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norme per gli arresti e i processi. Il governo annunciava una serie di leggi di riforma ed il Partito sembrava intenzionato a riaffermare il principio dell'indipendenza della legge dalle autorità politiche. Il nuovo sistema giudiziario è di importanza fondamentale per il successo del governo di Deng e ciò soprattutto per due ragioni. In primo luogo, uno sviluppo economico e industriale del ti.po previsto da Deng richiede condizioni di stabilità e di regolarità. Secondo Deng, la migliore garanzia per tali condizioni è l'esistenza di leggi e normative sistematiche, con organi appositi che le interpretino e le difendano. Ciò vale, in particolare, in vista degli investimenti stranieri che la Cina si propone di attirare su larga scala. Non a caso, tra le varie leggi annunciate nel 1979 l'unica entrata immediatamente in vigore è stata quella che regola appunto gli « investimenti stranieri In secondo luogo, i frequenti richiami dei nuovi dirigenti alla legalità socialista hanno accresciuto nel cittadino comune l'attesa di una magistratura veramente indipendente, che agisca in base a principi certi e prestabiliti, dalla quale essere protetti contro l'esercizio arbitrario del potere dello Stato. Senza questa protezione i cittadini non potranno mai « dire tutto quello che pensano e dirlo senza riserve » come Deng (seguendo Mao) li ha sollecitati a fare; allo stesso modo, i funzionari locali non potranno mai correggere i propri sistemi e gettare le basi di una -moderna amministrazione, basata su modelli razionali, -senza che vi siano efficaci controlli giuridici sul loro operato. I nuovi leadrs hanno insistito sul concetto che senza « democrazia socialista », cioè senza diritti democratici garantiti nell'ambito del controllo generale del Partito, non vi può essere modernizzazione. Una sorta di moderata tolleranza è considerata condizione indispensabile per « emancipare le menti » e quindi promuovere il progresso scien-

tifico e tecnologico; naturalmente, la tolle-ranza non -può andare oltre un certo limite, ed ecco allora le proposte relative alla soppressione di alcuni diritti previsti dalla Costituzione, ad esempio quello di a.ffiggere manifesti, e i tanti episodi di repressione. I comunisti cinesi considerano per tradizione la democrazia più che un fine uno strumento per raggiungere un maggior numero di obiettivi di base, quali il rafforzamento del Partito e lo sviluppo dell'economia. Dietro l'attuale tensione per la riforma politica c'è indubbiamente, anche -un atteggiamento di questo tipo. Ma nel contempo i nuovi leaders subiscono la potente pressione delle masse cinesi che a gran .voce reclamano una maggiore democratizzazione.

COME VENGONO TRATTATI NEL PCC I LEADERS SCONFITTI

Le notizie relative ad un prossimo processo esemplare della « banda dei quattro », suggeriscono inquietanti paralleli con l'Unione Sovietica di Stalin ed appaiono ad un primo esame in contraddizione sia con la tradizionale indulgenza del PCC verso i suoi leaders sconfitti, sia con il clima liberaleggiante che si coglie oggi in Cinà. Durante la pri-ma fase della rivoluzione, quella contadina, i leaders sconfitti o caduti in disgrazia continuarono ad occupare importanti posizioni nel Partito, anche perché la linea politica da essi rappresentata era stata loro imposta da Mosca. Essi dovevano la propria posizione soprattutto allo intervento del Comintern ed erano privi di un elettorato stabile e articolato in seno al movimento cinese, così che la lotta per la leadership raramente raggiunse il grado di violenza che caratterizzava quella sovietica. E tuttavia, nel primo periodo della rivoluzione, le purghe più sanguinose furono tutt'altro che rare: al tempo del cosiddetto incidente di Futian, -nel 1930, lo stesso Mao


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