GIALLI DI...CLASSE - ovvero: se tu dai una trama a me, io darò una storia a te

La Quinta C - Plesso 11 Febbraio 1944

presenta

Ovvero: se tu dai una trama a me, io darò una storia a te

Questo libro è l’ultima attività che avevamo cominciato a predisporre con i bambini in classe prima del 5 marzo…

Avevamo avviato un percorso sul racconto giallo, che prevedeva un percorso di scrittura creativa in cui bisognava scambiarsi trame di gialli.

Non ci siamo persi d’animo, e durante i LIVE abbiamo deciso di portare a termine il lavoro ideando le storie, sintetizzando le trame, decidendo a chi affidarle e condividendole in piattaforma.

IL GIALLO DI CLASSE Investigatore Maestra Sospettato Bidello Alibi Era uscito per fare delle faccende Reato Furto di gelati Indagine All’interno della mensa della scuola Movente Perché era stanco di pulire a terra i gelati caduti Come ogni venerdì a mensa viene il furgoncino dei gelati e lascia degli scatoloni pieni di ogni tipo di gelato, infatti per noi il venerdì è festa perché sappiamo quello che ci aspetta.

Quel giorno, dalla finestra della classe abbiamo visto il tizio delle consegne scaricare quelle bontà e siamo scesi subito in mensa chiacchierando tranquillamente... ma quando siamo entrati, dieci minuti dopo ... i gelati non c’erano più.

Tutti iniziarono ad allarmarsi e noi alunni a gridare.

Le maestre vennero a vedere cos'era successo, entrarono e videro un solo gelato a terra mentre tutti gli altri non c’erano più.

La maestra Anna Maria, appassionata di gialli, si offrì per effettuare le indagini.

Iniziò con il cercare di capire chi poteva stare vicino alla mensa a quell’ora. Venne a sapere che mentre si svolgeva il furto c'erano molte persone che si aggiravano per i corridoi: c'erano il bidello, una sua collega, delle insegnanti e anche alunni di altre classi.

La maestra, aggirandosi nei corridoi, vide degli scatoloni con su scritto “gelati” nello stanzino delle pulizie, e da lì i sospetti si concentravano proprio sul bidello perché quando era avvenuto il furto era a pulire i tavoli della mensa.

La maestra Anna Maria domandò a una sua collega se aveva visto qualcuno e lei rispose che effettivamente aveva visto il bidello fischiettare per i corridoi.

Ad un certo punto suonò la campanella per andare a mangiare, era un pranzo triste senza gelato, ma... ad un tratto dalle tasche del bidello uscì fuori una carta del gelato, un alunno della quinta C subito se ne accorse e andò correndo dalla maestra dicendole: “Ho trovato il colpevole!”

La maestra allora andò dal bidello a chiedere il perché avesse la carta del gelato in tasca, e lui rispose che non sapeva nulla dei gelati perché a quell’ora era uscito per delle faccende, ma la maestra gli disse che c’erano degli scatoloni sospetti nello stanzino.

Il bidello confessò il furto giustificandolo con il fatto che si era stancato di pulire a terra i gelati sciolti.

Così la maestra, oltre ad avere risolto il giallo accaduto a scuola ne approfittò anche per dire agli alunni di non sporcare a terra quando mangiano il gelato.

Nelle pagine seguenti troverete i gialli che ci siamo “scambiati”: chissà quale sarà la storia che si avvicina di più a quella ideata dall’autore del format?

Un mistero per Baffoni...

Era una gelida sera di marzo, quando nell’elegante appartamento del mio amico, o meglio dell’investigatore Baffoni, diventato famoso per i suoi baffi speciali, entrò uno strano signore. Era il marito della signorina Jeff, assassinata la sera stessa. Supplicava Baffoni di scovare il colpevole di tutto l’accaduto...

Io cominciai con le domande, e si scoprì che un parente della vittima era un malvivente che l’anno prima aveva minacciato a morte una vecchia signora, dicendole di dargli tutti i suoi soldi.

Poi la parola passò al signor Jeff, che disse di aver mandato in prigione due uomini sconosciuti che la notte stessa erano in casa.

Solo in quel momento il mio amico disse che era già stato informato dell’omicidio e che il signor Jeff aveva fatto un grande errore a mandare i due sconosciuti in prigione...

Disse che aveva già verificato il tutto, e che il vero colpevole era Paul...

Poi spiegò il perché: Jack e Rocky, pur essendo due malviventi, avevano solamente difeso la signora ed aggiunse che Paul voleva ucciderla per prendere la sua eredità...

Quindi era Paul il colpevole, che dopo aver rotto la cassaforte ed aver preso i soldi, se n’era andato...

I due coraggiosi malviventi, invece erano rimasti in casa per verificare le condizioni di salute della signorina.

Era morta, ma non avevano fatto in tempo a scappare.

Così i tre malviventi sono andati in prigione... Erano tutti ricercati, e adesso erano in gattabuia.

Jack per i numerosi omicidii commessi in passato, Rocky per aver rubato migliaia di euro da una banca e Paul per due ragioni: per aver minacciato a morte la vecchia signora e per aver assassinato la signorina Jeff.

Così Baffoni scovò i malviventi e risolse tre casi in uno.

Scritto da Francesco Spezialetti Format di Alessandro Ciaschetti

Negozi, gioielli e misteri da risolvere

Furto in gioielleria Era un bel giorno di primavera, e la contessa Michelangela Michelotto come ogni mattina era nel giardino della sua bellissima villa a quattro piani, aveva invitato la sua migliore amica Carla per fare un video speciale per il suo canale Youtube, andava tutto per il meglio. Appena finito Carla tornò a casa, aveva tante cose da fare. Mentre la contessa stava per chiudere il computer si accorse che i suoi fan erano diminuiti, e nei commenti tutti scrivevano che erano stanchi di vedere sempre gli stessi tutorial, ormai li avevano imparati tutti a memoria. Michelangela, incredula, decise di aspettare, certa che tutto si sarebbe sistemato. Passarono i giorni, la contessa cercava di fare video sempre più interessanti, ma niente... sempre la stessa storia, i fan continuavano a scendere e i commenti diventavano giorno dopo giorno sempre più offensivi. Intanto in centro aveva aperto una gioielleria che vendeva corone d’oro e argento, diamanti di tutti i tipi, collane con zaffiri e rubini, era la più bella della città. Era sempre piena e tutti volevano acquistare qualcosa, compresa la contessa, ma nessuno aveva abbastanza soldi. Il sabato, dopo una settimana di lavoro, il negozio chiuse prima perché il direttore aveva diminuito il turno a tutti di un’ora. Alle 23:45 le famiglie delle case a fianco videro uscire dalla gioielleria una persona incappucciata, con un sacco sulle spalle, non avevano capito se fosse un uomo o una donna perché il ladro indossava una tuta completamente nera, e chiamarono subito la polizia. Essi arrivarono per vedere almeno in che stato fosse la gioielleria, ma decisero che le indagini si sarebbero fatte il mattino seguente perché era notte inoltrata e non si vedeva niente. La domenica mattina tutta la stazione di polizia si recò sul luogo del furto, anche un esperto investigatore di nome Tom Mistery si precipitò subito lì e chiese ai poliziotti se poteva risolvere lui il caso. il capo rispose di sì, quindi Tom Mistery iniziò col mettere in isolamento tutta l’area, poi con una lente di ingrandimento si mise a cercare indizi per tutta la gioielleria. Notò tante macchie di smalto sparse qua e là per tutta la stanza, il che voleva dire che il ladro era una donna, subito dopo trovò una pochette di trucchi firmata MICHELANGELA MICHELOTTO. Si recò dai poliziotti e chiese chi fosse questa Michelangela Michelotto.

Glie lo spiegarono e gli indicarono la strada per andare a casa sua. Arrivato, suonò alla porta e gli andò ad aprire proprio lei. Accolse l’investigatore come fosse un suo amico, offrendogli una tazza di tè e facendolo sedere sulla sua poltrona pregiata. A quel punto Tom Mistery si rese conto che quella donna non poteva essere la ladra, era troppo dolce e gentile... ma a volte le apparenze ingannano, quindi decise lo stesso di farle qualche domanda. Per iniziare le chiese dov’era alle 23:45, e lei gli rispose che era da un estetista aperto 24 ore al giorno. L' investigatore, molto incuriosito, le chiese come si chiamava il negozio in cui andava e lei rispose: “Unghie e unghie”. “Molto interessante” continuava a ripetere Tom fra sé e sé. Lasciò la casa e si recò dall’estetista. Appena arrivato entrò nell’atrio, dove vide una commessa alla quale chiese se erano aperti 24 ore al giorno e lei rispose di sì, dopo aggiunse: “Ieri notte alle 23:45 è per caso venuta a farsi le unghie la contessa Michelangela Michelotto?”. “Assolutamente no! Lei viene solo di lunedì mattina” rispose la ragazza. Quindi decise di recarsi nuovamente alla gioielleria, dai poliziotti, con il caso risolto. Arrivato sulla scena del crimine disse chi era la ladra, e i poliziotti andarono subito ad arrestare la contessa. Quando arrivarono a casa di Michelangela le chiesero perché aveva rubato tutti quei gioielli e lei, molto arrabbiata per il fatto che l’avessero scoperta, disse: “Dovevo essere la più bella, indossando quei fantastici gioielli avrei avuto più visualizzazioni su Youtube e sarei

diventata di nuovo famosa”. Il suo piano però non funzionò, perché appena tutti i suoi fan scoprirono che era una ladra non vollero più sentir parlare di lei, ed ora sarà costretta a rimanere in cella per cinque anni, speriamo che quando uscirà sarà cambiata.

Scritto da Giulia Di Rienzo Format di Irene Di Girolamo

Il furto di gioielli Nel lontano 1934 si venne a sapere di un furto di gioielli nel negozio di nome “Gioielleria da Carlos”, dove lavorava la signorina Ophelia.

L’investigatore David Andrei ne venne subito a conoscenza e decise di indagare. Quando arrivarono trovarono la signorina Ophelia che spazzava con la scopa e decisero di interrogarla. Le chiese se avesse un altro lavoro, lei disse che lavorava anche in un hotel distante mezz’ora da lì, poi le chiese dov’era quando era stato commesso il furto, lei rispose che era all’ hotel.

La mattina dopo andò in hotel e chiese se Ophelia lavorava ancora nella gioielleria da Carlos: la collega rispose di no. David, poi andò alla gioielleria e arrivò dopo pochi minuti: quella era la seconda prova che era stata Ophelia.

Quando lei ritornò alla gioielleria trovò la polizia fuori che la aspettava e la arrestarono per furto.

Alla centrale le chiesero il perché di questo furto, lei rispose che era stata licenziata ingiustamente e quello era stato il suo modo per vendicarsi.

Scritto da Sara Piersante Format di Angelica Iezzi

Un mistero per il Dr. Sanniti L’investigatore Sanniti venne chiamato dal proprietario di un negozio per il furto di alcuni materassi.

Quando l’investigatore arrivò davanti al locale subito notò che la serratura della porta era stata forzata, il negoziante disse che lui la mattina era arrivato per aprire e aveva visto che, oltre a quello, non c’era più il materasso più comodo e più costoso. E fece anche il nome di una persona che era andata molte volte nel negozio, facendo molte domande, ma non aveva comprato mai nulla.

L’investigatore chiamò il sospettato e gli chiese se aveva un materasso e quello gli rispose che aveva un materasso comodissimo, anche se non era vero.

Lo capì perché l’uomo era arrossito e non lo aveva mai guardato negli occhi. Sanniti sapeva che era stato lui, ma per esserne certo doveva avere delle prove.

Allora decise che la notte si sarebbe nascosto nel negozio, perché era certo che sarebbe tornato per rubare anche i cuscini, così l’avrebbe colto di sorpresa: e così avvenne. Sanniti fece arrestare il ladro di materassi, ed il proprietario del negozio lo ringraziò.

Scritto da Mariachiara Capitelli Format di Andrea Mancini

I telefoni rubati.

Il 4 luglio il proprietario di un negozio di articoli per la telefonia scopre che sono stati rubati alcuni telefoni. Per risolvere il caso, chiama l’investigatore Stilton che, per prima cosa, si mette ad indagare nella piazza davanti al negozio, lì non trova nulla. Poi va ad indagare al supermercato, dove trova il passamontagna del ladro in uno scaffale. Stilton decide di indagare sul signor Barbarossa perché aveva già rubato molte cose, in passato. Lui dice che il 4 luglio era andato al centro della città dove c’era una grande piazza, quindi il ladro di telefoni è proprio lui. Viene arrestato e confessa che aveva rubato quei telefoni perché gli piacevano molto, ma visto che lo avevano scoperto, si era pentito di averli presi...

Scritto da Margherita Zaccardi Format di Sofia Marcone

UN ALTRO CASO RISOLTO DAL DOTT FISH STICK Il dottor Fish Stick, commissario capo della polizia, stava dormendo, erano le tre del mattino quando...senti’ delle urla provenire dall’edicola del signor Benji. Si alzo’ di scatto per vedere cosa stava succedendo, penso’ che il Signor Benji fosse stato derubato da alcuni criminali armati, ma invece...

Suonò la sveglia, erano le otto in punto del mattino. Il commissario andò all’ edicola del signor Benji , e quello gli disse :<Mi scusi dottore, devo consegnare alcuni giornali, a dopo>. A Fish Stick questa cosa non quadrava, continuava a pensare a quello che aveva sentito la notte, così quando l’edicolante si allontanò vide le telecamere di sicurezza e... scoprì che aveva assassinato un giornalista con un coltello molto affilato.

Quando il signor Benji ritornò il commissario gli fece un interrogatorio molto serrato e così l’uomo sputò il rospo.

Aveva accoltellato il caporedattore perché ogni giorno quando ritornava a casa era sempre fuori di testa. Così il commissario Fish Stick portò l’assassino in prigione, dove rimase per il resto della sua vita.

Scritto da Giada D’Onofrio Format di Alessandro Timperio

Il misterioso caso dell’auto rubata In un centro commerciale, nel negozio di macchine, scattò l’allarme perché un’auto era stata rubata.

Il commesso del negozio di auto chiamò un investigatore di nome Alessio Antonelli.

Appena arrivato sul posto l’uomo iniziò subito ad indagare interrogando il signor Massimo Antonini, che era stato notato mentre si aggirava con fare sospetto intorno all’auto rubata il giorno prima del furto.

Gli chiese cosa stesse facendo mentre la macchina del centro commerciale veniva rubata. Con voce balbettante il signor Antonini rispose che era a casa sua a vedere la televisione.

L’investigatore, allora, chiese all’indagato come aveva fatto ad andare a casa a vedere la televisione se la sua auto era rimasta nel parcheggio del centro commerciale per tutto il tempo (Antonelli aveva infatti guardato i video registrati dalle telecamere del centro commerciale).

Il Signor Antonini iniziò a sudare come una fontana e l’investigatore Antonelli capì che era stato proprio lui ad aver rubato l’auto, ma non aveva le prove.

A questo punto, non riusciva a capire perché l’uomo aveva rubato una macchina se ne aveva già una.

Decise allora di andare a fondo e scoprì che il signor Antonini era pieno di debiti e che aveva organizzato il furto per poter rivendere l’auto rubata e guadagnare un po’ di soldi.

Il caso era finalmente risolto.

Scritto da Giovanni Di Biase Format di Francesca Pio

Enigmi, scuole, ville, castelliâ&#x20AC;¦

I computer rubati L' ispettore Adam stava passeggiando, quando il suo telefono squillò.

Era la scuola elementare 11 febbraio 1944, la bidella disse che c'era stato il furto di tutti i computer!

L' ispettore si precipitò a scuola e, dopo aver svolto le indagini, comunicò il nome dei sospettati: - IL BIDELLO che stava pulendo la classe 5C; - I MURATORI, che riparavano dei buchi nei muri perché il Comune settimane prima aveva fatto un’ispezione; - LA MAESTRA LUIGINA, che era rimasta a scuola per correggere i compiti degli alunni.

L' ispettore dopo aver interrogato tutti i sospettati, annunciò il nome dei colpevoli: I MURATORI. Spiegò che, avendo accesso a tutte le classi, avevano preso i computer e li avevano nascosti nelle grandi borse che usavano per metterci dentro i vari attrezzi.

I muratori si tradirono da soli, dicendo: "Non siamo stati noi, volevamo solo rivendere i computer e farla franca!".

Aiutarono l’ispettore anche gli alunni perché alcuni frequentavano un corso di inglese e, uscendo da scuola un’ora dopo, avevano visto i muratori mettere dei computer dentro le loro borse. Anche questo caso era stato risolto.

Scritto da Andrea Mancini Format di Filippo Santuccione

Una morte misteriosa Erano le 9:00 quando l’investigatore Risolvotutto ricevette una chiamata per raggiungere il castello dove era stato ucciso il re Carlo. Appena arrivato parlò con la regina Elena e i suoi due figli Lorenzo e Giacomo. Lo portarono sul luogo del delitto, nella scuderia, dove cominciò ad esaminare il posto e il cadavere. Lo stalliere raccontò di aver trovato il cadavere a terra quando era arrivato alle 8:00 ed aggiunse che era subito andato ad avvisare la regina. La regina Elena raccontò che quando si era svegliata non aveva trovato il marito in camera e che al momento dell’omicidio si trovava a fare colazione con il secondogenito Giacomo. Il primogenito Lorenzo raccontò che si era alzato presto per andare a cavallo e a quell’ora nella scuderia non c’era nessuno. L’investigatore Risolvotutto però capì subito che stava mentendo. Infatti quando andò ad esaminare il luogo del delitto notò che lungo il sentiero fangoso vicino alle stalle non c’erano impronte di zoccoli di cavallo. Difatti il figlio Lorenzo aveva incontrato il padre nella scuderia e tra loro era iniziata una lite. Il giovane aveva spinto il padre, che aveva sbattuto la testa contro un palo di ferro. Lorenzo, messo alle strette dall’investigatore, confessò di aver avuto una discussione con il padre che non voleva che diventasse re perché non sapeva badare a se stesso e non avrebbe mai saputo governare un regno.

Scritto da Angelica Iezzi Format di Leonardo La Briola

Un’avventura per l’investigatore Kanny La notizia arrivò anche all’FBI, che mandò subito l’agente Kanny, esperto in omicidi.

Era un pomeriggio, sul tardi, e a casa di Carly (la vittima) c’era una sua amica di nome Madison, che disse che era andata lì per fare le prove della sfilata (ovviamente, erano due modelle).

L'agente Kanny sul luogo dell’omicidio trovò un indizio: la fascia di miss America, appartenente a Carly. Chiese all’amica della vittima come mai fosse a terra e lei rispose che non sarebbe dovuta essere lì, perché la vittima l’aveva regalata alla figlia.

Quando Kanny andò nel luogo dove si sarebbe dovuta svolgere la sfilata per interrogare i sospetti trovò Rosalinda, la figlia di Carly. L’agente le chiese:”Dove eri ieri pomeriggio sul tardi, verso le 17:30?” lei rispose: ”Ero dalla nonna per aiutarla a pulire. Sai, è molto anziana e quindi ha bisogno di aiuto”. Kanny, non convinto dal suo alibi, continuò a farle molte altre domande fino a quando la ragazza, assalita dall’ansia, confessò tutto e raccontò cosa era successo.

Era arrabbiata con la madre perché voleva a tutti i costi il suo bel vestito, per questo l’aveva uccisa.

Scritto da Veronica Cerritelli Format di Giada D’Onofrio

Un reato da risolvere per il commissario Jack Holmes Quella notte il signor Gabriel era a casa a leggere un libro... ma non era un libro qualsiasi: lo aveva rubato proprio 2 giorni prima mentre Erik, il suo migliore amico, era ad una festa in piscina.

Erik parlava sempre di quel libro a Gabriel perché era molto importante per lui e non c’era persona di cui fidarsi più che il suo migliore amico.

Però ogni volta che Gabriel chiedeva di vedere cosa c’era in quel libro, Erik rispondeva di no.

Dopo qualche giorno Erik doveva vedere una cosa su quel libro e, non trovandolo, chiamò subito Gabriel che era l’unico con cui ne avesse parlato.

Erik disse subito che sarebbe andato a casa sua per indagare, ma quando arrivò vide il suo libro sul tavolo si mise a litigare. I due uomini lottarono e alla fine Erik uccise Gabriel, riprese il libro e andò via. Quando i familiari di Gabriel entrarono in casa e lo videro a terra, chiamarono subito l’investigatore Jack Holmes che interrogò un po' di persone, esaminò gli indizi e scoprì che era stato Erik, che venne messo in carcere.

Scritto da Sofia Marcone Format di Margherita Zaccardi

OMICIDIO A VILLA DE GOMERA Quella sera l’ispettore Gianni andò a dormire con un forte mal di pancia, prese tutte le medicine consigliate dal medico, ogni singolo tipo di antidolorifico, ma non riusciva a farlo passare in nessun modo. Andò al letto in preda a quel forte dolore dicendo tra sé e sé:<<Domani non lavorerò, per nessun motivo! E poi non vado in ferie da mesi!>>. Quello però non era sicuramente il suo giorno fortunato, perché bene o male la mattina seguente è dovuto tornare al distretto di polizia. I suoi colleghi lo hanno chiamato in fretta e furia avvisandolo di un omicidio. Non voleva di certo andare a investigare su un omicidio in quello stato, ma quando seppe chi era stato assassinato cambiò subito idea e si diresse verso il distretto. La vittima era un suo caro amico, Alfonzo De Gomera. Era un ricco imprenditore che dirigeva un’azienda chiamata “Stars Industries” e possedeva una villa dove viveva da dieci anni.

I suoi colleghi, nella preoccupazione per Gianni, sembravano molto intenti a risolvere quel caso, a quanto pare avevano a disposizione un solo indizio: una fiala di veleno. Tutti al distretto contavano su di lui, ma alcuni, notando come era ridotto, cercavano di risolvere la situazione da soli.

In meno di un’ora il mal di pancia che aveva fatto soffrire Gianni per molte ore per fortuna passò, così poté ritornare al suo lavoro di detective e risolvere l’omicidio del suo caro amico.

Gianni sapeva il nome del sito dove ogni giorno la Stars Industries pubblicava novità e promozioni, forse potevano ottenere qualche informazione in più, quindi andò al computer e digitò l’indirizzo, ma l’azienda era andata in bancarotta proprio nel giorno dell’omicidio e scoprì anche che all’erede del proprietario dell’azienda spettavano molti soldi. Le informazioni che avevano ottenuto però non erano sufficienti e di certo non avrebbero potuto risolvere il caso.

Per ottenere più informazioni non restava che interrogare i sospettati, che erano quattro: Piero Giancarlogno (Il cuoco della villa), Agata (la cameriera della villa), Bruno (nipote della vittima, che lavorava nella Stars Industries) e Adele (segretaria dell’imprenditore).

Il giorno dopo il commissario interrogò tutti i sospettati, cominciando da Bruno:<<Sei il nipote di Alfonzo, giusto?>>. Bruno rispose con tono preoccupato:<<Sì, certamente>>. <<E lavoravi anche con lui, vero?>>.<<Sissignore!>>. Il commissario continuava a fare domande finché non otteneva una risposta più concreta:<<Cosa stavi facendo ieri sera quando era stato commesso l’omicidio?>>. <<Alle 20:10 ero a casa che preparavo i documenti, poi alle 20:30 mi ha telefonato Adele per lavoro>>.<<Ottimo, basta così, puoi tornare a casa>> disse il commissario, e in pochi secondi fecero entrare il secondo sospettato: Piero Giancarlogno. <<Allora Piero, cosa ci dici riguardo l’omicidio?>>. <<L’altra sera sono uscito dalla villa alle 20:00 dopo aver preparato la cena ad Alfonzo, sono rimasto almeno un’ora a cucinare perché voleva qualcosa di più buono rispetto alle altre volte e ho dovuto usare il doppio della farina prevista per le altre sere>> <<Va bene così, puoi andare.>> concluse l’ispettore.

Fecero entrare la terza sospettata <<Adele, Bruno mi ha riferito che alle 20:30 lo hai chiamato per motivi di lavoro, puoi confermarci che ciò che ha detto è vero?>>. <<Sì, confermo, l’altra sera stavamo cercando di rimuovere da internet il sito della Stars Industries perché era andata in bancarotta>>.

L’ultimo sospettato entrò nella stanza:<<Agata, cameriera di villa De Gomera, cosa stavi facendo l’altra sera?>>.<<Sono uscita dalla villa alle 21:00 dopo aver portato la cena ad Alfonzo. Appena arrivata a casa sono subito andata a letto.>>.<<Ok, grazie Agata, puoi andare.>>.

Dopo un’attenta analisi degli indizi il commissario Gianni decise di andare ad ispezionare la casa di Bruno. Quando arrivò nell’appartamento cercò di forzare la serratura, non avendo un chiave a disposizione, ma quando entrò non vide Bruno. Quindi iniziò a cercare qualcosa di sospetto. Dopo alcune ricerche scoprì che una parte della parete della camera da letto era finta.

Spostandola l’ispettore trovò due pistole calibro 50, un AK47 e dei proiettili. Sotto di loro c’erano almeno venti fiale di veleno. L’ispettore, sconcertato dalla scoperta, tornò in fretta alla centrale e fece arrestare quel farabutto.

Scritto da Alessandro Timperio Format di Simone Vitale

Un lavoro per Ricky Montez In una mattina tempestosa nel giardino del re si sentì urlare, sembrava un omicidio.

La notizia arrivò subito all’ OSS (organizzazione statale spie) che mandò ad investigare Ricky Montez, uno dei suoi migliori agenti.

Prese: quadernino degli appunti, matita e lente d’ ingrandimento, e partì con la sua automobile verso il castello del re. Appena arrivato sul luogo dell’omicidio, trovò la regina che piangeva disperata per la morte di suo marito, la donna appena notò Ricky esclamò:<Per favore trovate l’assassino di mio marito!> e lui rispose:<Signora, farò il più possibile!> ed iniziò la sua ricerca.

Per prima cosa esaminò la stanza dell’omicidio e trovò: una collana di poco valore e qualche moneta (anche se il re era ricchissimo) ed un coltello infilzato nella milza.

Ricky andò prima in una gioielleria, e trovò il primo sospettato: Danny Ocean, che stava trattando per vendere una collana di grande valore. Chiese al sospettato dove fosse al momento dell’omicidio e lui rispose:<Ero sempre qui a trattare!>.

Montez era appena uscito fuori dal negozio quando gli squillò il telefono, era il suo capo che gli disse:<Il temibile Lupin è tornato in azione ieri sera in casa del re ma è scappato!>. Allora Ricky aveva due sospettati! Ma non aveva ancora finito di parlare che gli si avvicinò un uomo misterioso, che gli disse:< Vai a casa di quel famoso Mark che l’anno scorso è uscito di prigione!>.

L’investigatore sfruttò il consiglio e, appena arrivato nel luogo che gli era stato indicato trovò la mamma del sospettato nel giardino, così le domandò:< Dov’era suo figlio ieri sera?>. lei con faccia incredula rispose:< Era qui in casa!>, ma Ricky capì di aver trovato il terzo sospettato.

Tornò al castello del re, e riferì tutte notizie che aveva raccolto alla regina, che rispose:<L’assassino non può essere Danny, il re portava solo collane di poco valore!>. Quindi ne rimanevano due.

Ricky tornò alla sede ed il suo capo gli disse:<Abbiamo scoperto che Mark e Lupin sono nati da una sorella ed un fratello del re>. Ricky capì subito, e aggiunse:<Abbiamo la soluzione del caso tra le mani!>. Il giorno dopo Montez incolpò Lupin e Mark di aver assassinato il re.

E così i due colpevoli andarono in prigione, e Ricky diventò l’investigatore più bravo e famoso del mondo.

Scritto da Alessandro Ciaschetti Format di Francesco Spezialetti

Un furto d’oro Una mattina, mentre l’investigatore Mister Frank sorseggiava il suo solito tè mattutino, arrivò un’importante telefonata dal proprietario di una grande fortuna: 100 lingotti d ‘ oro. <<La prego, la prego mi aiuti hanno rubato i miei 100 lingotti d’ oro puro>>. Così l’investigatore si fece dare l’indirizzo, infilò la giacca e si recò a casa del giovane. Sulla scena del crimine Mister Frank trovò un anello da uomo e chiese al giovane :<<Lo hai già visto da qualche parte?>>. Matt rispose :<<Sì, è il regalo di compleanno che ho inviato un mese fa a mio cugino>>. Mister Frak, insospettito, disse:<<Devo interrogare immediatamente tuo cugino Vincent: chiamalo subito e digli di venire, anche a costo di interrompere tutte le sue attività>>.Vincent non sì presentò e così facendo insospettì ancora di più Mister Frank, che disse :<<Devo vedere tuo cugino, dove abita?>>. Arrivato a casa dell’uomo, suonò al campanello e chiese:<<E’ lei Vincent Devis?>>.<<Sì, lei chi è per presentarsi a quest‘ ora in casa mia?>>. <<Sono l ‘ investigatore Mister Frank, dovrei farle qualche domanda, posso entrare?>>. Vincent disse:<<Mi dispiace, ma questa mattina non ho potuto fare a meno di non venire! Rischiavo di essere licenziato e purtroppo io vivo per il mio lavoro>> .<<Suo cugino mi ha detto che è arrivato qui una settimana fa per vacanza, e ora mi parla di lavoro...>> pensò Mister Frank. <<Dov‘era la sera del crimine?>>chiese sospettoso l ‘ investigatore. <<Ero a casa di un amico per guardare un film>> rispose Vincent. <<Ora che ne dice di tornarsene a casa sua, io vorrei dormire!>>disse Vincent con tono minaccioso. Così Mister Frank tornò a casa e la mattina seguente, dopo aver bevuto il solito tè, andò in commissariato. Mostrò tutti gli indizi sui cui si era basato per ricostruire il crimine alla polizia e, dopo averli confrontati con i loro, ne uscì fuori che Vincent era venuto qui in Italia proprio per rubare i lingotti e poi portarli con sé in Francia. <<Caso risolto! >> disse Mister Frank, e tornò a casa soddisfatto.

Scritto da Irene Di Girolamo Format di Mariachiara Capitelli

LA FURBA DI PIAZZA DUOMO Era una bellissima sera di primavera a Milano, tutte le attività avevano già acceso le luci e la gente girava tranquillamente per strada. A piazza Duomo c’era una delle più importanti gioiellerie della città, vendeva i gioielli più preziosi. La giornata era molto calda, così il proprietario decise di tenere la porta un po’ aperta mentre lui stava spolverando gli oggetti preziosi sul suo tavolino.

Nel frattempo che lavorava squillò il suo telefono e velocemente, dato che aspettava una telefonata importante, lasciò tutto e corse a rispondere senza preoccuparsi di quello che sarebbe potuto accadere. Alla fine della telefonata rientrò nella sua stanza e si accorse immediatamente che i suoi gioielli non c’erano più, subito corse fuori ed urlò:“ Chi è statooooo???”.

Proprio in quel momento, al sentire quell’urlo, una signora anziana un po' bassina si girò e velocemente si intrufolò in un negozio. Il proprietario chiamò immediatamente il Commissario capo, che arrivò velocemente ed al racconto del proprietario andò a vedere cosa aveva da dire e se aveva visto qualcosa quella signora bassina che era presente davanti alla gioielleria nel momento del furto.

Il commissario così interrogò la signora Ida chiedendo dove fosse al momento del furto, lei subito rispose: “Ero in un negozio a comprarmi dei vestiti nuovi”. Ma al commissario qualcosa non quadrava, cosi andò a vedere le immagini delle telecamere messe fuori al negozio e si accorse che proprio la signora Ida aveva rubato i gioielli.

L’arrestò immediatamente e lei per giustificarsi disse che l’aveva fatto solo perché molto povera e voleva rivendersi i gioielli per avere qualche soldo.

Scritto da Vincenzo Di Gesualdo Format di Martina Scalpelli

Omicidio nel palazzo Era il mio primo giorno di lavoro dopo le vacanze di Natale e fui chiamato dalla Polizia per un’indagine in un palazzo in via Alcantara 33. Presi la mia Fiat seicento e via!

Appena arrivato vidi il palazzo alto ed elegante sia all’interno che all’esterno. Ho pensato che sicuramente ci fosse stato un furto in uno degli appartamenti. In seguito incontrai Marco, il medico legale, che mi disse: “Tizio, giusto? Io gli risposi: “Esatto, ispettore Tizio”.

In quel momento scoprii che si trattava di un omicidio. Andai immediatamente ad ascoltare gli interrogatori dei sospettati.

Nella stanza numero uno era presente Davide, amico stretto della vittima: aveva i capelli scuri, era di corporatura magra ma allo stesso tempo robusta e portava gli occhiali. Aveva gli occhi rossi per il pianto e voce tremante. Sembrava sotto shock. Nella stanza numero due era presente Carlo, ex compagno di liceo della vittima: a quanto riferito dagli amici in passato non erano stati in buoni rapporti. Aveva i capelli marrone scuro e dei grandi occhi verdi e mostrava un comportamento nervoso durante l’interrogatorio.

Successivamente la squadra della polizia scientifica mi disse che l’assassino era entrato dalla finestra del salotto per poi colpire la vittima con un bastone, uccidendolo. Inoltre, l’unico allarme della casa si trovava proprio in salotto. Cosi pensai che il colpevole non doveva conoscere bene la casa e visto che la vittima faceva feste quasi tutti i giorni e Davide veniva sempre invitato, riuscii a scoprire con facilità il colpevole.

Scritto da Filippo Santuccione Format di Giulia Di Rienzo

Per un pugno di bacche L’imprenditore Alfonzo De Gomera è il titolare di una multinazionale produttrice di bottiglie pregiate di Orujo. Ha 64 anni, non è sposato, non ha eredi diretti se non il nipote Bruno figlio della sua amata sorella morta nel metterlo al mondo.

Alfonzo era nella sua villa alle 20:00 per cenare. Agata, la cameriera, gli aveva portato il vassoio con il brodo, purè e mele cotte con chiodi di garofano cotte al forno che tanto gli piacevano, preparate personalmente da Adele, la sua segretaria.

Alle ore 08:00 del mattino seguente Agata, con il vassoio della colazione, entra nella camera da letto dell’imprenditore per servirgli la colazione.

Non trovandolo, ordina a tutto il personale presente di cercarlo.

Il suo corpo senza vita viene trovato sotto il balcone della sua camera, tra i cespugli.

Chiamata la polizia, l’ispettore Gianni arriva prima del previsto alla villa.

Trova il signor De Gomera in giardino, in pigiama, con addosso orologio, scarpe, giacca e numerosi graffi sul viso.

Cosa lo ha spinto a commettere il suicidio?

Interrogati tutti i presenti, inclusi segretaria e nipote, inizia a raccogliere le informazioni.

Dalla raccolta degli indizi viene fuori che non scorreva buon sangue tra la vittima e il nipote, che era l’unico erede e che più volte aveva cercato di farsi intestare la società.

La segretaria nell’ultimo periodo è stata più volte vista con Bruno anche fino a tarda ora, ed era lei personalmente a preparare alcuni piatti per il defunto, utilizzando erbe da lei acquistate.

L’ispettore va in cucina, apre e controlla il forno, i cassetti...

Quando arriva al freezer, nota un certo nervosismo da parte dei sospettati. E lì capisce che chi ha cucinato ha avvelenato il cibo.

Bruno inizia a sudare, Agata si strofina nervosamente le mani. L’ispettore inizia a pensare che siano stati loro ad organizzare il piano.

All’interno del freezer ci sono delle bacche di Belladonna confezionate in sacchetti chiusi ermeticamente.

Il cuoco dice all’ispettore che la signorina Agata era l’unica ad avere l’autorizzazione ad usare quelle erbe.

Tornati tutti nel soggiorno il commissario dichiara di aver scoperto la ragione del suicidio e chi lo ha premeditato. Bruno e Adele hanno comprato e fatto mangiare all’imprenditore le bacche di Belladonna nascoste nelle mele.

Lo zio, in preda ad allucinazioni provocate dal veleno, si è suicidato buttandosi dalla finestra.

Così i due complici vengono arrestati e portati in prigione.

Scritto da Simone Vitale Format di Veronica Cerritelli

Le avventure di Sherlock Holmes

UN FURTO BRILLANTE Una calda giornata d’estate, mentre il famoso investigatore Sherlock Holmes faceva colazione, ricevette una telefonata. A casa della ricca signora Giovanna c’era stato un furto. L’investigatore si precipitò subito a casa della donna e si fece raccontare il motivo della chiamata.

Giovanna gli disse che il suo preziosissimo diamante, dal valore milionario, era stato rubato. Lei ci teneva molto perché era di gran valore e aveva anche un valore affettivo perché era in possesso della sua famiglia da diverse generazioni e glielo aveva regalato la sua cara madre prima di morire.

In quei giorni, dato che faceva molto caldo, Giovanna dormiva con la finestra aperta, quindi probabilmente il ladro era entrato di là.

Sherlock Holmes andò subito nella stanza da letto per vedere se riusciva a trovare degli indizi. Notò che la cassaforte non era rotta e capì che probabilmente il ladro conosceva la combinazione.

Giovanna disse che le uniche persone che la conoscevano erano sua sorella e la sua fidata migliore amica Vanessa.

Sua sorella però non poteva essere, in quanto in quei giorni era in vacanza a Parigi. L’investigatore interrogò Vanessa che disse che a quell’ora stava dormendo a casa sua. Allora Sherlock decise di far esaminare le impronte digitali lasciate sulla cassaforte. Per fortuna quest’amica non aveva avuto l’intelligenza di mettere i guanti e si scoprì che la ladra era lei e aveva rubato quel diamante per diventare ricca.

Giovanna ci rimase malissimo perché era stata tradita e aveva scoperto che la sua amica era dispettosa e invidiosa.

E così la ladra fu consegnata alle forze dell’ordine. Grazie a Sherlock Holmes, un altro caso era stato brillantemente risolto.

Scritto da Leonardo La Briola Format di Giovanni Melchiorre

Sherlock Holmes e le sue abili pensate L’ investigatore Sherlock Holmes scoprì che qualcuno aveva rapinato una banca molto fornita.

Sherlock arrivò subito sul luogo del crimine e vide che il sospettato Luigi Vignone era lì, così lo interrogò subito e gli chiese proprio perché fosse lì.

Lui rispose: “Io sono un cliente di questa banca! Non potrei mai aver rubato qui, poi quel giorno ero anche da mia zia”.

Sherlock, confuso, disse a Luigi di dargli il numero di sua zia per poterla chiamare.

La zia disse che non sentiva Luigi da ore, e che quel giorno Luigi non era stato da lei.

A questo punto Sherlock non aveva dubbi, Luigi era il Scritto da Martina Scalpelli Format di Vincenzo Di Gesualdo

COLPEVOLE!

Un omicidio di parentela Era una calda mattina del 1° di agosto, quando una ragazza di nome Laura venne ritrovata cadavere nel suo salotto dalla madre che era andata a trovarla.

La donna chiamò subito polizia e ambulanza, i medici constatarono la sua morte. La mattina seguente arrivò Sherlock Holmes, che si mise subito all’opera: chiese prima di tutto dove era stato ritrovato il cadavere. ”In salotto” rispose la madre Linda, e da lì iniziarono le indagini.

Holmes si abbassò per controllare se l’assassino avesse lasciato tracce e trovò un pezzo di vestito rosso, così chiese a Linda :” Conoscete qualcuno che si veste spesso di rosso? Potrebbe essere lui, l’assassino”. ” Si, sua sorella Francesca: ama vestirsi in rosso e moltissime volte si arrabbiava con lei”.

Quindi Linda e Holmes si recarono da Francesca, la quale si difese dicendo che stava studiando molto per via di un esame che aveva a settembre, e allora Linda disse:” Da quando in qua ti interessa studiare? Di solito lo detesti e non studi mai, solo all’ultimo secondo, per passare gli esami!”. ” No... n-non è v-vero!” disse Francesca balbettando e le ginocchia le tremavano. ” Bene bene bene, sei stata smascherata, Francesca! Vieni, ti accompagno in centrale!” concluse Holmes.

Scritto da Giovanni Melchiorre Format di Sara Piersante

Una rapina in banca Un giorno L’investigatore Sherlock Holmes seppe che qualcuno aveva rapinato una banca, e si fiondò subito lì.

Il sospettato era Luigi Vignone, una persona che andava sempre in quella banca.

Interrogato da Holmes, Luigi disse che il giorno della rapina stava da sua zia nelle Marche, ma Sherlock verificò l’alibi e scoprì che tutte le zie del sospettato vivevano in Spagna.

Sherlock Holmes scoprì anche che Vignone era molto povero.

Quando lo interrogò Luigi confessò che era stato lui, ma non voleva fare del male a qualcuno, aveva solo bisogno di soldi.

Scritto da Matteo Cipollone

Banche, rapine & CO.

IL MISTERO DEL FURTO ERANO LE 8 DI POMERIGGIO DEL 14 GENNAIO 1964 QUANDO L’INVESTIGATORE MR JONNI RICEVETTE UNA CHIAMATA: C’ERA STATO UN FURTO DI 200000 EURO ALLA BANCA CENTRALE ALLORA JONNI USCÌ DA CASA E SI DIRESSE NEL LUOGO DEL FURTO. LI TROVÒ IL DIRETTORE, MR PIERO, CHE GLI FECE INCONTRARE UN SOSPETTATO, SI CHIAMAVA ROGER. QUESTO SI DIFESE SUBITO DICENDO CHE AVEVA UN COLLOQUIO PER ESSERE ASSUNTO. ALLORA TUTTI SI DIRESSERO ALL’UFFICIO ASSUNZIONI, E LI’ SI SCOPRÌ CHE IL COLPEVOLE ERA PROPRIO LUI. L’UOMO CONFESSO’ CHE AVEVA RUBATO 25.000 EURO E MR JONNI NON RIUSCIVA A CAPIRE COS’ERA SUCCESSO: “MANCAVANO” 200.000 EURO, MA LUI NE AVEVA RUBATI SOLO 25.000.

COSI’ JONNI SI MISE A CERCARE IL SECONDO LADRO, QUELLO CHE AVEVA RUBATO 175.000 EURO. TROVÒ UN DIPENDENTE SOSPETTO ADDETTO AI PRESTITI, CIOÈ UNO CHE MANEGGIAVA I SOLDI. SI CHIAMAVA JACQUES. LUI SI DIFESE DICENDO CHE ALL’ ORA DEL FURTO (LE 17:30) SI TROVAVA ALLA BIBLIOTECA COMUNALE, MA L’ALIBI ERA FALSO PERCHÈ LA BIBLIOTECA CHIUDEVA ALLE 17.00.

ARRIVÒ LA POLIZIA CHE ARRESTÒ I DUE LADRI E QUESTO FU UN ALTRO CASO BRILLANTEMENTE RISOLTO DA MR JONNI. Scritto da Riccardo Lista

ENIGMA IN BANCA In quel pomeriggio del 7 luglio 1964, fu ucciso un banchiere e vennero rubati un milione di euro dalla banca. Questo caso fu affidato ad un professionista, l’investigatore Barba Lunga.

C’erano due sospettati: il primo era Fausto, che era stato appena sfrattato da casa sua e poi c’era Mara, una donna che era stata licenziata da poco dalla stessa banca in cui era stato commesso il reato.

Fausto durante l’accaduto era ad una cena in un ristorante di lusso con la sua fidanzata, Mara invece era ad un colloquio di lavoro, visto che era stata licenziata.

Barba Lunga non ebbe dubbi: se Fausto era stato sfrattato, come faceva ad andare in un ristorante di lusso?

E poi non si cena di pomeriggio!

Il caso era risolto, Fausto era l’assassino!!!

Scritto da Matteo Di Federico