Decolliamo maggio 2014

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Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera dei Colli Monaldi - Cotugno - Cto [distribuzione gratuita]

numero 3/maggio 2014

Azienda Ospedaliera dei Colli Monaldi - Cotugno - CTO


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numero 3/maggio 2014

sommario

IN QUESTO NUMERO

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Il Valore di una esperienza

04 05 06 07

Dagli obiettivi ai risultati

08 10 11 12 14 15

Opere in corso

15 16 16 18

Cardiologie Aperte San Valentino 2014

19 20

Il ruolo degli Psicologi in Ospedale

21 22 24

“Disseminazione assistita” L’ortoterapia in Ospedale

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XVII edizione Giornata Nazionale della Donazione di organi e tessuti

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Fumo: come smettere e come far smettere

Percorsi Diagnostico - Terapeutico - Assistenziali Il corretto comportamento dei dipendenti I processi di dematerializzazione adottati dall’Azienda Ospedaliera dei Colli

Nuovi locali per il Centro Trasfusionale Il Farmacista Ospedaliero un prezioso alleato L’Offerta di salute per il cittadino straniero Lavorare al C.T.O. Manuali Pratici di Cardiochirurgia Pediatrica: pubblicato il terzo pocket book

Il dolore cronico: da sintomo a malattia Metrodoloris Dalla resincronizzazione al rimodellamento ventricolare passando attraverso un vortice

La Riabilitazione Cardiologica: quattro salti in... palestra

Staminali e tecnologie avanzate in ortopedia Il diario di viaggio dei nostri medici, esperienze a confronto…

Resoconto delle attività di “A tutta Salute” Nasce lo Sportello di Ascolto INdC ONLUS “Tumore e... bellezza. Un percorso tra amiche” e visite senologiche gratuite

Direttore Responsabile Antonio Giordano Iscritto al n. 51 del 09.10.2012 Registro Stampa Tribunale di Napoli NUMERO 3 - MAGGIO 2014 decolliamo@ospedalideicolli.it

Responsabile di redazione Francesca Laudato Ufficio Relazioni con il Pubblico Tel. 081.7067354 - urp@ospedalideicolli.it

Redazione Azienda Ospedaliera dei Colli Via L. Bianchi snc - 80131 Napoli Foto di Enrico Teperino Fotocomposizione e stampa: Poligrafica F.lli Ariello Editori sas - Napoli


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editoriale

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EDITORIALE

Il Valore di una esperienza “Il risultato gestionale è figlio del lavoro di tutti, e tutti debbono sentirlo proprio perché hanno contribuito a determinarlo”.

Antonio Giordano Direttore Generale Azienda Ospedaliera dei Colli

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a conclusione del triennio costitutivo dell’Azienda dei Colli, che, fra l’altro coincide anche con la scadenza del mio mandato da Direttore Generale, ha imposto un momento di analisi e di riflessione. L’Azienda dei Colli è senz’altro la prima e più significativa novità che scaturisce dalla riorganizzazione della rete regionale disposta nel decreto commissariale 49/2010. La prima in ordine temporale, parte dal gennaio 2011, e la più significativa, oltre che per le dimensioni (1007 letti) anche perché l’unica realmente originale, in quanto nasce dalla chiusura dell’esperienza operativa di due Aziende: il Monaldi ed il Cotugno, dal loro accorpa-

mento e dall’ingresso nella nuova Azienda di un presidio della Napoli 1: il CTO. Si tratta quindi non di una Azienda che acquisisce altri presidi ospedalieri, come per altre esperienze regionali, ma di una reale chiusura di attività e di personalità giuridica di due aziende e della costituzione di una nuova realtà con propria ed originale personalità giuridica. Una scommessa gestionale, che deve essere studiata anche per definire se questo modello ha un significato, se porta reali vantaggi, se infine risponde ai bisogni di salute della popolazione di riferimento. Abbiamo deciso di monitorare le mostre performances del triennio, di valutarle attraverso indicatori condivisi e facilmente leggibili, anche attraverso l’utilizzo di grafici; di proporre in un’unica pubblicazione, il risultato sintetico di tre anni di attività. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, in qualsiasi modo si vogliano valutare le cose, quest’Azienda ha aumentato, anno su anno, il numero dei casi trattati, la loro complessità, il fatturato virtuale, ha operato più persone, ha ridotto la de-

genza media, in molti casi ha azzerato le attese. In un articolo a parte sono descritti tutti gli interventi strutturali effettuati ed in corso di realizzazione. Il tutto perseguendo sempre il pareggio di bilancio e lavorando sistematicamente sul clima aziendale, attraverso l’ossessiva e inesorabile ricerca di dialogo con e fra gli operatori dei tre diversi ospedali. Molto lavoro c’è ancora da fare. L’integrazione non è completata, resistono antiche divaricazioni e si tende ad enfatizzare la specificità dei singoli ospedali, ma il processo è inarrestabile e comincia ad essere automatico. Non vogliamo, io ed i miei collaboratori, determinare delle conclusioni, che viceversa sono lasciate alla valutazione ed al giudizio di chi, decisori o cittadini comuni, vorranno leggere queste pagine, ed ancor più quelle dell’opuscolo dedicato all’attività dell’AORN. Personalmente, voglio orgogliosamente ringraziare, insieme ai miei direttori, tutti gli operatori dell’Azienda, di ogni ordine e grado e di ogni ruolo professionale, tutti i nostri partners istituzionali, il collegio dei revisori, il nucleo di valutazione, le parti sociali di tutte le aree, per lo sforzo comune che ha portato a questo risultato. Convinti, come siamo che il risultato gestionale è figlio del lavoro di tutti e che tutti, magari in misura ineguale, debbono sentirlo proprio perché hanno contribuito a determinarlo.


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approfondimenti

Dagli obiettivi ai risultati Alfonso Bernardo Maria Veronica Diana Direzione Sanitaria Aziendale

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re anni sono ormai trascorsi dalla costituzione dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, prevista, come ricordiamo, nell’ambito del provvedimento di riassetto ospedaliero regionale, approvato con decreto n. 49 del 27 settembre 2010 dal Commissario ad Acta per la prosecuzione del Piano di Rientro del Settore Sanitario. In applicazione del Piano Sanitario Regionale e del DCA 49/2010, la mission e la vision aziendale sono state orientate ad assicurare ai cittadini cure di alta specializzazione e di elevata qualità nel rispetto del diritto della persona alla tutela della salute e del principio di equità nell’accesso alle prestazioni, nonché dei sempre più stringenti vincoli economici imposti dalla normativa vigente. È ben noto che garantire una buona qualità dell’assistenza costituisce il risultato finale di un articolato intreccio di fattori, data la notevole complessità del sistema sanitario, che scaturisce dalla necessità di rispondere a bisogni assistenziali estremamente eterogenei e sempre meno di pertinenza esclusiva di singole professionalità. Tali bisogni, per le loro caratteristiche, richiedono infatti la presenza di contesti assistenziali ben organizzati, in grado di fornire risposte multi specialistiche e multi professionali, in cui l’elemento fondamentale è rappresentato dal coordinamento e dall’integrazione tra servizi e professionalità distinte, chiamati ad intervenire nei diversi momenti del percorso evolutivo della patologia o contemporaneamente sullo stesso paziente. Per tale ragione, la strategia adottata dall’Azienda per migliorare la qualità dell’assistenza erogata, è consistita nell’adozione di un approccio continuativo e sistematico alla gestione dei processi sanitari finalizzato a creare le condizioni clinico-organizzative necessarie all’erogazione di prestazioni efficaci ed appropriate, nel rispetto dei principi fondamentali del governo clinico. Ciò ha consentito di dare risposta a molteplici esigenze, quali: – la necessità di assicurare omogeneità, per qualità e quantità, nonché per requisiti minimi di sicurezza e garanzie di efficacia, alle prestazioni erogate su tutto il territorio nazionale; – l’esigenza di garantire percorsi diagnostico-terapeutico fondati sull’appropriatezza assistenziale e sulla centralità del paziente;

– il dovere di procedere con rapidità all’innalzamento dei livelli di sicurezza delle prestazioni attraverso la introduzione di tecnologie di prevenzione del rischio di malpractice; – la necessità di aprire il sistema, nella sua interezza, alla cultura della valutazione, puntando con decisione sull’utilizzo di indicatori di esito e valutazione in termini di obiettivi di salute conseguiti, più che di mera sommatoria di prestazioni erogate; – l’esigenza di aumentare la trasparenza del sistema, a cominciare dalla rivalutazione del merito professionale; – l’urgenza di dare effettività alla tanto declamata centralità del paziente, nella consapevolezza che il sistema è chiamato ad un impegno che va la di la della corretta informazione nei suoi confronti. Gli interventi di maggior rilievo realizzati per il perseguimento di tali obiettivi nel triennio successivo alla costituzione dell’Azienda hanno compreso: – l’informatizzazione delle liste di attesa per le attività ambulatoriali e di ricovero; – la razionalizzazione dei processi organizzativi, con riduzione dei tempi massimi di attesa; – la realizzazione di percorsi assistenziali per la presa in carico globale del paziente, dalla fase diagnostica a quella riabilitativa; – la centralizzazione dell’attività di preospedalizzazione e la sua estensione alla quasi totalità delle branche chirurgiche aziendali; – l’implementazione delle attività di formazione ed aggiornamento continuo del personale; – l’attivazione di un efficace sistema di gestione del rischio clinico; – l’applicazione sistematica di procedure di Health Technology Assessement (HTA) per il corretto governo delle innovazioni biomediche; – la realizzazione di un efficace controllo di gestione, basato sull’uso sistematico degli strumenti di reporting. Lo strumento adottato quale volano per promuovere l’applicazione di tali interventi è consistito nell’introduzione e nella successiva implementazione di una nuova metodologia di budgetizzazione, fortemente aperta ed inclusiva nei confronti dei dipendenti ed in grado di responsabilizzarne i comportamenti rispetto ad obiettivi di efficacia, appropriatezza ed economicità. Gli obiettivi sanitari di budget sono stati individuati in relazione alle specifiche linee di attività delle Unità Operative aziendali ed il loro monitoraggio è stato effettuato utilizzando sia indicatori classici di assistenza ospedaliera (degenza media, peso medio dei DRG, indice di occupazione, etc.) sia indicatori ministeriali indi-

viduati nell’ambito del programma nazionale ESITI. L’adozione di tale metodologia ha consentito il raggiungimento dei seguenti risultati: • Incremento del 4,9% del numero di ricoveri ordinari; • Incremento del 8,16% del peso medio dei ricoveri ordinari (1,59 nel 2013); • Riduzione del 5,82% della degenza media dei ricoveri ordinari; • Incremento del 6,69% dell’indice di occupazione dei posti letto ordinari; • Incremento del 23,9% del rimborso per i ricoveri ordinari; • Incremento del 17,26% del numero di ricoveri ordinari di tipo chirurgico, con aumento del 11,79% della percentuale di dimessi chirurgici sul totale dei dimessi ordinari; • Incremento del 3,40% del peso medio dei ricoveri ordinari chirurgici (2,13 nel 2013); • Riduzione del 18,72% della degenza media pre-operatoria; • 100% delle colecistectomie effettuate per via laparoscopica; • 59,4% dei pazienti operati per frattura di femore entro 48 ore dal ricovero (10% nel 2011); • 97% dei pazienti ricoverati per impianto di protesi d’anca entro 60 giorni dall’inserimento in lista d’attesa; • 99% dei pazienti ricoverati per impianto di protesi di ginocchio entro 60 giorni dall’inserimento in lista d’attesa; • Riduzione del 49,5% della degenza media pre-operatoria per impianto di protesi d’anca; • Riduzione del 49,5% della degenza media pre-operatoria per impianto di protesi di ginocchio; • 95% dei pazienti operati per impianto di protesi d’anca trasferiti in riabilitazione in continuità assistenziale (11% del 2011); • 97% dei pazienti operati per impianto di protesi di ginocchio trasferiti in riabilitazione in continuità assistenziale (46% del 2011); • 73,5% di angioplastiche coronariche percutanee (PTCA) eseguite in pazienti con IMA entro 48 ore dal ricovero (27,9% nel 2011). I risultati raggiunti nel triennio 2011-2013 dall’Azienda Ospedaliera dei Colli, sono stati puntualmente descritti e pubblicati in un volume che racchiude l’intensa attività lavorativa delle persone che, a vario titolo, hanno permesso la realizzazione di tali traguardi. La pubblicazione, che inaugura una collana di volumi dal titolo “I quaderni di deCOLLIamo”, lungi dal voler apparire un’opera meramente autocelebrativa si prefigge lo scopo di promuovere la cultura della trasparenza che, nella sua accezione più ampia, consiste nell’assicurare la massima circolazione delle informazioni.


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approfondimenti

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Percorsi Diagnostico - Terapeutico - Assistenziali Un approccio continuativo e sistematico alla gestione dei processi sanitari

Nicola Silvestri Direttore Sanitario Aziendale

Alfonso Bernardo Maria Veronica Diana Staff Direzione Sanitaria Aziendale

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n ambito sanitario, il trattamento di un problema di salute richiede frequentemente il contributo di più attori all’interno di un sistema multiprofessionale e multidisciplinare. La complessità di un sistema così organizzato può creare condizioni favorenti la variabilità, i difetti di congruità, continuità ed integrazione della cura, tutti elementi che incrementano notevolmente la possibilità di errore. A fronte di ciò, abitualmente nelle Aziende Sanitarie la ricerca di soluzioni volte a migliorare la qualità dell’assistenza viene effettuata per singole funzioni/prestazioni, determinando un “regno di funzione” che non risolve le problematiche esistenti ed anzi contribuisce ulteriormente a determinare la mancanza di responsabilità sugli spazi interfunzionali che rappresentano i nodi dell’integrazione. Per garantire la qualità dell’assistenza in un sistema così complesso è necessario, invece, adottare un approccio continuativo e sistematico alla gestione dei processi sanitari finalizzato a creare condizioni clinico-organizzative che consentano l’erogazione di prestazioni efficaci ed appropriate, nel rispetto dei principi fondamentali del governo clinico. Tale approccio permette, infatti, di valutare la congruità delle attività svolte rispetto agli obiettivi, alle linee guida di riferimento ed alle risorse disponibili, e di misurare le attività e gli esiti con indicatori specifici. L’approccio per processi è insito in uno degli strumenti fondamentali del governo clinico, ovvero i percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA), modelli locali che permettono all’azienda sanitaria sia di delineare, rispetto ad una patologia o un problema clinico, il miglior percorso praticabile all’interno della propria organizzazione sia di valorizzare gli esiti (“outcome”) come obiettivi e non tanto come prodotti Il processo di costruzione di un PDTA si articola, secondo il modello plan-do-checkact, nei seguenti momenti fondamentali: – Identificazione della patologia oggetto del percorso; – Costituzione del gruppo di lavoro; – Revisione della letteratura scientifica; – Analisi della pratica corrente e dei punti critici; – Stesura provvisoria del percorso;

– Identificazione degli indicatori e degli standard di riferimento; – Condivisione del percorso; – Attuazione di eventuali interventi correttivi; – Messa a regime del percorso e suo monitoraggio continuo. Tale metodologia è stata utilizzata per procedere alla definizione/ridefinizione dei PDTA aziendali nell’ottica del perseguimento degli obiettivi fissati dal Piano di Riassetto della Rete Ospedaliera Regionale (DCA 49/2010) e dai Piani Sanitari Regionali. I percorsi assistenziali realizzati nel corso del triennio 2011-2013 che impattano maggiormente sugli obiettivi assegnati all’Azienda possono essere schematicamente suddivisi in tre categorie: – percorsi per la presa in carico dei pazienti che necessitano di assistenza riabilitativa post-acuzie; – percorsi per la presa in carico dei pazienti con patologie infettive; – percorsi per la riduzione dei tempi di attesa per pazienti con patologie oncologiche. Percorsi per la presa in carico dei pazienti, dalla fase di acuzie all’assistenza riabilitativa – percorso aziendale per la presa in carico dei pazienti che necessitano di chirurgia ortopedica programmata e successiva riabilitazione; – percorso interaziendale per la presa in carico dei pazienti con frattura di femore che necessitano di chirurgia ortopedica trasferiti dall’ASL Napoli 1 centro; – percorso aziendale per la presa in carico dei pazienti affetti da patologie del sistema cardiovascolare dalla fase acuta alla riabilitazione; – percorso per la presa in carico riabilitativa dei pazienti con esiti di ictus dal ricovero in fase acuta al rientro a domicilio; – percorso per la presa in carico riabilitativa dei pazienti oncologici sottoposti a chirurgia laringea; – percorso per la presa in carico riabilitativa dei pazienti adulti ed in età

evolutiva affetti da ipoacusie gravi e profonde, portatori di protesi acustiche tradizionali o impianti cocleari; – percorso per la presa in carico riabilitativa dei pazienti con patologie dell’apparato respiratorio e con grave insufficienza respiratoria. Percorsi per la presa in carico di pazienti con patologie infettive – percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti con malattia da HIV/AIDS; – percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti con malattia da HIV/AIDS in stato detentivo; – percorso per la profilassi post-esposizione al virus HIV (PEP). Percorsi per la riduzione dei tempi di attesa per pazienti con patologie oncologiche – percorso per l’esecuzione di pleuroscopie a pazienti con sospetta patologia neoplastica ricoverati in Azienda; – percorso per la riduzione dei tempi di attesa per l’esecuzione di interventi maggiori per tumore al polmone; – percorso per la riduzione dei tempi di attesa per l’esecuzione di TURV, TURP e nefrectomia in pazienti con sospetta patologia tumorale.


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memorie di carta

Il corretto comportamento dei dipendenti Un problema di coscienza prima che di norme

Vincenzo Paesano Responsabile della Trasparenza

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deguare il proprio comportamento a parametri di lealtà, di correttezza, di servizio al bene comune, dovrebbe rappresentare l’essenza stessa del pubblico dipendente, così come prescrive la Costituzione, che impone di svolgere le funzioni pubbliche con disciplina ed onore (art. 54), con imparzialità (art. 97), nonché di essere al servizio esclusivo della Nazione (art. 98.) Tali principi, che possono sembrare connaturali e scontati, purtroppo hanno avuto oggi bisogno di essere imposti dal legislatore, attraverso una progressiva emanazione di norme, con il passaggio dall’ambito dell’etica a quello del diritto. Quelli che ritenevamo principi collegati alle nostre azioni, alla nostra educazione, alle nostre coscienze, sono andati man mano ad affievolirsi o, addirittura, a perdersi; rappresenta un campanello d’allarme la constatazione che il legislatore, in modo progressivo, debba imporre un comportamento imparziale e corretto al pubblico dipendente attraverso sanzioni, perché ciò rende manifesta la diffusione della mancanza spontanea e cosciente di adesione a tali principi, a tali valori. Le Amministrazioni Pubbliche sono troppo facilmente “penetrabili” da interessi esterni. Questi interessi sono agguerriti, finanziariamente molto potenti, godono di reti di protezione molto vaste. La gara è impari, e lo Stato spesso soccombe. Da tutto ciò il nostro triste primato, che campeggia nei giornali e nei notiziari. La nostra società sembra permeata da un presente che ci squalifica e da un futuro senza forma, inafferrabile, caratterizzata da azioni e comportamenti che certamente non sono un buon esempio per le future generazioni. La ratio della più rigorosa disciplina è, allora, che la previsione del rilievo di un Codice di comportamento, in un certo senso imposto dall’esterno piuttosto che maturato nelle nostre coscienze, possa diventare uno strumento efficace nei confronti di coloro che non si adeguano spontaneamente a principi che dovrebbero essere conosciuti e seguiti non solo senza imposizione, ma con fierezza e personale impegno da chi è posto al servizio dei cittadini e possa costituire un momento di riflessione e di rinascita, culturale e comportamentale. E così, in questi ul-

timi tempi, si è sviluppata una serie di iniziative legislative e regolamentari, tese a determinare, all’interno della Pubblica Amministrazione, azioni e prescrizioni per ottenere dai dipendenti un comportamento rispettoso e virtuoso in termini di osservanza delle norme, di rispetto della funzione, delle proprie azioni, di atteggiamenti e comportamenti per prevenire il fenomeno della corruzione, per garantire trasparenza negli atti e nelle decisioni, integrità nell’applicazione delle leggi, privacy nel rispetto dell’individuo e, soprattutto, di rispetto dell’altro nell’ambito delle proprie attività professionali e civili. È evidente che il complesso di tali comportamenti si estrinseca in tutta una serie di azioni ed atteggiamenti che devono costituire lo status, l’habitus del pubblico dipendente e che alcune situazioni, come quelle del rapporto con l’utente, in sanità acquistano un valore del tutto particolare, in funzione del contenuto dei rapporti, dei principi di salvaguardia del rispetto dell’uomo oltre che della persona malata, delle condizioni psicologiche particolari di coloro che entrano in contatto con il mondo della sanità. La Legge 190 del 2012 ed il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici rappresentano l’epilogo (ad oggi) dei plurimi interventi volti al contrasto della corruzione. Da un lato, la Legge 190, ha imposto nuovi oneri nei confronti della P.A., tra i quali la predisposizione di un Piano Anticorruzione e la nomina del relativo Responsabile, ed ha ampliato il novero delle condotte che possono condurre all’imputazione per i delitti di concussione nella neo introdotta forma della concussione per induzione. Dall’altro lato, ed a completamento del percorso già intrapreso, dal 19 giugno 2013 è in vigore il nuovo “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’art. 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165” il quale definisce i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che i pubblici dipendenti sono tenuti ad osservare. La ratio della Legge è, in estrema sintesi, la prevenzione e la repressione del fenomeno della corruzione attraverso un approccio multidisciplinare, nel quale gli strumenti sanzionatori si configurano solamente come alcuni dei fattori per la lotta alla corruzione e all’illegalità nell’azione amministrativa. La lettura combinata dei suddetti testi, conduce all’individuazione di una serie di comportamenti che

possono esporre il pubblico dipendente a sanzioni disciplinari, nonché ad eventuali sanzioni di tipo civile, penale e amministrativo-contabili. Anche l’Azienda Ospedaliera dei Colli ha configurato i propri adempimenti in merito, approvando, con delibera n. 1383 del 30 dicembre 2013, entro il termine previsto, un proprio documento, contenente il Codice di comportamento delle azioni sia dell’amministrazione in generale che dei dipendenti, un documento che è stato pubblicato sul sito web aziendale e che costituisce uno degli elementi fondamentali cui configurare i nostri comportamenti e le nostre attività. Importante è il concetto che lega le relative indicazioni al concetto di qualità dei servizi. È evidente che non si tratta di qualità tipicamente professionale, ma piuttosto della qualità del contesto entro il quale l’azione professionale viene a svolgersi, contesto che, nel nostro caso, guarda al rispetto della persona, senza distinzione di sesso, razza o colore, attraverso l’umanizzazione di un rapporto col paziente durante tutto il processo di cura. La nostra Azienda riconosce valore aggiunto, alla qualità della prestazione professionale, i comportamenti che portano ad assicurare la migliore assistenza possibile come risposta al bisogno sanitario, la salvaguardia del diritto del paziente all’autodeterminazione delle scelte che riguardano il proprio stato di salute, il diritto alla difesa della dignità della persona, la tutela al diritto alla riservatezza, la massima accessibilità ai servizi e la parità dei trattamenti. Il sistema etico aziendale, così come rappresentato nelle sue componenti, costituisce anche il punto di riferimento etico-comportamentale inteso come strumento di prevenzione di eventuali condotte illecite o comunque contrarie a quei principi cui l’Azienda ha inteso ispirare la propria azione. In un simile contesto la stesura del Codice costituisce il momento iniziale di un percorso nel quale l’impegno dell’Azienda è rivolto alla costante implementazione delle giuste regole di condotta e alla vigilanza sulla loro corretta interpretazione, nonchè sulla loro condivisione e applicazione, sia da parte degli amministratori che da parte dei dipendenti. E costanti saranno la formazione e l’informazione, non tanto perché le nostre azioni possano conformarsi a tali principi, ma soprattutto perché tutto possa essere utile per risvegliare le coscienze. ... poni la tua temperanza come esempio per gli altri, sapendo che il modo di vita dell’intera città rispecchia quello dei governanti... Considera più importante lasciare in eredità ai (tuoi) figli una buona fama che una grande ricchezza: questa infatti è mortale, quella invece è immortale, con la fama si possono acquistare ricchezze, mentre la fama non si può comprare con le ricchezze e le une (= le ricchezze) possono averle anche i vili, invece l’altra non (è) possibile che la possiedano se non quelli superiori (agli altri). (Isocrate)


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convegni

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I processi di dematerializzazione adottati dall’Azienda Ospedaliera dei Colli

Oreste Califano Responsabile U.O.C. Servizio Informatica e C.E.D.

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lla luce della recente produzione legislativa sulle tematiche della fatturazione elettronica e della conservazione sostitutiva a norma dei documenti, in particolare dei documenti informatici, la dematerializzazione della documentazione assume un ruolo la cui centralità è resa ulteriormente evidente, oltre ad essere tema cardine del Codice dell’Amministrazione Digitale e una delle linee di azione più significative per la riduzione della spesa pubblica, in termini di risparmi diretti e indiretti, compresa tra gli obiettivi dell’Agenda Digitale Italiana. In particolare la conservazione a norma dei documenti informatici, ormai non più eludibile viste le scadenze a brevissimo termine definite a livello normativo, costituisce un fattore fondamentale per la sostenibilità del processo di dematerializzazione poiché garantisce le caratteristiche di autenticità, integrità, affidabilità, leggibilità e reperibilità dei documenti informatici, al pari di quanto avveniva per i documenti cartacei. Il protocollo informatico nel suo nuovo ruolo di strumento di raccordo tra i processi amministrativo-contabili ed i processi di gestione dei flussi documentali organizza e governa la documentazione ricevuta, inviata o comunque prodotta dall’amministrazione per l’esecuzione dei procedimenti di pertinenza, consentendo la corretta registrazione di protocollo, l’assegnazione, la classificazione, la fascicolazione, il reperimento e la conservazione dei documenti informatici. L’obbligo di registrazione dei documenti contabili normativamente previsto conferma ed enfatizza il ruolo centrale del protocollo informatico, considerato come la base dati di gestione documentale dell’Azienda. Rientrano in questo quadro, in linea con la tempistica definitiva dalla recente normativa, sia la definitiva operatività della procedura di liquidazione delle fatture passive sia l’avvio del nuovo sistema di protocollo informatico e di gestione dei flussi documentali. È opportuno sottolineare che l’attuale sistema di dematerializzazione dei documenti del ciclo passivo è già predisposto per il trattamento dei flussi di fatturazione in formato elettronico ed è già nelle condizioni di poter gestire il periodo transitorio di passaggio alla fatturazione elettronica vera e propria consentendo sia la protocollazione (a norma) sia la registrazione delle fatture ricevute secondo quanto previsto, dalla ormai

vigente normativa, a far data dal prossimo mese di luglio. La nuova procedura di liquidazione delle fatture passive attraverso l’utilizzo del fascicolo elettronico di liquidazione integrato con l’attuale applicazione gestionale e già predisposta per l’integrazione con il sistema ERP di prossimo utilizzo nell’ambito della realizzazione del S.I.O. permette, a completamento del processo di dematerializzazione del ciclo passivo di fatturazione e grazie alla recente attivazione delle funzionalità di firma digitale, per gli operatori abilitati: – La trasformazione in elettronico del fascicolo cartaceo di liquidazione attualmente utilizzato per “ogni singola riga di fatturazione da liquidare; – L’inserimento nel fascicolo dei documenti a corredo della liquidazione; – L’evidenziazione dello stato di liquidabilità di un fascicolo; – L’emissione automatica delle liquidazioni da parte degli uffici decentrati – Il passaggio dalla gestione cartacea alla gestione elettronica del documento a validità legale grazie all’impiego della firma digitale – La gestione dei flussi sia cartacei sia digitali (elettronici/telematici) – La tracciabilità rispetto al trattamento all’interno degli uffici – Il Workflow per la gestione dei flussi documentali interni: dal ricevimento della fattura all’emissione del mandato di pagamento. Il nuovo sistema di protocollo realizza le funzionalità del sistema informatico per la gestione del protocollo dei documenti in piena conformità alle disposizioni contenute nel D.P.R. 445/2000, garantendo il totale allineamento con tutti gli attuali riferimenti normativi e con i più moderni orientamenti tecnologici dell’AGID oltre alla completa integrazione in un contesto di gestione documentale, peraltro già predisposto a sua volta ai processi di conservazione sostitutiva.

Di fatto il codice impone a tutte le pubbliche amministrazioni la gestione dei documenti con sistemi informatici mediante il protocollo informatico e l’archiviazione elettronica degli stessi, definendo sia l’utilizzo del fascicolo informatico, ossia la possibilità di raccogliere atti e documenti relativi ad un procedimento amministrativo in un “fascicolo digitale”, sia la gestione dei procedimenti stessi con utilizzo delle nuove tecnologie. La dematerializzazione ha una forte ricaduta in termini di vantaggi economici in quanto il passaggio dal documento cartaceo a quello digitale, oltre a rendere maggiormente fruibile l’informazione, determina una drastica riduzione dei costi di gestione connessi. Inoltre, la dematerializzazione della documentazione amministrativa avviata con il fascicolo elettronico di liquidazione e la dematerializzazione dei flussi documentali rinveniente dalla messa a regime del nuovo sistema di protocollo informatico, hanno realizzato l’obiettivo di razionalizzare e di accelerare i processi, riducendo in particolare i tempi medi di pagamento ai fornitori, consentendo nel contempo l’aumento dell’efficienza, la consistente riduzione dei tempi medi di ricerca della documentazione ed il progressivo azzeramento dei tempi di transito della documentazione cartacea nelle strutture di riferimento. In particolare, poi, il passaggio alla Fatturazione Elettronica con il completamento delle norme e la semplificazione del quadro di riferimento, anche se ancora da completare per alcuni, è un significativo segnale di crescita culturale orientata all’innovazione digitale che non ci coglie impreparati. Con consapevolezza ed impegno abbiamo colto le opportunità offerte dalla tecnologia “guardando al futuro” nell’adozione di nuovi modelli di gestione “digitali” in una ottica di svecchiamento dei processi e di innovazione organizzativa per migliorare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità dell’Azienda.


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Opere in corso Stato di avanzamento degli interventi di ristrutturazione

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ll’Ospedale contemporaneo è oggi riconosciuto, entro una rete di luoghi della salute, il ruolo di operatore attivo ed insostituibile, caratterizzato da una complessità di funzioni e con potenzialità ancora non del tutto espresse e realizzate. I nuovi valori sociali, ambientali ed economici che si vanno consolidando ravvisano nella salute pubblica e nella salubrità ambientale il bene comune da preservare e indicano nella prevenzione e nella diagnosi precoce gli strumenti per raggiungere i diversi obiettivi individuati. In questi cambiamenti d’indirizzo i luoghi preposti alla promozione e al recupero della salute vengono a collocarsi al centro del nuovo sistema socio-sanitario che è quindi

visitatori ed extra moenia la popolazione e l’ambiente circostante. La connessione tra attività ospedaliera, igiene ambientale e salvaguardia della salute pubblica si pone, quindi, come una tipica sfida dei giorni nostri. [Stefano Capolongo, Edilizia Ospedaliera ed evoluzione sociale] Un ambiente di cura ben progettato può contribuire significativamente al processo di guarigione e al benessere generale, è in quest’ottica che proseguono gli inteventi di ammodernamento, ampliamento e ristrutturazione dell’Azienda dei Colli, di seguito le tabelle che evidenziano lo stato di avanzamento delle opere, finalizzate a rendere gli spazi conformi alle esigenze funzionali e cliniche.

sottoposto a profonde trasformazioni, sia come istituzione che come servizio e come struttura. L’Ospedale, in quanto struttura istituzionale si pone come obiettivo la promozione della salute intesa non solo come recupero e come cura ma anche come salvaguardia e prevenzione. Per quanto riguarda l’organismo edilizio ospedaliero, ciò comporta l’adozione di forme strutturali i cui percorsi, impianti e programmi siano studiati in modo da rispondere alle esigenze di qualità della funzione sanitaria e predisposti in maniera da garantire un tipo di funzionalità aggiornata ed intelligente che, concorrendo alla semplificazione della gestione, protegga intra moenia il malato, il personale, i

LAVORI ESEGUITI PRESSO L’OSPEDALE MONALDI FONTE DI FINANZIAMENTO: ex art. 20 L. 67/88 - II^ fase

TITOLO INTERVENTO Messa a norma Impianti Elettrici e colleg. funz. delle Cabine elettriche Realizzazione di un sistema di Telecontrollo e Telegestione centralizzato Realizzazione Spogliatoi centralizzati Adeguamento e messa a norma della Rete fognaria interna Realizzazione delle Reti di distribuzione fluidi primari Centralizzazione Fonti Energetiche primarie Adeguamento e ristrutturazione Palazzina D.G./ Ambulatori specialistici Ristrutturazione e messa a norma Ala anteriore dx: I piano : centro trasfusionale II piano : U.O.C. Otorino IV piano : U.O.C. PNL Oncologico V-VI piano: U.O.C. Oncologia Ristrutturazione e messa a norma Ala posteriore dx

STATO LAVORI in corso ultimato e collaudato ultimato e collaudati ultimato e collaudato in corso ultimati in corso collaudo in corso Perizia di variante

PREVISIONE APERTURA dicembre 2014 in esercizio in esercizio in esercizio dicembre 2014 in esercizio provvisorio aprile 2015

ultimati in corso collaudo ultimati - collaudo prov. in corso di ultimazione ultimati - collaudo prov. in corso

in esercizio maggio 2014 dicembre 2013 in esercizio giugno 2014 in esercizio settembre 2013 agosto 2015

FONTE DI FINANZIAMENTO: BILANCIO AZIENDALE

TITOLO INTERVENTO

STATO LAVORI ultimati ultimati ultimati ultimati ultimati ultimati ultimati

PREVISIONE ULTIMAZIONE in esercizio anno 2011 in esercizio settembre 2010 anno 2011 anno 2011 in esercizio anno 2011 in esercizio anno 2012 in esercizio febbraio 2012

Lavori urgenti di adeguamento igienico funzionale nella UOSD di diagnostica di Cardiologia e nelle UU.OO.CC. di Radiologia e cardiochirurgia pediatrica

ultimati

in esercizio marzo 2013

Lavori di adeguamento igienico funzionale di locali destinati a laboratori di analisi

ultimati

in esercizio febbraio 2013

Lavori per la messa in sicurezza cornicioni e intonaco sottobalconi, terrazzini a livello reparti Cardiologia SUN al 2° piano, infettivologia e chirurgia vascolare al 4° piano - Verbale di somma urgenza -

ultimati

in esercizio febbraio 2013

Lavori di ripristino pavimentazione a livello terrazzo di cardiochirurgia pediatrica e rifacimento impermeabilizzazione copertura di un tratto di pensilina; realizzazione di giunti tecnici di dilatazione dei due corpi aggiunti delle verticali ascensori e imbotti portali accesso ascensori delle posteriori DX e SX -

ultimati

in esercizio marzo 2013

Lavori di impermeabilizzazione del terrazzo e messa in sicurezza dei cornicioni e dei sottobalconi del corpo di fabbrica destinato alla manutenzione.

ultimati

marzo 2013

Realizzazione Servizio Dialisi Realizzazione ambulatori per Centro Trapianti Lavori di adeguamento normativo antincendio delle verticali posteriori e anteriori Lavori di riqualificazione dell’impianto di depurazione acque reflue Lavori di riqualificazione Cardiologia SUN Adeguamento impiantistico 3 sottostazioni termiche per produzione acqua sanitaria Interventi di riqualificazione funzionale del blocco operatorio

Adeguamento normativo al sistema di combustione centrale termica

ultimati - collaudati anno 2013

in esercizio anno 2013

Lavori di impermeabilizzazione in resina poliuretica terrazzo copertura farmacia. Lavori di ristrutturazione locali da destinare al servizio di Medicina Nucleare dell’Ospedale Monaldi

ultimati in corso

febbraio 2013 settembre 2014

Lavori di adeguamento impianti termici sottostazioni complesso operatorio e impianto riscaldamento palazzine amministrative

in corso

agosto 2014

inizio maggio 2014

settembre 2014

Lavori adeguamento impiantistico e igienico-funzionale reparto UTIC


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LAVORI ESEGUITI PRESSO L’OSPEDALE CTO FONTE DI FINANZIAMENTO: BILANCIO AZIENDALE

TITOLO INTERVENTO

STATO LAVORI

PREVISIONE ULTIMAZIONE

Lavori completamento piscina

ultimati

in esercizio anno 2011

Lavori di bonifica dei locali da destinare al corso di laurea per fisioterasti

ultimati

in esercizio anno 2012

Lavori di completamento sala conferenza

ultimati

in esercizio anno 2011

Lavori bonifica locali destinati al reparto Rieducazione al passo

ultimati

in esercizio anno 2011

Sistemazione area destinata a parcheggio dipendenti

in corso

luglio 2014

Lavori adeguamento funzionale del reparto degenza chirurgia generale (4 Piano)

ultimati

in esercizio anno 2013

Lavori adeguamento igienico-funzionale del reparto sito al 2° piano da adibire al reparto di ortopedia

ultimati

in esercizio anno 2013

Lavori di adeguamento igienico-funzionale reparto recupero e rieducazione (RRF)

ultimati

in esercizio anno 2013

Lavori adeguamento igienico- funzionale ambulatori riabilitazione cardiologica e pelvica

ultimati

in esercizio anno 2012

Lavori riqualificazione igienico-funzionale del blocco operatorio

ultimati

in esercizio

Lavori adeguamento strutturale locali ex Pronto Soccorso per trasferimento ambulatori UOC Cardiologia

ultimati

in esercizio anno 2013

Lavori di sostituzione pensilina ingresso principale ospedale

ultimati

anno dicembre 2013

Realizzazione reparto di Endoscopia Digestiva

in corso

luglio 2014

Lavori riqualificazione igienico-funzionale reparto da destinare U.O.C. cardiologia (I fase)

in corso

in esercizio settembre 2014

LAVORI ESEGUITI PRESSO L’OSPEDALE COTUGNO FONTE DI FINANZIAMENTO: MINISTERO DELLA SALUTE

TITOLO INTERVENTO Lavori di ristrutturazione ed ampliamento dell’ospedale “D. Cotugno” di Napoli 1^ fase (lotti 1,2,3,4), inserito nel programma degli investimenti in sanità previsti dalla legge 135/90 per la prevenzione e la lotta contro l’aids.

STATO LAVORI

PREVISIONE ULTIMAZIONE

in corso

anno 2016

FONTE DI FINANZIAMENTO: BILANCIO AZIENDALE

TITOLO INTERVENTO

STATO LAVORI

PREVISIONE ULTIMAZIONE

Lavori di potenziamento del Centro di Riferimento Regionale per la sorveglianza delle malattie infettive presso l’Ospedale Cotugno e rimodulazione dei Laboratori di Microbiologia e Virologia di cui al decreto n. 55 del 30/09/2010 della Giunta Regionale della Campania.

in corso

settembre 2014

Rifacimento locali Nefrologia e Dialisi, 8° Divisione

ultimati

in esercizio

Reparto detentivo 5° e 8° Divisione, tunnell 2° sem.to ed area ex stoccaggio rifiuti.

ultimati

in esercizio

Impianto elettrico UOC Laboratorio di Virologia.

ultimati

in esercizio

Ristrutturazione locali dell’ambulatorio Farmacia HIV

ultimati

in esercizio

Affidamento lavori di adeguamento impiantistico monta rifiuti dell’Osp. “D. Cotugno”

ultimati

in esercizio

Lavori di adeguamento funzionale-impiantistico del reparto 5° piano per trasferimento U.O.C. Dialisi dal 4° piano

ultimati

in esercizio gennaio 2014

Lavori di realizzazione aule didattiche per tecnici di laboratorio

in corso

ultimazione settembre 2014

Lavori di adeguamento funzionale del reparto sito al 4° piano per trasferimento U.O.C. Malattie infettive dall’Ospedale Monaldi

ultimati

in esercizio gennaio 2014


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Nuovi locali per il Centro Trasfusionale

B. Zuccarelli Direttore U.O.C. Medicina Trasfusionale

L

a Vision della direzione aziendale dell’Azienda dei Colli ha realizzato un’altra tappa importante: la nuova organizzazione della medicina trasfusionale che si estrinseca con il trasferimento nei nuovi locali. Non è una semplice occupazione di spazi ma uno strumento per incrementare il consolidato storico di questa disciplina ed implementare nuove competenze che la rendano all’altezza dell’Azienda dei Colli. L’integrazione dei tre Ospedali ha, di fatto, realizzato una nuova opera nello scenario campano e pone la medicina trasfusionale davanti ad una realtà ineludibile che deve coniugare la storia del mondo della donazione di emocomponenti con i nuovi scenari. Vediamo di addentrarci in questa nuova competenza: questa Azienda da quando ha realizzato questa nuova afferenza come il trasfusionale ha visto sempre come strategica una particolare attenzione verso il mondo del volontariato, infatti, grazie ad una fortissima collaborazione con le Associazioni dei donatori ma anche con gruppi non riconosciuti nel registro ma che storicamente hanno una partenrship molto forte con l’Azienda (basti ricordare la Guardia di Finanza e l’Esattoria comunale), il trasfusionale ha sempre avuto un’autosufficienza quantitativa ed anche qualitativa per tutti gli emocomponenti, questo ha significato un’agibilità chirurgica senza ostacoli ed un’assistenza adeguata nei tempi e nei modi. Quest’autosufficienza ha determinato una maggiore sicurezza trasfusionale per il paziente ed anche un alleggerimento per l’Azienda riguardo il contenzioso giudiziario (vedi legge 219). Per tali motivi l’Azienda a giusta ragione ha posto come prioritario l’obiettivo di migliorare l’accoglienza per i donatori con spazi adeguati. Queste migliorie tutt’altro che puramente formali, permetteranno di incrementare il numero di donazioni che è possibile ricevere e di velocizzare metodiche consolidate, come nel caso della donazione di multicomponent che è finalizzata alla donazione multipla di emocomponenti, grazie all’impiego di separatori cellulari, tale metodica garantisce la sicurezza del donatore, che non viene sottoposto ad alcun tipo di scompenso ed, al tempo stesso, permette una resa molto alta della donazione (plasmaferesi, l’eritroplasmaferesi e la piastrinoaferesi).

Con i nuovi spazi i donatori avranno un ingresso riservato; vi saranno due sale dedicate alle visite per idoneità alla donazione ed alle consulenze, grazie alle quali sarà possibile realizzare quella medicina preventiva tanto reclamata e spesso mai realizzata. In questo modo si eseguono diagnosi precoci per la tutela della salute del donatore ed anche del paziente ricevente. Un settore del reparto sarà dedicato ai pazienti che afferiranno all’Unità Operativa per due competenze basilari: – L’aferesi terapeutica, tecnica di depurazione extracorporea del sangue, procedura eseguita con specifici dispositivi per rimuovere uno o più componenti del sangue coinvolti nel determinare specifiche malattie. Tale pratica permetterà di affrontare patologie internistiche, nefrologiche, rianimative e si può immaginare che abbia nuove applicazioni in ambito cardochirurgico, in particolare nel trapianto logico, dove la foto aferesi può e deve essere una nuova prospettiva; – La medicina rigenerativa, con l’applicazione della colla e gel piastrinico, che sta dando eccellenti risultati in branche come l’ortopedia, la chirurgia vascolare, la cardiochirurgia e la chirurgia generale. In quest’ambito la nostra casistica ha numeri e risultati di tutto rispetto, tanto da essere stata implementata, oltre che da un sistema completamente automatico anche da un sistema semi-automatico in

modo da razionalizzare l’uso e le applicazioni. Alla luce di un’organizzazione dipartimentale intra-aziendale che coniughi un’ottimizzazione di questa disciplina nella regione, con una valorizzazione delle competenze, la medicina trasfusionale dell’Azienda può puntare ad una centralizzazione della scomposizione degli emocomponenti. Tale prospettiva si inserisce nel contesto di una storia che ha visto questa Unità Operativa come la prima in Azienda a conseguire la certificazione di qualità, mantenendola negli anni, elemento non trascurabile in prospettiva del prossimo processo di accreditamento che si renderà obbligatorio per la nostra disciplina. Motivo di vanto per questa Unità, è quello di essersi distinta, nel corso degli ultimi dieci anni a livello nazionale per la filtrazione in linea di tutti i globuli rossi prodotti: questa specificità non solo va incontro a standard internazionali (ricordiamo che l’Italia è uno dei pochi paesi europei che non ha una legislazione che renda obbligatoria questa procedura) ma risponde a criteri di grande eticità. Con l’ampliamento del Centro Trasfusionale l’Azienda dei Colli continua nel suo obiettivo di coniugare il mantenimento di standard ottimali, tentando di migliorarli, per quanto possibile, con un’opera di trasformazione che vada incontro a quanto richiesto dal paziente: qualità ed accoglienza nei fatti e non solo nelle parole.


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Il Farmacista Ospedaliero un prezioso alleato Adriano Cristinziano Direttore UOC FARMACIA

S

cusate, sapete indicarmi dove poter ritirare le medicine? ...sa’, sono stata dimessa stamattina e dovrei continuare la cura…”. “Prego Signora, segua il marciapiede che vede di fronte la Banca e troverà una porticina bianca, la apra e troverà sulla sinistra lo sportello per la distribuzione dei farmaci…” “Grazie mille e buona giornata…” Quanti di voi vi siete trovati in questa situazione di fronte ai tanti pazienti che ogni giorno nel nostro Ospedale usufruiscono dei servizi della Farmacia. La Farmacia Ospedaliera negli ultimi anni si è profondamente trasformata per poter meglio soddisfare le esigenze degli operatori e dell’utenza, di pari passo l’attività del Farmacista Ospedaliero è diventata sempre più specializzata ed orientata al governo clinico. Ciò ha determinato la nascita di diversi “tipi di Farmacista Ospedaliero”: • “Farmacista economo”, voluto fortemente da molti Direttori Generali che vedono nella riduzione consistente delle spese variabili ospedaliere (e non solo) un modo appropriato e consono per razionalizzare le risorse; • “Farmacista epidemiologo”, è sicuramente una figura altamente professionale che può essere vista, in questo momento, come una funzione “accessoria”; • “Farmacista farmaco-tossicologo”, anche questa è una figura altamente professionale che entra in gioco nelle commissioni terapeutiche e nella vigilanza post-marketing; • “Farmacista galenico”: più attento agli aspetti squisitamente tecnico-farmaceutici delle terapie; • “Farmacista clinico”: è un professionista attento a tutti gli aspetti tecnico-clinici economici delle terapie; • “Farmacista logistico”: è un professionista attento a tutti gli aspetti della logistica legati alla gestione del magazzino; • “Farmacista dei Dispositivi Medici”: attento conoscitore dei materiali e delle caratteristiche tecniche dei device. In questo contesto, anche l’Unità Operativa Complessa di Farmacia dell’Azienda Ospedaliera Dei Colli ha vissuto un notevole sviluppo, dovuto, soprattutto, alla trasformazione dell’attività clinica. È stato, quindi, necessario non solo rivedere tutto il preesistente processo di organizzazione, ma anche individuare le procedure

per il miglioramento delle prestazioni effettuate, dando quindi inizio ad attività che sono indispensabili per una qualificazione professionale e per garantire l’erogazione all’utenza di servizi di migliore qualità. Già nel corso degli anni passati nell’ambito di una revisione dei settori di attività della nostra Farmacia si era giunti alla definizione di quattro distinti settori di attività: – approvvigionamento e distribuzione dei farmaci; – approvvigionamento e distribuzione dei dispositivi medici; – Farmacia Satellite dell’Area Critica; – produzione galenica personalizzata di farmaci. In tale contesto la UOC Farmacia si propone, di: – garantire la qualità di tutti i prodotti di propria competenza, intervenendo nel processo decisionale di selezione, pre-

scrizione ed uso; – valutare i bisogni e le aspettative degli utenti per garantire la loro soddisfazione; – attuare un programma di aggiornamento continuo sia del personale interno che del personale aziendale su tutte le problematiche farmaceutiche; – fornire informazione e documentazione scientifica su prodotti di propria competenza; – attuare la formazione di specializzandi secondo i programmi concordati. All’interno dell’Azienda Ospedaliera l’UO Farmacia è orientata a creare un clima di collaborazione con tutti i Servizi, Unità Operative, Dipartimenti con cui è interfaccia, al fine di addivenire ad un’integrazione delle diverse competenze specifiche nell’ottica di una visione globale dell’assistenza sanitaria e di un approccio multidisciplinare delle problematiche.

LE ATTIVITÀ DELLA NOSTRA FARMACIA SONO MOLTEPLICI Distribuzione dei farmaci, dispositivi medici e prodotti dietetici per nutrizione Preparazione e confezionamento di farmaci galenici e magistrali Allestimento di terapie Antitumorali Allestimento di sacche per Nutrizione Parenterale Allestimento di radiofarmaci per uso diagnostico e terapeutico Dispensazione diretta di farmaci a pazienti in dimissione o in visita ambulatoriale Segreteria scientifica della Commissione Terapeutica Ospedaliera Gestione e raccolta dati dei farmaci in sperimentazione Vigilanza sui farmaci dispositivi Medici Informazioni sui farmaci: uso clinico, dosaggio, incompatibilità, interazioni chimiche, effetti collaterali, disponibilità in Italia ed allʼestero Consulenza e Supporto nella predisposizione di capitolati tecnici di approvvigionamento dei dispositivi medici, nonché partecipazione a commissioni di gara per lʼaggiudicazione degli stessi Raccolta ed analisi dei dati per studi di Farmaco-epidemiologia Analisi dei dati di costo e dei dati di efficacia per studi di Farmaco-economia Raccolta dati per invio flusso dei consumi ad istituzioni regionali Didattica e formazione per i Farmacisti iscritti alle scuole di specializzazione in Farmacia Ospedaliera


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sezione

L’Offerta di salute per il cittadino straniero

I

n un mondo in veloce globalizzazione come l’attuale, i flussi migratori in entrata già da alcuni anni stanno investendo significativamente il nostro Paese. Per come il fenomeno può essere attualizzato, secondo i dati ISTAT (2011) nel corso dell’ultimo decennio la popolazione straniera residente in Italia è triplicata, passando da 1.334.889 a 4.029.145, con una crescita pari al 201,8%. Due stranieri su tre risiedono nel Nord (35,4% nell’Italia Nord-Occidentale e 27,1% nel Nord-Est), il 24,0% nel Centro e solo il 13,5% vive nel Mezzogiorno. La componente femminile rappresenta il 53,3% del totale degli stranieri, valore che sale al 56,6% nel Meridione. Il 46% degli stranieri residenti ha un’età compresa tra 25 e 44 anni, in particolare uno su quattro ha tra i 30 e i 39 anni. L’età media è di 31,1 anni e la componente maschile risulta essere più giovane (29,7 anni) di quella femminile (32,3 anni). Questa differenza nella struttura per età dei due sessi è imputabile a rapporti di mascolinità elevati nelle prime classi di età, in particolare tra 15 e 19 anni, e bassi nelle ultime classi ma anche tra i 50 e i 65 anni. Diversamente si stimano 420mila migranti irregolarmente presenti. (stima sulla base dei risultati dell’indagine svolta dall’Ismu a livello nazionale (Cesareo, Blangiardo, 2009). Le differenze culturali si ripercuotono inevitabilmente anche sull’approccio ai problemi di salute: le abitudini sociali, morali e culturali, lo stress relativo alla situazione di immigrato, la povertà, i problemi di adattamento, possono essere arginati solo con un’efficace integrazione nella realtà sociale che accoglie (Scaroni, 2007). L’obiettivo di una politica di integrazione è quello di dare agli stranieri le informazioni necessarie sul funzionamento e sulle prestazioni del SSN e sulle modalità di accesso. Nella progettazione di un’assistenza sanitaria efficace è necessario tener conto anche della forte connotazione culturale della malattia, della cura, del rapporto con

il proprio corpo e della manifestazione agli altri della propria malattia. Nella sola città di Napoli viene segnalata una consistente presenza stranieri, (vedi tab.) Si tratta di persone particolarmente esposte al rischio di esiti negativi per la salute, a causa delle condizioni di marginalità sociale e del ridotto accesso ai servizi socio-sanitari. Alla luce di questo quadro, appare dunque ancora più opportuno e doveroso occuparsi dei problemi di salute degli immigrati, sia per costruire il loro profilo di salute che per preordinare le conseguenti risposte organizzative. Un’importante sfida per la Sanità Pubblica è rappresentata dalla necessità di garantire specifici interventi di tutela, orientati alla promozione del diritto alla salute e alla fruibilità dell’assistenza sanitaria. Nel corso dell’anno 2013 l’Azienda Ospedaliera dei Colli ha effettuato n. 1087 ricoveri. Di questi 475 di ricovero ordinario e 612 di DH/DS (fig. 1). Il numero di utenti è pari a 803, distribuiti sui tre Ospedali dell’Azienda.

forma presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli è pari a 779 distinti per sesso (fig. 2) e cittadinanza (nelle figure che seguono.) La differenza data tra la somma di utenti dei tre ospedali dell’Azienda (803) e gli utenti della AO dei Colli (779) pari a 24 è data dal fatto che uno stesso utente ha necessitato di forme di ricovero per specialità diverse da quella per la quale ha fatto il primo accesso.

Figura 2 - Distinzione per sesso utenti AO dei Colli anno 2013

Figura 1 - Ricoveri Utenti Stranieri AO dei Colli anno 2013

Il numero di utenti unici, ovvero che hanno effettuato un ricovero in qualsiasi

Figura 3 - Utenti AO dei Colli distinti per Continente

CAMPANIA. EVOLUZIONE PRESENZA CITTADINI STRANIERI RESIDENTI (2002-2010) RESIDENTI PROVINCIA 2002

2010

var. % 2002-2010

% SU POP. TOTALE

% DONNE

% MINORI

2002

2010

2002

2010

2002

2010

Avellino

3.091

11.257

+264,2

0,7

2,6

54,3

62,2

21,8

15,4

Benevento

1.367

6.202

+353,7

0,5

2,2

57,9

61,4

16,9

15,0

Caserta

8.023

32.784

+308,6

0,9

3,6

47,6

52,7

16,5

16,2

Napoli

23.739

75.943

+219,9

0,8

2,5

55,2

60,4

16,3

15,4

Salerno

6.982

38.082

+445,4

0,6

3,4

52,1

57,2

16,6

14,5

43.202

164.268

+280,2

0,8

2,8

53,3

58,3

16,8

15,3

Campania

Fonte: Caritas /Migrantes. Immigrazione Dossier Statistico, Roma (XXI Rapporto) in www.dossierimmigrazione.it


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Figura 4 - Utenti AO dei Colli distribuiti per nazionalità (Europa)

sezione

cificità per l’Ucraina e per la Romania. Da una prima analisi dei dati emerge l’afferenza di diverse culture ed etnie presso i tre ospedali con diversificati bisogni di salute. Per migliorare il servizio offerto all’utente straniero e affrontare più efficacemente le criticità, l’Azienda dei Colli ha ereditato il servizio di mediazione culturale dell’Associazione “Insieme per la Vita”, già attivo da molti anni presso l’Azienda Monaldi, implementandolo con ulteriori iniziative che ne rappresentano una naturale evoluzione. Alla ricerca di una definizione della sua delicata

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funzione, potremmo dire che il mediatore culturale si inserisce come interfaccia fra operatore e utente e proprio dalla triangolarità della comunicazione scaturisce la complessità di questa figura. Obiettivo del mediatore è quello di mettere in relazione due gruppi: la comunità di appartenenza del paziente e la società di accoglienza, rispondendo contemporaneamente alle aspettative e alle esigenze di comunicazione dell’operatore italiano, incorporando e trasmettendo prescrizioni e indicazioni, e dell’utente, accogliendo e reinterpretando la diversità.

IL PROGETTO

“Interpreto”: Sanità & Integrazione

Figura 5 - Utenti AO dei Colli distribuiti per nazionalità (Asia)

Figura 6 - Utenti AO dei Colli distribuiti per nazionalità (Africa)

Figura 7 - Utenti AO dei Colli distribuiti per nazionalità (America)

Risulta evidente che la rappresentatività di utenti stranieri è data dal continente Africano (361 utenti) con specificità per la Nigeria ed il Ghana e dall’Europa (299 utenti) con spe-

Il fenomeno migratorio costituisce una realtà del nostro tempo. Una delle problematiche che si esplica in misura determinante nel campo sanitario è la diversità linguistica e culturale, dove la figura del paziente straniero si contrappone alla figura dellʼoperatore sanitario con il suo linguaggio scientifico e burocratico. Lʼospedale è uno dei contesti più difficili in cui gestire lʼapproccio tra diverse culture. Il Progetto “Interpreto” finanziato dal FEI (Fondo Europeo per lʼIntegrazione dei cittadini dei Paesi Terzi), proposto dal Ministero dellʼInterno (Autorità responsabile del FEI) e realizzato dalla Cooperativa Sociale Communication Centre Multilingue (CCM) di Salerno, in partenariato con lʼAORN Ospedale dei Colli di Napoli, lʼOrganizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) di Roma ed il Consorzio Format di Battipaglia – è un servizio di mediazione linguistica e culturale in modalità on – line, che, con lʼausilio di un tablet o di un cellulare smartphone, consentirà ad operatori sanitari e pazienti immigrati di poter interloquire in otto lingue: inglese, francese, spagnolo, russo, ucraino, albanese, portoghese ed arabo. Lʼerogazione del servizio è curata da mediatori linguistici bilingue, dislocati in una sede diversa da quella di fruizione. Lʼoperatore ospedaliero potrà richiedere in tempo reale un supporto linguistico in videochiamata durante la visita del paziente. I mediatori linguistici della Cooperativa Sociale CCM risponderanno in base alla lingua selezionata. Nella fase iniziale è stata realizzata una campagna di informazione presso le comunità straniere, organizzazioni di volontariato, terzo settore, centri dʼascolto e di prima accoglienza, ed in contemporanea è stato organizzato un percorso di formazione a cui hanno partecipato circa sessanta persone, tra medici, infermieri, assistenti sociali e personale sanitario degli ospedali Cotugno, Monaldi e CTO. Questi incontri hanno avuto come obiettivo quello di spiegare il funzionamento del servizio e sensibilizzarne lʼutilizzo e sono stati seguiti da una fase di affiancamento e sperimentazione, tuttora

in corso, durante la quale alcuni mediatori della cooperativa Communication Centre Multilingue sono a disposizione anche fisicamente per supportare e sensibilizzare medici e infermieri che vogliono utilizzare la piattaforma INTERPRETO e aiutarli a collegarsi con i mediatori linguistici da remoto. Durante questi primi mesi di sperimentazione il personale sanitario si è dimostrato molto disponibile ad utilizzare il servizio ed altrettanto soddisfatto dai risultati in quanto la relazione con i pazienti stranieri è più diretta, è più facile spiegare cure e trattamenti, come funziona la quotidianità in ospedale. Più di 200 interventi di mediazione linguistica, circa 3 interventi al giorno e il numero è destinato a crescere ora che la sperimentazione è partita a pieno ritmo anche allʼospedale Monaldi e che è disponibile anche un numero di telefono utile per il personale sanitario coinvolto. I pazienti sensibilizzati, più di 500, si sono dimostrati molto incuriositi e contenti ed hanno espresso pareri molto positivi riguardo al servizio. Un paziente della Costa dʼAvorio si esprime così in merito al servizio “Interpreto”: “Questo tipo di servizio doveva esserci già da molto tempo. Lo ritengo un servizio utile, perché, quando uno arriva in città in qualche modo riesce a farsi capire, ma quando sta male ed arriva allʼospedale, in un paese come lʼItalia, dove comunque si parla solo lʼitaliano, diventa tutto più difficile”. Un altro paziente, di nazionalità etiope, dice: “Eʼ la prima volta in un ospedale che vedo qualcosa del genere e sono contento di confrontarmi con persone sorridenti che offrono a persone meno fortunate un servizio di questo tipo, dove viene data tanta importanza alla persona”. Il servizio “Interpreto”, dunque, oltre ad abbattere le barriere linguistiche culturali, permette agli operatori sanitari ed ai pazienti un chiaro ed immediato scambio di informazioni. Dott.ssa Manjola Preka Mediatrice linguistico culturale (Communication Centre Multilingue)


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Lavorare al C.T.O.

Fernando Chiumiento Direttore U.O.C. Anestesia e Terapia Intensiva post-operatoria

S

ono arrivato al CTO il 1 aprile 2012, per dirigere l’U.O. di Anestesia e Rianimazione su nomina del Direttore generale, Antonio Giordano, venendo da una esperienza lavorativa di oltre 20 anni sicuramente più tranquilla e più “familiare”presso un Ospedale della provincia di Salerno. Conoscevo già il CTO dove avevo lavorato come medico anestesista convenzionato presso la Neurochirurgia della S.U.N. quando l’ospedale faceva parte ancora dell’ASL Napoli 1. Preoccupato per il compito che mi aspettava: dover dirigere una unità operativa, quella di Anestesia e Rianimazione, fondamentale in un ospedale a preminente vocazione chirurgica, in una realtà complessa come quella napoletana. Giungevo in questo Ospedale subito dopo una svolta importante legata al processo di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale prevista dal Decreto 49 del 27.09.2010 nel quale il CTO, a preminente indirizzo ortopedico – riabilitativo, perdeva la funzione di Pronto soccorso, entrando a costituire l’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale (AORN) dei Colli “MONALDICOTUGNO-C.T.O.”. Ho percepito al mio arrivo negli operatori un’aria di rassegnazione ad un ruolo marginale nella nuova Azienda, legato all’ impoverimento delle funzioni dell’Ospedale, sia per la chiusura di alcune Unità operative (Oculistica e Urologia) che per la mancanza delle funzioni di Pronto soccorso. Non ero nuovo a queste situazioni, avendo vissuto in parte vicende analoghe nella mia precedente esperienza lavorativa in Provincia di Salerno. Sapevo che la nomina del Direttore dell’U.O. di Anestesia e Rianimazione, era uno degli momenti organizzativi più importanti del percorso intrapreso dalla Direzione strategica dell’AORN “Ospedali dei Colli” per dare al CTO un ruolo definito nell’offerta di salute che l’Azienda erogava, in un contesto regionale difficile, contrassegnato da un impoverimento delle risorse per il piano di rientro imposto alla regione Campania. Da questa partenza, quello che è successo in questi anni, devo dire, è stato sorprendente. Grazie ad un clima di condivisione il più ampio possibile con tutte le componenti lavorative (dirigenza medica, comparto, tecnico - amministrativa), creato dalla Direzione strategica, è gradualmente cambiata la percezione del ruolo di questo Ospedale, sia da parte dell’utenza che degli operatori: si è passati dalla sensazione ne-

gativa di ridimensionamento delle attività e di graduale perdita delle funzioni tipiche di un ospedale (pronto soccorso, attività di ricovero, ecc) ad una sempre maggiore consapevolezza di occupare un ruolo ben definito nell’organizzazione di una delle più prestigiose Aziende Ospedaliere del Sud. I momenti più importanti di questo percorso, sono stati l’accorpamento presso il CTO del Dipartimento Orto-neuro-riabilitativo, con il trasferimento delle UU.OO. di Ortopedia e traumatologia e Chirurgia della mano dell’Ospedale Monaldi; il trasferimento presso il CTO dell’U.O. di Chirurgia generale dell’Ospedale Cotugno; l’arricchimento dell’Ospedale di ulteriori UU.OO. (Cardiologia, diretta da dr Sergio Ferrara; Endoscopia digestiva diretta dal dr Vincenzo Di Martino); l’ampliamento dell’offerta riabilitativa con l’apertura di una U.O. di Cardiologia riabilitativa, diretta dal dr Domenico Miceli; l’integrazione nell’organizzazione dell’Azienda delle UU.OO. di Neurochirurgia e Neuroradiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università di Napoli già allocate presso il CTO; l’implementazione di percorsi di preospedalizzazione efficienti, propedeutici all’intervento chirurgico, evitando al malato lunghi tempi di ricovero pre intervento e con percorsi dedicati al day - surgery; la recente attivazione da parte dell’U.O. di Anestesia e Rianimazione del CTO di un Ambulatorio di Terapia antalgica, collegato organizzativamente all’U.O. di Terapia del dolore presente presso l’Ospedale Monaldi, orientato al trattamento del dolore cronico non neoplastico, secondario a patologie degenerative osteo - articolari. Questo percorso è ancora in itinere ed oggi nel mio lavoro quotidiano in Rianimazione, in Sala operatoria, percepisco sensazioni molto positive con riscontri estremamente efficaci nella cura dei pazienti, anche quelli più “complicati”, grazie al continuo confronto con le altre UU.OO. e all’armonia, la disponibilità ed

il rispetto tra le varie figure professionali, che rende più semplice il mio lavoro di coordinamento e programmazione delle attività, stemperando quei momenti di tensione che sono inevitabili in tutte le attività che prevedono un lavoro di equipe.Si va sempre di più affermando in tutti la consapevolezza che la valorizzazione del lavoro di equipe comporta anche una valorizzazione dei singoli ruoli. Tutto ciò ha prodotto su alcuni aspetti assistenziali, percorsi clinici estremamente positivi come l’assistenza postoperatoria in recovery room, dove possono essere affrontate le esigenze assistenziali più immediate nel post – operatorio: trattamento del brivido, trattamento del dolore acuto postoperatorio, controllo dei parametri emodinamici, respiratori, ecc.; l’utilizzo di tecniche di anestesia loco-regionale che permettono la rapida dimissione del paziente per le procedure di day surgery; quello finalizzato al trattamento del dolore postoperatorio, attraverso protocolli adeguati al paziente ed al tipo di intervento, preferendo li dove possibile tecniche di anestesia loco regionale eseguite sotto guida ecografica, più sicure per il paziente sia un efficace controllo del dolore postoperatorio, favorendo l’inizio precoce delle cure riabilitative. Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante in una realtà come il CTO, in grado di garantire anche il percorso riabilitativo del paziente ortopedico, per la presenza dell’U.O. di Riabilitazione. Questo clima positivo è stato favorito dalla Direzione medica di presidio diretta dal dr. Cosimo Maiorino che oltre a sorvegliare e guidare i processi organizzativi, rappresentando il trait d’union con la Direzione strategica, è sempre attenta anche agli aspetti etici e di umanizzazione delle cure, coinvolgendo anche associazioni di volontariato nel percorso assistenziale del malato e di supporto psicologico ai familiari, consapevoli dell’ obiettivo principale delle cure, il Malato, con il suo carico di angoscia e di problematiche sociali che si accompagnano inevitabilmente alla malattia. Su questo aspetto va ricordato l’impegno del nostro cappellano, padre Gaetano, che con il suo sorriso è sempre presente, in maniera discreta, accanto agli operatori ed ai malati con una testimonianza concreta di fede e disponibilità verso la sofferenza ed il dolore. Tirando le somme di questi due anni che mi hanno visto alla Direzione dell’UO di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale CTO, non posso essere che soddisfatto; vedo un Ospedale “a misura d’uomo” in continua espansione che sta ridiventando un riferimento nella realtà napoletana; lavoro quotidianamente gomito a gomito con professionisti, persone, con le quali si discute, ci si confronta e talora si trova anche il tempo di scherzare e di sorridere, crescendo insieme professionalmente ed umanamente.


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Manuali Pratici di Cardiochirurgia Pediatrica: pubblicato il terzo pocket book

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l Personale Sanitario afferente alla U.O.C. di Cardiochirurgia Pediatrica dell’Azienda dei Colli di Napoli è da alcuni anni impegnato nella compilazione di manuali di facile consultazione e di rapida lettura. Nel 2010 è stato pubblicato il volume: ”Protocolli di Terapia Intensiva”, nel 2012 il volume: “Tecniche di Base in Cardiochirurgia Pediatrica” e, alla fine dello scorso anno, il volume: “Fisiopatologia ragionata precoce delle Cardiopatie Congenite operate”. Ci si prefigge di fornire spunti metodologici e suggerimenti operativi, fondati sulla “evidence based medicine” e sulla “common practice” scaturita dall’esperienza pluridecennale di colleghi e collaboratori. Il contenuto dei manuali rappresenta un tentativo di sistematizzazione, in forma di protocolli operativi, di un’intensa attività di lavoro interdisciplinare, ed è frutto della generosa collaborazione di tutte le strutture afferenti. Il suo scopo rimane eminentemente pratico, da “manuale di consultazione”, per lo specializzando che affronta la corsia per la prima volta, per il medico di guardia che deve gestire situazioni inconsuete, per l’infermiere interessato ai protocolli e ai percorsi assistenziali, per il cardiologo che deve gestire l’iter pre e post-operatorio del paziente. Nel manuale “Fisiopatologia Ragionata delle Cardiopatie Congenite Operate” viene analizzato il comportamento dell’apparato Cardiocircolatorio del paziente nei primi giorni dopo l’intervento. Tale periodo è delicato poiché l’organizzazione cardiocircolatoria patologica del paziente viene in genere totalmente e bruscamente sovvertita

dall’intervento effettuato per riportare il cuore alla normalità. L’impatto dell’intervento “di per se” ha poi conseguenze multiorgano inevitabili tanto più insidiose quanto più piccolo è il bambino (Cardiochirurgia Neonatale). In ogni patologia affrontata, infine, le potenziali complicanze sono diverse e debbono essere conosciute affinché venga instaurato un trattamento adeguato in Terapia Intensiva. Il volume è corredato da foto anatomiche in-

traoperatorie, tutte originali e frutto dell’attività del Centro di Cardiochirugia pediatrica dell’Ospedale Monaldi. Per la semplicità della struttura e del linguaggio, per lo spazio che viene dato ad alcuni argomenti originali come la Anatomia Comparata del Cuore e per i continui riferimenti alla Storia della Cardiochirurgia Pediatrica e dei suoi pionieri, è un testo particolare che può interessare anche i “non addetti ai lavori” in senso stretto.

Cardiologie Aperte San Valentino 2014 Il cuore è il più comune simbolo utilizzato per indicare amore e romanticismo, riconosciuto da gran parte delle culture nel mondo. Impossibile non imbattersi in raffigurazioni di ogni genere, soprattutto nel mese di febbraio, quando cioè si celebra la festa di San Valentino, ed è per questo che lʼAnmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) ha colto lʼoccasione per organizzare lʼiniziativa «Cardiologie Aperte», rivolta a sensibilizzare la popolazione verso la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Il cuore, dunque, diviene simbolo dellʼamore anche verso se stessi. LʼAzienda dei Colli, dʼintesa con lʼUnità di Cardiologia del Monaldi, diretta dal dottor Pio Caso, lʼUnità di Cardiologia Diagnostica non invasiva del Monaldi, diretta dal dottor Sergio Severino e la Cardiologia Riabilitativa Intermedia del Cto, diretta da Domenico Miceli, ha accettato la sfida e ha indetto per il giorno di san Valentino una giornata dedicata al “counselling” in tema di prevenzione cardiovascolare. Le porte dellʼOspedale Monaldi si sono aperte, in un clima festoso, per diffondere messaggi educativi e di informazione sui corretti stili di vita da assumere per scongiurare i rischi di malattie cardiovascolari, ma anche per spiegare lʼimportanza della ricerca sulle malattie del cuore. Lʼevento ha rappresentato unʼoccasione utile anche per illustrare il percorso diagnostico

terapeutico dellʼAzienda dei Colli per far fronte alle patologie cardiache, dalla prevenzione alla riabilitazione. Lo spirito dellʼiniziativa è stato gioioso, per trasmettere con leggerezza messaggi seri ed importanti, sono stati perciò previsti anche momenti di intrattenimento musicale e la partecipazione di alcuni attori di fiction e artisti della Rai.


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attualità

Il dolore cronico: da sintomo a malattia

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l dolore è definito dall’ International Association for the study of Pain (IASP) come “un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole, associata ad un danno tissutale attuale o potenziale, o riferita in tali termini”. È evidente, dunque, che esso rappresenti un “campanello d’allarme” indispensabile per preservare l’individuo dall’aggressione all’omeostasi: ma questo è sempre vero? Talvolta il dolore può essere esso stesso fattore di lesività delle funzioni biologiche, divenendo, dunque, un elemento di patologia. Retaggi culturali che connotano il dolore come sintomo ineluttabile hanno contribuito a sottovalutarne il significato e a trascurarne la cura e per questo motivo il trattamento del dolore risulta spesso ancora inadeguato. Il tema della persistenza cronica del dolore è stato alla base del dibattito che ha portato all’approvazione del Parlamento Italiano alla legge n. 38 del 15 marzo 2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”. La legge n. 38/2010 è da considerarsi innovativa, in quanto, nella nostra giurisprudenza, per la prima volta si tutela e si garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte del malato nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza, al fine di assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia del paziente, il bisogno di salute, l’equità nell’accesso all’assistenza, la qualità delle cure e la loro

appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze. Non soffrire, dunque, è un diritto per i cittadini italiani. L’Azienda Ospedaliera dei Colli ha sviluppato nel tempo una particolare attenzione a questo argomento, consentendo la crescita di professionalità e competenze ed anticipando l’esortazione alla creazione di strutture dedite alla cura dei pazienti affetti da dolore, contenuta nella legge 38/2010, co-

stituendo, già dal 2008, la U.O. di Terapia Antalgica nell’ambito della U.O.C. di Anestesia. L’U.O. di Terapia antalgica, diretta, oggi, dal dottor Alfonso Papa, già membro della Commissione Ministeriale per le Cure Palliative e la Terapia del dolore, è specializzata oltre che nella gestione delle terapie farmacologiche anche in analgesia e anestesia loco-regionale, tecniche chirurgiche, terapia fisica, tecniche di stimolazione elettrica, neuro modulazione midollare e ozonoterapia. Un reparto all’avanguardia, divenuto oggi di riferimento nazionale. Il dolore cronico rappresenta un problema socio- culturale e sanitario importante e attuale, la comprensione dei suoi meccanismi, delle sue interazioni richiede competenze e conoscenze specifiche ma anche lo schieramento di forze multidisciplinari in fase sia diagnostica che terapeutica per una corretta visione del paziente nella sua interezza, al fine di garantirgli un aiuto professionale efficace per il trattamento della patologia. Il Comitato Etico dell’Azienda, dimostrando di fare proprio l’obiettivo di garantire l’applicazione della Terapia del dolore nei reparti ospedalieri, ha dedicato al tema la prima edizione de “I Quaderni del Comitato Etico”, raccogliendo gli autorevoli contributi degli esperti che hanno partecipato al seminario “Il Dolore nella patologia ed Oltre” promosso dallo stesso Comitato Etico e tenutosi lo scorso anno, presso l’Aula Magna del CTO.

Metrodoloris Un innovativo sistema di monitoraggio del dolore percepito dal paziente durante interventi chirurgici in anestesia generale, è finalmente disponibile.

Emanuela Sorrentino

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l “metro del dolore” consiste in un monitoraggio che fornisce informazioni sulla sensazione di dolore percepita dal paziente, segnalandola in anticipo rispetto alle conseguenze che tale dolore provocherebbe in termini di aumento di frequenza cardiaca e pressione arteriosa.

Le sale operatorie dell’Azienda Ospedaliera dei Colli applicano il Metrodoloris a tutti i pazienti sottoposti ad intervento chirurgico, il cui monitoraggio fornisce un sicuro, continuo e semplice indice del tono parasimpatico del paziente. “Dopo una sperimentazione eseguita in collaborazione con un’altra Azienda Ospedaliera del nord Italia - spiega il dr. Antonio Corcione, direttore della UOC Anestesia e Terapia intensiva Post Operatoria del Monaldi - siamo gli unici ad aver introdotto questo monitoraggio tra quelli routinariamente utilizzati nelle nostre sale operatorie. Prima, la valutazione del parametro dolore, in corso di intervento chirurgico, avveniva in maniera empirica, ed il dosaggio dei farmaci antidolorifici si effettuava esclusivamente in base al peso corporeo e alla osservazione della risposta cardiaca e pressoria del paziente. Oggi non è più così! Perché se è vero che durante l’ anestesia generale il paziente è in uno stato di incoscienza, non è sempre vero che il suo organismo non possa avvertire dolore. Infatti, in corso di anestesia generale, il paziente non


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avverte il sintomo dolore in maniera cosciente e, non ne conserva memoria ma, ciò nonostante, reagisce con un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca”. Questo sistema di monitoraggio è stato apprezzato e approvato dal Direttore Generale dell’Azienda dei Colli, dr. Antonio Giordano, da sempre favorevole alle novità in campo medico e sensibile alle problematiche legate alla sicurezza del paziente. Il Metrodoloris fornisce importanti indicazioni agli anestesisti per ottimizzare il dosaggio dei farmaci antidolorifici durante interventi chirurgici. Tuttavia è necessario mettere sempre in connessione il valore monitorato con l’insieme di cure praticate al paziente. “Il monitoraggio fornisce informazioni sulla sensazione di dolore percepita dal paziente - precisa la dottoressa Clelia Esposito, dirigente medico anestesista, responsabile delle “tecniche speciali di anestesia” – e, attraverso l’analisi del segnale elettrico cardiaco assegna un indice numerico che consente di modulare in maniera ottimale il dosaggio di farmaci antidolorifici, in particolare oppioidi, somministrati durante l’intervento chirurgico, evitandone inutili sovradosaggi che potrebbero causare tossicità”.

APPROFONDIMENTO In Campania esistono circa 15 centri di Terapia del Dolore, non tutti accreditati con la medesima qualifica. I centri di riferimento sono comunque segnalati, quelli Campani e quelli Italiani, su www.federdolore.it Associazioni e Società di riferimento: ISAL, ACD SIAARTI, federdolore, SICD, AISD … IL DOLORE NEGLI ANZIANI Nei soggetti anziani si verificano delle modificazioni fisiopatologiche a carico di diversi organi e apparati in grado di modificare il destino farmacocinetico e farmacodinamico dei farmaci analgesici. In relazione a tali variazioni, lʼutilizzo di tali farmaci in questa classe di età deve essere effettuata con una certa oculatezza, pur non privando il soggetto di tale opzione terapeutica. La dose e la frequenza del trattamento dovrebbero essere individualizzate, e andrebbe sempre tenuto a mente il concetto di analgesia bilanciata, caratterizzata dallʼuso combinato di più farmaci, in genere un oppioide, un farmaco antinfiammatorio non steroideo e un adiuvante, a dosaggi ridotti, allo scopo di incrementare i bersagli di azione, minimizzando i potenziali effetti avversi associati alle alte dosi di ogni singolo agente. LʼINFLUENZA DEGLI ASPETTI PSICOLOGICI SUL DOLORE Il dolore e la sofferenza fisica e psichica

che ne consegue è diventato un terreno di grande attualità e di confronto interdisciplinare, coinvolgendo ogni settore della medicina. Ciò per alcuni motivi come lʼallungamento della vita, la modificazione della tipologia delle malattie fisiche, il frequente ricorso a canali di somatizzazione quale espressione di conflitti intrapsichici. In primo luogo lʼallungamento della vita è associato ad una maggiore incidenza di patologie croniche ed invalidanti, dovendo il medico preoccuparsi di gestire situazioni cliniche che persistono a lungo nel tempo e che determinano un progressivo aumento della disabilità (la salute residua); grazie infatti al progresso della medicina si è assistito negli ultimi anni ad un migliore efficacia degli strumenti terapeutici disponibili ed ad un allungamento della vita dei pazienti, anche con situazioni di sofferenza cronica. La riformulazione della finalità delle cure quindi diventa inevitabile, deve focalizzarsi sulla appropriatezza delle cure, ma mirare anche a sostenere nella cronicità e nella sofferenza - la qualità di vita, adoperandosi per il recupero della dimensione antropologica del rapporto medico-paziente e attraverso la cura dei bisogni psicologici dei pazienti. PER QUANTO RIGUARDA LʼAZIENDA DEI COLLI: Dal 2000, con lʼOspedale senza Dolore, si è passati al 2003, con lʼapertura del-

lʼAmbulatorio di Terapia del Dolore, sino ad oggi; da circa 3 anni esiste presso la nostra Azienda una Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Terapia del Dolore, diretta dal Dr. Alfonso Papa, e coadiuvata da una equipe di Anestesisti Rianimatori esperti di Terapia del Dolore e di esecuzione di attività interventistica per il dolore cronico (cifoplastica, vertebroplastica, neurostimolazione midollare, neuromodulazione intratecale, etcc) che consta di una attività ambulatoriale quotidiana, con una sala operatoria attiva 4 giorni/settimana, un servizio di reperibilità Aziendale 24 ore su 24. Attività: attività ambulatoriale e chirurgica, dolore cronico benigno/oncologico numero di casi trattati: circa 3000/anno provenienza dei pazienti: 90% Campania, 10% altre regioni. Risultati: Incremento significativo del numero di accessi ambulatoriali/anno e di procedure chirurgiche mini invasive cui possono essere candidabili sia pazienti affetti da dolore cronico benigno che oncologico, attività di consulenza e collaborazione presso tutti i Reparti di degenza ordinaria medici e chirurgici dellʼAzienda

MODALITÀ DI CONTATTO DEL CENTRO Previa registrazione presso la Segreteria della UOSD diTerapia del Dolore (0817064137), lun-ven ore 9-13.


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Dalla resincronizzazione al rimodellamento ventricolare passando attraverso un vortice Ridare il Vortice Giusto al Cuore

Alfonso Roberto Martiniello e Pio Caso UOC Cardiologia UTIC Ospedale Monaldi

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n’ importante sfida culturale attende la Cardiologia Ospedaliera dell’Ospedale Monaldi. Con l’intento di migliorare la gestione dei pazienti affetti da grave scompenso cardiaco e blocco di branca sn (BBsn) e per difendere da aritmie a rischio di vita e di un pace marker biventricolare come stimolazione elettrica delle pareti, i pazienti che risultino candidabili, sono sottoposti all’impianto combinato di un defibrillatore come ponte per il trapianto cardiaco, nella speranza di indurre un rimodellamento volumetrico favorevole, che porti al miglioramento della contrattilità e riduzione delle dimensioni, tanto da dare sincronia alle pareti (resincronizzazione) e portar ad essere esclusi dalla stessa lista di attesa per trapianto. Il vortice si crea quando il sangue entra nel ventricolo sinistro attraverso la valvola mitrale e, ruotando su se stesso, raggiunge l’apice cardiaco con direzione supero inferiore e dall’apice cambiando direzione e ruotando verso l’alto è reindirizzato con direzione infero superiore verso l’efflusso ventricolare sinistro e l’aorta da cui esce. Il cuore dilatato e con frazione d’eiezione depressa perde la normale sequenza e i vortici sono molto più lenti e ruotano su se stessi senza orientarsi rapidamente verso l’efflusso sinistro e l’aorta. La sfida culturale consisterà nello studiare la fluidodinamica cardiaca, grazie ad un nuovo approccio ecocardiografico che si avvale dell’ecocontrasto (che visualizza i vortici) e di un sofisticato software in grado di agganciare, la scia di vortici a percorso anomalo creatisi nei cuori più compromessi. L’obiettivo è analizzare il tipo di interazione tra la parete e il flusso ematico, per selezionare, con maggiore accuratezza, i candidati alla Resincronizzazione, riducendo così la spesa sanitaria, e, in particolare, per incrementare la frazione di eiezione del cuore dopo l’impianto, ottimizzando le spinte pressorie che regolano i flussi intracardiaci per riportare ad un normale percorso i vortici, con la variazione dei tempi di attivazione tra i tre elettrocateteri impiantati, già previsti nella normale pratica medica. Tale progetto, ispirato dal valore incrementale del contributo della dinamica dei fluidi nell’ambito delle scienze biomediche, settore che sta acquisendo un crescente inte-

resse da parte della comunità scientifica, ha avuto origine da un seminario avvenuto nel mese di ottobre 2013, presso la Biblioteca dell’Ospedale Monaldi, sulla fluidodinamica cardiaca e che ha visto come relatori il Prof. Pedrizzetti dell’Università di Trieste, e il cardiologo Dott. Tonti, ritenuti i massimi esperti della tematica in campo internazionale. Dalle relazioni degli esperti è emerso che il cuore è una pompa finalizzata al moto del sangue e che la diagnostica è ancora principalmente basata sulla dinamica dei tessuti in quanto le proprietà del flusso all’interno del ventricolo sinistro sono poco note e difficilmente visualizzabili dalle immagini cliniche. Vi è una crescente evidenza che il flusso all’interno del ventricolo sinistro giochi un ruolo fondamentale nella funzione cardiaca e nel progredire delle patologie. È stato sottolineato dal Prof. Pedrizzetti che “il riempimento diastolico della camera ventricolare sn rappresenta un passaggio molto critico nella funzione cardiaca, con fenomeni fluidodinamici molto intensi. In pratica, il getto si sviluppa in maniera impulsiva, raggiungendo in pochi centesimi di secondo velocità superiori al metro al secondo per entrare in una cavità lunga pochi centimetri. Raggiunge quindi molto rapidamente le pareti ventricolari e, altrettanto rapidamente, deve invertire la direzione del moto di 180° per re-indirizzarsi verso l’uscita nell’arteria aorta dove sfocerà con una stessa alta velocità. Il getto diastolico dà immediatamente origine ad una struttura vorticosa che si sviluppa all’interno della cavità, in quanto l’orifizio mitralico è leggermente disassato rispetto all’ideale asse ventricolare, per cui in ingresso si reindirizza verso un lato della parete dando luogo alla struttura vorticosa asimmetrica, la cui dinamica dipende da vari fattori fisiologici e pato-fisiologici, come la presenza di pareti discinetiche, quali causate da ischemia o infarto, o dissincrone per la presenza di BBsn, che inducono profondi mutamenti del moto fluido intraventricolare”. Dal successivo dibattito, a cui hanno partecipato, come discussant, gli elettrofisiologi Dott. Bianchi e dott. D’Onofrio, è nato il proposito di stilare il protocollo di studio osservazionale VORTEX-HF° (Vortici nella Insufficinza Cardiaca), approvato dal Comitato Etico dell’Azienda dei Colli di Napoli Seconda Università di Napoli . Lo studio si proporrà di dimostrare, durante i normali controlli previsti per la miglior settazione del Pacemaker, come la dinamica alterata dei vortici intracardiaci moduli il progressivo rimodellamento del ventricolo sinistro verso la dilatazione e lo scompenso cardiaco, mediante lo studio, in acuto, degli effetti di diverse attivazioni dei pace marker

sui gradienti pressori esistenti nel ventricolo sinistro di pazienti, già sottoposti alla Resincronizzazione, considerati nel follow up responders o non responders alla terapia elettrica dello scompenso cardiaco avanzato e refrattario alla terapia medica.

Nel soggetto normale il vortice si forma sotto il lembo anteriore della valvola mitrale durante la E (protodiastole) e poi durante la A (telediastole). Quindi è al suo massimo (sia come dimensione sia come intensità) in diastasi e poi in PCT (fase di contrazione isovolumetrica), con shape ellittico e asimmetrico,ruotando in senso orario in 3 camere apicale verso lʼefflusso in mesosistole.

Nel pz affetto da cardiomiopatia dilatativa e blocco di branca sn (CMD-BBSN), il tipico pattern flussimetrico rivela un vortice con shape più circolare, simmetrico, e persistente che è alimentato durante la diastole e indebolito come intensità nel moto, durante la sistole, con prolungata stagnazione vicino allʼapice, ruotando in senso orario in 3 camere apicale.

°Protocollo VORTEX-HF, Approvato dal Comitato Etico, Azienda Ospedali dei Colli Seconda Università di Napoli °A.R.Martinello1, P. Caso1, G. Pedrizzetti2, V. Bianchi1, A. D’Onofrio1, G. Tonti3 1 A.O. Ospedali dei Colli, Ospedale Monaldi, Napoli, 2Università di Trieste, Trieste, 3 “G. d’Annunzio” Università di Chieti.


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formazione

Il ruolo degli Psicologi in Ospedale Alberto Vito Direttore UOSD Pisicologia Clinica

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a nostra esperienza è perfettamente in armonia con quanto avviene sul piano nazionale, con il progressivo inserimento delle attività psicologiche nell’ambito delle LineeGuida relative alle più importanti patologie trattate nel contesto ospedaliero. Le trasformazioni dei processi di cura e delle esigenze assistenziali in ambito ospedaliero, conseguenti sia al progresso scientifico e tecnologico sia ad una maggiore attenzione ai bisogni dell’utenza, hanno consentito di porre maggiore enfasi alle esigenze attinenti la sfera della soggettività, delle relazioni, dei comportamenti, della comunicazione, della gestione dello stress, riferite sia ai pazienti ed ai loro familiari che agli operatori ed alle strutture. La risposta a tali questioni emergenti, a volte riduttivamente definite come “umanizzazione” o “personalizzazione” delle cure sanitarie, ha registrato rilevanti incrementi nel campo della ricerca, delle pratiche assistenziali, della formazione ed anche una nuova specifica sensibilità da parte dei Management Aziendali, anche se è ben lontana da una piena attuazione. Questa grossa mole di attività ha visto un’inedita, per certi aspetti, forte collaborazione tra Medicina e Psicologia e sta conducendo alla evidenziazione dei vantaggi clinici, assistenziali e, più recentemente, anche economici, di una reale integrazione dei percorsi di diagnosi, cura e riabilitazione con l’inserimento di specifici interventi di ambito psicologico. Le nostre attività sono presentate per chiarire il senso che il “fare” e l’ ”essere” degli Psicologi può acquisire in Ospedale, senza alcuna pretesa di ergerci a modello assoluto. La nostra esperienza, nata in un Ospedale di media-piccola dimensione, a vocazione prevalentemente infettivologica, e successivamente allargatasi ad una realtà ospedaliera costituita da ben tre presidi in precedenza separati ha avuto una crescita conseguente all’individuazione di sinergie e partnership tra i Direttori ed i medici maggiormente attenti ai bisogni psicologici dei loro pazienti. Pertanto, è assolutamente sincero ed opportuno il ringraziamento, oltre ai colleghi che con grande impegno hanno contribuito alla stesura di questo lavoro, a tutti coloro: Direttori, Medici, Dirigenti amministrativi, Infermieri, con qui abbiamo condiviso questi anni di lavoro e che con il loro continuo sostegno ed incoraggiamento hanno permesso si realizzassero le esperienze descritte nel volume. E’ evidente che alcune attività sono state rese possibili gra-

È in libreria da metà maggio il volume: “Psicologi in Ospedale: Percorsi operativi per la cura globale di persone”, curato dal dott. Alberto Vito, responsabile dellʼU.O.S.D. di Psicologia Clinica dellʼA.O.R.N. Ospedali dei Colli. Il libro è costituito da 16 capitoli, quasi tutti ispirati dalle attività condotte nella nostra Azienda dagli psicologi in questi anni. Contiene contributi di Lucia Alfano, Ida Calamaro, Andrea Cappabianca, Fabrizio Capuano, Raffaella Cozzolino, Verbena Cucuzza, Ilaria DʼAlessandro, Federica De Angelis, Rossana De Feudis, Teresa Di Gennaro, Nicoletta De Stefano, Fabiana Gallo, Gelsomina Lo Cascio, Raffaella Manzo, Nicola Ferrari, Mariella Pratillo, Roberta Vacca. Il volume ha la seguente struttura. Nella prima parte è descritta la cornice entro cui situare lʼesperienza della psicologia ospedaliera. Viene dato spazio alla sua storia, ai bisogni psicologi dei pazienti ospedalizzati, allʼumanizzazione delle strutture sanitarie, ai rapporti con lʼassociazionismo. Nella seconda parte è data voce alle esperienze che da anni nella nostra Azienda gli psicologi conducono in ambiti diversi: Infettivologia, Neonatologia, Oncologia, Riabilitazione cardiologica, Trapianti del cuore, Tabaccologia, Psicoterapia Ambulatoriale, Formazione del personale sanitario, a dimostrazione di un soddisfacente livello di professionalità raggiunto. Completano ed impreziosiscono il testo un capitolo redatto da unʼesperta psiconcologa operante in Puglia e quello dedicato al tema del lutto e lʼuso della narrazione in tale particolare fase esistenziale, a cura dellʼAssociazione Maria Bianchi di Suzzara (MN).

zie ad alcuni lungimiranti Dirigenti Aziendali e Primari i quali hanno creduto, con noi ed a volte persino prima di noi, della necessità di un’assistenza psicologica ai loro pazienti. Così come va riconosciuto che molto abbiamo imparato da medici ed infermieri dotati di straordinaria umanità e passione. Insieme agli specialisti di altre discipline

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che hanno reso possibili queste esperienze desideriamo interrogarci sul futuro e sulle prospettive di una solida presa in carico dei bisogni psicologici dei pazienti e dei loro familiari. In questi anni è in corso un profondo ripensamento della medicina, secondo alcuni epocale, nel modo di concettualizzare il rapporto medico-paziente, la gestione delle cure con la presa in carico dei bisogni soggettivi, grazie anche al contributo della Psicologia. Tuttavia, sebbene le conquiste culturali siano ormai largamente condivise, sia tra gli operatori sia nell’opinione pubblica, tale mutamento radicale - culturale, tecnologico e di politica sanitaria - trova però molte resistenze a tradursi in modelli operativi sistematizzati. Occorre riconoscere che i fattori emozionali, psicologici, relazionali non sono estranei alla malattia, spesso considerati disturbanti del rapporto operatore-paziente, non utili al processo di guarigione, magari da delegare al tecnico di turno (creando nuove scissioni). Essi sono parti integranti del sistema-individuo, sono influenzati e condizionano le componenti organiche. Assumere un pensiero olistico ci consente di effettuare una reale presa in carico e cura della persona, non più solo dell’organo malato. Riconoscere le interconnessioni tra patologie organiche e vissuti emozionali comporta la comprensione non solo dei meccanismi patogenetici implicati nella malattia, ma anche dei vissuti personali e familiari associati alla malattia, attraverso l’analisi della domanda di cura. Scompare la concezione della malattia come singolo oggetto di cura a favore di un’ottica globale, in cui la relazione è il nodo centrale nei processi clinici. La condivisione delle emozioni associate alla malattia permette la costruzione di un piano di trattamento finalizzato alla promozione di un ruolo attivo della persona malata nella gestione delle sue condizioni. Inoltre, dal punto di vista sistemico, sappiamo che occorre una dirigenza sanitaria consapevole delle necessità di rendere prioritari i bisogni soggettivi dei pazienti, dei familiari e, perché no, degli operatori, affinché si proceda a un profondo ripensamento del concetto di cura in ambito ospedaliero. Ed occorre anche un pensiero comune fra gli operatori sanitari per creare una rete d’interventi nella stessa direzione. Il ruolo della Psicologia Ospedaliera è legato, dunque, alla capacità di restituire centralità e complessità ad un paziente cui l’ospedale, nella sua organizzazione più tradizionale, nega la dimensione biografica, affettiva e sociale. Agli Psicologi non spetta la delega per curare esclusivamente gli aspetti emotivi dei pazienti, né possono essere i promotori esclusivi di un cambiamento culturale complessivo. Tuttavia, un vero cambiamento del sistema ospedaliero non può prescindere dal contributo della Psicologia. Crediamo che il nostro ruolo sia partecipare, insieme ad altri, ad un complessivo mutamento culturale ed organizzativo di tutto il sistema sanitario. La cura ai bisogni soggettivi ed ai dettagli umani dovrà qualificare l’eccellenza nelle strutture ospedaliere.


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La Riabilitazione Cardiologica: quattro salti in... palestra

Domenico Miceli Direttore UOSD Cardiologia Riabilitativa Intermedia

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n tempo, la cura dell’infarto miocardico o la fase postoperatoria di un intervento cardiochirurgico comprendeva periodi prolungati di riposo a letto e di ricovero in ospedale. Il recupero di una buona condizione psicofisica era molto lento ed incompleto, e così troppo frequentemente residuavano timori, ansie ed una scadente qualità di vita. Oggi non è più così! Certi timori erano del tutto ingiustificati, come ha dimostrato la scienza medica. Infatti una lunga degenza a letto comporta alcune gravi conseguenze: predispone alla formazione di trombi nelle vene, caduta della pressione arteriosa ed eccessivo incremento della frequenza cardiaca mettendosi in piedi, riduzione della capacità di ventilazione dei polmoni e della capacità di esercizio fisico, ecc... Insomma, dal che, fino a circa 40 anni fa, l’imperativo categorico per chi avesse avuto una malattia di cuore era: NON TI MUOVERE !! Da alcuni anni a questa parte vi è stato un totale cambio di paradigma, tanto che, attualmente, la regola è quella di favorire il più possibile la cosiddetta mobilizzazione precoce. La riabilitazione cardiologica è dunque una forma di terapia, come può essere quella farmacologica. Come usiamo spesso dire ai nostri pazienti, la riabilitazione cardiologica è una pillola che va assunta nei modi e nei tempi prescritti dal cardiologo curante. A chi è indicata la riabilitazione cardiologica ? L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la riabilitazione cardiologica come la messa in atto di tutte quelle misure in grado di riportare un malato di cuore alle condizioni fisiche, mentali, sociali, le migliori possibili, compatibili con la sua malattia. I potenziali candidati ad una tale terapia sono quindi, teoricamente, tutti i malati di cuore. Inizialmente, infatti, la riabilitazione cardiologica era riservata solo ai alcuni pazienti reduci da un infarto miocardico, mentre successivamente è stata estesa, visti gli ottimi risultati ottenuti, a pazienti con ischemia cardiaca in genere o con sintomi di angina, o a soggetti reduci da angioplastica coronarica o intervento cardiochirurgico di bypass coronarico, sostituzione valvolare, trapianto cardiaco, impianto di dispositivi come defibrillatore o pacemaker, o anche scompenso cardiaco

Un autorevolissimo cardiologo mondiale, Bob Lewin, in occasione del Congresso della Società Europea di Cardiologia di Amsterdam del 2005, ebbe a dire: “Se ci fosse una megapillola, economica ma capace di: ridurre la mortalità cardiovascolare migliorare la qualità della vita attenuare fino ad abolire gli effetti psicologici negativi della cardiopatia ischemica, allora ci si aspetterebbe che tutti i cardiopatici ischemici la assumessero. Questa miracolosa pillola non è attualmente disponibile, ma un programma di riabilitazione cardiologica può fornire tutti questi benefici”

cronico da cardiopatia dilatativa. La prima fase della riabilitazione inizia già in Terapia Intensiva o nell’Unità Coronarica, con gli esercizi attivi e passivi a letto, e termina prima della dimissione. La seconda fase solitamente inizia a domicilio, ove il paziente, secondo un programma individuale suggerito dall’équipe dei fisioterapisti, aumenta progressivamente l’attività fisica. Dopo circa 20 giorni viene sottoposto nel nostro centro a una serie di accertamenti per una valutazione delle condizioni cardiocircolatorie. A questo punto, sempre presso il Centro di Riabilitazione, viene eseguito un programma di ricondizionamento fisico, di educazione sanitaria e, dove necessario, anche un trattamento da parte dello psicologo. L’educazione sanitaria è parte integrante di un programma di riabilitazione cardiologica, i pazienti vogliono sapere se pos-


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sono riprendere il lavoro, cosa possono mangiare, quando possono ricominciare a guidare, se possono viaggiare in aereo, se possono andare al mare o in montagna, se possono ancora fare l’amore con il proprio partner, perché prendono tutte queste pillole in un giorno e se dovranno farlo per sempre, perché si sono ammalati con il cuore, cosa possono o non debbono fare perché non succeda più? A tutte queste domande il meccanismo aziendalistico dei nostri ospedali non riesce ad avere il tempo di rispondere, perchè i tempi imposti dal meccanismo del DRG, che, tradotto in termini pratici, significa di fatto Dimissione Rapida Garantita, non è in grado di poterlo fare, ma può farlo il nostro programma riabilitativo cardiologico all’Ospedale CTO. Come viene praticato l’esercizio fisico? Nel nostro Centro di Riabilitazione, la Cardiologia Riabilitativa Intermedia dell’Ospedale CTO, il programma di allenamento individualizzato inizia dopo che il paziente ha eseguito gli accertamenti necessari ad inquadrare le sue condizioni generali e cardiologiche e la sua capacità funzionale, per orientarci ed orientarlo sul livello di sforzo fisico da raggiungere in palestra. Lo sforzo (con cyclette, corsa o esercizi che devono interessare grossi gruppi muscolari) inizierà con un breve periodo di riscaldamento, proseguirà con una fase di lavoro più intenso e terminerà con un periodo di defaticamento. Dovranno essere effettuate almeno 3 sedute alla settimana per un periodo di 6-8 settimane. Il ricovero avviene in day hospital, o attraverso la procedura ambulatoriale.

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L’Unità di Cardiologia Riabilitativa del CTO è attiva dal mese di settembre 2012, con 8 posti letto di day hospital per un totale di 16 accessi al giorno. Nel 2013 sono state effettuate 1756 giornate di ricovero di day hospital riabilitativo, e , nel primo quadrimestre 2014, 635 accessi. I pazienti più delicati sono stati seguiti in telemetria mediante un innovativo sistema wireless della Nuubo di recente acquisizione, costituito da una maglietta aderente contenente un dispositivo in grado di trasmettere a distanza il segnale elettrocardiografico durante l’attività fisica. Tale sistema, in uso attualmente nei più rinomati centri di riabilitazione cardiologica europei, costituisce una esclusiva dotazione dell’Azienda Ospedaliera dei Colli.

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I risultati sulla qualità di vita, sulla cenestesi (ovvero sulla sensazione di benessere) dei pazienti e sulla soddisfazione verso i servizi offerti, sono dimostrati dai lusinghieri apprezzamenti ricevuti in risposta ai questionari di gradimento che vengono somministrati al termine del ciclo riabilitativo, anche grazie alla collaborazione e all’efficace supporto della Unità di Psicologia Clinica dell’Azienda diretta dal Dr. Alberto Vito. Il supporto psicologico, del quale strutturalmente disponiamo da ormai oltre un anno, ha costituito infatti un ulteriore valore aggiunto al nostro lavoro quotidiano nella continua ricerca del miglioramento di qualità per i pazienti che afferiscono all’Azienda Ospedaliera dei Colli.

“Disseminazione assistita” L’ortoterapia in Ospedale Parte nei presidi dellʼAzienda dei Colli lʼistallazione di orti urbani. Il seme sarà piantato per primo allʼOspedale Cotugno per poi propagarsi/disseminarsi a Monaldi e CTO. Lʼistallazione di orti in ospedale e dellʼortoterapia è già consolidata, varie esperienze si registrano in diversi ospedali e soprattutto in strutture sanitarie intermedie, “Disseminazione assistita” è però il primo esperimento che si tiene in un ospedale pubblico a Napoli. Si parte con lʼallestimento di due aiuole inseminate ad aromatiche, ortaggi e piante ornamentali, corredate da una serie di schede tecniche per la coltivazione e la cura, secondo la stagionalità, scritte in maniera semplice, così da essere immediatamente comprensibili Lʼesperienza è coordinata dallʼUOC di Psichiatria per lʼIntegrazione dei percorsi di Cura e si pone lʼobiettivo di sviluppare nel luogo deputato alla cura (lʼospedale) la capacità di prendersi cura da parte dei pazienti degli spazi della struttura. Lʼistallazione è offerta dallʼassociazione Arteteca che ne cu-

rerà anche lʼavvio. Lʼassociazione, in collaborazione con il Rotary Club Napoli Est, ha sviluppato nellʼanno trascorso, con gli stu-

denti dellʼIstituto Tecnico Industriale Marie Curie di Napoli, che ha sede nel quartiere Ponticelli, il laboratorio intitolato “LʼOrto Zero” per lʼapproccio creativo allʼorticoltura urbana. Arteteca conduce da anni laboratori sociali destinati ad adolescenti a rischio emarginazione sociale istituendo il progetto “CUNTO – Creatività Urbana Napoli Territorio Orientale” (www.cunto.it.). Le aiuole saranno istallate dai ragazzi del progetto “Orto Zero” e poi “prese in cura” da gruppi di pazienti e familiari frequentanti lʼospedale. Con il coordinamento dellʼU.O.C. di Psichiatria si punta a creare, sostenere e sviluppare uno scambio tra lʼinterno della struttura ospedaliera e il contesto sociale circostante e, nella realizzazione e conduzione dellʼesperienza, un ribaltamento dello schema consueto della cura ovvero saranno le persone ammalate a dare cura alla struttura deputata, favorendo e sviluppando quelle capacità riparative personali che nella malattia sembrano lese o perdute. Scambio, dono, empowerment sono le dimensioni tra le quali si sviluppa il programma.


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Staminali e tecnologie avanzate in ortopedia Costi e impegno sociale

Raffaello Magri Chirurgo Ortopedico Volont. Ospedale CTO - Napoli

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egli ultimi decenni la vita media della popolazione occidentale europea ed USA è aumentata costantemente e questo continuerà ad accadere per i prossimi decenni, si calcola infatti, con una realistica approssimazione, che tra 20 anni sarà più numeroso il numero di centenari in buona salute. E’ stato affermato che le problematiche concrete dell’invecchiamento sono in realtà quelle degli organi e tessuti perché alla base di ogni attività umana ci deve essere sicuramente una integrità della struttura corporea, di cui l’apparato locomotore con il suo sistema muscolo-scheletrico e le sue articolazioni ne sono fondamento che hanno permesso all’uomo di evolvere sulla terra. Tuttavia anche lo scheletro si consuma e... si usura col passare del tempo. E’ stato detto, probabilmente da un ortopedico di parte, che la vera misura dell’invecchiamento dell’essere umano può essere fatta valutando molto semplicemente lo spessore della cartilagine delle nostre articolazioni... Può sembrare forse una esagerazione, ma quante volte sentiamo affermazioni come queste: “Ho un dolore violento all’anca destra e non riesco più a camminare come prima... La mia vita è diventata un inferno ogni mattina mi alzo con un dolore lombare... Non riesco più come prima a salire le scale di casa mia... Ho bisogno di un appoggio per camminare, le mie ginocchia non mi sorreggono più ...” e così via, frasi come queste e richieste di aiuto sono frequenti in un ambulatorio di ortopedia o tra i colloqui della gente comune. Si tratta per lo più di persone relativamente ancora giovani che hanno necessità di svolgere una vita relazionale e attività lavorative anche intense. Se fino a qualche decennio fa le cure per rallentare l’invecchiamento della cartilagine erano davvero una pia illusione oggi le moderne bio-tecnologie esplose negli ultimi due decenni, hanno aperto la strada verso terapie miniinvasive che rappresenteranno forse la vera innovazione della medicina sia nel campo dell’Ortopedia sia in campi come quello cardiovascolare e di chirurgia estetica. Le terapie basate sul trapianto autologo di tessuto osseo e cartilagineo si effettuano in chirurgia ortopedica da oltre 25 anni, ma inizialmente si trattava di metodiche molto complesse che richiedevano a volte anche

Sotto controllo fluoroscopico si iniettano le cellule staminali dell’articolazione dell’anca

Macchinario Body Jet per la suzione di cellule staminali da tessuto adiposo

Provette contenenti cellule staminali prelevate da tessuto grassoso

più interventi e tempi lunghi di attuazione. In questi ultimi lustri sono state proposte terapie basate su tecnologia avanzata per la riparazione dei tessuti scheletrici e sono entrate prepotentemente nell’uso ortopedico le cellule staminali e i fattori di accrescimento piastrinici. Nel giro di pochissimi anni sono state pubblicate in tutto il mondo valanghe di studi scientifici sulle cellule staminali effettuati in laboratori, da quelli più prestigiosi USA inglesi e italiani a quelli dei Paesi orientali quali il Giappone e la Cina in prima linea. Numerosissimi sono gli studi osservazionali che hanno permesso di riconoscere un notevole miglioramento dei risultati clinici in lavori retrospettivi di indagine clinica. In generale oggi si può affermare che con queste metodiche si può ottenere un miglio-

ramento clinico dei pazienti trattati che va oltre il 70%. Ma l’aspetto più interessante è soprattutto quello di allontanare nel tempo l’attuazione di interventi più invasivi articolari come ad es. gli interventi di sostituzione protesica articolare delle anche e delle ginocchia o di altre articolazioni. Alcuni dei pazienti trattati riprendono felicemente una vita di relazione normale dopo semplici trattamenti infiltranti delle articolazione con cellule staminali e fattori di crescita autologhi, cioè prelevati dallo stesso paziente e concentrati senza addizione di sostanze chimiche o manipolazione in laboratorio. Presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli questa tecnologia è attuata da oltre 10 anni. Nei primi anni del 2000 fu presentata infatti una prima esperienza e un protocollo di trattamento delle alterazioni ossee con Fattori di Crescita


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NEWS DALL’ORTOPEDIA

Caso di grave coxartrosi sinistra trattata con protesi totale.

Cellulari Autologhi o PRP (Plasma Ricco di Piastrine) all’attenzione della comunità ortopedica italiana (87° Congresso Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia – Venezia 20-24 Ottobre 2002). Le metodiche si sono poi evolute enormemente e se agli inizi erano prelevate direttamente le cellule cartilaginee già differenziate da zone articolari mute e le stesse erano moltiplicate presso laboratori di bioingegneria italiani e americani e poi innestate con un secondo intervento sulla zona articolare priva di cartilagine, attualmente si impiantano direttamente le cellule staminali, cellule parzialmente differenziate, precursori delle cellule cartilaginee differenziate, prelevate dal midollo o dal tessuto grassoso dello stesso paziente e che, dopo forte concentrazione sono iniettate direttamente in articolazione. Questa tecnologia iniziata 3 anni fa presso l’Ortopedia del Monaldi è attualmente effettuata in maniera sistematica presso il Centro Traumatologico Ortopedico napoletano. Oltre alle cellule staminali si stanno proponendo in questi ultimi anni anche altre possibilità terapeutiche e mi riferisco ad alcune terapie specifiche con farmaci biologici; questi ultimi arrivati, frutto di nuove e avanzate tecnologie di laboratorio, scaturite dagli studi sul DNA insieme all’uso diretto in loco delle cellule staminali e dei fattori di crescita possono rappresentare la futura terapia, davvero miniinvasiva, delle artriti delle artrosi e dei tessuti danneggiati. Le Linee Guida Nazionali e internazionali che si stanno delineando per il corretto trattamento con queste metodiche, rappresentano un riferimento importante per la loro futura applicazione. Ad es. per la cura delle ulcere vascolari o del piede diabetico o le ulcere conseguenza di ustioni, notizie dell’ultim’ora su esperienze in tal senso, sembrano indicare che l’impiego di cellule staminali e dei fattori di crescita rappresenti un metodo preziosissimo per ottenere guarigioni rapide e durature. Tuttavia solo una minima parte dei malati possono avere accesso alle cure più idonee, una quantità che supera di poco il 5% e che tradotto in cifre è appena 50 mila. La non correttezza prescrittiva, la scarsa conoscenza delle possibilità terapeutiche e l’impiego limitato delle metodiche di cura rappresentano ancora un elemento che limita il loro utilizzo e non sempre gli studi

scientifici sono appropriatamente conosciuti e divulgati. C’è poi il fenomeno mediatico che, enfatizzando alcune problematiche (come il crescente negativo e inaspettato interesse per Stamina oggetto di vicende giudiziarie), non sempre fornisce una corretta informazione per il pubblico di malati sulla appropriatezza prescrittiva dei farmaci biologici e l’impiego delle tecnologie avanzate con cellule staminali quali strumenti di terapie efficaci e tutto sommato con risparmio di costi per la collettività. Eppure l’utilizzo di queste terapie rappresenta una vera rivoluzione per i malati affetti da patologie reumatiche e degenerative articolari. Nell’ambito del Dipartimento Orto-NeuroMotorio dell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli diretto dal Prof. Roberto Magri, che da anni effettua questi interventi conta centinaia di interventi di trapianto autologo di cellule staminali e fattori di crescita in regime, nella quasi totalità dei casi, pubblico convenzionato; Le cure con cellule staminali associate ai fattori di crescita rappresentano una vera rivoluzione per i malati affetti da patologie degenerative e reumatiche in quanto ai tratta di interventi miniinvasivi che non richiedono degenza ospedaliera, che danno benefici rapidi e duraturi a volte anche in forme avanzate di malattia che richiederebbero trattamenti molto invasivi come le protesi articolari. Anche se si tratta di terapie relativamente costose, perché richiedono trattamenti ripetuti, un anno di tale trattamento può costare anche oltre 10mila euro a paziente, tuttavia, trattandosi di persone relativamente giovani inserite in attività produttive anche di rilievo, considerando l’enorme numero di essi che potrebbero beneficiare di tali cure, il risparmio va formulato in termini di un aumento globale della capacità lavorativa delle persone colpite e allora i risparmi diventano considerevoli per la società. La migliore conoscenza del problema e l’analisi dei dati scientifici ed epidemiologici di cui disponiamo, secondo il prof. Roberto Magri, ci inducono a ipotizzare che molti problemi gestionali di oggi, potranno trovare semplici soluzioni se si terranno nella giusta considerazione i seguenti aspetti del problema che dovranno essere al più presto affrontati:

NESSUNA CICATRICE PER LA CHIRURGIA DELLʼALLUCE VALGO. La tecnica chirurgica proposta dallo spagnolo De Prado una decina di anni fa consente di effettuare una osteotomia correttiva dellʼalluce valgo, deviazione ossea frequente soprattutto nelle giovani donne, utilizzando soltanto una microincisione di 5 millimetri. Presso le Ortopedie del CTO ormai la tecnica percutanea sec. De Prado è utilizzata rutinariamente; solo in casi complessi o nelle recidive è utilizzata la chirurgia tradizionale. La tecnica è richiesta soprattutto da giovani donne poiché lʼintervento non lascia cicatrice. CHIRURGIA PROTESICA DELLʼANCA E DEL GINOCCHIO SENZA SANGUE. Il consumo di sangue durante lʼintervento di protesi di anca e di ginocchio rappresenta spesso un serio problema per la rapida ripresa postoperatoria del paziente. Da anni presso lʼOrtopedia diretta dal Prof. Roberto Magri sono utilizzate tecniche di recupero sangue sia intraoperatorio che postoperatorio; in particolare il recupero intraoperatorio viene effettuato con una macchina di raccolta a circuito chiuso della ditta Dideco. La metodica è accettata anche da pazienti Testimoni di Geova. Lʼutilizzo di queste metodiche non rappresenta solo un risparmio in termini di costi per la Sanità, basti pensare che una sacca di sangue fresco da donatori ha un costo che va da 400 a 500 euro, ma anche in termini di sicurezza in quanto con lʼautotrasfusione si evita il pericolo di trasmissione di infezioni quali lʼepatite e lʼAIDS comunque sempre possibili e reazioni allergiche.

1) Una migliore diffusione scientifica e una più corretta informazione presso la classe medica delle nuove biotecnologie al fine di ottenere diagnosi più precoci e più corrette; 2) Organizzare centri di riferimento competenti che sappiano indirizzare i malati verso i vari tipi di cura; 3) Preparare le nuove leve di giovani medici più competenti e interessati a tali tecnologie avanzate; 4) Cointeressare e impegnare non soltanto sotto il profilo del business l’industria farmaceutica ma anche di indurla a sostenere parte dei costi per l’informazione e la formazione degli addetti; 5) Organizzare a livello sanitario nazionale una rete assistenziale controllata con scambio di dati sulle risposte terapeutiche e per un know-how sempre più riempito dai contributi scientifici, al fine di ottenere terapie tempestive e uniformità di trattamenti in sintonia con le linee guida internazionali.


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Il diario di viaggio dei nostri medici, esperienze a confronto… Non è un paese per tutti Ad Anabah (Valle del Panjshir), Afghanistan, con Emergency Mario Figoni Dirigente medico IV Divisione AIDS - sezione femminile - Cotugno

“Ogni anno, in Afghanistan, finito l’inverno e terminato il raccolto dei papaveri da oppio, gli uomini ricompaiono per affrontare l’ultimo invasore straniero, e ricomincia la stagione della guerra”. (Graham Lee, Fighting season, 2012) “Shisha ke maida shod, tiztar misha” (Il vetro rotto diventa più affilato) Proverbio Hazara

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o ammetto, la prefazione è lunga, ma se in altri contesti non è possibile separare la componente lavorativa, tecnica, da quella ambientale, in Afghanistan lo è ancor di meno. Quanto sopra introduce al clima in cui il personale “internazionale” di Emergency presta il proprio servizio. Ho avuto, seppur per un breve periodo di due mesi, il piacere e l’onore di apportare il mio contributo di medico, sotto la veste di internista, al Centro Medico che Emergency ha aperto e gestisce con personale sia locale che espatriato, nella Valle del Panjshir, a Nord-est di Kabul. Il Centro Medico, con un bacino di utenza di circa 300.000 abitanti, è un polo chirurgico, pediatrico, ostetrico e neonatale, con 2 reparti di terapia intensiva, sia chirurgica (I.C.U.) che neonatale (N.I.C.U.). Viene svolto comunque, quotidianamente, anche un servizio di visite ambulatoriali (O.P.D.). Per affiancare i colleghi afghani che operano questo tipo di intervento, per consigliarli e per confortarli, sia per quanto riguarda il lato diagnostico che quello terapeutico, sono stato chiamato per questa missione. Il livello di preparazione dei colleghi, per quanto buono, chiaramente non può essere paragonabile a quello delle nostre latitudini. I colleghi locali fanno del loro meglio, e lo fanno bene, anche nell’applicare delle linee guida che Emergency stessa fornisce ai vari reparti ospedalieri, ma tutto non può essere previsto sulle benedette linee guida, che sono senz’altro utili, ma non di certo esaustive. In ambito cardiologico lo scrivente ha notato l’alto numero di pazienti che si rivolge al Centro Medico per attacchi ipertensivi ed anche per episodi ischemici. Sono veramente pochi gli ECG “puliti”. Nella maggioranza della popolazione testata con questa apparecchiatura è evidente uno stato di sub-ischemia cardiaca. Altro argomento patologico evidente, nel pur breve periodo della permanenza in loco dello scrivente, è l’alto numero di pazienti con

gozzo. Nel luogo di maggior coltivazione di papaveri da oppio al mondo, gli sforzi dell’amministrazione nazionale per impedire tutto ciò sono notevoli, ma rimangono infruttuosi. E con qualche effetto collaterale: il divieto assoluto di importazione della morfina preclude molto spesso la possibilità di successo terapeutico in caso di edema polmonare, condannando la maggior parte di questi sfortunati pazienti a morte quasi certa. Questo è un piccolo fotogramma dell’opera svolta dallo staff internazionale di Emergency. I luoghi di intervento sono 3: nella capitale, Kabul, ad

Anabah, nel nord-est, e ad ovest, a Laskarga. Si tratta di circa 30 sanitari, soprattutto chirurghi, anestesisti, infermieri e tecnici e nel caso di Anabah anche di ginecologhe e ostetriche. Per finire questo breve excursus sull’Afghanistan bisognerebbe anche dire che si è spesso fuorviati da una stampa internazionale che dice poco, a singhiozzo, e applicando filtri non sempre decifrabili, per la reale complessità e poliedricità della situazione. D’altronde, per sottolineare ancora di più la distanza non solo geografica, ma anche culturale che ci separa da questo Paese, “noi” stiamo nel 2014, “loro” nel 1392! Nel raccontarvi in due righe la mia esperienza di una vita lavorativa, vi posso dire che quel che si fa operando in queste realtà è sì entusiasmante e gratificante, ancorché per la “location” pericoloso, ma purtroppo è ben poca cosa rispetto alla magnitudo del problema. Sono delle gocce nell’oceano, ma Santa Madre Teresa diceva che se quelle gocce non ci fossero, mancherebbero… Mi sento anche in grado di passare il testimone, ormai è l’ora: i più giovani possono ancora mettersi in gioco personalmente, i miei coetanei possono perlomeno dare un contributo economico a queste organizzazioni “fidate” e ben meritevoli di donazioni.. E termino con la frase di congedo in uso in nelle lande Afghane: “MANDA NABASHI” (che possiate mai essere stanchi)!


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Splendiarabia Valeria Pergola Responsabile UOS DH Cardiologico

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icordo ancora quando circa 3 anni fa mi trovavo a bere un caffè con il Prof. George Sutherland e mio marito Giovanni Di Salvo, che lavora come Ricercatore in Cardiologia Pediatrica al Monaldi. In quel periodo il Prof. Sutherland ricopriva l’incarico di Direttore dell’ Heart Centre del King Faisal Specialist Hospital and Research Center ( KFSH & RC) di Riyadh, Arabia Saudita. Ad un certo punto chiese a mio marito se voleva seguirlo per dargli una mano, da un punto di vista scientifico, nell’organizzazione del dipartimento di cardiologia pediatrica. Non eravamo convinti all’inizio, poi spinti dalla curiosità e dal desiderio di fare questa nuova esperienza internazionale approdammo a Riyadh. Il King Faisal Specialist Hospital and Research Center ( KFSH & RC) è un moderno ospedale con 894 posti letto (comprensivi di 170 posti di DH ), stato dell’arte della Joint Commission International ( JCI ) americana. E’ accreditata come la migliore struttura medico-accademico dell’Arabia Saudita e dell’intero medio-oriente. Il KFSH & RC è il centro nazionale di riferimento per Oncologia, Trapianti, Malattie Cardiovascolari, Neuroscienze e Malattie Genetiche. L’utenza può contare su una gamma completa di servizi di assistenza sanitaria. E’ sede per programmi di formazione post-laurea e formazione Fellowship. Nella struttura insiste un Centro di ricerca che si concentra sulla ricerca di base e traslazionale soprattutto nell’ ambito oncologico, delle malattie cardiovascolari, dell’ immunologia dei trapianti, della genetica, e della diagnostica molecolare e proteomica . In Medio Oriente, il KFSHRC è stato un pioniere nel trapianto cardiaco, del rene e di midollo osseo, in oncologia e chirurgia ortopedica. L’ospedale esegue oltre 2.000 interventi di cardiochirurgia e 6.500 cateterismi cardiaci ogni anno. E’ molto avanzato anche nell’ ambito della cura oncologica offrendo chemioterapia, radioterapia e trapianto di midollo osseo per oltre 2.800 nuovi pazienti adulti ogni anno, oltre ad avere un Centro Nazionale per la ricerca sul cancro in pediatria, King Fahad, che ha aperto nel 1997. Alcune statistiche recuperate dal sito KFHSRC al 13 agosto 2012 illustrano che ci sono (compresi i residenti sauditi e Fellows) 703 medici, dei quali 46 % sono espatriati (16 % degli Stati Uniti / Canada e 11% europeo ) e il 54 % sono sauditi, tutti laureati in prestigiose Università americane o canadesi. Lo staff infermieristico si avvale di un totale di 1.942, di cui il 29 % provengono da USA / Canada e il resto dal Regno Unito,

Europa, Australia, Nuova Zelanda, Filippine, Arabia Saudita , ecc Inoltre il KFSHRC ha un certo numero di strutture ricreative aperte al personale, tra cui 2 piscine, 2 campi da tennis, 1 campo da calcio, 2 palestre, 3 ristoranti, diverse caffetterie, una pista da bowling. Attualmente è in fase di realizzazione il Centro RE Abdullah per la cura del cancro e malattie del fegato ( KACCLD ) . La KACCLD si compone di 23 piani (21 piani e 2 piani interrati ). La data di completamento prevista per KACCLD è ottobre 2014 come apertura morbida, e si prevede che sarà pienamente operativo nel 2015. Devo ammettere che dopo questa esperienza spesso mio marito ed io abbiamo pensato di andare a lavorare in Arabia Saudita, quando qualcuno ce ne chiede il motivo spesso pensa a motivazioni relative al denaro, in realtà molte delle per-

sone che vivono lì stabilmente rivelano che si sentono di essere in una condizione di vita personale e lavorativa estremamente stimolante. Immagino che debba essere un’esperienza di apprendimento intenso su molti fronti: misurarsi con malattie diverse, con pazienti di una cultura differente, confrontarsi con colleghi provenienti da ogni parte del mondo, e con ottime credenziali. Una simile esperienza ti predispone ad avere una mente sempre aperta a nuove idee, a tratte stimolo da nuove persone e diversi modi di fare le cose. Ho conosciuto donne forti e sicure di sé e uomini con un atteggiamento non giudicante. Infine, a costo di apparire sentimentale, ho sentito gente dire che c’è uno strano fascino circa l’Arabia Saudita. E ‘ difficile da descrivere, ma quel fascino è la bellezza del paese e la gentilezza delle persone che vi ho trovato.


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XVII edizione Giornata Nazionale della Donazione di organi e tessuti Vilaggio della donazione – Piazza Plebiscito ore 9.00 – 14.00

Francesca Laudato

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abato 31 Maggio 2014 in tutta Italia sarà celebrata la “Giornata Nazionale Donazione e Trapianto di Organi e Tessuti”. Nella nostra regione la rete delle strutture coinvolte nel processo di donazione e trapianto è coordinata dal Dipartimento interaziendale trapianti (DIT) recentemente istituito. In occasione della Giornata Nazionale della donazione il DIT, ha organizzato, in collaborazione con la Regione Campania e coinvolgendo istituzioni, strutture sanitarie, associazioni di volontariato, una manifestazione pubblica per sensibilizzare la cittadinanza. Dalle 9 alle 14 piazza Plebiscito si trasformerà nel “Villaggio della Donazione”: stands delle Associazioni di Volontariato e delle Istituzioni Regionali, operanti nel settore della donazione degli organi, saranno in piazza per promuovere la cultura del dono. In prima linea nell’organizzazione della manifestazione anche il dr. Andrea Petraio, cardiochirurgo dell’Azienda dei Colli. Il dr. Petraio, dopo l’organizzazione dell’evento dedicato ai bambini ricoverati nel reparto di Cardiochirurgia pediatrica, diretto dal dr. Caianiello, e tenutosi lo scorso Natale, presso l’aula magna del Monaldi, ha potuto contare su un gruppo di lavoro davvero particolare: formatosi spontaneamente da coloro che “il dono” lo hanno ricevuto e coloro che sono in attesa di riceverlo. Attorno all’entusiasmo e l’impegno del dr. Petraio si è creata una vera comunità di persone, sensibili al tema della donazione, che, ciascuno con le proprie forze, sta contribuendo a favorir la diffusione della cultura. Della giornata di solidarietà dello scorso 21 dicembre, rimarrà impressa nella memoria, di quanti vi hanno preso parte, oltre ad un’aula gremita di persone soprattutto l’incredibile atmosfera di solidarietà e fratellanza che si respirava. Numerosi sono stati i preziosi momenti di gioia donati ai bambini che avrebbero trascorso le festività natalizie all’interno delle mura ospedaliere, in attesa del gesto più nobile. In occasione della Giornata Mondiale della Donazione, ci si propone di replicare ma anche di superare il successo di

partecipazione dell’evento di Natale, e, al grido unanime dello slogan “Donare è vita”, di accogliere all’interno del gruppo altri membri che, con la loro motivazione ed energia possano proseguire nell’impegno di diffusione della cultura della donazione, come valore da condividere e come esigenza etica. Una giornata per riflettere, certo, ma anche per ricordare, come ama ripetere il dr. Petraio “Non bisogna mai dimenticare tutte le famiglie che, pur nel dolore del lutto, hanno saputo dire il SI più grande ed importante: quello che ha permesso di far rinascere a nuova vita persone in attesa di un trapianto, allo stesso tempo questa giornata e le altre che verranno, rappresentano anche un momento

per salutare quanti invece non ce l’hanno fatta ma che continuano, attraverso di noi, a lottare per restituire una speranza e favorire un’opportunità.” Importante ed emozionante la lettera che il Cardinale Sepe ha voluto indirizzare all’organizzazione, per manifestare la propria vicinanza ed il suo appoggio, ed augurando una buona riuscita della manifestazione pur non potendo prendervi parte per impegni pregressi. Salvare una vita attraverso la donazione significa far rivivere, con la persona che ne beneficerà, una parte di colui che non c’è più, si tratta dunque di una giornata in cui si celebrerà la vita, caratterizzata da energia e allietata da momenti di spettacolo, offerti dai numerosi testimonial


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che hanno deciso di intervenire per portare il loro messaggio di solidarietà e vicinanza: dai comici di “Made in Sud” a volti noti del panorama musicale, dai calciatori della squadra del Napoli ad esponenti del mondo sportivo. Sarà possibile assistere allo spettacolo ma anche partecipare ai numerosi laboratori pen-

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sati per i più piccini, ai quali sono riservate aree dedicate. I dati diffusi dal Centro nazionale trapianti sull’attività di donazione e trapianto per l’anno 2013 confermano purtroppo un tasso di donazione fermo ormai da quattro anni (18 donatori per milione di popolazione) e un calo preoc-

cupante nel trapianto di cuore e rene. Diventa pertanto essenziale consolidare quanto realizzato in questi anni riguardo alle attività di donazione e di trapianto, ma anche ricercare nuovi percorsi che portino a colmare il divario tra necessità terapeutica di trapianto e disponibilità di organi (fonte: Aido.it)

L’Aula Magna del Monaldi in occasione dell’evento “Donare è vita”, 21 dicembre 2013

Gli scopi e gli obiettivi dellʼiniziativa: - informare e sensibilizzare la popolazione sulle tematiche della donazione e trapianto di organi; - promuovere una costante presa di responsabilità delle Istituzioni per rispondere ai bisogni dei cittadini in attesa di trapianto; - sviluppare una corretta informazione in tema di prelievo e trapianto di organi da parte dei mezzi di comunicazione; - infondere una migliore e più diffusa consapevolezza del ruolo di ogni cittadino e del diritto di manifestare la propria volontà; - incrementare le registrazioni di dichiarazioni di volontà positive; - ridurre le opposizioni al prelievo; - aumentare il numero di trapianti.

“Il principio di reciprocità è una qualità intrinseca agli oggetti scambiati, una qualità che li assimila alla persona che li ha posseduti e che permane in essi anche dopo il passaggio nelle mani di un altro individuo”. (Mauss M. 1950, Sociologie et anthropologie, Puf, Paris 2002, Saggio sul dono, Einaudi, Torino).


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MercoledÏ 14 maggio Sua Eminenza il Cardinale Crescenzio Sepe ha fatto visita ai bambini ricoverati presso il reparto di Cardiochirurgia Pediatrica e Cardiologia dell’Ospedale Monaldi. Appuntamento atteso dai pccoli pazienti e dalle loro famiglie, che hanno accolto con gioia il messaggio di speranza che Sua Eminenza ha voluto rivolgere loro.


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Fumo: come smettere e come far smettere

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i è tenuta, presso gli Ospedali dei Colli, una tre giorni per parlare di disassuefazione da nicotina: tre appuntamenti per toccare tutti e tre gli ospedali dell’Azienda per un corso di formazione organizzato dall’UOSD Prevenzione Malattie Respiratorie e Trattamento del Tabagismo di cui è responsabile il dott. Luigi Brancaccio. Da anni l’Unità Operativa segue un programma di screening delle patologie respiratorie e cardiorespiratorie fumo-correlate anche attraverso valutazioni di tipo funzionale ed applica un programma completo di gestione della dipendenza tabagica anche con l’ausilio di equipe di psicologi clinici. Durante questi appuntamenti, oltre agli approcci medici e psicologici convenzionali sono stato affrontati anche quelli di medicina alternativa e complementare (agopuntura, elettrostimolazione, ipnosi) allo scopo di indirizzare alcuni professionisti della salute tra infermieri, medici, psicologi, farmacisti e garantirgli maggiori competenze per portare aventi una impegnativa ma, quanto mai necessaria, campagna contro il consumo di sigarette. Il consumo di tabacco, infatti, nonostante la lenta riduzione dell’incidenza e della prevalenza dei fumatori nel nostro Paese dalla introduzione della legge Sirchia che ormai compie 10 anni, continua ad essere una delle cause più importante di malattie

e di morte. Il Parlamento Europeo ha approvato recentemente una revisione delle Direttive sul Tabacco per rendere più rigida la commercializzazione delle sigarette e per ridurre l’attrazione che queste possono esercitare sui giovani. La rapida

evoluzione del mercato nella commercializzazione della e - sig ha colto impreparati anche gli addetti ai lavori e le società scientifiche che negli ultimi mesi hanno cercato di dare risposte chiare e comprensibili sull’utilizzo della e – sig nella disassuefazione dal fumo. L’obiettivo formativo del corso è stato quello di fornire una metodologia validata per smettere di fumare, una opportuna conoscenza dei meccanismi fisiopatologici che dal fumo di sigaretta conducono al danno di organo e di funzioni, e migliorare le capacità relazionali a sostegno delle persone che appaiono motivate a smettere, Apprendere conoscenze su approcci non convenzionali, inoltre, ha rappresentato un utile strumento per gestire casi difficili e resistenti alle comuni terapie psicologiche comportamentali e farmacologiche. Ad alternarsi nell’esposizione di interessanti e puntuali relazioni esperti di diverse discipline, dal dr. dott. Guglielmo Lauro - medico esperto in agopuntura Centro Antifumo Quit presso l’ASL Caserta al dr. Giuseppe Iepparelli - medico esperto in ipnosi presso l’Ospedale Monaldi. Non poteva mancare una doverosa attenzione alle dinamiche psicologiche, attraverso gli interventi del dr. Alberto Vito – Responsabile dell’Unità di Psicologia Clinica e della dr.ssa Carmen Guarino psicologa presso il Monaldi.

Resoconto delle attività di “A tutta Salute” Quando la Salute passa per il territorio A quasi un anno dallʼattivazione del progetto “A tutta Salute”, che ha visto la stretta sinergia tra la 3^ Municipalità del Comune di Napoli di Stella – S. Carlo allʼArena, lʼEnte locale di prossimità municipale e lʼAzienda Ospedaliera dei Colli con lʼambizioso obiettivo di migliorare lʼerogazione dei servizi sanitari sul territorio è tempo di bilanci. Dal 11 settembre 2013 per i cittadini della 3^ Municipalità del Comune di Napoli è possibile accedere al Presidio del CTO, nei giorni dispari e di pomeriggio, dalle ore 15,30 per ricevere prime visite ambulatoriali GRATUITE, proseguendo, poi, il percorso diagnostico terapeutico presso le strutture sanitarie dellʼA.O. dei Colli-CTO e con i medici di medicina generale del distretto di Stella - S. Carlo allʼArena.

REPORT AMBULATORIO CTO PERIODO STATISTICO: OTTOBRE 2013 - GENNAIO 2014 Ambulatorio Meno abbienti PAZIENTI ARRUOLATI NEL QUADRIMESTRE DONNE UOMINI ETAʼ MEDIA RANGE PATOLOGIE OSTETRICO- GINECOLOGICHE PATOLOGIE ADDOMINALI PATOLOGIE URINARIE Gruppo anziani VISITE EFFETTUATE NEL QUADRIMESTRE DONNE UOMINI ETÀ MEDIA PATOLOGIE ALLA PRIMA VISITA: (in ordine di frequenza ed a volte con presenza multipla nello stesso paziente) Artrite reumatoide Le malattie respiratorie croniche: bronchite, asma ed enfisema Patologie intestinali multiple Iperplasia prostatica I numeri dimostrano che è arrivato il momento di abbandonare la dicotomia se-

60 56 (93%) 4 (7%) 35 ANNI 19 - 57 ANNI 36 (60%) 16 (27%) 8 (13%) 50 35 (68%) 15 (32%) 75 anni

condo cui la sanità e le politiche sociali sono campi diversi di erogazione di servizi, favorendo e sviluppando un dialogo diretto tra i soggetti impegnati nelle politiche territoriali, è possibile dare un sensibile contributo per ricostruire lʼunitarietà dell´azione di sostegno ai meno abbienti, sostenendo e ampliando le politiche sociali attraverso la fornitura di servizi sanitari capaci di erogare assistenza a basso impatto.


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Nasce lo Sportello di Ascolto INdC ONLUS

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l dolore cronico presente nelle malattie degenerative, neurologiche, oncologiche, specie nelle fasi avanzate e terminali di malattia, assume caratteristiche di dolore GLOBALE, legato a motivazioni fisiche, psicologiche e sociali, come evidenziato nei documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In Nome di Concetta Onlus” è un’Associazione contro il “dolore globale” fondata per sostenere e favorire le attività a favore dei soggetti ammalati oncologici ed i loro familiari, mediante: • affermazione della consapevolezza e del rispetto della dignità umana nonché dei diritti dell’ammalato oncologico, soprattutto in fase terminale; • promozione della “cultura” della terapia oncologica e della terapia del dolore nelle sue varie forme: fisico, psicologico, sociale ed economico; • diminuzione ed eliminazione delle afflizioni sociali, economiche e psicologiche connesse alla malattia; • riequilibrio di situazioni di svantaggio sociale, economico e culturale dell’ammalato oncologico e dei suoi familiari; • beneficenza a favore degli ammalati e dei loro familiari, nonché a sostegno della ricerca in materia di tumori. Si fa carico di alcune fasi del percorso assistenziale, con un ruolo integrato nel processo di presa in carico del malato oncologico • promuove ed eroga sussidi e/o altre forme di assistenza economica e non agli ammalati ed ai loro familiari • partecipa alle attività di altri enti che svolgono compiti simili, promuove la crescita della sensibilità sociale e culturale sul tema delle conseguenze fisiche e psicologiche della malattia oncologica attraverso seminari, borse di studio, convegni, premi di ricerca • in generale, promuove iniziative di sostegno per gli ammalati e loro familiari, che favoriscano il reale inserimento lavorativo e l’integrazione sociale offrendo, per quanto possibile, la prospettiva di un miglioramento della qualità della vita durante il tempo della malattia. L’intervento dell’Associazione vuole rappresentare un concreto aiuto da parte di un gruppo organizzato di persone che mostrano partecipazione e solidarietà, vuole essere un messaggio di speranza e una promessa d’impegno, nella convinzione che solo una salda rete di persone e di servizi improntati a principi di civiltà, etica, solidarietà, empatia, possa (e debba) accompagnare il malato e la sua famiglia nell’ affrontare le innumerevoli difficoltà fisiche, psichiche, organizzative che ogni giorno si profilano durante la malattia. INdC Onlus Istituirà presso il reparto di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, presso l’Ospedale Monaldi, uno Sportello per la presa in carico del paziente con neo-

plasia e dei suoi familiari per fornire loro supporto psicologico, orientamento e sostegno, voucher e convenzioni, con l’obiettivo di una presa in carico globale del malato fin dall’inizio del percorso di malattia, mediante un approccio multidisciplinare realizzato attraverso la cooperazione fra operatori socio/sanitari o enti di altra natura, l’Associazione, ammalato e familiari. Nell’obiettivo di un miglioramento della qualità della vita dell’ammalato e dei suoi cari nel tempo della malattia, INdC stipula convezioni con esercenti attività commerciali che, nell’abito del territorio, forniscano alle persone che si trovino ad affrontare il “dolore globale”, servizi gratuiti o scontati di intrattenimento (teatri, cinema, strutture alberghiere etc.), servizi alla persona (terapie a domicilio, ginnastica, spostamenti in auto) o beni (parrucche, protesi, altri beni necessari). Attraverso le convenzioni, l’Associazione emette dei voucher relativi a servizi e beni destinati ai soggetti con neoplasie e loro familiari, e li distribuisce a questi ultimi per il tramite degli Sportelli e con la collaborazione degli operatori sanitari. L’attività dello sportello informativo ritrova la sua radice nella filosofia di fondo dei servizi, cioè il prestare attenzione a tutti quegli aspetti della quotidianità che caratterizzano la gestione della malattia.

Il front-office diviene un punto di osservazione privilegiato, all’interno del quale circolano comportamenti, linguaggi, informazioni, che quando sono raccolti e riletti, divengono patrimonio terapeutico per tutti gli operatori. Inoltre, l’attività del front-office può migliorare l’immagine del servizio e la propria visibilità nel rapporto con altri servizi (interni ed esterni). L’idea di costruire una rete interattiva e continuativa tra le Associazioni Oncologiche del territorio rappresenta l’anima del progetto. L’obiettivo è permettere a coloro che si prendono cura di malati oncologici di accedere rapidamente a tutte le informazioni, di tipo assistenziale e sociale, necessarie per far fronte, nel modo migliore al percorso di cura, e allo stesso tempo di assicurare loro uno sportello di ascolto, di prima accoglienza e di sostegno per garantire un approccio consapevole alla malattia. Attraverso le azioni descritte, si intende rendere le famiglie protagoniste del progetto, coinvolgendole in una attenta e puntuale analisi dei bisogni reali. I risultati attesi sono, infatti, quelli di promuovere informazione e creare uno spazio in cui le famiglie possano rivolgersi per trovare aiuto, risposte, sostegno e possibilmente soluzione ai loro problemi.


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“Tumore e... bellezza. Un percorso tra amiche” e visite senologiche gratuite L’impegno del team multidisciplinare della Breast Unit

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al 28 Aprile nell’unità di senologia e chirurgia ricostruttiva della mammella, della Azienda Ospedaliera Specialistica dei Colli presso l’ospedale Monaldi, si è dato inizio alle attività del progetto dal titolo: “Tumore e... bellezza. Un percorso TRA AMICHE” dove verranno svolte attività di sostegno psicologico e informazioni mediche per le donne e i propri cari, con laboratori di bellezza condotti da una visagista, per il recupero della femminilità e bellezza anche durante i trattamenti oncologici, e programmi di riabilitazione post intervento chirurgico. Il 13 maggio, in occasione della festa della mamma, è stato, invece, dedicata una giornata a tutte le donne e mamme, durante la quale i chirurghi dr. Pietro Capasso e dr.ssa Lucia Miranda, l’oncologa Fabiana Vitiello la dr.ssa Raffaella Manzo psiconcologa, sono stati a disposizione delle utenti dalle ore 9 alle ore 14 per offrire rispettivamente visite senologiche, consulenze oncologiche e psicologiche gratuite. “L’obiettivo principale dell’intervento spiega il Responsabile Scientifico del progetto, dott.ssa L. Miranda - è di non lasciare sola la donna alla quale viene diagnosticato un tumore al seno, affiancandola dal punto di vista medico, chirurgico e psicologico”. Le attività coordinate dalla psicologa Raffaella Manzo sono state realizzate grazie al contributo offerto dalla Susan G. Komen Italia Onlus all’Associazione Nazionale Prevenzione. La Direzione Aziendale, da sempre vicina alle problematiche legate al cancro della mammella, che nel solo 2013 in Italia ha visto più di 46000 nuovi casi, ha accolto e sostenuto il progetto. Il dr. F.V. Piantedosi, responsabile del Day Hospital Pneumologico e Pneumoncologico ci spiega che “Il maggiore incremento percentuale del numero di nuovi tumori al seno si riscontra nelle donne di età compresa tra 25 e 44 anni (quasi 77 donne ogni 100.000 in questa fascia d’età, con un aumento del +28.6% in sei anni), una popolazione generalmente esclusa dai controlli”. “Prendersi cura di una donna affetta da tumore al seno, oggi - continua l’oncologa F. Vitiello - significa stabilire dal primo momento un percorso integrato tra le varie discipline coinvolte nella diagnosi e nel trattamento, un percorso validato dai protocolli ma anche adattato al singolo caso ed umanizzato dalla centralità della persona”. “Ed è per questo - secondo la dott.ssa L Miranda - che il nucleo della

Breast Unit, ( Unità di Senologia e Chirurgia Ricostruttiva Mammaria) è costituito da chirurgo, oncologo, radiologo, medico nucleare, anatomo-patologo e psicologo, che insieme garantiscono le più avanzate conoscenze scientifiche per la diagnosi e la cura della neoplasia mammaria in tutti i suoi aspetti, non trascurando l’impatto psicologico”. Obiettivo dell’Unità di Senologia è di fornire alla paziente affetta da patologia mammaria, sia benigna che maligna, un’insieme di percorsi diagnostico assistenziali rapidi e coordinati per giungere in breve tempo alla diagnosi della malattia e al suo trattamento sia esso medico e /o chirurgico, nonché alla riabilitazione. “La stretta collaborazione tra le varie figure professionali - continua la dott.ssa Miranda garantisce alla paziente il più alto stan-

dard di trattamento secondo le più recenti linee guida nazionali ed internazionali. Lo conferma uno studio condotto su tutti i reparti di senologia della Gran Bretagna già nel 2007: il Breast Cancer Clinical Outcome Measures Project (BCCOM) ha dimostrato infatti che chi può giovarsi di queste strutture viene curato più rapidamente, con maggiore precisione e con una minore frequenza di recidive. Per il cancro del seno servono dunque centri di cura multidisciplinari, come quello presente al Monaldi. Fondamentale, in queste strutture è il supporto psicologico, in grado di integrare la cura medica, con l’obiettivo principale di migliorare la Qualità della Vita e di limitare il rischio di conseguenze psicopatologiche tali da condizionare la vita futura della persona.



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