposizione dai Comuni o da Enti pubblici.


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formazione

Dalle periferie all’ospedale Il progetto in questione nasce dall’idea di avvicinare un gruppo di giovani a questa tendenza green. Parte dal contesto della periferia Napoli Est, quartiere di Ponticelli: stradoni a scorrimento veloce, cemento e degrado. Nelle immediate vicinanze del Lotto 0, quartiere simbolo del non-luogo frutto della ricostruzione folle e spietata delle periferie, nasce l’idea de “L’Orto Zero”, un laboratorio per avvicinare alla conoscenza e al piacere del coltivare la terra, con nozioni teoriche e pratiche di orticoltura urbana e successiva realizzazione di schede pratiche di coltivazione. Ed è grazie al contributo del Rotary Club Napoli Est che il

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progetto parte presso il Centro Territoriale per la Creatività Urbana. Gli studenti del corso di tecnologie alimentari dell’Istituto Tecnico Industriale Marie Curie di Napoli erano i ragazzi idonei da coinvolgere nell’impresa, poiché essi, con l’input di alcune insegnanti illuminate, coltivavano da tempo un piccolo orto tradizionale nel recinto della scuola. Ogni ragazzo ha avuto la possibilità di seminare e coltivare un mini orto in cassetta con metodi di agricoltura biologica, curarlo e seguirne la crescita nel corso dei mesi. Attraverso l’attività di ricerca, di progettazione e di ideazione delle schede grafiche e la successiva coltivazione delle piantine, i ragazzi hanno sviluppato un grande senso affezione al verde coltivato e ne hanno avuto grande cura. Successivamente i ragazzi sono stati condotti verso l’installazione di un orto urbano nel centro cittadino, portando quindi l’esperienza maturata in periferia verso il centro e quindi all’interno di un ospedale come il Cotugno che è collocato all’estremo opposto della città rispetto al quartiere di ponticelli. L’orto in ospedale e i pazienti che lo curano Realizzato negli spazi del Cotugno, con il coordinamento dell’UOC di Psichiatria per l’integrazione dei percorsi di Cura, l‘orto è affidato ora alla cura di persone in cura presso l’ospedale ed ospiti delle case famiglia Masseria Raucci (Ponticelli) e Riario Sforza (Camaldoli). L’ospedale, con questa realizzazione si offre come terminale di un percorso, diventando punto di snodo di una relazione con il territorio. Si punta così a creare, sostenere e sviluppare uno scambio tra l’interno della struttura ospedaliera e il contesto sociale circostante e, nella realizzazione e conduzione dell’esperienza, un ribaltamento dello schema consueto della cura ovvero saranno le persone ammalate a dare Cura alla struttura deputata favorendo e sviluppando quelle capacità riparative personali che nella malattia sembrano lese o perdute. Nel favorire il passaggio di testimone però si assiste all’incrocio di paure e pregiudizi: ambiente/contaminazioni/ inquinamento; periferie/marginalità, malattie sessualmente trasmissibili/peste/appestati. Cercando di cogliere la sfida insita nelle contaminazioni si lavora, attraverso l’incontro tra le persone, e la formazione dentro e fuori dell’ospedale, per il superamento delle paure. Scambio, dono, empowerment sono le dimensioni tra le quali si sviluppa il programma, portando anche l’attenzione al cibo e al rapporto con l’ambiente attraverso l’autoproduzione, con la riduzione degli sprechi e sfatando i pregiudizi sulle coltivazioni nell’atmosfera urbana o sui portatori di malattie infettive. Prospettive Ulteriori passi saranno la realizzazione di una spazio attrezzato nei pressi del secondo ingresso (quello degli operatori del Cotugno), la realizzazione di asse verde di coltivazione dentro la struttura negli spazi destinati all’attesa dei degenti e visitatori e quindi la propagazione dell’esperienza agli altri due ospedali attraverso il coinvolgimento degli operatori ospedalieri e delle associazioni di volontariato e dei pazienti.


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Pluralismo, diversità e identità: un approccio multidisciplinare alla malattia

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on la “Prostate Cancer Unit” nasce al Monaldi la prima esperienza di cooperazione multidisciplinare in uro-oncologia. Obiettivo dell’iniziativa è l’idea di promuovere l’applicazione del concetto di multidisciplinarietà alla gestione dei pazienti affetti dalle neoplasie urologiche per favorire la nascita di una “nuova” figura di specialista che, pur mantenendo la propria afferenza alla disciplina di origine, fosse motivato a superarne le barriere di tipo attitudinale, culturale ed operativo, per sviluppare interessi e competenze specifiche nel settore della patologia urologica. Nel tentativo di superare ogni possibile contrapposizione generata dal diverso ruolo professionale e nell’interesse del paziente, cui sarà garantita la più appropriata scelta terapeutica, la “Prostate Cancer Unit” consente di innalzare la continuità, la coerenza e l’efficacia dell’iter diagnostico, abbreviandone anche i tempi. Il punto di vista dell’oncologo: di Luigi Leo Dirigente Medico della UOC Oncologia – Ospedale Monaldi Nasce all’Azienda dei Colli di Napoli, presso l’Ospedale Monaldi, la “Prostate Cancer Unit”. L’iniziativa prende il via su proposta degli oncologi e degli urologi del Monaldi, che nei giorni 13 e 14 novembre si sono riuniti in un convegno dedicato al tema dei tumori del rene e della prostata. A parte il confronto tra urologi e oncologi, che peraltro figurava quale sottotitolo dell’evento, l’incontro ha visto la partecipazione, tra gli altri, di radioterapisti, radiologi, medici nucleari, anatomopatologi, patologi clinici, esperti di metodologia clinica, biologi, psiocologi, sociologi e fisioterapisti provenienti da tutta Italia. Il team costituente la “Prostate Cancer Unit” deve prevedere la presenza di tutte queste figure specialistiche che, ognuno per quanto di competenza, esprimeranno un giudizio finale sull’iter diagnostico e terapeutico dei singoli casi clinici. Al convegno, di alto contenuto scientifico, ha preso parte il sen. Raffaele Calabrò quale rappresentante istituzionale e i vertici aziendali dell’Azienda dei Colli, il dr. Antonio Giordano, Direttore Generale, il dr. Nicola Silvestri, Direttore Sanitario aziendale e dr. Cosimo Maiorino, Responsabile della Direzione Medica del CTO. L’approccio multidisciplinare è un tentativo di risposta alla complessità e alla multifattorialità della patologia oncologica e rappresenta uno strumento indispensabile nei più accreditati centri di cura, fornendo ai pazienti la massima garanzia di ottenere un indirizzo diagnostico-terapeutico appropriato per condizioni cliniche e stadio di malattia, in accordo alle più prestigiose linee guida internazionali in campo uro-oncologico. La “Prostate Cancer Unit” prevedendo un’

Il punto di vista dell’urologo: di Francesco Uricchio Direttore UOC Urologia Ospedale Monaldi

équipe di lavoro composta da diverse professionalità, attraverso la condivisione delle competenze e degli strumenti appartenenti alle differenti professioni, nonché un adeguato investimento di tempo e di energie nella discussione d’équipe, consente di formulare valutazioni diagnostiche multiassiali, mettendo insieme, con un movimento di integrazione le osservazioni provenienti da distinti punti di vista. Questo metodo di lavoro si traduce in un risparmio di tempo e di risorse per i pazienti, ma soprattutto in un significativo miglioramento della prognosi, con aumento della sopravvivenza di circa il 25% rispetto a casi non discussi in team multidisciplinare. L’obiettivo è di creare una proposta di intervento che tenga in debito conto la struttura di personalità del paziente e gli elementi situazionali, le resistenze, le risorse, i fattori protettivi e di rischio, proponendo interventi differenziati a seconda della fase della patologia e dello spazio predisposizione del paziente. Gli interventi non integrati rischiano di essere poco coerenti l’uno rispetto all’altro, ridondanti su certi versanti e magari insufficienti su altri, facilmente si sovrappongono e talvolta arrivano ad essere contrastanti. Ne deriva una notevole dispersione di risorse e di energia sia dei terapeuti sia del paziente (e del suo contesto), con il rischio di rafforzare i meccanismi di scissione e di favorire il mantenimento dello status quo. Il modello multidisciplinare, invece, elevando gli standards di offerta di salute al cittadino, consente anche una non trascurabile ricaduta sull’organizzazione, agendo sulla migrazione sanitaria verso altre regioni, fenomeno che ancora oggi, immotivatamente, registra numeri elevati con ripercussioni economiche negative per la Sanità campana che, è appena il caso di ricordarlo, è in piano di rientro dal 2007.

La cooperazione tra urologi ed oncologi, che di fatto avviene regolarmente nella pratica quotidiana, è stata sancita dal congresso appena tenutosi a Napoli presso l’hotel “Royal” il 13 e 14 novembre in cui gli urologi e gli oncologi hanno insieme discusso su due temi di grossa attualità: il carcinoma renale e prostatico, addivenendo alla conclusione che la discussione multidisciplinare porta indiscussi vantaggi per la cura del paziente molto più di quanto non possa fare un singolo specialista. Per tale motivo mercoledì 19 novembre avrà luogo la prima riunione multidisciplinare sul carcinoma prostatico che di fatto inaugurerà la prima “PROSTATE CANCER UNIT” del sud Italia. E’ nostra intenzione creare una struttura valida che possa unirsi alle altre 4 già esistenti in Italia (Bergamo, Bologna, Como e Milano) che sono da considerarsi strutture pilota. Tali strutture esistono in tutto il mondo; nel 1994 sono nate in UK, poi in Canada, USA, Francia, Spagna e Germania. Il moderno trattamento del tumore prostatico include tutti gli aspetti che superano le competenze del singolo specialista. L’approccio di un team multidisciplinare al paziente con Ca prostatico, migliora le decisioni riguardo diagnosi, trattamento e supporto al paziente stesso che deve essere considerato il “centro” intorno al quale poi costruire un network di professionisti per superare quella grave inadeguatezza della “presa in carico” del paziente, dovuta ad insufficiente comunicazione tra i vari specialisti e tra gli stessi ed il medico di base. E’ stato dimostrato come sono spesso presenti discordanze su diagnosi e trattamenti in particolare per le situazioni cosiddette “border-line” e per i pazienti con co-morbidità: il 28,3% dei pazienti studiati in una “prostate-unit” ha cambiato linea di trattamento. Urologi, oncologi e radioterapisti giocano un ruolo fondamentale nella gestione del paziente con il cancro prostatico, ma ognuno ha una sua “forma-mentis” ed utilizza la propria cultura monospecialistica, non sempre sufficiente alla gestione di quel paziente. L’approccio clinico multidisciplinare per il Ca prostatico presenta tutte le opzioni terapeutiche in modo da poter scegliere la più indicata al singolo caso, basandosi su evidenze scientifiche, caratteristiche del paziente e della malattia, nonché delle aspettative del paziente stesso. Io credo che oggi con tutte le opzioni cliniche e terapeutiche che abbiamo a disposizione, il segreto della cura del paziente e’ Prendersi cura del paziente! Con queste intenzioni mi auguro che la “PROSTATE-CANCERUNIT” possa nascere e crescere nel migliore dei modi possibili superando i primi ostacoli iniziali e salvaguardandosi da quelli che verranno fuori con la crescita.


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speciale forum Pa 2013

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Gamma Camera SPECT/TC nei nuovi locali di Medicina Nucleare del Monaldi I sistemi diagnostici integrati hanno dimostrato il loro valore clinico

Pietro Muto Direttore U.O.C. Medicina Nucleare

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egli ultimi decenni la Medicina Nucleare è stata caratterizzata da una straordinaria evoluzione strettamente connessa allo sviluppo tecnologico fornendo un utile supporto alla diagnosi clinica. Le metodiche di medicina nucleare, infatti, possono fornire importanti informazioni sul metabolismo corporeo e sulla biologia cellulare, generando immagini funzionali non ottenibili con altre tecniche diagnostiche. Notevoli progressi sono stati compiuti in anni recenti sia nel campo dei radiofarmaci sia in quello degli apparecchi di rilevazione. La cosiddetta ‘‘diagnostica convenzionale’’ impiega radiofarmaci gamma-emittenti (detti anche a singolo fotone) e come apparati di rilevazione le gammacamere in configurazione planare o tomografica SPECT (acronimo dell’inglese Single Photon Emission Computerized Tomography); I sistemi diagnostici integrati hanno dimostrato il loro valore clinico soprattutto in campo oncologico, ma le applicazioni si sono estese anche in campo cardiologico e neurologico. La SPECT/TC, tecnica ormai ampiamente disponibile, ha varie applicazioni: 1) ONCOLOGIA: – ricerca del linfonodo sentinella: la tecnica SPECT/TC migliora l’accuratezza diagnostica permettendo una corretta localizzazione anatomica dei linfonodi e la visualizzazione di linfonodi non evidenziati dalla tecnica planare, in particolare vicino alla sede dell’iniezione; – diagnostica dei secondarismi scheletrici l’imaging ibrido SPECT/TC consente di migliorare la sensibilita` e la specificita` della metodica e, in particolare, fornendo una corretta localizzazione anatomica delle lesioni, permette una corretta diagnosi di lesioni indeterminate all’imaging planare; – imaging dei tumori neuroendocrini (NET): l’imaging ibrido SPECT/TC nei NET permette infatti una migliore localizzazione anatomica delle lesioni, l’esclusione di lesioni in sedi di fisiologico accumulo del radiocomposto e l’identificazione di lesioni aggiuntive, apportando talvolta una modificazione nella gestione clinica del paziente;

2) NEUROLOGIA: grazie allo studio di processi biologici quali il flusso ematico cerebrale, il metabolismo glucidico e l’attività di diversi enzimi, le metodiche medico-nucleari danno informazioni circa la diagnosi, la prognosi e la risposta al trattamento in vari disturbi neurologici tra cui l’epilessia, le demenze, i disturbi motori e le neoplasie cerebrali 3) CARDIOLOGIA: la SPECT rappresenta la metodica non invasiva maggiormente utilizzata nella valutazione della perfusione miocardica. I radiofarmaci SPECT disponibili permettono di studiare la perfusione miocardica in quanto sono caratterizzati da una rapida estrazione a livello del miocardio e da una captazione proporzionale al flusso ematico.

Medicina Trasfusionale: un sistema di Qualità Bruno Zuccarelli Direttore U.O.C. Medicina Trasfusionale

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rima a conseguire la Certificazione di Qualita’ nell’allora Azienda Ospedaliera Monaldi l’ Unità Operativa Complessa di Medicina Trasfusionale persegue, nell’attuale Azienda dei Colli, la finalità di mantenere uno standard operativo alto avendo confermato per il decimo anno consecutivo tale risultato con “Certiquality”, una delle Aziende di Certificazione più importanti in Italia. La certificazione di qualità ha un significato particolare in quanto essendo richiesta dall’U.O.C. stessa e, non essendo imposta da un organismo terzo, riflette la volontà dello stesso personale a ben operare ed ad accettare le “non conformità” come momento di crescita. Ma ben altro compito aspetta la U.O.C. di Medicina Trasfusionale. Infatti Il settore trasfusionale è tenuto all’osservanza di un imponente corpus di norme legali di matrice sia nazionale sia europea che, fra l’altro, prevedono che, entro il 31 dicembre 2014 , tutte le Strutture Trasfusionali ospedaliere (ST) e tutte le Unità di raccolta (Udr) gestite dalle associazioni di volontariato, siano conformate ai requisiti qualitativi previsti dalle norme stesse. Tali requisiti sono stati armonizzati e dettagliatamente definiti con l’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010. Il percorso disegnato dal Decreto legislativo 20 dicembre 2007, n. 261, che ha recepito la direttiva comunitaria 2002/98/CE e

dall’Accordo del 16 dicembre 2010, prevede che la conformità ai requisiti qualitativi sia conseguita attraverso i processi regionali di autorizzazione e accreditamento, con l’obbligo in tutte le Regioni e Province autonome di verificare in loco le suddette strutture almeno ogni due anni, avvalendosi dei team di verifica regionali integrati da almeno un valutatore iscritto in un elenco nazionale di valutatori specificamente qualificati a cura del Centro Nazionale Sangue (CNS). Allo stato attuale la struttura ha superato sia una Visita Ispettiva conto terzi da parte della Kedrion (industria che riceve il plasma raccolto dall’unità e lo trasforma in Plasma Safe, più sicuro per il ricevente) sia due visite ispettive per l’Accreditamento Regionale. Si attende una terza visita all’inizio del prossimo anno per il conferimento definitivo dell’accreditamento che avrà durata biennale. Il lettore potrà domandarsi perché vi sia tanta attenzione e normativa per il settore trasfusionale; la risposta sta nel fatto che dal 1 gennaio 2015 il plasma sarà assimilato al farmaco e, pertanto, nella sua produzione e stoccaggio dovrà osservare le stesse regole che governano l’azienda farmaceutica, anche se più attenuate, in quanto lavoriamo in circuito chiuso a partire dal salasso al donatore. Tuttavia dovranno essere osservati rigorosi controlli di qualità su emocomponenti, strumenti e locali e sulla qualificazione del personale. L’ Unità Operativa Complessa di Medicina Trasfusionale del Monaldi, inoltre, è stata chiamata dalla Regione ad un impegnativo compito: lavorare tutte le unità di sangue raccolte nel comprensorio della provincia di Napoli, assicurandone la qualità e la rispondenza ai parametri di qualità stabiliti dalle normative europee e nazionali.


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L’INTERVISTA Cinema e Comunicazione in Sanità Intervista alla dr.ssa Maria Paola Garofalo

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ottoressa Garofalo, lei fa parte del Comitato Etico congiunto Azienda dei colli e S.U.N., in quanto rappresentante dell’Associazione di volontariato Koine’-Insieme con l’ammalato, vorremmo parlare con lei del Convegno “Cinema e Comunicazione in Sanità” tenutosi il 12 novembre presso l’Aula Magna dell’Ospedale Monaldi. Il comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria S.U.N. - Azienda dei Colli, continuando quanto già attuato nel Comitato Etico dell’Azienda dei Colli, desidera dare il proprio contributo oltre le sperimentazioni: “promuovendo iniziative di orientamento delle attività medico-assistenziali, al fine di tutelare la sicurezza, l’integrità somato-psichica, i diritti, la dignità ed il benessere della persona umana e di incrementare la qualità dei trattamenti sanitari ed in genere delle prestazioni sanitarie, promuovendo l’umanizzazione e la personalizzazione”. (art. 1 del Regolamento del C. Etico) Abbiamo già trattato, in un primo seminario, l’argomento relativo alla Terapia del dolore, questa occasione ci da l’opportunità di affrontare il delicato tema del rapporto tra il mondo sanitario e il paziente, argomento non certo nuovissimo ma, secondo noi, sempre attuale. Si parla, in genere, di rapporto medico-paziente, voi avete voluto puntare l’attenzione sull’organizzazione come interlocutore dell’ammalato, ampliando dunque il discorso a problematiche che non si esauriscono in un rapporto duale ma che coinvolgono l’intera struttura sanitaria, come mai? Perché è ancora valido quanto affermato da Perino nel 2002: “Oggigiorno gli operatori sanitari si trovano a lavorare tra mille difficoltà dovute a carenze di organico, scarsità di risorse, mutato rapporto con i pazienti”, senza tralasciare che l’ amplificazione di quello che accade nel mondo sanitario da parte dei media che non aiuta chi ci lavora perché sottolinea, quasi sempre, solo gli aspetti negativi. La buona sanità di tutti i giorni non fa notizia!Eppure, nella nostra esperienza di volontari ospedalieri incontriamo spesso professionisti seri e preparati che amano il proprio lavoro e cercano di svolgerlo al meglio, nonostante le varie difficoltà.Per questa ragione, in seno al Comitato Etico abbiamo pensato di organizzare un incontro che, approfondendo la questione, potesse dare più forza a tutti i validi professionisti della sanità delle nostre due Aziende. Abbiamo però visto che avete scelto di trattare il tema utilizzando una modalità inusuale, i lavori hanno condotto i partecipanti in un percorso multidisciplinare, tra visione di film e commenti di professionisti, dandogli un taglio didattico pratico ed esperenziale.

Si, abbiamo scelto di utilizzare la tecnica di comunicazione del cinema, utilizzandola in ottica formativa, come strumento di lettura del reale. Prendendo spunti dalle pellicole proiettate e commentate dai nostri relatori, è stato più semplice riflettere insieme, fissando la nostra attenzione su quegli aspetti che, a volte, proprio le difficoltà dell’assistenza, ci fanno dimenticare o non ci fanno cogliere. I protagonisti dei film ci hanno spinto a porci una domanda: “Sappiamo intuire i sentimenti delle persone che curiamo, oltre i sintomi fisici?” Ci siamo soffermati a considerare la nostra capacità dell’ascolto dell’altro, la nostra capacità di condivisione. Una buona condivisione giova alla guarigione ed è anche un ottimo strumento per allontanare scatti di rabbia o di aggressività da parte del paziente che, sentendosi accolto, mitiga le proprie emozioni. Oltre agli ovvi vantaggi per l’ammalato e per la propria famiglia, ritiene che una buona comunicazione, abbia ricadute anche sulla struttura di riferimento? Un paziente insoddisfatto delle cure ricevute o del mancato rapporto con gli operatori sanitari, diventa un potenziale nemico dell’ospedale, pronto a tentare di rivalersi con pratiche legali e talvolta, addirittura con aggressioni fisiche, del trattamento da lui ritenuto ingiusto. Un buon rapporto con il medico e con l’infermiere allontana anche le denunce per malpractice. Inoltre, una buona relazione evita che il personale di assistenza si ponga su una linea difensiva, adottando procedure diagnostiche e terapeutiche non necessarie, al fine di tutelare se stessi dal punto di vista medico-legale. Quali sono le azioni correttive che, a suo avviso, l’organizzazione sanitaria dovrebbe mettere in pratica per agevolare un buon rapporto con l’utenza? Al fine di instaurare una buona relazione è certamente necessaria la formazione di medici ed infermieri ma, è altrettanto importante, che l’assistenza venga svolta in ambienti strutturalmente idonei e il personale abbia a disposizione gli strumenti tecnici per praticare la propria attività di assistenza. Tutti sogniamo, senza per questo scusare atteggiamenti frettolosi e sgarbati disattenti del personale, ospedali organizzati e accoglienti, a misura di persona, con or-

ganici adeguati al numero delle persone ricoverate. L’ambiente non idoneo e le difficoltà lavorative possono indurre la Sindrome del burnout: cioè il graduale rifiuto della propria attività lavorativa. È utile, per prevenirla, anche secondo la nostra esperienza di volontari, utilizzare la tecnica del metodo Balint che si attua mediante riunioni di gruppo dell’equipe curante durante le quali ciascun componente esprime le proprie esperienze e le eventuali difficoltà connesse. Anche in questo caso, quindi, comunicazione e relazione. Una ricerca condotta dall’Agenas in collaborazione con Cittadinanzattiva, ha evidenziato, tra l’altro, la forte carenza della formazione del personale sanitario nell’ambito di quella relazione empatica che il sanitario è tenuto ad instaurare con il paziente sia sotto il profilo della partecipazione sia sotto quello della comunicazione.E se l’empatia fosse la migliore medicina? La relazione, dunque, diviene leva strategica per migliorare il percorso di cura dell’ammalato? L’antica affermazione che il medico è un farmaco viene esplicitata anche da un editoriale di qualche anno fa sul British Medical Journal in cui ci si chiedeva se la forza dell’effetto placebo di una buona relazione medico-paziente non fosse di per sé un trattamento tanto efficace che negarlo sarebbe non etico, così come lo sarebbe negare un antibiotico a un paziente con la polmonite. La relazione costituisce quindi un vero e proprio strumento che i professionisti della salute devono saper utilizzare nella loro attività professionale. A tutt’oggi, però, la formazione medica e quella degli operatori della salute non sostiene adeguatamente lo sviluppo della riflessione sulla relazione con i pazienti. Ben vengano quindi le iniziative come quelle di SLOW MEDICINE che si basa su una nuova-antica idea di cura basata sull’attenzione alla persona e all’ambiente perché gli operatori sanitari devono saper fare ma anche saper essere. A giudicare dalla partecipazione dell’uditorio la metodologia utilizzata è risultata vincente, ritiene che l’incontro in Aula magna abbia raggiunto l’obiettivo che vi eravate prefissati? Noi speriamo che questo Seminario abbia aiutato a riflettere sulla relazione ma per poterlo fare gli operatori sanitari devono prima acquisire consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, noi ci siamo soffermati considerando, ad esempio, alcuni fattori che entrano in gioco nella relazione, come l’espressione del medico e dell’infermiere, il modo di guardare il paziente, la postura, l’abbigliamento, il fatto che indossi o meno il camice, il tono della voce. Inoltre questo incontro rientra tra le iniziative del progetto “Paziente-Persona” promosso dal Comitato etico a sostegno delle politiche di qualità e di sostenibilità, già da tempo, condotte da entrambe le aziende, e vuole essere una conferma della presenza e vicinanza del Comitato e del suo impegno in attività di comunicazione e formazione. Ci sono già giunte richieste affinché si prosegua nella trattazione dell’argomento, che, a quanto pare, continua a suscitare l’interesse degli operatori, per cui possiamo dire che questo seminario non rimarrà un evento isolato.


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Il tango: una cura per il cuore GreTango alla sua seconda edizione

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opo l’enorme successo della scorsa edizione ritorna GreTango, manifestazione ideata dalla dott.ssa Gloria Cardone, infermiera professionale dell’Unità di Terapia Intensiva Post-Operatoria. L’iniziativa, portata avanti con inarrestabile entusiasmo, per sostenere i progetti dell’ Associazione Cardiomiopatie e Malattie Rare Connesse (ACMRC) si è svolta il 15 novembre 2014 dalle 11:00 alle 17:00 presso nell’aula conferenze del Centro Ricerche dell’ospedale Monaldi. All’evento, unico nel suo genere, è stato dedicato anche un ampio servizio sulla rivista di Buenos Aires “El Tangauta”. L’organizzazione è stata ricca di eventi e apprezzata dai partecipanti per l’intenso impegno profuso nella programmazione e per la cura nel riuscire a gestire l’avvicendarsi degli interventi programmati con precisione ed attenzione. L’accompagnamento musicale è stato curato da tre musicalizadores: Gaetano di Matteo, Luigi Spinelli e Massimo Sarno che si sono alternati proponendo repertori musicali che spaziavano dal classico all’elettronico. Molto attese anche le partecipazioni degli ospiti d’eccezione: il Maestro Marco Zurzolo al sax, la cantante Francesca Zurzolo, e l’oboista Fabio D’Onofrio. Al Maestro d’orchestra Luigi d’Arienzo, con l’Associazione Armonia, è stata affidata la direzione del coro strumentale e vocale. Ai più esperti è stata riservata una lezione di tango argentino, i maestri Donato Cuocolo e Valentina Di Cesare, sulle note di una selezione di brani curata da Eduardo Zinno, hanno proposto un’intensa interpretazione, mentre, per quanti hanno preso parte all’evento senza saper ballare il tango ma condividendo lo spirito di aggregazione, comunicazione e condivisione della manifestazione, quest’anno è stata proposta un’ interessante “esperienza di tangoterapia” secondo il metodo di F. Trossero a cura del dott. Inserra e del dott. Salierno. Questo assaggio di tangoterapia ha rappresentato il culmine di un anno di collaborazione con il “servizio di riabilitazione del Cardiopatico” dell’ospedale CTO ed è stato pensato prevalentemente per coloro che sono stati o sono tuttora affetti da patologie cardiache, per i loro familiari e per coloro che non si sono mai avvicinati al tango. La manifestazione Gretango ha rappresentato l’occasione ideale per promuovere una nuova iniziativa che, da gennaio 2015, rientrerà tra le attività del servizio di riabilitazione del cardiopatico del CTO diretto dal dott. Miceli: il corso di tangoterapia come integrazione alla riabilitazione del cardiopatico. L’iniziativa, prima a Napoli, coordinata dalla dott.ssa Cardone e presentata dai dottori G. Inserra e G. Salierno, tangoterapeuti e psicoterapeuti, intende offrire a coloro che hanno avuto un evento

cardiaco, un aiuto per una migliore e più rapida ripresa delle proprie capacità fisiche e relazionali in ambito lavorativo, familiare e sociale. L’obiettivo dell’attività pilota è verificare, nell’ambito del progetto riabilitativo individuale, il raggiungimento dell’outcome globale che prevede il massimo reinserimento della persona nelle attività della vita quotidiana, offrendo ai pazienti l’opportunità di partecipare ad una attività che possa loro consentire l’adattamento ad uno stile di vita orientato al benessere. La tangoterapia nasce per offrire la possibilità di ritrovare il contatto con se stessi attraverso il contatto con il corpo dell’altro, sperimentando così il piacere dell’abbraccio e del dialogo attraverso i passi e la musica; di recuperare il radicamento al suolo e il senso dell’equilibrio dinamico personale; di riaprire i canali bio-energetici naturali offuscati dal vissuto doloroso della malattia; di riattivare la respirazione diaframmatica, veicolo di emozioni e sensazioni negate o represse; di favorire la comunicazione interpersonale corporea non verbale in un’atmosfera giocosa di condivisione; di riprodurre stati psicofisici di gioia e piacere collegati al contatto fisico e allo scambio; di ritrovare la connessione con il proprio femminile e il proprio maschile nonostante la presenza di emozioni indesiderate e dolorose. La Tangoterapia raggiungere un miglior risultato terapeutico su: • malattie psicosomatiche (es. apparato gastrointestinale e respiratorio) per la loro relazione con le emozioni primarie; • stati d’ansia che ci portano a non soffermarci sui tempi d’attesa e sul ritmo. • fobie, ballare, infatti, offre la possibilità di superare la paura del giudizio altrui e del mostrarsi; • disturbi del panico, infatti il ballo aiuta a mitigare le paure connesse all’essere osservati, al parlare in pubblico, agli spazi chiusi, alla paura dell’intimità con un’altra persona; • difficoltà a rapportarsi con il proprio corpo, vedi obesità o magrezza eccessiva; • sul cuore, per quanto un corretto stile di vita e un’alimentazione equilibrata restino i cardini principali per mantenere un cuore in forma a tutte le età, i benefici che si possono ottenere dal buonumore e dalle

attività che lo sollecitano non vanno sottovalutati. In quest’ottica il ballo rappresenta un mix vincente per lo spirito e il corpo, sempre compatibilmente alle proprie patologie cardiocircolatorie e alle indicazioni del medico: se il movimento migliora il sistema cardiovascolare, i livelli di endorfina rilasciati nel corso dell’attività rappresentano un antidoto vincente contro lo stress e l’ansia, da sempre nemici del nostro muscolo cardiaco. La danza può dirsi a tutti gli effetti un’alternativa concreta alle attività praticate in palestra o agli sport più comuni e conosciuti. Ballare il tango può rappresentare un’estensione della riabilitazione cardiologica, perché si tratta di un momento di socializzazione divertente e piacevole: una vera e propria carica positiva che migliora la velocità dei movimenti, agendo a favore del cuore e diminuendo al contempo la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo. In questo senso il tango è particolarmente indicato, perché può essere praticato da tutti e coinvolge sia la sfera fisica che quella psicologica-relazionale. Le funzioni terapeutiche di questo metodo di ballo sono state dimostrate e hanno condotto alla nascita della tangoterapia, introdotta recentemente nei protocolli clinici per i percorsi di riabilitazione di diverse malattie, quali la sclerosi multipla, gli esiti di ictus, i disturbi dell’equilibrio neurogeni e le patologie croniche respiratorie. Il tango è indicato come ri-allenamento allo sforzo per pazienti con patologie cardiocircolatorie e affetti da problemi di equilibrio perché si concentra sulla consapevolezza del proprio corpo e sul progressivo miglioramento della qualità del movimento.

“Il tango ci insegna la vita” (Borges); è una metafora della relazione umana, è il dialogo tra due corpi che, nel contempo, ci rimanda allʼintrospezione più profonda. Il tango non è una danza dove due corpi che semplicemente si abbracciano, bensì è un abbraccio che si balla. Attraverso lʼabbraccio con lʼaltro si conosce se stessi. Il tango è stato dichiarato patrimonio mondiale dellʼumanità dallʼUnesco (2009) che lo riconosce come bene “intangibile”, questo perché nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Per info: Dott. Domenico Miceli Responsabile Cardiologia Riabilitativa Intermedia, Azienda Ospedaliera dei Colli - Ospedale CTO - tel. 3356703284 Dott.ssa Gloria Cardone Responsabile del Progetto Tangoterapia Dott. G. Inserra tel. 3394434936 Dott. G. Salierno tel. 3932724253

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