Queste istituzioni 65 1

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sche inversioni di rotta quando il vento sembri spirare in un'altra direzione. Comunque, alla metà del 1981 l'astro di Reagan appare ancora fulgido e il Presidente, seppure con maggior fatica, ottiene il completamento del suo programma economico. In misura lievemente ridotta rispetto alla iniziale richiesta presidenziale del 30%, il Congresso approva anche una riduzione record delle imposte nella misura del 25%, da diluirsi in tre anni. In realtà però il valore della vittoria di Reagan è più che altro simbolico: infatti, non solo la prima risoluzione di bilancio non ha valore di legge e non viene inviata al Presidente (fondamentalmente - come si dice - <(il Congresso parla a se stesso»), ma le vere difficoltà cominciano a sorgere quando le singole Commissioni devono decidere dove effettuare i tagli e come tradurre in effettive leggi di spesa (i 13 appropri ation bilis) le scelte economiche approvate solo pochi mesi prima. La luna di miele col Congresso sembra oramai esaurita: cominciano a trapelare i primi dati reali sul deficit federale, che fanno slittare a tempi indefiniti la promessa elettorale di Reagan di riportare il bilancio in pareggio entro il 1984, mentre anche l'economia non sembra reagire bene alla politica economica del Presidente. L'immagine della nuova Amministra• zione esce offuscata anche da un infortunio giornalistico del direttore dell'Office ofManagement and Budget, (creato nel '70 da Nixon) Stockman, che in una intervista alla rivista «Atlantic Monthly» si fa scappare l'afferma• zione che in sostanza la supply-side economics altro non è che una copertura ideologica per propinare al paese la vecchia filosofia repubblicana di diminuire le tasse ai ricchi e alle grosse so-

cietà. Lo scandalo è grosso e lo stesso Stockman rischia di perdere il posto. Per di più, mentre prosegue la discussione sul bilancio, trapela sui giornali che esistono discordanze sospette nelle cifre fornite dagli elaboratori dei due rami del Congresso e fra queste e i dati forniti dal calcolatore dell'Office ofManagement and Budget. Oramai si è frantumato il consenso fiscale dei primi mesi e Reagan, che per la sua abilità nel far presa sull'opinione pubblica attraverso i frequenti messaggi televisivi si era guadagnato l'appellativo di great communicator, dimostra di non saper più padroneggiare con altrettanta efficacia il processo legislativo, quando viene a scontrarsi con un Congresso oramai recalcitrante. Lungi dall'aderire alle richieste presidenziali di ulteriori riduzioni alle spese federali, il Congresso non vara in tempo che uno solo dei 13 appropriation bilis necessari per assicurare l'autorizzazione di spesa al Governo, cioè gli stanziamenti per il legislativo. Dallo stallo che si crea fra Congresso ed esecutivo esce sfocata anche l'immagine del Congresso, che dimostra di non riuscire a padroneggiare le pur complesse procedure previste dal Budget Act del 1974. Viene approvata una prima continuing resolution per consentire l'ulteriore erogazione • di fondi all'Amministrazione - in sostanza l'esercizio provvisorio - ma quando alla sua scadenza, a novembre, il Presidente rinnova la richiesta che nella nuova continuing resolution, che il mancato completamento del processo di bilancio rende necessaria, siano effettuati nuovi tagli alle spese, il Congresso si rifiuta e il conflitto esplode, con l'apposizione del veto presidenziale proprio a questa seconda continuing 113/21


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