UN CURIOSO SAGGIO DI FILOLOGIA SPORTIVA
Il calcio «è» un linguaggio con i suoi poeti e prosatori I dibattiti in corso sui problemi della letteratura sportiva, a cui hanno partecipato scrittori e giornalisti da Brera a Palumbo, da Bocca a Flaiano, da Bianciardi ad Arpino hanno offerto a Pasolini l’occasione di questo articolo. L’autore interpreta l’insieme delle messe che i giocatori compiono sul campo come un vero e proprio discorso cifrato, e di cui esiste un codice, C’è un gioco che corrisponde a prosa, un altro a poesia: Rivera è prosatore, Riva poeta. In Messico la prosa italiana fu battuta dalla poesia brasiliana. di Pier Paolo Pasolini Nel dibattito in corso sui problemi linguistici che artificialmente dividono letterati da giornalisti e giornalisti da calciatori sono stato interrogato da un gentile giornalista per l'Europeo: ma le mie risposte sul rotocalco sono risultate un po' menomate e fioche (per via delle esigenze giornalistiche!). Siccome l'argomento mi piace, vorrei ritornarci sopra con un po' di calma e con la piena responsabilità di ciò che dico. Che cos'è una lingua? «Un sistema di segni», risponde nel modo oggi più esatto, un semiologo. Ma questo «sistema di segni» non è solo necessariamente una lingua scritto-parlata (questa qui che usiamo adesso, io scrivendo, e tu, lettore, leggendo). I «sistemi di segni» possono essere molti. Prendiamo un caso: io e tu, lettore, ci troviamo in una stanza dove sono presenti anche Ghirelli e Brera, e tu vuoi dirmi di Ghirelli qualcosa che Brera non deve sentire. Allora non puoi parlarmi per mezzo del sistema di segni verbali: devi per forza adottare un altro sistema di segni: per esempio, quello della mimica: allora cominci a torcere gli occhi, a fare delle boccacce, ad agitare le mani, ad accennare dei gesti coi piedi ecc. ecc. Sei il «cifratore» di un discorso «mimico» che io decifro: ciò significa che possediamo in comune un codice «italiano» di un sistema di segni mimico. Ci sono ventidue podemi Un altro sistema di segni non verbale è quello della pittura; o quello del cinema; o quello della moda (oggetto di studi di un gran maestro in questo campo, Roland Barthes) ecc. ecc. Il gioco del football è un «sistema di segni»; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. Perché faccio questo discorso (che voglio poi schematicamente proseguire)? Perché la querelle che pone uno contro l'altro il linguaggio dei letterati e quello dei giornalisti è falsa. E il problema è un altro. Vediamo. Ogni lingua (sistema di segni scritti-parlati) possiede un codice generale. Prendiamo l'italiano: io e tu, lettore, usando questo sistema di segni, ci comprendiamo, perché l'italiano è un nostro patrimonio comune, «una moneta di scambio». Ogni lingua, però, è articolata in varie sottolingue, di cui ognuno possiede un codice: e allora gli italiani medici si comprendono fra loro -